novembre-dicembre 2012 - Stazione Sperimentale del Vetro
novembre-dicembre 2012 - Stazione Sperimentale del Vetro
novembre-dicembre 2012 - Stazione Sperimentale del Vetro
You also want an ePaper? Increase the reach of your titles
YUMPU automatically turns print PDFs into web optimized ePapers that Google loves.
RIVISTA <strong>del</strong>la<br />
STAZIONE SPERIMENTALE DEL VETRO<br />
<strong>novembre</strong>-<strong>dicembre</strong> <strong>2012</strong> - n. 6 vol. 42<br />
sommario<br />
In questo numero ........................................... 2<br />
Riassunti ............................................................... 3<br />
Riassunti .............................................................. 3<br />
Studi<br />
Nuove soluzioni per la valorizzazione di scorie<br />
e ceneri volanti prodotte dagli inceneritori<br />
di Studi rifi uti solidi urbani ..................................................... 5<br />
New solutions for the valorization of glassy residues<br />
produced La pratica by chimica municipal dei waste vetrai incinerators..........................13<br />
<strong>del</strong> Rinascimento<br />
Sandro La preparazione Hreglich, Roberto <strong>del</strong>le materie Falcone, prime Antonio Tucci,<br />
Nicola (III e ultima Favaro, parte) Paolo ........................................................ Bertuzzi, Piero Ercole,<br />
4<br />
Lodovico Cesare Moretti Ramon<br />
Sistemi avanzati di recupero termico per forni da vetro.<br />
Sistema ibrido rigenerativo-recuperativo Centauro ..... 18<br />
Associazioni<br />
Alessandro Mola, Paolo Bortoletto, Giampaolo Bruno,<br />
Ernesto Cattaneo, Augusto Santero<br />
CoReVe ...................................................................... 31<br />
Il Intervista Capitolare a Gianpaolo degli Specchieri Caccini <strong>del</strong> ................................... 1764 ......................... 26 37<br />
Paolo Zecchin<br />
Direttore responsabile<br />
Antonio Tucci<br />
Redazione<br />
Elisabetta Erica Ladogana Barbini<br />
email: e-mail: ebarbini@spevetro.it<br />
eladogana@spevetro.it<br />
Impaginazione e grafi ca<br />
Betti Bertoncello<br />
Direzione e Redazione - Proprietà<br />
<strong>Stazione</strong> <strong>Sperimentale</strong> <strong>del</strong> <strong>Vetro</strong><br />
Via Briati 10 - 30141 Murano (VE)<br />
Tel.: +39 041 2737011<br />
Fax: +39 041 2737048<br />
email: e-mail: mail@spevetro.it<br />
http:/ / www.spevetro.it<br />
Autorizzazione <strong>del</strong> Tribunale di Venezia n. n.271 271 in data 23.01.1971<br />
R.O.C. in data 23.01.1971- 3913 R.O.C. 3913<br />
Rivista Associata alla Unione<br />
Stampa Periodica Italiana<br />
Borsa L'angolo di Studio dei lettori<br />
“Giuseppe Proposte idee quesiti Breviari” .................................................. ................................... 40 38<br />
Agenda ................................................................. 43<br />
................................................................. 40<br />
International Dal mondo <strong>del</strong> Commission vetro .................................. 44<br />
on Glass... 41<br />
a cura di Erica Ladogana<br />
Dal mondo <strong>del</strong> vetro.................................... 43<br />
a cura di Elisabetta Barbini<br />
Istruzioni per gli Autori<br />
La Rivista pubblica studi, ricerche ed esperienze sulla<br />
tecnologia e sulla scienza <strong>del</strong> vetro e e dei i materiali ad esso<br />
collegati. Chiunque può mandare elaborati, memorie memorie, ecc. ecc.<br />
La Redazione si riserva o meno la loro pubblicazione.<br />
I testi, corredati da un breve riassunto di circa dieci righe, in<br />
italiano e inglese, dovranno pervenire in forma elettronica<br />
(preferibilmente in Microsoft Word).<br />
Immagini e tabelle dovranno essere in fi le separati: le<br />
immagini preferibilmente in formato tif o jpg (minimo 300<br />
dpi); le tabelle in Microsoft Excel o Microsoft Word. La<br />
Rivista diventa proprietaria dei lavori pubblicati e questi<br />
non possono essere riprodotti altrove senza autorizzazione.<br />
I testi accettati per la pubblicazione saranno considerati<br />
defi nitivi. Eventuali sostanziali variazioni dovranno essere<br />
concordati concordate con la Redazione.<br />
La Direzione è estranea alle tesi sostenute nei loro articoli<br />
dai singoli collaboratori. Questi assumono la piena<br />
responsabilità dei loro scritti.<br />
È vietata la riproduzione, anche parziale, dei testi e <strong>del</strong>le<br />
illustrazioni senza la preventiva autorizzazione <strong>del</strong>la<br />
Redazione.<br />
1
in questo numero<br />
6-<strong>2012</strong><br />
2<br />
Rivista <strong>del</strong>la <strong>Stazione</strong> <strong>Sperimentale</strong> <strong>del</strong> <strong>Vetro</strong><br />
I rivestimenti nanometrici (coating) conferiscono un notevole valore aggiunto al vetro piano utilizzato<br />
in edilizia e in altri settori industriali. Da tempo gli sforzi dei produttori sono indirizzati a migliorare<br />
le Da proprietà più parti tecnologiche ci viene sollecitata <strong>del</strong> vetro una piano maggiore per edilizia attenzione per aumentare ai problemi l’effi cienza contingenti <strong>del</strong>le vetrate <strong>del</strong> settore, in termini che<br />
mai di comfort come in abitativo questo e momento risparmio sono energetico. così pressanti Questi miglioramenti e con prospettive tecnologici incerte. sono Siamo ottenuti <strong>del</strong>l’avviso, attraverso<br />
invece, l’applicazione che proprio di fi lm i (o periodi strati) di sottili crisi nanometrici - che altro (coating) non sono sulla che superfi il passaggio cie <strong>del</strong> tra vetro due attraverso cicli economi- diverse<br />
ci tecniche - rappresentino di deposizione. l’occasione per intraprendere con energia, iniziative, idee e investimenti una<br />
nuova In questo e diversa primo articolo fase di <strong>del</strong>la sviluppo. Rivista (2011): “I fi lm sottili (coating) su vetro: caratteristiche, materiali e<br />
metodologie di analisi” (Daneo, Falcone, Sommariva, Vallotto) a pagina 5, vengono descritti i materiali<br />
La utilizzati Rivista per <strong>del</strong>la i coating, <strong>Stazione</strong> le principali <strong>Sperimentale</strong> tecniche <strong>del</strong> di deposizione <strong>Vetro</strong>, da più e vengono di 40 anni illustrati testimone i vantaggi e partecipe e i limiti <strong>del</strong>lo <strong>del</strong>le<br />
sviluppo tecniche analitiche industriale oggi vetrario, maggiormente vuole essere utilizzate anche per questo un riferimento tipo di indagini. per chi desidera condividere e<br />
dibattere idee, proposte e soluzioni, nell’auspicio che ogni parere, anche se non necessariamente<br />
condiviso, Il secondo articolo possa creare a fi rma discussione di Mognato, Barbieri, e scambio Nembro, di punti Pace: di vista, “Una semplice arricchendo tecnologia in ogni per caso proteggere coloro<br />
che il vetro operano durante quotidianamente l’attività di cantiere” con (pagina passione 15), e ha partecipazione.<br />
come obiettivo la valutazione <strong>del</strong>l’effetto, in termini<br />
di resistenza, <strong>del</strong>la tecnologia proposta, utilizzata per rimuovere i difetti sulla superfi cie di pannelli di<br />
Per vetro, queste mediante ragioni prove inauguriamo, meccaniche. Le a pag. prove 40, sono la state nuova condotte rubrica secondo “L’angolo la norma dei UNI lettori”, EN 1288-3:2001 dedicata ai<br />
temi su pannelli più svariati, in vetro ma temprato di interesse termicamente e attualità, e su invitando pannelli i di lettori vetro a stratifi presentare cato; i le dati loro ottenuti opinioni sono e idee. stati<br />
elaborati al fi ne di valutare la resistenza meccanica <strong>del</strong>le lastre di vetro, dopo trattamento di abrasione e<br />
Tra levigatura, le Istituzioni secondo che la tecnologia nel corso <strong>del</strong> proposta <strong>2012</strong> da sono <strong>Vetro</strong>care®. state oggetto di approfondimento in queste pagine,<br />
non poteva mancare il Consorzio Recupero <strong>Vetro</strong>, struttura che in pochi anni ha raggiunto importanza<br />
Nel nostro e consueto dimensioni spazio ragguardevoli. storico presentiamo Ne descriviamo l’articolo attività, <strong>del</strong> Prof. ruolo, Fiori: funzioni “<strong>Vetro</strong> musivo e risultati <strong>del</strong> VI assieme secolo<br />
ad dagli una scavi intervista <strong>del</strong>la Basilica esclusiva di San al Presidente, Severo a Classe dott. (Ravenna)”, Gianpaolo Caccini, a pagina 22. da pag. 31.<br />
Lo studio di tessere musive provenienti dagli scavi <strong>del</strong>la Basilica di San Severo a Classe ha costituito<br />
Concludiamo l’occasione per infi un ne confronto l’impegnativo fra le caratteristiche studio di Cesare dei vetri Moretti musivi sull’esame <strong>del</strong>le chiese e ravennati sulla panoramica e la produzione <strong>del</strong>le<br />
fonti vetraria che coeva descrivono a Classe, la tecnologia unico esempio di produzione scoperto di vetraria lavorazione a Murano di vetro nel venuto Rinascimento, alla luce con periodo gli scavi aureo<br />
archeologici<br />
e innovativo<br />
nel territorio<br />
da cui sono<br />
attorno<br />
derivate<br />
a Ravenna.<br />
le produzioni, anche industriali, dei secoli a venire (pag. 4).<br />
Abbiamo raccolto in un unico fascicolo le tre puntate <strong>del</strong>lo Studio e coloro che sono interessati<br />
possono<br />
Nella rubrica<br />
chiedere<br />
“Aggiornamento<br />
alla Redazione<br />
normativo”<br />
l’invio <strong>del</strong><br />
(Battaglia,<br />
relativo PDF,<br />
SSV)<br />
che<br />
viene<br />
verrà<br />
presentata<br />
trasmesso<br />
una<br />
per<br />
monografi<br />
via elettronica.<br />
a con<br />
lo scopo di riassumere il contenuto <strong>del</strong>la norma UNI EN 14181:2005 “Emissioni da sorgente fi ssa -<br />
Assicurazione <strong>del</strong>la qualità di sistemi di misurazione automatici” e il Decreto Legislativo n. 152/06. A<br />
Auguriamo a tutti i lettori un sereno Natale e un positivo 2013.<br />
pagina 37 il servizio.<br />
Antonio Tucci<br />
Antonio Tucci
summaries<br />
riassunti<br />
La pratica chimica dei<br />
vetrai <strong>del</strong> Rinascimento.<br />
La preparazione <strong>del</strong>le<br />
materie prime (III parte)<br />
The chemical practice<br />
of glassmakers in<br />
Renaissance recipe<br />
manuscripts.<br />
The dressing and<br />
treatment of raw<br />
materials (Part 3)<br />
Cesare Moretti<br />
Riv. Staz. Sper. <strong>Vetro</strong> 42<br />
(<strong>2012</strong>), 6, p. 4-30<br />
Rivista <strong>del</strong>la <strong>Stazione</strong> <strong>Sperimentale</strong> <strong>del</strong> <strong>Vetro</strong><br />
Nella maggior parte dei manoscritti di ricette vetrarie, un certo numero di capitoli è dedicato<br />
alla preparazione <strong>del</strong>le materie prime da utilizzare nelle composizioni vetrifi cabili per ottenere i<br />
diversi tipi di vetro. Si è ritenuto interessante, non solo dal punto di vista vetrario ma anche da<br />
quello più generale <strong>del</strong>la storia <strong>del</strong>la chimica, analizzare e interpretare queste istruzioni. I ricettari<br />
esaminati coprono un arco di tempo dal XIV al XVII secolo, a cominciare dai Trattatelli Toscani,<br />
dal manoscritto di Montpellier e dal Ricettario Anonimo, per arrivare al testo di Antonio Neri e ai<br />
manoscritti di Giovanni Darduin e Gasparo Brunoro.<br />
Nella terza e ultima parte, qui pubblicata, vengono elencati, descritti e commentati gli ossidi, i<br />
minerali e le materie prime utilizzate. Nei prossimi numeri verranno pubblicati ulteriori testi.<br />
In most of glass recipe notebooks a number of chapters deal with the preparation of raw materials<br />
to be used in the vitrifi able batch. It is interesting to analyze these treatments not only from the point<br />
of view of glass technology, but also for the history of ancient chemistry.<br />
The chapters regarding the preparation or treatment of raw materials are selected from the<br />
manuscripts and notebooks dating from 14th to 17th centuries and arranged into a list according<br />
to the material involved. The sources are the three parts of Trattatelli Toscani, the Montpellier<br />
manuscript, the Anonymous 16th century manuscript, the Antonio Neri book, the Giovanni Darduin<br />
notebook and the Gasparo Brunoro notebook.<br />
In this Part 3, the last one, some of the oxides, minerals and raw materials used are described and<br />
commented.<br />
3<br />
6-<strong>2012</strong>
6-<strong>2012</strong><br />
studies<br />
studi<br />
Crocum ferri o Croco di Marte (ossido di ferro) 1<br />
Rivista <strong>del</strong>la <strong>Stazione</strong> <strong>Sperimentale</strong> <strong>del</strong> <strong>Vetro</strong><br />
LA PRATICA CHIMICA DEI VETRAI DEL RINASCIMENTO<br />
La preparazione <strong>del</strong>le materie prime (III e ultima parte)<br />
Le prescrizioni dei ricettari: Trattatelli Toscani (XIV-XV secolo), Montpellier (1536),<br />
Anonimo (XVI sec.), Neri (1612), Darduin (1644), Brunoro (1645)<br />
Cesare Moretti<br />
Secondo Tratt. Toscano 7 - A far croco ferro<br />
Prendi piastre di ferro e ponile in uno fornelo di riververazione, e per un dì e per una notte; e acconcia le piastre<br />
che una non sia sopra l’altra e verranno fi orite. Allora leva il fuoco e lasciale freddare, e togli uno piede di lepre<br />
e netta dette piastre e quella polvere salva, chè è croco ferro, e adopralo a bisogni.<br />
Secondo Tratt. Toscano 26 - A fare el croco ferro per questa opera<br />
Prendi le piastre <strong>del</strong> ferro e mettile nel forno di riverberazione, che l’una non tocchi l’altra, e dàgli il fuoco per<br />
uno dì e una notte o vero più, sempre staendo rosse, e poi le cava <strong>del</strong> forno e truovile fi orite e pigliale con piè<br />
<strong>del</strong>la lepre e assumalo: e questo è croco ferro 2 .<br />
Secondo Tratt. Toscano 37 - A far croco ferro, secondo Petruccio dè Diamanti 3<br />
Prendi acqua forte fatta di vetriolo e di sal nitrio purgata una volta ritrata, cioè ristillata da l’ariento con che<br />
l’àrai purgata 4 , e dàlle limatura di ferro, poi che l’àrai soluto, distillalo, e lascerà in fondo quello ferro ch’ella<br />
ha soluto, e farala asciugare; poi che l’è asciutto, in fuoco di riverberazioneper ispazio d’uno dì e d’una notte<br />
e diverrà rosso come uno pavonazzo di turchino e sottile senza tatto.<br />
Secondo Tratt. Toscano 38 - A fare croco ferro, secondo Batista, e questo vidi io<br />
Prendi limatura di ferro bene netta e mettila in aceto forte e lascia istare per iii dì e poi l’asciuga dallo aceto<br />
e mettilo in una tegghietta e spandilo per lo fondo, tanto che sia tutto el fondo coperto e alto quanto sarebbe<br />
tanta grossezza quanto questo e mettila in fuoco di riverberazione, forte fuoco, e tienlovi per spazio di iii dì<br />
e poi lo troverai rosso come quello di Petruccio e fi a senza tatto e arà piena la tegghia, tanto sarà cresciuto in<br />
apparenza, non dico di peso. 5<br />
Terzo Tratt. Toscano 6 - Croco ferro per detta opera<br />
Togli limatura di ferro lib. una e lib. una di zolfo pesto e mescola, e poi mettila nel fuoco grande, ciò è fa’ ch’ella<br />
sia in uno tegame non vetriato; e come che tu la vedi che ella sia molto bene rossa di fuoco, allora buttavi<br />
uno bicchieri d’aceto forte, e come è asciutto e bene rosso, buttavi dentro uno altro bicchieri; e così farai 4 o<br />
6 volte, ma fa’ che ogni volta tu facci molto bene rossa di fuoco quella limatura; e poi da sè lasciala freddare<br />
in quel fuoco, e così troverrai el tuo ferro rosso come san gue. Torra’lo e mettera’lo in uno calderone d’aceto e<br />
fallo bollire un po co, poi levalo dal fuoco e la parte sottile tutta intera in lo aceto buttala da canto in uno catino<br />
invetriato, et quello aceto mettilo in una bocia e asciugalo sopra alla cenere calda, e così nel fondo tu troverai<br />
el tuo cro co di ferro, bello, in tutta fi nezza per la detta opera; et anche vale a molte altre cose e spezialmente<br />
1 Il croco di Marte o crocus Martis, è ossido di ferro o, secondo Merrifi eld, 1999, p. 540, idrato di ferro colore giallo?<br />
2 Questa ricetta e la precedente sono praticamente uguali.<br />
3 Petruccio de Diamanti, chi era??<br />
4 Tratta la limatura di ferro con un’acqua forte (acido nitrico misto ad acido solforico?) purgata dall’ariento (?) e ridistillata (?).<br />
5 Tratta la limatura di ferro con aceto forte e poi lo calcina a formare l’ossido rosso.<br />
4
studies<br />
studi<br />
Rivista <strong>del</strong>la <strong>Stazione</strong> <strong>Sperimentale</strong> <strong>del</strong> <strong>Vetro</strong><br />
fa el più bello giallo <strong>del</strong> mondo: dico quello che si fa gli smalti; et anche è buono da fare altri vaselli; ma basta<br />
quello che si fa coll’allume di feccia, o vetro lasciare cuocere la fritta sanza me starla con ferro per 4 dì; come<br />
credo che in questo sera’ molto sperto, però non mi stendo, sicchè attendi a quello che ho detto, perchè non si<br />
può fare vero e buono smalto se non per questa via. 6<br />
Montpellier 55 - A far corchoni<br />
Tuò limadura di cal 7 et brusatala, et poi brusatala trida sotil, et questa fa bon zalo.<br />
Montpellier 58 - A far ferugene di ferro pavonazo<br />
Piglia il ferugine pesto et metilo in sal comune per lb. 30, e solfere metà; poi meseda ogni cosa insieme et<br />
impastelo con aceto, et fa pane. Et meti questo pane in tanto foco che stia rosso, per 8 over X giorni; et quanto<br />
più starà sarà meglio 8 .<br />
Neri, cap. 16 - A fare il Croco di ferro, altrimenti detto di Marte per i colori <strong>del</strong> vetro<br />
II Croco di Marte non è altro che una suttigliazione e calcinazione di ferro, per mezzo <strong>del</strong>la quale la sua tintura,<br />
che in vetro è rubicondissi ma, si apra di maniera che comunicatasi con il vetro, non solo manifesti se stessa ma<br />
faccia che tutti gli altri colori metallici che per ordinario nel vetro sariano occulti e morti, apparischino vaghi<br />
e risplendenti perché questo è il mezo di fare apparire l’ occultezza metallica; io metto quattro modi di farlo e<br />
il primo è:<br />
Habbi lima tura di ferro, potendo havere di acciaio è meglio, questa si mescoli bene con tre parte di zolfo polverizzato<br />
e in coreggiuolo come sopra si è detto <strong>del</strong> ferretto si tenga in fornello a calcinare, e abbruciare tutto il<br />
zolfo benissimo, che succede presto, e si lasci stare in fra carboni ardenti per quattro hore; poi si cavi e si polverizi<br />
e stacci per staccio fi tto, all’hora si metti in coreggiuolo per sopra coperto e lutato e si tenga nel era <strong>del</strong>la<br />
fornacie presso al occhio o vero lumella per quindici giorni o più, che all’hora piglia un colore rossigno pavonazziccio<br />
quasi purpureo, questo serva in vaso serrato per uso de i colori dei vetri, perché fa molti belli effetti 9 .<br />
Neri, cap. 17 - A fare Croco di Marte in altra maniera<br />
Questo secondo modo di fare il Croco di Marte con tanta facilità non si deve disprezzare anzi stimare assai, poi<br />
che il Croco fatto in questa maniera nel vetro fa apparire il vero rubicondo di sangue e il modo di farlo è questo:<br />
Habbi limatura di ferro, potendo havere di acciaio è meglio, questa si mescoli bene in tegame di terra, con aceto<br />
forte, cioè si irrori sola mente tanto che sia inhumidita per tutto, poi distesa in detto tegame, si tenga al sole<br />
che si asciughi e non essendo il sole scoperto, si lasci così all’aria, che come è secca, alI’hora si torni a pestare<br />
che sarà alquanto ammassata e con nuovo aceto si irrori e inhumidisca, e si torni a seccare e polverizzare come<br />
sopra; questa opera si reiteri per otto volte, poi si macini e passi per staccio fi tto, che farà una polvere sottilissima<br />
in colore di matton pesto, questo si serbi in vaso ben serrato per uso dei colori de i vetri. 10<br />
Neri, cap. 18 - Altro modo di fare il Croco di Marte<br />
Questo terzo modo di fare il Croco di Marte con acqua forte è modo per il quale il profondo colore <strong>del</strong> ferro si<br />
manifesta più di quello non par forse credibile e nel vetro se ne vede la vera esperienza e prova.<br />
Adunque la limatura di ferro, o acciaio in tegame di terra invetriato si irrori con acqua forte e si tenga al Sole a<br />
seccare, si torni a polveriz zare e a sbruffare con acqua forte e si asciughi e si reiteri così più volte, poi si rubi-<br />
6 Calcina la limatura di ferro mista a zolfo e poi, a caldo, la tratta con aceto; ricupera poi, per concentrazione <strong>del</strong>la soluzione in aceto, l’ossido di ferro.<br />
7 Corchoni per crocum ferri, cal per açal, acciaio; quindi calcina la limatura di acciaio, si formerà l’ossido di ferro che viene poi tritato fi ne.<br />
8 Titolo un po’ ambiguo visto l’aggettivo paonazzo, cioè violaceo che sembra dare alla ferrugine, ma che invece si riferisce al prodotto ottenuto come risulta chiaro<br />
dalla ricette successiva. La tecnica consiste nel mescolare la ferruggine con sale comune e zolfo, impastando la miscela con aceto a formare dei grumi come pagnotte<br />
