Giacomo Puccini II atto. [file PDF 1,19 MB] - Comitato Nazionale ...
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La rivelazione del genio<br />
L’interno della chiesa di Sant’Andrea della Valle a Roma in una foto di fine Ottocento (I-Mr).<br />
ne vengano recepite rispettivamente come una finalis (Si ♭ 1) e una repercussio (Fa1)<br />
gregoriane. Sopra di esse si snoda, al tempo di Largo religioso, la sinuosa melodia<br />
di viole e celli, mentre armonie di settima e nona intorbidano l’impianto tonale per<br />
determinare il clima più ad<strong>atto</strong> ad accogliere il sogno erotico declamato da Scarpia.<br />
Il barone si porta man mano verso il proscenio, e le sue riflessioni vengono dunque<br />
rivolte al pubblico, mentre il vescovo raggiunge l’altar maggiore accompagnato dai<br />
versi delle antifone recitate dai fedeli e dall’organo che si è aggiunto all’orchestra.<br />
Entrambe le situazioni crescono parallelamente fino al parossismo: il culmine viene<br />
raggiunto quando Scarpia intona una melodia cromatica («A doppia mira / tendo<br />
il voler»), in un sensuale clima armonico di triadi aumentate, rivelando alla fine il<br />
suo progetto verso la coppia: «L’uno al capestro, / l’altra fra le mie braccia». Per<br />
qualche istante resta ancora in faccia al pubblico, immobile quasi guardando nel<br />
vuoto, mentre l’assemblea intona a voce piena il Te Deum. Infine si scuote, come<br />
riavendosi da un sogno, e s’inginocchia unendosi ai fedeli nel canto dell’inno più<br />
solenne della chiesa. L’unisono delle voci, rafforzato dagli ottoni in scena e da quelli<br />
in buca, è seguito dai tre accordi che concludono clamorosamente l’<strong>atto</strong> sul Mi<br />
bemolle maggiore, raggiunto con una progressione.<br />
domenica 18 giugno 2006<br />
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