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Il significato del ritratto pittorico nella società - Artleo.It

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<strong>Il</strong> <strong>significato</strong> <strong>del</strong><br />

<strong>ritratto</strong> <strong>pittorico</strong><br />

<strong>nella</strong> <strong>società</strong><br />

di Enrico Castelnuovo<br />

Storia <strong>del</strong>l’arte Einaudi 1


Edizione di riferimento:<br />

in Storia d’<strong>It</strong>alia, V. I documenti, t. 2, Einaudi,<br />

Torino 1973<br />

Storia <strong>del</strong>l’arte Einaudi 2


<strong>Il</strong> Quattrocento<br />

In una <strong>del</strong>le prime pagine <strong>del</strong> De Sculptura di Pomponio<br />

Gaurico, ricorre un’immagine dal sapore curiosamente<br />

metafisico. Per vantare i titoli di nobiltà di questa<br />

tecnica, e servendosi di una formula che rimonta a<br />

Cassiodoro, Gaurico evoca un’immaginaria Roma classica<br />

abitata da un popolo di statue pubbliche e private di<br />

numero non inferiore a quello dei cittadini in carne e<br />

ossa 12 . Quando si effettui qualche mutamento, e alle sculture<br />

si sostituiscano piú generalmente i ritratti scolpiti e<br />

dipinti, una tale immagine potrebbe applicarsi alla Firenze<br />

<strong>del</strong> Quattrocento. Una folla dipinta si accalca sulle<br />

pareti <strong>del</strong>le chiese celebrando i fasti <strong>del</strong> presente e riempiendo<br />

le scene tradizionali dei racconti evangelici. Personaggi<br />

apparentemente riconoscibili che si direbbero<br />

attinti alla vita contemporanea si sostituiscono addirittura<br />

ai sacri protagonisti e assicurano i ruoli principali.<br />

Quale il <strong>significato</strong> di questo fenomeno, come si è<br />

manifestato e che cosa sta a indicare? Prima di tutto<br />

dovremmo tentare di verificarne l’esistenza e la consistenza.<br />

Le cose stanno veramente come le abbiamo<br />

descritte o siamo sviati nel giudicarle dal peso di una tradizione<br />

secolare, ma non per questo piu attendibile?<br />

Se ricerchiamo l’origine <strong>del</strong>la tradizione troveremo<br />

che un posto fondamentale vi occupa Giorgio Vasari.<br />

Una chiave importante per la nostra ricerca è data dalla<br />

vasariana vita di Masaccio. A piú riprese la figura di que-<br />

Storia <strong>del</strong>l’arte Einaudi 3


Enrico Castelnuovo- <strong>Il</strong> <strong>significato</strong> <strong>del</strong> <strong>ritratto</strong> <strong>pittorico</strong> <strong>nella</strong> <strong>società</strong><br />

sto grande artista è messa dal Vasari in rapporto con i<br />

problemi <strong>del</strong> <strong>ritratto</strong>. Nel corso di questa Vita sono<br />

affrontati vari aspetti <strong>del</strong>la ritrattistica <strong>del</strong> Quattrocento,<br />

e <strong>del</strong> resto già <strong>nella</strong> caratterizzazione <strong>del</strong>lo stile di<br />

Masaccio il problema <strong>del</strong> <strong>ritratto</strong> è presente. Secondo<br />

Vasari infatti Masaccio cercò «di fare le figure vivissime<br />

e con bella prontezza a la similitudine <strong>del</strong> vero» 13 .<br />

Lo troviamo quindi confrontato con il tipo piú tradizionale<br />

di <strong>ritratto</strong>, quello dei committenti di un’opera<br />

religiosa. Parlando <strong>del</strong>la Trinità di Santa Maria<br />

Novella, Vasari annota: «Dalle bande sono ginocchioni<br />

due figure che per quanto si può giudicare sono i ritratti<br />

di coloro che la feciono dipingere» 14 .<br />

<strong>Il</strong> problema che segue è piú complesso: in ricordo<br />

<strong>del</strong>la consacrazione <strong>del</strong>la chiesa <strong>del</strong> Carmine Masaccio,<br />

secondo le parole <strong>del</strong> Vasari,<br />

di terra verde dipinse di chiaro e di scuro, sopra la porta<br />

che va in convento dentro nel Chiostro, tutta la Sagra<br />

com’ella fu. E vi ritrasse infinito numero di cittadini in<br />

mantello e in cappuccio che vanno dietro alla processione;<br />

fra i quali fece Filippo di Ser Brunellesco in zoccoli, Donatello,<br />

Masolino di Panicale stato suo maestro, Antonio<br />

Brancacci che gli fece fare la cappella, Niccolò da Uzzano,<br />

Giovanni di Bicci de’ Medici, Bartolomeo Valori... Ritrassevi<br />

similmente Bartolomeo Ridolfi che in quei tempi era<br />

ambasciadore per la repubblica fiorentina a Vinezia. E non<br />

solo vi ritrasse i gentiluomini sopraddetti di naturale, ma<br />

anco la porta <strong>del</strong> convento et il portinaio con le chiavi in<br />

mano 15 .<br />

Purtroppo gli affreschi <strong>del</strong>la Sagra sono perduti,<br />

tuttavia nessun equivoco è possibile, si parla quindi di<br />

ritratti, e di ritratti dal naturale. Troviamo anzi le<br />

stesse parole <strong>del</strong> Vasari impiegate un secolo dopo da<br />

Filippo Baldinucci nel suo Dizionario de le Arti <strong>del</strong><br />

Storia <strong>del</strong>l’arte Einaudi 4


Enrico Castelnuovo - <strong>Il</strong> <strong>significato</strong> <strong>del</strong> <strong>ritratto</strong> <strong>pittorico</strong> <strong>nella</strong> <strong>società</strong><br />

Disegno per definire il <strong>ritratto</strong>: «figura cavata dal naturale»<br />

16 .<br />

Nel caso <strong>del</strong>la Sagra si trattava <strong>del</strong> ricordo di un<br />

avvenimento contemporaneo – la consacrazione <strong>del</strong>la<br />

chiesa era avvenuta nel 1422 17 – e la presenza di un tale<br />

pubblico trova una giustificazione, ma il caso che segue<br />

è diverso: all’interno <strong>del</strong>la stessa chiesa <strong>del</strong> Carmine<br />

Masaccio finse un san Paolo,<br />

e dimostrò veramente infinita bontà in questa pittura, conoscendosi<br />

<strong>nella</strong> testa di quel santo, il quale è Bartolo di Angiolino<br />

Angiolini, <strong>ritratto</strong> di naturale, una terribilità tanto grande<br />

che e’ pare che la sola parola manchi a quella figura 6 .<br />

e come aveva rappresentato Bartolo nelle vesti di san<br />

Paolo, in un apostolo <strong>del</strong> Tributo <strong>del</strong>la Cappella Brancacci<br />

rappresentò, sempre per citare il Vasari: «il <strong>ritratto</strong><br />

stesso di Masaccio fatto da lui medesimo allo specchio<br />

tanto bene che pare vivo» 18 . Rispetto all’affresco <strong>del</strong>la<br />

Sagra che voleva essere ricordo e celebrazione di un<br />

avvenimento contemporaneo siamo in presenza di una<br />

situazione di altro tipo, quale <strong>del</strong> resto l’avevamo trovata<br />

in Avignone, e cioè all’immistione di individui contemporanei<br />

in rappresentazioni appartenenti a un tempo<br />

diverso. Ciò sembra voler significare la volontà di attualizzare<br />

la scena, eventualmente anche di attribuirgli un<br />

<strong>significato</strong> politico, e sulla base <strong>del</strong>le parole <strong>del</strong> Vasari,<br />

e grazie alla eccezionale caratterizzazione dei personaggi<br />

<strong>del</strong>la Cappella Brancacci, sono stati fatti ripetuti tentativi<br />

di identificazione – e di lettura in chiave contemporanea<br />

– talvolta con risultati che sembrano convincenti<br />

19 . Tuttavia rimane un dubbio che sarà bene<br />

affrontare prima di procedere oltre. Potremo formularlo<br />

cosí:<br />

a) Vasari scrive oltre un secolo dopo il compimento<br />

degli affreschi Brancacci.<br />

Storia <strong>del</strong>l’arte Einaudi 5


Enrico Castelnuovo- <strong>Il</strong> <strong>significato</strong> <strong>del</strong> <strong>ritratto</strong> <strong>pittorico</strong> <strong>nella</strong> <strong>società</strong><br />

b) Vasari, e la sua consuetudine con l’eruditissimo<br />

collezionista Paolo Giovio lo prova, partecipava a<br />

una tendenza culturale neoaristocratica, nel cui<br />

seno, per ragioni politico-dinastiche, veniva elaborandosi<br />

il fittizio edificio <strong>del</strong> mito mediceo.<br />

c) Di questo mito proprio Giorgio Vasari con la decorazione<br />

tra 1555 e 1559 <strong>del</strong>l’appartamento di<br />

Leone X in Palazzo Vecchio sarà uno dei massimi<br />

responsabili illustrando nelle stanze gli alti fatti<br />

<strong>del</strong>la famiglia nel secolo precedente.<br />

In questo senso i Ragionamenti che lo stesso Vasari<br />

scrisse per descrivere e spiegare le sue pitture in Palazzo<br />

Vecchio contengono elementi rivelatori:<br />

principe...che ritratti son quelli con abiti da centinaja<br />

d’anni indietro ritratti di naturale? Per che gli avete voi<br />

fatti?<br />

giorgio Signore, già se gli è detto che tutto ha da aver<br />

<strong>significato</strong>; i ritratti sono in ogni stanza la discendenza de’<br />

figliuoli <strong>del</strong> Magnifico Cosimo Vecchio, cosí degli amici e<br />

suoi servitori, che appartatamente ogni camera ha i suoi,<br />

tutti ritratti di naturale da luoghi ove ne è rimasta memoria...<br />

principe Voi avete preso, Giorgio mio, una gran fatica<br />

ed una impresa molto difficile; ma ditemi, come avete voi<br />

fatto, che tanti ritratti di uomini di tante sorti, quanti sono<br />

in queste stanze, abbiate potuto ritrarre?<br />

giorgio Signor mio, egli si è usato una gran diligenza in<br />

cercarli, e ci ha aiutato assai che questi, di chi si ragiona,<br />

sono state tutte persone grandi, e la diligenza de’ maestri<br />

di que’ tempi, che sono pure stati assai eccellenti in pittura<br />

e scultura, i quali n’hanno fatto memoria nell’opere, che<br />

in que’ tempi dipinsero in Fiorenza, come nel Carmine<br />

<strong>nella</strong> Cappella de’ Brancacci dipinta da Masaccio ve n’è<br />

parte, e nell’opere di Fra Filippo e di fra Giovanni Angelico,<br />

e in Santa Maria Nuova da Domenico Veneziano e da<br />

Storia <strong>del</strong>l’arte Einaudi 6


Enrico Castelnuovo - <strong>Il</strong> <strong>significato</strong> <strong>del</strong> <strong>ritratto</strong> <strong>pittorico</strong> <strong>nella</strong> <strong>società</strong><br />

