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Risveglio Pentecostale - Assemblee di Dio in Italia

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R i s v e g l i o P e n t e c o s t a l e - n o v e m b R e 2 0 0 9<br />

prio perché le esigenze familiari<br />

lo impongono, e <strong>in</strong>numerevoli<br />

altre necessità <strong>di</strong> casa rendono la<br />

stessa un’area off limit, una sorta<br />

<strong>di</strong> fort<strong>in</strong>o <strong>in</strong>espugnabile, una riserva<br />

privatissima e impenetrabile.<br />

Io non <strong>di</strong>menticherò mai la semplice<br />

e amorevole ospitalità ricevuta<br />

durante i primi anni <strong>di</strong> conversione,<br />

quando, lasciata la famiglia<br />

<strong>di</strong> orig<strong>in</strong>e per ragioni <strong>di</strong> lavoro<br />

o durante il periodo del servizio<br />

militare, fui ospitato da una<br />

famiglia <strong>di</strong> credenti.<br />

Lontano dalla mia città, <strong>in</strong> una<br />

chiesa “sconosciuta”, con i problemi<br />

della caserma, fui accolto, con<br />

<strong>di</strong>screzione, forse da pochi ma<br />

cor<strong>di</strong>ali credenti che mi si avvic<strong>in</strong>avano<br />

per mostrare <strong>in</strong>teresse e<br />

tenerezza fraterna, vic<strong>in</strong>anza affettiva,<br />

per poi <strong>in</strong>vitarmi a casa e<br />

offrirmi un piatto <strong>di</strong> spaghetti e, a<br />

coronare la serata, non mancava<br />

la lettura <strong>di</strong> un Salmo e una bella<br />

preghiera!<br />

Ed allora la famiglia c’era, era<br />

quella dei credenti, quella <strong>di</strong> quei<br />

genitori che mi volevano far conoscere<br />

i propri figli per raccontare<br />

loro e sentire da loro quello che il<br />

Signore aveva fatto e stava facendo<br />

nelle rispettive vite.<br />

Non avevano fretta <strong>di</strong> accendere<br />

la TV o <strong>di</strong> scaricarmi perché<br />

avevano altro da fare: quello era il<br />

momento dell’ospitalità, dello stare<br />

<strong>in</strong>sieme, del parlare delle cose<br />

del Signore e gli argomenti erano<br />

sani, e<strong>di</strong>ficanti, d’<strong>in</strong>coraggiamento.<br />

Da studente IBI, essere ospitati,<br />

visitare le famiglie durante<br />

“le uscite” <strong>di</strong> f<strong>in</strong>e settimana, o a<br />

pranzo la domenica, significava<br />

fare tesoro <strong>di</strong> esperienze e testimonianze<br />

altrui che avrebbero arricchito<br />

e segnato la mia vita nel<br />

Signore.<br />

Nei primi anni ottanta, <strong>in</strong>vece,<br />

mi capitò <strong>di</strong> fare visita - con un<br />

altro fratello - ad una famiglia <strong>di</strong><br />

credenti a Craiova, <strong>in</strong> Romania.<br />

Per loro (ed anche per noi) era un<br />

grosso problema <strong>in</strong>contrarci, perché<br />

era vietato per legge vedere<br />

degli occidentali, tantomeno dei<br />

credenti, ma <strong>in</strong> modo rocambolesco<br />

e guidato dal Signore riuscimmo<br />

a raggiungere la famiglia che<br />

ci avrebbe occultamente ospitato.<br />

Ricevettero la notizia del nostro<br />

arrivo da un fratello ungherese,<br />

preventivamente <strong>in</strong>formato da<br />

noi. Arrivammo verso sera, <strong>di</strong> nascosto,<br />

per mangiare un boccone<br />

e riposarci un po’ per poi partire<br />

molto presto la matt<strong>in</strong>a dopo alla<br />

volta della Bulgaria.<br />

Quella famiglia rischiava il carcere<br />

e la per<strong>di</strong>ta del proprio, già<br />

misero, lavoro.<br />

Era sera tarda, ma ci aspettavano,<br />

sapevano che prima o poi saremmo<br />

arrivati e nessuno aveva<br />

toccato nulla <strong>di</strong> quel frugale pasto<br />

già pronto <strong>in</strong> tavola, apparecchiata<br />

con tovaglie can<strong>di</strong>de, forse mai<br />

usate… Sapemmo soltanto <strong>in</strong> seguito,<br />

da un altro fratello straniero<br />

anch’egli ospite <strong>in</strong> quella casa,<br />

che ogni membro <strong>di</strong> quella famglia<br />

fece a turno la fila per due<br />

giorni e una notte davanti a una<br />

macelleria per poter acquistare il<br />

pollo da offrire con tanto amore<br />

ai fratelli che venivano dall’<strong>Italia</strong>.<br />

Fu una cena <strong>in</strong><strong>di</strong>menticabile!<br />

E che <strong>di</strong>re del fratello Pavel <strong>di</strong><br />

Sofia che ha scaricato un vagone<br />

ferroviario <strong>di</strong> sacchi <strong>di</strong> cemento<br />

per pagarci il prezzo <strong>di</strong> un pranzo<br />

(<strong>in</strong>utile <strong>di</strong>rgli che i ricchi occidentali<br />

eravamo noi!), o delle vedove<br />

<strong>di</strong> Belgrado e <strong>di</strong> Sarajevo<br />

che facevano dell’ospitalità la loro<br />

punta <strong>di</strong> <strong>di</strong>amante spirituale (cfr. I<br />

Tim.5:9,10).<br />

A Kuwait City, <strong>in</strong>vece, le scarpe<br />

fuori della porta erano un segnale<br />

convenzionale per <strong>di</strong>rci se

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