(ricorda i pani per fare la fritta) che vengono trattati a caldo per otto-dieci giorni.<br />
9 Questo primo modo, secondo il Neri, di fare l’ossido di ferro consiste nel mescolare alla limatura di ferro o di acciaio <strong>del</strong>lo zolfo, calcinando poi in crogiolo sino<br />
alla totale combustione <strong>del</strong>lo zolfo; il prodotto ottenuto viene poi passato in crogioletto (coperto e lutato), lasciato per quindìci giorni nell’era (forno di ricottura) con<br />
il che si forma l’ossido di colore rossiccio, paonazzo quasi purpureo.<br />
10 Questo secondo metodo consiste nel trattare a freddo, in un tegame, la limatura di ferro o di acciaio con aceto forte, lasciando reagire al sole o all’aria sinchè<br />
l’aceto evapori. Ripetendo sino ad otto volte questo trattamento si ottiene una polvere fi nissima <strong>del</strong> colore <strong>del</strong> mattone pesto.<br />
5<br />
6-<strong>2012</strong>
6-<strong>2012</strong><br />
studies<br />
studi<br />
Rivista <strong>del</strong>la <strong>Stazione</strong> <strong>Sperimentale</strong> <strong>del</strong> <strong>Vetro</strong><br />
fi chi, come si è detto nel Croco fatto con il zolfo, poi si polverizzi e stacci e si serbi per il bisogno di colorire<br />
i vetri. 11<br />
Neri, cap. 19 - A fare il Croco di Marte in altra maniera<br />
Questo è il quarto e ultimo modo che io mostro per fare il Croco di Marte e per avventura il meglio di tutti,<br />
però ciascuno <strong>del</strong>li modi per me mostrati in sua operatione non solo è buono e perfetto ma neces sario ancora<br />
per i diversi colori che sono necessari farsi quotidiana mente nel vetro e per far questo solvasi adunque in acqua<br />
forte, fatta regis con sale ammoniaco al solito, come si dirà nelle regole <strong>del</strong> cal cidonio, limatura di ferro,<br />
o vero acciaio che è meglio, in vaso di vetro ben serrato, si tenga per tre giorni e ogni giorno si agiti bene:<br />
però si avverta quando si mette la limatura sopra dett’acqua di fare pianamente perché gonfi a assai e porteria<br />
pericolo di far crepare il vetro o vero di vomitare tutta fuora, però si vadia cauto nel metterla: in capo di tre<br />
giorni si svapori l’acqua a fuoco lento, che nel fondo sarà un croco di Marte nobilissimo per le tinture di vetri<br />
stupendamente, quale si serbi per il suo uso. 12<br />
Anonimo 66 - A far il Crocum ferri et a Purifi carlo<br />
Recipe limatura de ferro onza 13 1 solfere citrino once do: [bru]sali insieme in uno corizolo coperto ma la[ssali]<br />
uno buco si chel possi spirar. Poi agiongeli [un altra] fi ata altre once do de solfere e brusali ut supra questo<br />
farai in tutto 3 volte al modo sopra ditto ma nota che alcuna volta ti verra fatta a la prima volta et alcune alle<br />
do et alcuna alle 3 e questo prociede secondo la proprieta alcuna volta <strong>del</strong> solfere: et alcuna volta vien ancora<br />
dala qualità <strong>del</strong> foco che più o meno riceve: et quando lo vorai purgar e haver pretiosissimo, infocalo et butalo<br />
nello aceto. Poi piglia la limatura che sarà andata a fondi nelaceto e triturala benissimo. Poi fala bolir per bon<br />
spatio nel aceto destilato e como hara bolito evacuato laceto e le fece butate via perchè nulla valeno lo qual<br />
farete desicar al foco e quello che rimanirà sarà il Crocum ferri Purgato: lo qual se vorete purgar ancora meglio<br />
ritornatelo a far bolir in nova acqua de aceto et evaquate il chiaro e desiccate più fi ate secondo che vi pare. 14<br />
Anonimo 95 - A far il Croco ferro che intra nelli smalti<br />
Recipe Limatura de ferro ben lavata e meti dentro a dui matoni in fornace de matoni per 8 giorni e sarà rossa<br />
come sangue, fala bolir in aceto destilato. Poi disseca overo destilla e rimarra il croco ferro bellissimo. 15<br />
Brunoro 7 - A far il crocho di marte<br />
Abbi limatura di ferro, potindo haver d’acciale es meglio questa si miscoli in tegame di terra con acetto forte,<br />
cioè si arossi solamente tanto che sia tutto umido, poi si metti al solle che si assiughi et non essendo solle scoperto<br />
si tenghi all’aria, et asciuto che sarà, si pesti ben minutta, e con novo acetto, s’arrossi novamente, et farai<br />
questa regola otto volte, poi si macini, e si lissera’ in un vaso turato sino a tuoi bisogni. 16<br />
Brunoro 10 - A far il crocco martis che è meglio d’ogn’altro<br />
Pigliasi un’ampola di vetro e si meti dentro aqua forte fatta regis con salle armoniaco, et poi si metti limature<br />
d’acciaio, a poco a poco, perchè è pericolo che l’ampola non creppi, poi si turi il buco di detta ampola, esi lassi<br />
per tre giorni, aggitandola ogni sei hore una volta, acciò la polvere s’incorpori bene et in capo di detto tempo<br />
si vapori l’aqua a foco lento, che nel fondo sarà un crocho martis nobilissimo et sicuro. 17<br />
11 Il terzo metodo indicato da Neri si diversifi ca dal precedente perché la limatura viene trattata con acqua forte (acido nitrico) anziché con aceto, viene però<br />
aggiunta la calcinazione fi nale con zolfo, come nel primo metodo (capit. 16).<br />
12 Il quarto metodo di Neri consiste nel trattare la solita limatura di ferro o acciaio con l’acqua regia (miscela di acido nitrico e acido cloridrico).<br />
13 L’oncia viene indicata in questo caso con il simbolo usato dai farmacisti.<br />
14 La limatura di ferro viene calcinata con zolfo citrino in un crogiolo coperto, poi si tratta con aceto; facendo poi evaporare la soluzione, si ottiene il crocum Ferri<br />
purifi cato; è una variante <strong>del</strong>la 58 <strong>del</strong> Montpellier ed è anche molto simile alla 6 <strong>del</strong> Terzo Tratt. Toscano, prima vista.<br />
15 La limatura di ferro viene prima calcinata entro al forno per otto giorni e poi trattata con aceto, con procedura leggermente diversa dalle precedenti di Neri; qui<br />
la limatura di ferro viene calcinata senza aggiunta di zolfo.<br />
16 Ricetta analoga alla precedente n. 17 <strong>del</strong> Neri.<br />
17 Tutta l’operazione è descritta in modo simile nella ricetta 19 di Neri.<br />
6
studies<br />
studi<br />
Brunoro 18 - A far un Crocho di Marte per li colori<br />
di vetro<br />
Habbi limatura di ferro, se ni poi haver d’azzale è meglio,<br />
questo si miscoli bene con tre parte di solfo polverizzato<br />
et in un curigiolo si mita dentro, in un fornelo<br />
ardente et si lassi fi no che tutto il solfo sarà abbrugiato,<br />
poi si cavi et polverizzi, et si passi per staccio fi no<br />
all’hora si metti in qurigiolo coperto et ben lutatto, et<br />
si tenga nill’era <strong>del</strong>la fornacce presso all’occhio per<br />
quindici giorni, che all’hora piglierà un color rossigno<br />
quasi purpureo, questo serba in vaso serato che vedrai<br />
far nello vetro effeti mirabili 18 .<br />
Brunoro 121 - Per far un Croco di Marte bonissimo<br />
Piglia <strong>del</strong>le limature d’aghi da cuser li vistiti, poi lavali<br />
bene, e metili a siugare, che assiuti che saranno, rosali<br />
con acceto forte, e questo farai, tre o quatro volte, e<br />
l’ultima volta che sarà assiute, tamisale bene sotilmente<br />
e riponele in un vaso coperto, acciò la polvere non<br />
entri et a suo tempo servati. 19<br />
Brunoro 282 - A far il crocum feri<br />
Recipe vedriolo romano abrusato, salnitrio ana 20 libre<br />
3 lume di piuma 21 libre mezza et fa aque forte, et in<br />
detta aqua forte fa dissolver dentro <strong>del</strong> ferro, cioè tolle<br />
uno fasetto e mite dentro <strong>del</strong>li pomi di chiodi di cavalo,<br />
overo <strong>del</strong>la limagia de ferro 22 e miteli sopra detta aqua<br />
forte a poco a poco et lassela dissolvere tutto quello<br />
che pote dissolvere, e poi vodalo fora per inclinatione<br />
cuique ritorna <strong>del</strong>l’altre aque forte e così farai tanto che<br />
tu ni habbi dissolto per il tuo bisogno e poi distilali da<br />
dosso l’aque forte, e te resterà il tuo crocum ferri in<br />
fondo <strong>del</strong>la bozza, e questo si è il crocum ferri che si<br />
adopera in quest’arte.<br />
Darduin 108 - A far crocoferro<br />
Piglia limadura d’azzal, mettila in un corizuol poi mettilo<br />
al fuoco, et lassalo star tanto ch’el venga rosso, poi<br />
stualo in asedo, pestalo e ritornalo al fuoco tanto ch’el<br />
venga ancora rosso, poi pestalo et sarà fatto. 23<br />
Rivista <strong>del</strong>la <strong>Stazione</strong> <strong>Sperimentale</strong> <strong>del</strong> <strong>Vetro</strong><br />
Fig. 1 - XVI secolo, calice in vetro blu e turchese decorato<br />
con oro e smalti policromi (Hugh Tait, “5000 anni di vetro”;<br />
British Museum Press)<br />
18 Corrisponde in tutto alla seconda parte <strong>del</strong>la ricetta n. 16 di Neri. Il Croco di Marte o Giallo di Marte che verrà prodotto come pigmento solo a partire dal XVIII<br />
secolo prevede il trattamento <strong>del</strong> solfato di ferro con una sostanza alcalina (calce, soda, potassa); si veda Gettens, 1986, pag. 208 e Harley , 1970, pp. 89-90.<br />
19 Qui l’acciaio proviene da limatura di aghi da cucire, che vengono innaffi ati con aceto, non viene però indicata la calcinazione, forse per una omissione nella<br />
copiatura <strong>del</strong>l’amanuense. Altrimenti corrisponderebbe alla ricetta 17 di Neri.<br />
20 La dizione “ana” vuol dire in parti eguali dei due componenti e corrisponde anche alla locuzione “ a cao a cao”.<br />
21 Il vetriolo romano è solfato idrato di ferro, il salnitro è nitrato potassico, l’allume di piuma, è un solfato di ferro e potassio così chiamato perché presenta qua<br />
e là frange o fi li bianchi che sembrano piume; con questi tre ingredienti fa un’acqua forte (acido nitrico misto ad acido solforico?), leggera variante <strong>del</strong>la ricetta 38<br />
di Neri già vista; in essa scioglie <strong>del</strong>la limatura di ferro, quindi fa evaporare la soluzione e gli rimane precipitato il crocum ferri (?).<br />
22 I “pomi di chiodi di cavalo” forse sono le teste dei chiodi che fi ssano i ferri degli zoccoli dei cavalli; la “limagia de ferro” è evidentemente limatura di ferro.<br />
23 La procedura è qui analoga alla ricetta 95 <strong>del</strong>l’Anonimo.<br />
7<br />
6-<strong>2012</strong>
6-<strong>2012</strong><br />
studies<br />
studi<br />
Ferretto di Spagna (ossido di rame) 24<br />
Rivista <strong>del</strong>la <strong>Stazione</strong> <strong>Sperimentale</strong> <strong>del</strong> <strong>Vetro</strong><br />
Terzo Tratt. Toscano 7 - Croco <strong>del</strong> rame per lo’ sopradetta opera<br />
Togli <strong>del</strong>lo rame quanto che vuoi e mettilo in una pignattella non ve triata, e poi la interra di sopra e intorno, e<br />
mettila nella fornace <strong>del</strong> vetro, in loco ch’ella abbia assai compotente fuoco; e lasciala stare 3 dì.<br />
Poi la tira fuora e troverà lo fuso tutto in uno pane: pesterà lo sottile, ch’el si pesterà come vetro e si sarà rosso<br />
come sangue. Questo si chiama ferretto di Spagna e crocum di rame. Sicchè metterà lo in tra lo aceto e fa rà lo<br />
bollire, sicome che tu facesti <strong>del</strong> croco <strong>del</strong> ferro, et averai el tuo croco <strong>del</strong> rame sottilissimo e in perfezione; el<br />
quale si adopera a fare el più bello verde <strong>del</strong> mondo: el quale è gran segreto <strong>del</strong>l’arte, e pochi si trovano che<br />
sappino fare verde perfetto: e di questo faciemo li smalti, cosi el verde come el negro, ma imperò misto con<br />
altri colori. Tiello in te, perché cosa cara.<br />
Neri, cap. 14 - A fare il Ferretto di Spagna che serve ne i colori de i vetri<br />
Fare il Ferretto non è altro che una semplice calcinatione di rame a effetto, che il metallo aperto possa comunicare<br />
nel vetro la sua tintura, qual calcinazione quando è ben fatta non è dubbio alcuno che nel vetro fa apparire<br />
colori diversi e molto vistosi: tal calcinazione si fa in più modi, però io ne metterò duoi, non solo facili, ma per<br />
me usati molte volte, con effetti assai belli nel vetro, de i i quali il primo è l’infrascritto, cioè.<br />
Habbisi lamine di rame sottili <strong>del</strong>la grandezza di una piastra Fioren tina, 25 e habbisi uno o più coreggioli da orefi<br />
ci, e nel fondo di essi co reggioli farai un suolo di zolfo polverizzato, poi un suolo di dette la mine, e sopra un<br />
altro suolo di zolfo polverizzato e uno di lamine di rame, come sopra e con questo ordine empi il coreggiolo, che<br />
altri menti si dice stratifi care; questo coreggiolo per sopra si cuopra e si luti bene, e asciutto si metta in fornello<br />
aperto a vento in fra carboni ardenti, e se li dia fuoco gagliardo per due hore, si lasci freddare e tro verrai il rame<br />
calcinato e si spezzerà con le dita, come se fusse di terra secca, e sarà gonfi ato in colore nericcio, e rossigno,<br />
questo rame si macina minuto e si passa per staccio fi tto, e si serba ben custodito a’ bisogni de colori de vetri. 26<br />
Neri, cap. 15 - Altro modo di fare il detto Ferretto<br />
Questo secondo modo di fare il ferretto se bene è più laborioso <strong>del</strong> primo, tuttavia farà il suo effetto nel vetro<br />
più che ordinario.<br />
Adunque il rame in cambio di stratifi carlo con zolfo nel coreggiolo si stratifi chi con Vitriolo, e poi si calcini<br />
lasciando stare nella camera <strong>del</strong>la fornace vicino all’occhio per tre giorni, poi si cavi e si ritorni a stratifi care<br />
pure con nuovo vitriolo, e si tenga a reverberare come sopra, e questa calcinatione con vitriolo si reiteri sei<br />
volte, che all’ora, s’have rà un ferretto nobilissimo che ne colori farà effetti più che ordinarij. 27<br />
Anonimo 64 - A far fereto de spagna che intra alcune cosse in questo libro<br />
Recipe <strong>del</strong>e lamine sutile de Rame e fà strato sopra strato con solfere vivo in una pignata e poni in fornace per<br />
bon spatio de tempo e trovarai il tuo Rame negro e frangibile: piglialo et infocalo più volte estinguendolo più<br />
fi ate nel olio de lino e diventarà rosso como sangue. 28<br />
24 Il ferretto o ferretta di Spagna viene citato anche da M.P. Merrifi eld, (1849) 1999, a p. clxx (Red pigments) e in nota a p. 892, dove dice che “Cuprum ustum or<br />
aesustum, called also Ferretta di Spagna, was, according to Cesalpino (De Metallicis, lib. iii, c.5) nothing but calcined copper. In modern chemistry it is denominated<br />
the copper protoxide. The term Ferret and Ferretta di Spagna were also applied to native red ore of iron, called Hematite”; secondo le ricette che seguono è ossido<br />
di rame rosso ottenuto per calcinazione <strong>del</strong> rame in presenza di zolfo; veniva usato come colorante nelle composizioni vetrarie. Resta da chiarire il motivo per cui in<br />
altre ricette invece si parla di “ramina” di prima (e di terza cotta), invece che di ferretto di Spagna.<br />
25 La piastra Fiorentina è una moneta, detta anche “scudo fi orentino”.<br />
26 La calcinazione <strong>del</strong> rame metallico in presenza di zolfo e in ambiente con carenza d’aria (crogiolo coperto e lutato) dovrebbe portare alla formazione <strong>del</strong>l’ossidulo<br />
di colore rosso (Cu 2 O); però Neri dice che il colore <strong>del</strong>la polvere è nericcio, rossiccio (rosso scuro?), quindi non è ben chiaro se si formi l’ossidulo rosso o<br />
l’ossido nero (CuO).<br />
27 La differenza col metodo precedente consiste quindi nel sostituire lo solfo con <strong>del</strong> vetriolo, che non precisa se sia quello romano (solfato idrato di ferro) o più<br />
probabilmente quello di Venere (solfato di rame).<br />
28 Ricetta simile alla 14 di Neri, ma con la variante che il calcinato viene “estinto in olio di lino” per ridurlo ad ossidulo; è interessante la nota che il primo calcinato<br />
con lo zolfo è di colore nero (CuO) mentre dopo la calcinazione ed estinzione in olio diventa <strong>del</strong> colore rosso <strong>del</strong>l’ossidulo (Cu 2 O).<br />
8
studies<br />
studi<br />
Rivista <strong>del</strong>la <strong>Stazione</strong> <strong>Sperimentale</strong> <strong>del</strong> <strong>Vetro</strong><br />
Brunoro 283 - A far il feretto di Spagna che se adopera al sopradetto misterio de vetri<br />
Recipe rame in lame, e metti in un curizolo uno solo di lame de arame e uno sollo de (solfere) e così fà dicanto<br />
infi na che sarà pieno el corizolo e poi coprilo de creda e mettilo in lo carbone a cosere per sei hore, e sarà fatto<br />
il tuo feretto. 29<br />
Anonimo 65 - A far il fereto de spagna overo Rame brusato in lapili li quali intrano nel far li smeraldi<br />
Recipe Verderame overo fereto di Spagna e fatelo bolirne lo aceto distilato e l’aceto diventarà verde lo qual<br />
evacuarete e sfeltrarete poi desicarete de le 3 parte le due e lassarete cosi da sua posta per qualche gio[r]no<br />
perche andara in lapili li quali se vorete meglio purifi carli li solverete unaltra volta nelaltra acqua di aceto destilato<br />
facendo come prima facesti e serano lapili più beli e meglio purgati. 30<br />
Anonimo 96 - A far il Fereto<br />
In dui matoni come è detto <strong>del</strong> ferro; meti laminete di rame sottile in fornace per 6 giorni: poi le pesta e fa<br />
bolire in aceto destilato e feltra e disseca ut supra. 31<br />
Brunoro 4 - A far feretto di spagna qual serve per far più colori<br />
Habissi lamina di rame sotile di grandezza d’un ducatone 32 poi piglia un curiggiolo, et nel fondo di quelo farai<br />
un siolo di solfere ben polverizzato et un altro di dette lastrelle, con questi ordine riempirai il curizolo, poi si<br />
copra e si lutti bene, et assiuto, si metti in fornillo aperto in fra carboni ardenti e se li dia il foco gagliardo per<br />
doi hore et si lassi rafredare che trovirai il rame calcinato che potrai pilarlo tanto minuto che vorai. 33<br />
Brunoro 5 - Altro modo di far il feretto<br />
Piglia il rame et in vece di stratifi carlo con il solfo, si stratifi chi col vitriolo 34 , e si metti nella camera <strong>del</strong>la fornace<br />
apresso l’occhio si lassi per tre giorni ben coperto, poi si levi, e si torni rimeter novo vitriolo, et questo si<br />
facci sei volte che haverai cosa straordinaria che ni colori farà mirabil effeto.<br />
Darduin 296 - Modo di brusar il rame per far ferretto per quelli da i colori<br />
Piglia un secchio vecchio da i caldereri, ma che sia grosso sì che il pesa almanco dieci over 12 lire, poi fallo<br />
impir di prese 35 che sarà in tutto L. 36 overo 40 in circa; pagherai il ditto rame soldi 33 overo 34 al più la lira,<br />
mettilo sulla tressa di una calchera da vedro acciò habbi maggior fuoco et lassalo star per giorni 18 et anco 20,<br />
poi cavello fuora e sarà ben brusado e questo sarà ferretto di Spagna, che compra quelli da i collori a ragion<br />
de grossi 7 et anco otto la lira alla sottil (cioè grossi di banco) da soldi 5 piccoli 2, che viene ad esser soldi 36<br />
et più et manco secondo il bisogno che ne hanno; bisogna avertir che l’apretiano più in pezzi grandi perché il<br />
menudo non lo vogliono per niente, né può servir ad altro se non per far ramina, over rame rosso 36 ; et averti<br />
anco che il detto rame doppo brusado nel modo sopraditto per manco spesa et quando loro ne ha datto per<br />
brusar me l’ha pagato a ragion de soldi 16 la lira alla grossa, et io li ho consegnato il suo rame doppo brusado<br />
al suo giusto perso che me l’hanno dato 37 .<br />
29 Ricetta con molti errori di copiatura. La procedura corrisponde alla ricetta 14 di Neri.<br />
30 Qui tratta con aceto il Verderame (acetato di rame) oppure il ferretto di Spagna, dopo bollitura e concentrazione, si ha precipitazione di “lapilli” cioè cristalli<br />
di acetato di rame (?).<br />
31 Sintetica ricetta dove calcina le laminette di rame metallico e poi fa bollire in aceto l’ossido ottenuto. Per ricavarne cosa?<br />
32 Piglia una laminetta di rame grande quanto un “ducatone” cioè una moneta d’argento che a Venezia veniva appunto chiamata “ducato o ducatone” per distinguerlo<br />
dal “ducato corrente” di minor valore. Nell’analoga ricetta n. 14 di Neri, si fa invece riferimento alle “piastre fi orentine”.<br />
33 Ricetta analoga alla 14 di Neri e alla 64 <strong>del</strong>l’Anonimo.<br />
34 Dovrebbe trattarsi <strong>del</strong> vetriolo di Venere, solfato di rame. La ricetta corrisponde esattamente alla n. 15 di Neri.<br />
35 Non si capisce cosa intenda per “prese”, forse si riferisce a manici di rame.<br />
36 Viene qui chiarito che per ramina si intendeva l’ossido di rame rosso (ossidulo, Cu 2 O).<br />
37 Il Darduin in questa ricetta suggerisce di preparare l’ossido di rame, sfruttando il calore <strong>del</strong>la calchera (forno a riverbero, usato per trattare la fritta), per poi<br />
venderlo ai negozianti di colori, così da ricavarne un guadagno.<br />
9<br />
6-<strong>2012</strong>
6-<strong>2012</strong><br />
Manganese<br />
studies<br />
studi<br />
Rivista <strong>del</strong>la <strong>Stazione</strong> <strong>Sperimentale</strong> <strong>del</strong> <strong>Vetro</strong><br />
Neri, cap. 13 - A preparare il Manganese per colorire i vetri<br />
Habbisi Manganese <strong>del</strong> Piemonte che questo è il meglio di tutti li Manganesi che oggi sieno in notitia nell’ arte<br />