Andrea <strong>del</strong> Castagno <strong>nella</strong> cappella de’ Portinari, il quale<br />

Andrea fu allevato di Casa Medici, che molti amici di Cosimo,<br />

Piero e Lorenzo Vecchio vi ritrasse in quell’opera, e<br />

tanto fece in Santa Trinità alla cappella Maggiore Alessio<br />

Baldovinetti e <strong>nella</strong> medesima chiesa <strong>nella</strong> cappella de’ Sassetti<br />

Domenico Grillandajo, che tutta l’empié d’uomini<br />

segnalati, seguendo il medesimo ordine in Santa Maria<br />

Novella <strong>nella</strong> Cappella grande de’ Tornabuoni, dove oltre<br />

a molti cittadini e amici suoi fece molti letterati <strong>del</strong> suo<br />

tempo... 20 .<br />

Vediamo qui quale repertorio di immagini abbiano<br />

costituito i grandi cicli fiorentini <strong>del</strong> Quattrocento per<br />

Giorgio Vasari storico e pittore e una conferma può<br />

venire dal confronto tra i personaggi che sono descritti<br />

nei Ragionamenti a proposito <strong>del</strong>le storie di Cosimo il<br />

Vecchio e quelli evocati dallo stesso Vasari <strong>nella</strong> vita di<br />

Domenico Veneziano e Andrea <strong>del</strong> Castagno, a proposito<br />

degli affreschi ora distrutti di Santa Maria Nuova.<br />

Si può dire che tutti o quasi i personaggi dipinti dal<br />

Vasari nei riquadri rappresentanti l’imprigionamento e<br />

l’esilio di Cosimo, da Rinaldo degli Albizzi al gonfaloniere<br />

Bernardo Guadagni, da Puccio Pucci a Federigo<br />

Malevolti che teneva le chiavi <strong>del</strong>l’alberghetto (il piccolo<br />

ambiente <strong>nella</strong> torre <strong>del</strong> Palazzo Vecchio dove fu imprigionato<br />

Cosimo), al Falgavaccio che corruppe il gonfaloniere<br />

per liberare Cosimo eccetera eccetera si ritrovino<br />

<strong>nella</strong> descrizione <strong>del</strong>le storie <strong>del</strong>la Vergine di Santa<br />

Maria Nuova 21 . Può legittimamente dunque nascere il<br />

sospetto che <strong>nella</strong> ricerca di mo<strong>del</strong>li «dal naturale» per<br />

le sue pitture il Vasari abbia forzato i riconoscimenti,<br />

contribuendo cosí in modo determinante alla nascita<br />

<strong>del</strong>l’interpretazione in chiave contemporanea <strong>del</strong>le pitture<br />

sacre <strong>del</strong> Quattrocento fiorentino.<br />

Ma una testimonianza piú antica e inattaccabile,<br />

quella di Leon Battista Alberti, mostra indiscutibilmente<br />

Storia <strong>del</strong>l’arte Einaudi 7


Enrico Castelnuovo- <strong>Il</strong> <strong>significato</strong> <strong>del</strong> <strong>ritratto</strong> <strong>pittorico</strong> <strong>nella</strong> <strong>società</strong><br />

che il costume di introdurre in una «storia» le sembianze<br />

di un personaggio contemporaneo era praticato.<br />

<strong>Il</strong> passaggio in questione si trova nel terzo libro <strong>del</strong> trattato<br />

Della Pittura e suona cosí<br />

poiché in una istoria sarà uno viso di qualche conosciuto et<br />

degnio uomo, bene che ivi sieno altre figure, di arte molto<br />

piú che queste perfette et grate, pure quel viso conosciuto<br />

ad se in prima trarrà tutti li occhi di chi la storia raguardi.<br />

Tanto si vede in se tiene forza ciò, che sia <strong>ritratto</strong> dalla<br />

natura 22 .<br />

Sembra dunque di poter risolvere in senso positivo –<br />

anche se in misura minore di quella accettata dal Vasari<br />

– il problema <strong>del</strong>l’esistenza di ritratti contemporanei<br />

in grandi scene.<br />

Se volgiamo ora la nostra attenzione ai ritratti «autonomi»<br />

di questo periodo, vale a dire a quei dipinti che<br />

presentino esclusivamente un personaggio – o eccezionalmente<br />

due – e le cui finalità ritrattistiche siano indiscutibili,<br />

potremo constatare che essi sono poco numerosi<br />

e che, diversamente da quanto si poteva vedere<br />

negli affreschi, adottano esclusivamente un unico schema<br />

di presentazione, il profilo 23 . Di fronte al numero<br />

imponente, alla eccezionale qualità e alla varietà di<br />

impostazione <strong>del</strong> <strong>ritratto</strong> fiammingo <strong>del</strong>la prima metà<br />

<strong>del</strong> Quattrocento questa situazione è singolare, lo è anzi<br />

a tal punto da indurre a domandarsi se a questa disparità<br />

corrisponda una varietà di funzioni. Occorrerebbe<br />

anche chiedersi donde derivi l’esclusiva preferenza per<br />

questa formula. È vero che il profilo ha avuto un ruolo<br />

capitale nello svolgersi <strong>del</strong> <strong>ritratto</strong> trecentesco, ma in<br />

questo tempo erano già presenti altre formule. D’altra<br />

parte se la presentazione di profilo è quella tipica <strong>del</strong><br />

committente-donatore <strong>nella</strong> tradizione trecentesca, questa<br />

regola comporta numerose varianti ed eccezioni 24 .<br />

Storia <strong>del</strong>l’arte Einaudi 8


Enrico Castelnuovo - <strong>Il</strong> <strong>significato</strong> <strong>del</strong> <strong>ritratto</strong> <strong>pittorico</strong> <strong>nella</strong> <strong>società</strong><br />

Sarebbe <strong>del</strong> resto erroneo far derivare strettamente il<br />

<strong>ritratto</strong> di profilo fiorentino <strong>del</strong> Quattrocento dall’immagine<br />

<strong>del</strong> donatore. Altri elementi entrano in gioco e,<br />

in primo luogo, l’influenza classica.<br />

In un passaggio <strong>del</strong> trattato Della Pittura Leon Battista<br />

Alberti mostra l’interesse che portava per le proprie<br />

immagini, e la funzione celebrativa che attribuiva loro:<br />

Ebbi da dire queste cose <strong>del</strong>la pictura, quali se sono commode<br />

et utili a’ pictori, solo questo domando in premio <strong>del</strong>le<br />

mie fatiche, che nelle sue istorie dipingano il viso mio ed ciò<br />

dimostrino se esser grati et me esser stato studioso <strong>del</strong>l’arte 25 .<br />

Un’anonima vita <strong>del</strong>l’Alberti conferma questo interesse<br />

narrando come egli amasse ritrarre se stesso e i propri<br />

amici; infine il Vasari ricorda in casa di Palla Ruccellai<br />

un auto<strong>ritratto</strong> <strong>del</strong>l’Alberti fatto «alla spera». Ora<br />

quest’uomo cosí profondamente interessato alla propria<br />

immagine ci ha lasciato due autoritratti in bronzo, per<br />

l’appunto di profilo 26 . Senza voler parlare di rapporti<br />

non verificabili tra queste immagini e i ritratti dipinti<br />

fiorentini, è interessante notare la simiglianza <strong>del</strong>le soluzioni<br />

e avvertire che se l’umanista Alberti si rappresentava<br />

di profilo, non era certo per continuare la linea <strong>del</strong><br />

donatore trecentesco, ma per una voluta influenza classica,<br />

numismatica. Un centro di irradiazione di tali<br />

influenze dovette essere a Firenze la casa <strong>del</strong>l’umanista<br />

Niccolò Niccoli, ove questi, come scrive Vespasiano da<br />

Bisticci, «aveva... infinite medaglie di bronzo e di ariento<br />

e d’oro e molte figure antiche di ottone». <strong>Il</strong> <strong>ritratto</strong><br />

