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Agostino di Duccio Algardi, Alessandro Storia dell'arte ... - Artleo.It

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A<br />

<strong>Agostino</strong> <strong>di</strong> <strong>Duccio</strong><br />

Firenze 1418 - Perugia 1481<br />

Scultore italiano<br />

L’artista, nato a Firenze, nel 1441 fu esiliato per furto,<br />

pertanto operò quasi sempre fuori dalla sua città <strong>di</strong> origine.<br />

Nel 1442 esegue le Storie <strong>di</strong> San Giminiano, per il<br />

Duomo <strong>di</strong> Modena, dove si mostra influenzato da Michelozzo.<br />

Nel 1446 è a Venezia, dove può conoscere gli esempi<br />

della scultura tardogotica locale.<br />

Il suo capolavoro è la decorazione del Tempio Malatestiano<br />

<strong>di</strong> Rimini, eseguita tra il 1449 e il 1455. In quest’opera<br />

il suo stile è ormai maturo, le forme sono risolte in puri<br />

ritmi lineari e il tono generale è quello paganeggiante della<br />

corte <strong>di</strong> Sigismondo Pandolfo Malatesta. La tendenza al<br />

decorativismo si accentua nella facciata marmorea della<br />

Chiesa <strong>di</strong> San Bernar<strong>di</strong>no a Perugia, realizzata tra il 1457<br />

e il 1461. Meno significative le ultime opere, eseguite nel<br />

corso degli anni Settanta.<br />

Algar<strong>di</strong>, <strong>Alessandro</strong><br />

Bologna 1595 - Roma 1654<br />

Scultore italiano<br />

Nato a Bologna, l’Algar<strong>di</strong> si formò inizialmente all’Accademia<br />

<strong>di</strong> Ludovico Carracci e stu<strong>di</strong>ò scultura con Giulio<br />

Cesare Conventi. Dopo aver trascorso qualche anno a<br />

Mantova, giunse nel 1625 a Roma. Qui, grazie alle raccomandazioni<br />

del Duca <strong>di</strong> Mantova entrò subito in contatto<br />

con il car<strong>di</strong>nale Ludovico Ludovisi, bolognese anch’egli e<br />

proprietario <strong>di</strong> una ricca collezione <strong>di</strong> statuaria antica. Fu<br />

il car<strong>di</strong>nale a commissionargli il restauro <strong>di</strong> alcune sculture<br />

<strong>Storia</strong> dell’arte Einau<strong>di</strong>


mentre, le prime committenze <strong>di</strong> rilievo, gli giunsero grazie<br />

ai contatti con l’amico Domenichino. Lo scultore lavorò<br />

a fianco dell’ormai famoso concitta<strong>di</strong>no nella Cappella<br />

Ban<strong>di</strong>ni in San Silvestro al Quirinale, dove eseguì le statue<br />

<strong>di</strong> Maria Maddalena e San Giovanni Evangelista (c.<br />

1628). L’affermazione dell’Algar<strong>di</strong> in Roma progredì assai<br />

lentamente. Nel 1640, ormai quarantenne, <strong>di</strong>venne Principe<br />

dell’Accademia <strong>di</strong> San Luca e gli furono affidati i primi<br />

gran<strong>di</strong> incarichi: la tomba <strong>di</strong> Papa Leone XI in San Pietro<br />

e la statua <strong>di</strong> San Filippo Neri e l’angelo per la sagrestia <strong>di</strong><br />

Santa Maria in Vallicella. L’elezione al soglio pontificio <strong>di</strong><br />

Innocenzo X nel 1644 segnò la definitiva affermazione<br />

dell’artista, impegnato, negli anni successivi, sia come<br />

scultore che come architetto. In questo ambito sopraintese<br />

alla costruzione e alla decorazione della villa <strong>di</strong> Belrespiro,<br />

presso porta San Pancrazio (1644-52), per il car<strong>di</strong>nale Camillo<br />

Pamphilj. Maggiori furono però gli impegni in scultura;<br />

gli anni del pontificato Panfilj coincisero con l’esecuzione<br />

del rilievo con l’Incontro tra Leone I e Attila per la<br />

Cappella della Colonna in San Pietro (1646-53), della Statua<br />

<strong>di</strong> Innocenzo X, in bronzo, oggi nel Palazzo dei Conservatori<br />

(1645-50), del Martirio <strong>di</strong> San Paolo per la chiesa<br />

<strong>di</strong> San Paolo a Bologna (1647) e delle numerose serie <strong>di</strong><br />

busti ritratto, tra cui spicca il Busto <strong>di</strong> Olimpia Maidolchini<br />

Pamphilj (c. 1646) della Galleria Doria a Roma.<br />

Ammannati, Bartolomeo<br />

Settignano 1511 - Firenze 1592<br />

Scultore e architetto italiano<br />

Nacque a Settignano, presso Firenze, nel 1511. Compì il<br />

proprio appren<strong>di</strong>stato artistico nella bottega del fiorentino<br />

Baccio Ban<strong>di</strong>nelli e in seguito si recò a Venezia, dove nel<br />

1540 collaborò con Jacopo Sansovino alla decorazione della<br />

Libreria Marciana. Nello stesso periodo fu operoso anche<br />

a Firenze. Qui scolpì il gruppo marmoreo della Vittoria,<br />

in origine destinato al monumento Nari per la chiesa<br />

della Santissima Annunziata (ora al Museo del Bargello).<br />

Nel 1550 si spostò a Roma, introdotto da Giorgio Vasari<br />

alla corte <strong>di</strong> Papa Giulio III. Lo stesso anno sposò a Urbino<br />

la poetessa Laura Battiferri, della quale Agnolo Bronzino<br />

eseguì il noto ritratto. Tornato a Firenze nel 1555,<br />

l’Ammannati <strong>di</strong>ventò scultore e architetto ufficiale della<br />

corte dei Me<strong>di</strong>ci. Egli partecipò, così, alla celebrazione del<br />

potere <strong>di</strong> Cosimo I, che intendeva affermare il proprio<br />

<strong>Storia</strong> dell’arte Einau<strong>di</strong>


uolo ufficiale <strong>di</strong> sovrano del granducato anche attraverso<br />

la realizzazione <strong>di</strong> opere a destinazione pubblica.<br />

Per Palazzo Vecchio progettò una fontana, con le personificazioni<br />

<strong>di</strong> Arno, Arbia e Terra, ora smembrata e conservata<br />

al Museo del Bargello. Per il grande bacino d’acqua<br />

della Villa Me<strong>di</strong>cea <strong>di</strong> Castello, poco fuori Firenze, eseguì<br />

la colossale statua dell’Appennino, nota anche come Gennaio.<br />

Sempre per Cosimo I realizzò la grande e ben nota<br />

Fontana del Nettuno, posta in Piazza della Signoria, davanti<br />

all’omonimo Palazzo, <strong>di</strong>mora granducale. Domina al<br />

centro della vasca la gigantesca figura del <strong>di</strong>o marino, in<br />

marmo bianco, chiamato dai fiorentini il «Biancone».<br />

L’attività <strong>di</strong> archietto <strong>di</strong> Bartolomeo Ammannati annovera<br />

la progettazione <strong>di</strong> molti palazzi fiorentini fra cui Palazzo<br />

Giugni e Palazzo Ramirez Montalvo.<br />

Andrea Pisano<br />

Pontedera 1290 ca. - Orvieto dopo il 1348<br />

Scultore italiano<br />

Figlio <strong>di</strong> Ser Ugolino <strong>di</strong> Nino, notaio <strong>di</strong> Pisa, lo scultore<br />

Andrea Pisano è noto anche con il nome <strong>di</strong> Andrea da<br />

Pontedera. Le prime notizie sicure riguardano l’esecuzione<br />

della porta bronzea del Battistero <strong>di</strong> Firenze, firmata dall’artista<br />

e datata 1330; contrariamente alla consuetu<strong>di</strong>ne,<br />

questa data si riferisce all’inizio dei lavori, terminati nel<br />

1336 e condotti con l’ausilio <strong>di</strong> vari collaboratori. Alla<br />

morte <strong>di</strong> Giotto, nel 1337, venne affidato ad Andrea il<br />

ruolo <strong>di</strong> Capomastro dell’Opera del Duomo, carica che lo<br />

portò ad occuparsi soprattutto della continuazione del<br />

Campanile avviato da Giotto. Lo scultore eseguì le formelle<br />

raffiguranti le Storie della Genesi, le Arti meccaniche,<br />

forse su <strong>di</strong>segno <strong>di</strong> Giotto, ed inoltre quelle con le Virtù, i<br />

Pianeti, le Arti Liberali e i Sacramenti. Dopo la caduta del<br />

signore <strong>di</strong> Firenze Gualtieri <strong>di</strong> Brienne, cacciato dalla città<br />

nel 1343, Andrea si recò probabilmente a Pisa, dove eseguì<br />

con l’aiuto della bottega la tomba del vescovo Saltarelli<br />

nella chiesa <strong>di</strong> Santa Caterina. Nel 1347-48 lo scultore è<br />

documentato a Orvieto, come responsabile del cantiere<br />

della Cattedrale e impegnato soprattutto nel restauro della<br />

facciata. Per decorare uno dei portali laterali, Andrea si<br />

fece inviare dalla sua bottega <strong>di</strong> Pisa un gruppo marmoreo<br />

raffigurante la Madonna e due angeli, conservato ora nel<br />

Museo dell’Opera del Duomo <strong>di</strong> Orvieto. Nel 1349 il ruolo<br />

<strong>di</strong> capomastro della Cattedrale fu affidato al figlio <strong>di</strong><br />

<strong>Storia</strong> dell’arte Einau<strong>di</strong>


Andrea, Nino Pisano; non è noto se l’incarico fu dovuto<br />

alla morte del padre oppure al suo ritorno in Toscana. Potrebbero<br />

infatti essere riferite all’ultima attività <strong>di</strong> Andrea<br />

le due bellissime Madonne marmoree scolpite per la chiesa<br />

<strong>di</strong> Santa Maria della Spina a Pisa. Sepolto nella Cattedrale<br />

<strong>di</strong> Firenze, lo scultore era sicuramente già morto nel 1358.<br />

Antelami, Benedetto<br />

1150 ca. - 1230<br />

Scultore e architetto italiano<br />

Attivo fra il 1170 e il 1220, Benedetto Antelami faceva<br />

parte probabilmente <strong>di</strong> quei costruttori provenienti dalla<br />

valle d’Intelvi noti con il nome <strong>di</strong> «magistri Antelami»,<br />

derivato dalla loro provenienza. Formatosi in Francia, fra<br />

la Provenza e l’Ile de France, la mano dell’artista è stata<br />

riconosciuta in alcuni capitelli del chiostro <strong>di</strong> San Trophime<br />

ad Arles, eseguiti intorno al 1165-70. Giunto in <strong>It</strong>alia,<br />

il maestro fu attivo in varie regioni dell’<strong>It</strong>alia settentrionale.<br />

A Parma si occupò inizialmente della sistemazione del<br />

coro della Cattedrale, lavoro del quale rimangono oggi la<br />

cattedra espiscopale e un rilevo con la Deposizione datato<br />

1178, già parte <strong>di</strong> un pulpito quadrangolare. Fra il 1170 e<br />

il 1190 Benedetto Antelami fu anche impegnato nella costruzione<br />

del Duomo <strong>di</strong> Borgo San Donnino, l’attuale Fidenza,<br />

eseguendo i rilievi della facciata, rimasta incompiuta.<br />

Dal 1196 il maestro fu responsabile della costruzione e<br />

della decorazione del Battistero <strong>di</strong> Parma, per il quale realizzò<br />

gli splen<strong>di</strong><strong>di</strong> rilievi policromi dei portali e la decorazione<br />

interna costituita da sculture <strong>di</strong> tema religioso e profano,<br />

quali la raffigurazione dei Mesi e delle Stagioni. All’artista<br />

sono stati riferiti talvolta anche il progetto per la<br />

chiesa <strong>di</strong> Sant’Andrea a Vercelli, la prima chiesa gotica<br />

italiana ispirata a modelli francesi, e due sculture <strong>di</strong> leoni<br />

nella chiesa <strong>di</strong> San Lorenzo a Genova, parte <strong>di</strong> un perduto<br />

pulpito.<br />

Arnolfo <strong>di</strong> Cambio<br />

Colle Val d’Elsa 1245 ca. - Firenze 1302<br />

Archietto e scultore italiano<br />

Nativo <strong>di</strong> Colle Val d’Elsa, Arnolfo <strong>di</strong> Cambio è documentato<br />

fra il 1265 e il 1267 nella bottega <strong>di</strong> Nicola Pisano, con la<br />

quale probabilmente partecipò all’esecuzione dell’Arca <strong>di</strong><br />

San Domenico nell’omonima chiesa <strong>di</strong> Bologna. Le aperture<br />

verso il gotico transalpino che caratterizzano soprattutto le<br />

<strong>Storia</strong> dell’arte Einau<strong>di</strong>


invenzioni architettoniche <strong>di</strong> Arnolfo hanno tuttavia indotto<br />

ad ipotizzare anche una possibile formazione nel cantiere cistercense<br />

della chiesa <strong>di</strong> San Galgano, in provincia <strong>di</strong> Siena.<br />

Alla fine degli anni Settanta il pittore si trasferì in Umbria<br />

dove nel 1281 eseguì la Fontana Minore <strong>di</strong> Perugia, oggi<br />

smembrata. Di questo lavoro si conservano nella Galleria<br />

Nazionale alcuni frammenti che rappresentano figure <strong>di</strong><br />

Paralitici, noti convenzionalmente con il nome <strong>di</strong> Assetati.<br />

È probabile che Arnolfo sia giunto a Perugia con la bottega<br />

<strong>di</strong> Nicola e Giovanni Pisano, ai quali nel 1278 era stata<br />

commissionata l’esecuzione della Fontana Maggiore. Ad<br />

Orvieto, nella chiesa <strong>di</strong> San Domenico, Arnolfo eseguì la<br />

tomba del Car<strong>di</strong>nale De Braye, morto nel 1282. Le singole<br />

parti del monumento, composto originariamente da una<br />

struttura architettonica e da alcune sculture, furono probabilmente<br />

inviate da Roma dove l’artista si era recato all’inizio<br />

degli anni Ottanta chiamato dal re Carlo d’Angiò. Per<br />

quest’ultimo Arnolfo eseguì un grande ritratto marmoreo,<br />

parte <strong>di</strong> un monumento celebrativo oggi perduto. Contemporaneamente<br />

lo scultore ricevette importanti commissioni<br />

anche dalla chiesa romana; per Bonifacio VIII, papa fra il<br />

1294 e il 1303, eseguì il monumento sepolcrale, conservato<br />

ancora in parte nelle Grotte Vaticane. Rispettivamente nelle<br />

chiese <strong>di</strong> San Paolo fuori le Mura e in Santa Cecilia in<br />

Trastevere realizzò due cibori, il secondo dei quali firmato<br />

e datato 1293. La feconda attività romana è testimoniata<br />

anche dai frammenti del monumento Annibal<strong>di</strong> nella chiesa<br />

<strong>di</strong> San Giovanni in Laterano e dal Presepe per la Chiesa<br />

<strong>di</strong> Santa Maria Maggiore, probabilmente commissionato<br />

dal papa francescano Niccolò IV. Alla fine degli anni Novanta<br />

Arnolfo rientrò a Firenze dove gli venne affidato il<br />

progetto per la cattedrale <strong>di</strong> Santa Maria del Fiore, fondata<br />

nel 1296. L’artista eseguì anche alcuni gruppi scultorei per<br />

la decorazione della facciata, conservati nel locale Museo<br />

dell’Opera del Duomo. All’artista, scomparso fra il 1302 e<br />

il 1310, sono tra<strong>di</strong>zionalmente attribuiti anche i progetti<br />

architettonici della chiesa <strong>di</strong> Santa Croce e del Palazzo dei<br />

Priori, meglio noto come Palazzo Vecchio.<br />

Arp, Hans<br />

Strasburgo 1887 - Basilea 1966<br />

Pittore e scultore tedesco<br />

Dopo aver stu<strong>di</strong>ato pittura alla Scuola d’arte <strong>di</strong> Weimar<br />

(1905) e poi all’Académie Julian a Parigi (1908), Arp si<br />

<strong>Storia</strong> dell’arte Einau<strong>di</strong>


trasferisce in Svizzera, a Weggis, un villaggio sulle rive del<br />

lago dei Quattro Cantoni. Qui incontra altri pittori, con i<br />

quali fonda nel 1911 il «Moderne Bund». A questi si aggiungono<br />

altri importanti incontri: nel 1912 conosce a<br />

Monaco Kan<strong>di</strong>nskij e partecipa alla celebre mostra del<br />

«Blaue Reiter», in seguito entra in contatto a Parigi con<br />

Delaunay, Mo<strong>di</strong>gliani, Picasso ed Apollinaire e a Colonia<br />

con Max Ernst. Nel 1915 si rifugia in Svizzera e <strong>di</strong>pinge<br />

le sue prime opere astratte, ottenute dall’intersecarsi <strong>di</strong><br />

elementi rettilinei e piani cromatici. Inizia poi a frequentare<br />

il Cabaret Voltaire <strong>di</strong> Zurigo e <strong>di</strong>venta uno dei promotori<br />

ed animatori del movimento dada, sperimentando i<br />

suoi primi rilievi policromi, e spregiu<strong>di</strong>cate composizioni<br />

<strong>di</strong> oggetti. La sua opera si affida spesso al caso, inventa un<br />

linguaggio astratto, popolato <strong>di</strong> forme colorate ritagliate<br />

nel legno o nella pietra e sovrapposte a comporre rilievi<br />

policromi che non hanno alcun riferimento naturalistico<br />

ma che risultano apparentemente del tutto «naturali». A<br />

Zurigo collabora a svariate iniziative dadaiste, fondando<br />

con Janco l’«Association des Artistes Révolutionnaires»,<br />

organizzando con Ernst e Baargeld il gruppo <strong>di</strong> Colonia,<br />

creando il «Fotogaga», stringendo rapporti a Berlino con<br />

El Lissitskij e Schwitters.<br />

Nel 1925 partecipa alla prima collettiva surrealista presso<br />

la galleria Pierre <strong>di</strong> Parigi.<br />

Nei due anni successivi lavora con la moglie Sophie Taeuber<br />

e l’architetto Theo Van Doesburg alla decorazione del<br />

café-dansant L’Aubette a Strasburgo, per poi aderire ai<br />

gruppi d’avanguar<strong>di</strong>a Cercle e Carré e Abstraction-Création<br />

realizzando, a partire dal 1930, sculture a tutto tondo,<br />

cui dà forme vagamente organiche e papiers déchirés<br />

(carta su carta strappata a mano). Nel dopoguerra lavora<br />

in America a importanti opere pubbliche. Nel 1954 il Premio<br />

internazionale per la scultura assegnatogli alla Biennale<br />

<strong>di</strong> Venezia ne ha segnato la definitiva consacrazione.<br />

<strong>Storia</strong> dell’arte Einau<strong>di</strong>


B<br />

Ban<strong>di</strong>nelli, Baccio<br />

Firenze 1493 - 1560<br />

Scultore e pittore italiano<br />

Il Ban<strong>di</strong>nelli si formò come scultore presso il fiorentino<br />

Giovan Francesco Rustici, nel clima del manierismo fiorentino<br />

elaborato sulle opere lasciate nella città da Michelangelo,<br />

Leonardo e Raffaello. Come tutti gli scultori attivi<br />

a Firenze intorno alla metà del secolo (Ammannati,<br />

Giambologna, ecc.) subì il fascino della scultura <strong>di</strong> Michelangelo<br />

e in particolar modo del David. Questa gigantesca<br />

statua collocata in Piazza della Signoria <strong>di</strong>venne un modello<br />

<strong>di</strong> espressione eroica della figura umana, riproposto da<br />

Ban<strong>di</strong>nelli nell’Ercole e Caco scolpito nel 1534 e collocato<br />

nella medesima piazza: la scultura denota un’interpretazione<br />

superficiale e retorica del linguaggio michelangiolesco.<br />

Molto più autonomo il Ban<strong>di</strong>nelli fu in altre sculture, come<br />

i rilievi del coro <strong>di</strong> Santa Maria del Fiore, dove interpretò<br />

in chiave quasi astratta lo stile del Buonarroti. Come<br />

ritrattista <strong>di</strong> corte Ban<strong>di</strong>nelli scolpì inoltre un Busto e una<br />

Statua <strong>di</strong> Cosimo I.<br />

Barye, Antoine<br />

Parigi 1795 - 1875<br />

Scultore francese<br />

Antoine Barye si colloca tra i principali protagonisti della<br />

statuaria francese del XIX secolo. A quin<strong>di</strong>ci anni iniziò il<br />

suo appren<strong>di</strong>stato presso un incisore <strong>di</strong> metalli, in<strong>di</strong>rizzandosi<br />

solo in seguito verso la scultura. Desideroso <strong>di</strong> apprendere<br />

il <strong>di</strong>segno, l’anno seguente entrò nello stu<strong>di</strong>o <strong>di</strong><br />

Gros. Fu uno dei massimi scultori del XIX secolo, ma non<br />

<strong>Storia</strong> dell’arte Einau<strong>di</strong>


va trascurata la sua attività <strong>di</strong> pittore, o meglio <strong>di</strong> acquerellista.<br />

I suoi acquerelli rappresentanti animali sono conservati<br />

al Louvre e all’epoca riscossero il favore del pubblico<br />

ancor prima delle sue sculture. Il debutto come scultore<br />

avvenne al Salon del 1827 con dei semplici busti-ritratto.<br />

Nel 1831, attirò l’attenzione della critica con le opere San<br />

Sebastiano e Tigre che <strong>di</strong>vora una preda, al Louvre. In seguito,<br />

si de<strong>di</strong>cò prevalentemente ai bronzetti <strong>di</strong> piccolo<br />

formato, raffiguranti animali esotici spesso impegnati in<br />

lotte e temi mitologici. Alcuni bronzetti <strong>di</strong>vennero modelli<br />

per sculture monumentali; il Leone con il serpente del<br />

Louvre fu realizzato nel 1855 in grande formato per essere<br />

collocato alle Tuileries. Espresse una grande abilità artistica<br />

anche nelle sculture <strong>di</strong> figure, quali ad esempio Teseo e<br />

il Minotauro del Louvre e le Tre Grazie, Giunone, Santa<br />

Clotilde e Napoleone I. Le sue opere <strong>di</strong>mostrano una grande<br />

attrazione nei confronti dell’arte assira e dell’antica<br />

Grecia.<br />

Bartolini, Lorenzo<br />

Prato 1777 - Firenze 1850<br />

Scultore italiano<br />

Di umili origini, Bartolini nacque a Savignano presso Prato.<br />

Nel 1795 lavorò in alcuni laboratori <strong>di</strong> alabastrai a Firenze<br />

e a Volterra, dove ebbe modo <strong>di</strong> conoscere le incisioni<br />

<strong>di</strong> Flaxman. Tornato a Firenze fu ammesso all’Accademia<br />

<strong>di</strong> Belle Arti. Nel 1799 si arruola come <strong>di</strong>segnatore<br />

al seguito <strong>di</strong> un generale francese, col quale si reca a Parigi.<br />

Grazie all’interessamento <strong>di</strong> Elisa Baciocchi, sorella <strong>di</strong><br />

Napoleone, riesce ad entrare nello stu<strong>di</strong>o <strong>di</strong> David dove<br />

conosce il giovane Ingres. Nel 1802 partecipa al Prix de<br />

Rome giungendo secondo. Tra il 1805 e il 1807 lavora al<br />

Busto <strong>di</strong> Napoleone (Parigi, Louvre) e al bassorilievo con<br />

la Battaglia <strong>di</strong> Austerlitz per la colonna <strong>di</strong> Place Vendôme.<br />

Nel 1807 è nominato dalla Baciocchi professore <strong>di</strong> Scultura<br />

all’Accademia <strong>di</strong> Carrara. In questo periodo realizza la<br />

statua monumentale <strong>di</strong> Napoleone (Bastia, corso San Nicola)<br />

e il ritratto <strong>di</strong> Madame Eynard Lullin (Ginevra, Palazzo<br />

Eynard). Nel 1814 in seguito alla caduta <strong>di</strong> Napoleone,<br />

molte delle sue opere vengono <strong>di</strong>strutte. Torna a Firenze<br />

dove, dopo un periodo <strong>di</strong> <strong>di</strong>fficoltà anche economica,<br />

ha inizio la sua attività più feconda. Del 1818 è L’Ammostatore<br />

e del 1824 La Carità educatrice, acquistata dal<br />

Granduca <strong>di</strong> Toscana. Nel 1820 ospita Ingres, che sog-<br />

<strong>Storia</strong> dell’arte Einau<strong>di</strong>


giorna a Firenze fino al 1824. Nel 1830 riceve la commissione<br />

per il monumento Demidoff, portato a termine dall’allievo<br />

Pasquale Romanelli, e nel 1835, su commissione<br />

<strong>di</strong> Rosa Trivulzio, esegue la celebratissima Fiducia in Dio<br />

(Milano, Museo Pol<strong>di</strong> Pezzoli). Dal 1837 al 1844 lavora al<br />

monumento funebre della principessa Sofia Zamoyska<br />

Czartoryska (Firenze, Santa Croce). Nel 1839 ottiene la<br />

cattedra <strong>di</strong> Scultura all’Accademia <strong>di</strong> Firenze. Dei suoi ultimi<br />

anni sono il monumento Niepper (Parma, chiesa della<br />

Steccata), il monumento a Leon Battista Alberti (Firenze,<br />

Santa Croce) e la Ninfa dello scorpione (San Pietroburgo,<br />

Museo dell’Ermitage) esposta nel 1845 al Salon <strong>di</strong> Parigi<br />

dove fu molto ammirata da Baudelaire.<br />

Benedetto da Maiano<br />

Maiano, Firenze 1442 - Firenze 1497<br />

Architetto e scultore italiano<br />

La sua opera architettonica prende le mosse dall’esempio<br />

brunelleschiano per elaborare uno stile rigoroso ed equilibrato,<br />

come si può notare nel Palazzo Strozzi <strong>di</strong> Firenze<br />

(1487), dove collabora con Simone del Pollaiolo detto il<br />

Cronaca, e nel Portico <strong>di</strong> Santa Maria delle Grazie ad<br />

Arezzo. Come scultore lavorò spesso in società col fratello<br />

Giuliano, ma ricercò uno stile personale caratterizzato da<br />

un pronunciato plasticismo e da un gusto per effetti pittorici<br />

e per la resa particolareggiata dei dettagli. Si cimentò<br />

prevalentemente nelle tecniche della scultura in marmo e<br />

della scultura lignea, impegnandosi anche nell’intaglio. Tra<br />

le sue opere scultoree più significative si possono ricordare:<br />

il Ritratto <strong>di</strong> Pietro Mellini (1474), il pulpito <strong>di</strong> Santa Croce<br />

(1472-75), la porta intarsiata della Sala dei Gigli in Palazzo<br />

Vecchio, due lunette per la Basilica della Santa Casa<br />

<strong>di</strong> Loreto (1484-87), la tomba <strong>di</strong> Filippo Strozzi, nell’omonima<br />

cappella in Santa Maria Novella a Firenze.<br />

Bernini, Gian Lorenzo<br />

Napoli 1598 - Roma 1680<br />

Scultore e architetto italiano<br />

Gian Lorenzo Bernini nacque a Napoli da Pietro, scultore<br />

toscano attivo in quel momento alla Certosa <strong>di</strong> San Martino,<br />

e attorno al 1605 si trasferì con la famiglia a Roma.<br />

Nell’arco della sua lunga vita lasciò la città solo nel 1665,<br />

all’apice della fama, perché chiamato da Luigi XIV a Parigi.<br />

Compì la sua formazione artistica nella bottega del pa-<br />

<strong>Storia</strong> dell’arte Einau<strong>di</strong>


dre, e<strong>di</strong>candosi allo stu<strong>di</strong>o dei gran<strong>di</strong> maestri del Cinquecento<br />

e della statuaria antica, in particolare dei modelli ellenistici.<br />

L’artista rivelò il suo precoce talento nei gruppi<br />

marmorei Enea e Anchise, il Ratto <strong>di</strong> Proserpina, David,<br />

Apollo e Dafne, eseguiti su commissione del car<strong>di</strong>nale Scipione<br />

Borghese tra il 1619 e il 1625. Lo scultore rimase al<br />

servizio del Car<strong>di</strong>nale fino al 1624.<br />

L’ascesa al soglio pontificio <strong>di</strong> Urbano VIII Barberini assicurò<br />

a Bernini un posto <strong>di</strong> rilievo nella vita artistica romana.<br />

Nel 1629 fu eletto architetto <strong>di</strong> San Pietro. La sua attività<br />

nella Basilica, iniziata nel 1624 con la commissione<br />

del Baldacchino, lo occupò dagli anni Trenta fino alla morte.<br />

Per San Pietro Bernini eseguì la tomba <strong>di</strong> Urbano VIII<br />

(1639-47), la statua equestre <strong>di</strong> Costantino (1654-68), il<br />

San Longino (1629-38), la scenografica Scala Regia (1663-<br />

66) oltre alla spettacolare Cattedra (1656-66) e al colonnato<br />

antistante la basilica (1656-1667). Importanti opere architettoniche<br />

dell’artista sono il palazzo <strong>di</strong> Montecitorio<br />

(1650-55), la chiesa <strong>di</strong> Sant’Andrea al Quirinale (1658-<br />

70), e i progetti commissionati da re Luigi XIV per il palazzo<br />

del Louvre che, però, non vennero realizzati perché<br />

giu<strong>di</strong>cati incompatibili con il gusto classicista e le esigenze<br />

abitative francesi. Al nome <strong>di</strong> Bernini sono associate anche<br />

alcune celebri fontane romane, dalla Fontana dei Fiumi<br />

(1648-51) in piazza Navona a la Fontana del Tritone in<br />

piazza Barberini (1640). Inoltre l’artista eseguì un cospicuo<br />

numero <strong>di</strong> ritratti scultorei tra i quali Scipione Borghese<br />

(1632, Galleria Borghese, Roma) e Costanza Buonarelli<br />

(1635, Museo del Bargello, Firenze). Gran<strong>di</strong> esempi<br />

della spiritualità barocca sono opere come l’Estasi <strong>di</strong> Santa<br />

Teresa (1647-52, Roma, Santa Maria della Vittoria, Cappella<br />

Cornaro) e la beata Ludovica Albertoni (1671-74,<br />

Roma, San Francesco a Ripa).<br />

Bernini, Pietro<br />

Sesto Fiorentino 1562 - Roma 1629<br />

Scultore italiano<br />

Padre <strong>di</strong> Gian Lorenzo, anch’egli scultore fu attivo a Firenze,<br />

sua città natale, a Roma e a Napoli dove risiedette dal<br />

1584 al 1604, quando si trasferì <strong>di</strong> nuovo a Roma. Qui eseguì<br />

rilievi per Santa Maria Maggiore, Sant’Andrea della<br />

Valle e per Villa Borghese e per il parco fantastico <strong>di</strong> Caprarola.<br />

La sua cultura tardomanierista ricevette a Roma,<br />

grazie ai contatti con il Mariani e il Mochi, un nuovo im-<br />

<strong>Storia</strong> dell’arte Einau<strong>di</strong>


pulso. Ne derivò l’enfatizzazione delle torsioni nelle cariati<strong>di</strong><br />

del monumento funebre a Clemente VII nella Cappella<br />

Paolina e il tentativo <strong>di</strong> imprimere moto me<strong>di</strong>ante le vibrazioni<br />

luministiche nel San Giovanni Battista per Sant’Andrea<br />

della Valle. Su questo virtuosistico magistero educò il<br />

figlio. Del 1627-29 è la sua fontana della Barcaccia in piazza<br />

<strong>di</strong> Spagna (da alcuni attribuita a Gian Lorenzo).<br />

Berruguete, Alonso<br />

Paredes de Nava 1486 ca. - Toledo 1561<br />

Pittore e scultore spagnolo<br />

Figlio <strong>di</strong> Pedro, vive per circa un decennio in <strong>It</strong>alia, dove<br />

entra in contatto con i manieristi toscani ed è influenzato<br />

da Michelangelo. Ritornato in Spagna, <strong>di</strong>venta pittore <strong>di</strong><br />

corte <strong>di</strong> Carlo V ma è attivo soprattutto come scultore.<br />

Fonde elementi della cultura italiana con la tendenza realistica<br />

spagnola all’interno <strong>di</strong> uno stile altamente drammatico.<br />

Bertoldo <strong>di</strong> Giovanni<br />

Firenze 1420 ca. - 1491<br />

Scultore e medaglista italiano<br />

Ritenuto da alcuni figlio illegittimo dei Me<strong>di</strong>ci, svolse<br />

una precoce attività presso la bottega <strong>di</strong> Donatello, collaborando<br />

col maestro al basamento della Giu<strong>di</strong>tta e ad altre<br />

sculture. Ben presto entrò a far parte della cerchia <strong>di</strong><br />

Lorenzo il Magnifico, come testimonia la medaglia da lui<br />

eseguita per la congiura dei Pazzi, nel 1478. L’opera <strong>di</strong><br />

Bertoldo è costituita da medaglie, statuette e rilievi in<br />

bronzo tra i quali la Battaglia, la Crocifissione e una<br />

Pietà, conservati al museo del Bargello a Firenze. Ma è<br />

nel settore dei bronzetti che egli offrì il suo massimo contributo.<br />

Bertoldo si esprimeva con un accentuato realismo,<br />

che infondeva in forme mosse da una certa violenza<br />

espressiva e sbalzate in pieno rilievo. Disegnò (senza peraltro<br />

eseguire) il fregio in terracotta invetriata, con l’Esaltazione<br />

<strong>di</strong> Lorenzo de’ Me<strong>di</strong>ci per la villa <strong>di</strong> Poggio a<br />