Vetraria: che in Venetia se ne trova sempre copia, poi che a Murano non si usa altro Manganese. In Toscana e<br />
in Liguria ne fa assai, ma tiene molto di ferro e fa nero e brutto, e quel <strong>del</strong> Piemonte fa uno avvinato bellissimo<br />
e da ultimo lascia il vetro candido e gli toglie il verdegnolo e azzurigno 38 : adunque questo Manganese <strong>del</strong><br />
Piemonte si metta così in pezzi come è in cazza di ferro e si faccia reverberare ne la fornace e così infi ammato<br />
si sbuffi con aceto forte, poi si macini sottilmente, come la Zaffera, e si lavi a più acque calde come s’è detto<br />
<strong>del</strong>la Zaffera, si asciughi e polverizi, e si serbi in vasi serrati al suo uso e bisogno 39 .<br />
Brunoro 9 - A calcinar il manganese acciò facci il cristalo più bianco<br />
Piglia <strong>del</strong>lo detto manganese che sia in grossi pezzi, metili in una cazza di ferro, nella fornace, et lassalo ben<br />
infocare poi levalo et arossilo con acetto forte, poi macinalo e lavalo con aqua calda, cinque o sie volte, sin che<br />
vedrai che l’aqua non sarà più sporca, e questo modo si calcina, anco il zaffaro 40 .<br />
Brunoro 327 - A conzar il manganese<br />
A conzar il manganese habbi manganese di Piamonte buono libre 3 et libre 1 di sal di cristallo, e libre 1 di tartaro calcinato<br />
e fatto in sale butta in un pa<strong>del</strong>atino, e lassalo per due giorni, e cavalo e pestalo et adoperalo alli tuoi bisogni. 41<br />
Metalli (in generale)<br />
Montpellier 37 - A calcinar ogni metallo<br />
Piglia una patella di cenere tamisata et ben frachata, et piglia un vaso di vetro nel quale porai dentro quello<br />
vorai calcinar, o sia ferro, o ramo, piombo, argento, o oro. Et fa sia nel fondo <strong>del</strong> vaso di vetro, oropimento<br />
over arsinicho sulimato, chel sia meno d’una schena de coltello, et similmente di sopra. Et cava la cenere <strong>del</strong>la<br />
patella tanto leverà il vaso di vetro, sichè la cenere sia uno dito di sopra il vaso di vetro. Et fa fuocho di carboni<br />
su la cenere. Et li cavedoni debbono essere uno somesso alti, et in undeci ore sarà calcinato. 42<br />
Oro<br />
Darduin 98 - A calcinar l’oro che va nel rosechier<br />
Piglia oro di ducato, battilo et fallo in foglio, poi piglia un corrizuol nuovo, sal commun presto, coverzi il fondi <strong>del</strong><br />
detto corrizuol con di questo sal poi mettili sopra un foglio <strong>del</strong> ditto oro, et cossì va seguitando suolo, sopra suolo,<br />
sempre con il suo sal di mezo, poi metti il detto corrizuol in fuoco di riverbero come sarebbe in una fornaseta de<br />
paternostri, et coprilo con un coperchio di terra che sia ben stroppato, et come sarà stato hore tre cavelo fuori, et<br />
cambiali il sale nel medesimo modo facendo cossì doi over tre volte, mutandoli ogni volta il sale fi ntanto che il ditto<br />
oro si calcini et venghi frangibile et di questo ne va per mittà <strong>del</strong>l’arzento, et questa si è la sua vera calcinatione. 43<br />
38 Si fa qui riferimento alla ben nota azione decolorante <strong>del</strong> biossido di manganese.<br />
39 In sostanza calcina il manganese (pirolusite) e poi lo tratta con aceto e quindi lo lava con acqua. Il trattamento con aceto serve a sciogliere cosa?<br />
40 Nella sostanza la ricetta è analoga alla precedente n. 13 di Neri.<br />
41 Prepara un composto colorante (a base di sale di cristallo, sale di tartaro e manganese), costituito probabilmente da un manganato di sodio e potassio, che aggiungerà,<br />
al bisogno, alla miscela vetrosa per colorare il vetro in viola.<br />
42 In questa ricetta piuttosto confusa <strong>del</strong> Montpellier, i metalli vengono calcinati nella cenere e in presenza di orpimento, cioè solfuro di arsenico che chiama<br />
arsenico sublimato.<br />
43 Come già annotava Luigi Zecchin nel commento a questa ricetta (pag. 162 di Il Ricettario Darduin) essa è importante in quanto descrive la preparazione <strong>del</strong>l’oro<br />
necessario a produrre uno dei primi rubini all’oro (e argento), anticipandone la produzione al cinquecento. L’oro, battuto in sottili foglie, viene trattato, frammisto a<br />
strati di sale comune, in un crogioletto coperto posto nel forno a riverbero, per più ore; l’oro viene così calcinato (ossidato o trasformato in cloruro?), reso friabile,<br />
per poterlo introdurre nella miscela vetrosa in una forma solubile (l’oro metallico non lo è). Per fare il vetro rubino (o rosechiero all’oro), di questo oro calcinato se<br />
ne usa in rapporto a metà <strong>del</strong>l’argento.<br />
10
studies<br />
studi<br />
Orpello, Tremolante, Cantarello 44<br />
Rivista <strong>del</strong>la <strong>Stazione</strong> <strong>Sperimentale</strong> <strong>del</strong> <strong>Vetro</strong><br />
Neri, cap. 20 - A calcinare l’Orpello detto Tremolante che in vetro fa il colore celeste, e di Gazzera marina<br />
L’Orpello, altrimenti detto tremolante, come benissimo si sa è rame che dalla zelamina vien tinto in colore<br />
simile a l’oro, la qual zelamina non solo tinge il rame, ma incorporandosi seco lo augumenta assai di peso,<br />
la quale augumentatione gli da un colore quando è ben calcinato nel vetro che è cosa molto vaga da vedere<br />
tenendo il mezo tra l’acqua marina e il colore <strong>del</strong> Cielo, quando è ben chiaro e sereno, cosa assai vaga: però<br />
bisogna esser diligente in ben calcinarlo, e per farlo puntual mente questo è il modo. 45<br />
Piglisi l’Orpello altrimenti detto tremolante e per manco spesa si comperi di quello che è stato in opera a i<br />
festoni, questo si tagli in pez zetti piccoli con le forbice, si metti in correggiuoli coperti e lutati sopra in fra i<br />
carboni in fuoco gagliardo, io gli mettevo nel tizzonaio <strong>del</strong>la fornace dalla banda dove si sbracia e gli lasciavo<br />
stare per quattro gior ni a fuoco grande, però non di fusione che quando fondesse saria persa ogni opera: in<br />
capo di detto tempo era benissimo calcinato, lo pestavo impalpabile e facevo passare per staccio fi tto, poi lo<br />
macinavo sopra porfi do fi nissimamente e veniva una polvere nera, laquale in tegame distesa tenevo nella era<br />
<strong>del</strong>la camera vicino al orbio per quattro giorni, gli levavo la cenere che vi era cascata sopra, polverizzavo e<br />
stacciavo e serbavo al suo uso; il segno che sia bene calcinata 46 è che data sopra il vetro lo fa gonfi ar assai e<br />
come non fa gonfi are e bollire bene il vetro è segno o che non è ben calcinata o che è troppo bruciata, nei qual<br />
duoi casi non fa bollire il vetro, e non lo tinge bene: però questo si avverta che tutto sta nella pratica.<br />
Neri, cap. 21 - A calcinare il medesimo Canterello in altra maniera per fare il rosso tra sparente, il giallo<br />
e il Calcidonio<br />
Piglia il Cantarello sopradetto tagliato con le forbici minutamente e in correggiuolo si stratifi chi con zolfo polverizzato,<br />
si metta in fra i carboni accesi, io lo mettevo nel tizonaio <strong>del</strong>la fornace a calcinare per ventiquattro<br />
hore: poi lo pestavo e stacciavo e lo mettevo in tegame di terra coperto nell’ era <strong>del</strong>la fornace per dieci giorni<br />
a riverberare vicino al occhio, poi lo polveravo e macinavo e così serbavo al suo bisogno.<br />
Brunoro 6 - A calcinar cantarelo, cioè l’oro cantarino<br />
Taglia il detto cantarello minuto, metilo in curigiolo con solfere polverizzato, et ponilo nel tizzonaro, cioè nel<br />
fogler <strong>del</strong>la fornacce, et lasalo vintiquattro hore, poi cavalo e pestalo minuto, e ponilo in un tegami nella camera<br />
overo l’era <strong>del</strong>la fornacce, et lassalo vicin al canaleto che sia ben coperto per giorni diecci che sarà fatto 47 .<br />
Piombo (Litargirio e Minio 48 )<br />
Neri, cap. 62 - A calcinare il piombo<br />
Per prima si calcina il piombo nel fornello, come fanno i vasellai e questo in gran quantità che per ordinario in<br />
doi giorni si calcinerà molte centinaia di libre di piombo, però nel calcinarlo si averta che il fornello non vada<br />
caldo ma assai morto che solo tenga il piombo fuso che in altra maniera non si calcineria; come il piombo sta<br />
44 Cantarello, orpello, tremolante, tre nomi per indicare una lega di rame (oltre 80%), zinco (circa 10%) e stagno, di aspetto simile all’oro (similoro o aurea pellis),<br />
battuta in lamine sottili usate in bigioutteria o per usi ornamentali: la differente denominazione dovrebbe derivare dallo spessore <strong>del</strong>le lamine che nel canterello sono<br />
più spesse, nel tremolante più sottili.<br />
45 Neri dà in questa premessa la defi nizione di “orpello altrimenti detto tremolante” come di rame che per contatto con la “zelamina” o giallamina o calamina (cioè<br />
un minerale contenente silicato e carbonato di zinco), si trasforma in una lega di colore simile all’oro (lega che corrisponde all’ottone).<br />
46 Dalla calcinazione <strong>del</strong>la lega rame-zinco si dovrebbe ottenere una miscela di ossido di rame nero e ossido di zinco.<br />
47 L’operazione consiste nel calcinare il cantarello, assieme a zolfo, in un crogioletto; macinare e rimettere poi a calcinare ancora a lungo nella zona di ricottura o<br />
era. Ricetta esattamente identica alla precedente n. 21 <strong>del</strong> Neri.<br />
48 Litargirio, detto anche massicot, è il monossido di piombo (PbO) di colore giallo; i due nomi vengono usati indifferentemente anche se, per la precisione,<br />
essi indicano dei monossidi di piombo ottenuti in modo diverso e aventi caratteristiche leggermente diverse. Il massicot viene ottenuto per arrostimento a 300°C<br />
<strong>del</strong> carbonato basico di piombo (biacca) mentre il litargirio si ottiene per ossidazione diretta <strong>del</strong> piombo metallico fuso (327°C) in forni a riverbero. Il Litargirio ha<br />
un colore leggermente più arancione <strong>del</strong> massicot in quanto contiene impuresse di minio. Dal litargirio per riscaldamento a 480°C si ottiene il minio (Pb 3 O 4 ) che<br />
conserva una certa percentuale di litargirio. Il minio si può ottenere anche dall’arrostimento <strong>del</strong>la biacca, con la differenza che in tale caso il prodotto contiene minori<br />
impurezze di litargirio.<br />
11<br />
6-<strong>2012</strong>
6-<strong>2012</strong><br />
studies<br />
studi<br />
Rivista <strong>del</strong>la <strong>Stazione</strong> <strong>Sperimentale</strong> <strong>del</strong> <strong>Vetro</strong><br />
fuso alquanto fa per sopra una materia gialla, allora si comincia con un ferro acciò atto a mandare innanzi la<br />
parte calcinata sempre sporgendola nella estremità interiore <strong>del</strong> fondo <strong>del</strong> fornello, quale vole essere di pietra<br />
tenera che regga al fuoco, e habbi il pendio verso la bocca che come cosa assai nota si tralascia solo dicendo<br />
come è calcinato la prima volta vuole di nuovo messo nel fornello disteso che vada assai morto a riverberare,<br />
sempre agitandolo con uno ferro, e questo per più hore che viene in questa seconda calcinatione assai giallo,<br />
e calcinato poi si fa passare tutto per staccio fi tto e quello non passa si torna a ricalcinare con il nuovo piombo.<br />
Questo è il modo di calcinare il piombo in gran quantità per farne grossa quantità di canna da conteria. Ma sopra<br />
tutto si vegga che il fornello vada assai morto, che come andasse caldo il piombo non si potria mai calcinare. 49<br />
Brunoro 12 - A calcinar il piombo<br />
Si metti il piombo in un tegame di terra oviro in un tegame di pietra dolce fatto espresso, dentro un fornello che<br />
non vadi tropo caldo, e quando farà fuso, farà una crosta di sopra, all’hora habbi una paletta di fero et a poco a<br />
poco retirela fori, e quando sarà freda, ritornila doi altre volte, e sopra il tutto ch’l fornelo non sia tropo caldo<br />
poi pestela e tamisela, e riservala a tuoi bisogni 50 .<br />
Montpellier 53 - A far minio rosso come cenabro<br />
Piglia sal commune et metilo in una caldara a boglir, et poi collalo per un fi ltro, et cavado l’aqua chiara, metila<br />
a boglir tanto che l’aqua se consuma; et rimarà il sale. Et piglia uno cuogolo et meti il sal dentro uno di dua<br />
altramente biancha; impeti et meti sul sale, et meti ancho <strong>del</strong> sal su la biacha. Et fa tre o quatro saliere in questo<br />
modo, et metilo in fuoco picolo fogo intra nove dì, et sarà fato. 51<br />
Piombo e stagno (calcina di piombo e stagno) 52<br />
Neri, cap. 93 - Materia con la quale si fanno tutti gli smalti<br />
Piglisi piombo fi ne per esempio libre trenta stagno fi ne libre trenta tré, questi metalli insieme si calcinino nel fornello,<br />
come si è detto <strong>del</strong> piombo a suo luogo, calcinati si passino per staccio. Questa calcina si faccia bollire in acqua<br />
chiara e vaso di terra pulito, cioè pignatto, come ha bollito un poco si levi dal fuoco e si voti l’acqua per inclinatione<br />
che porterà seco <strong>del</strong>la calcie metallica più sottile, si rimetta nuova acqua sopra la residentia <strong>del</strong>la calcie e si faccia<br />
bollire e si decanti come sopra e questo si reiteri tante volte che l’acqua non porti con seco più calcina e la residentia<br />
grossa che rimarrà nel fondo, si può tornare a calcinare per cavarne le paste più sottile per ebullitione di acqua comune<br />
come sopra, allora si isvapori tutta l’acqua che ha portato seco la parte sottile <strong>del</strong>la calcie, e questo a lento fuoco<br />
e massime nell’ultimo acciò non si guastasse la calcie, la quale in fondo rimarrà sottilissima, molto più che la calcie<br />
ordinaria. Piglisi adunque di questa calcina sottile libre cinquanta, fritta di cristallo fatta con tarso bianco benissimo<br />
macinato e passato per staccio fi tto libre cinquanta, sale di tartaro bianco, come si è insegnato, oncie otto, ogni cosa<br />
benissimo polverizzata e mescolati si faccia passare per staccio e si rimetta questa materia in pignatte di terra cotta<br />
nuove, dandoli fuoco per dieci hore, poi cava questa materia e polverizzata bene, e serbala in luogo asciutto e coperto<br />
che non vi vada polvere che questa è la materia con la quale si fanno tutti li smalti di tutti i colori. 53<br />
49 Dalla calcinazione <strong>del</strong> piombo, tenuto a temperatura di fusione, ma non più alta, si forma in superfi cie il litargirio, PbO, di colore giallo.<br />
50 La ricetta corrisponde nella sostanza, anche se espressa più sinteticamente, alla precedente 62 di Neri. Dalla calcinazione <strong>del</strong> metallo si ottiene il monossido di<br />
piombo giallo aranciato o litargirio, di forma cristallina tetragonale. Il monossido che, come vedremo, si ottiene dalla calcinazione <strong>del</strong>la biacca è invece amorfo, di<br />
colore giallo (vedi Stout, 1966, pag. 129 e Gettens, 1986, pag. 208).<br />
51 Il testo di questa ricetta di Montpellier è notevolmente confuso, mal trascritto, manca probabilmente qualche parola perché la descrizione possa corrispondere<br />
al titolo. Forse si potrebbe interpretare così: dopo aver purifi cato il sale comune, lo si mette in strati alternati con <strong>del</strong>la biacca in un crogioletto, poi si mette al caldo<br />
per nove giorni e si ottiene il minio, di colore rosso come il cinabro (?).<br />
52 Il Piombo metallo, come abbiamo già visto, fonde a 327,3°C, lo stagno invece a 231,85°C; la miscela dei due metalli formerà <strong>del</strong>le leghe la cui tempertura di<br />
fusione non è stata qui individuata. La calcinazione <strong>del</strong>la miscela dei due metalli, in base ad esperienze fatte dall’autore (Moretti e Hreglich, 1984) con vari rapporti<br />
Pb/Sn avviene agevolmente a 750°C con formazione di una polvere di colore bianco giallino.<br />
53 Il vetro bianco opaco veneziano <strong>del</strong> Rinascimento è fatto con il biossido di stagno; questo veniva introdotto nella miscela vetrosa sotto forma di ossido di stagno<br />
misto ad ossido di piombo, miscela ottenuta dalla calcinazione dei due metalli mescolati assieme. Nella seconda parte di questa ricetta Neri darebbe anche la composizione<br />
<strong>del</strong>la miscela vetrosa (50 libbre di calcina di piombo e stagno, 50 libbre di fritta di cristallo, 8 once di sale di tartaro, il tutto cotto in pentole di terra cotta per<br />
dieci ore) per ottenere un vetro intermedio che userà come additivo (materia base, in alcune ricette detta anche “medicina”) per fare lo smalto cioè il lattimo, a vetro<br />
opaco o “in corpo”, come dicono tuttora i vetrai muranesi.<br />
12
studies<br />
studi<br />
Rivista <strong>del</strong>la <strong>Stazione</strong> <strong>Sperimentale</strong> <strong>del</strong> <strong>Vetro</strong><br />
Brunoro 13 - A calcinar il piombo et stagno che serve per far i smalti per orefi ci, et altri colori per li<br />
bicchieri<br />
Piglisi piombo fi no libre 30 - stagno fi no libre 33, questi mettali insieme si calcinano nel fornelo, come si fa il<br />
piombo solo et calcinati si passino per staccio over tamiso, poi piglia la detta calcina, eponila in un sechio d’aqua<br />
calda, et messeda bene, che vedrai venir di sopra la parte più sotile, vomita quela in un altro sechio et lassala un<br />
mizzo giorno, che quela se n’andra al fondo, poi pian piano vomita l’aqua, et asciuga detta calcina e te servira conforme<br />
li colori. Averti che quela che sarà grossa, si torna nel fornelo, e se li aggionge altro stagno come prima. 54<br />
Darduin 96 - Per far calcina de piombo et stagno per li smalti bianco, lattado, et altri colori in corpo<br />
Piglia stagno <strong>del</strong> Canaletto, tenero, lire cento et sessanta, piombo de Splaiter, lire cento et trentasei, butta in<br />
gran fuoco et farai una bella calcina; di questa ne potrai dar doi parte, et tre di fritta per far il tuo bianco cioè<br />
in L. 12 di fritta calcina L. 9. 55<br />
Darduin 97 - In altro modo<br />
Stagno de Fiandra, overo <strong>del</strong> sopradetto che sia buono lire dodeci, piombo da Ragusi overo <strong>del</strong> sopradetto lire<br />
sei, butta in gran fuoco che ti venirà bianca et se la butarai in poco venirà berettina. Questa sarà buonissima per<br />
i zallolini, et anco per latimo. 56<br />
Precipitato (da usare per il rosechiero)<br />
Darduin 105 - A far precipitato<br />
Piglia una libra d’acqua forte, vetriol romano lire una, salnitro lire una, allume de rocca lire doi, arzento vivo<br />
lire una, metti ogni cosa in un sazetto, che sia mezo luttado, et lassalo un zorno, fi no che la detta acqua forte<br />
haverà consumado tutto l’arzento vivo, poi mettilo sopra la cenere calda, et lassa andar via l’acqua, poi tornalo<br />
sopra la cenere calda et se non basta mettilo a mezo l’era, et sarà fatto. 57<br />
Ramina rossa e ramina di tre cotte (Ossidi di rame) 58<br />
Montpellier 77 - A far rame rosso como cenaprio<br />
Piglia rame in foieta, cioè sotil, et metilo in fuoco; et quando l’è rosso, tridalo, tirelo in orina sei o otto fi ade<br />
et deventerà rosso 59 .<br />
54 Viene qui dato il rapporto tra Piombo metallico e Stagno metallico da calcinare assieme. In questo caso è di 30 a 33, cioè 48% di Pb e 52% di Sn, ma in altre<br />
ricette i rapporti variano; il colore <strong>del</strong>la calcina è bianco quando lo Stagno è preponderante (formazione di cassiterite), e giallo pallido quando aumenta la percentuale<br />
di piombo (formazione di stannato di piombo e cassiterite) (vedi Moretti e Hreglich, 1984).<br />
55 In questa ricetta il rapporto Pb - Sn metallici è di 136 a 160, cioè 46% Pb e 54% Sn. La ricetta per il Lattimo è invece di 9 libbre di Calcina su 12 di fritta,<br />
cioè 43% di calcina. Da notare la precisazione che il Piombo metallico era <strong>del</strong> tipo “splaiter” probabile corruzione di spailter o spiauter, termini usati dagli Olandesi<br />
per indicare il peltro (ma anche lo zinco); lo Stagno <strong>del</strong> “canalletto” (o di restelo) è defi nizione che si riferisce alle modalità di raccolta <strong>del</strong> metallo nel processo di<br />
riduzione dall’ossido (vedi Moretti, 2002).<br />
56 Qui il rapporto tra Pb e Sn per fare la calcina è di 6 a 12 cioè il 33% Pb e 67% Sn. La calcinazione ad alta temperatura porta alla formazione di una calce bianca<br />
a base di SnO 2 mentre con la calcinazione a temperatura più bassa si ha formazione di una miscela grigia a base di SnO e SnO 2. Interessante la precisazione che lo<br />
Stagno veniva dalla Fiandra mentre il Piombo veniva da Ragusa (Dalmazia).<br />
57 Acqua forte (acido nitrico) + vetriolo Romano (solfato di ferro) + salnitro (nitrato potassico) + allume di rocca (solfato idrato di alluminio e potassio) + argento<br />
vivo (mercurio), dopo la reazione che scioglie il mercurio si fa evaporare e si usa il prodotto ottenuto (?) come additivo per fare il vetro rosso al rame detto rosichiero;<br />
infatti questa ricetta è inserita dal Darduin tra quelle per fare tale colore.<br />
58 Le ricette incluse in questa sezione danno indicazioni per preparare gli ossidi di rame (rameoso e rameico) per calcinazione <strong>del</strong> rame metallico (la cui temperatura<br />
di fusione è di 1083°C). Dalla Enciclopedia Internazionale di Chimica - Ediz. Pem, ricaviamo quanto segue: “Nel riscaldamento <strong>del</strong> rame compatto in presenza<br />
