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Giacomo Puccini II atto. [file PDF 1,19 MB] - Comitato Nazionale ...

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La rivelazione del genio<br />

ciale da guadagnarsi la qualifica di unico e irripetibile. Non che manchino le giustificazioni<br />

drammatiche per questa impressione (e si pensi al duetto fra Marcello e<br />

Rodolfo del quadro quarto, quando il tenore, ripensando alla sua donna andata a<br />

vivere con un altro amante, la definisce, con accento toccante «mia breve gioventù»),<br />

ma se si segue l’articolarsi degli eventi sin dalle prime battute dell’opera ci<br />

si può agevolmente accorgere di quanto fossero differenti, e sottili, gl’intenti del<br />

compositore.<br />

Nella Bohème <strong>Puccini</strong> si era proposto di sviluppare un’azione legata al quotidiano,<br />

dove ogni gesto rispecchiasse la vita di tutti i giorni, ritratta con sorprendente<br />

evidenza nel gesto d’apertura, a sipario abbassato, che a buon diritto si può<br />

definire come il tema della Bohème, caratterizzato com’è dall’alternanza tra la domanda,<br />

una cellula puntata piena di dinamismo (cfr. es. 6 x) e una risposta (y) che<br />

anticipano i continui scambi di vedute fra gli amici,<br />

ESEMPIO 6, La bohème, I, bb. 1-5<br />

Vlc, Fg<br />

Cb<br />

e che riappare nel corso della vicenda per ricordarci che è quella «vita gaja e terribile»,<br />

raccontataci da Murger nel romanzo da cui l’opera è tratta, il vero soggetto<br />

del lavoro, non i singoli snodi amorosi. 9 Al tempo stesso, mediante il concatenarsi<br />

delle situazioni, egli intendeva conquistare un livello narrativo più alto, comunicando<br />

per metafora l’idea di un mondo in cui il tempo fugge, e di cui la giovinezza<br />

è protagonista (prospettiva già chiaramente indicata, anche se risolta con una punta<br />

di cinismo, nell’ultimo capitolo del romanzo).<br />

Nella Bohème un ironico disincanto è dunque sempre immanente perfino nei<br />

momenti più intensamente poetici, e anche l’incontro amoroso di Mimì e Rodolfo<br />

non esce dal clima che si è instaurato nella prima parte del quadro, dove circolavano<br />

incessantemente temi e melodie per sostenere la conversazione (quello della<br />

Bohème era risuonato, appunto, mentre gli amici lasciavano solo Rodolfo a scrivere<br />

il suo articolo di fondo), e al tempo stesso fissare un ritr<strong>atto</strong> dei personaggi e delle<br />

situazioni. Vi prevale una logica musicale articolata per sezioni, ognuna di queste<br />

corrispondente a uno stato d’animo. Lo schema seguente mostra peraltro la<br />

perfetta ambivalenza della struttura, e l’attenzione di <strong>Puccini</strong> nel proporre le novità:<br />

dal lato sinistro la forma viene analizzata secondo il criterio dell’interazione fra te-<br />

domenica 18 giugno 2006<br />

x<br />

Vle, Vl, Cr, Cl<br />

Trbn, Cb<br />

y<br />

Db<br />

Vlc, Vle, Fg<br />

Vl, Cr, Cl, Ob<br />

Vle, Vl <strong>II</strong>, Cr<br />

9 Non solo lo si trova nell’episodio della cuffietta del quadro secondo, ma persino nel doppio<br />

duetto d’addio che chiude il quadro terzo («Vorrei ch’eterno»), oltre che a tirar le somme nel<br />

quadro conclusivo, dove domina lo scorcio iniziale.<br />

Vlc, Fg<br />

23

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