Caiano, e i do<strong>di</strong>ci rilievi in stucco nel cortile del palazzo<br />

Scala-Gherardesca. Il compito <strong>di</strong> restauratore e precettore<br />

<strong>di</strong> giovani artisti che egli svolse presso il giar<strong>di</strong>no <strong>di</strong><br />

San Marco — una scuola d’arte frequentata anche da Michelangelo<br />

— è testimoniato anche dalla presenza in palazzo<br />

Me<strong>di</strong>ci <strong>di</strong> una stanza a lui destinata, nella quale trascorse<br />

gli ultimi anni della sua vita.<br />

<strong>Storia</strong> dell’arte Einau<strong>di</strong>


Bistolfi, Leonardo<br />

Casale Monferrato 1859 - Torino 1933<br />

Scultore italiano<br />

Compiuti gli stu<strong>di</strong> a Brera, realizza una serie <strong>di</strong> sculture<br />

funerarie <strong>di</strong> stile patetico, simbolista e floreale, dal modellato<br />

morbidamente pittorico (L’angelo della morte, per la<br />

tomba Brayda a Torino, la Sfinge della tomba Pansa a Cuneo,<br />

Il sogno, L’olocausto, La purificazione per cimiteri<br />

della Lombar<strong>di</strong>a e del Piemonte), oltre a lastre a bassorilievo<br />

(Le lacrime, 1902-05, Galleria Civica d’Arte Moderna).<br />

Un moderato verismo si ritrova nelle statue celebrative <strong>di</strong><br />

Lombroso a Verona (1922) e in certi busti, tra cui quello<br />

<strong>di</strong> De Amicis e <strong>di</strong> Giacosa. Bistolfi è anche <strong>di</strong>segnatore<br />

(Manifesto della prima esposizione d’arte decorativa moderna,<br />

Torino) e autore <strong>di</strong> medaglie.<br />

Bonanno Pisano<br />

Pisa, XII secolo<br />

Scultore e architetto italiano<br />

È uno dei principali protagonisti dell’arte romanica in <strong>It</strong>alia,<br />

capace <strong>di</strong> sviluppare un linguaggio originale ed autonomo<br />

basato sulla fusione <strong>di</strong> elementi bizantini, classicheggianti e<br />

oltremontani. A lui si attribuisce tra<strong>di</strong>zionalmente il progetto<br />

e la realizzazione della prima fase dei lavori del Campanile<br />

<strong>di</strong> Pisa. La sua attività <strong>di</strong> scultore fu predominante e lo<br />

portò all’esecuzione della porta reale del Duomo <strong>di</strong> Pisa,<br />

realizzata nel 1180 in bronzo e successivamente <strong>di</strong>strutta<br />

nell’incen<strong>di</strong>o del 1565. Allo stesso giro <strong>di</strong> anni risale la porta<br />

<strong>di</strong> San Ranieri, collocata nel transetto destro del Duomo<br />

<strong>di</strong> Pisa, le cui imposte bronzee narrano in venti formelle i<br />

principali episo<strong>di</strong> della Vita <strong>di</strong> Cristo. Al 1186 risale l’esecuzione<br />

della porta della Cattedrale <strong>di</strong> Monreale, su cui sono<br />

raffigurate Storie del Vecchio e del Nuovo Testamento. L’opera<br />

è firmata da Bonanno civis pisanus e fu probabilmente<br />

realizzata a Pisa nello stesso periodo della porta <strong>di</strong> San Ranieri;<br />

entrambe le opere infatti mostrano una grande coerenza<br />

formale e la stessa facilità narrativa, elementi che <strong>di</strong>mostrano<br />

la raggiunta maturità artistica dello scultore pisano.<br />

Bourdelle, Émile-Antoine<br />

Montauban 1861 - Vésinet 1929<br />

Scultore francese<br />

Ancora molto giovane a Parigi frequentò lo stu<strong>di</strong>o <strong>di</strong> Ro<strong>di</strong>n<br />

<strong>di</strong> cui <strong>di</strong>ventò prima allievo e poi collaboratore. Lo<br />

<strong>Storia</strong> dell’arte Einau<strong>di</strong>


stile del maestro è fortemente ra<strong>di</strong>cato nelle opere iniziali,<br />

caratterizzate dal gusto per il monumentale e dall’esaltazione<br />

idealistica dell’uomo. In seguito Bourdelle si rivolse<br />

ad uno stile più asciutto e serrato, chiaramente ispirato<br />

all’arcaismo greco, come testimonia la statua <strong>di</strong> Ercole<br />

arciere. Nel 1912 lo scultore realizzò tutte le decorazioni,<br />

ad affresco e bassorilievo, del teatro dei Champs-Elysées.<br />

Si de<strong>di</strong>cò inoltre alla creazione <strong>di</strong> monumenti equestri<br />

in stile neo-rinascimentale, e ad una intensa attività<br />

<strong>di</strong> ritrattista.<br />

Bracci, Pietro<br />

Roma 1700-1773<br />

Scultore italiano<br />

Formatosi con Giuseppe Bartolomeo Chiari e sullo stu<strong>di</strong>o<br />

dell’opera <strong>di</strong> Gian Lorenzo Bernini, dal 1725 tenne un<br />

<strong>di</strong>ario nel quale annotò tutte le commissioni ricevute.<br />

Nello stesso anno, già celebre a Roma, ricevette l’incarico<br />

<strong>di</strong> scolpire i ritratti in marmo del car<strong>di</strong>nale Fabrizio Paolucci<br />

e <strong>di</strong> papa Innocenzo XII per la chiesa dei Santi Giovanni<br />

e Paolo. Ancora in memoria del Paolucci realizzò la<br />

lapide funebre in San Marcello al Corso nel 1726. Nel<br />

1730 scolpì due statue a grandezza naturale con San Pietro<br />

Nolasco e San Felice <strong>di</strong> Valois per la Basilica <strong>di</strong> Mafra<br />

in Portogallo.<br />

Si data al 1732 il rilievo raffigurante Sant’Andrea Corsini<br />

che lava i pie<strong>di</strong> ai poveri nella cappella Corsini in San Giovanni<br />

in Laterano e al 1734 il rilievo con San Giovanni<br />

Battista nel portico della stessa basilica. Ricevette importanti<br />

incarichi per la facciata <strong>di</strong> San Giovanni dei Fiorentini<br />

(1734-35) e per la chiesa <strong>di</strong> Santa Maria Maggiore<br />

(1742), a seguito del successo riscosso nel 1734 dal monumento<br />

funebre <strong>di</strong> Benedetto XIII in Santa Maria sopra<br />

Minerva e più tar<strong>di</strong> dal monumento <strong>di</strong> Maria Sobieska in<br />

Vaticano. L’interesse per la scultura classica lo portò ad<br />

occuparsi <strong>di</strong> restauro: lavorò ai rilievi dell’Arco <strong>di</strong> Costantino<br />

e alle statue della collezione del car<strong>di</strong>nale <strong>Alessandro</strong><br />

Albani.<br />

Tra le numerose tombe eseguite nelle chiese <strong>di</strong> Roma si ricordano<br />

quelle del car<strong>di</strong>nale Renato Imperiale in Sant’<strong>Agostino</strong><br />

(1741), <strong>di</strong> Carlo Leopoldo Calcagnini in Sant’Andrea<br />

delle Fratte (1748) e <strong>di</strong> Benedetto XIV in San Pietro<br />

(1769). Dal 1754 al 1758 lavorò alle statue dei santi fondatori<br />

degli or<strong>di</strong>ni religiosi per il colonnato <strong>di</strong> San Pietro,<br />

<strong>Storia</strong> dell’arte Einau<strong>di</strong>


eseguendo San Vincenzo de’ Paoli, il Beato Girolamo<br />

Emiliani e San Norberto. Uno dei suoi lavori più conosciuti<br />

è il gruppo scultoreo centrale della Fontana <strong>di</strong> Trevi,<br />

originariamente commissionato a Giovanni Battista Maini,<br />

ma realizzato dal Bracci e completato nel 1762.<br />

Brancus,i, Constantin<br />

Pes,tis,ani Gorj, Romania 1876 - Parigi 1957<br />

Scultore franco-rumeno<br />

Dopo una formazione svolta all’Accademia <strong>di</strong> Bucarest,<br />

egli lavorò a Vienna e a Monaco prima <strong>di</strong> trasferirsi nel<br />

1904 a Parigi, città nella quale stabilì la sua residenza.<br />

La scultura Il bacio (1908), più volte replicata dall’artista,<br />

segnò la svolta antinaturalistica della sua opera, definendo<br />

forme pure e primor<strong>di</strong>ali, stilizzate entro volumi essenziali<br />

e impersonali, attraverso una sistematica eliminazione <strong>di</strong><br />

ogni accessorio.<br />

Amico <strong>di</strong> Amedeo Mo<strong>di</strong>gliani, nel 1913 egli espose tre<br />

sculture alla mostra dell’Armory Show <strong>di</strong> New York, avviando<br />

nella città statunitense una folta serie <strong>di</strong> mostre<br />

che lo vedranno protagonista più volte nel corso della sua<br />

vita.<br />

Se l’interesse <strong>di</strong> Brancusi per l’arte primitiva e africana è<br />

<strong>di</strong>mostrato da alcune sculture lignee eseguite tra il 1914 ed<br />

il ’18, quali Il Figliol pro<strong>di</strong>go (Philadelphia, Museum of<br />

Art) e Strega (New York, Solomon R. Guggenheim Museum),<br />

dopo la Prima guerra mon<strong>di</strong>ale si accentua nella sua<br />

opera il gusto per l’astrazione formale, sostanziato da un<br />

continuo, approfon<strong>di</strong>to stu<strong>di</strong>o sulla scultura egizia, greca<br />

arcaica e messicana. Tali suggestioni si ritrovano assimilate<br />

in un linguaggio astrattizzante personalissimo.<br />

A ripetuti soggiorni negli Stati Uniti intervallò nel 1937<br />

un ritorno in Romania, dove eseguì alcune sculture per il<br />

giar<strong>di</strong>no pubblico <strong>di</strong> Tirgu Jiu e un viaggio in In<strong>di</strong>a per<br />

progettare un tempio per il maragià <strong>di</strong> Indore. Morì a Parigi<br />

nel 1957.<br />

<strong>Storia</strong> dell’arte Einau<strong>di</strong>


C<br />

Caggiano, Emanuele<br />

Benevento 1837-1905<br />

Scultore italiano<br />

Scultore originario <strong>di</strong> Benevento, stu<strong>di</strong>ò alcuni anni a<br />

Firenze. Intorno al 1860 scolpisce Pane e lavoro (Napoli,<br />

Museo <strong>di</strong> Capo<strong>di</strong>monte) che fu esposto a Parigi e a<br />

Londra. Fu insegnante <strong>di</strong> scultura a Roma e all’Accademia<br />

<strong>di</strong> Napoli. La sua opera più nota è la statua bronzea<br />

della Vittoria che corona il monumento ai caduti<br />

nelle rivoluzioni contro i Borboni (Napoli, Piazza dei<br />

Martiri).<br />

Calcagni, Tiberio<br />

Firenze 1532 - Roma 1565<br />

Scultore italiano<br />

Fiorentino, fu collaboratore e assistente <strong>di</strong> Michelangelo a<br />

Roma, nell’ultimo periodo della vita del maestro, ed ebbe<br />

così la possibilità <strong>di</strong> portare a compimento due delle sue<br />

ultime opere: il Bruto e la Pietà del Museo dell’Opera <strong>di</strong><br />

Firenze. Aiutò il Buonarroti anche nella stesura dei <strong>di</strong>segni<br />

per San Giovanni de’ Fiorentini e ne costruì anche il<br />

modello in argilla. Rimase vicino a Michelangelo fino alla<br />

morte, tenendo costantemente informato il nipote Lionardo<br />

sulla salute dello zio. Nel 1565 curò la ristrutturazione<br />

della chiesa <strong>di</strong> Sant’Angelo in Borgo a Roma, <strong>di</strong> cui però<br />

non rimane traccia, a causa del rinnovamento che ebbe<br />

luogo nel Settecento. Morì a Roma, un anno dopo Michelangelo.<br />

<strong>Storia</strong> dell’arte Einau<strong>di</strong>


Calder, Alexander<br />

Filadelfia 1898 - New York 1976<br />

Scultore americano<br />

Appartenente ad una famiglia <strong>di</strong> scultori, si interessò all’arte<br />

fin da giovanissimo, mostrando però interesse più<br />

per gli «utensili meccanici che per la creta o i pennelli».<br />

Dopo aver terminato gli stu<strong>di</strong> in ingegneria, si iscrisse all’Arts<br />

Students League <strong>di</strong> New York eseguendo <strong>di</strong>segni e<br />

caricature per vari giornali o riviste. Giunse a Parigi nel<br />

1926, dove ebbe inizio la sua carriera <strong>di</strong> scultore. La sua<br />

opera pittorica è legata ai primi Fili <strong>di</strong> ferro esposti nel<br />

1927 al Salon des humoristes a Parigi. Nella grafica mostra<br />

una preferenza per la penna e la matita, con cui eseguì<br />

numerosi <strong>di</strong>segni, specie ad inchiostro <strong>di</strong> china, dove la sicurezza<br />

del tratto riecheggia le strutture lineari dei suoi<br />

personaggi da circo. Nei guazzi l’artista mostra un iniziale<br />

figuratività che poi si evolve rapidamente verso un puro<br />

astrattismo che, liberatosi dall’influsso <strong>di</strong> Mirò, trova piena<br />

espressione negli anni del dopoguerra. La sua opera grafica<br />

fu esposta in varie occasioni a Parigi (1954, Galerie<br />

des Cahiers d’Art), Londra (1961, Lincoln Gallery) e Düsseldorf<br />

(1963, Gallerie Vömel). Parallelamente ai molteplici<br />

<strong>di</strong>segni che ne accompagnano i mobiles ed alle litografie<br />

a colori, gli ultimi guazzi <strong>di</strong> Calder, serie <strong>di</strong> figure grottesche<br />

e mostruose, attestano lo humor ma anche la ferocia<br />

<strong>di</strong> uno spirito incisivo. Nel 1973 l’artista ha decorato 18<br />

carlinghe <strong>di</strong> aerei <strong>di</strong> compagnie americane.<br />

Canova, Antonio<br />

Possagno, TV, 1757 - Venezia, 1822<br />

Scultore italiano<br />

Nato a Possagno da padre scalpellino, il suo appren<strong>di</strong>stato<br />

si svolse in Veneto presso la bottega del Torretti, al cui seguito<br />

si spostò a Venezia nel 1768.<br />

Qui frequentò i corsi dell’Accademia, stu<strong>di</strong>ando e <strong>di</strong>segnando<br />

i calchi in gesso delle sculture antiche e verso il<br />

1773 aprì il suo primo stu<strong>di</strong>o <strong>di</strong> scultore nel chiostro <strong>di</strong><br />

Santo Stefano e poi a San Maurizio. Fino al 1779 rimase a<br />

Venezia, dove ricevette numerose importanti commissioni,<br />

fra cui quella per il Dedalo e Icaro (Venezia, Museo<br />

Correr).<br />

Trasferitosi a Roma, dove approfondì la sua conoscenza<br />

della scultura classica, frequentò i corsi <strong>di</strong> nudo dell’Accademia<br />

<strong>di</strong> Francia e la scuola <strong>di</strong> Pompeo Batoni.<br />

<strong>Storia</strong> dell’arte Einau<strong>di</strong>


A Roma, che sarà il centro della sua attività, egli si affermò<br />

ben presto con una serie <strong>di</strong> prestigiose commissioni<br />

culminanti nel monumento a Clemente XIV (1783-87) nella<br />

Basilica dei Santi Apostoli e nel monumento a Clemente<br />

XIII (1784-92) nella Basilica <strong>di</strong> San Pietro.<br />

Nell’ultimo decennio del secolo creò alcune celebri opere<br />

marmoree, come Amore e Psiche (Parigi, Museo del Louvre),<br />

Venere e Adone (Ginevra, Villa La Grange) ed il<br />

Perseo (Roma, Musei Vaticani).<br />

Nel 1802 fu chiamato a Parigi per eseguire il Ritratto <strong>di</strong><br />

Napoleone Bonaparte, soggetto ripreso in numerose versioni,<br />

a mezzo busto e a figura intera.<br />

Nel primo decennio dell’Ottocento lavorò ancora per la<br />

famiglia Bonaparte, scolpendo i ritratti <strong>di</strong> Letizia, madre<br />

<strong>di</strong> Napoleone, della sorella Paolina Bonaparte Borghese, <strong>di</strong><br />

Carolina e Gioacchino Murat, <strong>di</strong> Elisa Baciocchi.<br />

In questi anni <strong>di</strong>ede inizio al monumento funebre <strong>di</strong> Vittorio<br />

Alfieri per la chiesa <strong>di</strong> Santa Croce a Firenze e inaugurò<br />

quello a Maria Cristina d’Austria nella chiesa viennese<br />

degli Agostiniani (1805).<br />

Nel 1812 ultimò la celebre Venere italica (Firenze, Galleria<br />

Palatina) e nel 1716 le Tre Grazie (San Pietroburgo,<br />

Museo dell’Ermitage).<br />

Incaricato dal papa della missione <strong>di</strong>plomatica <strong>di</strong> recupero<br />

degli oggetti d’arte portati a Parigi da Napoleone, da qui<br />

si recò a Londra per ammirare i marmi appena giunti dal<br />

Partenone <strong>di</strong> Atene. In quest’ultima fase della sua attività<br />

Canova fece erigere a Possagno un tempio ispirato al<br />

Pantheon <strong>di</strong> Roma. Qui, oltre ad un gran numero <strong>di</strong> opere,<br />

vi sono conservate le spoglie dello scultore, morto a<br />

Venezia nel 1822.<br />

Carpeaux, Jean-Baptiste<br />

Valenciennes, 1827 - Courbevoie, Parigi 1875<br />

Scultore e pittore francese<br />

Nonostante le tendenze classiciste dell’arte ufficiale, gli<br />

interessi personali lo orientano alla lettura in chiave veristica<br />

proposta da Rude nella scultura e da Delacroix nella<br />

pittura. Esito esemplare delle sue ricerche realistiche il<br />

gruppo Ugolino e i figli, connotato in tono altamente<br />

drammatico. Lo scultore riesce a sostenere con grande leggerezza<br />

anche il gusto decorativo e raffinato, evidente ne<br />

La Danza, caratterizzata dai guizzanti e potenti effetti del<br />

chiaroscuro. Il risultato <strong>di</strong>rompente e in netto contrasto<br />

<strong>Storia</strong> dell’arte Einau<strong>di</strong>


con la freddezza accademica della scultura del tempo è stato<br />

la causa delle critiche e degli scandali che hanno accompagnato<br />

quasi sempre l’uscita delle sue opere.<br />

Cecioni, Adriano<br />

Fontebuona, Firenze 1836 - Firenze 1886<br />

Scultore, pittore e scrittore d’arte italiano<br />

Frequentò l’Accademia <strong>di</strong> Firenze de<strong>di</strong>candosi soprattutto<br />

alla scultura. Si arruolò poi come volontario nel 1859 e<br />

combatté nella guerra <strong>di</strong> in<strong>di</strong>pendenza. Nel 1863 è a Napoli,<br />

dove è tra i fondatori della Scuola <strong>di</strong> Resina. Tornato<br />

a Firenze, si lega a Signorini e partecipa attivamente al<br />

gruppo dei macchiaioli del Caffè Michelangelo, <strong>di</strong> cui è<br />

considerato proprio con Signorini l’animatore e il teorico.<br />

Del 1868 è una delle sue opere più note il gesso Bambino<br />

col gallo. Nel 1870 è a Parigi, chiamato da De Nittis, dove<br />

rimane deluso dall’arte francese. Nel 1872 compie un viaggio<br />

a Londra. Fu acuto critico d’arte, teorico della pittura<br />

macchiaiola e polemista vivace.<br />

Cellini, Benvenuto<br />

Firenze 1500-1571<br />

Scultore, orafo, scrittore e trattatista d’arte italiano<br />

Nella Vita, la sua autobiografia, racconta i viaggi, le avventure,<br />

le risse, i duelli, non tralasciando <strong>di</strong> documentare<br />

le sue opere. Iniziò giovanissimo l’attività <strong>di</strong> orafo. Nel<br />

1519 si recò a Roma, dove la sua abilità gli procurò le<br />

commissioni <strong>di</strong> papa Clemente VII. Nel 1521 è <strong>di</strong> nuovo a<br />

Firenze, ma in seguito a una rissa, condannato a morte, ritornò<br />

a Roma. Non abbandonò la città al momento del<br />

sacco del 1527, ma si <strong>di</strong>stinse nella <strong>di</strong>fesa <strong>di</strong> Castel<br />

Sant’Angelo. L’anno seguente si recò a Mantova presso la<br />

corte dei Gonzaga. Nel 1529, durante l’asse<strong>di</strong>o, è a Firenze.<br />

Nel 1534, in una rissa, uccise un uomo, ma papa Paolo<br />

II lo assolse. Compì viaggi a Firenze, Venezia e <strong>di</strong> nuovo a<br />

Roma. Fra il 1540 e il 1545 si trasferì in Francia alla corte<br />

<strong>di</strong> Francesco I nella reggia <strong>di</strong> Fontainebleau, dove già si<br />

era recato il Rosso Fiorentino. Per il re <strong>di</strong> Francia, fra il<br />

1542 e il 1543, realizzò la famosissima Saliera d’oro (Vienna,<br />

Kunsthistorisches Museum).Qui all’attività <strong>di</strong> orafo<br />

affiancò quella <strong>di</strong> scultore, iniziando la fusione in bronzo.<br />

Rientrato a Firenze, dove risiedette pressoché stabilmente<br />

fino alla morte, offrì i suoi servizi a Cosimo I de’ Me<strong>di</strong>ci.<br />

Al 1545 risale la committenza del Perseo, voluto dal Gran-<br />

<strong>Storia</strong> dell’arte Einau<strong>di</strong>


duca per la Loggia dei Lanzi. Nel 1548 lo scultore eseguì<br />

in bronzo il Busto <strong>di</strong> Cosimo I (Firenze, Museo Nazionale<br />

del Bargello), rivelandosi ritrattista <strong>di</strong> grande abilità. Gli<br />

anni che seguono lo videro soprattutto impegnato nella<br />

complessa realizzazione del gruppo bronzeo del Perseo,<br />

completato solo nel 1554, del cui basamento facevano parte<br />

anche quattro piccole figure <strong>di</strong> Divinità, tra cui Mercurio,<br />

e un grande bassorilievo (ora conservati a Firenze,<br />

Museo del Bargello). Cellini scolpisce ancora per Cosimo I<br />

un Crocifisso in marmo (Madrid, Escorial), donato poi dal<br />

Granduca Francesco I al re Filippo II <strong>di</strong> Spagna. Nel settimo<br />

decennio del secolo attese alla scrittura dei due trattati<br />

Dell’oreficeria e Della scultura.<br />

César, César Baldaccini detto<br />

Marsiglia 1921<br />

Scultore francese<br />

Frequenta la Scuola <strong>di</strong> Belle Arti a Marsiglia e a Parigi.<br />

Dal 1950 inizia a svolgere una ricerca personale legata alle<br />

suggestioni dei materiali naturali, realizza assemblages con<br />

pezzi <strong>di</strong> ferro, materiali <strong>di</strong> scarto <strong>di</strong> fonderia, che salda<br />

realizzando le sue prime sculture che espone alla Galleria<br />

Lucien Durand nel 1954. Partecipa alle Biennali <strong>di</strong> Venezia<br />

e <strong>di</strong> San Paolo e alla seconda e<strong>di</strong>zione della Documenta<br />

nel 1959.<br />

Dal 1960 fa parte del gruppo Nouveaux Réalistes e inizia<br />

la sua produzione <strong>di</strong> Compressions: grazie a presse industriali<br />

trasforma resti <strong>di</strong> vecchie automobili, o altri rifiuti<br />

in metallo in enormi volumi regolari <strong>di</strong> ferraglia. Passa poi<br />

a realizzare fusioni per creare oggetti monumentali ingigantiti<br />

come il Pollice <strong>di</strong> César in bronzo alto circa 185<br />

cm. Nel 1967 scopre il poliuretano che gli permette <strong>di</strong><br />

creare la serie delle Expansions, gigantesche colate <strong>di</strong> poliuretano<br />

la cui resina liquida si soli<strong>di</strong>fica cristallizzando<br />

all’aria. Ha continuato a usare queste tecniche approfittando<br />

anche <strong>di</strong> numerose committenze.<br />

Chillida, Eduardo<br />

San Sebastián 1924<br />

Scultore spagnolo<br />

Stu<strong>di</strong>a architettura a Madrid, in seguito si trasferisce a Parigi<br />

dove negli anni 1948-51 inizia a de<strong>di</strong>carsi alla scultura.<br />

Torna nel 1951 nei paesi baschi e, in<strong>di</strong>viduato nel ferro<br />

il suo materiale preferito, realizza alcune opere monu-<br />

<strong>Storia</strong> dell’arte Einau<strong>di</strong>


mentali tra cui le porte della basilica <strong>di</strong> Aranzazu,1954,<br />

dove utilizza materiali consumati dal tempo e dall’uso. Fin<br />

dal 1956, presenta <strong>di</strong>verse opere alla Galleria Maeght (Parigi),<br />

e Bachelard parla giustamente a loro proposito <strong>di</strong> un<br />

«cosmo <strong>di</strong> ferro». Usa il ferro allo stato grezzo, lasciando<br />

la superficie scabra e rugosa con evidenti tracce del fuoco<br />

su <strong>di</strong> essa. Alla Biennale del 1958 gli è conferito il gran<br />

premio per la scultura. Nei suoi lavori <strong>di</strong> questi anni le forme<br />

piene si intrecciano con il vuoto, creando zone <strong>di</strong> contrasto<br />

tra luce e ombre, in un rapporto <strong>di</strong>namico con lo<br />

spazio circostante (Rumor de Limites II). Dal 1959 si de<strong>di</strong>ca<br />

anche all’incisione.<br />

Churriguera<br />

secc. XVII-XVIII<br />

Famiglia <strong>di</strong> architetti e scultori spagnoli<br />

José Benito (Madrid, 1665-1725) attivo a Madrid come <strong>di</strong>segnatore<br />

<strong>di</strong> corte dal 1690, eseguì monumentali altari con<br />

fastose decorazioni (retablo) nella cattedrale <strong>di</strong> Segovia e<br />

in San Esteban a Salamanca; a Madrid costruì il palazzo<br />

ora sede dell’Accademia <strong>di</strong> San Fernando.<br />

Joaquín (Madrid 1674-24) fratello e collaboratore <strong>di</strong> José<br />

Benito, progettò la cattedrale nuova a Salamanca e costruì<br />

il patio del Colegio de Anaya e il Colegio de Calatrava.<br />

Alberto (Madrid 1676 - Orgaz 1750) fratello dei precedenti,<br />

fu anch’egli architetto della cattedrale <strong>di</strong> Salamanca,<br />

città in cui progettò anche la chiesa <strong>di</strong> San Sebastián e la<br />

plaza Mayor (1728).<br />

Colla, Ettore<br />

Parma 1896 - Roma 1968<br />

Scultore italiano<br />

Nato a Parma nel 1896, stu<strong>di</strong>a all’Accademia <strong>di</strong> Belle Arti<br />

della sua città. A partire dal 1922 compie <strong>di</strong>versi viaggi a<br />

Parigi, dove ha modo <strong>di</strong> frequentare gli stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> importanti<br />

scultori come Emile Bourdelle e Aristide Maillol. Tornato<br />

in <strong>It</strong>alia nel 1926 si trasferisce a Roma, prendendo parte<br />

a numerose esposizioni citta<strong>di</strong>ne e nazionali. Nel 1930<br />

espone per la prima volta alla Biennale <strong>di</strong> Venezia.<br />

Nel corso degli anni Trenta esegue numerose sculture in<br />

pietra. Otterrà in seguito la cattedra <strong>di</strong> scultura alla Scuola<br />

Superiore dell’Arte <strong>di</strong> Roma. Tra 1944 e 1948 attraversa<br />

un periodo <strong>di</strong> riflessione in cui abbandona la scultura e<br />

<strong>Storia</strong> dell’arte Einau<strong>di</strong>


<strong>di</strong>viene organizzatore dell’attività espositiva della Galleria<br />

Lo Zo<strong>di</strong>aco e della Galleria del Secolo <strong>di</strong> Roma.<br />

Tra il 1948 e il 1949 compie i primi esperimenti <strong>di</strong> pittura<br />

astratta e collage. In questo periodo entra in contatto con<br />

Alberto Burri e col critico Emilio Villa.<br />

Nel 1950 fonda il Gruppo Origine insieme a Mario Ballocco,<br />

Alberto Burri e Giuseppe Capogrossi, con i quali espone<br />

nell’anno successivo alla Galleria Origine. Nel 1953<br />

Emilio Villa pubblica sulla rivista Arti Visive il primo articolo<br />

sulle sculture astratte <strong>di</strong> Colla.<br />

Tra la fine del 1954 e il 1955 termina i suoi primi montaggi<br />

con rottami <strong>di</strong> ferro che vengono esposti, per interessamento<br />

<strong>di</strong> Mario Mafai, alla VII Quadriennale <strong>di</strong> Roma.<br />

Alla Biennale <strong>di</strong> Venezia del 1956 viene rifiutata l’esposizione<br />

<strong>di</strong> una sua opera. Nel 1957 tiene la sua prima<br />

mostra personale a Roma, due anni dopo ne allestisce<br />

un’altra a Londra, presso l’Institute of Contemporary<br />

Arts. Nel 1960 la mostra viene trasferita allo Stedelijk<br />

Museum <strong>di</strong> Amsterdam su invito <strong>di</strong> Willelm Sandberg;<br />

l’esposizione è presentata da Giulio Carlo Argan. Il Museum<br />

of Modern Art <strong>di</strong> New York accoglie due sue opere<br />

alla mostra dal titolo «The Art of Assemblage» del 1961<br />

e, nell’anno successivo, acquista la scultura intitolata<br />

Continuità.<br />

Nel 1962 Colla presenta tre gran<strong>di</strong> opere all’interno della<br />

rassegna Sculture nella città curata da Giovanni Carandente<br />

per il Festival dei Due Mon<strong>di</strong> a Spoleto. Una <strong>di</strong><br />

queste opere, dal titolo Grande spirale, viene collocata nel<br />

giar<strong>di</strong>no <strong>di</strong> fronte alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna<br />

<strong>di</strong> Roma.<br />

Nel 1964 Maurizio Calvesi presenta la sua mostra in<strong>di</strong>viduale<br />

alla Biennale <strong>di</strong> Venezia. Nel 1967 viene allestita<br />

una sua grande mostra personale a Foligno con la presentazione<br />

<strong>di</strong> Palma Bucarelli. Muore a Roma nel 1968.<br />

Comolli, Francesco<br />

Valenza Po, Alessandria 1775 - Milano 1830<br />

Scultore italiano<br />

L’artista stu<strong>di</strong>ò all’Accademia <strong>di</strong> Brera con Giuseppe<br />

Franchi, scultore neoclassico, seguace <strong>di</strong> Antonio Canova,<br />

ma fu a Roma che completò la propria formazione artistica.<br />

Comolli lavorò per lungo tempo in Francia, a Grenoble,<br />

dove eseguì alcuni ritratti <strong>di</strong> personaggi illustri per la<br />

biblioteca <strong>di</strong> quella città. Rientrato in <strong>It</strong>alia, dal 1803 al<br />