di aria, il colore <strong>del</strong> metallo comincia ad alterarsi rapidamente ad una temperatura di circa 200°C, assumendo tonalità di colore che vanno dal rosa fi no al nero. Il<br />
decorso <strong>del</strong>la ossidazione e la formazione di ossido vengono infl uenzati dalla temperatura, dalla pressione di ossigeno, dallo spessore <strong>del</strong>lo strato di ossido già formatosi,<br />
ecc. Al calor rosso scuro si forma l’ossido di rame (bivalente) nero che, aumentando la temperatura a 900° si trasforma in ossido (monovalente)”. Nelle ricette<br />
che seguono la tecnica di ossidazione è invertita, prima si forma l’ossidulo per calcinazone in ambiente scarsamente ossigenato, poi l’ossidulo viene ulteriormente<br />
ossidato a temperatura maggiore, in ambiente ricco di ossigeno.<br />
59 Per calcinazione di sottili lamine di rame si ha formazione <strong>del</strong>l’ossidulo rosso (Cu 2 O), che caldo viene immerso in urina (?), forse con lo scopo di mantenere<br />
l’ossido nella forma ridotta.<br />
13<br />
6-<strong>2012</strong>
6-<strong>2012</strong><br />
studies<br />
studi<br />
Fig. 2 - XVII-XVIII secolo, coppa in calcedonio e frutta prodotta<br />
con smalti e vetri policromi (Hugh Tait, “The Golden<br />
Age of Venetian Glass”; British Museum Publications)<br />
Rivista <strong>del</strong>la <strong>Stazione</strong> <strong>Sperimentale</strong> <strong>del</strong> <strong>Vetro</strong><br />
Neri, cap. 24 - Ramina rossa, che serve a più colori<br />
in vetro<br />
Si pigli rame in piastre sottile e si metta nelli archi <strong>del</strong>la<br />
fornace e vi si muri dentro e si lasci tanto che detto<br />
rame si calcini bene per se solo, con il semplice fuoco<br />
però che non fonda, né habbia fuoco di fusione, che in<br />
tal caso non si farebbe cosa buona; come è calcinato si<br />
pesti e polverizzi che verrà in polvere rossa, la quale<br />
si serbi alli suoi usi che nell’arte vetraria sono molti e<br />
tutti necessari. 60<br />
Neri, cap. 25 - Ramina di tre cotte per i colori di<br />
vetro<br />
La sopradetta ramina rossa si metta in fornello o vero<br />
nel’ era <strong>del</strong>la fornace presso all’occhio in tegoli di terra<br />
cotta, o vero tegami di terra cotta, si lasci calcinare per<br />
quattro giorni continui, che verrà in polvere nera e attaccata<br />
insieme, questa si pesti di nuovo e si stacci con<br />
staccio fi tto e si ritorni a calcinare come sopra nel’era<br />
<strong>del</strong>la fornace lasciandola quattro o cinque giorni, che all’hora non si attacca più insieme e non è tanto nera ma<br />
bigiccia e si spolvera da se medesima: questa si dice ra mina di tre cotte con la quale si fa l’acqua marina, il verde<br />
smeraldino, il colore arabico detto turchino, o vero aierino molto vistoso e molti altri colori, però si avverta<br />
nella terza calcinazione che non sia troppo né poco calcinata: perché in tal caso non colorisce bene il vetro e il<br />
segno che sia calcinata a perfezione è che datane di essa sopra il vetro pulito nelle pa<strong>del</strong>le, o vero pa<strong>del</strong>lotti, lo<br />
fa gonfi are e bollire subito, come non dà questo segno non è buona, né ben calcinata, però si avverta che venga<br />
questo segno per haverla in sua perfezione. 61<br />
Neri, cap. 28 - A fare Ramina da tre cotte con più facilità e manco spesa <strong>del</strong>la sopradetta<br />
Piglisi Ramina, che è la scaglia che fanno i calderai quando battono secchie, mezzine e altri lavori di rame,<br />
che rinfocolati i lavori gli batto no, quella scaglia che casca si chiama ramina, la quale costa manco assai <strong>del</strong><br />
rame sodo, <strong>del</strong> quale è fatta la ramina indietro descritta, e per calcinarla non occorre smurare e rimurare li<br />
archi <strong>del</strong>la fornace, come nella suddetta, cosa di molto incommodo e disturbo <strong>del</strong>la fornace. Si pigli adunque<br />
questa ramina, che sia netta e pulita di ogni terra e spor chezza, e sia lavata con acqua calda più volte dalla sua<br />
terrestreità e rimanghi la ramina netta da ogni immonditia, e all’hora si metta in te goli di terra cotta, o tegami<br />
di terra cotta, si tenga nel’era presso al oc chio, o vero in fornelli fatti a posta. Io in Pisa havevo fatto fare uno<br />
fornello piccolo a foggia di una piccola calcara, ove calcinavo per volta venti e venticinque libre di questa<br />
ramina e in poche hore. Però nella era presso la lumella <strong>del</strong>la fornace vi si lasci stare per quattro giorni, poi si<br />
rinuova e si pesti benissimo, facendola passare per staccio fi tto, e di nuovo si ritorni in tegoli o tegami di terra,<br />
come sopra al medesimo fuoco e calore per quattro giorni che verrà in polvere nera e si ammas serà insieme,<br />
si pesti e stacci per staccio fi tto e in tegoli di nuovo si ritorni nel medesimo luogo, e calore per quattro giorni,<br />
alI’hora la rami na sarà ottimamente preparata con manco fastidio e spesa <strong>del</strong>la sopra detta e farà nel colorire il<br />
medesimo effetto in tutto e per tutto, avver tendo per prima di calcinarla haverla benissimo lavata da ogni terrestreità.<br />
come si è detto: il segno quando è ben preparata sarà che faccia gonfi are il vetro e bollire assai quando<br />
se li dà all’hora è ben preparata. 62<br />
60 La metodologia è la stessa <strong>del</strong>la ricetta precedente, si precisa però che la calcinazione avviene in ambiente carente d’ossigeno (..vi si muri dentro) e manca il<br />
trattamento fi nale in urina.<br />
61 L’ossidulo preparato nella precedente ricetta, che verrà chiamato ramina di prima cotta, viene trattato nuovamente per ottenere l’ossido rameico (CuO) o ramina<br />
di terza cotta.<br />
62 Il questa ricetta, alternativa alla precedente, Neri parte dalle scaglie di rame formatesi nella battitura <strong>del</strong> metallo per fare i tegami o pentole e passa direttamente<br />
all’ossido rameico per calcinazione <strong>del</strong>le stesse. Crea una certa confusione che chiami ramina le scaglie, egualmente a come chiama l’ossido.<br />
14
studies<br />
studi<br />
Rivista <strong>del</strong>la <strong>Stazione</strong> <strong>Sperimentale</strong> <strong>del</strong> <strong>Vetro</strong><br />
Brunoro 3 - A far Ramina di tre cotte<br />
Pigliati la scaglia che fanno li calderai quando battono li secchi, et altri lavori di rame, così piglia di questa<br />
ramina che sia netta et si lava con aqua calda sino che verra nitissima allhora si metti in pignata nova con un<br />
coperchio et si mette in un fornillo, oviro sopra l’era che si cuccinano li bicchieri, et si lassa stare per quattro<br />
giorni poi si levi et rafredita che sia si pesti minutta et si ritorni nella suddetta era et questo si facci tre volte<br />
che sarà perfetta. 63<br />
Brunoro 16 - A far la Ramina rossa che serve a più colori<br />
Pigliassi Rame in piastre sottile et si metta nelli archi <strong>del</strong>la fornace et ve si muri dentro, et si lassi tanto che<br />
ditta calcina si calcini bene, con calor temperato cio non fondi, poi pistila sottile e settachiela che sarà rossa, e<br />
ti servirà alli tuoi bisogni. 64<br />
Darduin 101 - A calcinar il rame che va nel rosecchier<br />
Piglia rame nuovo dalli caldereri che sia grosso come una costa di cortello, et anco più, poi mettilo in fornello<br />
in gran fuoco, et lassalo doi, over tre giorni, poi cavelo fuori, et battilo con un martello, et quelo che venirà via,<br />
pestalo, et tamisalo et sarà rosso come imbuoro, poi fallo tridar sottilmente su’l porfi do, et questo sarà buono. 65<br />
Darduin 102 - A calcinar la ramina che va nel smalto rabico, et nell’acquamarina<br />
Piglia il rame che sia grossetto et mettilo in fornello a brusar in gran fuoco, et lasselo star fi n che sia ben brusado;<br />
poi pestalo e tamisalo, et ritornalo nel ditto fornello di nuovo a brusar pur in gran fuoco, poi cavelo fuori<br />
et pestalo, e tamisalo ancora, e tornalo in fuoco, poi pestalo e tamisalo di nuovo, poi habbi <strong>del</strong>l’acqua chiara et<br />
netta et lavela quattro, over cinque volte, poi sugala su l’era, et questa sarà eccellente, ma se tu la facessi tridar<br />
sul porfi do doppo fatta, ti riusciria meglio. 66<br />
Brunoro 2 - Per calcinar il Rame<br />
Ogni oncia di rame donali doi onze d’aqua forte, approssimila al foco e quando sarà calcinato versa la ditta<br />
aqua in un catino che sia aqua netta di fontana et nel fondo metterai una piastra di ferro che quella ritirerà tutto<br />
il rame e questo farai fi n a tanto che vedrai l’effetto tirandola ogni volta fori con destrezza et con un cortelo<br />
lavorela dolcemente come ti ho imparato <strong>del</strong>l’argento 67 .<br />
Sal alcali:<br />
Anonimo 67 - A far il Sal alcali<br />
Recipe Cenere fortissima parte 6. Calcina viva parte 1. Pesta e tamisa e fà lisia e cola e lassa possar poi piglia<br />
il chiaro e congela e sarà Sal alcali. 68<br />
63 L’analogo procedimento descritto da Neri (ricetta 28) è molto più preciso e dettagliato.<br />
64 Trattasi <strong>del</strong>l’ossido rameoso, o ramina di prima cotta (secondo la defi nizione data anche da Neri); la ricetta è identica alla n. 24 di Neri.<br />
65 È una leggera variante <strong>del</strong>le precedenti ricette, qui si prendono lamine di rame piuttosto spesse (come un coltello) che vengono calcinate a formare via via in<br />
superfi cie l’ossidulo rosso.<br />
66 Con successive calcinazioni <strong>del</strong>la ramina rossa, ottenuta secondo la precedente ricetta, si ottiene l’ossido rameico nero. Riassumendo il contenuto <strong>del</strong>le ricette<br />
precedenti, il rame, in lamine o in scaglie, se viene calcinato in ambiente sigillato, quindi con carenza di ossigeno, porta alla formazione <strong>del</strong>l’ossido rameoso (Cu 2 O)<br />
di colore rosso (ramina rossa o di “prima cotta”); questa, pestata, setacciata, e rimessa al fuoco (per due volte) in ambiente aperto quindi in contatto con l’aria, dà<br />
luogo alla “ramina bruciata”, ossido rameico (CuO) nero (ramina nera o di “tre cotte”). La Ramina rossa, viene usata per fare i rossi al rame (rosechiero); la Ramina<br />
nera viene invece usata come colorante per fare i verdi acquamarina.<br />
67 In questa ricetta non si ha formazione <strong>del</strong>l’ossido di rame ma di rame metallico sotto forma polverulenta; il rame metallico viene sciolto in acqua forte e poi nella<br />
soluzione di nitrato di rame viene immersa una piastra di ferro, sulla quale andrà a depositarsi il rame metallico, per scambio cationico. Lo scopo di questa operazione,<br />
erroneamente chiamata calcinazione, consiste nel trasformare il metallo, dalla forma di lamine o di scaglie, in metallo colloidale, polverulento, più facilmente solubile<br />
nel vetro; questo procedimento è analogo a quello relativo all’argento <strong>del</strong>la ricetta n. 1 di Brunoro (vedi indietro sotto argento).<br />
68 Il sal alcali è un prodotto non univocamente defi nito nei vari ricettari; in questa ricetta, unica <strong>del</strong> suo genere, viene trattata la cenere (contenente carbonati di<br />
sodio e potassio) con calce viva (ossido di calcio) e se ne fa lisciva, ottenendo, dopo concentrazione, <strong>del</strong>l’idrato sodico.<br />
15<br />
6-<strong>2012</strong>
6-<strong>2012</strong><br />
studies<br />
studi<br />
Anonimo 103 - A far il Sal alcali 69<br />
(vedi oltre)<br />
Sal decrepitato, fusibile:<br />
Rivista <strong>del</strong>la <strong>Stazione</strong> <strong>Sperimentale</strong> <strong>del</strong> <strong>Vetro</strong><br />
Terzo Tratt. Toscano 56 - A fare sale preparato<br />
Togli quanto sale vuogli e dissol vilo in acqua calda e quando è dissoluto e tu lo distilla per feltro, e poi lo<br />
dissecca al fuoco bollendo tanto che l’acqua si dissecchi; poi lo rimbei anco da capo pure con acqua chiara e<br />
distilla per feltro e dissecca, e co si fa’ infi no a vj volle per lo modo detto, tanto che sia bene bianco e fusibile<br />
come piombo o cera, e puone fare quella quantità che tu vuoi.<br />
Anonimo 68 - A far il sale decrepitato 70 e poi fussibile<br />
Recipe sale Comune che si manza e ponilo in una pignata scoperta fra li carboni accessi intorno intorno e il<br />
sale comenzarà a schiopizar e come non schiopizarà più è fatto, ma bisogna che lo vadi mesedando benissimo<br />
qualche volta quando schiopiza et se vorai prepararlo. Recipe ditto sale decrepitato ut sopra e solvilo in aqua<br />
poi congelalo in vetro e questo farai 2 over tre volte e sarà preparato. Lo qual se vorai farlo fussibile. Ponilo al<br />
humido che andarà in aqua poi congelalo e questo farai più fi ate e ti venirà fussibile como cera. 71<br />
Anonimo 70 - A far il sale fussibile ad un altro modo<br />
Recipe Sale Comun che si manza: overo qual altra sorte de Sale che voi 72 e ponilo con altretanta Calcina viva<br />
e piu e mescola ben insieme e poni a foco per 12 hore poi dissolvi in acqua calda e sfeltra e congela e ti restara<br />
il sale: al qual di novo li agiongerai de laltra Calcina viva e fa come ut sopra e questo regimento farai 3 overo<br />
4 volte e piui et alultimo ti restarà il sale fi sso e fussibile. 73<br />
Sal di Tartaro<br />
Brunoro 24 - A far il sal di Tartaro che serve per far la preparazione di tutti li smalti<br />
Habbi <strong>del</strong> Tartaro, che altrimenti si chiama gruma di botte di via rosso, che sia grossa, et non in polvere, questa<br />
s’abbrugi in pignata di terra in fra carboni accesi, ovvero in fornello che venghi calcinata viva, e non si lascia<br />
venir bianca, perchè se imbiancasse, il salle non venirebbe buono, così calcinato; si metti in cantinile di terra<br />
vetriata grande, pieni d’acqua comune calda, e si facino bolire a foco lento pian piano, che in doi hore calli la<br />
quarta parte dill’aqua all’hora si levino dal foco e si lassano rafredare et chiarire l’aqua, la qualle poi si dicanti,<br />
e si metti piano piano, acciò non si torbidi in altri vasi, che sarà una lessia 74 forte, et si ritorni nova aqua in dette<br />
pignatte, nel modo detto, e sopra le (ressi denze) <strong>del</strong> tartaro, si bola come sopra, et questo si ritiri, sino che l’a-<br />
69 Questa ricetta, tratta dallo stesso ricettario, chiama sempre “sal alcali” un prodotto diverso ottenuto per lisciviazione <strong>del</strong>la cenere sodica con formazione di un<br />
carbonato sodico depurato che in altre ricette viene indicato come “sale di vetro” o “sale di soda”; lasciamo qui solo il titolo e trasferiamo il testo nella categoria<br />
<strong>del</strong>le ricette per “sale di vetro” (vedi più avanti).<br />
70 Decrepitazione è il fenomeno per cui cristalli di sali anidri, inglobanti piccole quantità di acqua madre, si suddividono producendo un caratteristico crepitio<br />
e proiettando minuscoli frammenti quando, a seguito di variazioni di temperatura anche piccole, l’acqua madre, evaporando, vince bruscamente la coesione <strong>del</strong>le<br />
molecole solide (vocabolario Treccani).<br />
71 Non è chiaro, dal punto di vista chimico, cosa si ottenga da questo trattamento <strong>del</strong> sale comune. Il riscaldamento iniziale che provoca la decrepitazione cioè<br />
l’eliminazione di molecole d’acqua, sembrerebbe reso inutile dalla successiva soluzione in acqua. Resta da capire se per “sale fusibile” si debba intendere, come<br />
sembrerebbe, sale <strong>del</strong>iquescente; è certo che il sale tende ad umidifi carsi all’aria in quanto contiene impurezze di cloruri di calcio e magnesio che sono appunto<br />
<strong>del</strong>iquescenti. Ancora meno chiara l’ultima frase “fusibile come cera” (Moretti e Toninato, 2001).<br />
72 Non è chiaro a quale altro tipo di sale si riferisca.<br />
73 Nella ricetta 67 <strong>del</strong>l’Anonimo, vista prima, viene trattata con calce viva la cenere e il prodotto ottenuto, chiamato “sal alcali”, è costituito da idrato sodico. Qui<br />
invece mescola il sale comune a calce viva, scalda e poi scioglie in acqua; eliminato l’insoluto, il prodotto ottenuto, dopo concentrazione, dovrebbe essere costituito ancora<br />
da idrato sodico (?); ma viene chiamato sale fusibile, tra l’altro in apparente contrasto col “sale fusibile” <strong>del</strong>la ricetta 68 qui precedente (Moretti e Toninato, 2001).<br />
74 Intende lisciva.<br />
16
studies<br />
studi<br />
Rivista <strong>del</strong>la <strong>Stazione</strong> <strong>Sperimentale</strong> <strong>del</strong> <strong>Vetro</strong><br />
Figg. 3a-3b - XVI secolo, bicchiere decorato con smalti policromi e oro, fi gura Pantalone; calice decorato smalti<br />
policromi e oro, fi gura femminile (Hugh Tait, “The Golden Age of Venetian Glass”; British Museum Publications)<br />
qua non sarà più salata. All’hora queste aque pregne di salle, si fi ltrino et la (ranata 75 ) chiara si metti in orinali<br />
di vetro a vaporire in cenere di fornillo, a foco lento che in fondo rimarà un salle bianco, questo salle di nuovo<br />
si solvi in aqua comune calda, et si lassi in cantinelle a possare per doi giorni, poi si feltri, e si torni di novo in<br />
orinali a svaporire, a foco lento, che in fondo rimarà un salle molto più bianco <strong>del</strong>la prima volta, qual sale di<br />
novo si solva in aqua calda, e si lassi possare per doi giorni e si feltri come di sopra, e questo modo di solvere<br />
feltrarie et svaporire quatro volte haverai patientia di farlo nel sudetto modo farà vinir in salle più bianco <strong>del</strong>la<br />
neve qual sale miscolato col pulverino, overo sodda d’Alicante 76 , con la sua dosi, come si fanno le fritte per<br />
far bicchieri et di questo salle ne poi mittir dieci libre nella partita avanti che la metti nella caldera, che così<br />
75 Potrebbe riferirsi al termine toscano “ranno” usato anche da Neri.<br />
76 Il polverino è l’allume catina in polvere (per distinguerla dalla rocchetta, allume catina in blocchi) mentre la soda di Alicante è la barilla, cenere di un arbusto<br />
(Salsola sativa) importata dalla Spagna.<br />
17<br />
6-<strong>2012</strong>
6-<strong>2012</strong><br />
studies<br />
studi<br />
Rivista <strong>del</strong>la <strong>Stazione</strong> <strong>Sperimentale</strong> <strong>del</strong> <strong>Vetro</strong><br />
incorporata farà la fritta bella, come il Cristal fi no, ogni cento libre di soda, metti diecci di questo sale 77 .<br />
Neri, cap. 11 - A fare il sale di Tartaro purifi cato<br />
Habbisi <strong>del</strong> Tartaro che altrimenti si dice Gruma di botte di vino rosso, e sia gruma grossa e non in polvere,<br />
questa si abbruci in pignatte di terra in fra carboni accesi, che venga calcinata nera e si abbruci ogni sua ontuosità,<br />
e che voglia cominciare a imbiancare, però non sia bianco, perché se imbiancassi non saria bono il sale 78 ;<br />
detto Tartaro così calcinato si metta in catinelle di terra grande, piene di acqua comune calda, anzi in pignatte<br />
di terra vetriata, e si faccino bollire a fuoco lento e piano di tal maniera che in due hore cali la quarta parte<br />
<strong>del</strong>l’ acqua, all’hora si levino da fuoco, si lascino freddare e chiarire l’acqua, la qua le si decanti, che farà una<br />
liscia forte e si ritorni nuova acqua comune in dette pignatte, nel modo detto, e sopra le residenze <strong>del</strong> tartaro, e<br />
si bolla come sopra, e questi si reiteri sino l’acqua non venga più salata e carica di sale, all’hora queste acque<br />
pregne di sale si feltrino, e la rannata chiara e feltrata si metti in orinali di vetro a svaporire in cenere di fornello<br />
a fuoco lento, che in fondo rimarrà un sale bianco; questo sale di nuovo si solva in acqua comune calda e<br />
si lasci in catinelle a posare per dui giorni, poi si feltri e si ritorni di nuovo in orinali a svaporire a fuoco lento,<br />
che in fondo rimarrà un sale molto più bianco <strong>del</strong>la prima volta, qual sale di nuovo si solva in acqua comune<br />
calda si lasci posare per doi giorni, e poi si feltri e si svapori, come sopra in tutto e per tutto, e questo modo<br />
di solvere, feltrare e svaporare questo sale di tartaro si reiteri per quattro volte, che all’hora farà un sale bianchissimo<br />
più <strong>del</strong>la neve e purifi cato in gran parte <strong>del</strong>la sua terrestreità, quale sale mescolato con il Polverino,<br />
o Rocchetta stacciata con la sua dosi di tarso o rena, farà la fritta che in pa<strong>del</strong>la farà cristallino e vetro comune<br />
molto più bello assai che non si fa senza l’accompagnatura di questo sale di tartaro, che se bene senza esso si<br />
fa cristallino bello, tuttavia con questo sarà molto più bello. 79<br />
Sale di <strong>Vetro</strong> o cenere lisciviata 80<br />
Terzo tratt. Toscano 1 - A fare cristallino<br />
Questo si è el modo da fare el cristallino bello et fare in tutta per fezione.<br />
In prima togli lib. 200 di soda non troppo grassa nè troppa magra; et pestala sottile in uno mortaio di pietra<br />
morta con pestello di legno, et stacciala. Poi abbia una caldaia stagnata et piena d’acqua di pozzo, et come<br />
l’acqua bolle metti dentro <strong>del</strong>la soda stacciata, et fa’ che tu facci come se tu facessi una buona lissia: poi abbia<br />