<strong>del</strong> Niccoli dato da Vespasiano è tra i piú vivi e diretti,<br />

e, come nota il Garin, «pittorici» che si possan trovare:<br />

Fu di bellissima presenza, allegro, che sempre pareva che<br />

ridesse, piacevolissimo <strong>nella</strong> conversazione. Vestiva sempre<br />

di bellissimi panni rosati, lunghi in fino a terra… Quando<br />

Storia <strong>del</strong>l’arte Einaudi 9


Enrico Castelnuovo- <strong>Il</strong> <strong>significato</strong> <strong>del</strong> <strong>ritratto</strong> <strong>pittorico</strong> <strong>nella</strong> <strong>società</strong><br />

era a tavola mangiava in vasi antichi bellissimi, e cosí tutta<br />

la sua tavola era piena di vasi di porcellana, o d’altri ornatissimi<br />

vasi. Quello con che egli beveva era coppa di cristallo<br />

o d’altra pietra fina. A vederlo in tavola cosí antico<br />

com’era, era una gentilezza 27 .<br />

È un peccato che a questo <strong>ritratto</strong> letterario non se<br />

ne possa contrapporre uno dipinto, ma il Niccoli muore<br />

nel 1437 e a questa data un <strong>ritratto</strong> di tal genere era<br />

impensabile; <strong>del</strong> resto ancora attorno all’anno 1490,<br />

vale a dire quando Vespasiano lo scrive, non se ne trovano<br />

equivalenti <strong>nella</strong> pittura fiorentina.<br />

La consacrazione <strong>del</strong>la formula di profilo per il <strong>ritratto</strong><br />

autonomo sembra proprio discendere dalla medaglia<br />

antica e ad esclusione di altre questa formula doveva<br />

essere impiegata a fini celebrativo-commemorativi. È<br />

probabile anzi che a un certo punto avesse assunto un<br />

autentico e immediato <strong>significato</strong> simbolico: in un dittico<br />

di Piero di Cosimo ad Amsterdam, rappresentante<br />

Giuliano da Sangallo e suo padre Francesco Giamberti,<br />

è il <strong>ritratto</strong> <strong>del</strong> defunto, quindi l’immagine che per eccellenza<br />

ha valore commemorativo, a esser rappresentata di<br />

profilo. È questo il valore dei ritratti di Giuliano de’<br />

Medici di Botticelli, fatti dopo la congiura dei Pazzi, o<br />

piú tardi <strong>del</strong>la Simonetta Vespucci di Piero di Cosimo<br />

o ancora ma questa volta con valore volutamente arcaizzante<br />

<strong>del</strong> <strong>ritratto</strong> di Savonarola di Fra Bartolomeo 28 .<br />

<strong>Il</strong> particolare <strong>significato</strong> che il profilo assume <strong>nella</strong> tradizione<br />

fiorentina deve essersi stabilito a un certo momento<br />

e sovrapposto a quello originale (che era quello di porre<br />

su piani diversi la sacra immagine e il terrestre donatore)<br />

quando il <strong>ritratto</strong> di profilo esisteva già da tempo.<br />

Ha rilevato il Panofsky che la pittura nordica – derivandolo<br />

dall’italiana – aveva conosciuto il <strong>ritratto</strong> di<br />

profilo, e l’aveva praticato, seppur non esclusivamente,<br />

fin verso il 1420, l’aveva quindi abbandonato comple-<br />

Storia <strong>del</strong>l’arte Einaudi 10


Enrico Castelnuovo - <strong>Il</strong> <strong>significato</strong> <strong>del</strong> <strong>ritratto</strong> <strong>pittorico</strong> <strong>nella</strong> <strong>società</strong><br />

tamente a favore di altre formule, per riprenderlo nel<br />

primo Cinquecento ai tempi di Quentin Metsys 29 . Ora<br />

il profilo di vecchio di Metsys <strong>del</strong> Musée Jacquemart-<br />

André di Parigi (1513), non ha piú il <strong>significato</strong> <strong>del</strong>la<br />

dama limburghiana di Washington (1420 circa), non è<br />

prova di una ripresa arcaistica, cioè di ritorno a moduli<br />

che erano stati già praticati, ma piuttosto testimonia<br />

che all’immagine era stato attribuito un nuovo <strong>significato</strong>,<br />

che la formula umanistica era particolarmente atta<br />

a conferirle. Riprendere la formula di profilo non significava<br />

dunque per Metsys tornare indietro alla tradizione<br />

<strong>del</strong> gotico internazionale, ma piuttosto fare una<br />

citazione «rinascimentale», attraverso di questa dare<br />

all’immagine una nuova dignità. Per Metsys al principio<br />

<strong>del</strong> Cinquecento il prestigio <strong>del</strong> profilo era dovuto al suo<br />

sapore italianeggiante, per i fiorentini <strong>del</strong> primo Quattrocento<br />

era dovuto all’influenza <strong>del</strong>la glittica e <strong>del</strong>la<br />

numismatica classica, ma trovava anche una sua giustificazione<br />

negli antichi testi di teoria artistica.<br />

È noto come nelle culture occidentali (e anche in<br />

quelle orientali) i miti <strong>del</strong>la nascita <strong>del</strong>la pittura siano<br />

sempre stati visti in rapporto con la demarcazione lineare<br />

<strong>del</strong>l’ombra di un corpo, in altre parole con la silhouette.<br />

Ne parlano Plinio e Quintiliano e le osservazioni di<br />

quest’ultimo sull’origine <strong>del</strong>la pittura sono riprese<br />

appunto da un sostenitore <strong>del</strong> <strong>ritratto</strong> di profilo, Leon<br />

Battista Alberti 30 . È possibile dunque che la presunta<br />

alta antichità di questo tipo di rappresentazione abbia<br />

contribuito ad aumentarne ancora il prestigio. Non furono<br />

d’altra parte estranei all’adozione <strong>del</strong>la formula di<br />

profilo per ritratti che dovevano avere valore di testimonianza<br />

familiare, i ripetuti accenni che si trovano in<br />

autori classici, da Plinio, a Livio, a Ovidio, agli alberi<br />

genealogici in cui i vari ritratti dipinti dei membri <strong>del</strong>la<br />

famiglia (probabilmente profili entro medaglioni) erano<br />

collegati da linee 31 .<br />

Storia <strong>del</strong>l’arte Einaudi 11


Enrico Castelnuovo- <strong>Il</strong> <strong>significato</strong> <strong>del</strong> <strong>ritratto</strong> <strong>pittorico</strong> <strong>nella</strong> <strong>società</strong><br />

Possiamo perciò concludere che il <strong>ritratto</strong> di profilo<br />

nel Quattrocento fiorentino è fortemente dipendente<br />

dalla tradizione classica, che esso ebbe una funzione<br />

genealogico-familiare determinata e una limitata utilizzazione.<br />

L’altro tipo di <strong>ritratto</strong> esistente in questo<br />

tempo a Firenze è il <strong>ritratto</strong> «civile», quello che si trova<br />

nei grandi affreschi <strong>del</strong>le chiese e di cui si trovano anche<br />

derivazioni su tavola. Nella prima metà <strong>del</strong> Quattrocento<br />

il <strong>ritratto</strong> fiorentino appare piú celebrativo che<br />

descrittivo. È un fenomeno che va di pari passo con<br />

l’impegno civile degli umanisti, che traduce in pittura<br />

l’elogio di Firenze di Leonardo Bruni, è il mezzo espressivo<br />

adatto al nuovo modo di vivere e di sentire <strong>del</strong>la<br />

borghesia fiorentina.<br />

A poca distanza dalla città toscana la situazione era<br />

differente. A Ferrara nel 1441 una celebre gara aveva<br />

messo a confronto Jacopo Bellini e Pisanello per un<br />

<strong>ritratto</strong> di Leonello d’Este. Un sonetto commemorativo<br />

ricorda come il Bellini «novello Fidia», vincesse la contesa<br />

quando già da sei mesi Pisanello lavorava a «convertir<br />

l’immagine in pictura»; vale la pena di citarlo per<br />

intero:<br />

Quando il Pisan fra le famose imprese<br />

sargumentò cuntender cum natura<br />

et cunvertir l’immagine in pictura<br />

dil nuovo illustre lionel marchexe<br />

già consumato avea il sexto mese<br />

per dar propria forma ala figura<br />

alor fortuna sdegnosa che fura<br />

fumane glorie con diverse onfexe<br />

strinse che dala degna et salsa riva<br />

se movesse il Belin summo pictore<br />

novelo Fidia al nostro ziecho mondo<br />

Storia <strong>del</strong>l’arte Einaudi 12


Enrico Castelnuovo - <strong>Il</strong> <strong>significato</strong> <strong>del</strong> <strong>ritratto</strong> <strong>pittorico</strong> <strong>nella</strong> <strong>società</strong><br />

che la sua vera effigie feze viva<br />

ala sentencia <strong>del</strong> paterno amore<br />

onde lui primo et poi il Pisan secondo 32 .<br />

Questa disputa è evocata, nel dialogo De Politia Literaria<br />

di Angelo Decembrio, dalla stessa bocca di Leonello<br />

che ricorda le rivalità e le differenze di approccio<br />

al proprio <strong>ritratto</strong> dei due pittori, ognuno dei quali sottolineava,<br />

enfatizzandola, una caratteristica diversa <strong>del</strong><br />

ritrattato 33 . In un ambiente di corte come quello di Ferrara<br />

il <strong>ritratto</strong> <strong>del</strong> principe veniva ad avere un <strong>significato</strong><br />

e una funzione che <strong>nella</strong> repubblica fiorentina, a<br />

questa data, erano impossibili. Nella Lombardia, alla<br />

stessa ora, la funzione <strong>del</strong> <strong>ritratto</strong> è ancor piú che a Ferrara<br />

quella <strong>del</strong>la glorificazione cortese. Come nota<br />

Roberto Longhi:<br />

Si fanno, non so se a sfondo d’oro, persino i ritratti dei<br />

cani <strong>del</strong>le mute ducali «retrato da un cane giamato Bareta»<br />

e «nell’ordinare affreschi per le sale dei castelli la preoccupazione<br />

<strong>del</strong> committente è che si veda bene che la Sua<br />

Signoria mangia in oro» 34 .<br />

Si può ricondurre a una sopravvivenza di questa estetica<br />

– per citare ancora una volta il Longhi «araldica<br />

arciprofana, non divina ma, ahi! semplicemente ducale»<br />

– la lettera inviata il 12 ottobre 1494 da Francesco<br />

Mantegna a Francesco Gonzaga marchese di Mantova:<br />

<strong>Il</strong>lustrissime et invictissime princeps et D.D. mi singhularissime<br />

etc.<br />

Avendo per certo inteso <strong>del</strong>la efiggie <strong>del</strong> Serenissimo Re<br />

di Francia, et quella avere grande difformità sí degli occhi<br />

grossi et sporti in fuori, si etiam peccare nel naso grande<br />

aquilino et difforme con pochi capilli et rari in chapo, la<br />

immaginazione e ammiratione de tanto homo piccolo et<br />

Storia <strong>del</strong>l’arte Einaudi 13


Enrico Castelnuovo- <strong>Il</strong> <strong>significato</strong> <strong>del</strong> <strong>ritratto</strong> <strong>pittorico</strong> <strong>nella</strong> <strong>società</strong><br />

gobo fece in me sognandomi caso; donde subito levato<br />

quello mi venne fatto mando alla Eccelenza Vostra… 35 .<br />

Nelle corti il <strong>ritratto</strong> ha una funzione importantissima,<br />

si sviluppa per celebrare il signore, per mostrarne<br />

il potere, la ricchezza, lo sfarzo (sua signoria mangia in<br />

oro!), per esaltarne le virtú, i legami familiari, le imprese,<br />

la vita, le abitudini (si pensi agli affreschi di Schifanoia<br />

o alla Camera degli Sposi a Mantova). Curiosità<br />

per la rassomiglianza naturalistica, come gusto per il<br />

lusus naturae, per il grottesco, trovano favorevole accoglienza<br />

là dove il potere astraente, generalizzante, normativo<br />

<strong>del</strong> canone fiorentino cede di fronte alla volontà<br />

sovrana e autocratica <strong>del</strong> singolo signore. Una chiara<br />

predilezione si esercita anche qui verso il <strong>ritratto</strong> di profilo,<br />

considerato celebrativo grazie alla sua ascendenza<br />

numismatica, e d’altra parte in questo caso non c’è<br />

soluzione di continuità tra le soluzioni araldiche <strong>del</strong><br />

gotico internazionale e quelle antiquario-numismatiche<br />

<strong>del</strong> Rinascimento. Cosí la formula resta la medesima,<br />

pur cambiando completamente la struttura, dal <strong>ritratto</strong><br />

fiorito <strong>del</strong> Pisanello ai due piú bei dittici a <strong>ritratto</strong><br />