<strong>Storia</strong> dell’arte Einau<strong>di</strong>


1814 fu titolare della cattedra <strong>di</strong> scultura presso l’Accademia<br />

Albertina <strong>di</strong> Torino; in seguito, si trasferì a Milano,<br />

dove consolidò la sua fama <strong>di</strong> ritrattista. Tra i ritratti più<br />

notevoli da lui eseguiti si ricordano, oltre a tre de<strong>di</strong>cati a<br />

Napoleone (<strong>di</strong> cui uno a Milano, al Civico Museo del Risorgimento,<br />

l’altro nel Museo Civico <strong>di</strong> Alessandria, l’ultimo<br />

in quello <strong>di</strong> Piacenza), quelli del poeta Vincenzo Monti,<br />

alla Pinacoteca Ambrosiana <strong>di</strong> Milano, e quello della<br />

celebre cantante Giu<strong>di</strong>tta Pasta, nel museo annesso al<br />

Teatro della Scala. Altre opere degne <strong>di</strong> nota sono la statua<br />

raffigurante La Pace, che si trova ad U<strong>di</strong>ne, e che venne<br />

inaugurata da Francesco I nel 1819, in memoria della<br />

pace <strong>di</strong> Vienna; La giustizia <strong>di</strong> Tito, per villa Galbiati a<br />

Cardano; il gruppo <strong>di</strong> Dante e Beatrice per la villa Melzi<br />

sul lago <strong>di</strong> Como; le sculture che ornano il tabernacolo della<br />

cappella del Rosario, nella chiesa <strong>di</strong> San Giovanni in<br />

Canale, a Piacenza; l’Allegoria dell’Astronomia per l’Arco<br />

della Pace, a Milano.<br />

Consagra, Pietro<br />

Mazara del Vallo, TP 1920<br />

Scultore italiano<br />

Nasce a Mazara del Vallo, in provincia <strong>di</strong> Trapani, nel<br />

1920. Dopo una prima formazione presso l’Accademia <strong>di</strong><br />

Belle Arti <strong>di</strong> Palermo, nel 1944 si trasferisce a Roma, dove<br />

stabilisce legami d’amicizia con Renato Guttuso, Mario<br />

Mafai, Giulio Turcato. Nel 1946 compie un viaggio a<br />

Parigi, dove frequenta artisti e intellettuali. Tornato a<br />

Roma nel 1947 re<strong>di</strong>ge con Carla Accar<strong>di</strong>, Ugo Attar<strong>di</strong>,<br />

Piero Dorazio, Mino Guerrini, Achille Perilli, Antonio<br />

Sanfilippo e Giulio Turcato il manifesto che verrà pubblicato<br />

nel primo numero della rivista Forma, con l’intento<br />

<strong>di</strong> <strong>di</strong>ffondere i valori dell’astrattismo. Nello stesso anno il<br />

gruppo Forma 1 tiene la prima mostra alla Galleria dell’Art<br />

Club <strong>di</strong> Roma, alla quale Consagra espone un gesso<br />

verticale. Nel 1948 l’artista, rifiutato alla Biennale <strong>di</strong> Venezia,<br />

espone polemicamente proprio a Venezia, presso la<br />

Galleria Sandri, i primi Totem, sculture filiformi a struttura<br />

longitu<strong>di</strong>nale.<br />

Tra il 1954 e il 1956 è invitato alla Biennale <strong>di</strong> Venezia,<br />

successivamente espone al Palais des Beaux-Arts <strong>di</strong><br />

Bruxelles, alla World House Gallery <strong>di</strong> New York (1958)<br />

e alla Galerie de France a Parigi (1959). Alla Biennale <strong>di</strong><br />

<strong>Storia</strong> dell’arte Einau<strong>di</strong>


Venezia del 1960 ottiene il Gran Premio Internazionale<br />

della Scultura.<br />

Giulio Carlo Argan pubblica nel 1962 una monografia sullo<br />

scultore.<br />

Dopo il 1964 l’artista elabora le sculture colorate dei Piani<br />

sospesi e dei Ferri trasparenti, dal profilo curvilineo e dai<br />

piani sottili. Tra il 1967 e il 1968 risiede negli Stati Uniti,<br />

dove insegna alla School of Arts <strong>di</strong> Minneapolis ed è invitato<br />

alla mostra «Sculpture from Twenty Countries» al<br />

Solomon Guggenheim Museum <strong>di</strong> New York. Nella stessa<br />

città lo scultore espone, presentato da Carla Lonzi, alla<br />

Marlborough Gerson Gallery. Invitato alla Biennale <strong>di</strong><br />

Venezia del 1972, espone Trama, una installazione costituita<br />

da sette alte sculture in legno attraverso le quali il visitatore<br />

può camminare.<br />

Collabora attivamente alla ricostruzione <strong>di</strong> Gibellina, per<br />

la quale nel 1981 realizza la Stella <strong>di</strong> Gibellina, alta ventisei<br />

metri, mentre nel 1983 progetta l’e<strong>di</strong>ficio cui dà titolo<br />

Meeting. Nel 1989 la Galleria Nazionale d’Arte Moderna<br />

<strong>di</strong> Roma gli de<strong>di</strong>ca un’ampia e accurata mostra retrospettiva<br />

che viene coronata, nel 1993, con l’inaugurazione nel<br />

museo <strong>di</strong> una sala permanente costituita da opere da lui<br />

donate.<br />

Coysevox, Antoine<br />

Lione 1640 - Parigi 1720<br />

Scultore francese<br />

La famiglia dell’artista era probabilmente <strong>di</strong> origine spagnola;<br />

avviato alla scultura fin da piccolo, all’età <strong>di</strong> <strong>di</strong>ciassette<br />

anni si trasferì a Parigi, dove frequentò lo stu<strong>di</strong>o <strong>di</strong><br />

Louis Lerambert. Nel 1666 <strong>di</strong>venne scultore del re e fu<br />

impegnato in alcuni lavori nel Louvre. In seguito alla prematura<br />

morte della moglie Marguerite Quillerier, nipote<br />

del suo maestro <strong>di</strong> scultura, si trasferì per qualche tempo<br />

in Alsazia, al seguito del car<strong>di</strong>nale de Furstenberg. Dal<br />

1676, gli venne assegnato l’incarico <strong>di</strong> professore all’Accademia,<br />

e l’anno seguente ritornò definitivamente a Parigi.<br />

La carriera <strong>di</strong> Coysevox è estremamente ricca <strong>di</strong> opere; tra<br />

le imprese decorative più complesse menzioniamo le sculture<br />

eseguite per i castelli <strong>di</strong> Versailles, Trianon, Marly,<br />

Saint-Claud e Parigi. A lui si deve la monumentale statua<br />

in bronzo <strong>di</strong> Luigi XIV collocata nel 1689 nel cortile del<br />

Comune <strong>di</strong> Parigi, e la statua equestre <strong>di</strong> Luigi XIV in<br />

bronzo, realizzata nel 1726 a Rennes e <strong>di</strong>strutta durante la<br />

<strong>Storia</strong> dell’arte Einau<strong>di</strong>


Rivoluzione. Si <strong>di</strong>stinse per l’intensa attività ritrattistica e<br />

per i busti, tra i quali spiccano, per forza espressiva, quelli<br />

del Principe Condé, <strong>di</strong> Mazarino e <strong>di</strong> Colbert. Dal 30 ottobre<br />

del 1694 Coysevox <strong>di</strong>venne il rettore dell’Accademia<br />

e in seguito ricoprì altre cariche <strong>di</strong> rilievo all’interno<br />

della prestigiosa istituzione. Il pittore Hyacinthe Rigaud<br />

eseguì un bel ritratto <strong>di</strong> Coysevox, che nel 1702 fu inciso<br />

da Jean Audran.<br />

Corra<strong>di</strong>ni, Antonio<br />

Este 1668 - Napoli 1752<br />

Scultore italiano<br />

Formatosi nell’ambito della tra<strong>di</strong>zione del classicismo veneto,<br />

lavorò per numerose corti straniere e poi a Roma e a<br />

Napoli, dove scolpì le statue per la Cappella della Pietatella.<br />

Nelle sue opere, con virtuosistica eleganza, unisce<br />

compiacimenti pittorici e scenografici a reminiscenze classiciste.<br />

Coustou, Guillaume<br />

Parigi 1716-1777<br />

Scultore francese<br />

Fu il quarto figlio nato dal matrimonio tra Guillaume<br />

Coustou, appartenente ad una famiglia <strong>di</strong> scultori, e Geneviève<br />

Julie Morel, figlia <strong>di</strong> Claude Morel, maestro <strong>di</strong><br />

cerimonia del Cancelliere <strong>di</strong> Francia. Scultore del re, fu<br />

accolto all’Accademia nel luglio 1742, all’età <strong>di</strong> ventisei<br />

anni, e nel 1746 fu designato successore del padre all’insegnamento.<br />

Nel corso della sua carriera ricoprì tutti i<br />

ruoli più importanti all’interno dell’Accademia, fino a<br />

<strong>di</strong>ventarne rettore e tesoriere, compito che assolse insieme<br />

a quello <strong>di</strong> conservatore dell’antichità <strong>di</strong> Sua Maestà.<br />

Fu insignito del titolo <strong>di</strong> cavaliere <strong>di</strong> San Michele, l’or<strong>di</strong>ne<br />

del re. Morì assai celebre nel 1777; ricevette dei funerali<br />

gran<strong>di</strong>osi e fu sepolto a Saint-Germain-l’Auxerrois.<br />

Un ritratto <strong>di</strong> Guillaume II Coustou, scultore del<br />

re, realizzato da Henri Drouais, fu esposto nel Salon del<br />

1758. Tra le opere realizzate dal grande artista, ricor<strong>di</strong>amo<br />

il Mausoleo del delfino, nella cattedrale <strong>di</strong> Sens,<br />

complesso celebrativo <strong>di</strong> grande impegno tecnico. Alla<br />

produzione monumentale si affiancò un’intensa attività<br />

<strong>di</strong> ritrattista, nella quale Coustou liberò una vena <strong>di</strong> felice<br />

imme<strong>di</strong>atezza.<br />

<strong>Storia</strong> dell’arte Einau<strong>di</strong>


Cragg, Tony<br />

Liverpool 1949<br />

Scultore britannico<br />

È uno dei principali rappresentanti della cosiddetta new<br />

generation inglese. Dal 1973 al 1977 stu<strong>di</strong>a scultura al<br />

Royal College of Art a Londra. Inizia a creare opere con<br />

oggetti trovati come Combination of Found Beach<br />

Objects (combinazione <strong>di</strong> oggetti trovati sulla sabbia), fatta<br />

<strong>di</strong> oggetti reperiti sulla riva del mare posti su una griglia<br />

tracciata con il gesso, o con pezzi <strong>di</strong> legno sparpagliati sul<br />

pavimento o arrangiati in cumuli verticali. Tiene la sua<br />

prima personale presso la Lisson Gallery <strong>di</strong> Londra nel<br />

1979 dove compone un rettangolo con centinaia <strong>di</strong> piccoli<br />

oggetti <strong>di</strong> plastica colorata alcuni macerati dal tempo e irriconoscibili<br />

altri ben identificabili. Nel <strong>di</strong>sporli per terra<br />

l’artista osserva con rigore il <strong>di</strong>gradare dei colori secondo<br />

lo spettro cromatico <strong>di</strong> Newton. Con lo stesso proce<strong>di</strong>mento<br />

in seguito Cragg lavora appendendo sul muro i pezzi<br />

<strong>di</strong> plastica che sfociano spesso nella figurazione unitaria<br />

<strong>di</strong> una silhouette o <strong>di</strong> una narrazione (Aeroplane 1979). Le<br />

sue opere sono alla Biennale <strong>di</strong> Venezia del 1980 nella sezione<br />

dei giovani (Aperto). Il suo interesse si sposta in seguito<br />

su altri materiali <strong>di</strong> recupero, vecchi tavoli, se<strong>di</strong>e, biciclette.<br />

A partire dal 1984 appaiono sculture a tutto tondo<br />

alcune delle quali sono combinazioni <strong>di</strong> oggetto d’uso<br />

con tubi <strong>di</strong> plastica o pietra, mentre altre sono composizioni<br />

architettoniche <strong>di</strong> forme geometriche in legno <strong>di</strong> varia<br />

altezza accostate in modo tale da suggerire case o paesaggi<br />

montuosi Per la mostra «Scultura del XX secolo» all’aperto<br />

a Basilea esegue la scultura in pietra Realms and Neighbours<br />

(territori e vicini). Nella seconda metà degli anni<br />

Ottanta partecipa a un simposio sulla lavorazione del vetro<br />

e realizza ampolle <strong>di</strong> vetro prima soffiato poi liso e bucato<br />

da un processo <strong>di</strong> sabbiatura (Eroded Glass, 1988).<br />

L’attenzione costante ai processi <strong>di</strong> trasformazione delle<br />

cose evidenzia la valenza alchemica del suo lavoro che più<br />

che sottolineare l’atto del recupero dell’oggetto vuole tendere<br />

a far riflettere sull’impossibilità <strong>di</strong> decretarne la morte.<br />

Negli anni Novanta l’artista è presente in molte delle<br />

maggiori esposizioni internazionali.<br />

<strong>Storia</strong> dell’arte Einau<strong>di</strong>


D<br />

Dalou, Jules<br />

Parigi 1838-1902<br />

Scultore francese<br />

Allievo <strong>di</strong> Carpeaux, ma sensibile in modo particolare alla<br />

lezione naturalistica <strong>di</strong> Courbet, è autore <strong>di</strong> sculture <strong>di</strong><br />

grande effetto realistico e retorico, caratterizzate da una<br />

forte tensione dei volumi. Accanto alla produzione monumentale,<br />

assai interessanti e ricche <strong>di</strong> vitalità sono le serie<br />

<strong>di</strong> piccoli bozzetti in terracotta, ispirati alla vita dei lavoratori<br />

ed eseguiti principalmente quando l’artista risiedeva<br />

a Londra, esiliato dopo la caduta della Comune (1871-79).<br />

L’interesse per le tematiche sociali prevale sugli argomenti<br />

ufficiali, ossia la storia, la mitologia e la religione. L’attenzione<br />

dell’artista per la realtà quoti<strong>di</strong>ana è evidente nei<br />

soggetti, ma ancor più nel talento del modellatore che rifiuta<br />

ogni concessione all’idealismo dell’arte sapiente, mettendo<br />

in mostra tutte le debolezze e le forze del corpo<br />

umano.<br />

Della Quercia, Jacopo<br />

Siena 1371 ca. - 1438<br />

Scultore italiano<br />

Il padre era orafo e intagliatore in legno. Con la famiglia si<br />

spostò a Lucca intorno al 1386 dove forse Jacopo si formò<br />

presso lo scultore lucchese Antonio Par<strong>di</strong>ni. Nel 1401 partecipa<br />

al concorso per la porta nord del Battistero fiorentino.<br />

Nel settembre 1403 è a Ferrara per eseguire una Madonna<br />

<strong>di</strong> marmo per il Duomo, terminata solo nel 1409.<br />

Nel 1405 muore la giovane moglie <strong>di</strong> Paolo Guinigi, Ilaria<br />

del Carretto. Jacopo fu chiamato ad eseguirne il monumento<br />

funebre (Lucca, Duomo), secondo alcuni subito do-<br />

<strong>Storia</strong> dell’arte Einau<strong>di</strong>


po la morte <strong>di</strong> Ilaria, secondo altri intorno al 1413. Nel<br />

1409 gli viene commessa la costruzione della fontana in<br />

piazza del Campo a Siena, la cosiddetta Fonte Gaia, a cui<br />

Jacopo lavorerà soprattutto dal 1416 al 1419, quando riceve<br />

la quietanza finale. Nel frattempo lavora alla cappella<br />

Trenta nella chiesa <strong>di</strong> San Fre<strong>di</strong>ano a Lucca, per la quale<br />

esegue, entro il 1422, alcune tombe terragne e la pala d’altare.<br />

Del 1421 è il gruppo ligneo dell’Annunciazione, per<br />

la Collegiata <strong>di</strong> San Gimignano. Dal 1425 al 1438, anno<br />

della morte, lavora alla decorazione del portale centrale<br />

della chiesa <strong>di</strong> San Petronio a Bologna. I lavori a questa<br />

decorazione saranno interrotti da Jacopo una prima volta<br />

intorno al 1430 a causa dell’impegno al Fonte battesimale<br />

<strong>di</strong> Siena, per il quale esegue il rilievo con l’Annuncio a<br />

Zaccaria e alcune figure <strong>di</strong> Profeti; una seconda volta dopo<br />

il 1435 per i lavori al monumento funebre Vari-Bentivoglio<br />

nella chiesa <strong>di</strong> San Giacomo Maggiore a Bologna.<br />

Della Robbia, Andrea<br />

Firenze 1435-1525<br />

Scultore e ceramista italiano<br />

Nipote e allievo del più noto Luca, ne continuò l’opera e<br />

l’attività della bottega <strong>di</strong> terrecotte invetriate. La sua attività,<br />

vastissima, cominciata con un gusto vicino a quello <strong>di</strong><br />

Luca e <strong>di</strong> Andrea del Verrocchio, se ne <strong>di</strong>fferenzia successivamente<br />

per la ricerca <strong>di</strong> effetti pittorici accentuati<br />

sfruttando la brillantezza dei colori. Opere note sono i<br />

medaglioni con i Putti per il Portico dell’Ospedale degli<br />

Innocenti a Firenze (1463), i rilievi con l’Annunciazione<br />

per il Santuario della Verna, la lunetta con l’Incontro dei<br />

Santi Francesco e Domenico per l’ospedale <strong>di</strong> San Paolo a<br />

Firenze. Alla fine del Quattrocento dette un forte impulso<br />

alla produzione <strong>di</strong> ceramiche invetriate, ampliando notevolmente<br />

il numero dei collaboratori alla sua bottega, grazie<br />

alla quantità <strong>di</strong> commissioni ricevute.<br />

Della Robbia, Luca<br />

Firenze 1400 ca. - 1482<br />

Scultore e ceramista italiano<br />

Forse allievo <strong>di</strong> Nanni <strong>di</strong> Banco o <strong>di</strong> Ghiberti, niente sappiamo<br />

della sua formazione. La sua prima opera documentata<br />

è la cosiddetta Cantoria marmorea per il Duomo <strong>di</strong><br />

Firenze, alla quale lavorò dal 1431 al 1438 (oggi al Museo<br />

dell’Opera del Duomo). Nel 1437 riceve la commissione<br />

<strong>Storia</strong> dell’arte Einau<strong>di</strong>


per cinque rilievi delle Arti e delle Scienze per il Campanile<br />

del Duomo. Tra il 1441 e il 1443 lavora al Tabernacolo<br />

del Sacramento per la cappella <strong>di</strong> san Luca nell’Ospedale<br />

<strong>di</strong> Santa Maria Nuova (ora a Peretola, Santa Maria), nel<br />

quale troviamo i primi inserti <strong>di</strong> terracotta invetriata, cioè<br />

<strong>di</strong> quella tecnica della lavorazione della terracotta che sarà<br />

da ora in poi caratteristica delle opere <strong>di</strong> Luca e, a lungo,<br />

dei suoi <strong>di</strong>scendenti. Nel 1444 realizza una Resurrezione<br />

<strong>di</strong> Cristo per la lunetta sopra il portale della Sagrestia delle<br />

Messe del Duomo (il portale con <strong>di</strong>eci rilievi in bronzo<br />

fu realizzato anch’esso da Luca, in collaborazione con Michelozzo<br />

e Maso <strong>di</strong> Bartolomeo), mentre l’Ascensione <strong>di</strong><br />

Cristo per la Sagrestia dei Canonici è terminata nel 1451.<br />

Del 1445 è il gruppo della Visitazione per la chiesa <strong>di</strong> San<br />

Giovanni Fuoricivitas a Pistoia. Intorno alla metà del secolo<br />

lavora per Piero de’ Me<strong>di</strong>ci al rivestimento della volticina<br />

della Cappella del Crocifisso nella chiesa <strong>di</strong> San Miniato<br />

al Monte e al suo stu<strong>di</strong>olo privato in Palazzo Me<strong>di</strong>ci,<br />

del quale rimangono do<strong>di</strong>ci pannelli invetriati con i Lavori<br />

dei mesi (Londra, Victoria and Albert Museum). Dal 1454<br />

al 1456 esegue la sua ultima opera in marmo, il sepolcro<br />

Federighi, nella chiesa <strong>di</strong> Santa Trinita. Del 1461 è la sua<br />

collaborazione alla decorazione della Cappella del Car<strong>di</strong>nale<br />

del Portogallo, ancora in San Miniato al Monte, per la<br />

quale esegue la copertura della volta. Per la basilica <strong>di</strong><br />

Santa Maria all’Impruneta, intorno alla metà degli anni<br />

Sessanta, Luca e Michelozzo lavorano a due tempietti gemelli<br />

eretti nei pressi del presbiterio, la cappella della Madonna,<br />

e la cappella del Crocifisso. Tra le bellissime terracotte<br />

invetriate <strong>di</strong> Madonne col bambino si ricordano<br />

quelle del Museo del Bargello, a Firenze (la Madonna della<br />

mela, la Madonna del roseto, la Madonna <strong>di</strong> via dell’Agnolo),<br />

e quella per lo stemma dell’Arte dei Me<strong>di</strong>ci e Speziali,<br />

all’esterno della chiesa <strong>di</strong> Orsanmichele.<br />

Desiderio da Settignano<br />

Settignano, Firenze 1430 ca. - Firenze 1464<br />

Scultore italiano<br />

Il padre e i fratelli maggiori lavoravano come scalpellini.<br />

Nel 1453 si immatricola all’Arte dei Maestri <strong>di</strong> pietre e legnami.<br />

Forse subito dopo tale data gli viene commesso il<br />

monumento funebre al cancelliere Carlo Marsuppini per la<br />

chiesa <strong>di</strong> Santa Croce a Firenze. Nel 1461 termina il Tabernacolo<br />

per la cappella del Sacramento nella chiesa <strong>di</strong><br />

<strong>Storia</strong> dell’arte Einau<strong>di</strong>


San Lorenzo. Muore nel 1464. Queste le uniche date certe<br />

che abbiamo riguardo alla vita e alle opere <strong>di</strong> Desiderio.<br />

La sua mano è stata riconosciuta in alcune testine <strong>di</strong> cherubini<br />

che decorano il fregio del portico della cappella Pazzi<br />

nel chiostro <strong>di</strong> Santa Croce, probabile collaborazione<br />

giovanile. Tra i rilievi raffiguranti la Madonna con il Bambino,<br />

ricor<strong>di</strong>amo la Madonna Panciatichi (Firenze, Bargello)<br />

e la Madonna Foulc (Philadelphia, Museum of Art).<br />

Tra i busti-ritratto, la presunta Marietta Strozzi (Berlino,<br />

Kaiser Friedrich Museum) e la Giovinetta del Bargello. La<br />

Maddalena lignea nella chiesa <strong>di</strong> Santa Trinita a Firenze è<br />

generalmente considerata opera tarda dello scultore.<br />

Donatello, Donato <strong>di</strong> Niccolò <strong>di</strong> Betto Bar<strong>di</strong><br />

Firenze 1386-1466<br />

Scultore italiano<br />

Dal 1404 al 1407 è aiuto <strong>di</strong> Lorenzo Ghiberti ai lavori della<br />

porta nord del Battistero. Intorno al 1408 lavora per<br />

l’Opera del Duomo, per la quale esegue il David per uno<br />

dei contrafforti esterni (identificato con quello in marmo<br />

del Bargello), e il San Giovanni Evangelista per la facciata<br />

(ora al Museo dell’Opera del Duomo). Dal 1411 comincia<br />

a lavorare per la chiesa <strong>di</strong> Orsanmichele, per la quale esegue<br />

la statua <strong>di</strong> San Marco, quella <strong>di</strong> San Giorgio (1417<br />

ca.) e quella <strong>di</strong> San Ludovico (intorno al 1420; conservata<br />

al Museo dell’Opera <strong>di</strong> Santa Croce). Negli stessi anni<br />

scolpisce cinque statue per il campanile del Duomo (1415-<br />

36): il Profeta imberbe, il Profeta barbuto, il Sacrificio <strong>di</strong><br />

Isacco, il cosiddetto Zuccone e il Geremia. Dal 1425 al<br />

1433 Donatello collabora con Michelozzo ad una serie <strong>di</strong><br />

opere, tra cui il monumento funebre <strong>di</strong> Giovanni XXIII<br />

(Firenze, Battistero) e quello del car<strong>di</strong>nale Brancacci nella<br />

chiesa <strong>di</strong> Sant’Angelo a Nilo <strong>di</strong> Napoli. Per il fonte battesimale<br />

del Battistero <strong>di</strong> Siena lavora intorno al 1425 al rilievo<br />

con il Banchetto <strong>di</strong> Erode e alle statue della Fede e<br />

della Speranza. Tra il 1430 e il 1432 lo scultore è a Roma<br />

dove realizza il Tabernacolo del Sacramento in San Pietro.<br />

Rientrato a Firenze, comincia un periodo <strong>di</strong> intensa attività:<br />

esegue il Pulpito esterno del Duomo <strong>di</strong> Prato (1428-<br />

38), la Cantoria per la Cattedrale fiorentina (1433-39),<br />

l’Annunciazione per l’altare Cavalcanti <strong>di</strong> Santa Croce<br />

(1435 ca.), la decorazione della Sagrestia Vecchia <strong>di</strong> San<br />

Lorenzo (1437-43 ca.), forse il David bronzeo del Bargello<br />

e la statua lignea <strong>di</strong> San Giovanni Battista per la chiesa <strong>di</strong><br />

<strong>Storia</strong> dell’arte Einau<strong>di</strong>


Santa Maria Gloriosa dei Frari a Venezia (1438). Nel<br />

1443 parte per Padova dove rimarrà per circa un decennio.<br />

Chiamato per realizzare il monumento equestre <strong>di</strong><br />

Erasmo da Narni, detto il Gattamelata, gli fu commesso il<br />

grande complesso in bronzo per l’altare maggiore della Basilica<br />

del Santo che prevedeva la statua della Madonna col<br />

Bambino circondata da quelle dei Santi Francesco, Antonio,<br />

Giustina, Daniele, Ludovico e Posdocimo, e una serie<br />

<strong>di</strong> quattro rilievi con episo<strong>di</strong> della vita <strong>di</strong> Sant’Antonio<br />

(non conosciamo l’aspetto originario dell’altare; la ricostruzione<br />

o<strong>di</strong>erna è arbitraria). Rientrato a Firenze alla fine<br />

del 1454, sono dell’ultimo periodo <strong>di</strong> attività il gruppo<br />

bronzeo della Giu<strong>di</strong>tta e Oloferne (1453-57), la Maddalena<br />

lignea del Museo dell’Opera del Duomo, il San Giovanni<br />

Battista per il Duomo <strong>di</strong> Siena, infine i due pulpiti<br />

bronzei della chiesa <strong>di</strong> San Lorenzo, forse terminati dagli<br />

aiuti dopo la morte <strong>di</strong> Donatello nel 1466.<br />

Duquesnoy, Francesco<br />

Bruxelles 1597 - Livorno 1643<br />

Scultore francese<br />

Iniziata la carriera artistica in patria accanto al padre, famoso<br />

scultore, Francesco Duquesnoy si trasferì nel 1618 a<br />

Roma, dove collaborò all’esecuzione del baldacchino <strong>di</strong><br />

Gian Lorenzo Bernini in San Pietro e si legò in amicizia<br />

con il pittore francese Nicolas Poussin, inserendosi presto,<br />

con posizione <strong>di</strong> prestigio, nell’ambiente classicista. Intorno<br />

al 1630 si de<strong>di</strong>cò alla statuaria <strong>di</strong> gran<strong>di</strong> <strong>di</strong>mensioni<br />

creando con il Sant’Andrea in San Pietro e con la Santa<br />

Susanna in Santa Maria <strong>di</strong> Loreto, opere considerate a<br />

lungo modelli <strong>di</strong> riferimento per la scultura sacra. Fu rinomatissimo<br />

anche per le sue raffigurazioni <strong>di</strong> putti, <strong>di</strong> delicata<br />

dolcezza.<br />

<strong>Storia</strong> dell’arte Einau<strong>di</strong>


E<br />

Epstein, Jacob<br />

New York 1880 - Londra 1959<br />

Scultore statunitense<br />

Nato negli Stati Uniti da una famiglia ebrea <strong>di</strong> origine europea,<br />

Epstein stu<strong>di</strong>a prima a New York e poi a Parigi,<br />

presso l’Ecole des Beaux-Arts, dove risente dell’influsso <strong>di</strong><br />

Ro<strong>di</strong>n. Nel 1905 si trasferisce a Londra e qui realizza sculture<br />

che sollevano vivaci polemiche nell’ambiente accademico<br />

inglese per il loro estremo realismo. A Parigi dal<br />

1911 conosce Picasso, Mo<strong>di</strong>gliani, Brancusi che orientano<br />

la sua ricerca in senso sperimentale, avvicinandolo alla<br />

scultura negra e primitiva e alle tendenze del vorticismo.<br />

Nel dopoguerra ritorna ad esperienze più <strong>di</strong>rettamente<br />

naturalistiche, nelle quali la ricerca <strong>di</strong> monumentalità si<br />

accompagna ad un realismo esasperato fino all’espressionismo.<br />

La sua celebrità rimane però fondamentalmente legata alla<br />

ritrattistica.<br />

<strong>Storia</strong> dell’arte Einau<strong>di</strong>


F<br />

Fazzini, Pericle<br />

Grottammare 1913 - Roma 1987<br />

Scultore italiano<br />

Formatosi presso il padre, artigiano del legno, stu<strong>di</strong>ò in seguito<br />

<strong>di</strong>segno e scultura a Roma a partire dal 1929. Proprio<br />

qui, nell’ambito della Scuola Romana degli anni Trenta<br />

si colloca il momento più intenso della sua esperienza<br />

artistica, sviluppatasi in senso <strong>di</strong> decisa anticlassicità (Ritratto<br />

<strong>di</strong> Ungaretti, 1936, Galleria Nazionale d’Arte Moderna,<br />

Roma).<br />

In questa fase, nella quale l’artista usa quasi esclusivamente<br />

il legno, Fazzini crea un’umanità remota e silenziosa<br />

con un linguaggio plastico semplice e istintivo. Successivamente,<br />

anche col sostituire al legno il bronzo, le sue figure<br />

subiscono un’ulteriore spoliazione, e la ricerca <strong>di</strong> essenzialità<br />

dà vita a uno stile rapido e sintetico (La Sibilla, 1947,<br />

Museum of Modern Art, New York). In opere ancora più<br />

tarde si noterà la tensione verso una libera rievocazione<br />

fantastica (La fontana, 1961-65, EUR Roma).<br />

Fra’ Bevignate<br />

Notizie 1277-1305<br />

Architetto e scultore italiano<br />

Fra’ Bevignate era membro dell’or<strong>di</strong>ne religioso dei silvestrini.<br />

Nel 1295 e nel 1300 è ricordato in alcuni documenti<br />

inerenti il cantiere del Duomo <strong>di</strong> Orvieto, del quale talvolta<br />

Bevignate è stato creduto responsabile del progetto.<br />

Per la decorazione dei pilastri interni l’artista eseguì le figurazioni<br />

<strong>di</strong> due pilastri e le sculture del portale con la<br />

Vergine e angeli. Secondo Benvenuto Cellini, al frate si<br />

<strong>Storia</strong> dell’arte Einau<strong>di</strong>


deve il sistema idraulico della Fontana Maggiore <strong>di</strong> Perugia,<br />

eseguita da Nicola e Giovanni Pisano nel 1277-78.<br />

Spetterebbe a Fra’ Bevignate anche la decorazione scultorea<br />

<strong>di</strong> alcuni capitelli nel Duomo <strong>di</strong> To<strong>di</strong>.<br />

French, Daniel Chester<br />

Exeter 1850 - New York 1931<br />

Scultore americano<br />

Allievo <strong>di</strong> Thomas Ball, fu uno dei principali scultori americani,<br />

mettendo in mostra uno stile classico e privilegiando<br />

soggetti <strong>di</strong> carattere civile, trattati con piglio realistico.<br />

All’artista si devono molti dei monumenti pubblici eretti<br />

negli Stati Uniti, segno della fortuna che riscontrò la sua<br />

arte negli ambienti ufficiali. Soggiornò in <strong>di</strong>versi perio<strong>di</strong> a<br />

Parigi, partecipando alle esposizioni che vi si tenevano ed<br />

ottenendo importanti riconoscimenti: al Salon <strong>di</strong> Parigi<br />

del 1892 si aggiu<strong>di</strong>cò la medaglia come terzo classificato.<br />

