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Arte<br />

L’opera <strong>dei</strong> fratelli Manno<br />

Antonio,Francesco e Vincenzo Manno<br />

formarono nel<strong>la</strong> <strong>Palermo</strong> del XVIII secolo<br />

quasi una picco<strong>la</strong> “industria pittorica”,a<br />

conduzione familiare.Per tutto<br />

l’arco di tempo che va dall’ottavo decennio del secolo,fino<br />

a tutto il primo decennio dell’ottocento,Vincenzo<br />

è impegnato a seguire l’iter del<br />

fratello Antonio,che sembra aver sostituito in prestigio<br />

e fama il suo maestro Vito D’Anna,almeno<br />

a giudicare dalle commissioni che riceve. Di questa<br />

col<strong>la</strong>borazione così stretta sono testimonianza<br />

i disegni che fanno parte del<strong>la</strong> collezione ottocentesca<br />

del barone palermitano Sgadari Lo Monaco.In<br />

questa raccolta si trovano infatti autografi<br />

<strong>dei</strong> tre fratelli,ma soprattutto abbondano disegni<br />

di Antonio,a cui Vincenzo si rifarà per realizzare<br />

le sue copie.Questo metodo di stretta col<strong>la</strong>borazione<br />

permetteva ai due pittori di non rifiutare alcuna<br />

commissione,sfruttando al massimo il<br />

momento favorevole di Antonio.Non si può fare a<br />

meno di notare che nemmeno i Manno sfuggono<br />

al<strong>la</strong> comoda pratica,sperimentata da quasi tutti gli<br />

altri pittori dell’ambiente siciliano del settecento,di<br />

replicare in vari luoghi dell’iso<strong>la</strong> <strong>la</strong> stessa<br />

opera,realizzando gli stessi disegni e cartoni.<br />

Frutto di questa col<strong>la</strong>borazione è per esempio <strong>la</strong><br />

te<strong>la</strong> raffigurante”Cristo,San Gero<strong>la</strong>mo e altri<br />

santi”,per <strong>la</strong> chiesa del monastero del<strong>la</strong> Pietà,a <strong>Palermo</strong>.<br />

C’è da dire che quando Vincenzo cerca di<br />

muoversi senza il diretto modello del fratello,il suo<br />

livello qualitativo si abbassa e ne è un esempio <strong>la</strong><br />

te<strong>la</strong> con “S.Cristoforo”,nel<strong>la</strong> chiesa di S.Lorenzo<br />

a Trapani,in cui <strong>la</strong> durezza del<strong>la</strong> pennel<strong>la</strong>ta,<strong>la</strong> povertà<br />

del<strong>la</strong> materia cromatica, lo scorretto rapporto<br />

luce-ombra e il tratto indeciso e spezzato è<br />

ben diverso da quello più agile,incisivo e direi più<br />

luminoso di Antonio.Questa diversità è possibile<br />

notar<strong>la</strong> nell’attività che i due fratelli furono chiamati<br />

a svolgere in due chiese di Partinico:<strong>la</strong> Chiesa<br />

del Carmelo e <strong>la</strong> Chiesa di San Giuseppe.Nel<strong>la</strong><br />

Chiesa di San Giuseppe,ristrutturata nel 1737,vi<br />

si trovane sei tele ottagonali tutte dedicate a San<br />

Giuseppe e furono commissionate da Domenico<br />

Maddalena ad Antonio Manno dopo il 1741. Tuttavia<br />

è da notare che le sei tele non hanno tutte <strong>la</strong><br />

di Tommaso Aiello<br />

50<br />

stessa impronta,per cui è probabile che Antonio,nei<br />

periodi in cui era impegnato in altri <strong>la</strong>vori,mandasse<br />

come al solito,il fratello<br />

Vincenzo.Sicuramente attribuibili ad Antonio<br />

sono “Lo sposalizio di San Giuseppe,<strong>la</strong> Natività<br />

e <strong>la</strong> Sacra famiglia” che presentano <strong>la</strong> stessa ricercatezza<br />

cromatica e <strong>la</strong> stessa dolcezza e serenità<br />

<strong>dei</strong> volti. Presentiamo “La Natività” il cui tema è<br />

un c<strong>la</strong>ssico del<strong>la</strong> pittura italiana,basti pensare a<br />

Raffaello o al Correggio.<br />

Qui però il Manno,alle prese con il formato insolito<br />

del<strong>la</strong> te<strong>la</strong> elimina qualsiasi sfondo e concentra <strong>la</strong> sua<br />

creazione sui personaggi. Tutte le figure hanno una<br />

intensità partico<strong>la</strong>re,prese come sono dal miracoloso<br />

avvenimento.<br />

La tonalità cupa del sottofondo è rischiarata dai<br />

bianchi purissimi del telo che tiene in mano <strong>la</strong> Madonna,<br />

del lenzuolino su cui giace il Bambino Gesù<br />

e del<strong>la</strong> sottoveste del pastore.La composizione molto<br />

armoniosa rive<strong>la</strong> una partecipazione sentita da parte<br />

del pittore che in quest’opera ha profuso tute le sue<br />

capacità espressive. Basti osservare <strong>la</strong> dolcezza del<br />

volto del<strong>la</strong> Madonna,l’atteggiamento umanamente<br />

comprensivo di San Giuseppe,lo stupore e l’ammirazione<br />

<strong>dei</strong> due pastori. Ma il vero punto focale è<br />

rappresentato dal Bambino Gesù avvolto nel biancore<br />

del telo ed emanante una luce partico<strong>la</strong>re che<br />

catalizza l’attenzione di tutti i personaggi.

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