uno tinello che sia coperto con una tela di panno lino in modo, che quando tu butti sopra quella tua lissia, ch’<br />
ella possa colare netta nella tua tinella. Sicchè addunque quando averà bollito un poco la tua caldaia, torrai<br />
fuori quella lissia et la cenere che è nella caldaia et mettera ‘la sopra al tuo tinello; et lascia colare chiaro fora<br />
in nel tinello quella lissia: poi metti nella caldaia <strong>del</strong>l’ altra acqua, et come bolle, metti <strong>del</strong>la cenere, cioè <strong>del</strong>la<br />
cenere di soda, et fa’ come è detto di sopra, in modo che tu abbia consumato tutta quella tua cenere et fattone<br />
lissia molto forte; et guarda che la lissia sia ben chiara et netta et sanza alcuna bruttezza, perchè s’ella fusse<br />
brutta, la maculerà el cristallino ecc. 81<br />
77 La ricetta dà istruzioni per fare la lisciviazione <strong>del</strong> tartaro calcinato, la lisciviazione aveva probabilmente lo scopo di eliminare le impurezze di carbonato di<br />
calcio, formatosi nella calcinazione <strong>del</strong> tartaro, assieme al carbonato di potassio. Il sale ottenuto o sale di tartaro, può essere mescolato direttamente alla soda di Alicante<br />
per fare la fritta o anche aggiunto alla lisciva di allume catina, per fare <strong>del</strong> cristallo fi no, come indicato alla ricetta 8 <strong>del</strong>lo stesso Brunoro. Le aggiunte di tartaro<br />
o sale di tartaro al sale di vetro, come vedremo nel prossimo gruppo, servivano a migliorare la qualità di quest’ultimo come sostengono sia Neri che l’Anonimo.<br />
78 Nei ricettari viene spesso ripetuta questa avvertenza di non spingere la calcinazione oltre un certo limite, cioè il calcinato deve rimanere nero e non diventare<br />
bianco; probabilmente il calcinato di colore nero contiene <strong>del</strong> carbonio libero, utile se si utilizza il tartaro come riducente.<br />
79 La ricetta , un po’ più precisa nel lessico, è identica alla precedente di Brunoro. Come in altri casi non è chiaro se Brunoro copi da Neri (viste le date di stesura<br />
dei due manoscritti - 1645 contro 1612) o se entrambi copino da una stessa fonte preesistente.<br />
80 La lisciviazione <strong>del</strong> polverino o <strong>del</strong>la rocchetta (allume catina), cioè <strong>del</strong>le ceneri <strong>del</strong>la pianta “salsola soda” o “salsola kali” serviva ad eliminare le impurezze<br />
contenenti ossido di ferro (silicati, silicoalluminati, argille) così da ottenere un vetro più bianco, incolore, tecnica che, abbinata ad altri accorgimenti, portava alla<br />
produzione <strong>del</strong> vetro “Cristallo”, ma la lisciviazione eliminava anche i carbonati di calcio e magnesio, insolubili in acqua, che erano invece utili a render il vetro più<br />
stabile e ciò creava un problema la cui soluzione non è ancora ben chiara.<br />
81 La descrizione prosegue nella ricetta successiva. Bisogna qui rilevare che il Terzo Tratt. Toscano porta la data <strong>del</strong> 1443, anticipa quindi di 169 anni il testo di<br />
Neri, le cui ricette, a parte i dettagli, prevedono procedure sotanzialmente identiche.<br />
18
studies<br />
studi<br />
Rivista <strong>del</strong>la <strong>Stazione</strong> <strong>Sperimentale</strong> <strong>del</strong> <strong>Vetro</strong><br />
Terzo Tratt. Toscano 2 - Qui seguita la pratica<br />
Togli la tua caldaia che sia bene stagnata el acconciala sopra el suo fornello: poi l’empi di quella tua lissia, et<br />
falla bollire: et così come la lissia si va consumando, così ogni volta, va ragiungnendo <strong>del</strong>l’altra; et anche abbi<br />
una mestola di legno forata, e va schiumando, acciò ch’ ella bolla netta et pulita; perchè questa è un’arte che<br />
vuole essere molto netta e pulita. E abbia avertenza di non mescolare mai nè con ferro né con rame in detta<br />
caldaia, ma quan do che tu mescoli dentro, sempre mescola con legno. Nota et impara, perchè più chiaro non<br />
si può scrivere.<br />
Poi che tu ài tutta la tua lissia in caldaia, mescola alcuna volta con un bastone, che abbia el capo <strong>del</strong> bastone<br />
involto un pezzo di panno lino; et questo, perchè el sale non si appichi alla caldaia, né alle sponde. Sicchè sta<br />
attento, chè el sale va in fondo <strong>del</strong>la caldaia: allora colla mestola <strong>del</strong> legno forata torrai fuore el sale, et mettilo<br />
in certi tegami non vetriati, ma che sieno sanza vetro. Poi seguita, et caccia fuora tutto el tuo sale et mettera’lo<br />
in più tegamuzzi: poi met terai quegli tuoi legami sopra alla fornace asciugare. Sappi che s’asciu gano in una<br />
notte. Poi torrai questo sale et pestato in nel mortaio di pie tra col suo pestone et staccialo e ser balo dipersè.<br />
Poi togli lib. 40 di gromma ben calcinata et bianca et pestala et ser bala. Poi a tutta questa somma vuole essere<br />
lib. 150 di cuocholi <strong>del</strong> Tesino pesti’ sottili et stacciati, el serbagli: poi togli once vii di manganese pesto sottile<br />
e ben lavato et asciutto et serbalo. 82<br />
Neri, cap. 1 - A cavare il sale <strong>del</strong> Polverino Rocchetta, e Soda con il quale si fa la Fritta <strong>del</strong> Cristallo detto<br />
Bollito, fondamento <strong>del</strong> arte Vetraria, con un nuovo e secreto modo<br />
Il Polverino o Rocchetta, che viene di levante, e Soria, è cenere di certa herba, che quivi è abbondante, non è<br />
dubbio alcuno, che fa il sale più bianco assai, che non fa la soda di Spagna, e però quando si vuoI fare un cristallo<br />
di tutta perfezione e bellezza; si faccia con il sale cavato dal polverino, o rocchetta di Levante: perché la<br />
soda di Spagna, come più grassa, se bene da più sale, tuttavia il cristallo fatto con il suo sale sempre tira al azzurigno,<br />
e non ha quel candore, e bellezza, come quan do è fatto con il polverino, o rocchetta di Levante 83 . Il modo<br />
adunque di cavare il sale perfettamente, e dall’uno, e dall’altro, e l’infrascritto, come ho più volte ho praticato.<br />
La cenere di Soria si vagli con vaglietto fi tto, acciò i pezzetti non passino; ma solo la cenere, la rocchetta si<br />
pesti in pile di pietra, e non di metallo, perché piglia il suo colore, con pestoni di ferro, e il simile la soda di<br />
Spagna, e si vaglino con vaglietto fi tto, che in questo consiste il cavarne più o meno sale. Nel comprare l’una, e<br />
l’altra si avverta, che sia copiosa di sale: questo si conosce a toccarla con la lingua, per sen tire come sia salata;<br />
ma il più sicuro modo di tutti, e farne il saggio in un coreggiolo, e vedere come comporta assai rena, o tarso,<br />
cosa volgare nell’arte, e che i conciatori sanno benissimo 84 .<br />
Si habbino le caldaie di rame murate con i suoi fornelli, come quelle de i tintori, e maggiori, e minori secondo<br />
l’occasioni di fare maggiore, o minore quantità di sale. Queste caldaie si empino di acqua comune pulita e<br />
chiara, e si dia fuoco con legne secche, che non faccino fummo, e quando l’acqua bolle bene si butta sopra il<br />
polverino vagliato, come sopra in honesta quantità e proporzione, secondo la quantità <strong>del</strong>l’ac qua, e si continui<br />
il fuoco a far bollire mescolando sempre con una pala di legno in fondo, acciò il polverino s’incorpori con<br />
l’acqua e ne esca tutto il suo sale continuando a bollire sino sia calato un terzo d’acqua: si riempino le caldaie<br />
di nuova acqua e bollino sino cali la metà, all’hora è fatto un ranno 85 pregno di sale. Ma acciò il sale sia in<br />
maggior quan tità e più bianco si butti nelle caldaie, quando bollano avanti <strong>del</strong> pol verino libre dieci incirca per<br />
caldaia di gruma di botte di vino rosso, detto tartaro prima bruciato solamente in color nero, e si lasci solvere<br />
bene nell’acqua calda, mescolando con la pala di legno; poi si metta il polverino, come sopra, questo <strong>del</strong> tartaro<br />
82 In sostanza da 200 libbre di cenere sodica si ottengono x libbre di sale fondente sodico a cui si aggiungono 40 libbre di tartaro, 150 libbre di quarzo da ciottoli<br />
<strong>del</strong> Ticino e 7 once di manganese, per farne per fusione il vetro Cristallino.<br />
83 Neri qui sostiene che l’allume catina proveniente dal Levante (Siria - Palestina - Egitto) è migliore <strong>del</strong>la cenere proveniente da Ponente (Alicante, in Spagna).<br />
84 Il giudizio sulla bontà <strong>del</strong>la cenere viene fatto sia con un empirico assaggio con la lingua sia soprattutto con una fusione preliminare per vedere quanta sabbia<br />
silicea o polvere di quarzo sia necessaria in rapporto alla cenere per avere un vetro adeguatamente fusibile e lavorabile. Il termine “conciatori” qui citato corrisponde<br />
al veneziano “conzaor o conzador” per indicare l’operaio addetto al controllo ed alla preparazione <strong>del</strong> vetro nella fase di fusione; in genere essi erano coadiuvati da<br />
operai furlani (originari <strong>del</strong> Friuli) che li aiutavano nelle suddette mansioni.<br />
85 Ranno, termine toscano, ma di origine germanica, indica la soluzione di cenere ed acqua bollente, usata di norma come detergente per lavare i panni; qui è una<br />
<strong>del</strong>le fasi <strong>del</strong>la lisciviazione <strong>del</strong>l’allume catina.<br />
19<br />
6-<strong>2012</strong>
6-<strong>2012</strong><br />
studies<br />
studi<br />
Rivista <strong>del</strong>la <strong>Stazione</strong> <strong>Sperimentale</strong> <strong>del</strong> <strong>Vetro</strong><br />
è molto segreto, con il quale si ha più sale, e si fa il Cristallo più bianco 86 , e vistoso, quando l’acqua è calata i<br />
duoi terzi e che il ranno è ben pregno di sale, si allenti il fuoco <strong>del</strong>le caldaie, e si habbia in ordine molte conche<br />
di terra, che prima sieno state piene d’acqua comune per sei giorni, e questo acciò imbevi no manco ranno e<br />
sale, e così con romaiuoli grandi di rame si cavi il ranno dalle caldaie, e il tutto si metta nelle dette conche,<br />
e con quelle sieno piene, si lassino stare così per dui giorni, che in detto tempo la cenere sarà ita tutta in fondo,<br />
e il ranno resterà assai chiaro, all’hora con romaiuoli di rame pianamente, acciò il fondo non si sollevi, e<br />
s’intorbidi, si cavi il ranno chiaro, e si metta in altre conche vote, e si lasci stare il ranno per duoi giorni, e di<br />
nuovo dando in fondo altra terrestreità, la rannata vien più chiara e limpida, e questo si reiteri tre volte, che<br />
così s’ haranno le rannate limpidissime, e scariche da ogni terrestreità, che si fa poi il sale assai fi ne, e perfetto,<br />
di nuovo si riempino le caldaie di nuova acqua, e bollino, mettendo le dieci libre di tartaro per caldara, come<br />
sopra, e polverino al solito continouando questa operatione fi no vi è materia.<br />
Per strignere dette rannate, e cavame il suo sale si lavino prima bene le caldaie con acqua pulita, e si empino<br />
<strong>del</strong>la sopradetta rannata raffi nata e rischiarata, come sopra facendo bollire pianamente, e si attenda a riempiere<br />
le caldaie di detta rannata, fi no si veda inspessare la ranna ta, che vuoi cominciare a buttare il sale, cosa che<br />
suol seguire in capo a ventiquattro hore in circa, che in superfi cie <strong>del</strong>la caldaia si comincia a vedere il sale<br />
bianco, che pare una ragna, o tela bianca: all’hora si habbia una cazza bucata con più buchi e si tenga in fondo<br />
la caldaia, e il sale vi cascherà sopra, e si cava di quando in quando, lasciando prima bene scolare la rannata<br />
nella caldaia, e si metta il sale in mastelli, o vero conchette di terra, acciò il ranno scoli meglio, quale scolatura<br />
si recu pera e si torna nella caldaia, e il sale si asciuga, e si continua così, fi no si habbi tutto il sale <strong>del</strong>la caldaia,<br />
ma bisogna avvertire quando comin cia a buttare il sale di dargli fuoco gentile, e lento, perché se si dessi fuoco<br />
gagliardo, il sale si attacheria alla caldaia, e in tal caso per esser sale potente, rompe sempre la caldaia, cosa<br />
a me intervenuta qualche volta, però si avverta questo sopra ogni cosa e vi si usi gran pazienza e diligenza: il<br />
sale, che è nelle conche, o mastelli, quando è scolato bene, si cava e si mette in casse di legno, o tini di legno,<br />
per asciugare meglio ogni humidità, che succede in più giorni secondo le stagioni, in che si fa; però il segreto<br />
di fare assai sale e bello consiste nel tartaro, come sopra si è dimostrato. Io d’ogni trecento libre di cenere di<br />
Levante per ordinario cavato da ottanta a novanta libre di sale; come il sale è bene asciutto, all’hora si spezza<br />
grosso modo, e si mette in calcara a secchare a calore lentissimo, e con un in strumento di ferro detto riavolo<br />
dalli artisti di fornace, si spezza, e si mescola. come si fa la fritta quando è bene asciutto da ogni humidità,<br />
avvertendo sempre, che la calcara non sia troppo calda, ma temperata, all’hora si cava <strong>del</strong>la calcara, e si pesta<br />
benissimo in pile di pietra, e si vaglia con vaglietto piccolo, accioché li maggiori grani che ne escano non passino<br />
di grandezza il granello <strong>del</strong> formento. Questo sale così pesto, vagliato e asciutto si serba a parte in luogo<br />
preservato dalla polvere per l’uso di fare la fritta di cristallo, il cui modo di farla è l’infrascritto che segue.<br />
Anonimo 1 - A fare il Sale di vetro<br />
Recipe libre 300 de Cenere di Soda overo altra Cenere che sia fortissima e grossa; pestala e masenala sottile,<br />
poi tamisala e quanto più sotile tanto è meglio perché più presto si cava il sale e maggior quantità, e quella che<br />
non passase ritornala a pestar e masenar fi no che tutta sia passata per tamiso; poi habi una caldara granda che<br />
sia ben stagnata e murata in uno fornelo como fano tentori, et impila de acqua chiara, netta e dolce e quando<br />
bolirà meti dentro una parte de ditte cenere a tua descrettione e fala bolir tanto fi no che se faci una forte lisia;<br />
poi habbi uno mastelo grando coperto con uno pano de lino grosso e buta questa lisia sopra e lassala destilar<br />
in ditto mastelo da sua posta, e sopra quella cenere che ti è rimasta buta sopra de nova acqua e fa bolir e butala<br />
nel mastelo a sgiozar e questo farai tante volte fi no che non sia più sustantia alcuna de sale in ditte Cenere, il<br />
che conoserai quando che l’acqua poi che havera bolito sopra ditte cenere non sarà niente molesina. Poi che<br />
haverai compìto de far tutte le tue lisie e che haverai consumato tutta la tua cenere, piglia ditte lisie e per uno<br />
pano dopio de tela ritorna a colarle un’altra fi ata acio le vengano più chiare e belle che qui sta tutto il magisterio:<br />
e ponile in una caldara stagnata e netta e fala bolir e secondo andarà calando per il bog[io] cussi tu andarai<br />
86 Come già indicato nella nota alla ricetta sul “sale di tartaro” qui il Neri sostiene che aggiungere <strong>del</strong> tartaro calcinato (in quale proporzione?) alla lisciva <strong>del</strong>l’allume<br />
catina migliora la qualità e la quantità <strong>del</strong> sale di soda ottenuto; non è ben chiaro, dal punto di vista chimico, soprattutto il discorso sulla maggiore quantità.<br />
Alla fi ne <strong>del</strong>la ricetta Neri fa un bilancio <strong>del</strong>l’operazione, da 300 libbre di Polverino, otteneva 80-90 libbre di sale, cui aveva già aggiunto il tartaro, una resa quindi<br />
<strong>del</strong> 27-30%.<br />
20
studies<br />
studi<br />
Rivista <strong>del</strong>la <strong>Stazione</strong> <strong>Sperimentale</strong> <strong>del</strong> <strong>Vetro</strong><br />
zonzendo de ditte lisie e spumando ben via la spuma con una caza fatta de tela [de] lino con il manego de<br />
legno; e questo aciò ditta lisia resti sempre chiara quanto più sia possibil[e] e como sarà divenuta e comenzarà<br />
ad in[fi sir]si che si conosara benissimo a l’ochio; al[lora ha]bi una caza fora de legno e tora fuora [il sale] e<br />
metilo in cadineli de terra non vetri[ati] solum cotti ma guarda che al fondo non lassasti arpiar ditto sale perché<br />
si guasteria e faria brutta opera e la caldara ancora se romperia perché quello sale la roderia: e poi che harai<br />
compìto de cavar tutto il tuo sale e posto neli catini como ho ditto de sopra, piglia ditti catini e ponili nel forno<br />
caldo a sugare fi ntanto che ditto sale lo possi pestare e tamisare a tuo modo: et se la cenere sarà stata bona e<br />
forte cavarai libre 80 de ditto sale ma se sarà stata triste tanto meno.<br />
Ma se vorai far ditto sale più perfetto, piglia libre 30 de Grepola de vino overo tartaro che cusi per questi do<br />
nomi vien chiamato, e ponilo a calcinar e como sarà calcinato fa lisia de lui, poi accompagna questa lisia con<br />
la lissia de la cenere sopraditta, e insieme poi fale congelar nella caldara al modo sopra ditto osservando tutti<br />
li ordeni come di sopra ho dito: et a questo modo haverai maggior quantità de sale e più belo e perfetto: e ditto<br />
secreto è da occultarlo. 87<br />
Anonimo 103 - A far il Sal alcali 88<br />
Recipe libre 30 aliter in altro loco libre 300 di alume Catina; o soda n[on] troppo grassa, nè troppo magra ben<br />
pesta e sedaciata meti in una caldara grande stagnata e posta sopra de uno fornello falla bolir forte: et alhora<br />
metili la ditta soda e fala bolir un pezzo, poi la buta in uno mastello coperto con uno panno grosso, sopra <strong>del</strong><br />
qual buta quella lissia perchè colli chiara nel mastello; e sopra la soda vali metendo de l’altra acqua e fà bollire<br />
tanto che venghi ad haver cavato tutta la sostanza poi colala di novo e servala ben serrata.<br />
Iterum piglia libre L di tartaro Calcinato in fornelo de reverbero per 12 hore e fa bolir come facesti la cenere<br />
di soda: e nota che ogni libra de polvere vole libre IIII de acqua e cola due volte come prima e mesedale poi<br />
ambedue insieme e tienle ben coperte. 89<br />
Poi netta la ditta caldara et empila de ditta lisia e fala polir acconciandovi sopra uno tinacio overo barile che<br />
venga de continuo a giozare in quella caldara perche bolendo non venghi mai a calare di quello che vi è messo<br />
e che bolla saldamente e tenila spumata con una cazza de tela col manico de legno, aciochè venga bella e nettissima<br />
e così continua fi no che vedi che la comincia ad inspissare come fa la salina. Alora vala cavando con<br />
una cazza de legno forata e metila in Cadinelli di terra non vetriata e questa regola tieni fi nche sia fatto tutto<br />
il sale: e guarda che non sia[no] al fondo perchè si guasteria. Poi meti tutti quelli Catinelli col sale a seccar<br />
nel forno perchè si possan pestare, e pestalo in mortaro di marmo e non in altro perchè guastaresti ogni cosa<br />
e falo sedacciare in loco netto con sedacio netto e polito. Iterum piglia libre 150 de Cogolo di Tesino once VI<br />
de manganese fi no pestato sottillissimo e meseda ben insieme con el ditto sale poi fali sedaciar da novo, poi<br />
fa far de ditta mistura in loco netto panni mezani e fali seccar, poi fali cocer per 12 hore, aciochè si possano<br />
calcinare e lasciali refredare e poi li tira fora e questi sono li pani crestalini i quali si fano in ogni colore e nota<br />
bene che qui è tutto il magisterio.<br />
Brunoro 54 - Se vuoi haver una calcidonia meravigliosa habbi patienza, e tien l’infrascrita regola<br />
…se voi far un cristalo bello come il Cristal di Montagna, over cristal di roca, tieni la sotoscrita regola et habbi<br />
pazienza. 90 Piglia soda d’Alicante polverizzata bene, e se puoi haver il polverino di levante, il quale serve per<br />
queli che fanno li cristali a Murano di Venezia, è assae meglio, e si metta in orinali di vetro, che siano grandi<br />
lutati in fondo, con assae aqua che copra la detta soda tre volte, e si lassi bollire in un fornello a foco lento tanto<br />
che, si consumi la mettà di l’aqua poi si lassia rafredare il fornillo, e si dicanti l’aqua a poco, a poco, e si metti<br />
dill’altra aqua sopra quela soda che sarà rimasta nel fondo <strong>del</strong> vetro, et a questo modo si faccia sin che l’aqua<br />
87 Con leggera differenza rispetto alle analoghe prescrizioni di Neri, ricetta n. 1, qui si raccomanda di aggiungere <strong>del</strong> sale di tartaro calcinato anziché <strong>del</strong> tartaro<br />
semplicemente calcinato (entrambi contengono <strong>del</strong> potassio carbonato, ma più o meno puro) alla lisciva <strong>del</strong>la cenere di soda per ottenerne sale in maggior quantità e<br />
di migliore qualità. Valgono le osservazioni fatte prima.<br />
88 Il titolo <strong>del</strong>la ricetta crea confusione; questo “sal alcali” è altra cosa da quello <strong>del</strong>la ricetta 67 <strong>del</strong>lo stesso ms. Anonimo; qui deve interdersi “sale di vetro” o<br />
“sale di soda”. Riguardo ai diversi signifi cati dati a “sal alcali” vedi in Moretti e Toninato, 2001, p. 28.<br />
89 L. sta per 50, IIII sta per 4.<br />
90 Viene omessa la prima parte <strong>del</strong>la ricetta che riguarda la preparazione di varie soluzioni necessarie per aggiungere i coloranti per il Calcedonio, parte che è<br />