Espose inoltre all’Esposizione Universale del 1900. Fu<br />

membro dell’Accademia Nazionale nel 1901 e fu inoltre<br />

accolto nell’Accademia <strong>di</strong> San Luca a Roma, a <strong>di</strong>mostrazione<br />

<strong>di</strong> un apprezzamento generale che il suo stile riscosse<br />

nei principali ambienti artistici d’Europa.<br />

<strong>Storia</strong> dell’arte Einau<strong>di</strong>


G<br />

Gemito, Vincenzo<br />

Napoli 1852-1929<br />

Scultore italiano<br />

Figlio <strong>di</strong> genitori ignoti, fu adottato da un artigiano. Nel<br />

1861, a nove anni <strong>di</strong> età, fu accolto nella bottega dello<br />

scultore Emanuele Caggiano, insieme al coetaneo Antonio<br />

Mancini col quale con<strong>di</strong>vide un’adolescenza povera e turbolenta.<br />

Successivamente passa nella bottega <strong>di</strong> Stanislao<br />

Lista. Nel 1868 esor<strong>di</strong>sce alla Promotrice napoletana con<br />

Il giocatore <strong>di</strong> carte (Napoli, Museo <strong>di</strong> Capo<strong>di</strong>monte).<br />

Stu<strong>di</strong>a con passione le opere antiche conservate nel Museo<br />

<strong>di</strong> Napoli, e dal 1869 comincia a realizzare una serie <strong>di</strong><br />

bellissimi ritratti, tra i quali quelli <strong>di</strong> Ver<strong>di</strong> e della moglie<br />

Giuseppina Strepponi (Milano, Museo Teatrale della Scala),<br />

<strong>di</strong> Michetti (Firenze, Galleria d’arte moderna) e <strong>di</strong><br />

Morelli (Napoli, Museo <strong>di</strong> Capo<strong>di</strong>monte). Frequentando<br />

la colonia dei francesi a Napoli, conosce Matilde Duffaud,<br />

donna colta e inten<strong>di</strong>trice d’arte, che va a vivere con Gemito,<br />

assistendolo fino alla sua precoce scomparsa nel<br />

1881. Nel 1877 raggiunge a Parigi l’amico Mancini, ed<br />

espone varie volte sia al Salon sia all’Esposizione Universale.<br />

Alla fine del 1880 torna definitivamente a Napoli.<br />

Nel 1886 gli viene commessa la statua marmorea <strong>di</strong> Carlo<br />

V per la facciata del Palazzo Reale <strong>di</strong> Napoli e da Umberto<br />

I <strong>di</strong> Savoia un grande trionfo da tavola in oro e argento.<br />

Cominciano in questi anni gli attacchi <strong>di</strong> follia: rinchiuso<br />

in un istituto, fugge <strong>di</strong> nascosto e si chiude in casa per circa<br />

venti anni, assistito soltanto dalla moglie Anna Cutolo,<br />

che morirà nel 1906. Alcune sue opere furono esposte alla<br />

Biennale <strong>di</strong> Venezia del 1903. Si ripresenta in pubblico solo<br />

nel 1909, lavorando quasi esclusivamente l’argento e<br />

<strong>Storia</strong> dell’arte Einau<strong>di</strong>


l’oro, e <strong>di</strong>mostrando una straor<strong>di</strong>naria perizia tecnica. Dal<br />

1915 soggiorna frequentemente a Roma, e nel 1924 compie<br />

il suo ultimo viaggio a Parigi.<br />

Ghiberti, Lorenzo<br />

Firenze 1378-1455<br />

Scultore italiano<br />

Compie il suo appren<strong>di</strong>stato come orafo. Nel 1400 lui<br />

stesso ricorda <strong>di</strong> aver lasciato Firenze e <strong>di</strong> aver lavorato<br />

come pittore a Pesaro. Rientrato a Firenze partecipa con<br />

successo al concorso del 1401 per la porta nord del Battistero<br />

con la formella del Sacrificio <strong>di</strong> Isacco (Firenze, Bargello).<br />

I lavori alla porta saranno conclusi solo nel 1424. In<br />

questi anni realizza per le nicchie esterne della chiesa <strong>di</strong><br />

Orsanmichele le statue in bronzo <strong>di</strong> San Giovanni Battista<br />

(1414), San Matteo (1420) e Santo Stefano (1427-28). Nel<br />

1424 compie un viaggio a Venezia, e intorno al 1430 uno<br />

a Roma. Per il fonte battesimale <strong>di</strong> Siena esegue i rilievi<br />

del Battesimo <strong>di</strong> Cristo e del Battista davanti a Erode, terminati<br />

nel 1427. Dal 1425 lavora alla cosiddetta porta del<br />

Para<strong>di</strong>so, sempre per il Battistero fiorentino, che termina<br />

solo nel 1452: vi sono rappresentate le storie del Vecchio<br />

Testamento <strong>di</strong>stribuite in <strong>di</strong>eci riquadri. In questi anni<br />

esegue anche l’Arca dei tre martiri (1428; Firenze, Museo<br />

del Bargello) e l’Arca <strong>di</strong> San Zanobi (1442) per il Duomo<br />

<strong>di</strong> Firenze. Negli ultimi anni <strong>di</strong> vita scrisse i tre libri dei<br />

Commentari, una sorta <strong>di</strong> <strong>di</strong>ario, in cui trovano posto trattazioni<br />

storiche, ricor<strong>di</strong> biografici e riflessioni teoriche sull’arte.<br />

Giacometti, Alberto<br />

Stampa 1901 - Coira 1966<br />

Scultore e pittore svizzero<br />

Figlio del pittore post-impressionista Giovanni, vive in un<br />

ambiente familiare favorevole alla sua iniziazione alle arti.<br />

Già da adolescente <strong>di</strong>mostra grande facilità nel <strong>di</strong>pingere e<br />

scolpire. Compie gli stu<strong>di</strong> al collegio <strong>di</strong> Schiers e alla Scuola<br />

<strong>di</strong> Arti e Mestieri <strong>di</strong> Ginevra visita due volte l’<strong>It</strong>alia dove<br />

conosce le opere dei futuristi. Dal 1922 al 1925 frequenta<br />

a Parigi l’atelier <strong>di</strong> Bourdelle.<br />

Nelle opere degli anni Venti si avverte il suo interesse per<br />

il cubismo, l’arte primitiva (Torso, 1925; Donna cucchiaio,<br />

1926). Frequenta il gruppo surrealista, fino al<br />

1935: opere quali La sfera sospesa 1930, e L’oggetto invi-<br />

<strong>Storia</strong> dell’arte Einau<strong>di</strong>


sibile sono tipici esempi <strong>di</strong> opere surrealiste sospese tra il<br />

gusto del congegno e della macchina inutile. Dal 1935 circa<br />

l’artista mette fine a questo genere <strong>di</strong> produzione per<br />

de<strong>di</strong>carsi alla figura umana capace <strong>di</strong> offrire una complessità<br />

in grado, secondo quanto lui stesso <strong>di</strong>chiara, <strong>di</strong> sostituire<br />

l’universo intero. Questo ritorno alla figura porta<br />

con sé una rottura definitiva con il surrealismo. Fino al<br />

1947 smette <strong>di</strong> esporre per poi ricominciare a mostrare il<br />

proprio lavoro caratterizzato dal suo nuovo e inconfon<strong>di</strong>bile<br />

stile personale: forme allungate e assottigliate dalla<br />

corrosione interiore, lunghe, filiformi, immerse in uno<br />

spazio che le avvolge e le corrode (Donna <strong>di</strong> Venezia IV,<br />

1947).<br />

Giambologna, Jean de Boulogne detto il<br />

Douai 1529 - Firenze 1608<br />

Scultore fiammingo attivo in <strong>It</strong>alia<br />

Giambologna, scultore originario delle Fiandre, giunge<br />

ben presto in <strong>It</strong>alia. Niente sappiamo della sua attività iniziale.<br />

Nel 1550 l’artista fiammingo è già a Firenze, dove<br />

alla fine del sesto decennio <strong>di</strong>venta lo scultore ufficiale dei<br />

Me<strong>di</strong>ci, Granduchi <strong>di</strong> Toscana, che gli affidano numerosi<br />

incarichi.<br />

Fra il 1563 e il 1566 è impegnato nella realizzazione della<br />

monumentale Fontana del Nettuno a Bologna, ispirata alla<br />

scultura <strong>di</strong> analogo soggetto è progettata dallo scultore fiorentino<br />

Bartolomeo Ammannati.<br />

Negli anni seguenti intensa è la sua produzione <strong>di</strong> piccoli<br />

bronzi a soggetto mitologico.<br />

Nel 1571 per il giar<strong>di</strong>no della Villa Me<strong>di</strong>ci Demidoff realizza<br />

la stupefacente Fontana dell’Appennino, esempio<br />

del gusto manierista orientato verso opere capaci <strong>di</strong> destare<br />

meraviglia e stupore. Nel giar<strong>di</strong>no della villa me<strong>di</strong>cea<br />

in cui la scultura viene posta, l’artificio dell’uomo gareggia<br />

con la natura. Per i giar<strong>di</strong>ni esegue anche una serie <strong>di</strong><br />

bronzi più piccoli raffiguranti animali, che dovevano integrarsi<br />

perfettamente nell’ambiente naturale. Al 1575 risale<br />

l’esecuzione della grande Fontana dell’Oceano, commissionatagli<br />

dai Me<strong>di</strong>ci quale imponente arredo per il<br />

giar<strong>di</strong>no <strong>di</strong> Boboli. Fra il 1574 e il 1582 è impegnato nella<br />

realizzazione del grande gruppo marmoreo raffigurante<br />

il Ratto delle Sabine, particolarmente ammirato da Francesco<br />

I che lo fece collocare sotto la Loggia dei Lanzi <strong>di</strong><br />

Piazza della Signoria, vera e propria galleria <strong>di</strong> sculture<br />

<strong>Storia</strong> dell’arte Einau<strong>di</strong>


all’aperto. Intorno agli anni Ottanta il Giambologna esegue<br />

per lo più opere a carattere sacro per Lucca, Genova<br />

e Firenze. Per i Me<strong>di</strong>ci realizza sculture a carattere celebrativo<br />

come il monumento equestre del Granduca Cosimo<br />

I in piazza della Signoria, e quello <strong>di</strong> Fer<strong>di</strong>nando I in<br />

piazza Santissima Annunziata. Artista <strong>di</strong> chiara fama,<br />

seppe sod<strong>di</strong>sfare le richieste <strong>di</strong> una committenza raffinata<br />

che richiedeva opere in bronzo <strong>di</strong> piccolo formato, destinate<br />

all’arredo <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>oli e camerini. I soggetti pre<strong>di</strong>letti<br />

erano quelli ispirati al mondo dell’antichità classica e alla<br />

mitologia.<br />

Giovanni Pisano<br />

Pisa 1248 ca. - Siena dopo il 1314<br />

Scultore e architetto italiano<br />

Figlio dello scultore Nicola Pisano, Giovanni fu avviato all’arte<br />

della scultura nella bottega del padre; sulla base dei<br />

pagamenti effettuati, il giovane artista dovette essere il<br />

più importante collaboratore <strong>di</strong> Nicola nell’esecuzione del<br />

pulpito del Duomo <strong>di</strong> Siena, eseguito fra il 1266 e il 1268.<br />

La collaborazione fra i due artisti è testimoniata anche<br />

dall’iscrizione apposta nei rilievi che decorano la Fontana<br />

Maggiore <strong>di</strong> Perugia, eseguita nel 1277-78. A Giovanni<br />

sono solitamente riferite le statue <strong>di</strong> coronamento delle vasche<br />

e il gruppo delle Ninfe eretto al centro. L’artista intervenne<br />

anche nella decorazione esterna del Battistero <strong>di</strong><br />

Pisa, eseguendo le cuspi<strong>di</strong> che inquadrano le finestre del<br />

terzo or<strong>di</strong>ne e i busti della Madonna, <strong>di</strong> Mosè e del Battista,<br />

oggi conservati nel Museo dell’Opera del Duomo. Alla<br />

morte <strong>di</strong> Nicola, Giovanni <strong>di</strong>venne il titolare della importante<br />

bottega paterna, rilevandone le più prestigiose commissioni.<br />

Dal 1285 al 1296 l’artista fu impegnato a Siena<br />

come capomastro della Cattedrale. Al maestro spetta l’allungamento<br />

della navata della chiesa e il progetto per la<br />

decorazione della facciata, realizzata tuttavia solo nella<br />

parte inferiore, fino all’altezza dei portali. Per la facciata<br />

Giovanni scolpì le gran<strong>di</strong> statue <strong>di</strong> Profeti e delle Sibille<br />

che oggi si conservano nel locale Museo dell’Opera del<br />

Duomo. Dissapori con l’Opera del Duomo spinsero l’artista<br />

ad abbandonare il cantiere senese e a rientrare nel<br />

1297 a Pisa, dove <strong>di</strong>venne capomastro della Primaziale.<br />

Contemporaneamente, nel 1301, Giovanni scolpì il Pulpito<br />

della chiesa <strong>di</strong> Sant’Andrea a Pistoia, rielaborando il<br />

prototipo ideato da Nicola Pisano per il Battistero <strong>di</strong> Pisa<br />

<strong>Storia</strong> dell’arte Einau<strong>di</strong>


e per la cattedrale <strong>di</strong> Siena. Segna una ulteriore evoluzione<br />

stilistica il Pulpito scolpito per il Duomo <strong>di</strong> Pisa fra il<br />

1301 e il 1310, nel quale la forma esagonale lascia il posto<br />

alla sagoma circolare. Il maestro, che svolse anche la professione<br />

<strong>di</strong> orafo secondo quanto riportato dallo stesso<br />

Giovanni nell’iscrizione apposta sul pulpito <strong>di</strong> Pisa, terminò<br />

probabilmente l’attività entro il secondo decennio<br />

del XIV secolo. L’ultima opera eseguita fu probabilmente<br />

il sepolcro <strong>di</strong> Margherita <strong>di</strong> Lussemburgo, moglie dell’imperatore<br />

Enrico VII <strong>di</strong> Lussemburgo, morta nel 1311. La<br />

tomba, eretta nella chiesa <strong>di</strong> San Francesco <strong>di</strong> Castelletto<br />

a Genova verso il 1313, è stata smontata ed è andata in<br />

parte perduta. Importanti frammenti si conservano oggi<br />

nel Museo <strong>di</strong> Sant’<strong>Agostino</strong>.<br />

Gislebertus<br />

attivo nei primi decenni del XII sec.<br />

Scultore francese (?)<br />

La firma <strong>di</strong> Gislebertus (Gislebertus hoc opus fecit) compare<br />

sul timpano del portale <strong>di</strong> Saint-Lazare ad Autun, testimoniando<br />

la posizione <strong>di</strong> grande prestigio che l’artista<br />

ricopriva. Sulla base <strong>di</strong> quest’opera gli è stata attribuita<br />

tutta la decorazione scolpita della cattedrale, compresi i<br />

capitelli rovinati dell’abside, che si ritiene eseguita negli<br />

anni che hanno imme<strong>di</strong>atamente preceduto la consacrazione<br />

della chiesa, nel 1132. Partendo dalle promesse poste<br />

dagli scultori <strong>di</strong> Cluny, Gislebertus rinnova l’iconografia<br />

tra<strong>di</strong>zionale pervadendo le composizioni <strong>di</strong> un <strong>di</strong>namismo<br />

particolare, che altera le proporzioni della figura umana e<br />

ne deforma i tratti fisionomici. I risultati raggiunti sono<br />

affini a quelli del timpano <strong>di</strong> Vézelay, tanto che alcuni<br />

hanno ipotizzato la sua partecipazione anche a quest’impresa<br />

decorativa.<br />

Gran<strong>di</strong>, Giuseppe<br />

Varese 1843-1894<br />

Scultore italiano<br />

Frequentò l’Accademia <strong>di</strong> Milano legandosi successivamente<br />

al gruppo della Scapigliatura lombarda. Nel 1869<br />

eseguì la statua <strong>di</strong> Santa Tecla per il Duomo, nel 1871 il<br />

monumento a Cesare Beccaria, e nel 1874 il Ritratto del<br />

maresciallo Ney. La sua opera <strong>di</strong> maggior impegno fu il<br />

monumento alle Cinque Giornate <strong>di</strong> Milano che, iniziato<br />

nel 1881, sarà inaugurato solo dopo la sua morte.<br />

<strong>Storia</strong> dell’arte Einau<strong>di</strong>


Greenough, Horatio<br />

Boston, 1805 - Somerville, Massachusetts, 1852<br />

Scultore americano<br />

Lo scultore iniziò a modellare alla tenera età <strong>di</strong> do<strong>di</strong>ci anni,<br />

sotto la <strong>di</strong>rezione <strong>di</strong> artisti della sua città natale; proseguì<br />

poi gli stu<strong>di</strong> presso i Collegio <strong>di</strong> Harvard. È stato il<br />

primo scultore americano a recarsi a Roma per stu<strong>di</strong>are<br />

dal vivo i gran<strong>di</strong> modelli della statuaria classica e degli artisti<br />

rinascimentali e barocchi. Tornato in America, soggiornò<br />

in alcune delle principali metropoli, Washington,<br />

Baltimora e Filadelfia, dove cominciò a realizzare le sue<br />

prime opere autonome. Di nuovo in <strong>It</strong>alia, fu allievo a Firenze<br />

<strong>di</strong> Lorenzo Bartolini, esponente <strong>di</strong> punta della corrente<br />

neoclassica. Diventato ben presto il principale scultore<br />

ufficiale americano, tra le sue opere si ricordano un<br />

busto <strong>di</strong> Lafayette, eseguito nel 1831 nel corso del suo<br />

soggiorno parigino, e un Gruppo <strong>di</strong> angeli, copia da Raffaello<br />

e prima opera in marmo della storia della scultura<br />

americana.<br />

Guglielmo<br />

attivo verso la metà del XII secolo<br />

Scultore italiano<br />

È ignota la provenienza geografica dello scultore, ma l’ipotesi<br />

più cre<strong>di</strong>bile lo vede originario dell’<strong>It</strong>alia settentrionale,<br />

data l’impostazione fortemente volumetrica delle sue<br />

figure. Il vigoroso plasticismo che contrad<strong>di</strong>stingue le figure<br />

<strong>di</strong> Guglielmo, arricchito da una notevole sensibilità pittorica<br />

evidente nel modo in cui sono trattate le pieghe delle<br />

vesti e gli intagli ornamentali, rivela infatti una cultura<br />

aggiornata ed articolata, che comprende le narrazioni su<br />

due registri derivata dai sarcofagi tardo-antichi, e le più<br />

recenti novità della scultura lombarda e provenzale. Tra il<br />

1159 e il 1162 Guglielmo eseguì i rilievi del Pulpito del<br />

Duomo <strong>di</strong> Pisa, successivamente (1312) trasferiti nella cattedrale<br />

<strong>di</strong> Cagliari per far posto al nuovo pulpito realizzato<br />

da Giovanni Pisano. L’opera è una delle realizzazioni più<br />

interessanti del XII secolo; il suo riutilizzo a Cagliari vide<br />

anche uno smembramento del pulpito che venne <strong>di</strong>viso per<br />

formare due amboni. L’importanza <strong>di</strong> questo maestro è<br />

evidente nell’influenza esercitata su numerosi artisti, noti<br />

e anonimi, attivi nella seconda metà del XII secolo tra Pisa,<br />

Lucca, Volterra e Pistoia.<br />

<strong>Storia</strong> dell’arte Einau<strong>di</strong>


Guidetto<br />

XII-XIII secc.<br />

Architetto e scultore italiano<br />

Fu attivo a Lucca, dove decorò nel 1204 le loggette della<br />

facciata del Duomo <strong>di</strong> San Martino e quella <strong>di</strong> San Michele<br />

in Foro. Nel 1211 lavorò invece ai capitelli della facciata<br />

del Duomo <strong>di</strong> Prato. Esponente del romanico luccheselombardo<br />

e, per l’accentuato plasticismo, precursore in<br />

certo senso del gotico, si fece interprete <strong>di</strong> una tendenza<br />

decorativa caratterizzata da un forte risalto cromatico, devoluto<br />

all’alternanza <strong>di</strong> tarsie bianche e nere.<br />

Guido da Como, Guido Bigarelli detto<br />

documentato dal 1239 al 1257, anno <strong>di</strong> morte<br />

Scultore italiano<br />

Di origine lombarda, lavorò a lungo in Toscana. La sua<br />

cultura risente dell’influenza degli scultori attivi in questi<br />

anni nell’area lucchese, e quin<strong>di</strong> <strong>di</strong> Guglielmo, Lanfranco<br />

Bigarelli e <strong>di</strong> Guidetto, mentre la sua origine ticinese si<br />

avverte nella nitidezza e nella levigatezza dell’intaglio. Il<br />

suo linguaggio è sostanzialmente quello ticinese-lucchese<br />

dei maestri operanti nel portico del duomo <strong>di</strong> Lucca, per il<br />

quale sembra aver scolpito l’architrave del portale maggiore<br />

e due simboli degli evangelisti situati ai lati del portale<br />

stesso.<br />

Due iscrizioni permettono <strong>di</strong> riferirgli il Fonte battesimale<br />

del battistero <strong>di</strong> Pisa (1246) ed il Pulpito <strong>di</strong> San Bartolomeo<br />

in Pantano a Pistoia (1250), che costituiscono i poli<br />

intorno a cui la critica ha cercato <strong>di</strong> raggruppare le sue<br />

opere. Fra le altre, gli si attribuisce l’architrave del portale<br />

maggiore della chiesa <strong>di</strong> San Pietro Somal<strong>di</strong> a Lucca, alcuni<br />

capitelli della navata anulare del battistero <strong>di</strong> Pisa, la<br />

statua dell’Arcangelo Michele, oggi conservata nel Museo<br />

Diocesano <strong>di</strong> Pistoia e, sempre a Pistoia, le recinzioni presbiteriali<br />

della chiesa <strong>di</strong> Sant’Andrea.<br />

Guillaume, Eugène<br />

Montbard, 1822 - Roma, 1905<br />

Scultore francese<br />

Proveniente da una famiglia agiata, termina gli stu<strong>di</strong> presso<br />

il collegio <strong>di</strong> Digione e solo dopo frequenta la Scuola <strong>di</strong><br />

Disegno sotto la <strong>di</strong>rezione <strong>di</strong> Pierre Darbois. Nel 1841 entra<br />

all’Ecole des Beaux-Arts e <strong>di</strong>viene il pupillo <strong>di</strong> Pra<strong>di</strong>er.<br />

Nel 1845 vince il Prix-de-Rome e si stabilisce in <strong>It</strong>alia, do-<br />

<strong>Storia</strong> dell’arte Einau<strong>di</strong>


ve soggiorna fino al 1850. Durante questo periodo realizza<br />

l’Anacreonte, opera classica che segna il suo successo e l’ascesa<br />

della sua carriera, ricca <strong>di</strong> sod<strong>di</strong>sfazioni. Tornato in<br />

patria partecipa alla decorazione del palazzo del Louvre e<br />

si de<strong>di</strong>ca prevalentemente al genere del ritratto. Nel 1864<br />

è nominato <strong>di</strong>rettore dell’Ecole des Beaux-Arts; dal 1891<br />

è <strong>di</strong>rettore dell’Accademia <strong>di</strong> Francia a Roma. Nel 1898<br />

gli viene assegnato il massimo riconoscimento: la nomina a<br />

membro dell’Accademia <strong>di</strong> Francia per i meriti <strong>di</strong> scrittore<br />

e oratore. Muore a Roma, ma è sepolto a Parigi, nel cimitero<br />

<strong>di</strong> Père-Lachaise, luogo destinato ad accogliere le celebrità<br />

<strong>di</strong> tutti i tempi.<br />

<strong>Storia</strong> dell’arte Einau<strong>di</strong>


H<br />

Hidetoshi, Nagasawa<br />

Tonei, Mancuria, 1940<br />

Scultore giapponese<br />

Diplomatosi nel 1963 alla scuola <strong>di</strong> Belle Arti <strong>di</strong> Tokyo<br />

(sezione design), si trasferisce definitivamente a Milano<br />

nell’agosto 1967. L’episo<strong>di</strong>o del «viaggio» intrapreso in<br />

bicicletta e canoa assume una <strong>di</strong>mensione emotiva che segna<br />

fortemente il suo lavoro. L’allontanamento dal Giappone<br />

coincide con la partenza come artista. Il senso del<br />

viaggio è presente — per sua stessa <strong>di</strong>chiarazione — sia in<br />

quello che si vede, sia in ciò che c’è <strong>di</strong>etro l’idea <strong>di</strong> ogni<br />

suo lavoro. La barca è la testimonianza visiva del rapporto<br />

tra arte e viaggio. Un tema che appare più volte dagli anni<br />

Settanta ad oggi. Nel 1973 espone alla Biennale de Paris<br />

una piroga scavata in un tronco d’albero con il fuoco e<br />

l’accetta come settemila anni fa; nel 1981 la forma della<br />

barca riappare in una mostra a Torino: è <strong>di</strong> marmo <strong>di</strong> Carrara<br />

ed è piena <strong>di</strong> terra dove è piantato un salice. In seguito<br />

il «viaggio della barca» <strong>di</strong>venta sempre meno fisico e<br />

più mentale. Nel 1986 partecipa alla mostra Chambres<br />

D’Amis a Gand: una barca leggera, trasparente, un semplice<br />

profilo <strong>di</strong> ottone, è appesa alla parete esterna <strong>di</strong> una<br />

casa. Contemporaneamente a Sonsbeek, in Olanda, un<br />

gruppo <strong>di</strong> barche dai profili <strong>di</strong> ferro avvolti in carta giapponese,<br />

con la punta rivolta verso Ovest, è posato su un<br />

prato ognuna ha al centro un albero <strong>di</strong> salice.<br />

Il tema del viaggio si lega a quello della natura e del paesaggio,<br />

del luogo e del tempo. Nelle sue opere sul tema<br />

del giar<strong>di</strong>no (Luogo dei Fiori, 1985, Mito, Japan, Contemporary<br />

Art Center; Jar<strong>di</strong>n,1996, Palma de Mallorca,<br />

Fondazione Miró) si evince la <strong>di</strong>fferenza tra il concetto <strong>di</strong><br />

<strong>Storia</strong> dell’arte Einau<strong>di</strong>


natura occidentale e orientale: l’artista stesso afferma più<br />

volta che « il giar<strong>di</strong>no in Oriente è scultura e senso della<br />

scultura».<br />

Houdon, Jean-Antoine<br />

Parigi 1741-1828<br />

Scultore francese<br />

Questo grande artista, uno dei più alti rappresentanti della<br />

scuola francese <strong>di</strong> scultura, nacque da una famiglia modesta;<br />

il padre lavorò al servizio del mercante Lamotte e, in<br />

seguito, trovò impiego come portiere presso la scuola del<br />

Louvre. Il lavoro del padre favorì il contatto del giovane<br />

aspirante scultore con artisti ed insegnanti; fu precocemente<br />

ammesso a frequentare lo stu<strong>di</strong>o <strong>di</strong> Michel-Ange<br />

Slodtz, ottenendo fin da subito importanti riconoscimenti<br />

per le sue opere. Nel 1764 Houdon si recò a Roma, in<br />

quanto vincitore del Prix de Rome; stu<strong>di</strong>ò con entusiasmo<br />

gli oggetti che stavano venendo alla luce negli scavi <strong>di</strong> Ercolano<br />

e Pompei, de<strong>di</strong>cando grande attenzione anche allo<br />

stu<strong>di</strong>o del Rinascimento e in particolare <strong>di</strong> Michelangelo.<br />

Tra le opere che Houdon eseguì in <strong>It</strong>alia, conviene ricordare<br />

il San Bruno per la chiesa <strong>di</strong> Santa Maria degli Angeli,<br />

e l’Ecorché, piccola scultura <strong>di</strong> un uomo scorticato, tipico<br />

esercizio rinascimentale per la definizione e lo stu<strong>di</strong>o<br />

della muscolatura e dell’anatomia umana. Nel 1768 lo<br />

scultore fece ritorno in Francia, ottenendo una notevole<br />

quantità <strong>di</strong> committenze prestigiose. Prese parte alle esposizioni<br />

del Salon dal 1777 al 1805. Intimamente legato<br />

con Franklin, Houdon fu scelto dal Congresso americano<br />

per realizzare la statua <strong>di</strong> George Washington; per eseguirla<br />

l’artista partì per Filadelfia il 22 luglio 1785, dove<br />

rimase fino al compimento dell’opera, avvenuto il 4 gennaio<br />

1786. Nel corso della sua carriera Houdon ricevette<br />

numerose onorificenze e ricoprì incarichi ufficiali presso<br />

l’École des Beaux-Arts.<br />

<strong>Storia</strong> dell’arte Einau<strong>di</strong>


L<br />

Leoni, Leone<br />

Menaggio 1509 ca. - Milano 1590<br />

Scultore, medaglista e orafo italiano<br />

Poco si sa della sua formazione come scultore, medaglista<br />

e orafo. Acquisita una certa fama in questo campo,<br />

fu dapprima a Roma in veste <strong>di</strong> incisore della Zecca<br />

pontificia (1538-40), dopo<strong>di</strong>ché nel 1542 fu chiamato a<br />

Milano dal governatore Alfonso d’Avalos come incisore<br />

della Zecca imperiale e medaglista. Ben presto giunse alla<br />

ribalta alla corte <strong>di</strong> Carlo V, <strong>di</strong> cui <strong>di</strong>venne un protetto.<br />

Per l’imperatore eseguì un ritratto in bronzo (Carlo<br />

V domina il furore, 1551), assieme alle statue dell’imperatrice<br />

Isabella (1555), <strong>di</strong> Filippo II (1553) e <strong>di</strong> Maria<br />

d’Ungheria (1553), tutte conservate nel Museo del Prado<br />

a Madrid. Questi ritratti furono eseguiti dal vero dopo<br />

soggiorni alle corti <strong>di</strong> Augsburg (1551) e <strong>di</strong> Bruxelles<br />

(1549, 1556). Lo stile <strong>di</strong> Leoni <strong>di</strong>mostra uno stu<strong>di</strong>o condotto<br />

sulle sculture antiche e sulle opere <strong>di</strong> Donatello,<br />

Sansovino e Cellini. A partire dalla fine degli anni cinquanta<br />

lo scultore lavorò soprattutto per alcuni principi<br />

italiani (Ritratto <strong>di</strong> Ferrante Gonzaga che domina l’Invi<strong>di</strong>a,<br />

Guastalla; monumento <strong>di</strong> Gian Giacomo de’ Me<strong>di</strong>ci,<br />

Milano, Duomo). A Milano intorno al 1565 lavorò<br />

alla decorazione scultorea della facciata della sua abitazione<br />

detta Palazzo degli Omenoni per le gigantesche figure<br />

<strong>di</strong> telamoni aggettanti, completata da bassorilievi<br />

con storie a sfondo autobiografico.<br />

<strong>Storia</strong> dell’arte Einau<strong>di</strong>


Lipchitz, Jacques<br />

Druskininkai 1891 - Capri 1973<br />

Scultore lituano<br />

Compiuti gli stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> ingegneria a Vilna, Lipchitz si trasferisce<br />

nel 1909 a Parigi, dove si iscrive alla Scuola <strong>di</strong> Belle<br />

Arti e all’Accademia Julian, de<strong>di</strong>candosi alla scultura.<br />

Qui conosce Picasso e si avvicina al cubismo, creando forme<br />

fortemente semplificate e statiche.<br />

Intorno al 1925 maturò uno stile più <strong>di</strong>namico, fondato<br />

sulle possibilità espressive dei profili e del loro intreccio<br />

piuttosto che sull’analisi dei volumi. Venne definita «scultura<br />

trasparente», per significare quanto lo spazio ne fosse<br />

parte integrante.<br />

Si riavvicinò in seguito alle forme concrete della realtà,<br />

rappresentata attraverso una plastica duttile ed animata,<br />

carica <strong>di</strong> un’espressività che spesso sconfina nella drammaticità.<br />