<strong>del</strong> Quattrocento italiano, quello celeberrimo dei Montefeltro<br />

di Piero <strong>del</strong>la Francesca, oggi agli Uffizi, e<br />

quello dei Bentivoglio di Ercole de’ Roberti, oggi a<br />

Washington.<br />

Ritornati a Firenze, troviamo una situazione in pieno<br />

mutamento. E innanzitutto un <strong>ritratto</strong> individuale – è<br />

il primo! – rappresentato di faccia. Si tratta <strong>del</strong> <strong>ritratto</strong><br />

attribuito ad Andrea <strong>del</strong> Castagno a Washington.<br />

Non sappiamo quello che sta dietro a questo cambiamento<br />

di formula, né chi sia il personaggio rappresentato<br />

(forse un membro <strong>del</strong>la famiglia Torrigiani). Qualcuno<br />

anzi ha voluto negare che si tratti di un <strong>ritratto</strong> 36<br />

Quello che è certo è che uno stretto rapporto unisce questo<br />

<strong>ritratto</strong> agli Uomini Famosi <strong>del</strong> Castagno, fatti per<br />

Storia <strong>del</strong>l’arte Einaudi 14


Enrico Castelnuovo - <strong>Il</strong> <strong>significato</strong> <strong>del</strong> <strong>ritratto</strong> <strong>pittorico</strong> <strong>nella</strong> <strong>società</strong><br />

decorare una stanza <strong>del</strong>la Villa Pandolfini a Legnaia: uno<br />

dei cicli fiorentini consacrati a questo tema (un altro, di<br />

Bicci di Lorenzo, si trovava nel vecchio palazzo Medici),<br />

non privo di importanza nelle vicende <strong>del</strong> <strong>ritratto</strong>.<br />

Intorno a questi stessi anni – siamo verso la metà <strong>del</strong><br />

secolo – si sviluppa a Firenze il gusto <strong>del</strong> «busto-<strong>ritratto</strong>»<br />

37 . Ne restano esempi nei piú importanti musei <strong>del</strong><br />

mondo, a Berlino, al Louvre, al Victoria and Albert, al<br />

Bargello. Sono busti virili al massimo caratterizzati nell’espressione,<br />

nei lineamenti, nei minimi tratti <strong>del</strong> volto,<br />

busti riconoscibili di giovani donne, di bambini. Per<br />

certi aspetti ci troviamo di fronte agli equivalenti plastici<br />

<strong>del</strong> <strong>ritratto</strong> fiammingo. <strong>Il</strong> fenomeno si sviluppa con<br />

estrema rapidità, vi sono implicati i massimi artisti <strong>del</strong>la<br />

nuova generazione: Antonio Rossellino, Desiderio e<br />

Mino. In molti casi si tratta di busti commemorativi di<br />

defunti, gloria <strong>del</strong>la famiglia, le cui immagini si vogliono<br />

conservate, esibite e onorate, in altri, piú semplicemente,<br />

dei signori <strong>del</strong>la casa, di coloro che fecero<br />

costruire la dimora, in altri ancora di giovani donne che<br />

hanno lasciata la casa per sposarsi. I busti erano esposti<br />

al pubblico, talvolta addirittura sull’architrave dei palazzi<br />

e si avvertono le ingiurie causate da questa collocazione<br />

nel busto di Matteo Palmieri al Bargello – o ancora<br />

collocati come sovrapporta all’interno di una stanza<br />

(Vasari ricorda che i ritratti di Piero di Lorenzo de’<br />

Medici e <strong>del</strong>la moglie «stettono molti anni sopra due<br />

porte in camera di Piero in casa Medici sotto un mezzo<br />

tondo» 38 ). Presto si venne a eseguire i busti in terracotta,<br />

gesso e altro materiale facilmente mo<strong>del</strong>labile, «onde<br />

si vede – è ancora il Vasari che parla – in ogni casa di<br />

Firenze sopra i camini, usci, finestre e cornicioni, infiniti<br />

di detti ritratti tanto ben fatti e naturali che paiono<br />

vivi» 39 .<br />

La voga travolgente di questi busti deve essere messa<br />

in rapporto con un certo numero di fattori e prima di<br />

Storia <strong>del</strong>l’arte Einaudi 15


Enrico Castelnuovo- <strong>Il</strong> <strong>significato</strong> <strong>del</strong> <strong>ritratto</strong> <strong>pittorico</strong> <strong>nella</strong> <strong>società</strong><br />

tutto con il culto tributato da Plinio al <strong>ritratto</strong> monumentale.<br />

Alla osservazione <strong>del</strong> Vasari intorno alla collocazione<br />

dei ritratti su «camini, usci, finestre, cornicioni»,<br />

va accostato un passaggio <strong>del</strong>la Naturalis Historia,<br />

là ove l’autore, rimpiangendo l’antico uso, caduto in<br />

abbandono, di decorare la casa con i grandi personaggi<br />

<strong>del</strong>la famiglia, ricorda:<br />

Altri ritratti <strong>del</strong>le figure piú grandi <strong>del</strong>la famiglia erano<br />

fuori <strong>del</strong>la porta e intorno alla soglia fra le spoglie appese<br />

dai nemici, che neanche al compratore era lecito schiodare,<br />

e rimanevano a simbolo di trionfo anche quando mutavano<br />

i padroni <strong>del</strong>la casa stessa 40 .<br />

Quanto all’eccezionale attenzione naturalistica dei<br />

volti, il fenomeno va collegato in parte al ricorso crescente<br />

al calco in gesso 41 . La maschera mortuaria <strong>del</strong> Brunelleschi,<br />

tuttora conservata nel Museo <strong>del</strong>l’Opera <strong>del</strong><br />

Duomo, era servita al Buggiano quando aveva dovuto<br />

scolpire il monumento commemorativo <strong>del</strong> grande architetto.<br />

Una certa importanza va data anche al vivo interesse<br />

per gli studi di Physiognomonia, anch’essi di derivazione<br />

classica. In realtà i busti realistici di Mino di<br />

Desiderio o <strong>del</strong> Rossellino devono poco o niente alla<br />

caratterologia schematica e tradizionale dei trattati fisiognomici,<br />

che invece potettero influenzare le forme piú<br />

astratte e generiche <strong>del</strong> <strong>ritratto</strong> eroico, dove sono rappresentati<br />

tipi ideali cui si intendono conferire particolari<br />

caratteristiche (il condottiero rappresentato secondo<br />

un tipo leonino come nel caso <strong>del</strong> Colleoni, ecc.) 42 .<br />

Tuttavia il solo interesse archeologico non spiega l’apparizione<br />

di ritratti cosí potentemente caratterizzati e<br />

l’uso <strong>del</strong> calco, <strong>del</strong> resto già da tempo introdotto, non<br />

offre una spiegazione sufficiente per i ritratti di Matteo<br />

Palmieri, Giovanni Chellini da San Miniato, ecc. Per<br />

illuminare l’autentico bisogno di caratterizzazione e<br />

Storia <strong>del</strong>l’arte Einaudi 16


Enrico Castelnuovo - <strong>Il</strong> <strong>significato</strong> <strong>del</strong> <strong>ritratto</strong> <strong>pittorico</strong> <strong>nella</strong> <strong>società</strong><br />

individualizzazione presente in questi ritratti è stato<br />

giustamente citato un passo <strong>del</strong> De Statua di Alberti in<br />

cui si rileva la diversità degli uomini e come nessuna<br />

voce o nessun naso siano esattamente simili a un’altra<br />

voce, a un altro naso. Sono stati d’altra parte messi in<br />

luce i rapporti che univano il piccolo gruppo di committenti<br />

cui si devono alcuni tra gli esempi piú fortemente<br />

caratterizzati di <strong>ritratto</strong> 43 . Ma la volontà <strong>del</strong> committente<br />

poteva trovare realizzazione solo ove essa<br />

potesse disporre di mezzi stilistici, di formule, di procedimenti:<br />

in breve di un linguaggio artistico sufficientemente<br />

elaborato e tale da poter apportare una risposta<br />

soddisfacente alle domande che venivano poste. È<br />

chiaro che in tale contesto il linguaggio di Donatello ha<br />

dovuto svolgere un ruolo analogo a quello svolto dallo<br />

stile di Masaccio.<br />

Con tutta probabilità Donatello non scolpí ritratti. <strong>Il</strong><br />

busto di Niccolò da Uzzano <strong>del</strong> Bargello non è piú oggi<br />

considerato come suo e tuttavia i nomi di alcuni protagonisti<br />

<strong>del</strong>la vita fiorentina restano legati ai Profeti che<br />

egli fece per il Campanile <strong>del</strong> Duomo. <strong>Il</strong> Libro di Antonio<br />