inclusa nelle ricette di preparazione <strong>del</strong>l’argento calcinato.<br />
21<br />
6-<strong>2012</strong>
6-<strong>2012</strong><br />
studies<br />
studi<br />
Rivista <strong>del</strong>la <strong>Stazione</strong> <strong>Sperimentale</strong> <strong>del</strong> <strong>Vetro</strong><br />
non sarà più salata, poi piglia la detta aqua cioè lissiva e falla passar per feltro, over per tella ben fi ssa, e metila<br />
in un cattino grande de terra vetrifi cato, et lassala riposar tre giorni, poi livala pian piano, ciò non si torbidi<br />
e tornila a feltrare di novo, e questo farai nell’istesso modo tre volte poi si piglia la detta lessiva, e si mitta in<br />
orinali di vetro che siano ben lutati nel fondo, e si metti nel fornello a bolire come di sopra, e si lassi sin che<br />
l’aqua sarà tutta consumata che all’hora resterà, nel fondo il salli bianchissimo. Avertendoti di novo che bisogna<br />
darli foco lento acciò non si guasti, poi leva gli orinali, et guarda se saranno buoni, se saran buoni ritorna il<br />
suddetto salle, nell’istissi, e per sopra mettili d’aqua comune, e tornali dar il foco, pian piano, che facci bollire<br />
solamente un poco, e lascia consumare la settima parte di detta aqua, poi lassia rafredare e tornala far passare<br />
per il feltre, e così farai doi altre volte nel modo suddetto, et l’ultima volta lassia consumare tutta l’aqua, che<br />
resterà un sale meraviglioso, et con quelo, e con quogolo, over arena bianca ben lavata, farai la fritta, conforme<br />
(ho detto) che si fanno alle fornace, dove si fanno gli bicchieri.<br />
Neri, cap. 5 - Modo di fare il sale <strong>del</strong>l’herba detta Felce, che fa il cristallo assai bello<br />
In Pisa feci esperienza <strong>del</strong>la cenere <strong>del</strong>l’herba detta Felce, che in tanta abbondanza nasce in Toscana, la<br />
qual’herba vuol esser tagliata dalla terra quando è verde alla fi ne <strong>del</strong> mese di Maggio sino a mezo Giugno, e<br />
a Luna crescente, quasi vicino alla sua oppositione con il Sole, perché all’hora detta herba è in perfetione e<br />
da molto sale, più che non faria in altri tempi, e di miglior natura e nervo e bianchezza, perché quando si lasciassi<br />
seccar da se sopra il terreno, da poco sale e poco buono. Questa herba tagliata dalla terra, come sopra,<br />
e ammontata pre sto appassisce, all’ hora si abbrucia benissimo, e lascia la sua cenere. Da questa cenere con le<br />
regole, osservationi e diligenze dette di sopra nel sale di polverino di Levante se ne cava un sale purifi cato e<br />
buono: <strong>del</strong> quale io feci fritta con tarso bello, e ben stacciato, la qual fritta in pa<strong>del</strong> la colò benissimo, e mi dette<br />
un cristallo bello, e molto più dolce <strong>del</strong> cristallo ordinario, poiché haveva assai nervo, e si piegava molto più<br />
che non fa il cristallo ordinario, tirisi in fi li sottili, come lo feci tirare, e a questa fritta se li può dare il colore<br />
<strong>del</strong> giallo d’oro stupendo; avver iendo che non vi sia dentro sale di tartaro, come sopra si è avvertito perché ne<br />
anco in questa verria il giallo d’oro, e il giallo d’oro, che si da a questo cristallo viene assai più bello, e vago,<br />
che non fa nel cristallo fatto con il sale di polverino di Levante, e di questo cristallo se ne può fare ogni sorte<br />
di lavoro, come <strong>del</strong>l’altro. 91<br />
Neri, cap. 6 - Modo di fare un altro sale, che farà un cristallo maraviglioso e stupendo<br />
Faccisi cenere con il modo sopradetto dei gusci e gambe di fave secche la state, quando i contadini hanno<br />
battuto, e cavatone le fave, da queste cenere con le regole e diligenze dette nel sal <strong>del</strong> polverino di Levante,<br />
se ne cavi il suo sale, quale sarà meraviglioso, <strong>del</strong> quale fatto ne fritta con tarso bianco, e ben stacciato, come<br />
sopra s’è detto diffusa mente, si farà una fritta nobilissima, laquale in pa<strong>del</strong>la farà un cristallo di tutta bellezza;<br />
il medesimo si farà dalle ceneri dei cavoli, <strong>del</strong> Rovo, cioè spino che fa le more, e da sagginali ancora, e da i<br />
giunchi e cannuc cie de’ paduli, e da molte altre herbe, che daranno il lor sale, con il quale facendo fritte al<br />
solito, si faranno cristalli bellissimi, come ogni spirito gentile e curioso potrà con l’esperienza provare perché<br />
con l’ esperien za si trova e impara più assai che non si fa con lungo studiare. 92<br />
Brunoro 109 - Modo di far un salle, chi sarà meraviglioso per far li Bicchieri<br />
Facessi cenere di gambe di fave, quando saranno seche al solle nill’estate, dopo che sarano levate le fave, poi<br />
farai bogier questa cenere, come si fa, la sodda d’Alicante, oviro il polverino per far li cristali, poi che haverai<br />
cavato il salle et asciuto, farai una prova per sapere quanto portirà d’arena, over di quogolo, poi aggiustata che<br />
sarà la fritta, getila nella pa<strong>del</strong>la, che aggiustandola conforme l’arte nostra, sarà bellissima.<br />
91 In questa ricetta Neri fa lisciva <strong>del</strong>le ceneri di Felce e sostiene, contro il parere corrente a Murano, che da tale sale fondente, a base potassica, si ottiene un<br />
cristallo più bello di quello fatto dal Polverino lisciviato. Poco chiara è l’ultima frase nella quale sembra dire che, omettendo di aggiungere il tartaro alla lisciva, si<br />
ottiene un sale che produrrà (tramite fritta) un vetro di colore giallo stupendo.<br />
92 In questa ricetta Neri suggerisce la possibilità di fare lisciva di altri tipi di ceneri derivanti dalla combustione di differenti arbusti come i gusci e gambe di fave,<br />
i cavoli, i rovi, la saggina, i giunchi e cannucce di palude; Neri sembrerebbe mettere sullo stesso piano queste ceneri (a base potassica) con quelle di allume catina (a<br />
base sodica) <strong>del</strong>la ricetta 1, mentre i Veneziani valutavano migliore il vetro ottenuto dalla allume catina.<br />
22
studies<br />
studi<br />
Rivista <strong>del</strong>la <strong>Stazione</strong> <strong>Sperimentale</strong> <strong>del</strong> <strong>Vetro</strong><br />
La cenere de cauli o verze, è anco buona, et anco la la cenere din spino che fa le more, è buona, anco la cenere<br />
<strong>del</strong>le canuccie, che nascono nilli paludi è buona, mintre siano boglite, et cavatone il salle, conforme la<br />
nostr’arte di cristali. 93<br />
Primo Tratt. Toscano 36 - Per fare sale di borrana 94<br />
Recipe la borrana quando è semita ardila e fanne cenere e poi metti questa cenere nella conca <strong>del</strong> vetro, e quando<br />
è molle, tra’la fuori col casuolo e lasciala freddare; e poi la pesta e mettila in molle nell’acqua, e stievi un<br />
die; poi cuoci la cenere e l’acqua; poi cola quest’acqua e to’la netta e stillata con feltro; poi cuoci quest’acqua<br />
tanto che sia consumata, e resterà polvere bianca; e poi togli di questa polvere libr. 5 e una di limatura d’ottone,<br />
e una libr. di pietra, e tutte queste cose polverizza insieme e poi l’impasta con aceto vermiglio e fanne pani e<br />
poni a seccare; e quando e’ sono ben secchi, polli a ‘mbiancare; poi li metti in croggiolo a cuocere; quando è<br />
cotta, lavorala, e avrai color di lacca, ed è fatto. 95<br />
Neri, cap. 7 - Sale, che farà uno cristallo assai bello<br />
Cavisi il sale <strong>del</strong>la calcina, che serve per murare e questo sale puri fi cato si mescoli con il sale <strong>del</strong> polverino<br />
di Levante ordinario a ragione di libre dua per cento, cioè libra dua di sale di calcina, e libre cento di sale di<br />
polverino purifi cato, e ben fatto, come sopra si dice di questo sale così mescolato si faccia fritta all’ordinario,<br />
e si metta in pa<strong>del</strong>la a pulire: come si dirà avanti nel modo di fare il cristallo cristallino e vetro comune, che<br />
così s’haverà un cristallo assai vago, e bello. 96<br />
Soda da vetro<br />
Primo Tratt. Toscano 34 - Per fare soda da vetro e da sapone<br />
Recipe cenere di fuligo e fa seccare il fuligo 97 d’aprile e di maggio, e poi ne fa cenere e mettila in un catino<br />
dove si fa ‘l vetro e dalle fuoco forte, e quando è colata, istura il pertugio donde si cava il sale <strong>del</strong> vetro, e lascia<br />
venire quindi ingiuso la soda e rico’la netta. E ‘n questo modo si fa la soda.<br />
Solfere fi sso: vedi zolfo<br />
Stagno (calcina di stagno)<br />
Montpellier 32 - A calcinar stagno<br />
Metilo in fornace per un giorno, et è buono a far più cose, et a far ganolim quel garo che se fa aliegro. 98<br />
Brunoro 145 - Per calcinar il stagno prestamente<br />
Piglia <strong>del</strong> salle, e calcinalo, e quando il stagno sarà liquifato getta <strong>del</strong> detto sale, che si ridurà in polvere. 99<br />
93 Ricetta sostanzialmente identica alla precedente 6 di Neri, con la variante che qui è aggiunta l’osservazione di provare quale è il rapporto migliore tra fondente<br />
e vetrifi cante.<br />
94 La borrana o borràgina è un’erba annua <strong>del</strong>la famiglia Borraginacee, con fi ori a corolla rotata, azzurra, diffusa in gran parte d’Europa e frequente nei campi e<br />
negli orti; le foglie si mangiano in insalata.<br />
95 La prima parte <strong>del</strong>la ricetta riguarda la lisciviazione <strong>del</strong>la cenere di borràgine per farne il “sale di vetro”, nella seconda parte usa tale sale mescolato a polvere<br />
di quarzo (pietra) e a ossido di rame (ottenuto da limature di ottone) per preparare dei pani (agglomerati con aceto) da calcinare nella calchera per farne una fritta da<br />
rifondere poi in crogiolo e avere un vetro rosso <strong>del</strong> colore <strong>del</strong>la lacca. Ricetta notevolmente grezza, molto sintetica.<br />
96 Il sale <strong>del</strong>la calcina dovrebbe essere costituito da carbonato di calcio. Vedi in proposito in Moretti e Toninato, 2001, p. 25 e nota n. 31.<br />
97 Il fuligo è la felce.<br />
98 Secondo l’interpretazione di L. Zecchin intende dire: “gialdolin (giallolino) quel giorno che ti fa bisogno”, cioè l’ossido di stagno ottenuto per calcinazione <strong>del</strong>lo<br />
stagno metallico verrà utilizzato (anche) per fare il giallolino (cioè l’anima o pasta gialla).<br />
99 Non è evidente cosa signifi chi questa ricetta; se il sale è il cloruro sodico, lo calcina e poi lo mette nello stagno fuso. Cosa si forma dalla reazione?<br />
23<br />
6-<strong>2012</strong>
6-<strong>2012</strong><br />
studies<br />
studi<br />
Rivista <strong>del</strong>la <strong>Stazione</strong> <strong>Sperimentale</strong> <strong>del</strong> <strong>Vetro</strong><br />
Darduin 100 - A calcinar il stagno che va nel rosechier, et anco nella calcidonia<br />
Piglia un ferro fatto a guisa di un’elmo, overo celada et metilo sopra di un tre piedi, et metili dentro tanto stagno<br />
che sia buono et tenero quanto tu vorai calcinar, ma averti che non vi vuol esser manco di tre over quattro<br />
lire, acciò si possi ben calcinar, poi, li farai fuoco sotto con legne che sia seche, overo fassi, et come sarà colado,<br />
habbi una cazzetta di ferro et comincia a missiar il detto stagno cioè battendolo zentilmente, ne mai restar,<br />
et vederai che comincierà a buttar come caia di sopra via et all’hora comincia a calcinarsi, et tu di volta in volta<br />
vali levando con la ditta cazzetta quella spiuma, over caia, et buttela in una piadena poi tamisela, et quello<br />
che resta nel tamiso tornalo subito dentro, et cossì farai fi n che tu l’haverai tutto calcinado, come poi l’haverai<br />
compido di calcinar, tornalo cossì tamisado nell’istessa celada missiandolo fi n che ti vien in color berettino,<br />
perché cossì negro non serve, et cossì anco tu potrai metterlo su l’era per meza ora o poco più in una creppa, se<br />
non volessi tornarlo nella celada, che ad ogni via ti venirà berettin. 100 Averti che se tu non avessi la ditta celada<br />
over tre piedi, tanto anco ti servirà una meza ola purchè sia buona et nuova. 101<br />
Tartaro 102<br />
Secondo Tratt. Toscano, 8 - A calcinare el tartaro che sia nero<br />
Prendi la groma <strong>del</strong> vino grossa e netta, e mettila in uno fuoco di riverberazione che prima sia tanto caldo che<br />
tutto sia rosso; e allora vi metti la gromma cioè el tartaro e lasciala ardere, e diverrà nera: e poi ch’è freda, tra’la<br />
fuori, pestale e salvala, chè di questo farai el tuo colore giallo. 103<br />
Secondo Tratt. Toscano 27 - A calcinar el tartaro che vegna nero<br />
Abbi el forno di riverberazione bene caldo che sia rosso, e cavane fuori il fuoco, poi mettevi el tartaro tuo crudo<br />
in frusti nel detto forno e lassalovi un poco istare, e poi nel cava e pestalo sottile e salvalo, e <strong>del</strong> detto ne fa el<br />
colore tuo zallo, come nel capitolo si conviene. 104<br />
Neri, cap. 37 - Modo di calcinare il Tartaro e unirlo con il Rosichiero che fa apparire i vaghi scherzi di<br />
molti colori con ondeggiamenti in essi, e gli da l’opaco come hanno de naturali orientato<br />
Dovendo io mostrare il modo di fare il Calcidonio, Diaspro e Agata orientale, è necessario prima insegnare le<br />
preparationi di alcune cose minerali per tale compositione, che se bene alcune di esse si trovano publicamente<br />
da comprare, tuttavia desideroso che l’opera riesca di tutta perfettione, mi è paruto a proposito mostrare il<br />
modo più esquisito e chimico, acciò i periti e curiosi possino fare da loro ogni cosa e più perfetta e con minore<br />
spesa, perché non è dubbio alcuno che in questa arte quando le materie sono bene preparate e che i colori dei<br />
metalli sono bene aperti e separati dalla loro impurità e terrestreità, quali per ordinario impediscono l’ingresso<br />
di loro tinture nel vetro e la loro unio ne per minima, all’hora tingono il vetro di colori vivi splendenti e va ghi,<br />
che di gran lunga sempre avanzano quelli che volgarmente e ordi nariamente si fanno nelle fornace 105 e perché<br />
il colore <strong>del</strong>la Calcidonia, o per dir meglio il suo composto, che non è altro che una radunanza quasi di tutti i<br />
colori e scherzi che si possono fare nel vetro, cosa non vulgare né nota così a tutti, se non sono bene preparati e<br />
assottigliati, come è necessario, non danno poi quella vaghezza e splendore nel vetro che si ricerca e si deside-<br />
100 In sostanza la polvere o schiuma (caìa) nera ottenuta dalla prima calcinazione, raccolta e setacciata, viene riscaldata ancora fi no a diventare grigia; questa<br />
calcinazione può essere fatta anche in un contenitore d’argilla (greppia) nell’era (zona o forno) di ricottura dei vetri.<br />
101 Il procedimento descritto serve a preparare l’ossido stannoso SnO, che nel vetro aumenta la solubilità sia <strong>del</strong> rame (rosechiero) che <strong>del</strong>l’argento (calcedonio)<br />
e stabilizza la dispersione colloidale di questi metalli favorendo lo sviluppo <strong>del</strong> colore. Nelle ricette per la preparazione <strong>del</strong>la calcina di piombo stagno (vedi piombo<br />
e stagno) si forma invece prevalentemente il biossido di Stagno (SnO 2 ) (vedi nota alla ricetta 100 <strong>del</strong> Darduin, Zecchin, 1986, p. 164).<br />
102 Il tartaro o gruma di botte o feccia di vino (detto amche gripola, grepola) si deposita nelle botti come incrostazione compatta di colore bruno scuro ed è composto<br />
da vari sali tra cui predomina il tartrato acido di potassio, detto cremor tartaro, da cui si può ricavare, con procedimento chimico, l’acido tartarico. In vetreria,<br />
il tartaro, se usato tal quale (crudo) funziona come riducente (rossi al rame); se calcinato si trasforma in carbonato potassico e viene usato come fondente potassico.<br />
Di solito nei ricettari si cita il tartaro proveniente da botti di vino rosso.<br />
103 Con il tartaro calcinato ottiene un colore giallo ambra, probabilmente per effetto dei residui carboniosi derivanti dalla decomposizione <strong>del</strong> tartrato.<br />
104 Ricetta sostanzialmente identica alla precedente.<br />
105 Questa frase (ma tutta la ricetta) <strong>del</strong> Neri descrive perfettamente lo spirito con cui i vetrai <strong>del</strong> passato si dedicavano alla scrupolosa e laboriosa preparazione<br />
<strong>del</strong>le loro materie prime.<br />
24
studies<br />
studi<br />
Rivista <strong>del</strong>la <strong>Stazione</strong> <strong>Sperimentale</strong> <strong>del</strong> <strong>Vetro</strong><br />
ra. Onde è necessario che i mettalli siano benissimo calcinati, assottigliati e sviscerati da ottima acqua forte. I<br />
zolfi , vitrioli, sali armoniachi e simili materie con lunghezza di tempo e fuoco lento sieno aperti e bene preparati,<br />
perché la violenza <strong>del</strong> fuoco in questo nuoce assai, il tartaro e rosichiero oltre a l’essere in tutta perfetione<br />
e bene calcinati, devono ancora esser dati a proportione, e quando è il tempo di dargli e osservare ancora che il<br />
vetro sia ben cotto, pulito e stagionato e nel lavorarlo si usino quelle diligenze che sogliono usare i periti maestri<br />
che così facendo si imiterà perfettamente il vero Diaspro, la vera Agata e vero Calcidonio orientale, con<br />
le più vaghe e belle macchie ornate di ondeggiamenti e scherzi, con colori diversi vivi e accesi che veramente<br />
pare che natura non possa arrivare tanto alto a gran prezzo, e se bene si dice, e pare sia vero, che l’arte non può<br />
arrivar alla natura, tuttavia l’esperienza in molte cose mostra e in questa parti colarmente de i colori nel vetro,<br />
che l’arte non solo arrivi e adegui la natura, ma di gran lunga la superi e passi, cosa che se non si vedessi diffi -<br />
cilmente si crederebbe la bellezza e gran varietà di scherzi e ondeg giamenti di variati colori sempre disuniti e<br />
separati l’un da l’altro con vaga distintione, che si veggono in questo particolare <strong>del</strong> Calcidonio, quando però<br />
la medicina è ben preparata, e il vetro a tempo lavorato, l’effetto che ne sortisce passa ogni immagjnatione e<br />
concetto humano. In tre modi di farla che io insegno credo si potrà vedere ove arrivi l’arte Vetraria in questo<br />
particolare, ne i quali io dimostro ogni particolare tanto distintamente che crederò senza dubbio essere inteso<br />
da i pratichi e periti in simil materia e che chi non vorrà errare a posta, impossibilia sia possa errare e chi opererà<br />
si come io scrivo, troverà molto più di quello che non dico e paleso.<br />
Neri, cap. 41 - A bruciare il Tartaro detta Greppola di vino<br />
Habbisi <strong>del</strong> tartaro o greppola di vino rosso, che è meglio che di vino bianco e questa sia in pezzi grandi e<br />
grossi che paiono pieni di spec chietti, lasciando la polvere <strong>del</strong> tartaro che non è buona: questa si metta così alla<br />
grossa in pignatte di terra nuove e infra carboni accesi si lasci abruciare fi no che più non fuma e resta calcinato<br />
e ammassato in mate ria nera pavonazziccia all’hora è abbruciato e preparato 106 .<br />
Brunoro 8 - A calcinare il tartaro, overo gripola<br />
Habbisi <strong>del</strong> tartaro overo gripola di vino rosso che è meglio et questa sia in pezzetti, assae grandi, queli si mittano<br />
in una pignatta di terra nova fra carboni accesi, si lassi abbrusiare sino che più non fumma, che se redurrà<br />
in materia pavonacia, et se voi far un cristallo più bello <strong>del</strong>l’ordenario, piglia di questa materia ben pulverizzato<br />
e quando farai bollir le caldare per far il boletto 107 di christalo per avanti che miter la soda, dagliene diecci<br />
libbre per caldara et lassala ben solvere, avanti di miter la soda, overo cenere come molti la chiamano 108 .<br />
Brunoro 17 - A calcinar il Tartaro detto Grippola<br />
Habbisi <strong>del</strong> tartaro cioè Grippola di vino rosso, e questo sia in pezzi grandi e grossi, che pagiano pieni de spechieti,<br />
questa si mitta alla grossa in pignatta di terra nova, et in fra carboni accesi, si lasci abbruciare sin che<br />
più non fuma et resta ammassato in materia nera pavonascia e questo si può anco calcinare sopra’l forno <strong>del</strong>la<br />
fornace metendola in una pignata coperta vicino al canaletto. 109<br />
Darduin 103 - A calcinar il tartaro cioè la gripola<br />
Tuò la fezza <strong>del</strong>la gripola et mettila in un forno che sia caldo cioè rosso, et lassela arder et venirà negra; pestala<br />
et sarà fatta, et se tu vorai far vedro con essa accompagnala con altretanto quogolo, et farà vedro 110 .<br />
106 Anche Neri consiglia di non spingere la calcinazione <strong>del</strong> tartaro oltre la formazione di una polvere nera (per i residui di carbonio formatisi nella decomposizione<br />
<strong>del</strong> tartrato).<br />
107 Boletto sta per bollito, termine che trovasi in Neri, riferito al prodotto di lisciviazione (carbonato sodico) <strong>del</strong>le ceneri (allume catina).<br />
108 Viene data indicazione di aggiungere <strong>del</strong> tartaro calcinato (carbonato di potassio) all’acqua che servirà alla lisciviazione <strong>del</strong>la cenere. Questo accorgimento<br />
ripete, anche nell’indicazione quantitativa, quanto segnalato da Neri alla ricetta 1, il quale lo giudica “un modo secreto” cioè importante. L’Anonimo indica invece<br />
