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1 Il conflitto delle interpretazioni. Il Parini riformista di Petronio e ...

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PARTE NONA Le riforme e le rivoluzioni: <strong>Il</strong>luminismo e Neoclassicismo (1748-1815)<br />

CAPITOLO V Giuseppe <strong>Parini</strong> e <strong>Il</strong> Giorno<br />

S11 ON LINE<br />

INTERPRETAZIONI<br />

da G. <strong>Petronio</strong>, <strong>Parini</strong><br />

e l’illuminismo lombardo,<br />

seconda ed., Laterza,<br />

Bari 1972, pp. 144 sgg.<br />

da D. Isella, L’officina<br />

della «Notte», Ricciar<strong>di</strong>,<br />

Milano-Napoli 1968,<br />

pp. 13 sgg.<br />

<strong>Il</strong> <strong>conflitto</strong> <strong>delle</strong> <strong>interpretazioni</strong>. <strong>Il</strong> <strong>Parini</strong> <strong>riformista</strong> <strong>di</strong> <strong>Petronio</strong> e quello classicista <strong>di</strong> Isella<br />

l critico elenca le nuove e illuminate convinzioni <strong>di</strong> <strong>Parini</strong> sul piano religioso, morale e letterario, all’insegna <strong>di</strong> un<br />

graduale riformismo contro i ceti parassitari e per il riconoscimento <strong>di</strong> una pari <strong>di</strong>gnità a tutti gli uomini.<br />

Isella invece afferma che il poema pariniano non insegna «altro vero» che quello del culto della bellezza e della<br />

poesia educatrice.<br />

Giuseppe <strong>Petronio</strong><br />

Questa figura [quella <strong>di</strong> <strong>Parini</strong>], <strong>di</strong> cui ormai conosciamo le linee essenziali, può essere meglio compresa, se ne<br />

delineiamo ancora qualche tratto: la polemica continua contro ogni forma <strong>di</strong> superstizione (L’innesto del vaiolo,<br />

vv. 161-2); l’affermazione che Dio si serve pregando e lavorando, senza estraniarsi dalla società attiva […]; la polemica<br />

contro l’educazione che veniva impartita nei conventi (è un passo seriore, 1 ma possiamo citarlo anche qui:<br />

Notte, vv. 493 sgg.); l’affermazione, che sarà poi un canone della critica ottocentesca, che la Controriforma nocque<br />

alle arti e alla letteratura, e che tra le cause principali della decadenza <strong>delle</strong> arti fu il cadere dell’istruzione<br />

in mano ai frati […]; l’asserzione che causa della maggior parte dei delitti è il bisogno, e che «senza le pene / il<br />

fallo si previene» (<strong>Il</strong> bisogno); la polemica contro la «falsa devozione».<br />

Mi riferisco alle così dette Lettere del conte N.N. ad una falsa <strong>di</strong>vota […], uno scritterello probabilmente del ’61,<br />

che viene presentato come una traduzione, ma che è del <strong>Parini</strong>, anche se vi sono ricor<strong>di</strong> precisi della Nouvelle Héloïse.<br />

2 In queste lettere, egli tratteggia ironicamente — con una polemica che pare continuare quella <strong>di</strong> Pascal nel<br />

secolo precedente — la falsa devozione <strong>di</strong> chi la ripone in pratiche tutte esteriori, mentre intanto cerca <strong>di</strong> conciliare,<br />

come appunto aveva detto Pascal, il Vangelo con lo spirito del secolo; e, in antitesi, delinea il ritratto della<br />

vera devozione, un ritratto <strong>di</strong> credente dai tratti dolcemente settecenteschi, dove la pietà non <strong>di</strong>venta mai unzione<br />