Nel 1941 si trasferisce negli Stati Uniti, dove la sua scultura<br />

ha spesso assunto caratteri monumentali.<br />

Lista, Stanislao<br />

Salerno 1824 - Napoli 1908<br />

Scultore italiano<br />

Di origine salernitana, inizia la sua attività nel 1852 e intorno<br />

al 1869 realizza la statua <strong>di</strong> Paisiello per il Teatro<br />

San Carlo <strong>di</strong> Napoli. Collaborò con Gioacchino Toma alla<br />

fondazione della scuola serale per operai. Per la Colonna<br />

dei Martiri del 1866 eseguì il grande Leone ferito. Suo è il<br />

sepolcro del vescovo Angelo Andrea Zottoli nel Duomo <strong>di</strong><br />

Salerno. Insegnò all’Accademia <strong>di</strong> Napoli.<br />

Lombardo, Pietro<br />

Carona, Lugano 1435 - Venezia 1515<br />

Scultore italiano<br />

Lombardo <strong>di</strong> origine, si forma forse in Toscana e lavora a<br />

Padova alla metà degli anni Sessanta, per fermarsi stabilmente<br />

a Venezia subito dopo. Qui dà vita a una fiorente<br />

bottega, all’interno della quale lavorano anche i suoi figli<br />

Antonio e Tullio, specializzata nella realizzazione <strong>di</strong> gran<strong>di</strong><br />

monumenti funerari. Tra i gran<strong>di</strong> monumenti si possono<br />

ricordare quelli della chiesa dei Santi Giovanni e Paolo,<br />

a Pasquale Malipiero, a Niccolò Marcello (1474) e a Pietro<br />

Mocenigo (1476). Significativa è anche la sua attività <strong>di</strong><br />

architetto, che contribuisce alla creazione del volto rina-<br />

<strong>Storia</strong> dell’arte Einau<strong>di</strong>


scimentale <strong>di</strong> Venezia. A lui spettano la costruzione della<br />

Chiesa <strong>di</strong> San Giobbe (1480), la Chiesa <strong>di</strong> Santa Maria dei<br />

Miracoli (1489), la facciata della Scuola <strong>di</strong> San Marco<br />

(1490).<br />

Lombardo, Tullio<br />

Venezia 1455-1532<br />

Scultore italiano<br />

Fu allievo del padre Pietro, con cui collaborò fin dalla costruzione<br />

del monumento al doge Mocenigo. Lavorò, agli<br />

esor<strong>di</strong>, ma con assiduità, anche con il fratello Antonio.<br />

Ebbe presto una attività in<strong>di</strong>pendente segnata dall’Incoronazione<br />

<strong>di</strong> Maria per la Chiesa <strong>di</strong> San Giovanni Crisostomo<br />

a Venezia (1502), in cui <strong>di</strong>mostrò <strong>di</strong> aver accolto l’ere<strong>di</strong>tà<br />

della bottega paterna. Il suo linguaggio andò sempre<br />

più <strong>di</strong>stinguendosi per i pronunciati accenti classicistici,<br />

evidenti anche nella trattazione delle superfici, levigatissime,<br />

e nella minuziosa resa dei particolari. Ne sono testimonianza<br />

gli altorilievi con i Miracoli <strong>di</strong> Sant’Antonio,<br />

eseguiti per la Basilica del Santo a Padova (1520-25) ed il<br />

monumento a Matteo Bellati nel Duomo <strong>di</strong> Feltre (1528).<br />

La sua attività si svolse a Venezia (ove sono conservate<br />

l’Annunciazione, nell’Oratorio del Seminario e l’Assunzione<br />

in San Giovanni Crisostomo), nel Veneto fino a Belluno<br />

e Treviso, e nella pianura padana, da Mantova a Ferrara.<br />

Notevoli per la finitezza formale e per il severo realismo<br />

ispirato alla statuaria romana, sono sculture isolate<br />

come il Bacco ed Arianna, oggi al Kunsthistorisches Museum<br />

<strong>di</strong> Vienna. La sua opera maggiore, in cui classicismo<br />

e gusto del patetico si fondono in straor<strong>di</strong>nario equilibrio,<br />

è la lastra tombale <strong>di</strong> Guidarello Guidarelli ora al Museo<br />

Civico <strong>di</strong> Ravenna (1525).<br />

Long, Richard<br />

Bristol 1945<br />

Scultore britannico<br />

Stu<strong>di</strong>a a Bristol e a Londra dal 1962 al 1966, nel 1964 realizza<br />

la sua prima opera a cielo aperto<br />

(A Snowball Track). È generalmente associato alla Land<br />

Art, ma ha sempre rifiutato qualsiasi tentativo <strong>di</strong> inserirlo<br />

in specifiche tendenze artistiche. Dal 1967 viaggia molto,<br />

in America del Nord e del Sud, in Europa, in In<strong>di</strong>a, in<br />

Giappone e in Africa e nel corso delle sue lunghe passeggiate<br />

solitarie, che seguono itinerari ben definiti, esegue i<br />

<strong>Storia</strong> dell’arte Einau<strong>di</strong>


suoi lavori, cerchi, spirali, corone circolari fatte delle pietre<br />

del luogo o figure geometriche realizzate dall’impronta<br />

o dal solco del suo piede. In alcuni casi la scultura può anche<br />

passare inosservata o essere cancellata a causa delle<br />

con<strong>di</strong>zioni atmosferiche. Resta una documentazione fotografica<br />

che viene esposta nelle gallerie e nei musei insieme<br />

alle mappe dei luoghi attraversati. Long non rifiuta <strong>di</strong> ricreare<br />

i suoi lavori <strong>di</strong>rettamente in ambienti chiusi con<br />

l’ardesia, la pietra, il legno o il fango che preleva durante i<br />

suoi percorsi. I reperti vengono <strong>di</strong>sposti in strisce, spirali,<br />

cerchi formati sul pavimento (White rock Line, 1990, Musée<br />

Bordeaux). Negli anni Sessanta e Settanta Long partecipa<br />

alle maggiori manifestazioni in cui si sottolinea il processo<br />

concettuale dell’arte: «Quando gli atteggiamenti <strong>di</strong>ventano<br />

forma», Kunsthalle <strong>di</strong> Berna 1969, Documenta V<br />

a Kassel nel 1972, la Biennale <strong>di</strong> Venezia del 1976. Dal<br />

1968 fino ai nostri giorni molte sono le sue personali nelle<br />

maggiori gallerie internazionali.<br />

<strong>Storia</strong> dell’arte Einau<strong>di</strong>


M<br />

Maderno, Stefano<br />

Bissone, Canton Ticino 1576 - Roma 1636<br />

Scultore italiano<br />

Iniziò la carriera da restauratore <strong>di</strong> statue antiche, alcune<br />

delle quali furono da lui riprodotte in bronzo. La conoscenza<br />

dell’arte classica lo aiutò nella realizzazione dell’opera<br />

più significativa, la Santa Cecilia, nella chiesa<br />

omonima in Trastevere a Roma, commissionatagli dal<br />

car<strong>di</strong>nale Sfrondrato che nella chiesa aveva trovato il<br />

corpo della santa, nel 1599. Lo scultore lo riprodusse nelle<br />

stesse <strong>di</strong>mensioni e nella stessa posa in cui era stato<br />

rinvenuto e il rilievo venne collocato in una nicchia <strong>di</strong><br />

marmo nero sotto l’altare maggiore. L’originalità della<br />

soluzione e il naturalistico abbandono della posa ebbero<br />

un grande successo nella scultura barocca, anche se tale<br />

esito rappresentò un caso isolato nella produzione classicheggiante<br />

dell’artista.<br />

Maestro <strong>di</strong> Cabestany<br />

seconda metà XII sec.<br />

Scultore spagnolo (?)<br />

Alla personalità dello scultore, la cui denominazione deriva<br />

da un timpano scolpito nella chiesa <strong>di</strong> Cabestany, è<br />

stata attribuita una serie <strong>di</strong> opere, <strong>di</strong>sseminate tra la<br />

Linguadoca, la Catalogna, la Navarra e l’<strong>It</strong>alia. Nel rilievo,<br />

che pone al centro Cristo tra la Vergine e san<br />

Tommaso e sui lati la rappresentazione della Vergine<br />

che esce dal sepolcro e la sua Assunzione, sono stati in<strong>di</strong>viduati<br />

i caratteri stilistici peculiari al maestro: le figure<br />

rivelano un certo vigore plastico ed un’impostazio-<br />

<strong>Storia</strong> dell’arte Einau<strong>di</strong>


ne solenne, ravvivata dal ritmo veloce dei panneggi<br />

mossi dal vento.<br />

Accurati confronti hanno poi permesso <strong>di</strong> ricostruire il<br />

corpus delle sculture realizzate dal Maestro <strong>di</strong> Cabestany e<br />

dalla sua bottega: accanto al timpano proveniente dal monastero<br />

catalano <strong>di</strong> Sant Pere de Rodes, raffigurante la<br />

Vocazione <strong>di</strong> San Pietro, e ad alcuni capitelli della chiesa<br />

<strong>di</strong> Sant Esteve d’en Bas (Gerona), si ricorda il sarcofago <strong>di</strong><br />

Sant’Ilario, eseguito per l’omonima abbazia benedettina,<br />

situata poco lontano da Carcassonne, i capitelli e le decorazioni<br />

per la chiesa abbaziale <strong>di</strong> Saint-Papoul, presso Castelnaudary<br />

e i rilievi del timpano <strong>di</strong> un portale della chiesa<br />

<strong>di</strong> Errondo in Navarra.<br />

In <strong>It</strong>alia la presenza del maestro è stata invece rilevata<br />

nel capitello con San Daniele nella fossa dei leoni a<br />

Sant’Antimo, nei pressi <strong>di</strong> Montalcino, e nel fusto <strong>di</strong> acquasantiera<br />

della piccola chiesa <strong>di</strong> San Giovanni in Sugana,<br />

presso San Casciano Val <strong>di</strong> Pesa.<br />

Maestro dei Mesi <strong>di</strong> Ferrara<br />

attivo nella prima metà del sec. XIII<br />

Scultore italiano<br />

Viene così chiamato dalle sculture allegoriche raffiguranti<br />

i Mesi, smontate da un portale della cattedrale ferrarese e<br />

conservati nell’attiguo museo. Suoi sono probabilmente<br />

anche i rilievi con il Sogno e l’Adorazione dei magi della<br />

lunetta <strong>di</strong> San Mercuriale a Forlì (1230 ca.). Per la straor<strong>di</strong>naria<br />

sensibilità, ormai gotica, con cui il modellato si<br />

traduce in dettagliata indagine naturalistica, libera da ogni<br />

rigidezza, è da annoverare tra gli artisti più originali e innovatori<br />

del primo Duecento.<br />

Maestro <strong>di</strong> Naumburg<br />

notizie 1225 ca. - dopo il 1249<br />

Scultore tedesco<br />

Formatosi probabilmente nei cantieri delle gran<strong>di</strong> cattedrali<br />

gotiche della Francia settentrionale e della valle del<br />

Reno, elabora un linguaggio ormai libero dal rigore romanico.<br />

La sua opera principale è l’ambone con scene<br />

della Passione e do<strong>di</strong>ci statue <strong>di</strong> donatori del Duomo <strong>di</strong><br />

Naumburg, dalla vigorosa espressività e dalla vivace animazione<br />

delle figure.<br />

<strong>Storia</strong> dell’arte Einau<strong>di</strong>


Maillol, Aristide<br />

Banyuls-sur-Mer, 1861-1944<br />

Scultore e pittore francese<br />

La sua formazione è inizialmente pittorica, come allievo <strong>di</strong><br />

Gérôme e Cabanel presso l’Ecole des Beaux-Arts dal 1885<br />

al 1889. Negli stessi anni, grazie all’amicizia con Bourdelle,<br />

manifesta un primo interesse per la scultura con particolare<br />

riferimento alle opere <strong>di</strong> Ro<strong>di</strong>n. Contemporaneamente<br />

sviluppa una passione particolare per la tecnica dell’arazzo,<br />

tanto da aprire un atelier specializzato a Banyuls.<br />

Queste <strong>di</strong>verse esperienze, unite all’ammirazione per Gauguin<br />

e Denis, sono alla base delle prime opere pittoriche.<br />

In seguito, a causa <strong>di</strong> una malattia agli occhi, Maillol si de<strong>di</strong>ca<br />

prevalentemente alla scultura, mostrando uno stile<br />

che lega insieme le suggestioni Nabis, l’influenza <strong>di</strong> Matisse<br />

e riferimenti alla scultura egizia, in<strong>di</strong>ana e classica. Le<br />

sculture <strong>di</strong> Maillol sono caratterizzate da una plastica monumentalità<br />

dal solido impianto e dall’imponenza tranquilla,<br />

lontane da ogni compiacimento intellettualistico.<br />

Maitani, Lorenzo<br />

Siena 1275 ca. - Orvieto 1330<br />

Scultore e architetto italiano<br />

Di origine senese, Lorenzo Maitani si formò nel cantiere<br />

della Cattedrale <strong>di</strong> Siena, a contatto con la bottega <strong>di</strong> Giovanni<br />

Pisano. Nel 1308 l’artista venne chiamato ad Orvieto<br />

a <strong>di</strong>rigere i lavori per la costruzione del Duomo, fondato<br />

nel 1290. L’architetto, nominato nel 1310 «universalis<br />

caputmagister», si occupò dell’ampliamento dell’e<strong>di</strong>ficio e<br />

della decorazione della facciata, per la quale eseguì gran<br />

parte dei rilievi e dei gruppi scultorei che la ornano. L’attività<br />

scultorea <strong>di</strong> Lorenzo Maitani è attestata anche dalla<br />

sussistenza <strong>di</strong> alcune sculture lignee, quali i due Crocifissi<br />

conservati rispettivamente nel Duomo e nella chiesa <strong>di</strong><br />

San Francesco. Il lungo soggiorno orvietano dell’artista fu<br />

interrotto da spora<strong>di</strong>ci viaggi che lo condussero nel 1317 e<br />

nel 1319 a Perugia per realizzare alcune opere <strong>di</strong> riparazione<br />

all’acquedotto. Nel 1322 l’architetto tornò a Siena dove<br />

era stato chiamato quale consulente per la costruzione<br />

del Duomo Nuovo. Nel 1323 è documentato a Montefalco,<br />

dove realizzò il progetto per il castello, mentre nel<br />

1325 Lorenzo Maitani era a Castiglione del Lago, impegnato<br />

a e<strong>di</strong>ficare le fortificazioni della città. Questi interventi<br />

si alternarono con il lavoro <strong>di</strong> decorazione della fac-<br />

<strong>Storia</strong> dell’arte Einau<strong>di</strong>


ciata del Duomo <strong>di</strong> Orvieto, per la quale nel 1329 l’artista<br />

fece fondere in bronzo l’Aquila apocalittica che sovrasta i<br />

portali insieme agli altri simboli degli Evangelisti. Lorenzo<br />

Maitani morì nella città umbra nel 1330.<br />

Manship, Paul<br />

Saint Paul, Minnesota 1885-1966<br />

Scultore americano<br />

Lo scultore americano, dallo stile puramente classico, si<br />

conquistò velocemente il favore del pubblico e della critica,<br />

partecipando con le sue opere a numerose mostre a livello<br />

nazionale. All’apice della carriera, verso il 1930, ricevette<br />

alcuni prestigiosi riconoscimenti, tra cui una medaglia<br />

d’oro all’Esposizione <strong>di</strong> Filadelfia del 1926 e la nomina<br />

a presidente della Società Nazionale <strong>di</strong> Scultura. Lo stile<br />

della maturità fu profondamente influenzato dalla stilizzazione<br />

del periodo della Grecia arcaica. La maggior parte<br />

delle sue opere fu fusa in bronzo, mettendo in mostra<br />

un’abilità eccezionale nel proce<strong>di</strong>mento tecnico e nella finezza<br />

esecutiva. I soggetti delle sue opere sono improntati<br />

sulla natura, ma le forme sono rese in modo fortemente<br />

stilizzato secondo un ritmo e linee <strong>di</strong> contorno <strong>di</strong> caratteristica<br />

grazia e leggerezza. L’influenza astratta percepibile<br />

nelle sculture deriva piuttosto dallo stu<strong>di</strong>o e dall’influenza<br />

dell’arte antica che non dalle contemporanee esperienze<br />

del cubismo e del costruttivismo. Equilibrio e or<strong>di</strong>ne,<br />

componenti essenziali dell’arte classica, sono allo stesso<br />

modo determinanti nell’arte <strong>di</strong> Paul Manship.<br />

Manzoni, Piero<br />

Soncino, CR 1933 - Milano 1963<br />

Scultore italiano<br />

Nasce a Soncino, in provincia <strong>di</strong> Cremona, nel 1933. Nel<br />

1957 aderisce al Gruppo Nucleare, con cui re<strong>di</strong>ge il manifesto<br />

Per una pittura organica e, qualche mese dopo, il<br />

Manifesto contro lo stile. La riflessione sulle opere <strong>di</strong><br />

Klein, Alberto Burri e Lucio Fontana lo conducono ad elaborare<br />

una serie <strong>di</strong> lavori materici in gesso grezzo, graffiato<br />

e segnato o in tela ritagliata in modo irregolare. Tale serie<br />

viene intitolata Achromes, ad esprimere la concezione<br />

<strong>di</strong> uno spazio privo <strong>di</strong> immagini, da identificare con il grado<br />

zero del quadro. Nel 1958 Luciano Anceschi presenta<br />

la mostra <strong>di</strong> Enrico Baj, Manzoni e Fontana alla Galleria<br />

Bergamo <strong>di</strong> Milano.<br />

<strong>Storia</strong> dell’arte Einau<strong>di</strong>


Nel 1959 approfon<strong>di</strong>sce il rapporto con Enrico Castellani<br />

e Vincenzo Agnetti. Realizza le prime Linee e concepisce<br />

il progetto <strong>di</strong> firmare persone viventi, conferendo loro un<br />

certificato <strong>di</strong> autenticità. Tiene una mostra all’Aja, dove<br />

conosce Henk Peeters che lo mette in contatto con il<br />

Gruppo Zero. A Milano realizza Corpi d’aria, sculture<br />

pneumatiche che continuerà ad eseguire fino al 1961: il<br />

pallone può essere comprato dall’acquirente, ma qualora<br />

sia lo stesso autore a gonfiarlo l’opera prende il titolo Fiato<br />

d’artista. Sempre nel 1959 prosegue la sperimentazione<br />

sugli Achromes che nel tempo realizza in materiali <strong>di</strong>versi<br />

ed espone la Linea, lunga 19,93, metri <strong>di</strong>stesa intorno alle<br />

pareti della Galleria Pozzetto a Chiuso <strong>di</strong> Albisola. Con<br />

Agnetti e Castellani progetta la rivista Azimuth che propone<br />

testi <strong>di</strong> poesia, critica e arte contemporanea. Alcuni<br />

mesi dopo allestisce con Castellani una galleria sotterranea,<br />

che viene chiamata «Azimut»; la prima mostra della<br />

galleria ospita le Linee <strong>di</strong> Manzoni, presentate da Agnetti.<br />

Procedendo continuamente nella sperimentazione, nel<br />

1960 Manzoni elabora la prima Scultura nello spazio, una<br />

sfera sospesa sopra un gettito d’aria circolare.<br />

Nel 1960 alla Galleria Azimut presenta la sua mostra Consumazione<br />

dell’arte <strong>di</strong>namica del pubblico <strong>di</strong>vorare l’arte<br />

che consiste nel far <strong>di</strong>vorare al pubblico uova bollite e impresse<br />

con suo pollice.<br />

Nel 1961 concepisce la prima Base magica: qualunque persona<br />

o oggetto vi si pongano sopra sono da considerare<br />

opere d’arte. Nello stesso anno produce le scatolette Merda<br />

d’artista, vendute al grammo secondo la valutazione<br />

giornaliera dell’oro. Espone, realizza e concepisce continuamente<br />

nuove idee. Nel 1963 muore a Milano.<br />

Manzù, Giacomo<br />

Bergamo 1908 - Ardea 1991<br />

Scultore italiano<br />

Assai presto Giacomo Manzù inizia a lavorare come appren<strong>di</strong>sta<br />

prima presso un intagliatore, poi presso un doratore<br />

e infine presso uno stuccatore. Un soggiorno a Verona,<br />

dovuto al servizio militare, gli consente <strong>di</strong> ammirare le porte<br />

della chiesa <strong>di</strong> San Zeno Maggiore e i calchi <strong>di</strong> sculture<br />

antiche dell’Accademia Cicognini. Nel 1928 Manzù decide<br />

<strong>di</strong> de<strong>di</strong>carsi completamente alla scultura, e nel 1929 è a Parigi<br />

per un breve e sfortunato soggiorno. A Milano, dove si<br />

trasferisce nel 1930, partecipa al vivido clima intellettuale<br />

<strong>Storia</strong> dell’arte Einau<strong>di</strong>


che permea la città negli anni trenta del secolo, ed entra in<br />

contatto con artisti, intellettuali, critici d’arte e musicisti.<br />

Fra le prime opere milanesi si ricorda la decorazione della<br />

cappella dell’Università Cattolica. In questi anni i temi più<br />

ricorrenti del repertorio figurativo dell’artista sono ritratti<br />

e teste femminili. Si de<strong>di</strong>ca anche alla pittura, affrontando<br />

soprattutto temi religiosi. Nel 1934 compie per la prima<br />

volta un viaggio a Roma, dove la sua immaginazione figurativa<br />

viene straor<strong>di</strong>nariamente colpita dal vedere nella Basilica<br />

<strong>di</strong> San Pietro il papa seduto fra due car<strong>di</strong>nali. Il tema<br />

delle figure car<strong>di</strong>nalizie sarà uno dei più cari all’artista nel<br />

corso <strong>di</strong> tutta la sua attività. Nel 1937, ancora a Roma,<br />

espone con successo alla Galleria La Cometa; l’anno seguente<br />

le sue sculture vengono presentate alla Biennale <strong>di</strong><br />

Venezia confermandolo fra i migliori protagonisti della mostra.<br />

La serie <strong>di</strong> rilievi in bronzo improntati al tema «Cristo<br />

nella nostra umanità» rivelano la tendenza <strong>di</strong> Manzù ad<br />

interpretare il tema sacro con sentita umanità, sottolineata<br />

da espliciti riferimenti agli orrori della guerra (Ardea, Raccolta<br />

Manzù). Nel 1940 ha inizio il suo insegnamento all’Accademia<br />

<strong>di</strong> Brera che prosegue fino al 1957. Negli anni<br />

del dopoguerra il suo stile assume un tono più narrativo.<br />

Sono anni <strong>di</strong> importanti commissioni in <strong>It</strong>alia e all’estero.<br />

Nel 1952 vince il concorso per la porta della Morte della<br />

Basilica <strong>di</strong> San Pietro in Vaticano, impresa che lo vede poi<br />

intensamente impegnato soprattutto fra il 1962 e il 1964,<br />

anno della loro inaugurazione.<br />

Fra il 1955 e il 1958 l’artista lavora alla porta dell’Amore<br />

della cattedrale <strong>di</strong> Salisburgo, mentre fra il 1965 e il 1969<br />

si de<strong>di</strong>ca alla realizzazione della porta della Pace e della<br />

Guerra per la Cattedrale <strong>di</strong> San Lorenzo a Rotterdam.<br />

Dalla metà degli anni quaranta l’attività espositiva <strong>di</strong><br />

Manzù si è intanto fatta sempre più intensa, non solo in<br />

<strong>It</strong>alia ma anche in Europa e in America. A ciò corrisponde<br />

una grande produzione scultorea, alla quale va assommandosi<br />

anche quella per il teatro come autore <strong>di</strong> bozzetti e<br />

scenografie.<br />

Marini, Marino<br />

Pistoia 1901 - Viareggio, LU 1980<br />

Scultore italiano<br />

Nato a Pistoia nel 1901, si iscrisse nel ’17 all’Accademia<br />

<strong>di</strong> Belle Arti <strong>di</strong> Firenze. Nella prima fase della sua carriera<br />

artistica sperimentò le tecniche della pittura e del <strong>di</strong>segno.<br />

<strong>Storia</strong> dell’arte Einau<strong>di</strong>


La scoperta della vocazione per la scultura, che risale al<br />

1922, non gli impedì <strong>di</strong> continuare a praticare per tutta la<br />

vita la pittura e la grafica, con brillanti risultati. Sulla scelta<br />

della <strong>di</strong>sciplina scultorea pesò indubbiamente lo stu<strong>di</strong>o<br />

dell’arte antica, soprattutto etrusca, approfon<strong>di</strong>to nel Museo<br />

Archeologico <strong>di</strong> Firenze. Dal 1926 si legò al gruppo<br />

fiorentino <strong>di</strong> Novecento e nel ’28 soggiornò a Parigi, dove<br />

fu a contatto con l’opera dei principali scultori delle avanguar<strong>di</strong>e<br />

e conobbe De Pisis, Picasso, Braque.<br />

Nel ’29 si trasferì in Lombar<strong>di</strong>a, chiamato da Arturo Martini<br />

ad occupare la cattedra <strong>di</strong> scultura alla Scuola d’Arte<br />

della Villa Reale <strong>di</strong> Monza, dove insegnerà fino al 1940.<br />

In contemporanea all’insegnamento, iniziò a presenziare<br />

alle maggiori esposizioni artistiche e a viaggiare in Europa.<br />

Fu in Germania, in Austria, in Belgio, in Olanda, in Inghilterra<br />

e nuovamente a Parigi, dove conobbe De Chirico,<br />

Kan<strong>di</strong>nskij e Campigli. Premiato nel 1935 alla II Quadriennale<br />

<strong>di</strong> Roma, dal ’40 si de<strong>di</strong>cò all’insegnamento nelle<br />

accademie nazionali, prima a Torino, poi a Milano, città<br />

dalla quale fuggì nel ’42 dopo che, durante un bombardamento,<br />

la casa e lo stu<strong>di</strong>o erano stati <strong>di</strong>strutti assieme a<br />

quasi tutte le opere del periodo giovanile. Trasferitosi a<br />

Locarno, in Svizzera, con la moglie Mercedes, detta familiarmente<br />

Marina, rientrò a Milano nel 1946 e riprese l’insegnamento<br />

all’Accademia <strong>di</strong> Brera.<br />

Alla Biennale <strong>di</strong> Venezia del ’48 conobbe lo scultore inglese<br />

Henry Moore, col quale allacciò uno stretto rapporto <strong>di</strong><br />

amicizia. Nel 1950 espose in una mostra personale a New<br />

York; più tar<strong>di</strong> a Zurigo e in Giappone. Ad iniziare dal I<br />

Premio <strong>di</strong> Scultura ricevuto alla Biennale <strong>di</strong> Venezia del<br />

’52, i riconoscimenti ufficiali, i premi, le onorificenze si<br />

susseguirono nel corso degli anni. Nel ’57 <strong>di</strong>venne membro<br />

dell’Accademia <strong>di</strong> San Luca. Nella maturità riprese assiduamente<br />

l’esercizio della pittura.<br />

Morì in Versilia nell’agosto del 1980.<br />

Marocchetti, Carlo<br />

Torino 1805 - Passy 1867<br />

Scultore italiano<br />

Nonostante la formazione classicista, i suoi monumenti<br />

equestri (Emanuele Filiberto, 1838, Torino) sono originali<br />

affermazioni del gusto romantico in scultura, per la scelta<br />

del tema storico o cavalleresco e gli effetti luministici.<br />

<strong>Storia</strong> dell’arte Einau<strong>di</strong>


Martini, Arturo<br />

Treviso 1889 - Milano 1947<br />

Scultore e pittore italiano<br />

Auto<strong>di</strong>datta, sin da giovanissimo lavorò in una fabbrica <strong>di</strong><br />

ceramiche presso Treviso, esperienza che gli lascerà la passione<br />

artigianale per la materia plastica, soprattutto per la<br />

creta, stu<strong>di</strong>ata dal vivo nei modelli preparatori <strong>di</strong> Antonio<br />

Canova conservati nella Gipsoteca della vicina Possagno.<br />

Nel 1905 egli siglò e datò la sua prima opera conosciuta, i<br />

Veneziani del Settecento, un rilievo in gesso (Treviso,<br />

Museo Civico). Dopo un soggiorno a Monaco <strong>di</strong> Baviera<br />

nel 1909, nel ’12 si recò a Parigi, presentando alcuni pezzi<br />

al Salon d’Automne al fianco <strong>di</strong> Mo<strong>di</strong>gliani e <strong>di</strong> De Chirico.<br />

Rientrato a Treviso espose alla mostra <strong>di</strong> Ca’ Pesaro a<br />

Venezia sette sculture e sette cheramografie, una sorta <strong>di</strong><br />

incisioni fatte su lastre <strong>di</strong> terracotta, materiale meno costoso<br />

del rame, suscitando scandalo per la scabrosità delle<br />

opere. Nel 1914 presenziò alla II Mostra della Secessione<br />

con tre sculture, La Prostituta, l’Uomo spesse volte incontrato<br />

e il Buffone; una quarta opera, la Ragazza che si lava,<br />

fu rifiutata con l’accusa <strong>di</strong> pornografia. Il <strong>di</strong>niego da<br />

parte della critica ufficiale <strong>di</strong> alcuni suoi pezzi lo spinse a<br />

partecipare alla mostra dei «rifiutati» dalla Biennale all’albergo<br />

Excelsior del Lido <strong>di</strong> Venezia. Ad un nuovo soggiorno<br />

parigino seguì un periodo trascorso a Roma e il ritorno<br />

a Treviso, dove si fece promotore della Mostra d’Arte<br />

Trevigiana.<br />

Allo scoppio della guerra chiese <strong>di</strong> essere inviato come<br />

fon<strong>di</strong>tore in uno stabilimento <strong>di</strong> armi, esperienza che gli<br />

permise <strong>di</strong> imparare a fondere. Nel 1918 a Faenza pubblicò<br />

il volume Contemplazioni, privo <strong>di</strong> testo, con <strong>di</strong>segni<br />

in bianco e nero evocanti gli spartiti musicali e, alla<br />

fine dell’anno successivo, frequentò a Milano Margherita<br />

Sarfatti ed il gruppo iniziatore <strong>di</strong> Novecento. Nel<br />

1920 allestì la sua prima mostra personale, presentato in<br />

catalogo da Carlo Carrà e nel ’22 partecipò alla Fiorentina<br />

Primaverile con otto sculture, introdotte da uno scritto<br />

<strong>di</strong> Alberto Savinio. Il decennio lo vide protagonista <strong>di</strong><br />

numerose importanti esposizioni e nel ’29 egli fu chiamato<br />

ad insegnare alla Scuola d’Arte della Villa Reale <strong>di</strong><br />

Monza, incarico che declinò a favore <strong>di</strong> Marino Marini.<br />

A partire dagli anni Trenta si de<strong>di</strong>cò alla scultura monumentale,<br />

realizzando, tra gli altri, i rilievi per l’Esposizione<br />

dell’Aereonautica al Palazzo dell’Arte, per il Palaz-<br />

<strong>Storia</strong> dell’arte Einau<strong>di</strong>


zo <strong>di</strong> Giustizia e per l’Ospedale Niguarda a Milano e per<br />

l’Università della Sapienza a Roma. Alla fine del 1939<br />

iniziò a <strong>di</strong>pingere, mai tuttavia abbandonando la scultura,<br />

e dal ’42 insegnò all’Accademia <strong>di</strong> Belle Arti <strong>di</strong> Venezia.<br />

Morì nel marzo del 1947.<br />

Maso <strong>di</strong> Bartolomeo<br />

Firenze 1406-1456 ca.<br />

Scultore italiano<br />

Scultore vicino a Donatello e a Michelozzo con i quali<br />

lavorò al Pulpito esterno del Duomo <strong>di</strong> Prato. Altre sue<br />

opere sono la cancellata della cappella della Cintola,<br />

sempre nel Duomo <strong>di</strong> Prato, il candelabro nel Duomo <strong>di</strong><br />

Pistoia, il portale <strong>di</strong> San Domenico a Urbino.<br />

Mastroianni, Umberto<br />

Fontana Liri, FR 1910-1998<br />

Scultore italiano<br />

Nel 1926 si stabilisce a Torino. Il suo linguaggio, negli<br />

anni Cinquanta, giunge ad esprimersi in opere monumentali.<br />

La lezione del primo Futurismo viene tradotta<br />

in un plasticismo vitale e animato che si unisce anche a<br />

suggestioni neocubiste, dando luogo a lavori costruiti<br />

con bruschi passaggi e proiezioni triangolari. Muore nel<br />

1998.<br />

Mazzoni, Guido<br />

Modena 1450 ca. - 1518<br />

Scultore italiano<br />

Attivo inizialmente come ideatore e fabbricatore <strong>di</strong> maschere<br />

teatrali e <strong>di</strong>vertimenti scenici per gli Estensi, <strong>di</strong>venne<br />

poi grande modellatore <strong>di</strong> gruppi in terracotta policroma,<br />

de<strong>di</strong>cati <strong>di</strong> preferenza al tema della Deposizione <strong>di</strong><br />

Cristo, nei quali si esprime con un drammatico e popolare<br />

realismo, che tocca picchi <strong>di</strong> vera tensione spirituale. Dopo<br />

un periodo <strong>di</strong> attività a Napoli, si trasferì in Francia, al<br />

seguito dapprima <strong>di</strong> Carlo VIII, <strong>di</strong> cui eseguì il monumento<br />

funebre nella basilica <strong>di</strong> Saint-Denis, poi del suo successore<br />