di aggiungere <strong>del</strong> sale di tartaro alla lisciva (ricetta 1). Ci sono analogie anche con la ricetta 103 di Darduin.<br />
109 Sostanzialmente identica alla precedente n. 41 di Neri, con una frase aggiunta alla fi ne.<br />
110 Darduin, alla successiva ricetta 112, afferma che da 100 libbre di tartaro crudo si ottengono per calcinazione 33 libbre di tartaro, in questo caso ben calcinato,<br />
tanto che diventi bianco.<br />
25<br />
6-<strong>2012</strong>
6-<strong>2012</strong><br />
Verderame 111<br />
studies<br />
studi<br />
Rivista <strong>del</strong>la <strong>Stazione</strong> <strong>Sperimentale</strong> <strong>del</strong> <strong>Vetro</strong><br />
Secondo Tratt. Toscano 44 - A fare verderame, secondo Niccolaio di Bertoldo 112<br />
Prendi rame in piastre sottilissime, e minuzzale in piccioli pezuoli, o vuoi limatura, e a lib. iii di rame metti<br />
oncie iii di sale armoniaco e mettilo come se tue cimentassi, e lascialo istare, tanto che diventi umido, in lo<br />
ditto sale, e mettivi suso tanto aceto forte, che detto rame ne sia coperto e lascialo istare per xi dì. Dice fi a tutto<br />
calcinato el detto rame in colore verde e bello; e anche dice che togliendo uno vaso e mettervi entro aceto e<br />
orzo, e questo vaso coprire con una piastra di rame, e porre questo vaso al sole, che per spazio di pochi dì sarà<br />
bellissimo verderame.<br />
Darduin 109 - A far verderame<br />
Piglia una olla di terra et mettili una lama di rame, poi metti la ditta olla sotto il ledame ben stroppada, per zorni<br />
trenta, poi cavela et quello che sarà attorno la ditta lama sarà verde rame buonissimo 113 .<br />
Vetriolo 114<br />
Neri, cap. 39 - A purifi care il vetriolo per fare un’acqua forte potentissima 115<br />
Habbi il vetriolo e quanto sarà meglio come sopra si dice, si farà acqua forte più potente. Questo si solve in<br />
acqua comune calda, soluto si lasci stare per tre giorni, poi si feltri l’acqua pregna di vetriolo, le feccie che<br />
saranno gialligne si buttino via, e si svapori quest’acqua in orinali di vetro, fi no esali i duoi terzi di essa, e<br />
il terzo che rimane si metta in catinelle di terra invetriate in luogo fresco che in dodici hore al più si vedrà il<br />
vetriolo lapillato a torno la catinella in punte che parrà cristallo di montagna in colore smeraldino bello e lascierà<br />
nel fondo una terra gialla, quale è il suo zolfo inutile per questa opera, questi lapil li si tornino di nuovo<br />
in acqua comune calda a solvere, soluti si feltri l’ac qua e si svapori in orinali di vetro, come sopra buttando<br />
sempre via quella terra gialla che rimane in fondo che alla terza volta il vitriolo sarà bene purifi cato e atto per<br />
fare una buona e potente acqua forte molto più assai <strong>del</strong>l’acqua forte ordinaria, massime quando il salnitro è<br />
bene raffi nato. 116<br />
Neri, cap. 31 - Acqua marina maravigliosa sopra tutte l’acque marine di mia inventione<br />
Il capo morto <strong>del</strong> spirito di vitriolo di Venere chimicamente fatto senza corrosivi lasciato stare all’aria per<br />
alquanti giorni, piglia per se medesimo senza niuno artifi tio uno colore verde sbiadato. Di questa materia<br />
polverizzata con l’accompagnatura <strong>del</strong>la zaffera preparata e con la medesima dosi, che nelle altre ramine preparate<br />
si è detto, dato al cristallo nel modo e forma detta nelle altre acque marine, farà un’ ac qua marina tanto<br />
bella e maravigliosa che sarà cosa di stupore, come io ho fatto più volte in Fiandra nella città di Anversa con<br />
maraviglia di tutti quelli che l’hanno vista. Il modo di fare il Vitriolo di rame senza corrosivi, spagiricamente<br />
sarà pigliare pezzetti di rame sottili, <strong>del</strong>la grandezza di mezza piastra fi orentina 117 e havere uno, o più correggiuoli<br />
secondo il bisogno, e nel fondo di essi mettere uno suolo di zolfo comu ne polverizzato e per sopra <strong>del</strong>li<br />
pezzetti di rame sopradetti, e poi un suolo di zolfo polverizzato, e per sopra pezzetti di rame, e in questa guisa<br />
111 Il verderame è un acetato basico di rame, di colore verde azzurro, chiamato anche Verdigris (vert-de-Grece). Si otteneva sottoponendo lamine di rame a vapori<br />
di aceto oppure ai vapori sviluppati dalla fermentazione <strong>del</strong>le bucce di acino d’uva (Gettens-Stout, 1966, p. 169). Il verderame in lapilli si riferisce al prodotto in<br />
cristalli.<br />
112 Riferisce la ricetta a questo personaggio sconosciuto.<br />
113 In questo caso il rame metallico verrebbe trasformato in sale rameoso dai vapori (Ossidi di azoto, ammoniaca ecc.) sviluppati dalla fermentazione <strong>del</strong> letame.<br />
114 Col termine Vetriolo, si indicano i solfati; il Vetriolo bianco è un solfato di zinco, il Vetriolo di Venere o Vetriolo blu (detto anche Vetriolo di Cipri in quanto<br />
proveniente da Cipro) è un solfato di rame, il Vetriolo Romano o vetriolo verde è un solfato idrato di ferro.<br />
115 In questo caso specifi co il vetriolo serve a fare una acqua forte (acido nitrico + acido solforico?), secondo la ricetta 38 sempre di Neri, vista al Capitolo relativo<br />
all’acqua forte.<br />
116 Il procedimento descritto consiste nel purifi care il Vetriolo (non viene precisato quale vetriolo si debba usare, però dal colore dei cristalli - smeraldino - sembrebbe<br />
trattarsi di quello verde ossia romano) per dissoluzione in acqua, nella eliminazione <strong>del</strong>l’insoluto di colore giallino (zolfo?) e nella riprecipitazione <strong>del</strong> vetriolo<br />
in grossi cristalli (lapilli).<br />
117 La piastra è una moneta ovvero scudo fi orentino.<br />
26
studies<br />
studi<br />
operare fi no tutto il rame sia messo in opera che si haverà<br />
preso per questo effetto, che altrimenti questo si dice<br />
stratifi care: fatto questo, si quoprino, segue in questo al<br />
Cap. 14° acciò lo possino provare, che con loro contento<br />
vedranno cose di stupore, questo modo non so che nessuno<br />
l’habbi provato, e io Prete Antonio Neri provandolo,<br />
lo trovai maraviglioso, come sopra, però lo dico di<br />
mia inventione. 118<br />
Neri cap. 131 - Vetriolo di Venere, che comincia in<br />
questo nella fi ne <strong>del</strong> Cap. 31<br />
I Coreggiuoli e si lutino, poi si mettino in fornello a vento<br />
aperto per sopra infra carboni ardenti, e da quelli ben<br />
ricoperti; e si lassino stare per due hore, lassando in ultimo<br />
freddare il fornello per se medesimo, allora si cavino<br />
in coreggiuoli e di essi se ne cavi il rame, quale si tro verà<br />
calcinato di colore nericcio che haverà <strong>del</strong> pavonazzo<br />
scuro, que sto rame così calcinato si pesti benissimo e si<br />
passi per staccio e habbi un vaso di terra cotta di forma<br />
tonda, in fondo piana che in Toscana si chiamano tegami<br />
che regga al fuoco e sopra uno fornello a vento aperto<br />
con una barra di ferro in cima a traverso si posi il tegame,<br />
havendo il tegame pieno di carboni e accesili nel tegame<br />
si metta il rame sopra detto calcinato, havendo con lui<br />
prima mescolato, per ogni libra di suo peso, oncie sei di<br />
zolfo comune polverizzato, e come il calore comincia a<br />
riscaldare il tegame e che il zolfo comincia a infi ammare<br />
Rivista <strong>del</strong>la <strong>Stazione</strong> <strong>Sperimentale</strong> <strong>del</strong> <strong>Vetro</strong><br />
Fig. 4 - XVI secolo, fi oriera blu decorata con oro e incisioni<br />
(Hugh Tait, “The Golden Age of Venetian Glass”; British<br />
Museum Publications)<br />
e abbruciare allora si habbia un ferro lungo con un rampino in cima e si rivolti e agiti il rame continuamente<br />
acciò non si attacchi al tegame, si appallottoli e questo si continui mentre il zolfo sarà tutto arso e che più non<br />
fummerà allora si levi il tegame dal fuoco così caldo e il rame che vi è dentro si cavi tutto con palettina di<br />
ferro o cosa simile e in mortaio di bronzo si pesti benissimo e si passi per staccio che sarà in polvere nera; e<br />
di nuovo si mescoli per ogni libra di rame con oncie sei di zolfo polverizzato come sopra, e si ritorni il tegame<br />
sopra il fornello a posare sopra la barra di ferro, mettendovi il rame e zolfo insieme a calcinare di nuovo, come<br />
comincia a fumare il zolfo si agiti e rimuova con il ferro il rame dentro nel tegame continuamente acciò non<br />
si attacchi al tegame né si appal lottoli insieme nei quai casi non calcina bene il rame, però si usi la diligenza<br />
maggiore in questo come cosa sustantiale, fi nito di sfumare tutto il zolfo così caldo si cavi <strong>del</strong> tegame e di nuovo<br />
si pesti e tamigi benissimo che pure sarà in polvere nera e si mescoli il peso di zolfo sopradetto, e si tomi<br />
a calcinare la terza volta nel tegame, come sopra, avvertendo da ultimo in questa terza ca1cinatione, lassare<br />
stare il tega me tanto sopra il fuoco che il rame che vi è drento pigli il colore rossi gno leonato e come è a questo<br />
colore allora si levi dal fuoco e si pesti nel mortaio, come sopra, che verrà in una polvere rosigna leonata, allo ra<br />
sarà calcinato a segno di potere conoscere il suo vitriolo, come ap presso si dice. 119<br />
Neri, cap. 132 - Vitriolo di Rame, altrimenti detto di Venere, senza corrosivi, <strong>del</strong> quale si cava il vero<br />
acceso azzurino, cosa maravigliosa<br />
Per cavare adunque il vitriolo <strong>del</strong> sopradetto rame calcinato, habbi no uno o più orinali di vetro assai capace<br />
secondo la quantità <strong>del</strong> rame calcinato, per esempio a libre una di tal rame calcinato e preparato come sopra<br />
118 Questa ultima parte <strong>del</strong>la ricetta 31 di Neri viene citata nella successiva 131, come prima fase iniziale per preparare il vetriolo di rame o Vetriolo di Venere.<br />
Qui si calcinano <strong>del</strong>le lamine di rame miste a <strong>del</strong>lo zolfo ottenendo <strong>del</strong>l’ossido o <strong>del</strong> Vetriolo di rame?<br />
119 Il procedimento descritto sembra una continuazione <strong>del</strong>la precedente ricetta 31 di Neri, cui <strong>del</strong> resto fa riferimento nel titolo. Resta da capire se si forma<br />
l’ossido di rame o il solfato (Vetriolo di Venere), di colore rossigno, come sembrerebbe dall’ultima frase.<br />
27<br />
6-<strong>2012</strong>
6-<strong>2012</strong><br />
studies<br />
studi<br />
Rivista <strong>del</strong>la <strong>Stazione</strong> <strong>Sperimentale</strong> <strong>del</strong> <strong>Vetro</strong><br />
si habbi un orinale che sia di tenuta di libre sei di acqua e questa sia acqua comune pulita si metta nel orinale<br />
con il rame calcina to, e questo in arena in fornello e se li dia fuoco temperato per quattro hore tanto che di<br />
sei libre di acqua ne svapori dua in circa, che a occhio si vede, si lassi freddare il fornello e si decanti l’acqua<br />
pianamente in catinelle di terra invetriate e il rame che resta nel fondo si torni in tega me, sopra il fornello a<br />
svaporare tutta l’humidità, l’acqua che sarà de cantata nelle catinelle sarà colorita in colore azzurro, carico<br />
e bello a maraviglia, si lassi stare così in dette Catinelle a posare per dua giorni, che in fondo darà la parte<br />
<strong>del</strong> rame in forma rossa, allora si feltri detta acqua con le solite linguelle in vasi di vetro, e la parte <strong>del</strong> rame,<br />
che sarà in fondo <strong>del</strong>le catinelle, si metta nel tegame come sopra a svaporare ogni humidità, quale svaporata<br />
all’ora si mescoli con questo rame, per ogni libra oncie sei di zolfo calcinato, e si torni alla calcinatione<br />
come sopra, e si agiti mentre sfumma il zolfo il rame con il terzo, come si è detto sopra, acciò si calcini bene<br />
e non si attacchi al tegame, svaporato benissimo così caldo si cavi <strong>del</strong> tegame e si pesti bene che sarà in una<br />
polvere nera e si mescoli con oncie sei per libra di zolfo pesto come sopra e si ritorni a calcinare agitando e<br />
mescolando continuamente con il ferro il rame in ogna calcinatione, come cosa necessaria e in questa seconda<br />
calcinatione in ultimo si lassi sopra il fuoco tanto che il rame diventi di colore rosso leonato, quando è tale<br />
allora si levi dal fuoco e così caldo si stacchi dal tegame e si pesti benissimo in mortaio di bronzo e si passi<br />
per staccio fi tto e come sopra si è detto, si metta in orinale di vetro con libre sei di acqua di pozzo pulita in<br />
arena in fornel lo, a fuoco lento, tanto che in quattro hore di sei libre di acqua ne sia isvaporate dua in circa,<br />
il che si conosce a occhio, allora si decanti pianamente l’acqua che sarà colorita in colore azzurro bellissimo<br />
e questa come sopra si decanti in catinelle invetriate, si lassi posare l’acqua per dua giorni, poi si feltri con le<br />
solite linguelle in vaso di vetro, che verrà un’acqua colorita e lucidissima e nel fondo <strong>del</strong>le catinelle rimarrà<br />
la parte <strong>del</strong> rame, la quale con il residuo <strong>del</strong> rame rimasto nell’orinale di vetro si deve mettere nel tegame<br />
di terra a svaporare ogni humidità, sopra il fornello come si è fatto le altre volte, mettendo in consideratio ne<br />
che in questa opera si romperà più di un tegame, però ogni volta se ne deve pigliare un nuovo quando l’altro<br />
è rotto e non solo quando è rotto ma quando è fesso, acciò non si rompa quando è sopra il fornello e il rame<br />
caschi fra le cenere e carboni e in questa maniera si perda ogni cosa, adunque svaporata l’humidità <strong>del</strong> rame,<br />
si mescoli con le solite oncie di zolfo polverizzato per libra di rame e nel tegame sopra il for nello si torni a<br />
calcinare e si agiti sempre al solito con il ferro e da ultimo quando più non fumma si lassi stare sopra il fuoco<br />
per un pezzetto che comincierà a pigliare il colore rosso leonato, quando è così ben colorito si cavi caldo <strong>del</strong><br />
tegame e in mortaio di bronzo si pesti, e poi si passi per staccio fi tto; il cavare il rame mentre è caldo si fa<br />
perché allora meglio si stacca dal tegame, perché lassato raffreddare si attacca di maniera al tegame che non<br />
è possibile staccarlo e etiam che si rompa il tegame appena se ne puoi e staccare, però sempre si è detto che<br />
caldo si stacchi, adunque il rame sopradetto pestato si metta a l’ordinario in orinale con le solite libre sei di<br />
acqua di pozzo per libra di rame facendone isvapo rare in fornello come sopra libre dua a fuoco lento e lassato<br />
poi freddare si decanta a l’ordinario l’acqua in catinelle, lassandola posare per dua giorni, poi come sopra si<br />
feltri l’acqua che al solito verrà colorita e bella. Il rame di nuovo come sopra si torni a svaporare, calcinare,<br />
e esuberare la sua tintura in orinali con acqua comune come sopra, fel trandola a l’ordinario e questa manipulatione<br />
non solo si reitera la quar ta, ma la quinta e la sesta volta come sopra in tutto e per tutto, allora il<br />
rame rimarrà come una terra molle e la migliore e nobil sua tintura sarà tutta nelle acque feltrate, come sopra,<br />
le quale tutte mescolate insieme con le solite linguelle di feltro si feltrino per ultimo e la residentia e feccie<br />
come inutili si buttino via, allora si haverà lacqua limpidissima e colorita di colore azzurro, maraviglioso. 120<br />
Neri, cap. 133 - Modo di cavare il vitriolo da dette acque colorite<br />
Habbisi adunque un’orinale di vetro grande e capace di fi aschi tre di liquore in cenere, o rena in fornello, con<br />
fuoco temperato pieno detto orinale di dette acque colorite si svaporino dette acque a fuoco tempe rato, e vicino<br />
al fornello si tenghino orinali di vetro pieni di queste ac que colorite acciò stiano calde bene e di quando<br />
in quando con Roma iolini di vetro se ne riempi l’orinale grande che è nelle arene acciò svapori e questo si<br />
fa acciò le acque colorite si possino mettere calde che messe fredde farebbano rompere l’orinale grande e di<br />
120 Non si capisce la differenza tra questa ricetta e la precedente sempre di Neri, salvo il fatto che qui si inserisce una dissoluzione in acqua. Queste ricette sono<br />
molto confuse; Neri purtroppo talvolta si dilunga anche in modo eccessivo ma non dà la necessaria chiarezza.<br />
28
studies<br />
studi<br />
Rivista <strong>del</strong>la <strong>Stazione</strong> <strong>Sperimentale</strong> <strong>del</strong> <strong>Vetro</strong><br />
così mandar male ogni cosa, però si tengano li orinali pieni di acque colorite vicine al fornello, acciò siano<br />
calde, svaporata tutta l’acqua colorita <strong>del</strong>li orinali se per esempio tutta l’acqua colorita fu fi aschi dieci, se ne<br />
deve svapo rare tanta che torni il tutto alla quantità di fi aschi dua e mezzo overo tre, allora quest’acqua sarà<br />
carica e pregna di tintura, si metta in catinelle di terra invetriate e si lassi in luogo freddo e humido per una<br />
notte che si troverà il vetriolo di rame lapillato in punte cristalline che parranno di vero smeraldo Orientale,<br />
si decanti bene tutta lacqua che sarà nella catinella e si lassi asciugare e se ne stacchi il vetriolo e detta acqua<br />
si metta a svaporare la metà che darà nuovo vitriolo come sopra, e questo si reiteri fi no si ha tutto il vitriolo,<br />
quale si metta in retorta lutata benis simo di potente luto, avertendo non mettere più di libre una di vetriolo<br />
per storta quale non sia molto grande. Ma si bene habbi recipiente ampio e capace, si dia a questa in principio<br />
per quattro hore continue fuoco temperatissimo perché se se li augumentassi niente il fuoco li spiriti humidi<br />
e ventosi, che nel principio escano da questo vetriolo sono tanto potenti e vengano con tanto impeto quando<br />
il fuoco è ga gliardo che non ci è recipiente che regger potessi. Però si averta sopra ogni cosa che il fuoco nel<br />
principio per quattro hore sia temperato bene, le giunture siano ottimamente lutate. In ultimo se li dia fuoco<br />
potente che comincieranno a venire gli spiriti secchi in forma bianca, si conti nui il fuoco fi no il recipiente<br />
comincia a rischiarare e <strong>del</strong> tutto sia fred do, allora non se li dia più fuoco e in capo di venti quattro hore si<br />
sluti le giunture e il liquore che è nel recipiente si serbi in vasi di vetro otti mamente sigillati, che questo è il<br />
vero acceso azzurrino con il quale si fa cose maravigliose, come bene si può comprendere da l’odore suo che<br />
è potentissimo e acutissimo quanto cosa che oggi nota sia nella natura. Molte cose si potrebbono dire che si<br />
tralassano per non essere appartenenti a l’arte Vetraria che con migliore occasione forse si potranno giudicare;<br />
le feccie adunque che rimangano nel fondo <strong>del</strong>la retorta che saranno in colore nero lassate alcuni giorni a<br />
l’aria per se sole pigliano il colore sbiadato che sopra si dice, questo si polverizzi e mescoli con zaffera, come<br />
sopra, dandola al Cristallo, con la dose detta si farà l’ac qua marina maravigliosa e però ho posto io qui il<br />
modo di fare questa polvere con molta chiarezza presuponendomi non haver messo un modo di far ordinario,<br />
ma un vero tesoro di Natura e questo per gusto <strong>del</strong>li spiriti Gentili e curiosi. 121<br />
Zaffera 122<br />
Primo Tratt. Toscano 25 - A fare il cofaro di bel colore<br />
Recipe cofaro; pestalo e lavalo bene e to’ne libre 5 di cofaro, e lib 2 di sal comune, e metti ogni cosa in una<br />
pentola invetriata e bolla tanto che l’acqua si consumi; e poi pesta questo, e rimettilo nella detta pentola di<br />
lescivia, e tanto bolla che la lescivia si consumi. E ‘n questo modo li cuoci tre volte colla lescivia. E questo è<br />
buono a fare colore di smalti. 123<br />
Neri, cap. 12 - A preparare la Zaffera che serve per più colori nell’Arte vetraria<br />
Piglisi la Zaffera in pezzi grossi e mettasi in tegami di terra tenendola nella camera <strong>del</strong>la fornace per uno mezzo<br />
giorno, di poi si metta in una cazza di ferro a infi ammare nella fornace, e si cavi, e così calda si sbuffi con<br />
aceto forte, poi come è fredda si macini sottilmente sopra porfi do, e in catinelle di terra invetriata con acqua<br />
calda si lavi, e a più acqua, lasciando sempre posare la Zaffera in fondo, poi si decanti pia namente, che così<br />
porterà via la terrestreità e immonditie <strong>del</strong>la Zaffera, e la parte buona e tintura <strong>del</strong>la Zaffera rimarrà in fondo,<br />
la quale così preparata e purifi cata tingnerà assai meglio che prima, facendo tintura limpida e chiara, questa<br />
Zaffera si asciughi e si serbi in vasi serrati al suo uso, che farà assai meglio che prima. 124<br />
121 Sembra da questa ricetta che il Vetriolo di rame, prodotto nelle due precedenti e che era passato in soluzione, venga riprecipitato in cristalli (lapilli), però<br />
nell’ultima frase sembra invece prendere le feccie nere (ossido di rame?) che rimangono al fondo <strong>del</strong>la storta e le mescola a <strong>del</strong>la zaffera per fare un’acqua marina<br />
