16.06.2013 Views

Carità che si fa servizio nei primi cinquant'anni di storia dell'Istituto

Carità che si fa servizio nei primi cinquant'anni di storia dell'Istituto

Carità che si fa servizio nei primi cinquant'anni di storia dell'Istituto

SHOW MORE
SHOW LESS

Create successful ePaper yourself

Turn your PDF publications into a flip-book with our unique Google optimized e-Paper software.

scuole elementari nelle quali i parroci e spesso an<strong>che</strong> i comuni, ai quali erano affidate, se retti da<br />

cattolici, chiamavano le suore per <strong>fa</strong>r fronte alle correnti laiciste e anticlericali. Tra il 1863 e il<br />

1868, inoltre, l’Istituto <strong>si</strong> trovò in circostanze <strong>fa</strong>vorevoli per assumere tre collegi: a Treviglio per<br />

sollecitazione delle <strong>fa</strong>miglie, a Monza in sostituzione dei fondatori laici, i fratelli Bianconi, a Rancio<br />

<strong>di</strong> Lecco per richiesta <strong>di</strong> un bene<strong>fa</strong>ttore del paese, Domenico Mazzucconi.<br />

Evidentemente con queste risposte l’Istituto abbracciava opere <strong>che</strong> le Costituzioni della Thouret<br />

con<strong>si</strong>deravano eccezioni. In seguito <strong>si</strong> aggiunsero case <strong>di</strong> salute e seminari, cioè servizi rivolti a<br />

categorie <strong>di</strong> persone bisognose, ma non povere. L’Istituto li aveva assunti seguendo le vie della<br />

Provvidenza <strong>che</strong> <strong>di</strong> <strong>fa</strong>tto gradualmente lo aprivano a tutte le carità e a tutti i pros<strong>si</strong>mi, secondo lo<br />

spirito originario.<br />

Qual<strong>che</strong> perples<strong>si</strong>tà per la non conformità a questo punto delle Costituzioni serpeggiava tra le suore,<br />

così <strong>che</strong> madre Bo<strong>si</strong>o negli ultimi anni soleva ripetere <strong>di</strong> “non morire tranquilla lasciando le cose<br />

come erano”, e non solo per questo aspetto. Sentiva l’e<strong>si</strong>genza <strong>di</strong> una “riforma” per definire<br />

l’osservanza, ma poté solo avviarla. Il problema delle scelte apostoli<strong>che</strong> riemerse al vivo dopo <strong>di</strong><br />

lei, come <strong>si</strong> può rilevare da una consultazione nella quale alcune suore <strong>si</strong> espressero così<br />

sull’argomento: “L’opera delle suore <strong>si</strong>a limitata ai poveri, <strong>si</strong>a esclusa o almeno limitata l’opera dei<br />

collegi principalmente delle studenti maestre; le case <strong>di</strong> salute furono da poco introdotte fra le opere<br />

dell’Istituto e non sono conformi al voto <strong>di</strong> carità delle suore; la novità toglierebbe an<strong>che</strong> il <strong>primi</strong>ero<br />

spirito <strong>di</strong> umiltà della congregazione…”.<br />

Da quella rifles<strong>si</strong>one l’Istituto era uscito prendendo questa chiara po<strong>si</strong>zione: “Quantunque lo spirito<br />

dell’Istituto debba avere <strong>di</strong> mira specialmente i poveri, pure abbraccia qualunque opera in vantaggio<br />

dei pros<strong>si</strong>mi”. Conseguentemente a questa variazione del suo scopo <strong>si</strong> era dapprima sostituito il<br />

termine pros<strong>si</strong>mi a quello <strong>di</strong> poveri e mo<strong>di</strong>ficata an<strong>che</strong> la formula del voto <strong>di</strong> carità; alla fine <strong>di</strong> questo<br />

processo, nelle Costituzioni rivedute del 1896, veniva in<strong>di</strong>cato come scopo speciale dell’Istituto<br />

“l’esercizio della carità cristiana sì spirituale <strong>che</strong> corporale in tutta la sua ampiezza”.<br />

L’Istituto aveva così recuperato su questo punto le in<strong>di</strong>cazioni del Promemoria e del voto <strong>di</strong> carità,<br />

<strong>che</strong> riconfermano la scelta preferenziale dei poveri, senza escludere altri pros<strong>si</strong>mi e altre forme <strong>di</strong><br />

bisogno, poiché – scriveva Bartolomea – a tutti “deve estender<strong>si</strong> la carità” (CF 7).<br />

La vita aveva restituito all’Istituto il suo originario scopo: l’apertura a tutte le carità, secondo “il bisogno<br />

grande ed estremo” <strong>di</strong> ogni epoca della <strong>storia</strong>.<br />

.-.-.-.-.-.<br />

L’impronta dello spirito <strong>di</strong> san Vincenzo ha indubbiamente segnato questi <strong>primi</strong> cinquant’anni <strong>di</strong><br />

<strong>storia</strong> dell’Istituto. Lo <strong>si</strong> riconosce fondamentalmente nell’ottica evangelica spesso richiamata, nella<br />

conseguente attenzione ai poveri e soprattutto all’anima dei poveri e nello spirito del <strong>servizio</strong> <strong>che</strong><br />

in<strong>si</strong>ste sulla bontà, sulla dolcezza, sul rispetto.<br />

Dentro questa tra<strong>di</strong>zione è però passata an<strong>che</strong> quella pas<strong>si</strong>one <strong>di</strong> carità sostanziata <strong>di</strong> preghiera, <strong>di</strong><br />

umiltà e <strong>di</strong> sacrificio tutta propria delle vere origini e <strong>che</strong> ha generato eroismi <strong>di</strong> immolazione e <strong>fa</strong>tto<br />

fiorire tante opere.<br />

Le circostanze non erano <strong>fa</strong>vorevoli né i tempi erano maturi per un’appropriazione dell’esperienza<br />

spirituale <strong>di</strong> Bartolomea; erano tenui e poco <strong>si</strong>gnificativi an<strong>che</strong> i rari riferimenti a lei. Tuttavia la<br />

consapevolezza delle vere ra<strong>di</strong>ci dell’Istituto era entrata in quella tra<strong>di</strong>zione e sarebbe riemersa gradualmente<br />

in seguito fino al deci<strong>si</strong>vo ritorno alle fonti stimolato dal Vaticano II e al pieno recupero<br />

dell’intuizione carismatica della Fondatrice.<br />

36

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!