Billi – una fonte importantissima <strong>del</strong> primo Cinquecento<br />

– ci dice in effetti che in due statue egli rappresentò<br />

dal naturale Giovanni di Barduccio Chierichini<br />

e Francesco Soderini, due personaggi implicati nell’arresto<br />

di Cosimo il Vecchio 44 . Ancora una volta è<br />

molto probabile che questa identificazione sia fittizia,<br />

dovuta a situazioni storiche ben posteriori, ma ancora<br />

una volta, come nel caso di Masaccio, sono le potenzialità<br />

realistiche ed espressive di queste opere che hanno<br />

potuto giustificare una identificazione precisa. È appunto<br />

sfruttando le grandi potenzialità di questo linguaggio<br />

che ha potuto svilupparsi la tradizione <strong>del</strong> <strong>ritratto</strong> scolpito<br />

che sarà determinante anche per l’evoluzione <strong>del</strong><br />

<strong>ritratto</strong> dipinto. Uno dei capolavori <strong>del</strong> Ghirlandaio, il<br />

<strong>ritratto</strong> di vecchio col nipotino <strong>del</strong> Louvre probabil-<br />

Storia <strong>del</strong>l’arte Einaudi 17


Enrico Castelnuovo- <strong>Il</strong> <strong>significato</strong> <strong>del</strong> <strong>ritratto</strong> <strong>pittorico</strong> <strong>nella</strong> <strong>società</strong><br />

mente (ma l’ipotesi trova degli oppositori) tratto da una<br />

maschera mortuaria, è indicativo su questo punto. Per<br />

molti tramiti il realismo outré <strong>del</strong> busto di terracotta,<br />

<strong>del</strong>la maschera in gesso e <strong>del</strong>la statua di cera, come Aby<br />

Warburg ha magistralmente indicato agli inizi di questo<br />

secolo, avrà conseguenze importanti sullo sviluppo <strong>del</strong>la<br />

pittura.<br />

<strong>Il</strong> confine che corre tra maschera propiziatoria, ex<br />

voto e <strong>ritratto</strong> è dei piú fluidi. Verrocchio, un personaggio<br />

chiave nel mutare <strong>del</strong>la sensibilità fiorentina,<br />

ebbe, come è noto, un ruolo importante in questa vicenda.<br />

<strong>Il</strong> passaggio <strong>del</strong> Vasari in cui descrive gli ex voto con<br />

l’immagine di Lorenzo fatti dal Verrocchio e dal<br />

«ceraiuolo» Orsino è particolarmente evocativo:<br />

Onde venuta l’occasione per la morte di Giuliano de’<br />

Medici e per lo pericolo di Lorenzo suo fratello, stato ferito<br />

in Santa Maria <strong>del</strong> Fiore, fu ordinato dagli amici e parenti<br />

di Lorenzo che si facesse, rendendo <strong>del</strong>la sua salvezza grazie<br />

a Dio in molti luoghi l’immagine di lui. Onde Orsino<br />

fra l’altro con l’aiuto et ordine di Andrea, ne condusse tre<br />

di cera grande quanto il vivo, facendo dentro l’ossatura di<br />

legname, come altrove si è detto, et intessuta di canne<br />

spaccate, ricoperte poi di panno incerato con bellissime<br />

pieghe, e tanto acconciamente che non si può veder meglio<br />

né cosa piú simile al naturale. Le teste poi, mani e piedi,<br />

fece di cera piú grossa ma vote dentro, e ritratte dal vivo e<br />

dipinte a olio con quelli ornamenti di capelli et altre cose<br />

secondo che bisognava naturali e tanto ben fatti che rappresentavano<br />

non piú uomini di cera, ma vivissimi 45 .<br />

Amici e parenti di Lorenzo avevano dunque commissionato<br />

queste immagini feticistico-stregonesche, e<br />

amici e clienti di Lorenzo troviamo come committenti<br />

di opere in cui ritorna costantemente l’immagine <strong>del</strong><br />

Magnifico. L’Adorazione dei Magi, oggi agli Uffizi, di<br />

Storia <strong>del</strong>l’arte Einaudi 18


Enrico Castelnuovo - <strong>Il</strong> <strong>significato</strong> <strong>del</strong> <strong>ritratto</strong> <strong>pittorico</strong> <strong>nella</strong> <strong>società</strong><br />

Botticelli e un tempo in Santa Maria Novella, appare<br />

descritta in questo modo dal Vasari:<br />

evvi dentro l’Adorazione de’ Magi, dove si vede tanto<br />

affetto nel primo vecchio che baciando il piede al Nostro<br />

Signore e struggendosi di tenerezza benissimo dimostra<br />

aver conseguita la fine <strong>del</strong> lunghissimo suo viaggio. E la<br />

figura di questo re è il proprio <strong>ritratto</strong> di Cosimo Vecchio<br />

de’ Medici; di quanti a’ di nostri se ne ritrovano il piú vivo<br />

e il piú naturale. <strong>Il</strong> secondo, che è Giuliano de’ Medici,<br />

padre di Clemente VII si vede che intentissimo con l’animo<br />

divotamente rende riverenza a quel putto e gli assegna<br />

il presente suo. <strong>Il</strong> terzo inginocchiato egli ancora pare che<br />

adorandolo gli renda grazia e lo confessi il vero Messia è<br />

Giovanni, figliuolo di Cosimo 46 .<br />

Ai personaggi citati da Vasari possiamo aggiungere<br />

Lorenzo, che si vede in primo piano appoggiato alla<br />

spada, ma ciò che interessa maggiormente è la figura <strong>del</strong><br />

committente, di cui il Mesnil 47 è riuscito a rintracciare il<br />

nome e la professione: Gaspare di Zanobi <strong>del</strong> Lama,<br />

sensale <strong>del</strong>l’arte <strong>del</strong> Cambio. Questo autentico omaggio<br />

ai Medici è stato dunque commissionato da qualcuno i<br />

cui rapporti di affari con la grande dinastia di banchieri<br />

dovevano esser stati assai positivi. Cosí deve essere interpretato<br />

anche il celebre <strong>ritratto</strong> di giovane con medaglione<br />

di Cosimo de’ Botticelli. E in modo analogo un<br />

omaggio a Lorenzo troviamo <strong>nella</strong> Conferma <strong>del</strong>la Regola<br />

francescana dipinta dal Ghirlandaio <strong>nella</strong> cappella Sassetti<br />

in Santa Trinita. Nella quale storia – dice il Vasari<br />

– «finse la sala <strong>del</strong> Concistoro co’ cardinali che sedevano<br />

intorno, e certe scalee che salivano in quella; accennando<br />

certe mezze figure ritratte di naturale et accomodandovi<br />

ordini di appoggiatoi per la salita. E fra quegli<br />

ritrasse il Magnifico Lorenzo Vecchio de’ Medici» 48 . Le<br />

«scalee» che si innalzano <strong>nella</strong> sala <strong>del</strong> Concistoro e le<br />

Storia <strong>del</strong>l’arte Einaudi 19


Enrico Castelnuovo- <strong>Il</strong> <strong>significato</strong> <strong>del</strong> <strong>ritratto</strong> <strong>pittorico</strong> <strong>nella</strong> <strong>società</strong><br />

«mezze figure ritratte di naturale» che vi montano, costituiscono<br />

un episodio dei piú singolari, un autentico caso<br />

limite <strong>nella</strong> storia <strong>del</strong> <strong>ritratto</strong> rinascimentale.<br />

Dinnanzi ai piedi di Lorenzo – nota il Warburg nel suo<br />

celebre saggio – si spalanca improvvisamente il duro lastricato<br />

di piazza <strong>del</strong>la Signoria e per una scala salgono a lui<br />

tre uomini e tre fanciulli. Evidentemente una deputazione<br />

salutatoria i cui membri (benché siano indicate solo teste e<br />

spalle) vediamo caratterizzati con tutto il brio di un improvvisatore<br />

fiorentino, ognuno con una sfumatura mimica <strong>del</strong><br />

tutto personale nel devoto approssimarsi al signore e padrone<br />

Lorenzo. <strong>Il</strong> muto colloquio fra Lorenzo e questo gruppo<br />

è cosí eloquente che considerando piú da vicino tutta la<br />

composizione ben presto si avverte che «la deputazione<br />

salutatoria sulla scala» ne è il punto centrale di gravitazione<br />

sia artistico che spirituale e affiora il desiderio di conferire<br />

l’uso <strong>del</strong>la parola a tanta muta vivacità. Si tratta<br />

dunque di far parlare quelle persone la cui comparizione<br />

tanto sta a cuore a Francesco Sassetti ch’egli cede ad esse<br />

in modo cosí strano il primo piano <strong>del</strong> dipinto 49 .<br />

E tanto bene il Warburg seppe far parlare quelle<br />

figure che esse gli rivelarono i propri nomi: Poliziano,<br />

il Pulci, Matteo Franco e i tre figli di Lorenzo, Piero,<br />

Giovanni e Giuliano. <strong>Il</strong> centro <strong>del</strong>la composizione è<br />

Lorenzo,<br />

verso questi si dirige la deputazione salutatoria che sorge<br />

dal suolo come spiriti <strong>del</strong>la terra che fiutino il loro signore<br />

e padrone. Li arresta Lorenzo, oppure non fa piuttosto<br />

cenno che anch’essi possono salire? Egli sta come un poetaregista<br />

che sia in procinto di improvvisare, sulla scena di<br />

una sacra rappresentazione, un moderno dramma di grande<br />

sfarzo… È giunto il momento <strong>del</strong>la trasformazione scenica:<br />

è già calato lo sfondo moderno su cui sono dipinti<br />

Storia <strong>del</strong>l’arte Einaudi 20


Enrico Castelnuovo - <strong>Il</strong> <strong>significato</strong> <strong>del</strong> <strong>ritratto</strong> <strong>pittorico</strong> <strong>nella</strong> <strong>società</strong><br />