Luigi XIV.<br />

<strong>Storia</strong> dell’arte Einau<strong>di</strong>


Melotti, Fausto<br />

Rovereto, TN 1901 - Milano 1986<br />

Scultore italiano<br />

Nasce nel 1901 a Rovereto. Si stabilisce a Milano, dove si<br />

laurea in ingegneria elettrotecnica. Frequenta i corsi <strong>di</strong><br />

Adolfo Wildt all’Accademia <strong>di</strong> Brera, dove conosce Lucio<br />

Fontana con cui stringe un a duratura amicizia. Stabilisce<br />

una profonda sintonia con gli architetti del gruppo razionalista,<br />

con cui collabora. Nel 1935 prende parte alla Prima<br />

mostra collettiva <strong>di</strong> Arte Astratta italiana, allestita<br />

nello stu<strong>di</strong>o torinese <strong>di</strong> Felice Casorati, dove espone insieme<br />

a Osvaldo Licini, Lucio Fontana, Atanasio Soldati,<br />

Mauro Reggiani, Gino Ghiringhelli, Oreste Bogliar<strong>di</strong> e<br />

Luigi Veronesi. Nello stesso anno tiene la sua prima mostra<br />

personale alla Galleria milanese del Milione. Nel<br />

1936 espone nella sala allestita dal gruppo <strong>di</strong> architetti<br />

BBPR per la VI Triennale <strong>di</strong> Milano dove compaiono do<strong>di</strong>ci<br />

suoi manichini in gesso. Frequenta Arturo Martini.<br />

Nel 1937 compie un viaggio a Parigi, invitato al Pa<strong>di</strong>glione<br />

italiano dell’esposizione universale. Espone ad alcune<br />

mostre a Milano e alla Quadriennale <strong>di</strong> Roma. Negli anni<br />

Quaranta e Cinquanta si de<strong>di</strong>ca attivamente all’esecuzione<br />

<strong>di</strong> piccole sculture in ceramica o in terracotta, arricchite<br />

<strong>di</strong> policromia e <strong>di</strong> inserimenti <strong>di</strong> materiali <strong>di</strong>versi. Viene<br />

invitato alla Biennale <strong>di</strong> Venezia del 1948. In questi<br />

anni esegue delle sculture per alcune tombe del Cimitero<br />

Monumentale <strong>di</strong> Milano e comincia una fervida e assidua<br />

collaborazione con Gio Ponti per la produzione <strong>di</strong> ceramiche<br />

e decorazioni. Opera attivamente insieme ad architetti,<br />

con cui realizza pannelli decorativi per interni, spesso<br />

pubblicati da Domus, rivista <strong>di</strong> cui <strong>di</strong>viene collaboratore.<br />

Continua ad eseguire i suoi teatrini in terracotta colorata<br />

e ad esporre in <strong>It</strong>alia e all’estero, conseguendo importanti<br />

premi internazionali. Nel 1971 gli viene de<strong>di</strong>cata una ricca<br />

retrospettiva a Dortmund, presentato da Gillo Dorfles.<br />

Esegue Contrappunto VIII per la città <strong>di</strong> Gibellina. Nel<br />

1972 la Galleria Civica <strong>di</strong> Torino allestisce una sua grande<br />

mostra antologica; l’anno successivo il critico Arno<br />

Hammacher — che curerà una corposa biografia nel 1975<br />

— presenta una sua mostra alla Marlborough Galerie <strong>di</strong><br />

Zurigo. Nel 1976 si stabilisce a Roma. In questi anni si<br />

moltiplicano le importanti occasioni espositive, tra cui la<br />

retrospettiva al Forte Belvedere <strong>di</strong> Firenze, nel 1981, e<br />

<strong>Storia</strong> dell’arte Einau<strong>di</strong>


nel 1983 alla Galleria Nazionale d’arte Moderna <strong>di</strong> Roma.<br />

Muore a Milano nel 1986.<br />

Messina, Francesco<br />

Linguaglossa, CT 1900 - Milano 1995<br />

Scultore italiano<br />

Nato a Linguaglossa in provincia <strong>di</strong> Catania, si trasferì in<br />

Liguria con la speranza <strong>di</strong> emigrare in America con la sua<br />

famiglia. A nove anni iniziò a frequentare una scuola serale<br />

<strong>di</strong> <strong>di</strong>segno e nel 1913 si iscrisse all’Accademia Linguistica<br />

delle Belle Arti, approfondendo la sua preparazione con<br />

lo stu<strong>di</strong>o nei Musei. Cominciò ad esporre a quin<strong>di</strong>ci anni.<br />

Nel 1922 partecipò alla Biennale <strong>di</strong> Venezia e in seguito fu<br />

sempre presente alle più importanti rassegne d’arte in <strong>It</strong>alia<br />

e all’estero.<br />

Dopo una prima fase <strong>di</strong> ricerca simbolista, trova il suo personale<br />

stile in un verismo idealizzato, con il quale ha reso<br />

soggetti mitici, tra<strong>di</strong>zionali o quoti<strong>di</strong>ani e la copiosa produzione<br />

ritrattistica. Negli anni Cinquanta ha eseguito<br />

sculture <strong>di</strong> tono espressionista in opposizione alle precedenti,<br />

legate al naturalismo ottocentesco o ai moduli classici,<br />

a cui però ritornerà fra il 1960 e 1970. Dal 1934 al<br />

1971 ha tenuto la cattedra <strong>di</strong> scultura all’Accademia <strong>di</strong><br />

belle arti <strong>di</strong> Brera a Milano. Tra le opere più significative<br />

si ricordano il Cavallo morente, posto davanti al Palazzo<br />

della RAI, il monumento <strong>di</strong> papa Pio XII in Vaticano e la<br />

statua <strong>di</strong> Santa Caterina da Siena nei pressi <strong>di</strong> Castel<br />

Sant’Angelo.<br />

Tenendo sempre ben presente la lezione del passato, Messina<br />

affermava: «Appartengo a tre Regioni, la Sicula, in<br />

me ancestrale, è quella più nostalgica; la Ligure, la più tribolata,<br />

ma in amore <strong>di</strong> affettuoso grido. La Lombarda,<br />

ove conduco la croce della vecchiaia, conclusione <strong>di</strong> tante<br />

pene, gioie, poche virtù, esaltazioni ed illusioni».<br />

Michelozzo <strong>di</strong> Bartolomeo Michelozzi<br />

Firenze 1396-1472<br />

Scultore italiano<br />

Allievo del Ghiberti e collaboratore <strong>di</strong> Donatello, si rivela<br />

pienamente nella costruzione del complesso del convento<br />

<strong>di</strong> San Marco (1436-44); e del Palazzo Me<strong>di</strong>ci-Riccar<strong>di</strong><br />

(1444-59), con il quale formula la tipologia del palazzo<br />

fiorentino alla quale gli architetti faranno riferimento nel<br />

corso <strong>di</strong> tutto il secolo. Le ville me<strong>di</strong>cee <strong>di</strong> Trebbio<br />

<strong>Storia</strong> dell’arte Einau<strong>di</strong>


(1427-36 ca.), <strong>di</strong> Cafaggiolo (1450 ca.) e <strong>di</strong> Careggi<br />

(1435-40 ca.) sono una interpretazione rinascimentale del<br />

castello me<strong>di</strong>evale.<br />

Michelozzo concilia il ricordo del misurato gotico fiorentino<br />

con i nuovi orientamenti classicisti, evidenti nell’uso <strong>di</strong><br />

membrature e decorazioni ispirate all’antico. Come scultore<br />

collabora con Donatello (Tabernacolo della Mercanzia,<br />

Orsanmichele, Firenze, 1423 ca.; monumento Brancacci<br />

in Sant’Angelo a Nilo, Napoli, 1427 ca.; Pulpito del Duomo<br />

<strong>di</strong> Prato, 1433-38; monumento Aragazzi, Montepulciano,<br />

Duomo, 1437 ca.) e con Luca della Robbia (porta<br />

bronzea della sagrestia del Duomo <strong>di</strong> Firenze), aderendo a<br />

un classicismo sobrio e lievemente accademizzante.<br />

Milles, Carl<br />

Uppsala 1875 - Millesgarden 1955<br />

Scultore svedese<br />

Milles nacque in Svezia nel 1875 e fu in gioventù un appren<strong>di</strong>sta<br />

carpentiere, stu<strong>di</strong>ando poi la lavorazione del legno<br />

e il modellismo. Dopo un soggiorno a Parigi, egli cominciò<br />

a partecipare a concorsi per l’e<strong>di</strong>ficazione <strong>di</strong> monumenti<br />

ed a viaggiare in tutto il mondo <strong>di</strong>venendo con sua<br />

moglie, una pittrice austriaca <strong>di</strong> ritratti, citta<strong>di</strong>no americano.<br />

Membro e professore della Royal Academy of Art, ottenne<br />

il dottorato in Lettere umanistiche alla Yale University<br />

e quello onorario in Filosofia all’Università <strong>di</strong> Stoccolma.<br />

Nelle sue sculture egli cercò <strong>di</strong> ricreare l’ideale <strong>di</strong> bellezza<br />

dei tempi antichi; per tale motivo soggiornò a lungo<br />

in <strong>It</strong>alia, nazione che adorava per la cultura e per il patrimonio<br />

artistico. Il giar<strong>di</strong>no della sua residenza, il Millesgarden,<br />

fu da lui adornato con una splen<strong>di</strong>da collezione <strong>di</strong><br />

scultura e donato alla città <strong>di</strong> Stoccolma, della quale rappresenta<br />

ancora oggi una delle più importanti attrazioni<br />

turistiche. L’originalità delle sculture e la loro <strong>di</strong>sposizione<br />

su terrazze che scendono sino al mare determinano un effetto<br />

spettacolare.<br />

Mino da Fiesole<br />

Fiesole 1429 - Firenze 1484<br />

Scultore fiorentino, allievo <strong>di</strong> Antonio Rossellino e <strong>di</strong> Desiderio<br />

da Settignano, fu inizialmente attivo come ritrattista<br />

a Firenze (Piero dei Me<strong>di</strong>ci, 1453, Bargello Firenze), a<br />

Roma (Nicolò Strozzi, 1454, Berlino Statl. Mus.) e a Napoli.<br />

Tornato a Firenze, iniziò a realizzare opere <strong>di</strong> mag-<br />

<strong>Storia</strong> dell’arte Einau<strong>di</strong>


giore impegno, come monumenti funebri e gran<strong>di</strong>osi cibori.<br />

Oltre che a Firenze, lavorò a Volterra, Prato e soprattutto<br />

a Roma, ove eseguì, da solo o con l’aiuto <strong>di</strong> fedeli<br />

collaboratori, numerosissimi monumenti funerari in San<br />

Pietro, in Santi Apostoli, in Santa Maria del Popolo e in<br />

molte altre chiese. Tornato a Firenze nel 1464, vi scolpì la<br />

sua opera maggiore, il monumento al Conte Ugo nella Ba<strong>di</strong>a<br />

Fiorentina (1469-81). Fu con l’aiuto <strong>di</strong> Andrea Bregno<br />

e <strong>di</strong> Giovanni Dalmata che realizzò la Transenna marmorea<br />

e la Cantoria nella Cappella Sistina per Sisto IV (1471-<br />

84). Artista eclettico, si adeguò agli ideali umanistici interpretandoli<br />

con una grazia un po’ esteriore, prossima a Desiderio<br />

da Settignano.<br />

Mochi, Francesco<br />

Montevarchi, Arezzo 1580 - Roma 1654<br />

Scultore italiano<br />

Si formò a Firenze guardando al Giambologna, e a Roma<br />

come allievo del Mariani. Dalla formazione manierista<br />

passò progressivamente a pre<strong>di</strong>ligere il <strong>di</strong>namismo del barocco,<br />

come manifestò nella Annunciazione per il Duomo<br />

<strong>di</strong> Orvieto. Dal 1629 l’artista lavorò a Roma ispirandosi al<br />

Bernini, al quale in seguito il Mochi si oppose con polemica<br />

resistenza, che lo portò all’isolamento degli ultimi anni,<br />

spesi alla ricerca <strong>di</strong> forme scabre opposte all’edonismo berniniano.<br />

In opere come il Battesimo <strong>di</strong> Cristo, eseguito tra<br />

il 1634 e il 1644, si rivela una delle personalità <strong>di</strong> rilievo<br />

della scultura del Seicento.<br />

Moulin, Julien-Hippolyte<br />

Parigi 1832 - Charenton 1884<br />

Scultore francese<br />

Ebbe una vita molto <strong>di</strong>fficile e travagliata. Dal 1855 frequenta<br />

l’Ecole des Beaux-Arts. Nonostante egli stesso si<br />

<strong>di</strong>chiari allievo <strong>di</strong> Ottin e <strong>di</strong> Barye, deve essere considerato<br />

un auto<strong>di</strong>datta. Costretto infatti per necessità a lavorare<br />

facendo tutt’altre cose, non può de<strong>di</strong>carsi a tempo pieno<br />

all’attività artistica. Nel 1857 debutta al Salon dove<br />

continuerà ad esporre fino al 1878. Gli vengono assegnate<br />

numerose medaglie nel corso della sua attività; riceve anche<br />

un riconoscimento all’Exposition Universelle nel<br />

1878. Tra le sue opere più famose, tutte caratterizzate da<br />

un purismo formale <strong>di</strong> stretta osservanza classicista, è Un<br />

segreto dall’alto.<br />

<strong>Storia</strong> dell’arte Einau<strong>di</strong>


Moore, Henry<br />

Castleford, Yorkshire 1898 - Much Hadham, Hertfordshire<br />

1986<br />

Scultore inglese<br />

La scultura <strong>di</strong> Moore si configura attraverso una lentissima<br />

elaborazione che giunge a una prima maturazione al ritorno<br />

dal soggiorno <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o in Francia, <strong>It</strong>alia e Spagna,<br />

nel 1925. Allora gli interessi <strong>di</strong> Moore si amplificano spaziando<br />

dalla scultura primitiva e arcaica a quella cubista,<br />

da Brancusi a Picasso. Già nelle prime sculture, realizzate<br />

imme<strong>di</strong>atamente dopo il ritorno in Inghilterra, si delineano<br />

le linee <strong>di</strong> ricerca e i temi che <strong>di</strong>verranno tipici della<br />

sua opera, la Figura <strong>di</strong>stesa (la prima è quella del 1930) e<br />

la Madre col figlio (dal 1932). Procedendo verso forme organiche<br />

che sintetizzano fantasiosamente quelle naturali<br />

(Due figure, 1934), Moore si avvicina, intorno al 1935, al<br />

surrealismo, movimento a cui aderisce esponendo alla mostra<br />

lon<strong>di</strong>nese del 1936, ma rispetto al quale si pone sul<br />

fronte più astrattista, vicino ad Arp e a Barbara<br />

Hepworth. Le sue sculture sono concepite secondo una<br />

sorta <strong>di</strong> sentimento <strong>di</strong> crescita organica delle masse plastiche,<br />

ispirato a quella degli elementi naturali: seguendo<br />

questo principio, dal 1934 comincia a ricavare nelle masse<br />

delle cavità che progressivamente assumono pari importanza<br />

rispetto ai pieni della scultura, così che le sue figure<br />

umane, da masse organicamente continue, prendono a<br />

scindersi nelle loro componenti primarie (Composizione in<br />

quattro pezzi: Figura giacente, 1934). Contemporaneamente<br />

la scala delle sue opere si fa sempre più monumentale:<br />

Moore concepisce le sue sculture per essere collocate<br />

nel paesaggio. Raggiunta una fama internazionale nell’imme<strong>di</strong>ato<br />

secondo dopoguerra (vince il Gran Premio <strong>di</strong><br />

scultura alla Biennale <strong>di</strong> Venezia del 1948), il suo atelier<br />

attira molti allievi — fra cui Antony Caro e Phillip King<br />

— e viene oberato da or<strong>di</strong>nazioni, ma la sua opera si manterrà<br />

intensamente ispirata fino agli ultimi anni.<br />

<strong>Storia</strong> dell’arte Einau<strong>di</strong>


N<br />

Nanni <strong>di</strong> Banco, Giovanni <strong>di</strong> Antonio <strong>di</strong> Banco<br />

detto<br />

Firenze 1380/90-1421<br />

Scultore italiano<br />

Collabora con Brunelleschi e Donatello nel 1419 all’esecuzione<br />

del modello della cupola del duomo fiorentino. Nelle<br />

sue prime opere, il Profetino (1407) e l’Isaia (1408) rivela<br />

tracce <strong>di</strong> goticismo, poi rapidamente superate a favore <strong>di</strong><br />

forme classicheggianti. Oltre alle opere già citate scolpisce<br />

il San Luca (1408-13, Firenze, Museo dell’Opera del Duomo)<br />

e le statue per Orsanmichele; il San Filippo (1411), il<br />

Sant’Eligio (1415) e i Quattro santi coronati (1412-16).<br />

L’ultima opera, la Madonna che offre la cintola a san<br />

Tommaso (1414-21), risolve in termini <strong>di</strong> rigore plastico e<br />

slancio ascensionale i problemi imposti dallo schema iconografico<br />

fissato dalla tra<strong>di</strong>zione.<br />

Nicola Pisano<br />

?, 1215/20 - m. fra il 1278 e il 1284<br />

Scultore italiano<br />

Artefice del rinnovamento dell’arte italiana che prende avvio<br />

nella seconda metà del XIII secolo, Nicola Pisano seppe<br />

coniugare forme finalmente libere dalla tra<strong>di</strong>zione romanica<br />

e bizantina con le nuove istanze espressive che<br />

emergono nel corso del Duecento. La formazione dello<br />

scultore avvenne probabilmente in <strong>It</strong>alia meri<strong>di</strong>onale, come<br />

si intuisce, oltre che dal suo stile classicheggiante, anche<br />

dalla iscrizione apposta sul Pulpito del Battistero <strong>di</strong><br />

Pisa nel quale l’artista si firma Nicola de Apulia. Nella terra<br />

<strong>di</strong> origine Nicola crebbe nel clima <strong>di</strong> restaurazione classica<br />

promossa dall’imperatore Federico II, imparando a<br />

<strong>Storia</strong> dell’arte Einau<strong>di</strong>


guardare proficuamente alle testimonianze della scultura<br />

antica. Giunto in Toscana verso la metà del secolo, la prima<br />

opera dell’artista è da riconoscere nelle teste bronzee<br />

che decorano la Fontana dei canali a Piombino, datata<br />

1247. Fra il 1250 e il 1260 l’artista fu probabilmente attivo<br />

a Lucca, dove eseguì la decorazione scultorea del portale<br />

della chiesa <strong>di</strong> San Martino, mentre fra il 1259 e il 1264<br />

fu probabilmente impegnato nel cantiere del Duomo <strong>di</strong><br />

Siena dove scolpì le teste marmoree che costituiscono le<br />

mensole della cupola. La prima opera firmata e datata <strong>di</strong><br />

Nicola Pisano è il Pulpito eretto nel 1260 nel Battistero <strong>di</strong><br />

Pisa, il cui complesso programma iconografico seguiva probabilmente<br />

i precetti dell’arcivescovo Giovanni Visconti.<br />

Allo scultore venne probabilmente affidata anche la decorazione<br />

esterna dell’e<strong>di</strong>ficio, per il quale Nicola eseguì gli<br />

archi che del secondo or<strong>di</strong>ne e i busti <strong>di</strong> profeti e santi che<br />

si conservano oggi nel Museo dell’Opera <strong>di</strong> Pisa. Aiutato<br />

dalla bottega nella quale si muovevano artisti del calibro<br />

del figlio Giovanni e <strong>di</strong> Arnolfo <strong>di</strong> Cambio, Nicola sod<strong>di</strong>sfa<br />

nel corso degli anni Sessanta numerose commissioni<br />

che lo porta in giro per l’<strong>It</strong>alia centrale. Fra il 1265 e il<br />

1267 l’artista è a Bologna, dove progetta e comincia a<br />

scolpire l’Arca <strong>di</strong> San Domenico, terminata nelle forme attuali<br />

solo alla fine del Quattrocento. Dal 1266 al 1268 è<br />

impegnato nell’esecuzione del Pulpito per il Duomo <strong>di</strong> Siena,<br />

mentre all’inizio degli anni Settanta si sposta con la<br />

bottega a Pistoia dove, nella chiesa <strong>di</strong> San Giovanni Fuorcivitas,<br />

rimane <strong>di</strong> sua mano un’acquasantiera. L’ultima<br />

opera <strong>di</strong> Nicola, condotta in collaborazione con l’architetto<br />

umbro Fra’ Bevignate ed il figlio Giovanni al quale<br />

spettano gran parte dei rilievi, fu la Fontana maggiore <strong>di</strong><br />

Perugia, monumento della società comunale dove accanto<br />

a temi mitologici si alternano soggetti allegorici e civici<br />

tendenti a celebrare la grandezza della città.<br />

Niccolò<br />

prima metà del XII sec.<br />

Scultore italiano<br />

Lo scultore risulta attivo tra il 1120 e il 1150 nell’<strong>It</strong>alia<br />

settentrionale, dove lascia una serie <strong>di</strong> opere firmate e datate.<br />

La sua produzione inizia col portale dello Zo<strong>di</strong>aco alla<br />

Sagra <strong>di</strong> San Michele, presso Susa (1120), che sviluppa<br />

un tema del tutto nuovo dal punto <strong>di</strong> vista iconografico e<br />

risente <strong>di</strong> influssi francesi e bizantineggianti. Affine a que-<br />

<strong>Storia</strong> dell’arte Einau<strong>di</strong>


sto è il portale sud della facciata della cattedrale <strong>di</strong> Piacenza<br />

(1122-30) che, nelle Storie <strong>di</strong> Cristo dell’architrave, rivela<br />

un accostamento all’opera <strong>di</strong> Wiligelmo, cui seguono<br />

la lunetta del portale della cattedrale <strong>di</strong> Ferrara (1135), i<br />

rilievi con le Storie della Genesi sulla facciata <strong>di</strong> San Zeno<br />

a Verona (1138), ed il portale della cattedrale <strong>di</strong> Verona<br />

(1139-40).<br />

Nino Pisano<br />

Pisa inizi XIV sec. - 1368 ca.<br />

Scultore italiano<br />

Figlio <strong>di</strong> Andrea Pisano, Nino sostituì il padre nel 1349<br />

nella carica <strong>di</strong> capomastro del Duomo <strong>di</strong> Orvieto. Gli inizi<br />

nella bottega <strong>di</strong> Andrea sono testimoniati dalla probabile<br />

collaborazione fra i due artisti nell’esecuzione del sepolcro<br />

Saltarelli in Santa Caterina a Pisa e dei gruppi scultorei<br />

che ornano la chiesa <strong>di</strong> Santa Maria della Spina nella stessa<br />

città, opere del quinto decennio del XIV secolo. Nino<br />

abbandona la robusta volumetria <strong>di</strong> gusto giottesco che caratterizza<br />

le opere <strong>di</strong> Andrea Pisano per approdare a figure<br />

più sinuose, contrad<strong>di</strong>stinte da una dolce intonazione<br />

sentimentale e da un trattamento quasi pittorico del marmo.<br />

Famosi sono i suoi gruppi scultorei raffiguranti la Vergine<br />

col Bambino, quale ad esempio quello nella chiesa <strong>di</strong><br />

Santa Maria Novella a Firenze, pienamente partecipi del<br />

clima gotico.<br />

<strong>Storia</strong> dell’arte Einau<strong>di</strong>


P<br />

Pacetti, Camillo<br />

Roma 1758 - Milano 1826<br />

Scultore italiano<br />

Amico <strong>di</strong> Canova, si <strong>di</strong>stingue inizialmente come restauratore<br />

<strong>di</strong> sculture antiche presso i Musei Vaticani. Su segnalazione<br />

dell’amico viene poi nominato professore <strong>di</strong><br />

scultura presso l’Accademia <strong>di</strong> Brera <strong>di</strong> Milano e per questo<br />

fu costretto a trasferirsi nel capoluogo lombardo. Qui<br />

partecipò alla decorazione dell’Arco della Pace, per il quale<br />

eseguì in fredde forme neoclassiche i rilievi con Minerva,<br />

Marte e La capitolazione <strong>di</strong> Dresda, e al completamento<br />

della facciata del Duomo, con le statue <strong>di</strong> Mosè e<br />

San Giacomo Maggiore. Fu anche un apprezzato ritrattista<br />

e contribuì alla <strong>di</strong>ffusione del linguaggio neoclassico in<br />

Lombar<strong>di</strong>a.<br />

Pajou, Augustin<br />

Parigi, 1730-1809<br />

Scultore francese.<br />

Allievo <strong>di</strong> Lemoyne, ottenne il primo premio del Grand<br />

prix nel 1748, con un soggetto liberamente scelto dall’artista,<br />

e quin<strong>di</strong> fu ammesso alla scuola del Louvre che raccoglieva<br />

i migliori giovani talenti. Di ritorno a Parigi, dopo<br />

un soggiorno a Roma lungo do<strong>di</strong>ci anni, nel 1759 fu accolto<br />

all’Accademia e debuttò al Salon, dove continuò ad<br />

esporre regolarmente fino al 1802, incontrando il successo<br />

del pubblico e l’apprezzamento della critica. Le sue opere<br />

principali sono la decorazione dell’Opéra, e gli interventi<br />

scultorei nella chiesa <strong>di</strong> San Luigi <strong>di</strong> Versailles e nel Palazzo<br />

dei Borboni, per i quali eseguì anche dei rilievi in legno<br />

dorato e gruppi in stucco <strong>di</strong> grazia squisita. Ebbe una par-<br />

<strong>Storia</strong> dell’arte Einau<strong>di</strong>


te <strong>di</strong> primo piano nella definizione del gusto Luigi XVI.<br />

Artista <strong>di</strong> notevole successo tra i contemporanei, annovera<br />

tra le opere migliori alcuni ritratti — Mademoiselle Du<br />

Barry e Mademoiselle Vigée Lebrun, entrambe al Louvre<br />

— e la famosa Psiche abbandonata (1783-90, Louvre), in<br />

cui una sottile sensualità settecentesca si riveste <strong>di</strong> forme<br />

che anticipano e preludono al Neoclassicismo. Ricoprì cariche<br />

<strong>di</strong> rilievo nel mondo accademico e fu nominato cavaliere<br />

della Legione d’Onore.<br />

Pampaloni, Luigi<br />

Firenze 1791-1847<br />

Scultore italiano<br />

L’artista frequentò l’Accademia <strong>di</strong> Firenze, seguendo i<br />

corsi del pittore ed incisore Giuseppe Piattoli; trasferitosi<br />

in seguito a quella <strong>di</strong> Carrara, ebbe come maestro Lorenzo<br />

Bartolini, del quale <strong>di</strong>venne <strong>di</strong>scepolo pre<strong>di</strong>letto e collaboratore.<br />

Rientrato a Firenze a seguito del maestro, Pampaloni<br />

eseguì tra il 1826 ed il 1827 tre figure <strong>di</strong> Naia<strong>di</strong> per la<br />

fontana <strong>di</strong> Empoli, ed un Fanciullo che prega più volte replicato,<br />

<strong>di</strong> cui un esemplare si conserva presso la Pinacoteca<br />

Tosio-Martinengo <strong>di</strong> Brescia. Nel 1830 l’artista scolpì<br />

due gran<strong>di</strong> figure marmoree <strong>di</strong> Filippo Brunelleschi ed Arnolfo<br />

<strong>di</strong> Cambio, collocate sulla facciata del palazzo dei<br />

Canonici, progettato da Gaetano Baccani; in seguito, per<br />

il loggiato degli Uffizi, egli modellò, pure in marmo, la statua<br />

<strong>di</strong> Leonardo da Vinci. Tra le opere più note <strong>di</strong> Pampaloni<br />

si ricordano ancora: Ganimede rapito dall’aquila nella<br />

sala da bagno <strong>di</strong> palazzo Pitti; la tomba <strong>di</strong> Giulia Buonaparte<br />

Clary nella cappella Giugni in Santa Croce; infine la<br />

statua raffigurante la celebre cantante Virginia de Blasis<br />

nel chiostro della stessa chiesa. Tuttavia l’artista conseguì<br />

la notorietà soprattutto eseguendo graziose figurette <strong>di</strong><br />

putti, Veneri, Amori, Pomone.<br />

Pigalle, Jean-Baptiste<br />

Parigi 1714-1785<br />

Scultore francese<br />

Fu allievo <strong>di</strong> Robert le Lorrain e <strong>di</strong> Lemoyne; incontrò<br />

molte <strong>di</strong>fficoltà ad affermarsi non potendo contare sull’incoraggiamento<br />

dei suoi maestri, che non in<strong>di</strong>viduarono né<br />

apprezzarono le sue qualità artistiche. Volendo visitare l’<strong>It</strong>alia<br />

e non riuscendo ad ottenere la borsa <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o dell’Accademia,<br />

decise <strong>di</strong> partire a pie<strong>di</strong>. Giunse a Roma nel<br />

<strong>Storia</strong> dell’arte Einau<strong>di</strong>


1736 e vi soggiornò fino al 1739; cadde subito in una grave<br />

malattia, dalla quale si risollevò grazie alle cure e all’aiuto<br />

<strong>di</strong> Guillaume Coustou, quel tempo pensionante del<br />

re. Dopo un periodo <strong>di</strong> stenti e <strong>di</strong> patimenti, ottenne il<br />

permesso <strong>di</strong> frequentare l’Accademia <strong>di</strong> Roma. In questo<br />

periodo eseguì un Mercurio che si riallaccia i calzari che in<br />

seguito (1744) presentò come prova d’accesso all’Accademia<br />

<strong>di</strong> Parigi. Partecipò al Salon del 1744 con due opere<br />

in pietra <strong>di</strong> soggetto mitologico, Venere che affida un messaggio<br />

a Mercurio e Mercurio che si appresta a recapitare<br />

un messaggio, che finalmente ottennero critiche favorevoli,<br />

decretando il successo dell’artista. Dopo questa prima<br />

esperienza espositiva, partecipò assiduamente al Salon fino<br />

al 1753. Ricevette commissioni dal re e fu preso sotto<br />

la protezione <strong>di</strong> Madame de Pompadour, che gli procurò<br />

importanti commissioni, come il portale della chiesa degli<br />

orfanelli (1747) e le statue <strong>di</strong> Luigi XV e della marchesa<br />

per il castello <strong>di</strong> Bellevue. Nel 1792, in punto <strong>di</strong> morte, lo<br />

scultore Bouchardon chiamò Pigalle per affidargli il completamento<br />

del monumento a Luigi XV che egli stava realizzando<br />

a Reims; tale commissione, ancora più prestigiosa<br />

perché i due scultori non erano affatto amici, testimonia la<br />

fama ormai raggiunta da Pigalle.<br />

Pilon, Germain<br />

Parigi 1535 ca. - 1590<br />

Scultore francese<br />

Questo fecondo artista che si cimentò nella lavorazione <strong>di</strong><br />

tutti i materiali scultorei, dal marmo alla pietra, dal bronzo<br />

al legno, era figlio <strong>di</strong> un tagliatore <strong>di</strong> pietra, con il quale<br />

cominciò a lavorare fin da piccolo, acquisendo le competenze<br />

tecniche e i segreti della materia. Fu allievo <strong>di</strong> Pierre<br />

Bontemps con cui, tra il 1557 e il 1558, senza dubbio<br />

collaborò alla realizzazione della tomba <strong>di</strong> Francesco I. Per<br />

quest’opera, realizzò otto figure <strong>di</strong> Geni funebri che poi<br />

non furono mai utilizzati nella decorazione del monumento.<br />

La regina Caterina de’ Me<strong>di</strong>ci gli commissionò il monumento<br />

del cuore <strong>di</strong> Enrico II (1561), che fu collocato all’interno<br />

dell’abbazia <strong>di</strong> Saint-Denis. Per il monumento<br />

Pilon eseguì tre Carità, destinate a sostenere l’urna, avendo<br />

come modello un <strong>di</strong>segno <strong>di</strong> Primaticcio. Ancora sotto<br />

la <strong>di</strong>rezione del pittore italiano, lavorò nella cappella funeraria<br />

eretta in Saint Denis per Caterina de’ Me<strong>di</strong>ci e <strong>di</strong>strutta<br />

nel XVIII secolo. Le sue ultime opere mettono in<br />

<strong>Storia</strong> dell’arte Einau<strong>di</strong>


mostra un manierismo pre-barocco che sembra annunciare<br />

il Bernini. Per il trattamento della muscolatura delle figure<br />

e per l’andamento sinuoso e serpentino dei corpi, è evidente<br />

l’influenza <strong>di</strong> Michelangelo. Negli ultimi anni della<br />

sua attività fu coinvolto nei lavori del cortile del Louvre e<br />

portò a termine le decorazioni scultoree del Palazzo <strong>di</strong><br />

Giustizia. Partecipò infine alla decorazione del castello<br />

d’Anet, proprietà <strong>di</strong> Diana <strong>di</strong> Poitiers.<br />

Prieur, Barthélemy<br />

Parigi ? - 1611<br />

Scultore francese<br />

Quasi nulla è noto della sua formazione e della sua prima<br />

attività. Sembra plausibile ipotizzare la sua presenza nella<br />

bottega <strong>di</strong> Germain Pilon; nella sua attività giovanile partecipò<br />

alla decorazione del castello d’Ecouen e della facciata<br />

della Petite Galerie del Louvre, nella quale scolpì le<br />

due figure <strong>di</strong> Fama, <strong>di</strong>stese sull’arcata della porta. Eseguì<br />

inoltre la sepoltura del connestabile nella chiesa <strong>di</strong> Montmorency,<br />

e realizzò il monumento funebre dello stesso nella<br />

chiesa dei Celestini a Parigi, <strong>di</strong> cui alcune sculture sono<br />

attualmente conservate nel Louvre. Tra le sue opere più<br />

affascinanti è da ricordare la statua in preghiera <strong>di</strong> Maria<br />

de Barbancon-Cany, datata 1601 ed esposta al Louvre.<br />

Artista dotato <strong>di</strong> vasta cultura letteraria e figurativa —<br />

possedeva una ricca biblioteca e una raccolta <strong>di</strong> calchi <strong>di</strong><br />

marmi antichi, nonché incisioni da opere <strong>di</strong> Raffaello e<br />

Michelangelo, cartoni e <strong>di</strong>segni <strong>di</strong> altri artisti — fu il più<br />

importante scultore della seconda fase della scuola <strong>di</strong> Fontainebleau.<br />

