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PVII • SIMBOLO E ALLEGORIA Percorsi tematici Scompare l ...

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1<br />

parte quarta L’età delle corti: la prima fase della civiltà umanistico-rinascimentale (1380-1492)<br />

capitolo I Le basi economiche e politche del potere signorile. La condizione intellettuale e l’organizzazione della cultura,<br />

le ideologie e l’immaginario degli umanisti, i generi letterari e il pubblico<br />

<strong>Percorsi</strong> <strong>tematici</strong><br />

P VII <strong>SIMBOLO</strong> E <strong>ALLEGORIA</strong><br />

<strong>Scompare</strong> l’allegoria<br />

medievale e nasce il<br />

simbolismo moderno<br />

Proprio mentre la scoperta e la lettura<br />

in lingua originale dei testi<br />

greci favoriscono lo sviluppo di<br />

una mentalità scientifica, si diffonde in<br />

Europa il Corpus Hermeticum (cfr. IL4).<br />

Anche il pensiero neoplatonico attraversa<br />

un momento di grande successo,<br />

grazie alla traduzione di tutta l’opera di<br />

Platone. Interpretato da Niccolò Cusano<br />

e dagli umanisti fiorentini, che<br />

si rifanno a Plotino e alle correnti ermetiche,<br />

esso costituisce il supporto<br />

di un vitale rilancio della concezione<br />

magica della natura su cui si fonda il<br />

nuovo simbolismo rinascimentale (cfr.<br />

§ 10).<br />

Tale nuovo simbolismo si differenzia sia<br />

dall’allegoria, sia dal vecchio simbolismo<br />

medievale. Anche se i due procedimenti<br />

nel Medioevo spesso coesisto-<br />

no, anzi si compenetrano di continuo,<br />

si può fare una distinzione tra il simbolismo<br />

dell’epoca romanica (XI-XII secolo)<br />

e l’allegorismo dell’età gotica (XIII e<br />

XIV secolo), come abbiamo fatto nel<br />

<strong>PVII</strong>, Il simbolismo e l’allegoria medievale<br />

(Parte Prima, cap. I) e nel <strong>PVII</strong>, Dal<br />

simbolismo al realismo allegorico (Parte<br />

Seconda, cap. I). Ripercorriamo i termini<br />

della questione anche sulla scorta<br />

del saggio di U. Eco L’epistola XIII, l’allegorismo<br />

medievale, il simbolismo moderno<br />

(cfr. TS2).<br />

Jan van Eyck, Ritratto dei coniugi<br />

Arnolfini. 1434, Londra, National Gallery.<br />

Spesso, nella ritrattistica rinascimentale, gli<br />

oggetti rappresentati hanno un significato<br />

emblematico. Poiché questo quadro fu<br />

dipinto in occasione di un matrimonio, fatto<br />

con la giunzione delle mani in presenza di<br />

due testimoni (visibili nello specchio), ogni<br />

oggetto nella stanza è un emblema relativo al<br />

matrimonio. Il letto e la candela che brucia<br />

nel lampadario rappresentano il matrimonio,<br />

lo specchio è simbolo della verginità di<br />

Maria, e quindi della sposa, la pancia gonfia<br />

allude alla sua fertilità, il cane indica la<br />

fedeltà matrimoniale, le mele si riferiscono al<br />

peccato originale. La statuetta di santa<br />

Margherita sullo schienale della seggiola<br />

protegge la nascita dei bambini.<br />

Luperini, Cataldi, Marchiani, Marchese il nuovo LA SCRITTURA E L’INTERPRETAZIONE - EDIZIONE ROSSA [G. B. PALUMBO EDITORE]


2<br />

parte quarta L’età delle corti: la prima fase della civiltà umanistico-rinascimentale (1380-1492)<br />

capitolo I Le basi economiche e politche del potere signorile. La condizione intellettuale e l’organizzazione della cultura,<br />

le ideologie e l’immaginario degli umanisti, i generi letterari e il pubblico<br />