Palazzo Vecchio e la Loggia de’ Lanzi; la compagnia degli<br />

attori <strong>del</strong> Sassetti attende tra le quinte la battuta di chiamata,<br />

e ora emergono dal sottosuolo tre piccoli principi e<br />

il loro professore paganamente dotto, il segreto maestro di<br />

danze di ninfe toscane, l’allegro cappellano di famiglia e il<br />

cantastorie di corte; vogliono recitare il preludio per occupare<br />

definitivamente, non appena giunti sopra anche lo<br />

stesso spazio rimasto libero su cui si affollano san Francesco,<br />

papa e Concistoro come arena di cose mondane.<br />

La Conferma <strong>del</strong>la Regola <strong>nella</strong> Cappella Sassetti è<br />

un’altra celebrazione medicea, fatta eseguire questa<br />

volta dal piú stretto associato <strong>del</strong>la ditta. Un terzo caso<br />

è quello degli affreschi <strong>del</strong> Ghirlandaio <strong>nella</strong> cappella<br />

Maggiore di Santa Maria Novella, commissionati da<br />

Giovanni Tornabuoni, imparentato con i Medici. Qui<br />

<strong>nella</strong> scena <strong>del</strong>l’Annunciazione a Zaccaria un’iscrizione su<br />

un arco trionfale proclama che correndo l’anno 1490 la<br />

piú bella città <strong>del</strong> mondo fruiva di potenza, vittorie, arti,<br />

architetture, ricchezza, salubrità e pacè. A piú riprese e<br />

in diverse scene, spesso attualizzate ambientandole nei<br />

sontuosi interni dei palazzi borghesi, si incontrano i<br />

membri <strong>del</strong>l’aristocrazia commerciale fiorentina: Tornabuoni,<br />

Tornaquinci, Popoleschi, Giachinotti e giovani<br />

associati <strong>del</strong> Banco mediceo come Andrea de’ Medici,<br />

Federico Sassetti, Gianfrancesco Ridolfi. Nella scena<br />

<strong>del</strong>l’Annunciazione a Zaccaria ci sono oltre venti ritratti,<br />

un’autentica galleria patrizia; per facilitare i riconoscimenti<br />

era stato addirittura preparato una sorta di<br />

schema:<br />

Terminata questa cappella ne fu fatto un disegno di<br />

tutta insieme intitolato Ritratti ecc. e fatto di esso piú<br />

copie forse per distribuirlo a le varie famiglie che ne erano<br />

padrone o che avevano fatto la spesa nell’adornarla 50 .<br />

Storia <strong>del</strong>l’arte Einaudi 21


Enrico Castelnuovo- <strong>Il</strong> <strong>significato</strong> <strong>del</strong> <strong>ritratto</strong> <strong>pittorico</strong> <strong>nella</strong> <strong>società</strong><br />

Per riuscire a ricostruire esattamente l’identità di<br />

ognuno un Tornaquinci interrogava nel 1561 l’ottantanovenne<br />

Benedetto di Luca Landucci «i quali personaggi<br />

disse lui aver conosciuto tutti vivi». La cosa piú singolare<br />

è trovare a far riscontro nello stesso affresco ai tre<br />

giovani membri <strong>del</strong> Banco mediceo i ritratti di quattro<br />

intellettuali particolarmente legati a Lorenzo: Poliziano,<br />

Ficino, Cristoforo Landino e Gentile de’ Becchi vescovo<br />

di Arezzo, «i piú scienzati uomini che a quel tempo<br />

si trovassero a Fiorenza» come nota il Vasari qui rappresentati<br />

«per mostrare che quella età fioriva in ogni<br />

sorte di virtú e massimamente nelle lettere» 51 .<br />

<strong>Il</strong> processo di attualizzazione <strong>del</strong>l’affresco sacro iniziatosi<br />

<strong>nella</strong> Firenze degli Albizzi appare dunque raggiungere<br />

il suo apice in quella <strong>del</strong> Magnifico. I dubbi che<br />

si potevano avere sull’identificazione di personaggi storici<br />

<strong>nella</strong> cappella Brancacci non hanno qui piú luogo. Da<br />

un impegno propagandistico, patriottico e civile piú<br />

generale e attuato da personalità diverse si passa qui a<br />

una esaltazione piú precisata di un gruppo egemone e <strong>del</strong><br />

suo entourage. È interessante notare come questi cicli<br />

non siano stati ordinati direttamente dai Medici, ma da<br />

associati, collaboratori, beneficiati, un po’ secondo il<br />

costume classico che voleva l’erma <strong>del</strong> patrono esposta<br />

e glorificata nell’atrio <strong>del</strong> cliente. Si tratta <strong>del</strong> resto di<br />

imprese sfarzose la cui realizzazione era relativamente<br />

poco costosa se si pensa che l’intera decorazione <strong>del</strong>la<br />

cappella Tornabuoni in Santa Maria Novella era costata<br />

1000 fiorini, mentre un celebre pezzo <strong>del</strong>la raccolta<br />

medicea, la tazza Farnese, era a quel tempo valutato a<br />

10000 fiorini 52 !<br />

Ancora possiamo ritornare a interrogarci sul <strong>significato</strong><br />

<strong>del</strong>la massiccia introduzione di ritratti di contemporanei<br />

<strong>nella</strong> scena sacra, che va di pari passo a quella<br />

<strong>del</strong> paesaggio urbano e <strong>del</strong>l’interno borghese. Parlando<br />

dei ritratti introdotti dal Ghirlandaio <strong>nella</strong> Apparizione<br />

Storia <strong>del</strong>l’arte Einaudi 22


Enrico Castelnuovo - <strong>Il</strong> <strong>significato</strong> <strong>del</strong> <strong>ritratto</strong> <strong>pittorico</strong> <strong>nella</strong> <strong>società</strong><br />

<strong>del</strong>l’Angelo a Zaccaria, il Vasari ci dà una spiegazione che<br />

potrebbe essere definita neofeudale:<br />

Nella quale storia mostrando che a sacrifizi de’ tempii<br />

concorrono sempre le persone piú notabili, per farla piú<br />

onorata ritrasse un gran numero di cittadini fiorentini che<br />

governavano allora quello stato e particolarmente tutti quelli<br />

di Casa Tornabuoni, i giovani et i vecchi 53 .<br />

Questa unione dei «sacrifizi nei tempii» e <strong>del</strong>le «persone<br />

piú notabili», questa pretesa di «rendere piú onorata»<br />

la scena sacra, grazie alla nobiltà dei personaggi<br />

rappresentati (un po’ come dire che la nobiltà degli attori<br />

dà lustro al dramma sacro piuttosto che viceversa)<br />

sembrano fortemente databili. E databili piú al tempo<br />

<strong>del</strong> Vasari e di Cosimo I che a quello <strong>del</strong> Ghirlandaio e<br />

di Lorenzo il Magnifico. In realtà, come ha bene dimostrato<br />

il Warburg, in questa irruzione di contemporanei<br />

nei sacri avvenimenti vi erano fini propiziatori, analoghi<br />

a quelli che spingevano a collocare realistici simulacri<br />

di cera accanto alle sacre immagini, per assicurarsene<br />

la protezione. Quanto agli scopi propagandistici, essi<br />

sono troppo evidenti perché vi si insista ulteriormente.<br />

In poche altre occasioni l’immagine dipinta e scolpita ha<br />

assunto un tale ruolo <strong>nella</strong> celebrazione di una civiltà.<br />

Con Giotto la pittura era diventata un elemento fondamentale<br />

<strong>del</strong>la cultura fiorentina, e lo svolgersi <strong>del</strong><br />

Quattrocento aveva consacrato questa posizione. <strong>Il</strong><br />

nascere <strong>del</strong>la riflessione sull’arte e <strong>del</strong>la storiografia artistica<br />

ne testimoniano. Esistono tuttavia dei limiti.<br />

Per molto tempo il <strong>ritratto</strong> fiorentino resta civile e<br />

biografico prima che psicologico. Paragonando i mercanti<br />

fiorentini degli affreschi <strong>del</strong> Ghirlandaio ai confratelli<br />

johanniti di Haarlem in una tavola di Gertgeen<br />

tot Sints Jans, oggi a Vienna, Alois Riegl, nel suo saggio<br />

sul <strong>ritratto</strong> di gruppo olandese, notò come i primi,<br />

Storia <strong>del</strong>l’arte Einaudi 23


Enrico Castelnuovo- <strong>Il</strong> <strong>significato</strong> <strong>del</strong> <strong>ritratto</strong> <strong>pittorico</strong> <strong>nella</strong> <strong>società</strong><br />

anche laddove sono spettatori passivi, ostentano autocompiaciuti<br />

e avidi di conquista la loro bella esistenza,<br />

mentre gli occhi dei secondi sono piuttosto volti verso<br />

l’interno e raccolgono in loro, come in uno specchio, il<br />

mondo esterno 54 . Per una sorta di paradosso le stesse<br />

motivazioni – civiche, commemorative, razionalmente<br />

cognitive – che avevano permesso nel Trecento di elaborare<br />

gli strumenti atti a creare il <strong>ritratto</strong> moderno<br />

hanno costituito in seguito – ma solo temporaneamente<br />

– un limite allo sviluppo <strong>del</strong> «genere».<br />

Di privilegi assai maggiori che a Firenze l’artista poté<br />

godere <strong>nella</strong> seconda metà <strong>del</strong> Quattrocento nelle corti,<br />

e specialmente a Urbino, Ferrara, Mantova e Milano. I<br />

compiti demandati all’artista erano diversi, diverso il<br />

valore <strong>del</strong>le immagini, come diversa ne era la fruizione.<br />

Certi schemi e certe formule sono meno coercitivi e<br />

sarà a Milano che Leonardo giungerà a esternare e a realizzare<br />

al massimo le potenzialità espressive <strong>del</strong> <strong>ritratto</strong>.<br />

