14.06.2013 Views

orbite culturali - Gagarin Magazine

orbite culturali - Gagarin Magazine

orbite culturali - Gagarin Magazine

SHOW MORE
SHOW LESS

Create successful ePaper yourself

Turn your PDF publications into a flip-book with our unique Google optimized e-Paper software.

2/12 gagarin n. 2<br />

musica<br />

arte<br />

gusto<br />

teatro<br />

libri<br />

shopping<br />

bimbi<br />

cinema<br />

22<br />

musICa<br />

Jeff Tweedy, leader dei Wilco<br />

Ogni volta che ascolto i Wilco mi viene in mente<br />

Jay Bennett. Poveretto.<br />

Che dire? Tutto quello che c’è da capire sui<br />

Wilco, sul loro passato e sul loro futuro, è contenuto<br />

in un documentario di qualche anno fa.<br />

I am trying to break your heart, girato da Sam<br />

Jones in un bianco e nero lirico e ispirato. È uno<br />

dei più autentici, antieroici, riusciti documentari<br />

dedicati a una band sull’orlo di una crisi di nervi.<br />

Guardato col senno di poi ha il fascino di un<br />

Last Waltz della sua generazione, però con un<br />

finale diverso.<br />

Il momento storico è quello in cui la band, o<br />

meglio Jeff Tweedy, decide che i giorni dell’altcountry<br />

sono definitivamente andati, e che è<br />

tempo di guardare in faccia la mutazione. L’ora<br />

delle decisioni irrevocabili disorienta pubblico e<br />

discografici. Più di tutti scontenta Jay Bennett,<br />

co-leader della band, che per tutta la gestazione<br />

del disco tenta in extremis di tirare la coperta<br />

dalla sua parte e di trovare un compromesso<br />

senza strappi fra passato e futuro.<br />

Quel che capita poi è materiale ancora più scottante,<br />

quasi shakespeariano nei suoi sviluppi. I<br />

Wilco mutano pelle, Tweedy licenzia in tronco<br />

Bennett reo di zavorrare il processo di cambiamento.<br />

Il disco, Yankee Hotel Foxtrot, viene<br />

ultimato da Jim O’Rourke, che prende il cuore<br />

di ogni canzone e lo scioglie in una foschia sintetica,<br />

come melodie in orbita intorno a qualche<br />

stella lontana sul punto di spegnersi. La casa<br />

discografica lo rifiuta, la band lo mette in rete<br />

gratis, un’altra casa discografica lo fa proprio.<br />

Il disco diventa un successo clamoroso e un<br />

capolavoro da standing ovation. La partnership<br />

con O’Rourke continua, e culmina in A Ghost<br />

is Born, fra i dischi rock definitivi del decennio.<br />

Siamo intorno al 2005, la transizione è completa<br />

e la band è al suo picco. Tweedy ce l’ha fatta,<br />

Bennett è il perdente, per giunta rancoroso.<br />

Da questo punto della storia è lui a incarnare il<br />

ruolo più tragico, spietatamente americano, di<br />

chi non ha fatto la cosa giusta. Mentre i Wilco<br />

mietono allori lui vive ai margini della canzone<br />

d’autore, si ritrova senza assicurazione e senza<br />

soldi per una protesi all’anca, si imbottisce<br />

di antidolorifici. In seguito tenta in extremis una<br />

causa alla band. Neppure venti giorni dopo viene<br />

trovato morto in casa. È il 2009, e lui ha appena<br />

46 anni.<br />

Frattanto, dopo il colpo di reni e la stagione<br />

del raccolto, Tweedy sfoggia un ghigno<br />

meno nervoso, sembra quasi appagato. Discograficamente<br />

mette in campo un’ipotesi<br />

di riforma&controriforma, re-infatuandosi della<br />

classicità, strizzando l’occhio al suono americano<br />

dei primi ’70, quello del reflusso e della<br />

fine delle utopie. Freud avrebbe forse qualche<br />

opinione in merito.<br />

I dischi dei Wilco della seconda metà del de-<br />

la PriMavera<br />

di tWeedY<br />

i Wilco a Bologna: vita, morte<br />

e miracoli di un riferimento<br />

assoluto negli anni Zero.<br />

tradizione, avanguardia,<br />

tradimento, riflusso<br />

cennio segnano i momenti di maggior popolarità<br />

della band ma sono, tuttavia, episodi minori,<br />

come se in quegli anni di fuoco, morte e passione<br />

fosse stato detto tutto quello che c’era<br />

da dire. Esce un altro documentario, scarsino e<br />

autocelebrativo. Visti dal vivo sono ancora una<br />

macchina da rock di tutto rispetto ma qualcosa,<br />

almeno per chi li ha amati dall’inizio, si è perso<br />

per sempre.<br />

Poi arriva il 2011 e quest’ultimo disco. Capolavoro<br />

forse no, però un disco che restituisce una<br />

band mutante, scura, pulsante, dolce e pericolosa,<br />

capace di mettere in discussione l’assetto<br />

del suono e di regalare almeno 3-4 ottime<br />

canzoni.<br />

Jeff Tweedy è una persona scomoda, probabilmente<br />

spietata, ma quando è in forma resta<br />

- meglio non dimenticarlo - il più convincente<br />

scrittore-di-canzoni della sua generazione.<br />

Passa a Bologna, sarebbe ridicolo non esserci.<br />

venerdì 9 marzo<br />

ANTONIO GRAMENTIERI<br />

WILCO<br />

Bologna, Estragon, via Stalingrado 83, ore 22.30<br />

Ingresso: 25 euro<br />

Info: 051 19980427, estragon.it

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!