3 o esagerazione <strong>di</strong> culto («È d’uopo, Achille, alzare / ne l’alma il primo altare»: insegna Chirone ad Achille nell’Educazione),<br />

e l’anelito al cielo non spegne l’ardore operoso in questo mondo […].<br />

Così […] abbiamo completa la figura del <strong>Parini</strong>: credente senza bigotteria, senza falsa devozione, senza fanatismo;<br />

sacerdote convinto che il primo altare vada alzato nel cuore (e forse non se lo sapeva, ma non era molto lontano<br />

da Voltaire, almeno da certo Voltaire); ammiratore sincero <strong>delle</strong> riforme che con saggia moderazione andava<br />

tentando Maria Teresa; amante della pace e dei benefici effetti <strong>di</strong> un buon governo; assertore convinto dei doveri<br />

del citta<strong>di</strong>no nei riguar<strong>di</strong> della società, e perciò avversario deciso dell’ozio politico, fosse quello dei nobili, fosse<br />

quello dei frati; assertore ancora più convinto dell’eguaglianza sociale e politica tra tutti gli uomini, offeso da<br />

ogni <strong>di</strong>suguaglianza e da ogni attentato alla <strong>di</strong>gnità umana; fautore <strong>di</strong> una poesia utile, che però all’utile unisse<br />

con accorta economia il <strong>di</strong>lettevole; aperto al rinnovamento dei temi poetici e della lingua poetica, ma legato anche<br />

alla tra<strong>di</strong>zione letteraria italiana, e nemico <strong>di</strong> chiunque la barattasse con eccessiva indulgenza per mode<br />

straniere o la offendesse con ar<strong>di</strong>menti troppo spinti: un <strong>riformista</strong> intelligente e moderato, nemico <strong>di</strong> ogni eccesso,<br />

un uomo che non sognava rivoluzioni ra<strong>di</strong>cali, ma auspicava lente graduali riforme, le quali, senza scuotere le<br />

basi dell’or<strong>di</strong>ne sociale, della religione e della cultura, eliminassero solo le <strong>di</strong>suguaglianze offensive per la <strong>di</strong>gnità<br />

umana e togliessero <strong>di</strong> mezzo i parassiti sociali.<br />

1 seriore: posteriore, più tardo.<br />

2 Nouvelle Héloïse: Nuova Eloisa, celebre romanzo <strong>di</strong> Rousseau, pub-<br />

blicato nel 1761.<br />

3 unzione: ipocrisia religiosa.<br />

Dante Isella<br />

Ecco: il problema del <strong>Parini</strong>, dal momento in cui realizza dentro <strong>di</strong> sé la esatta portata del suo impegno, è <strong>di</strong> arrivare<br />

a scrivere versi satirici […], versi che nell’accento sappiano rendere la superiorità <strong>di</strong> una severa coscienza<br />

morale: fare satira insomma nel registro più alto. […] La soluzione verrà con il Mattino, e sarà la scoperta dell’ironia.<br />

Si sa che la satira è sempre opposizione, implicita, <strong>di</strong> due etiche <strong>di</strong> <strong>di</strong>fferente potenziale. Nell’ode La recita<br />

de’ versi, <strong>di</strong> anni più tar<strong>di</strong> (’83-’84), i due opposti or<strong>di</strong>ni <strong>di</strong> valori sono confrontati tra loro come entità separate:<br />

polo negativo, la barbarie ferina dei «Centauri 1 feroci» e <strong>delle</strong> Mena<strong>di</strong> 2 «lorde <strong>di</strong> mosto il viso»; 3 polo positivo,<br />

la serena civiltà della poesia che trionfa dell’oscuro mondo subumano: «Orecchio ama placato / La Musa e mente<br />

arguta e cor gentile». L’opposizione è, del resto, una costante pariniana. Per non <strong>di</strong>re della Caduta dove è sce-<br />

1 Centauri: figure della mitologia classica, costituite metà da uomini<br />

e metà da cavalli.<br />

2 Mena<strong>di</strong>: sono le Baccanti, che accompagnavano con danze e orge<br />

il <strong>di</strong>o Bacco.<br />

3 «lorde <strong>di</strong> mosto il viso»: con il viso imbrattato <strong>di</strong> mosto. Si tratta<br />

<strong>di</strong> una costruzione particolare, designata *accusativo alla greca.<br />

Luperini, Catal<strong>di</strong>, Marchiani, Marchese LETTERATURA STORIA IMMAGINARIO [G. B. PALUMBO EDITORE]<br />