Ancora diverso il caso di Venezia. Parte di qui, dalla<br />

«degna et salsa riva», Jacopo Bellini per vincere il certame<br />

estense contro un agguerrito pittore di corte. <strong>Il</strong><br />

figlio di Jacopo, Gentile, fatto conte palatino probabilmente<br />

per meriti ritrattistici nel 1469 all’occasione <strong>del</strong><br />

passaggio per Venezia <strong>del</strong>l’imperatore Federico III, sarà,<br />

come è noto, addirittura inviato a Costantinopoli quando<br />

il sultano, dopo la pace <strong>del</strong> 1479, chiederà alla Serenissima<br />

un pittore abile nel fare i ritratti. La situazione<br />

veneziana differisce sia da quella fiorentina che da quella<br />

<strong>del</strong>le corti. Se da una parte il ruolo riservato all’immagine<br />

dogale l’avvicina alla particolare estetica «che i<br />

melanesi accampa», dall’altra i grandi teleri <strong>del</strong>le scuole,<br />

dalla duplice funzione civile e religiosa, sono gli equivalenti<br />

dei cicli murali fiorentini. Prima ancora che la<br />

pace col turco fosse conclusa e che Gentile, sedicente<br />

ambasciatore <strong>del</strong>la ritrattistica occidentale, ma in realtà,<br />

come ha ben visto il Longhi, superbo e arcaico profila-<br />

Storia <strong>del</strong>l’arte Einaudi 24


Enrico Castelnuovo - <strong>Il</strong> <strong>significato</strong> <strong>del</strong> <strong>ritratto</strong> <strong>pittorico</strong> <strong>nella</strong> <strong>società</strong><br />

tore orientale, partisse per Costantinopoli, a Venezia era<br />

accaduto qualcosa di molto importante per la storia <strong>del</strong><br />

<strong>ritratto</strong> quattrocentesco: l’arrivo di Antonello da Messina.<br />

È, quello di Antonello, il caso eccelso di un incontro<br />

a suo modo unico nel secolo e che produce i piú alti<br />

risultati. Un pittore formatosi nel Mezzogiorno aragonese<br />

cosí aperto alle suggestioni nordiche, educato a<br />

comprendere il valore non civile, celebrativo, generalizzante,<br />

ma profondamente specifico, cangiante, personale<br />

<strong>del</strong> volto <strong>del</strong>l’uomo, trova nell’esperienza spaziosa<br />

e prospettica dei toscani il modo di conferire un<br />

<strong>significato</strong> solenne, essenziale, eroico all’immagine senza<br />

gravarla col peso <strong>del</strong>la citazione erudita. L’esempio di<br />

Antonello è ripreso, sviluppato, trasformato da Giovanni<br />

Bellini. I ritratti veneziani <strong>del</strong>l’ultimo quarto <strong>del</strong><br />

Quattrocento sono tra i piú alti che conti la pittura<br />

europea contemporanea. Fatti di questo genere, uniti<br />

alla ricca gamma di potenzialità <strong>del</strong>le immagini, aiutano<br />

a comprendere come molto presto certi ritratti veneziani<br />

abbiano perso la loro funzione genealogica, etica o<br />

storica per essere oggetto precipuamente di una fruizione<br />

estetica. È un atteggiamento diverso da quello prevalente<br />

a Firenze o da quello che guidava Paolo Giovio,<br />

l’erudito ispiratore <strong>del</strong> Vasari, nel costituire il suo grande<br />

museo di ritratti. Quando attorno al 1525-30 il patrizio<br />

veneziano Marco Antonio Michiel esplora le collezioni<br />

<strong>del</strong>l’<strong>It</strong>alia settentrionale, annotandone i quadri piú<br />

notevoli non si ferma a ricercare i dati biografici dei<br />

ritrattati, ma ricorda piuttosto in un <strong>ritratto</strong> di Antonello<br />

«la gran forza e vivacità, massime in li occhi» 55 . <strong>Il</strong><br />

passaggio <strong>del</strong> <strong>ritratto</strong> da oggetto di pietas familiare o da<br />

pezza d’appoggio genealogica a oggetto di collezione,<br />

fruibile essenzialmente su piano estetico, era fenomeno<br />

che si era già verificato <strong>nella</strong> Roma classica: e Plinio<br />

aveva duramente criticato chi tappezzava con vecchi<br />

quadri le pinacoteche e teneva care immagini straniere 56 .<br />

Storia <strong>del</strong>l’arte Einaudi 25


Enrico Castelnuovo- <strong>Il</strong> <strong>significato</strong> <strong>del</strong> <strong>ritratto</strong> <strong>pittorico</strong> <strong>nella</strong> <strong>società</strong><br />

È significativo che il fenomeno si ripresenti <strong>nella</strong> Venezia<br />

<strong>del</strong> primo Cinquecento.<br />

Con l’approfondirsi <strong>del</strong>l’osservazione, e <strong>del</strong>la rappresentazione<br />

psicologica, con la modificazione, almeno parziale,<br />

di certi compiti genealogici e civili che avevano marcato<br />

il suo sviluppo, ma che erano in seguito divenuti limiti<br />

gravosi, si conclude un periodo cruciale, vario, ricco di<br />

possibilità e di potenzialità <strong>del</strong>la storia <strong>del</strong> <strong>ritratto</strong>.<br />

Nel frattempo l’auto<strong>ritratto</strong> <strong>del</strong>l’artista, che avevamo<br />

trovato agli inizi di questa vicenda, in quella vita vasariana<br />

di Masaccio dove la problematica <strong>del</strong> <strong>ritratto</strong> ha<br />

avuto una prima completa espressione, ha conosciuto<br />

mutamenti fondamentali di funzione e di <strong>significato</strong>: È<br />

una lunga vicenda, ma quando, nell’anno 1500, all’interno<br />

<strong>del</strong>la Loggia <strong>del</strong> Cambio a Perugia troviamo l’effigie<br />

<strong>del</strong> Perugino in un quadro appeso a uno dei finti<br />

pilastri <strong>del</strong>l’ambiente avvertiamo subito che un passo<br />

importante è stato fatto da quando nell’Adorazione dei<br />

Magi medicea Botticelli sogguardava verso lo spettatore.<br />

L’epigrafe, dettata dal Maturanzio («Pietro Perugino,<br />

egregio pittore, ritrovò la perduta arte <strong>del</strong>la pittura<br />

e la inventò se mai non fosse stata creata») è forse postuma,<br />

ma non fa che tradurre letterariamente, enfatizzandolo,<br />

il messaggio contenuto nell’immagine. L’anno<br />

seguente, 1501, il Pinturicchio dipinge addirittura il<br />

suo <strong>ritratto</strong> come addobbo casalingo su una <strong>del</strong>le pareti<br />

<strong>del</strong>la loggia dove si svolge il sacro episodio <strong>del</strong>l’Annunciazione.<br />

La differenza tra i due casi è stata avvertita<br />

dal Gombrich 57 ?: nel primo il <strong>ritratto</strong> posa su uno<br />

dei pilastri che offrono un inquadramento architettonico<br />

in trompe l’œil agli episodi rappresentati, fuori <strong>del</strong>lo<br />

spazio <strong>del</strong>le scene sacre. Nel secondo l’immagine <strong>del</strong><br />

Pinturicchio fa parte <strong>del</strong> décor familiare, sotto la scansia<br />

<strong>del</strong>la natura morta. «Johannes van Eyck fuit hic», il<br />

ruolo <strong>del</strong>la celebre iscrizione dei coniugi Arnolfini, è qui<br />

svolto dal <strong>ritratto</strong>. L’immagine <strong>del</strong>l’artista è il suo sigil-<br />

Storia <strong>del</strong>l’arte Einaudi 26


Enrico Castelnuovo - <strong>Il</strong> <strong>significato</strong> <strong>del</strong> <strong>ritratto</strong> <strong>pittorico</strong> <strong>nella</strong> <strong>società</strong><br />

lo, attraverso ad essa egli intende prendere definitivamente<br />

possesso <strong>del</strong> suo prodotto, renderlo non piú totalmente<br />

alienabile, e profittare nel tempo stesso <strong>del</strong>la partecipazione<br />

alla scena sacra.<br />

In questi stessi anni Luca Signorelli è a Orvieto alla<br />

cappella di San Brizio. Nella scena <strong>del</strong>la Predicazione <strong>del</strong>l’Anticristo<br />

egli si rappresenta insieme all’iniziatore <strong>del</strong><br />

ciclo, il Beato Angelico. I due personaggi non partecipano<br />

in alcun modo all’avvenimento rappresentato, anzi<br />

se ne distanziano fissando lo spettatore con l’inconfondibile<br />

sguardo <strong>del</strong> ritrattato. La presa di possesso <strong>del</strong>l’opera<br />

qui è diretta, diversa; l’autore non è piú mischiato<br />

agli astanti, ai protagonisti, né accetta di entrare<br />

<strong>nella</strong> scena sotto l’umile aspetto di un oggetto, di un elemento<br />

<strong>del</strong>l’arredamento. Egli è vivo e presente, ma su<br />

un altro piano. La sfragàj impone all’opera il suggello<br />

<strong>del</strong>l’artista e gli permette di distanziarsene: l’opera parlerà<br />

per lui. Rispetto al proprio affresco Signorelli si<br />

mette <strong>nella</strong> posizione di Orazio quando, rivolgendosi al<br />

proprio libro, aveva scritto:<br />

Quando il sole piú tiepido ti avvicinerà maggior numero<br />

di uditori tu dirai loro che sono figlio di un liberto di poca<br />

fortuna e che ho spiegato le ali piú di quanto il mio nido non<br />

lo consentisse. Aggiungi cosí ai miei meriti ciò che toglierai<br />

ai miei natali, racconta che sono stato apprezzato da coloro<br />

che <strong>nella</strong> guerra e <strong>nella</strong> pace sono i primi cittadini, di’ loro<br />

che sono di corpo minuto, bianco prima <strong>del</strong> tempo, amante<br />

<strong>del</strong> sole facile alla collera ma anche rapido a calmarmi. E se<br />

qualcuno per caso ti chiederà la mia età... 58 .<br />

«Tu dirai loro...» L’opera potrà parlare, ma è l’effigie<br />

<strong>del</strong>l’artista che imprime ad essa il suggello <strong>del</strong> creatore.<br />

Divenuta autonoma essa può staccarsi da chi l’ha<br />

dipinta. La scena e il <strong>ritratto</strong> distanti si completano.<br />

L’artista, appartato, contempla il trionfo di Pigmalione.<br />

Storia <strong>del</strong>l’arte Einaudi 27


Enrico Castelnuovo- <strong>Il</strong> <strong>significato</strong> <strong>del</strong> <strong>ritratto</strong> <strong>pittorico</strong> <strong>nella</strong> <strong>società</strong><br />

