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Prologo Cantami o diva, degli Smegma Riot, L'ira ... - Robin Edizioni

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Punk road in Cina<br />

gio di quelli mitici, quasi autorete, e il numero 4 corse e<br />

salvò la porta, a portiere battuto. Con una scivolata memorabile.<br />

Io cominciai a inveire contro di lui. Era un giocatoraccio.<br />

Davvero pessimo, un bidone mai visto. Salvò solo<br />

quel gol. Ovviamente contro il Toro, come tutti gli altri,<br />

che da superbidoni diventavano campioni solo quando incontravano<br />

noi”.<br />

Stava <strong>diva</strong>gando. Parlava di cose poco o per nulla connesse<br />

con l’aneddoto. Era passato al punto cardine del suo essere<br />

torinista: il palo di Sordo durante la finale di coppa Uefa<br />

di non so che anno. Ma riuscii a riportarlo sulla retta via.<br />

“Ah sì, adesso ricordo di cosa ti stavo parlando”, riprese<br />

dopo essersi fermato a riflettere per ritrovare il filo<br />

del discorso perduto, “mi alzo in piedi e inizio a gridargli<br />

qualcosa sulla sua bidonaggine e sulle sue scarse capacità<br />

calcistiche e difensive. Qualcosa di bruttissimo, condito<br />

da parecchie bestemmie, fino a che non conclusi: chi ti ha<br />

comprato non capisce un cazzo di calcio!”.<br />

Beh, il tutto si confaceva alla sua personalità. Nel raccontare<br />

accompagnava le urla e le bestemmie stringendo i<br />

pugni e indicando, come se fosse lì sul campo a sbraitare.<br />

“Beh”, riprese “alla fine l’ometto che stava seduto di<br />

fianco a me si alzò in piedi e disse: la ringrazio, sono io che<br />

ho comprato quel ragazzo... Alla fine ho smesso di accompagnare<br />

il mio babbo in tribuna...”.<br />

La storiella era finita e io riaprii il mio libro per proseguire<br />

nella lettura, ripensando al poveraccio che si era<br />

preso quell’insulto da un ragazzino con il quale adesso faceva<br />

affari. La vita è strana. Sfogliai altre due pagine. Il<br />

capo, perso tra le sue web-page, si era rimesso a pensare<br />

agli affari e ai cazzacci suoi. Con l’occhietto rosso mi fissò.<br />

Stava per dirmi qualcosa, ma non fece in tempo. Bussarono<br />

alla porta. Edmondo entrò e cominciò a parlare del più e del<br />

meno con il capo. Io ascoltavo silente. Mi fece l’occhiolino,<br />

qualcosa era sicuramente successo. Ma ne avremmo<br />

parlato a casa, non certo davanti al capo. Non era consigliabile.<br />

Edmondo uscì.<br />

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