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PARTE NONA Le riforme e le rivoluzioni: <strong>Il</strong>luminismo e Neoclassicismo (1748-1815)<br />

CAPITOLO V Giuseppe <strong>Parini</strong> e <strong>Il</strong> Giorno<br />

neggiata in forma <strong>di</strong> rappresentazione «drammatica», la troviamo <strong>di</strong>aletticamente espressa, fin dal ’57, nel Dialogo<br />

sopra la nobiltà. […]<br />

Bipolare nel <strong>di</strong>alogo giovanile e nell’ode, nella satira del Giorno l’opposizione <strong>di</strong>venta monopolare, ma non il negativo<br />

assorbe in sé l’altro. A imporre il registro sono i valori nei quali il poeta vigorosamente crede, il culto, che<br />

professa con animo commosso, della poesia educatrice «al decente, al gentile, al raro, al bello». 4 Eternità su cui<br />

viene commisurata la miseria del presente; che determina la lingua, che determina il tempo narrativo: epico,<br />

lentissimo come l’alterna vicenda dei giorni e <strong>delle</strong> notti sopra gli eventi umani, nel quale si iscrive il tempo sintattico<br />

dell’azione sia che essa ristagni nell’indugio degli ozi e <strong>delle</strong> occupazioni più frivole, sia che <strong>di</strong> improvviso<br />

sussulti a fatue accelerazioni. E lingua nobile, classica; sottratta all’arbitrio del contingente, fissa al culmine <strong>di</strong> «quella<br />

perfezione», come il <strong>Parini</strong> <strong>di</strong>rà nei Principi generali e particolari <strong>delle</strong> Belle Lettere, «alla quale, secondo il corso<br />

che sogliono fare le lingue tra le nazioni colte, pare che potesse salire». […]<br />

La riven<strong>di</strong>cazione dei valori permanenti della classicità penetra, come si vede, tutti gli aspetti del poema. Genere<br />

<strong>di</strong>dascalico, verso sciolto non sono che concezioni fittizie, ironiche, come sottolinea la de<strong>di</strong>ca «Alla Moda»: l’ironia<br />

infatti (nella cui inversione si rispecchia il capovolgimento dei valori della società) non presiede soltanto alla<br />

«finzione» del Giorno, ne investe, più sottilmente, i mezzi prescelti, invertendone le motivazioni. Se la preferenza<br />

settecentesca per lo sciolto è dettata dal gusto <strong>di</strong> un verso facile, andante, poco più sopra della prosa, l’endecasillabo<br />

pariniano, arduo, franto, lavorato faticosamente, nelle sue trasposizioni, sull’esametro latino, è l’esatto<br />

contrario <strong>di</strong> quell’ideale. Né il poema insegna qualcosa che non sia nella bellezza della parola, altri veri se non<br />

quelli che da sempre fanno la vita umana degna <strong>di</strong> essere vissuta: gli eterni veri della poesia. Sembra voglia<br />

compiacergli, <strong>di</strong> fatto al gusto della società letteraria del suo tempo il <strong>Parini</strong> non concede nulla, assolutamente<br />

nulla. La religione <strong>delle</strong> lettere è caduta in partibus infidelium, 5 vuole essere <strong>di</strong>fesa con intransigenza, come una<br />

fede perseguitata.<br />

Solitaria e aristocratica, è questa la posizione stoica <strong>di</strong> chi sente <strong>di</strong> dovere testimoniare, con la propria opera, della<br />

non interrotta civiltà dei valori. All’idea <strong>di</strong> poesia, quale espressione <strong>di</strong> quella civiltà, si accompagna così la coscienza<br />

dell’insopprimibile funzione del poeta, del suo ruolo essenziale nello svolgimento della storia.<br />

4 «al decente…bello»: Alla musa, v. 70.<br />

5 in partibus infedelium: dalla parte degli infedeli, cioè è insi<strong>di</strong>ata, minacciata.<br />

Luperini, Catal<strong>di</strong>, Marchiani, Marchese LETTERATURA STORIA IMMAGINARIO [G. B. PALUMBO EDITORE]<br />

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