GRAZIE DARIO Di Dario mi rimangono tre cose, tra le tante: • un sogno comune, nato proprio un anno fa, che affido al Signore: un progetto certamente che non avrebbe tradito i suoi valori, meglio quei valori che ci accumunavano, di speranza, di solidarietà, di accoglienza, si rispetto dell’ambiente, quel desiderio di trafficare i “talenti” a disposizione per un bene comune non solo qui sulla terra… • una gesto semplice, ma significativo, di quelli che ti vengono naturali quando ti nascono dal profondo: 24 novembre 2012 – 60esimo di <strong>Confcooperative</strong>, la Fanfara di Orzinuovi che emette le prime note del nostro Inno, da in fondo alla sala lo vedo che per primo lui si alza con rispetto, con ossequio a ciò che quel suono rappresenta; di li a poco tutta la platea lo segue, ma quei pochi attimi per me sono sufficienti per distinguere il suo coraggio di essere davanti, sempre fedele ai suoi valori… • una sensibilità ed un’attenzione verso gli altri: mi ferma, mi chiede informazioni su un fatto di cronaca, capisce che la persona coinvolta è parente di una sua collaboratrice, subito il suo pensiero va alla tragedia famigliare, a come farle avere un suo messaggio di cordoglio, ma poi mi ringrazia valorizzando quella “rete virtuosa” di conoscenze e di condivisione ideale che sapevamo porre in essere con spontaneità… Tre momenti condivisi con Dario. Tre ricordi di quel valore aggiunto di una stima reciproca e radicata nel tempo che caratterizzava il nostro rapporto. Tre situazioni che abbiamo condiviso, e che mi spronano a continuare a lavorare per un mondo migliore. Alberto Festa CONFCOOPERATIVE BRESCIA PAGINA 6 gativa e viene scambiata per debolezza o per quella imperturbabilità di chi sa controllare per calcolo la propria emotività. Ma la mitezza è ben altra cosa. Due mi sembrano le caratteristiche che aiutano a cogliere il senso pieno della mitezza di Dario: quella tra mitezza e umiltà, e quella tra mitezza e pazienza; l’una mette in luce la disposizione interiore dalla quale scaturisce la mitezza, l’altra l’atteggiamento che essa spinge ad avere nei confronti del prossimo: affabilità, dolcezza, gentilezza. Dario era proprio così, in ogni ambito nel quale era chiamato ad essere presente non si adoperava per affermare se stesso a forza di gomitate, ma era paziente, non passivo, e interiormente forte: la mitezza era il segno della sua grandezza. Il suo volto era senza tristezza o malumore, senza acidità o disprezzo il suo agire. Dario non si arrendeva mai perché era legato alla Verità non a parole, ma con i fatti. Si è arreso fisicamente a una volontà per noi incomprensibile lasciandoci più soli, ma ricchi della sua coerente, autentica testimonianza. Grazie Dario! Silvia Saiani
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