12 pomponio gaurico, De Sculptura (Firenze 1504), ed. Chastel,<br />

Genève 1971, p. 53.<br />

13 g. vasari, Vite, ed. Della Pergola - Grassi - Previtali, vol. II, Milano<br />

1962, p. 227.<br />

14 Ibid., p. 228.<br />

15 Ibid., p. 232.<br />

16 f. baldinucci, Vocabolario toscano <strong>del</strong>l'arte <strong>del</strong> disegno (1681), in<br />

Opere complete, ed. dei «Classici italiani», vol. III, Milano 1809, p. 98.<br />

17 L'affresco venne eseguito alcuni anni dopo l'avvenimento e vi<br />

furono rappresentati anche dei personaggi che a questo non avevano<br />

partecipato, come Antonio Brancacci, morto nel 1391. Cfr. j. popehennessy,<br />

The Portrait in the Renaissance, New York 1966, p. 5.<br />

18 vasari, Vite, ed. cit, II, p. 231.<br />

19 vasari, Vite, ed. cit., II, p. 233.<br />

20 Una interpretazione in chiave politica contemporanea degli affreschi<br />

<strong>del</strong>la cappella Brancacci quella di p. meller, La cappella Brancacci,<br />

problemi ritrattistici ed iconografici, in «Acropoli», I, 1960-61, pp.<br />

186 sgg., 273 sgg., che vi vede <strong>del</strong>le precise allusioni al conflitto tra<br />

Milano e Firenze e riconosce nei tratti <strong>del</strong> tiranno Teofilo quelli di Gian<br />

Galeazzo Visconti conte di Virtù.<br />

21 g. vasari, Ragionamenti sopra i dipinti da lui eseguiti nel Palazzo<br />

Vecchio di Firenze (le citazioni sono prese dall'edizione pisana <strong>del</strong> 1823,<br />

pp. 91 sg.).<br />

22 id., Vite, ed. cit., II, pp. 506 sgg.<br />

23 l. b. alberti, Della Pittura, libro III, ed. Mallé, Firenze 1950, p.<br />

108. 24 j. lipman, The Florentine Profile Portrait in the Quattrocento, in<br />

«The Art Bulletin», XVIII, 1936, pp. 54 sgg.; r. hatfield, Five Early<br />

Renaissance Portraits, ivi, XLVII, 1965, pp. 315 sgg.; j. mambour, L'évolution<br />

esthétique des profils florentins du '4oo, in «Revue Belge d’Archéologie<br />

et d’Histoire», XXXVIII, 1969 (1971), pp. 43 sgg. Sui<br />

ritratti fiorentini <strong>del</strong> Quattrocento e le loro originarie destinazioni cfr.<br />

anche m. wackernagel, Der Lebensraum des Künstlers in der florentinischen<br />

Renaissance, Leipzig 1938, pp. 176 sgg.<br />

25 d. kocks, Die Stifterdarstellung in der italienischen Malerei des<br />

XIII.-XV. Jahrhunderts, Köln 1971.<br />

26 alberti, Della Pittura, ed. cit., p. 114.<br />

27 Cfr. k. badt, Drei plastischen Arbeiten von Leon Battista Alberti,<br />

in «Mitteilungen des Kunsthistorischen Institutes in Florenz», VIII,<br />

1957-58, pp. 78 sgg.; pope-hennessy, The Portrait cit., p. 66.<br />

28 vespasiano da bisticci, Vite di Uomini illustri, a cura di A. Mai<br />

e A. Bartoli, Firenze 1859, p. 480. Sull'importanza <strong>del</strong> Niccoli per gli<br />

artisti fiorentini suoi contemporanei cfr. r. krautheimer, Lorenzo<br />

Ghiberti, Princeton 1956, passim e in particolare pp. 301 sgg.<br />

Storia <strong>del</strong>l’arte Einaudi 28


Enrico Castelnuovo - <strong>Il</strong> <strong>significato</strong> <strong>del</strong> <strong>ritratto</strong> <strong>pittorico</strong> <strong>nella</strong> <strong>società</strong><br />

29 m. bacci, Piero di Cosimo, Milano 1966, p. 83; pope-hennessy,<br />

The Portrait cit., p. 37.<br />

30 panofsky, Early Netherlandish Painting cit., p. 334.<br />

31 quintiliano, Institutio oratoria X 2.7: «non esset pictura, nisi qua<br />

lineas modo extremas umbrae, quam corpora in sole fecissent, circumscriberet»<br />

(cfr. g. becatti, Arte e Gusto negli scrittori latini, Firenze<br />

1951, pp. 180, 376); plinio, Naturalis Historia XXXV 15; alberti,<br />

Della Pittura, ed. cit., p. 78. Sull'interesse destato dal tema <strong>del</strong>la «nascita<br />

<strong>del</strong>la pittura» Origin of Painting, a problem in the iconography of<br />

Romantic Classicism, in «The Art Bulletin», XXXIX, 1957, pp. 279<br />

sgg. 32 Cfr. becatti, Arte e Gusto cit., p. 18.<br />

33 <strong>Il</strong> testo <strong>del</strong> sonetto è pubblicato da Adolfo Venturi in «Archivio<br />

Veneto», 1885, e nell'edizione <strong>del</strong>le vite vasariane di Gentile e <strong>del</strong><br />

Pisanello. L'originale, dovuto a un «poeta Ulisse», è conservato alla<br />

Biblioteca estense a Ferrara (codice III d 22).<br />

34 m. baxandall, A dialogue on art from the court at Leonello d'Este,<br />

in «Journal of the Warburg and Courtauld Institutes», XXVI, 1963, pp.<br />

321 sgg.; id., Giotto and the Orators, Oxford 1971, pp. 17 sg.<br />

35 r. longhi, La restituzione di un trittico d'arte cremonese circa il 1460<br />

(Bonifacio Bembo), in «Pinacotheca», 2, settembre-ottobre 1928, pp.<br />

79 sgg., ora in Opere complete, vol. IV: Me pinxit e problemi caravaggeschi,<br />

Firenze 1968, pp. 57 sgg.<br />

36 In g. gaye, Carteggio inedito d'artisti, vol. I, Firenze 1839, p. 327.<br />

37 c. gilbert, recensione a pope-hennessy, The Portrait cit., in<br />

«The Burlington Magazine», cx, 1968, pp. 284 sgg.<br />

38 Cfr. i. lavin, in «The Art Quarterly», 1970, pp. 207 sgg.<br />

39 vasari, Vite, ed. cit., III, p. 57 (Vita di Mino da Fiesole).<br />

40 Ibid, p. 233 (Vita <strong>del</strong> Verrocchio).<br />

41 plinio, Naturalis Historia XXXV. Cfr. becatti, Arte e Gusto cit.,<br />

pp. 226 e 404.<br />

42 j. pohl, Die Verwendung des Naturabgusses in der italienischen Porträtplastik<br />

der Renaissance, Würzburg 1938.<br />

43 p. meller, in Studies in Western Art, Acts ot the twentieth international<br />

congress of the history of art, 1961, Princeton 1963, vol. II, pp.<br />

53 sgg.<br />

44 l. b. alberti, De Statua, ed. C. Grayson, Bath 1972, p. 122;<br />

pope-hennessy, The Portrait cit., pp. 72 sgg.<br />

45 <strong>Il</strong> libro di Antonio Billi, ed. Frey, Berlin 1892, pp. 38 sg.<br />

46 vasari, Vite, ed. cit., III, p. 234 (Vita <strong>del</strong> Verrocchio).<br />

47 vasari, Vite, ed. cit., III, p. 197 (Vita <strong>del</strong> Botticelli).<br />

48 mesnil, Quelques documents sur Botticelli, in «Miscellanea d’ar-<br />

te», maggio-giugno 1903.<br />

49 vasari, Vite, ed. cit., III, p. 155 (Vita di Domenico Ghirlandaio).<br />

Storia <strong>del</strong>l’arte Einaudi 29


Enrico Castelnuovo- <strong>Il</strong> <strong>significato</strong> <strong>del</strong> <strong>ritratto</strong> <strong>pittorico</strong> <strong>nella</strong> <strong>società</strong><br />

50 a. warburg, Bildniskunst und florentinisches Bürgertum, Leipzig<br />

1902, p. 14 (trad. it. in La rinascita <strong>del</strong> paganesimo antico, Firenze<br />

1966, p. 121).<br />

51 g. b. cavalcaselle - j. a. crowe, Storia <strong>del</strong>la pittura in <strong>It</strong>alia, vol.<br />

VII, Firenze 1897, pp. 392 sg.<br />

52 vasari, Vite, ed. cit., III, p. 163 (Vita <strong>del</strong> Ghirlandaio).<br />

53 m. wackernagel, Der Lebensraum des Künstlers in der florentinischen<br />

Renaissance, Leipzig 1938; e. gombrich, The Early Medici as<br />

Patrons of Art, in <strong>It</strong>alian Renaissance Studies, a cura di E. F. Jacob, London<br />

1960, pp. 303 sg., poi ripubblicato in Norm and Form, Edinburgh<br />

1966, pp. 35 sgg. (trad. it. Torino 1972).<br />

54 vasari, Vite, ed. cit., III, p. 163 (Vita <strong>del</strong> Ghirlandaio).<br />

55 a. riegi, Das holländische Gruppenporträit, Wien 1931.<br />

56 m. e. michiel, Notizie d'opere <strong>del</strong> disegno, ed. Frimmel, in «Quellenschriften<br />

für Kunstgeschichte und Kunsttechnik des Mittelalters<br />

und der Neue Zeit», n. s., i, Wien 1888, p. 80.<br />

57 plinio, Naturalis Historia XXXV 4. Cfr. becatti; Arte e Gusto<br />

cit., pp. 225 e 404.<br />

58 e. gombrich, Tradition and Expression in Western Still Life, in<br />

Meditations on a Hobby Horse, London 1963, p. 102 (trad. it. A cavallo<br />

di un manico di scopa, Torino 1971, p. 155); e. benkard, Das Selbstbildnis<br />

vom 15. bis zum Beginn des 18. Jhdts., Berlin 1927, pp. XVIII<br />

sgg. 59 orazio, Epistola XX.<br />

Storia <strong>del</strong>l’arte Einaudi 30

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