<strong>Percorsi</strong> <strong>tematici</strong><br />

Per distinguere simbolo e allegoria, si può<br />

ricorrere alla definizione che di entrambi<br />

dà Goethe alla fine del Settecento.<br />

«È molto diverso che il poeta cerchi il<br />

particolare in funzione dell’universale,<br />

oppure veda nel particolare l’universale.<br />

Nel primo caso si ha l’allegoria, in<br />

cui il particolare vale solo come esempio,<br />

come emblema dell’universale; nel<br />

secondo caso […] si esprime il caso particolare<br />

senza pensare all’universale e<br />

senza alludervi. Ora chi coglie questo<br />

particolare vivente [il poeta simbolico]<br />

coglie allo stesso tempo l’universale senza<br />

prenderne coscienza, o prendendone<br />

coscienza solo più tardi. Vero simbolismo<br />

è quello in cui l’elemento particolare<br />

rappresenta quello più generale,<br />

non come sogno od ombra ma come rivelazione<br />

viva e istantanea dell’imperscrutabile».<br />

Secondo questa distinzione, il simbolo<br />

vede intuitivamente nel particolare<br />

l’universale, mentre l’allegoria cerca razionalmente<br />

il particolare in funzione<br />

dell’universale. Indubbiamente è esistito,<br />

prima dell’allegorismo medievale e accanto<br />

a esso, anche un simbolismo medievale<br />

(cfr. Parte Seconda, cap. I, § 3),<br />

influenzato dal neoplatonismo cristiano<br />

diffuso in Europa dai celebri testi di Dionigi<br />

Areopagita. Questi presentano una<br />

concezione mistica di Dio come essere<br />

insondabile e indicibile («imperscrutabile»,<br />

direbbe Goethe) che si rifrange come<br />

la luce nella molteplicità delle creature.<br />

Ma i commentatori cristiani tendono<br />

a tradurre l’idea neoplatonica e panteistica<br />

di “emanazione” della catena<br />

degli esseri dall’Uno in quella più ortodossa<br />

di “partecipazione”. In questa<br />

prospettiva l’Uno è concettualizzabile in<br />

un logos razionalmente conoscibile, anche<br />

se Dio resta assolutamente trascendente<br />

e lontano dalla realtà umana. Il<br />

simbolismo medievale cerca di rivelare<br />

attraverso un’«inesauribile varietà<br />

di significanti» un «unico significato»,<br />

riconoscibile e ragionevole (non<br />

«imperscrutabile»). Attraverso il simbolo<br />

– osserva Umberto Eco – il Medioevo<br />

ci rivela una verità che può essere chiarita<br />

da un discorso razionale successivo.<br />

Tanto è vero che l’approccio simbolico<br />

al divino sarà trasformato dalla<br />

Scolastica di san Tommaso nel ragionamento<br />

che non procede più per<br />

simboli, ma rimanda dagli effetti alle<br />

cause. In tal modo si stabilisce un legame<br />

tra scienza e fede e si apre la strada<br />

al realismo allegorico. Nell’età gotica<br />

l’allegorismo tende così a sostituirsi al<br />

simbolismo, come ben mostra l’opera<br />

di Dante.<br />

La svolta tra vecchio e nuovo simbolismo<br />

avviene nel Quattrocento. Eco<br />

espone con chiarezza i presupposti filosofici<br />

del simbolismo rinascimentale,<br />

e moderno, nel recupero del pensiero<br />

neoplatonico delle origini, filtrato attraverso<br />

l’ermetismo. In questo contesto<br />

assume un’importanza fondamentale la<br />

teoria della emanazione della catena degli<br />

esseri da un’Unità, concepita come<br />

contraddittoria e insondabile, mai razionalmente<br />

conoscibile. Esiste una parentela<br />

fisica, una universale “simpatia” tra<br />

tutti gli elementi e tra questi e l’Uno, ma<br />

è impossibile risalire all’Uno attraverso<br />

la catena degli effetti e delle cause. Anzi<br />

è proprio il rifiuto della logica aristotelico-tomistica,<br />

e delle categorie su cui essa<br />

si fonda (il principio di causalità, di<br />

identità, l’opposizione del qualitativo al<br />

quantitativo), che permette la lettura<br />

neoplatonica ed ermetica dell’universo,<br />

come rete di similitudini e di «simpatie<br />

cosmiche». Questa concezione apre la<br />

strada ad un’estetica del simbolo moderno,<br />

come rivelazione intuitiva, folgorazione<br />

improvvisa, ma sempre approssimata<br />

ed elusiva, di una verità contraddittoria<br />

e perciò inafferrabile e inesauribile.<br />

Luperini, Cataldi, Marchiani, Marchese il nuovo LA SCRITTURA E L’INTERPRETAZIONE - EDIZIONE ROSSA [G. B. PALUMBO EDITORE]

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