Fu molto attivo come bronzista, ma sfortunatamente<br />

la maggior parte delle sue opere è andata <strong>di</strong>strutta<br />

o <strong>di</strong>spersa.<br />

Pomodoro, Arnaldo<br />

Morciano <strong>di</strong> Romagna 1926<br />

Scultore italiano<br />

Stu<strong>di</strong>a architettura e costituisce con il fratello Giò e Giorgio<br />

Perfetti lo Stu<strong>di</strong>o 3 P, che realizza lavori <strong>di</strong> decorazione<br />

e <strong>di</strong> oreficeria. Nel 1960, stu<strong>di</strong>a negli Stati Uniti i materiali<br />

industriali. Tornato in <strong>It</strong>alia si de<strong>di</strong>ca totalmente alla<br />

scultura ricercando sotto l’influenza <strong>di</strong> Wols e <strong>di</strong> Burri<br />

un linguaggio basato sulla policromia e l’espressività dei<br />

materiali come ferro, legno, bronzo o cemento. Nel 1961<br />

organizza le manifestazioni del gruppo Continuità. Realiz-<br />

<strong>Storia</strong> dell’arte Einau<strong>di</strong>


za gran<strong>di</strong> sculture in bronzo lucidato a specchio che richiamano<br />

alla mente steli e monumenti <strong>di</strong> una civiltà <strong>di</strong>menticata<br />

o elementi <strong>di</strong> una architettura fantastica (La colonna<br />

del viaggiatore, 1961). Le forme rigorosamente geometriche<br />

(sfera, parallelepipedo, cilindro o ruota) lacerate da<br />

ampie crepe rivelano all’interno inquietanti strutture che<br />

evocano elementi organici, alfabeti intraducibili, circuiti<br />

<strong>di</strong> computer o le maquette <strong>di</strong> una città del futuro (Sfera<br />

Grande, 1966-67).<br />

Puget, Pierre<br />

Château-Follet, Marsiglia 1620 - Fougette, Marsiglia 1694<br />

Scultore, pittore, architetto e ingegnere francese<br />

Inizialmente seguì un appren<strong>di</strong>stato nel settore della costruzione<br />

delle navi, ma ben presto mise in mostra doti<br />

tecniche e creative non comuni e fu in<strong>di</strong>rizzato allo stu<strong>di</strong>o<br />

dell’arte. A <strong>di</strong>ciassette anni intraprese un viaggio in <strong>It</strong>alia;<br />

a Firenze trovò lavoro presso uno scultore che gli consigliò<br />

<strong>di</strong> entrare in contatto con Pietro da Cortona. Il giovane<br />

scultore fu impiegato dal grande pittore e decoratore barocco<br />

nella realizzazione degli stucchi delle sale <strong>di</strong> rappresentanza<br />

<strong>di</strong> Palazzo Pitti a Firenze (1637-42) e nella monumentale<br />

impresa del soffitto <strong>di</strong> Palazzo Barberini a Roma<br />

(1640ca.). Nel 1643, nonostante il parere contrario del<br />

maestro, Puget decise <strong>di</strong> fare ritorno a Marsiglia, dove cominciò<br />

a farsi apprezzare <strong>di</strong>pingendo ritratti e scolpendo<br />

le poppe <strong>di</strong> vascelli da guerra. In seguito ad una grave malattia<br />

che lo portò in punto <strong>di</strong> morte, gli fu proibito <strong>di</strong> <strong>di</strong>pingere,<br />

per cui fu costretto a de<strong>di</strong>carsi all’architettura e<br />

alla scultura. Al 1656 risale la costruzione e la decorazione<br />

della celebre porta del municipio <strong>di</strong> Tolone, dove compare<br />

l’originale e in seguito assai copiata soluzione delle cariati<strong>di</strong><br />

che sostengono il balcone. Puget seppe dare una personale<br />

interpretazione, spettacolare e virtuosistica del barocco<br />

romano, che si accentua soprattutto nelle opere drammatiche<br />

e retoriche dell’ultimo periodo, quali il Milone <strong>di</strong><br />

Crotone e <strong>Alessandro</strong> e Diogene del Louvre. Di notevole<br />

importanza sono le opere del periodo genovese (1661-68),<br />

che tendono a smaterializzare i volumi nel vibrante pittoricismo<br />

della resa plastica, con soluzioni destinate a influire<br />

durevolmente sul barocco locale.<br />

<strong>Storia</strong> dell’arte Einau<strong>di</strong>


Q<br />

Queirolo, Francesco<br />

Genova 1704 - Napoli 1762<br />

Scultore italiano<br />

Affermato rappresentante della scuola tardo-barocca, lavorò<br />

a Genova per numerose famiglie patrizie. Di qui si<br />

trasferì a Roma, partecipando alla decorazione della Fontana<br />

<strong>di</strong> Trevi con una delle Stagioni, e poi a Napoli, dove<br />

eseguì con scenografico virtuosismo statue e gruppi simbolici<br />

per la Cappella Sansevero.<br />

<strong>Storia</strong> dell’arte Einau<strong>di</strong>


R<br />

Richier, Germaine<br />

Grans 1904 - Montpellier 1959<br />

Scultrice francese<br />

Dopo gli stu<strong>di</strong> a Montpellier, si trasferisce nel 1925 a Parigi,<br />

dove è allieva <strong>di</strong> Bourdelle. Esegue inizialmente una serie<br />

<strong>di</strong> sculture <strong>di</strong> ispirazione classica, poi si volge a motivi<br />

espressionistici e surrealistici, interessandosi al mondo animale,<br />

agli elementi ed agli eventi della natura, che traduce<br />

in gran<strong>di</strong> sculture allegoriche, dotate <strong>di</strong> forte carica espressiva.<br />

A partire dagli anni Cinquanta adotta materiali e tecniche<br />

<strong>di</strong>verse, mescolando bronzo, smalti, vetri colorati<br />

per costruire sculture metamorfiche, che fondono forme<br />

animali, vegetali e minerali in un tentativo <strong>di</strong> raffigurazione<br />

dell’occulto.<br />

Riemenschneider, Tilman<br />

Osterode 1460 ca. - Würzburg 1531<br />

Scultore tedesco<br />

A capo <strong>di</strong> un’importante bottega a Würzburg, realizza <strong>di</strong>versi<br />

monumenti in pietra per il Duomo della città, la monumentale<br />

tomba dell’imperatore Enrico II e <strong>di</strong> sua moglie<br />

Cunegonda per il Duomo <strong>di</strong> Bamberga (1513) e le statue<br />

<strong>di</strong> Adamo ed Eva (1493, Würzburg, Mainfränkisches Museum).<br />

I suoi capolavori sono gli altari in legno, arenaria,<br />

alabastro, nei quali rende tutte le possibilità della luce <strong>di</strong><br />

riflettersi sulla materia (altare dell’Ultima Cena, Rothenburg,<br />

Sankt-Jacob; altare <strong>di</strong> Creglingen). L’opera <strong>di</strong> Riemenschneider<br />

è una delle più alte realizzazioni della plastica<br />

tardogotica tedesca, con figure melanconiche che preannunciano<br />

le inquietu<strong>di</strong>ni riformistiche, mentre la defini-<br />

<strong>Storia</strong> dell’arte Einau<strong>di</strong>


zione spaziale è data dai riflessi <strong>di</strong> luce e dalle incisioni<br />

profonde e spezzate, che accentuano gli effetti <strong>di</strong> irrealtà.<br />

Rizzo, Antonio<br />

Verona ? 1430 ca. - Cesena 1499<br />

Scultore italiano<br />

Da giovane è attivo in Lombar<strong>di</strong>a ed è documentata la<br />

sua presenza alla Certosa <strong>di</strong> Pavia, dove gli sono attribuite<br />

le terracotte del Chiostro Grande. Dal 1457 è a Venezia,<br />

dove collabora con Andrea Bregno, <strong>di</strong> cui fu anche<br />

allievo. Alla sua prima attività veneziana appartengono il<br />

monumento Funebre del Doge Francesco Foscari nella<br />

chiesa dei Frari e le statue <strong>di</strong> coronamento dell’arco Foscari<br />

a Palazzo Ducale. Agli anni settanta risale il monumento<br />

al doge Tron ai Frari. All’ultimo decennio del secolo<br />

datano invece le figure <strong>di</strong> Adamo ed Eva dell’Arco<br />

Foscari nel Palazzo Ducale, caratterizzate da un grande<br />

realismo che si richiama sia alla cultura figurativa lombarda,<br />

sia a fonti germaniche, forse conosciute attraverso<br />

stampe. Dal 1483 al 1498 <strong>di</strong>resse i lavori <strong>di</strong> ricostruzione<br />

e ampliamento del Palazzo Ducale, dopo l’incen<strong>di</strong>o del<br />

1483.<br />

Ro<strong>di</strong>n, Auguste<br />

Parigi 1840 - Meudon 1917<br />

Scultore francese<br />

Nato a Parigi nel 1840 da una famiglia <strong>di</strong> con<strong>di</strong>zioni modeste,<br />

Auguste Ro<strong>di</strong>n si iscrive alla École Spéciale de<br />

Dessin et de Mathématiques, seguendo i corsi <strong>di</strong> Lecoq<br />

de Boisbaudran. Respinto dall’École des Beaux-Arts, inizia<br />

a lavorare come decoratore. Nel 1864 il Salon gli rifiuta<br />

L’uomo dal naso rotto perché ritiene la scultura incompiuta.<br />

L’uso del «non finito» caratterizza tutta l’opera<br />

dello scultore ed è in sintonia con il gusto pittorico<br />

dell’epoca e con le ricerche impressioniste sugli effetti <strong>di</strong><br />

luce. Nello stesso anno viene assunto nell’atelier del famoso<br />

scultore Carrier-Belleuse, per il quale lavora fino al<br />

1870 realizzando modelli per oggetti d’arte e decorazioni<br />

e collaborando anche all’esecuzione delle decorazioni per<br />

il palazzo della Borsa <strong>di</strong> Bruxelles. Nel 1875 Ro<strong>di</strong>n parte<br />

per l’<strong>It</strong>alia, tappa fondamentale della sua formazione artistica.<br />

Qui approfon<strong>di</strong>sce lo stu<strong>di</strong>o <strong>di</strong> Michelangelo, che<br />

influenza tutta la sua opera, soprattutto nella pre<strong>di</strong>lezione<br />

per i nu<strong>di</strong> resi con un modellato fortemente plastico.<br />

<strong>Storia</strong> dell’arte Einau<strong>di</strong>


L’Età del bronzo del 1876 raffigura un nudo virile realizzato<br />

secondo criteri così nuovi da attirargli l’accusa <strong>di</strong><br />

averlo realizzato con un calco dal vero. Nel 1877 scolpisce<br />

l’Uomo che cammina, opera innovativa rispetto alla<br />

tra<strong>di</strong>zione accademica per la definizione scabra, poco levigata<br />

delle superfici e per la scelta, ispirata all’arte classica,<br />

<strong>di</strong> realizzare una figura umana frammentaria, priva<br />

<strong>di</strong> testa e braccia. Solo con il San Giovanni Battista, premiato<br />

al Salon del 1880, Ro<strong>di</strong>n supera la polemica imponendosi<br />

al pubblico per lo stile realistico e <strong>di</strong>namico, e<br />

per il modellato pittorico, da mettere in rapporto alle<br />

coeve ricerche impressioniste. In quello stesso anno viene<br />

incaricato dallo Stato francese <strong>di</strong> eseguire un grande<br />

portale per il progettato e mai realizzato Musée des Arts<br />

Décoratifs <strong>di</strong> Parigi. L’opera, ispirata alla Divina Comme<strong>di</strong>a<br />

<strong>di</strong> Dante e intitolata La porta dell’Inferno, non<br />

viene portata a termine e rimane scomposta in frammenti,<br />

alcuni dei quali costituiscono i momenti più alti della<br />

sua attività artistica (Il pensatore, 1880-1917; Ugolino,<br />

1880; Fugit Amor, 1887). Nel 1884 gli viene commissionata<br />

una delle sue opere più importanti, I borghesi <strong>di</strong> Calais.<br />

Tra i molti ritratti realizzati da Ro<strong>di</strong>n, si ricorda la<br />

monumentale figura <strong>di</strong> Balzac (1891-97), rifiutata dai<br />

committenti perché considerata non finita e ritenuta<br />

scandalosa all’esposizione del Salon del 1898. Muore a<br />

Meudon nel 1917.<br />

Rossellino, Antonio<br />

Settignano 1427 - Firenze 1478/81<br />

Scultore italiano<br />

Fratello <strong>di</strong> Bernardo Rossellino, fu suo collaboratore a<br />

Forlì, nell’arca del Beato Marcolino, e a Firenze, nella<br />

tomba <strong>di</strong> Neri Capponi in Santo Spirito. La sua prima<br />

opera in<strong>di</strong>pendente è il busto <strong>di</strong> Giovanni Chellini del<br />

Victoria and Albert Museum <strong>di</strong> Londra, datato 1456. Al<br />

1459 risale la tomba del car<strong>di</strong>nale del Portogallo in San<br />

Miniato al Monte a Firenze, cui fanno seguito l’altare <strong>di</strong><br />

San Sebastiano nella Collegiata <strong>di</strong> Empoli e il ritratto <strong>di</strong><br />

Matteo Palmieri (1468), caratterizzato da uno straor<strong>di</strong>nario<br />

realismo. Nel corso degli anni Settanta è attivo anche<br />

fuori Firenze, a Prato, a Ferrara e a Napoli, dove realizza<br />

la tomba <strong>di</strong> Maria d’Aragona e la Natività nella Cappella<br />

Piccolomini in Sant’Anna dei Lombar<strong>di</strong>.<br />

<strong>Storia</strong> dell’arte Einau<strong>di</strong>


Rossellino, Bernardo<br />

Settignano 1409 - Firenze 1464<br />

Architetto e scultore italiano<br />

Scolaro e collaboratore <strong>di</strong> Alberti, è attivo in Toscana e a<br />

Roma, dove lavora molto per papa Niccolò V (ampliamento<br />

dell’abside e del transetto <strong>di</strong> San Pietro). La sua fama è<br />

affidata soprattutto alla sistemazione dell’antico borgo <strong>di</strong><br />

Corsignano, oggi Pienza, che Pio II Piccolomini (dal 1459)<br />

vuole riplasmato secondo i principi dell’urbanistica e dell’architettura<br />

rinascimentale. Fondendo scultura e architettura,<br />

Rossellino rinnova il monumento funebre con la<br />

tomba <strong>di</strong> Leonardo Bruni in Santa Croce a Firenze (1446-<br />

50), inserita in un arco a tutto sesto. Questo tipo <strong>di</strong> tomba<br />

ha largo seguito a Firenze, dove viene ripreso tra gli altri<br />

da Desiderio da Settignano.<br />

Rosso, Medardo<br />

Torino 1858 - Milano 1928<br />

Scultore italiano<br />

Insieme alla famiglia si trasferisce a Milano nel 1870. Dopo<br />

aver compiuto il servizio militare a Pavia, si iscrive nel<br />

1882 all’Accademia <strong>di</strong> Brera; degli anni successivi sono Il<br />

bersagliere (Roma, Galleria d’arte moderna), Gli innamorati<br />

sotto il lampione (Barzio, Museo Rosso), Lo scugnizzo<br />

(Milano, Galleria d’arte moderna). Nel 1883 è a Roma per<br />

partecipare all’Esposizione Internazionale. Tornato a Milano<br />

nell’aprile dell’anno successivo, partecipa al concorso<br />

per il monumento a Garibal<strong>di</strong>. Nel 1885 si sposa e gli nasce<br />

un figlio; partecipa al Salon des Champs Elisées a Parigi<br />

con Il bersagliere. Nella seconda metà degli anni Ottanta<br />

si de<strong>di</strong>ca alla realizzazione <strong>di</strong> alcuni monumenti funebri<br />

per il Cimitero Monumentale <strong>di</strong> Milano. Separatosi dalla<br />

moglie nel 1889, parte per Parigi dove partecipa all’Esposizione<br />

Universale, ma solo l’anno successivo riesce ad<br />

aprire uno stu<strong>di</strong>o proprio. Frequenta letterati e artisti: nel<br />

1894 riceve la visita <strong>di</strong> Ro<strong>di</strong>n che gli rivela <strong>di</strong> essere un<br />

appassionato ammiratore delle sue opere. Dello stesso anno<br />

sono il Bookmaker (Milano, Galleria d’arte moderna) e<br />

L’uomo che legge (Firenze, Galleria d’arte moderna). Nel<br />

1896 è a Londra dove partecipa ad una esposizione con gli<br />

artisti Preraffaelliti. All’Esposizione Universale del 1900<br />

<strong>di</strong>vide una sala con Segantini; in questa occasione conosce<br />

Etha Fles, un critico d’arte olandese con la quale stabilirà<br />

un legame profondo. Nel 1902 espone in Germania, a Ber-<br />

<strong>Storia</strong> dell’arte Einau<strong>di</strong>


lino e a Lipsia, e nel 1903 alla Secessione Viennese, poi a<br />

Parigi, <strong>di</strong> nuovo a Vienna, a Londra e a Bruxelles. Nel<br />

1909 conosce Ardengo Soffici, che già aveva scritto <strong>di</strong> lui<br />

e che l’anno successivo organizzerà a Firenze la «Prima<br />

Mostra dell’Impressionismo e <strong>di</strong> Medardo Rosso», nella<br />

quale vengono esposte 17 opere dello scultore. Negli ultimi<br />

anni si susseguono le partecipazioni a esposizioni in<br />

<strong>It</strong>alia e all’estero; vive tra Parigi e Milano, compiendo frequenti<br />

viaggi in Olanda dalla Fles. Nel 1926 pubblica una<br />

sorta <strong>di</strong> manifesto della sua poetica dal titolo Concepimento-Limite-Infinito...<br />

Si ferisce ad un piede con delle lastre<br />

fotografiche nel marzo del 1928; subisce in un primo momento<br />

l’amputazione della gamba, ma muore subito dopo<br />

nel corso <strong>di</strong> una seconda operazione.<br />

Rude, François<br />

Digione 1774 - Parigi 1855<br />

Scultore francese<br />

Allievo <strong>di</strong> Devosge all’Accademia <strong>di</strong> Digione, si trasferisce<br />

nel 1805 a Parigi, dove lavora con Gaulle alla Colonna<br />

della Grande Armata. Per aver partecipato ai Cento Giorni<br />

viene esiliato a Bruxelles: in questa città esegue molte<br />

decorazioni in stile neoclassico. Nel 1828 torna a Parigi e<br />

comincia a ricevere i primi riconoscimenti. Dal 1833 al<br />

1836 lavora al fregio e alle decorazioni per l’Arco <strong>di</strong><br />

Trionfo. La sua attività è prevalentemente pubblica, destinata<br />

a luoghi ed e<strong>di</strong>fici <strong>di</strong> Parigi. Lo stile <strong>di</strong> Rude si <strong>di</strong>parte<br />

da un rigoroso classicismo improntato all’arte <strong>di</strong> David,<br />

per poi seguire le tendenze romantiche che privilegiano<br />

l’espressività, con risultati spesso non coerenti.<br />

<strong>Storia</strong> dell’arte Einau<strong>di</strong>


S<br />

Saint-Gaudens, Augustus<br />

Dublino 1848 - Cornish, New Haven 1907<br />

Scultore irlandese<br />

Lo scultore si formò a New York, a Parigi e a Roma, affermandosi<br />

dopo il 1880 come il rinnovatore della grande statuaria<br />

pubblica degli Stati Uniti. Il suo stile, che mescola<br />

ispirazioni da modelli rinascimentali e accademici con un<br />

sobrio realismo, risultò particolarmente apprezzato dalla<br />

critica e dal pubblico internazionale. Ha realizzato numerosi<br />

monumenti in bronzo con soggetti storici (L’ammiraglio<br />

Farragut, 1881, New York, Ma<strong>di</strong>son Square; Il <strong>di</strong>acono<br />

Chapin, detto anche Il puritano a Springfield, Massachusetts;<br />

il monumento equestre del generale W.T. Sherman,<br />

1904, New York, Central Park) e statue <strong>di</strong> personaggi<br />

illustri (Lincoln, 1887, Chicago, Lincoln Park).<br />

Saint-Phalle, Niki de<br />

Parigi 1930<br />

Scultrice francese<br />

Cresciuta a New York, torna in Europa nel 1952. Nel<br />

1960 si unisce al gruppo dei Nouveaux réalistes, conosce<br />

Tinguély che <strong>di</strong>venterà suo marito e con il quale realizzerà<br />

molte delle sue opere più importanti. Esor<strong>di</strong>sce nel<br />

movimento sparando su dei sacchetti <strong>di</strong> plastica pieni <strong>di</strong><br />

colore, vetro e bombe fumogene appesi su superfici bianche,<br />

che vengono imme<strong>di</strong>atamente imbrattate dal colore<br />

(Pannelli-bersaglio). Successivamente realizza figure <strong>di</strong><br />

donne, prima in gesso, poi in poliestere a <strong>di</strong>mensione<br />

monumentale e ambientale, spesso percorribili, a cui dà<br />

sempre l’identico nome Nana, e che <strong>di</strong>venta la figura<br />

centrale della sua opera. Una caricatura dell’immagine<br />

<strong>Storia</strong> dell’arte Einau<strong>di</strong>


della donna-bambola offerta dai mass-me<strong>di</strong>a, Nel 1966<br />

insieme a Tinguély e Utveld realizza per il Museo d’Arte<br />

Moderna <strong>di</strong> Stoccolma Lei, una gigantesca e coloratissime<br />

donna sdraiata: un ambiente dove si accede tramite<br />

una porta che coincide con il sesso. Dal 1979 a Capalbio,<br />

in Toscana, ha progettato e realizzato un parco <strong>di</strong> sculture<br />

ambientali, alcune delle quali praticabili, realizzate<br />

sulla base delle figure dei Tarocchi, e nel 1983 a Parigi,<br />

con Tinguély, la Fontana Stravinskij tra la chiesa Saint-<br />

Merri e il Centro Pompidou, <strong>di</strong>ventata uno dei monumenti<br />

più popolari <strong>di</strong> Parigi.<br />

Sammartino, Giuseppe<br />

Napoli 1720-1793<br />

Scultore italiano<br />

Attivissimo a Napoli, si de<strong>di</strong>cò sia all’intaglio <strong>di</strong> sculture<br />

per presepi che alla lavorazione del marmo. In esse rivela<br />

note <strong>di</strong> acuto verismo ed accenti patetici che, specie nelle<br />

più impegnative realizzazioni marmoree, si combinano ad<br />

un’eleganza <strong>di</strong> derivazione aulica. Eseguì numerosi monumenti<br />

funebri e statue per le chiese <strong>di</strong> Napoli, fra le quali<br />

si ricordano quella del Cristo velato per la cappella Sansevero<br />

e le allegorie per la Certosa <strong>di</strong> San Martino.<br />

Sangallo Giuliano da, Giuliano Giamberti detto<br />

Firenze 1445 ca. - 1516<br />

Architetto, ingegnere militare, scultore e intagliatore italiano<br />

Per l’intensa attività creativa e la dotta partecipazione ai<br />

connessi problemi culturali, fu una figura <strong>di</strong> primo piano<br />

del suo tempo, e dette un contributo fondamentale all’elaborazione<br />

delle forme architettoniche del primo Cinquecento.<br />

La sua attività inizia nel 1480: come esperto <strong>di</strong> architettura<br />

militare lavora alle fortezze <strong>di</strong> Ostia, Nettuno,<br />

Arezzo, Sansepolcro. Il frutto dei suoi stu<strong>di</strong> sull’antico<br />

matura nella villa me<strong>di</strong>cea <strong>di</strong> Poggio a Caiano, in cui crea<br />

il nuovo tipo della villa rinascimentale. Notevole è il suo<br />

contributo alla ricerca sulla pianta centrale, con l’armoniosa<br />

soluzione a croce greca per la chiesa <strong>di</strong> Santa Maria delle<br />

Carceri a Prato (dal 1485). Partecipa alle più importanti<br />

imprese del primo Cinquecento, dalla fabbrica <strong>di</strong> San Pietro<br />

a Roma al concorso (vinto da Michelangelo) per la facciata<br />

<strong>di</strong> San Lorenzo a Firenze.<br />

<strong>Storia</strong> dell’arte Einau<strong>di</strong>


Sansovino Jacopo, Jacopo Tatti detto il<br />

Firenze 1486 - Venezia 1570<br />

Scultore e architetto italiano<br />

Jacopo Sansovino nasce a Firenze nel 1486. Dopo una prima<br />

formazione artistica nella città natale, nel 1506 raggiunge<br />

Roma, dove ha così occasione <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>are gli esempi<br />

della statuaria antica e <strong>di</strong> me<strong>di</strong>tare sull’opera <strong>di</strong> Michelangelo.<br />

Fra il 1511 e il 1518 scolpisce il San Giacomo Maggiore<br />

per il Duomo <strong>di</strong> Firenze. Intorno al 1512 è da collocare<br />

la statua del Bacco (Firenze, Museo Nazionale del<br />

Bargello). Negli anni che seguono riceve molti incarichi sia<br />

come scultore che come architetto. A Roma, per la chiesa<br />

<strong>di</strong> Sant’<strong>Agostino</strong>, scolpisce la Madonna del Parto, il San<br />

Giacomo ora in Santa Maria in Monserrato e la tomba Michiel<br />

a San Marcello al Corso. Nel 1527, in seguito al Sacco<br />

<strong>di</strong> Roma, si reca a Venezia. Nella città lagunare lascia<br />

molte opere <strong>di</strong> scultura e <strong>di</strong> architettura, rimanendovi fino<br />

alla morte sopraggiunta nel 1570. Del suo lungo soggiorno<br />

veneziano si ricordano le quattro statue in bronzo della<br />

loggetta <strong>di</strong> San Marco da lui progettata, fra cui il <strong>di</strong>o Bacco<br />

e i rilievi con Storie <strong>di</strong> San Marco del coro della stessa<br />

Basilica, per la quale realizza anche la porta della sagrestia.<br />

Jacopo Sansovino fu una delle figure che dominarono l’ambiente<br />

artistico veneziano. Fu scultore e architetto. Si<br />

formò presso Andrea Sansovino da cui riprese il cognome e<br />

appartenne a quella cerchia <strong>di</strong> giovani artisti impegnati a<br />

stu<strong>di</strong>are il cartone della Battaglia <strong>di</strong> Cascina <strong>di</strong> Michelangelo.<br />

Fondamentale per il completamento della sua formazione<br />

fu il soggiorno romano. A Roma ebbe modo <strong>di</strong> ammirare<br />

l’arte <strong>di</strong> Raffaello e in particolare <strong>di</strong> Michelangelo, e <strong>di</strong><br />

stu<strong>di</strong>are la grande statuaria antica. Stando al Vasari, nel<br />

1507 o nel 1508, egli avrebbe partecipato ad una gara promossa<br />

da Bramante e giu<strong>di</strong>cata da Raffaello per premiare<br />

l’esecuzione della migliore copia del gruppo scultoreo antico<br />

del Laocoonte, rinvenuto in quegli anni a Roma. Nella<br />

città papale rivestì un ruolo <strong>di</strong> primo piano, che conservò<br />

anche a Venezia, dove si trasferì nel 1527 in seguito al sacco<br />

<strong>di</strong> Roma e nella quale rimase fino alla morte. Eseguì varie<br />

sculture, ricoprì la carica <strong>di</strong> «protomaestro» <strong>di</strong> San<br />

Marco e come tale fu impegnato principalmente nella costruzione<br />

<strong>di</strong> e<strong>di</strong>fici destinati alla trasformazione <strong>di</strong> Piazza<br />

San Marco. A Venezia strinse amicizia con Tiziano e con<br />

Pietro Aretino. La sua arte ricevette il favore della Serenissima<br />

e dell’aristocrazia veneziana. Attraverso il Sansovino<br />

<strong>Storia</strong> dell’arte Einau<strong>di</strong>


la cultura figurativa tosco-romana si innestò felicemente<br />

sulla tra<strong>di</strong>zione veneziana, dando esiti assai originali.<br />

Segal, George<br />

New York 1924<br />

Scultore e pittore statunitense<br />

Stu<strong>di</strong>a presso l’università <strong>di</strong> New York e alla Rutgers University.<br />

Inizia come pittore per poi passare alla scultura<br />

nell’ambito della pop art. All’origine troviamo L’uomo al<br />

tavolo, primo esempio, siamo nel 1961, <strong>di</strong> scultura in gesso<br />

eseguita <strong>di</strong>rettamente sul corpo umano. Queste sculture<br />

in gesso sono inserite in una scena realizzata con oggetti<br />

comuni, d’uso nella vita quoti<strong>di</strong>ana: un tavolino, una se<strong>di</strong>a,<br />

una scala, una bicicletta e altri. Lo spettatore si trova<br />

<strong>di</strong> fronte a un personaggio anonimo: il bianco del gesso annulla<br />

qualsiasi carattere <strong>di</strong>stintivo. Da una parte la fisicità<br />

degli oggetti reali dall’altra l’anonimato dell’immagine<br />

umana (Donna sull’altalena; The <strong>di</strong>nner, 1964-66). Sembra<br />

<strong>di</strong> trovarsi <strong>di</strong> fronte ad eventi raggelati e resi immobili<br />

come i calchi in gesso ricavati dalle ceneri dell’eruzione a<br />

Pompei (The moviehouse, 1967).<br />

Nel 1962 le sue opere vengono incluse alla mostra New<br />

Realists, presso la Sidney Janis Gallery <strong>di</strong> New York. Nel<br />

1963 viaggia per la prima volta in Europa. Nel 1977 è<br />

scelto per realizzare alcune sculture del Roosvelt Memorial<br />

a Washington. Nel 1982 la scultura Next Departure è collocata<br />

nel terminal portuale <strong>di</strong> New York.<br />

Serpotta, Giacomo<br />

Palermo 1656-1732<br />

Scultore italiano<br />

Nato a Palermo nel 1656, egli fu tra i più insigni maestri<br />

dell’arte dello stucco, erede <strong>di</strong> una tra<strong>di</strong>zione artigianale e<br />

artistica siciliana. Formatosi quasi certamente a Roma, la<br />

sua prima opera nota è la decorazione della piccola chiesa<br />

della Madonna dell’<strong>It</strong>ria a Monreale (1677). Nel 1682 fu<br />

incaricato della realizzazione della statua equestre <strong>di</strong> Carlo<br />

II da collocare nella Piazza del Duomo <strong>di</strong> Messina; l’opera<br />

fu <strong>di</strong>strutta nel 1848 e <strong>di</strong> essa si conserva un piccolo stampo<br />

nel Museo <strong>di</strong> Trapani.<br />

Della sua vastissima produzione si ricordano le decorazioni<br />

in stucco eseguite nell’Oratorio <strong>di</strong> San Lorenzo in Santa<br />

Zita, in San Domenico a Palermo, in San Francesco<br />

d’Assisi e in Santa Caterina all’Olivella. E ancora nella<br />

<strong>Storia</strong> dell’arte Einau<strong>di</strong>


Chiesa <strong>di</strong> Sant’Orsola e delle Stimmate, quest’ultima <strong>di</strong>strutta<br />

(parte delle decorazioni del maestro sono conservate<br />

nel Museo Nazionale <strong>di</strong> Palermo).<br />

I suoi rilievi in stucco riflettono i motivi della decorazione<br />

seicentesca barocca, interpretandoli con una personalissima<br />

impronta <strong>di</strong> leggerezza che già prelude al gusto rorocò.<br />

Sigisbert, Adam<br />

Nancy 1700 ca. - Parigi 1759<br />

Scultore francese<br />

Figlio <strong>di</strong> Jacob-Sigisbert Adam, lavorando con lui ad alcune<br />

opere ricevette i primi insegnamenti dal padre stesso,<br />

che presto lo inviò a Parigi affinché perfezionasse la tecnica<br />

e lo stile presso artisti <strong>di</strong> maggior livello. Non sappiamo<br />

presso quali maestri Adam si recò per completare la sua<br />

formazione e avvolto nel mistero rimane anche il suo esor<strong>di</strong>o<br />

nel mondo dell’arte. Giunto a Parigi nel 1719, Adam<br />

si aggiu<strong>di</strong>cò il Prix de Rome nel 1723 e partì imme<strong>di</strong>atamente<br />

alla volta <strong>di</strong> Roma, dove soggiornò per circa <strong>di</strong>eci<br />

anni. A Roma riuscì a presentare il suo lavoro al car<strong>di</strong>nale<br />

de Polignac che, affascinato dal suo talento, gli affidò la<br />

responsabilità del restauro dei pezzi antichi della sua collezione.<br />

Tale incarico gli attirò l’attenzione del papa Clemente<br />

XII, che pensò <strong>di</strong> commissionargli la realizzazione<br />

della Fontana <strong>di</strong> Trevi. Dovette però ritirare l’offerta in<br />

seguito alle violente polemiche e contestazioni che furono<br />

avanzate dagli artisti italiani; per risarcirlo del lavoro mancato,<br />

gli affidò la realizzazione del bassorilievo con L’apparizione<br />

della Vergine a Sant’Andrea Corsini, nella cappella<br />

<strong>di</strong> San Giovanni Laterano, opera che viene annoverata<br />

tra i capolavori della sua attività artistica. Tornato in<br />

Francia nel 1733, si stabilì a Parigi dove lavorò incessantemente,<br />

impegnato nella decorazione scultorea dell’Hôtel<br />

de Soubise e <strong>di</strong> numerosi altri hôtel. Fu un artista <strong>di</strong> grande<br />

sapienza e maestria, attento alla resa minuta <strong>di</strong> ogni<br />

singolo dettaglio senza mai perdere <strong>di</strong> vista l’effetto monumentale<br />

e magniloquente dell’insieme.<br />

Sluter, Claus<br />

Haarlem 1340 ca. - Digione 1405-06<br />

Scultore fiammingo<br />

Tra le sue prime opere giunteci sono le statue a grandezza<br />

naturale del portale della certosa <strong>di</strong> Champmol, in cui<br />

nuova e assai precoce è la concezione monumentale e natu-<br />

<strong>Storia</strong> dell’arte Einau<strong>di</strong>


alistica delle figure. Di un’enorme croce rimane, sempre a<br />

Champmol, un pilastro esagonale con sei figure <strong>di</strong> profeti<br />

che pre<strong>di</strong>cono la passione <strong>di</strong> Cristo (nota come il Calvario<br />

o Pozzo <strong>di</strong> Mosè o Pozzo dei profeti) in cui si <strong>di</strong>spiega la<br />

sua rivoluzionaria concezione plastica, basata sulla volumetria<br />

piena e sulla struttura monumentale. L’ultimo capolavoro<br />

<strong>di</strong> Sluter, <strong>di</strong> grande realismo, è la Processione dei<br />

pleurants per la tomba <strong>di</strong> Filippo (Digione, Musée).<br />

Smith, David<br />

Decatur, In<strong>di</strong>ana 1906 - 1965 Bennington<br />

Scultore americano<br />

Discendente da un fabbro, lui stesso lavora per mantenersi<br />

agli stu<strong>di</strong> in un’officina meccanica e nell’industria. Dal<br />

1926 stu<strong>di</strong>a all’Art Students League a New York dove entra<br />

in contatto con Gottlieb, Gorky, e soprattutto Graham<br />

che gli fa scoprire il lavoro dello scultore-saldatore spagnolo<br />

González, che in un primo momento imita. Nei primi anni<br />

Trenta elabora i primi assemblages ispirati alle opere <strong>di</strong> Picasso.<br />

Dopo una lunga serie <strong>di</strong> viaggi in Europa torna negli<br />

Stati Uniti, dove nell’isolamento del suo stu<strong>di</strong>o in campagna,<br />

porta avanti la sua ricerca scultorea tra le più innovatrici<br />

del secolo. Decide in questi anni <strong>di</strong> de<strong>di</strong>carsi al ferro.<br />

Alcune delle sue sculture danno grande rilevanza ai vuoti,<br />

nel Paesaggio sul fiume Hudson, 1951, che si sviluppa in<br />

uno spazio quasi bi<strong>di</strong>mensionale, il vuoto, delineato e percorso<br />

da linee plastiche, <strong>di</strong>viene parte integrante della scultura.<br />

Associa spesso oggetti trovati alle strutture astratte.<br />

Ruote, strumenti aratori, senza perdere la loro qualità <strong>di</strong><br />

oggetti reali, evocano immagini e simboli (War Spectre,<br />

1944). Dal 1950 le sue opere assumono sempre più una <strong>di</strong>mensione<br />

maggiore e le sculture iniziano a or<strong>di</strong>narsi per serie,<br />

come Agricola, o le monumentali figure erette che ricordano<br />

totem, Tank Totem. Negli anni Sessanta realizza<br />

opere in acciaio e in metallo smaltato <strong>di</strong> più rigoroso impianto<br />

geometrico e più compatto nei volumi: la serie dei<br />

Voltri (Voltri VI, 1962) dove mette in relazione segni<br />

astratti ed elementi <strong>di</strong> recupero (spesso forgiati); la serie<br />

dei Cubi (Cubo XXVI, 1963) dove prevalgono i volumi<br />

pieni. I suoi ultimi lavori sono realizzati in acciaio inossidabile<br />

e sono totalmente astratti e geometrici (Gondola II,<br />

1964). La sua opera ha avuto una grande importanza per la<br />

generazione successiva, Carl Andre <strong>di</strong>chiara che Smith è<br />

l’unico maestro per il minimalismo.<br />

<strong>Storia</strong> dell’arte Einau<strong>di</strong>


T<br />

Talenti, Simone<br />

seconda metà del XIV sec.<br />

Architetto e scultore italiano<br />

Apprese il mestiere nella bottega del padre Francesco per<br />

poi partecipare senza successo nel 1367 ad un concorso<br />

per il coro del Duomo <strong>di</strong> Firenze, <strong>di</strong> cui in seguito <strong>di</strong>resse<br />

i lavori <strong>di</strong> completamento. Con Taddeo <strong>di</strong> Ristoro e Benci<br />

<strong>di</strong> Cione fu capomastro della Loggia della Signoria, <strong>di</strong> cui<br />

<strong>di</strong>segnò i capitelli ed i pilastri secondo un ideale estetico<br />

che si realizza nell’unione armonica tra la soli<strong>di</strong>tà delle<br />

masse e la finezza pittorica della decorazione. Gli si attribuisce<br />

inoltre un primo progetto per la chiusura della loggia<br />

<strong>di</strong> Orsanmichele, dove la fioritura gotica degli archetti<br />

è subor<strong>di</strong>nata alla chiarezza della struttura, e quello per la<br />

facciata ed il coro della chiesa <strong>di</strong> San Michele vecchio, oggi<br />

de<strong>di</strong>cata a San Carlo Borromeo.<br />

Thorvaldsen, Bertel<br />

Copenaghen 1770-1844<br />

Scultore danese<br />

Berthel Thorvaldsen si forma con il pittore Abilgaard all’Accademia<br />

Reale <strong>di</strong> Copenaghen (1781-93). Per le sue<br />

qualità, nel 1789 gli viene assegnata una borsa <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o<br />

triennale per Roma.<br />

Dopo brevi soggiorni a Malta, Palermo e Napoli, Thorvaldsen<br />

giunge nel 1797 a Roma, dove rafforza i suoi legami<br />

con il pittore danese Cartens, fautore del «primitivismo»<br />

neoclassico.<br />

Nel <strong>di</strong>cembre 1797 Thorvaldsen è a Velletri con Fernow e<br />

il pittore Rhoden per ammirare la Pallade, da poco rinvenuta.<br />

Nel 1808, in un rilievo dello scultore danese (Minerva<br />

infonde il genio a Prometeo) il modello <strong>di</strong> Minerva<br />

echeggia proprio la «sublime» statua ammirata alcuni anni<br />

prima.<br />

<strong>Storia</strong> dell’arte Einau<strong>di</strong>


A Roma Thorvaldsen stu<strong>di</strong>a le antichità classiche, in particolare<br />

la pittura vascolare etrusca e la scultura fittile etrusco-romana,<br />

nonché le opere del Canova. Nella città eterna<br />

lo scultore danese riceve molti onori, la nomina a<br />

Presidente dell’Accademia <strong>di</strong> San Luca e numerose commissioni.<br />

La sua produzione comprende statue (Giasone, 1801), busti<br />

(Lord Byron, 1817), bassorilievi (Le Grazie, 1818) e<br />

monumenti (a Poniatowski, 1817; a Pio VII, 1823-31).<br />

Thorvaldsen si fa interprete <strong>di</strong> un rigoroso neoclassicismo,<br />

fedele a un canone astratto e ad una assoluta purezza formale,<br />

<strong>di</strong>fferenziandosi così dal suo contemporaneo e rivale<br />

Canova.<br />

Lavora anche in Svizzera, Germania, Polonia e, naturalmente,<br />

in Danimarca, dove dopo la sua morte la città <strong>di</strong><br />

Copenaghen gli de<strong>di</strong>ca un museo. La sua arte influenzerà<br />

il purismo romano e la cultura dei nazareni tedeschi.<br />

Tinguély, Jean<br />

Friburgo 1925 - Berna 1991<br />

Scultore svizzero<br />

Frequenta la scuola <strong>di</strong> arti applicate <strong>di</strong> Basilea. Nel 1952<br />

costruisce le sue prime sculture azionate da un motore<br />

elettrico. Trasferitosi nel 1953 a Parigi, è tra i promotori<br />

della mostra «le Mouvement» organizzata da Denise<br />

René, dove propone sculture metalliche sonore, macchine<br />

semoventi, robot metallici che chiama Macchine inutili.<br />

Nel 1958 inizia un periodo <strong>di</strong> collaborazione con Klein<br />

che trova il suo momento più creativo nella mostra a due<br />

Velocità pura e stabilità monocroma che unisce l’uso dei<br />

motori delle macchine inutili con il monocromo <strong>di</strong> Klein.<br />

Dal 1960 fa parte dei Nouveaux réalistes con la moglie<br />

Niki de Saint-Phalle. Lo scultore porta il suo interesse per<br />

la macchina su un piano fantastico che aiuta a far cogliere<br />

all’uomo la realtà <strong>di</strong> un mondo nel suo aspetto frenetico e<br />

<strong>di</strong> per<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> energie. Questa <strong>di</strong>spersione <strong>di</strong> energia è condotta<br />

fino al punto <strong>di</strong> <strong>di</strong>struggere l’oggetto medesimo come<br />

avviene nella realizzazione del gigantesco Homage to<br />

New York, presentato al Museum of Modern Art <strong>di</strong> New<br />

York (1960), una macchina auto<strong>di</strong>struttiva programmata<br />

per esplodere. Happenings simili sono a Copenaghen<br />

(1961) e a Las Vegas (1962). Nel 1966 collabora con moglie<br />

Niki de Saint-Phalle per la scultura-ambiente Lei al<br />

Moderna Museet <strong>di</strong> Stoccolma e crea le fontane <strong>di</strong> Basilea<br />

<strong>Storia</strong> dell’arte Einau<strong>di</strong>


e Parigi. Dal 1970 istalla le sue macchine su <strong>di</strong>schi che si<br />

muovono su rotaie che creano un effetto da catena <strong>di</strong><br />

montaggio industriale con ingranaggi che producono solo<br />

rumore e movimenti senza scopo.<br />

Tino <strong>di</strong> Camaino<br />

Siena 1285 ca. - Napoli 1337<br />

Scultore e architetto italiano<br />

Tino <strong>di</strong> Camaino fu introdotto all’arte dal padre Camaino<br />

<strong>di</strong> Crescentino, anch’egli maestro <strong>di</strong> pietra. L’appren<strong>di</strong>stato<br />

dell’artista si svolse probabilmente a Siena, a contatto<br />

con Giovanni Pisano, impegnato nel cantiere della Cattedrale.<br />

Nel corso del primo decennio del Trecento Tino <strong>di</strong><br />

Camaino si stabilì a Pisa, dove nel 1306 lavorava alla realizzazione<br />

dell’arca <strong>di</strong> San Ranieri, oggi conservata nel<br />

Museo dell’Opera del Duomo. Nel 1311 l’artista era impegnato<br />

nell’esecuzione del Fonte battesimale per il Duomo,<br />

opera andata <strong>di</strong>strutta e della quale alcuni frammenti si<br />

conservano nel Museo dell’Opera e nel Museo Nazionale<br />

<strong>di</strong> Pisa. Nel 1315 Tino <strong>di</strong> Camaino fu nominato capomaestro<br />

del Duomo, rilevando la carica che era già stata <strong>di</strong><br />

Giovanni Pisano. Nello stesso anno fu commissionato all’artista<br />

il monumento funerario dell’imperatore Enrico<br />

VII <strong>di</strong> Lussemburgo, morto a Pisa nel 1313 e sepolto nella<br />

Cattedrale. Sono state credute parte <strong>di</strong> questo stesso complesso<br />

monumentale un gruppo <strong>di</strong> statue raffiguranti Enrico<br />

VII circondato dai suoi <strong>di</strong>gnitari, conservate nel Museo<br />

dell’Opera <strong>di</strong> Pisa. Sembra più verosimile invece che il<br />

gruppo plastico costituisse il coronamento <strong>di</strong> una delle<br />

porte della città, eseguito in occasione dell’entrata a Pisa<br />

dell’imperatore nel 1313.<br />

L’adesione al partito guelfo costò a Tino <strong>di</strong> Camaino l’esilio<br />

da Pisa, città tra<strong>di</strong>zionalmente ghibellina; rientrato a<br />

Siena verso il 1316, l’artista fu nominato capomaestro della<br />

Cattedrale, all’interno della quale eseguì nel 1318 il monumento<br />

sepolcrale del car<strong>di</strong>nale Petroni. Nel 1321 Tino<br />

<strong>di</strong> Camaino si trasferì a Firenze, dove ricevette prestigiose<br />

commissioni dall’Opera del Duomo; nella Cattedrale il<br />

maestro eseguì la sepoltura del vescovo Antonio Orso,<br />

parzialmente conservata ancora oggi all’interno dell’e<strong>di</strong>ficio.<br />

Faceva probabilmente parte del complesso anche il rilievo<br />

con la Vergine in trono esposta nel Museo del Bargello,<br />

sempre a Firenze. Per la decorazione esterna del<br />

Battistero l’artista realizzò un gruppo scultoreo con San<br />

<strong>Storia</strong> dell’arte Einau<strong>di</strong>


i<br />

Giovanni Battista, lavoro assai celebrato dalle fonti antiche<br />

e del quale rimangono alcuni frammenti nel locale Museo<br />

dell’Opera del Duomo. Nella chiesa <strong>di</strong> Santa Croce,<br />

infine, Tino scolpì il sepolcro <strong>di</strong> Gastone della Torre, patriarca<br />

<strong>di</strong> Aquileia deceduto a Firenze durante un viaggio.<br />

La fama dell’artista superò ben presto i confini regionali<br />

inducendo il re Roberto d’Angiò ad invitarlo a Napoli, dove<br />

Tino <strong>di</strong> Camaino giunse probabilmente nel 1323. Al<br />

maestro, coa<strong>di</strong>uvato da una importante bottega, furono<br />

commissionate dalla <strong>di</strong>nastia angioina molte delle sepolture<br />

della famiglia reale, <strong>di</strong>slocate nelle più importanti chiese<br />

napoletane. Nel 1323 l’artista eseguì il monumento funerario<br />

<strong>di</strong> Caterina d’Austria, nella chiesa <strong>di</strong> San Lorenzo;<br />

nel 1325 Tino era impegnato nell’e<strong>di</strong>ficazione del sepolcro<br />

<strong>di</strong> Maria d’Ungheria, nella chiesa <strong>di</strong> Santa Maria Donna<br />

Regina, mentre fra il 1329 e il 1337 l’artista realizzò le sepolture<br />

<strong>di</strong> Maria d’Angiò, Carlo <strong>di</strong> Calabria e Maria <strong>di</strong><br />

Valois nella chiesa <strong>di</strong> Santa Chiara. L’ultimo <strong>di</strong> questi monumenti<br />

fu pagato nel 1339 alla vedova dello scultore,<br />

scomparso nel 1337.<br />

Torrigiano, Pietro<br />

Firenze 1472 - Siviglia 1528<br />

Scultore italiano<br />

Allievo <strong>di</strong> Bertoldo <strong>di</strong> Giovanni, venne esiliato da Firenze<br />

dopo una lite violenta con Michelangelo, al quale aveva lacerato<br />

il naso con un pugno. Giunto a Roma, prese parte<br />

alla decorazione in stucco nell’appartamento Borgia in Vaticano;<br />

si recò poi in Fiandra, alla corte <strong>di</strong> Margherita<br />

d’Austria, e intorno al 1511 si stabilì in Inghilterra. Verso<br />

il 1522 passò in Spagna, dove morì in carcere, rinchiusovi<br />

dall’Inquisizione per aver <strong>di</strong>strutto una statua sacra. Tra le<br />

sue opere, si ricordano le tombe <strong>di</strong> Enrico VII e <strong>di</strong> Elisabetta<br />

<strong>di</strong> York (1512-18), nell’abbazia <strong>di</strong> Westminster a<br />

Londra, e la Madonna e San Girolamo conservata nel Museo<br />

<strong>di</strong> Siviglia: in tali sculture seppe innestare il plasticismo<br />

fiorentino nel gusto decorativo ancora tardogotico<br />

della tra<strong>di</strong>zione inglese. Della sua attività <strong>di</strong> medaglista si<br />

ricordano alcune placchette.<br />

<strong>Storia</strong> dell’arte Einau<strong>di</strong>


V<br />

Verdun, Nicola de<br />

secc. XII-XIII<br />

Scultore, orafo e smaltatore lorense<br />

È il maggiore rappresentante della scuola mosana <strong>di</strong> smalti<br />

ed oreficeria e uno dei più gran<strong>di</strong> artisti del me<strong>di</strong>oevo. Il<br />

suo nome appare per la prima volta nel 1181 sull’altare<br />

della chiesa abbaziale <strong>di</strong> Klosterneuburg vicino a Vienna;<br />

cinquantuno placche <strong>di</strong> smalto che raffigurano Episo<strong>di</strong> del<br />

Vecchio e del Nuovo Testamento. Nelle figure e nelle scene<br />

si rivela un linguaggio originale e intensamente espressivo;<br />

un nuovo senso del volume e dello spazio è ottenuto<br />

attraverso l’incisione marcata delle linee, sottolineate da<br />

smaltature rosse e blu. Riferita a Nicola, è anche la cassareliquiario<br />

dei Re magi, realizzata per la cattedrale <strong>di</strong> Colonia.<br />

Testi gotici compiuti sono il reliquiario <strong>di</strong> Notre-<br />

Dame nella cattedrale <strong>di</strong> Tournai (firmato e datato 1205) e<br />

il reliquiario <strong>di</strong> Sant’Annone nella chiesa abbaziale <strong>di</strong> San<br />

Michele a Siegburg.<br />

Verrocchio, Andrea <strong>di</strong> Francesco <strong>di</strong> Cione detto il<br />

Firenze 1435 - Venezia 1488<br />

Pittore e scultore italiano<br />

Attivo inizialmente come orafo, protetto dai Me<strong>di</strong>ci, è insieme<br />

al Pollaiolo uno dei protagonisti dell’arte fiorentina<br />

della seconda metà del Quattrocento, alla guida <strong>di</strong> un’importante<br />

bottega con allievi illustri tra cui Leonardo. Intorno<br />

alla metà degli anni Sessanta lavora al lavabo della<br />

Sagrestia Vecchia <strong>di</strong> San Lorenzo. Per la stessa chiesa, tra<br />

il 1465 e il 1467, esegue il monumento funebre <strong>di</strong> Cosimo<br />

de’ Me<strong>di</strong>ci nella cripta sotto l’altare, mentre nel 1472 termina<br />

quello per Piero e Giovanni de’ Me<strong>di</strong>ci. Dal 1466 gli<br />

<strong>Storia</strong> dell’arte Einau<strong>di</strong>


viene commesso il gruppo bronzeo dell’Incredulità <strong>di</strong> san<br />

Tommaso per un’e<strong>di</strong>cola della chiesa <strong>di</strong> Orsanmichele,<br />

nella quale il gruppo sarà collocato solo nel 1483. Intorno<br />

al 1474 è chiamato ad eseguire il monumento Forteguerri<br />

per il Duomo <strong>di</strong> Pistoia, che lascerà incompiuto. Nei primi<br />

anni Settanta compie un viaggio a Roma e lavora al David<br />

bronzeo (Firenze, Bargello), mentre intorno al 1480 sono<br />

da collocare il busto della Dama col mazzolino (Firenze,<br />

Bargello), e il rilievo per il monumento funebre <strong>di</strong> Francesca<br />

Tornabuoni per la chiesa <strong>di</strong> Santa Maria sopra Minerva<br />

a Roma (ora a Firenze, Bargello). Nel 1479 comincia a<br />

lavorare al modello per il monumento equestre <strong>di</strong> Bartolomeo<br />

Colleoni che la città <strong>di</strong> Venezia voleva far collocare<br />

nel campo dei Santi Giovanni e Paolo; verso il 1483 parte<br />

per Venezia, dove muore nel 1488.<br />

Più <strong>di</strong>fficile ricostruire il percorso della sua attività <strong>di</strong> pittore,<br />

della quale è soprattutto da ricordare il Battesimo <strong>di</strong><br />

Cristo per la chiesa <strong>di</strong> San Salvi (ora a Firenze, Uffizi), <strong>di</strong>pinto<br />

entro il 1470. Altre opere avvicinabili al Verrocchio<br />

sono spesso attribuite a qualcuno dei suoi numerosi allievi,<br />

come Ghirlandaio o Lorenzo <strong>di</strong> Cre<strong>di</strong>.<br />

Vigeland, Gustav<br />

Mandal 1869-1943<br />

Scultore norvegese<br />

Nato in una famiglia <strong>di</strong> artigiani, sino da giovanissimo manifestò<br />

la volontà <strong>di</strong> intraprendere la professione <strong>di</strong> scultore,<br />

<strong>di</strong>mostrando notevoli doti nella lavorazione del legno.<br />

Dopo la morte del padre, avvenuta nel 1886, egli dovette<br />

aiutare la madre per mantenere il fratello. Auto<strong>di</strong>datta per<br />

necessità finanziarie, appassionato lettore <strong>di</strong> Omero, si<br />

trasferì a Oslo, dove fu riconosciuto nel suo talento dallo<br />

scultore Bergslien, che lo fece lavorare con sé. Ispirato dalla<br />

scultura me<strong>di</strong>oevale, da Michelangelo e da Ro<strong>di</strong>n, la cui<br />

opera poté conoscere durante un soggiorno a Parigi, egli<br />

cercò <strong>di</strong> esprimere i propri sentimenti interiori con accentuato<br />

simbolismo e la propria originalità attraverso l’esaltazione<br />

della vita umana. Negli ultimi quaranta anni della<br />

sua vita lavorò ad un parco, il Frognepark a Oslo, in cui<br />

scolpì soltanto figure umane raffigurate nelle varie fasi<br />

della vita, in pietra e in bronzo. L’originalità della produzione<br />

artistica <strong>di</strong> Vigeland risiede nell’esaltazione della vita<br />

dell’uomo.<br />

<strong>Storia</strong> dell’arte Einau<strong>di</strong>


Vittoria, <strong>Alessandro</strong><br />

Trento 1525 - Venezia 1608<br />

Scultore italiano<br />

Si formò come scultore a Venezia nella bottega <strong>di</strong> Jacopo<br />

Sansovino intorno al 1543. Fu tra i collaboratori del maestro<br />

nella decorazione plastica in stucco della Libreria Marciana,<br />

lavorando all’interno <strong>di</strong> un gruppo composito <strong>di</strong><br />

scultori veneti e toscani <strong>di</strong> cui fece parte anche Bartolomeo<br />

Ammannati (1555). Ancora accanto al Sansovino Vittoria<br />

collaborò all’ornamentazione della Scala d’oro <strong>di</strong> Palazzo<br />

Ducale (1556). Negli stessi anni operò anche nell’entroterra,<br />

prima a Vicenza e poi in Sant’Antonio a Padova. Presto<br />

egli <strong>di</strong>venne in Veneto la maggiore personalità in campo<br />

plastico, come testimonia la sua collaborazione con Paolo<br />

Veronese e Andrea Palla<strong>di</strong>o nella villa Barbaro a Maser<br />

(1560), dove eseguì la decorazione a stucco della facciata e<br />

del ninfeo. Oltre all’influenza <strong>di</strong> Sansovino e della scultura<br />

<strong>di</strong> Michelangelo, che dette alla scultura <strong>di</strong> Vittoria una<br />

maggiore consistenza dei volumi, l’artista seguì le eleganze<br />

formali della maniera, tratte soprattutto dal Parmigianino<br />

per ottenere grazia e flui<strong>di</strong>tà <strong>di</strong> ritmo nelle opere ornamentali.<br />

Tra le espressioni più originali della sua carriera vi fu<br />

la ritrattistica. Vittoria infatti eseguì penetranti ritratti <strong>di</strong><br />

illustri esponenti del patriziato veneto, per esempio il Busto<br />

<strong>di</strong> Orsato Giustiniani (Padova, Museo Civico). Tale attività<br />

acquistò negli anni successivi un marcato accento pittorico<br />

avvicinando la ricerca espressiva dello scultore alle<br />

esperienze conclusive <strong>di</strong> Tintoretto.<br />

Vuolvinio<br />

IX sec.<br />

Scultore italiano<br />

L’attività dell’artista si collega all’eccezionale altare della<br />

chiesa <strong>di</strong> Sant’Ambrogio, rivestito <strong>di</strong> lamine d’oro e d’argento<br />

sbalzate ed incorniciate da smalti, gemme e pietre<br />

preziose. Vuolvinio fu certamente l’ideatore <strong>di</strong> tutto il<br />

complesso, come <strong>di</strong>mostra l’orgogliosa esibizione del suo ritratto<br />

e della sua firma sul tergo dell’altare, ma fu probabilmente<br />

affiancato da valenti aiuti, cui vengono riferiti gli<br />

episo<strong>di</strong> cristologici della fronte. Nelle Storie <strong>di</strong> Sant’Ambrogio<br />

l’artista rivela le fonti della sua cultura, che attingono<br />

alla tra<strong>di</strong>zione classica, conoscono la contemporanea<br />

produzione carolingia, mostrano una sostanziale coerenza<br />

formale ravvivata da un sottile senso drammatico.<br />

<strong>Storia</strong> dell’arte Einau<strong>di</strong>


W<br />

Wiligelmo<br />

notizie dal 1099 al 1110<br />

Scultore italiano<br />

La sua opera scultorea ci è nota soltanto attraverso la decorazione<br />

interna ed esterna del Duomo <strong>di</strong> Modena, dove<br />

Wiligelmo mostra una visione plastica fondata sul rapporto<br />

<strong>di</strong>alettico tra figure e fondo, con influssi dalla scultura<br />

della Linguadoca francese, filtrata però da uno stile personale<br />

e concreto. La sua influenza sarà avvertita da tutte le<br />

manifestazioni artistiche nel Nord <strong>It</strong>alia.<br />

<strong>Storia</strong> dell’arte Einau<strong>di</strong>


X<br />

Ximenes, Ettore<br />

Palermo 1855 - Roma 1926<br />

Scultore italiano.<br />

Formatosi a Palermo ma poi allievo <strong>di</strong> Morelli all’Accademia<br />

<strong>di</strong> Napoli, dove conobbe anche l’opera <strong>di</strong> Gemito,<br />

combinò insieme verismo, moduli rinascimentali e simbolismo.<br />

Ricevette importanti commissioni all’estero, come<br />

quelle per il mausoleo del generale Belgrano a Buenos Aires,<br />

per i monumenti a Dante e a Giovanni da Verrazzano<br />

a New York e per quello ad <strong>Alessandro</strong> II a Kiev. Fra le<br />

opere realizzate in <strong>It</strong>alia si ricordano la quadriglia per il<br />

palazzo <strong>di</strong> Giustizia e il monumento a Garibal<strong>di</strong> a Milano.<br />

<strong>Storia</strong> dell’arte Einau<strong>di</strong>


Z<br />

Zadkine Ossip<br />

Smolensk 1890 - Neuilly-sur-Seine 1867<br />

Scultore russo<br />

Dopo un soggiorno <strong>di</strong> tre anni in Inghilterra, si trasferisce<br />

nel 1909 a Parigi, dove s’iscrive all’Ecole des Beaux Art,<br />

conosce Archipenko, Mo<strong>di</strong>gliani, Brancusi e Lipchitz e<br />

partecipa alle ricerche d’avanguar<strong>di</strong>a.<br />

Inizialmente influenzato da Brancusi, aderisce in seguito<br />

al cubismo, ricercando però la semplificazione plastica dell’arte<br />

primitiva più che la scomposizione dei piani e mostrandosi<br />

sempre particolarmente attento alle specificità<br />

dei materiali impiegati. Giunge così ad uno stile espressionistico,<br />

dove i gesti si <strong>di</strong>latano teatralmente e la scultura<br />

pare pervasa dal movimento.<br />

Più tar<strong>di</strong> invece alleggerisce la massa scolpita con ampi<br />

vuoti che la passano da parte a parte, così da moltiplicare i<br />

punti <strong>di</strong> vista e raggiungere effetti <strong>di</strong> imponente ieraticità<br />

e drammaticità.<br />

Gli Zamara<br />

secc. XV-XVI<br />

Famiglia <strong>di</strong> scultori in legno originari <strong>di</strong> Chiari<br />

Antonio (Chiari, 1430 ca. - 1506/1507), padre <strong>di</strong> Matteo,<br />

è autore col figlio <strong>di</strong> un <strong>di</strong>pinto con Gloria dei Santi per la<br />

chiesa <strong>di</strong> Nembro, in Val Seriana, datato 1490, lavoro <strong>di</strong><br />

me<strong>di</strong>ocre interesse legato alla cultura <strong>di</strong> Bergognone. Firma<br />

e data nel 1492 una statua lignea con la Madonna col<br />

Bambino nel santuario della Stella a Bagnolo Mella, purtroppo<br />

pesantemente ri<strong>di</strong>pinta, sua unica opera scultorea<br />

accertata.<br />

<strong>Storia</strong> dell’arte Einau<strong>di</strong>


Clemente (Chiari, fine XV secolo - dopo il 1536), sicuramente<br />

appartenente alla stessa famiglia, fu, oltre all’attività<br />

<strong>di</strong> intagliatore, notaio e verseggiatore. Nel 1520 è attivo<br />

nella zona <strong>di</strong> Asola; nel 1524 esegue una Vergine Annunciata<br />

per la Cattedrale <strong>di</strong> Asola, oggi in pessime con<strong>di</strong>zioni<br />

ed un Compianto a più figure per Canneto sull’Oglio.<br />

Nel 1520 data e firma gli stalli del coro della chiesa<br />

<strong>di</strong> San Rocco a Brescia, oggi conservati in San Giuseppe a<br />

Brescia. Gli è stato attribuito anche il Compianto conservato<br />

nel santuario della Stella a Bagnolo, dove è documentato<br />

risiedere dal 1525 al 1530. Nel 1536 termina il pulpito<br />

della Cattedrale <strong>di</strong> Asola, commessogli nel 1526, prima<br />

su <strong>di</strong>segno <strong>di</strong> Giovan Antonio da Brescia, poi <strong>di</strong> un altro<br />

pittore.<br />

<strong>Storia</strong> dell’arte Einau<strong>di</strong>

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