meravigliosa; ma allora cosa serviva preparare il vetriolo con una sistema così complesso?<br />
122 Zaffera o Zaffara o Zaffaro (anche Gafaro o Cofaro), è un minerale a base di ossido di cobalto; colora fortemente il vetro in blu. In genere il minerale proveniva<br />
dalla Sassonia ed era diluito in sabbia silicea; nelle ricette che seguono sembra però che venga trattato l’ossido di cobalto puro che si otteneva per arrostimento <strong>del</strong>la<br />
cobaltite (solfo arseniuro di cobalto) e <strong>del</strong>la smaltite (arseniuro di cobalto).<br />
123 L’ossido di cobalto viene trattato con una soluzione bollente di sale comune.<br />
124 Qui Neri sembra trattare il minerale puro, calcinandolo e raffreddandolo poi con aceto.<br />
29<br />
6-<strong>2012</strong>
6-<strong>2012</strong><br />
studies<br />
studi<br />
Rivista <strong>del</strong>la <strong>Stazione</strong> <strong>Sperimentale</strong> <strong>del</strong> <strong>Vetro</strong><br />
Brunoro 19 - A calcinar la Zaffara che serve per più colori nell’arte Vetraria<br />
Piglia zaffara in pezzi grossi, et mittasi in tegami di terra tenindola nella camera <strong>del</strong>la fornace per un mezo<br />
giorno ben coperta, poi si mitta in una cazza di ferro, a infi amare nila fornace, poi si cavi et così calda si<br />
sbruffi con acetto forte, poi come è freda si macini sotilmente sopra porfi do, et in catinilla d’aqua calda si<br />
lavi in più aque, lassiando sempre posare la zaffara in fondo. Poi si decanti pianaminte, che così porterà via<br />
la tereistrità, e monditie, et la parte buona <strong>del</strong>la zaffara rimarà, nel fondo, la quale così preparata farà color<br />
admirabile, avertendo d’assiugarla bene e riponila in loco che non vadi polvere 125 .<br />
Darduin 209 - Del zafaro<br />
Il zafaro come tu il compri averti prima che sia sodo, fi sso, et pesante, et non busegno, et leggiero, et che in<br />
qualche parte ti mostri che tiri al violado et questa sarà buono; il pagherai soldi 12 la lira, mettilo nelle sue<br />
creppe di ola su la tressa <strong>del</strong>la calchera per giorni 5 over sei che sarà brusado; ti farà di callo L. 16 poco più o<br />
poco manco per cento, questo ti venirà a costar brusado, e tamisado soldi 16 in circa la lira.<br />
Zolfo o Solfare<br />
Darduin 106 - A far solfere fi sso che va nel rosechier<br />
Piglia solfere quanto tu vuoi, <strong>del</strong> fi no, pestalo menudo poi tuò doi inghistere di lissia di quella che si astrenze<br />
per cavar il sal da far il cristallo 126 , et mettila in un cadino, poi butta dentro il detto solfere et lassalo per un<br />
giorno, acciò quella lissia li cavi fuora la sostanza; poi tuò una caldiera de acqua, et mettila al fuoco et falla<br />
scaldar, et come sarà calda, butta dentro tutta quella robba, poi falla strenzer, et fanne lissia poi tornala a<br />
bogier, et cavali il sal, et questo sarà il tuo solfere fi sso, buono per il rosecchier. Con feltro si cava fuori <strong>del</strong><br />
cadino, et poi si boge. 127<br />
Neri, cap. 126 - A fi ssare il zolfo per l’opera soprascritta<br />
Habbi fi ori di zolfo e questi bolli in olio comune per una hora, ri muovi dal fuoco e sopra buttali aceto fortissimo<br />
e subito il zolfo anderà in fondo e l’olio verrà sopra l’aceto, evaqua l’olio e l’aceto e poni nuovo<br />
olio sopra il zolfo reitera come sopra e questa ancora la terza volta che allora haverai zolfo fi sso per l’opera<br />
soprascritta. 128<br />
Brunoro 20 - A fi ssare il zolfo per far il rossichiaro<br />
Habbi fi ori di solfo, et questi bolli in oglio comune per una hora poi retira dal foco, et sopra buttali acceto<br />
fortissimo che subbito il solfo andarà nel fondo, e l’oglio verrà sopra l’acceto, cava quill’oglio e quel’acceto<br />
pian piano et poni nuovo oglio sopra il solfo, poi ritiralo come sopra ci farai questo la terza volta, che all’hora<br />
haverai solfo fi sso per far il rossichiaro 129 .<br />
Neri, cap. 130 - Modo di fi ssare il zolfo per il Rosichiero da smaltare oro<br />
Facciasi un capitello forte di calcina e cenere forte cioè di legne di quercia, in questa calcina bollire il zolfo<br />
assai che questa lissia li leva certo colore untuoso e combustibile che in se ha il zolfo, mutandoli la liscia il<br />
zolfo diventa bianco e incombustibile e fi sso buono per fare il Rosichiere da smaltare oro per Orefi ci. 130<br />
125 Corrisponde totalmente alla ricetta n. 12 di Neri.<br />
126 Si riferisce alla lisciva di cenere vegetale sodica.<br />
127 Diffi cile capire quale sia il senso di questo trattamento <strong>del</strong>lo zolfo con una soluzione di carbonato sodico, come diffi cile da interpretare è l’aggettivo “fi sso”,<br />
forse vuol dire concentrato.<br />
128 Altro modo di fare lo zolfo “fi sso”, in questo caso bollendo lo zolfo con olio e trattandolo poi con aceto. L’opera cui fa riferimento è il “Rosechiero da oro in<br />
altra maniera” <strong>del</strong>la ricetta 125, <strong>del</strong>lo stesso Neri. In questa ricetta, un rosso a base di ossidulo di rame, lo zolfo viene inserito con ogni probabilità per la sua azione<br />
riducente.<br />
129 Ricetta identica alla precedente n. 126 di Neri.<br />
130 Diffi cile capire a quale calcina si riferisca; potrebbe essere la calcina o calce idrata con cui fa una lisciva assieme alla cenere di faggio; in questa fa bollire lo<br />
zolfo.<br />
30
associazioni Rivista <strong>del</strong>la <strong>Stazione</strong> <strong>Sperimentale</strong> <strong>del</strong> <strong>Vetro</strong><br />
Natura e storia<br />
CoReVe<br />
Consorzio Recupero <strong>Vetro</strong><br />
Il CoReVe nasce il 23 ottobre <strong>del</strong> 1997, in ottemperanza al Decreto Legislativo 22/97. Il CoReVe non ha<br />
fi ni di lucro ed è costituito allo scopo di raggiungere gli obiettivi di riciclaggio e di recupero dei rifi uti di<br />
imballaggio in vetro provenienti dalla raccolta differenziata effettuata dal servizio pubblico sul territorio<br />
nazionale; si occupa, inoltre, <strong>del</strong>l’informazione diretta al cittadino. Al CoReVe aderiscono sia i produttori<br />
di vetro cavo meccanico per imballaggio e gli importatori, che gli imbottigliatori e i grossisti: il 95%<br />
<strong>del</strong>la quota di partecipazione al Consorzio è assegnata ai produttori, il rimanente 5% agli importatori.<br />
Il CoReVe gestisce complessivamente il ritiro dei rifi uti di imballaggio in vetro raccolti in modo differenziato<br />
in 5.894 Comuni (circa il 75% dei comuni italiani), con un incremento <strong>del</strong> 5,4% rispetto al<br />
2010. La popolazione coinvolta è di oltre 50.000.000 di abitanti, corrispondente all’84% <strong>del</strong>la popolazione<br />
italiana.<br />
Il materiale proveniente<br />
dalla raccolta differenziata<br />
arriva nei centri di trattamento<br />
dove il vetro viene<br />
separato dai corpi estranei<br />
come rifi uti organici, porcellana,<br />
ceramica, metalli,<br />
plastica, carta.<br />
Le fasi sono diverse e vanno<br />
da una cernita manuale alla<br />
separazione meccanizzata<br />
con macchine selezionatrici<br />
specifi che, come i lettori<br />
“ottici”.<br />
Alla fi ne si ottiene la materia<br />
prima seconda adatta<br />
al riciclo in vetreria: il<br />
rottame di vetro “pronto al<br />
forno”.<br />
31<br />
6-<strong>2012</strong>
6-<strong>2012</strong><br />
associazioni<br />
32<br />
Uscita <strong>del</strong> rottame “pronto<br />
al forno” dagli impianti di<br />
trattamento, impiegato dalle<br />
vetrerie per produrre nuovo<br />
vetro in sostituzione <strong>del</strong>le<br />
materie prime tradizionali.<br />
Il riciclo <strong>del</strong> vetro<br />
Rivista <strong>del</strong>la <strong>Stazione</strong> <strong>Sperimentale</strong> <strong>del</strong> <strong>Vetro</strong><br />
Con il percorso di riciclo il vetro torna a “vivere” in nuovi contenitori pronti per essere riutilizzati dalle<br />
aziende che producono succhi, acqua, olio, marmellate ecc., rientrando nelle nostre case con la spesa di<br />
tutti i giorni. In Italia, più di tre bottiglie su quattro vengono prodotte utilizzando esclusivamente vetro riciclato,<br />
offrendo così alla collettività importanti vantaggi: risparmio di materie prime, riduzione dei consumi<br />
energetici, riduzione dei rifi uti solidi urbani e dei costi per lo smaltimento. Nel 2011 la quantità di<br />
rifi uti d’imballaggio in vetro riciclata è cresciuta rispetto al 2010 <strong>del</strong> 6,7%. Il tasso di riciclo ha raggiunto<br />
il 69,9%, superando ampiamente l’obiettivo fi ssato dal D.lgs. 152/06, pari al 60%. Nell’ultimo anno, il<br />
riciclo dei rifi uti di imballaggio in vetro provenienti dalla raccolta nazionale ha raggiunto il quantitativo<br />
di 1.570.302 t. e ha portato a importanti risultati ambientali:<br />
1. Riduzione <strong>del</strong>l’estrazione di materie prime tradizionali per circa 3.180.701 tonnellate, superiore al<br />
volume sviluppato dalla piramide egizia più importante, quella di Cheope, alta ben 137 metri;<br />
2. Recupero di una quantità di energia pari a 1.648.080 MWh, tale da permettere il funzionamento di<br />
6.672.390 lavatrici di Classe A, per un anno;<br />
3. Si è evitata l’emissione in atmosfera di 2.031.352 tonnellate di CO 2 equivalenti, corrispondenti a<br />
quelle derivanti dalla circolazione di 1.289.750 auto Euro 5 per un anno (piccole utilitarie con percorrenza<br />
media di 15.000 km).<br />
Il ritiro dei rifi uti di imballaggio in vetro provenienti dai Comuni o dai loro Gestori <strong>del</strong>egati convenzionati<br />
avviene attraverso il riconoscimento di un corrispettivo economico volto a sostenere i costi <strong>del</strong>la raccolta<br />
differenziata. Più il vetro è di qualità, più alto è il corrispettivo riconosciuto da CoReVe ai Comuni,<br />
quindi più bassi gli oneri per i cittadini, minori i costi per la sua valorizzazione (trattamento) e maggiori<br />
i risultati fi nali di riciclo. Le fasce qualitative sono tre, variano in funzione <strong>del</strong> tenore di frazioni estranee<br />
(inquinanti) presenti nel rottame e vengono assegnate attraverso apposite verifi che analitiche. A queste,
associazioni<br />
Rivista <strong>del</strong>la <strong>Stazione</strong> <strong>Sperimentale</strong> <strong>del</strong> <strong>Vetro</strong><br />
va aggiunta una fascia d’eccellenza che per impurità inferiori all’1%, in peso, dà diritto al corrispettivo<br />
più alto in assoluto: 38,27/t. Per la raccolta <strong>del</strong> vetro separato per colore è previsto un ulteriore premio<br />
economico da sommare ai precedenti (10,34/t.). Il materiale che non rispetta i requisiti minimi per il<br />
successivo trattamento e riciclo (non conforme) invece non viene ritirato.<br />
Nel 2011 la quantità di rifi uti d’imballaggio<br />
in vetro riciclata è cresciuta<br />
rispetto al 2010 <strong>del</strong> 6,7%<br />
passando da 1.471 Kt a 1.570 Kt.<br />
Il tasso di riciclo ha raggiunto il<br />
69,9%.<br />
I risultati sono stati ampiamente<br />
superiori rispetto all’obiettivo a<br />
suo tempo fi ssato dal D.lgs. 152/06<br />
pari al 60%.<br />
Nell’ultimo anno, il riciclo dei<br />
rifi uti di imballaggio in vetro provenienti<br />
dalla raccolta nazionale<br />
ha raggiunto il quantitativo di<br />
1.570.302 t.<br />
A questo risultato ha concorso l’utilizzo<br />
<strong>del</strong>la sabbia di vetro ottenuta<br />
dal recupero secondario dei cascami<br />
dei lettori ottici di cernita degli<br />
inerti diversi dal vetro (ceramiche,<br />
porcellane, pietre ecc.) e <strong>del</strong>le frazioni<br />
fi ni. L’impiego <strong>del</strong>la sabbia di<br />
vetro, nei settori industriali anche<br />
diversi da quello vetrario, è leggermente<br />
diminuito.<br />
I rifi uti d’imballaggio raccolti in<br />
modo differenziato seguono due<br />
percorsi distinti verso le successive<br />
fasi di trattamento e riciclo:<br />
• Il primo è rappresentato dal fl usso<br />
costituito dai quantitativi gestiti<br />
dal CoReVe mediante le convenzioni,<br />
cioè i contratti con i comuni e le<br />
aziende di raccolta.<br />
• Il secondo fl usso è costituito in<br />
misura preponderante dai quantitativi<br />
di rottame di vetro “pronto al<br />
forno” di cui le vetrerie (Riciclatori)<br />
si approvvigionano direttamente<br />
dal mercato, al quale si aggiunge<br />
l’utilizzo <strong>del</strong>la sabbia di vetro, ottenuta<br />
dal recupero degli scarti, da<br />
parte <strong>del</strong>l’industria <strong>del</strong>la ceramica.<br />
Nel caso in cui CoReVe disponga<br />
di dati relativi al rottame di vetro<br />
“pronto al forno”, è possibile effettuare<br />
solo una stima <strong>del</strong> dato originario<br />
di raccolta, sommando alle<br />
quantità note di “pronto al forno”<br />
gli scarti, che si ritengono persi con<br />
le operazioni di selezione.<br />
Nel 2011 la raccolta differenziata<br />
dei rifi uti di imballaggio in vetro<br />
è cresciuta <strong>del</strong> 6% su base annua,<br />
passando da 1.584.000 t. <strong>del</strong> 2010<br />
a 1.682.000 t.<br />
33<br />
6-<strong>2012</strong>
6-<strong>2012</strong><br />
associazioni<br />
34<br />
Fondo Anci-CoReVe<br />
Rivista <strong>del</strong>la <strong>Stazione</strong> <strong>Sperimentale</strong> <strong>del</strong> <strong>Vetro</strong><br />
CoReVe e ANCI hanno istituito nel 2009 un fondo speciale per i fi nanziamenti da destinare ai Comuni,<br />
fi nalizzato a migliorare e ottimizzare la qualità <strong>del</strong>la raccolta e il recupero <strong>del</strong> vetro.<br />
Il fondo viene utilizzato per cofi nanziare:<br />
1. Progetti che promuovono la specializzazione dei sistemi di raccolta <strong>del</strong> vetro (introduzione <strong>del</strong> mono-materiale,<br />
raccolta per colore)<br />
• da raccolta indistinta di più materiali a raccolta specifi ca dei soli imballaggi in vetro;<br />
• da raccolta indistinta dei diversi colori di vetro a raccolta specifi ca <strong>del</strong> vetro colorato da una parte<br />
e <strong>del</strong> vetro incolore dall’altra;<br />
2. Progetti di comunicazione e di controllo sulla qualità dei conferimenti;<br />
3. Progetti per forme di riciclo sussidiario ove incanalare fl ussi “incorreggibili” anche da parte <strong>del</strong>la<br />
sofi sticatissima tecnologia di selezione oggi in uso.<br />
Dalla sua istituzione, il fondo ha consentito di avviare o ripristinare in molti Comuni la raccolta monomateriale<br />
(cioè <strong>del</strong> solo vetro), di sperimentare in altri la raccolta <strong>del</strong> vetro separato per colore e di alimentare<br />
progetti di ricerca e di sviluppo innovativi, con l’obiettivo di individuare processi e prodotti per<br />
lo sviluppo di nuovi impieghi <strong>del</strong> vetro di scarto, altrimenti destinato alla discarica.<br />
Dall’inizio <strong>del</strong>l’Accordo Anci-CONAI (periodo 2009-2013), il fondo Anci-CoReVe ha accantonato circa<br />
1.755.000 euro e si prevede che, a fi ne 2013, si raggiungerà la cifra di 3.177.000 euro.<br />
Progetti cofi nanziati anno 2009-<strong>2012</strong>
associazioni<br />
La ricerca - Nasce un nuovo materiale, “la pasta di vetro”<br />
Rivista <strong>del</strong>la <strong>Stazione</strong> <strong>Sperimentale</strong> <strong>del</strong> <strong>Vetro</strong><br />
Il fondo stanziato dal CoReVe e dall’ANCI si occupa anche di fi nanziare progetti sperimentali volti a<br />
individuare impieghi alternativi <strong>del</strong> vetro destinato alla discarica. È stata perciò fi nanziata un’attività di<br />
ricerca specifi ca <strong>del</strong>l’Università di Reggio Emilia e Modena che, tra l’altro, ha riguardato il brevetto <strong>del</strong>la<br />
pasta di vetro, un materiale ottenuto dagli scarti vetrosi fi no ad ora destinati alla discarica, che consente<br />
ad aziende di eco-design, bioarchitettura, imprese di costruzione ecc. di entrare in un nuovo scenario<br />
industriale e ottenere importanti vantaggi economici nella fase di produzione, riducendo l’estrazione<br />
<strong>del</strong>le materie prime e di conseguenza anche l’inquinamento.<br />
Con questo nuovo materiale si possono realizzare rivestimenti e complementi d’arredo, come piastrelle,<br />
top per cucina, sanitari, arredi urbani e molti altri manufatti per l’edilizia. Ad esempio, di recente sono<br />
state realizzate le maniglie di un super-yatch di lusso, Amer 92, presentato al Salone di Genova, e arredi<br />
urbani come panchine, dissuasori sferici e fi oriere, presentati ad Ecomondo <strong>2012</strong>, che hanno riscosso un<br />
enorme successo.<br />
La campagna informativa “C’è <strong>Vetro</strong> e <strong>Vetro</strong>. Impara la differenza. Fai la differenziata”<br />
Allo scopo di pubblicizzare le buone pratiche e con l’intento preciso di correggere i comportamenti errati<br />
più comuni, la campagna ha animato il territorio italiano con una serie di iniziative, pensate proprio<br />
per informare i cittadini, gli amministratori e gli addetti ai lavori, ma anche per coinvolgere il mondo<br />
<strong>del</strong>la comunicazione e dei media circa le differenze tra ciò che è vetro da imballaggio, adatto ad essere<br />
raccolto e poi riciclato nella produzione di nuovi contenitori e ciò che, “falso amico”, di fatto ne vanifi ca<br />
il corretto recupero (lampade e lampadine, ceramiche e porcellane, schermi televisivi, specchi ecc.) e ne<br />
impedisce il successivo riciclo.<br />
Sia nel 2010 che nel 2011, la campagna è stata caratterizzata anche dall’iniziativa <strong>del</strong> Green Tour, il Co-<br />
ReVe ha individuato e premiato le città italiane che si sono distinte per l’effi cacia <strong>del</strong> sistema di raccolta<br />
differenziata implementato degli imballaggi in vetro e per l’impegno e la sensibilità dimostrate. Il Green<br />
Award è stato assegnato alle tre città che hanno raggiunto eccellenti risultati in termini di raccolta differenziata<br />
di qualità <strong>del</strong> vetro; mentre il Blue Award alle tre città che si sono impegnate per ottimizzare i<br />
sistemi di raccolta.<br />
Le città premiate con il Green Award hanno avuto il piacere di ospitare la diretta <strong>del</strong> programma di RAI<br />
Radio2 Il Ruggito <strong>del</strong> Coniglio, condotto da Marco Presta e Antonello Dose.<br />
I falsi amici <strong>del</strong> vetro<br />
La campagna <strong>del</strong> CoReVe mira soprattutto a guidare i cittadini a svolgere una corretta raccolta differenziata,<br />
in quanto ancora oggi spesso vengono gettati nelle campane <strong>del</strong> vetro oggetti di cristallo, ceramiche<br />
e porcellane, vetroceramiche (pirofi le) e pirex su tutti, ma anche lampadine, tubi al neon, specchi,<br />
monitor, lastre, tutti questi materiali possono sembrare erroneamente amici <strong>del</strong> vetro da imballaggio, ma<br />
in realtà sono materiali contaminanti, nemici <strong>del</strong> suo riciclo, che inquinano irrimediabilmente la raccolta<br />
<strong>del</strong> vetro.<br />
35<br />
6-<strong>2012</strong>
6-<strong>2012</strong><br />
associazioni<br />
36<br />
Oggetti di cristallo, ceramiche e porcellane,<br />
vetroceramiche (pirofi le) e pirex<br />
su tutti, ma anche lampadine, tubi al<br />
neon, specchi, monitors, lastre ed inerti<br />
vari, tutti questi materiali possono sembrare<br />
erroneamente amici <strong>del</strong> vetro da<br />
imballaggio, perché a esso simili o assimilabili,<br />
ma in realtà sono materiali<br />
contaminanti, veri e propri nemici <strong>del</strong><br />
suo riciclo, che vanno a “inquinare”<br />
una raccolta <strong>del</strong> vetro solitamente di<br />
buona qualità.<br />
Introducendo infatti elementi dannosi<br />
come questi, si vanifi cano gli sforzi dei<br />
cittadini e il virtuoso percorso generato<br />
con il loro impegno.<br />
In linea di massima, ecco come comportarsi:<br />
se si detengono piccoli quantitativi<br />
di tali materiali è bene gettarli<br />
con il rifi uto indifferenziato mentre, per<br />
quantitativi più importanti, bisognerebbe<br />
conferirli presso le isole ecologiche<br />
comunali.<br />
È però sempre importante fare riferimento<br />
al proprio comune per conoscere<br />
l’esatta destinazione di questi rifi uti,<br />
perché possono variare a seconda <strong>del</strong><br />
sistema di smaltimento adottato localmente.<br />
Rivista <strong>del</strong>la <strong>Stazione</strong> <strong>Sperimentale</strong> <strong>del</strong> <strong>Vetro</strong><br />
CO.RE.VE - Consorzio Recupero <strong>Vetro</strong> - è il consorzio senza fi ni di lucro che ha per scopo il raggiungimento<br />
degli obiettivi di riciclo e recupero dei rifi uti di imballaggio in vetro prodotti sul territorio<br />
nazionale. È stato istituito dai principali gruppi vetrari italiani il 23 ottobre 1997 in ottemperanza al<br />
Decreto Legislativo 22/97 per gestire il ritiro dei rifi uti in vetro provenienti dalla raccolta differenziata,<br />
per predisporre le linee guida per le attività di prevenzione e per garantire l’avvio al riciclo <strong>del</strong> vetro<br />
raccolto. Un’organizzazione moderna i cui obiettivi sono la costante ricerca di nuove soluzioni che possano<br />
migliorare e ottimizzare la catena di montaggio <strong>del</strong> rottame di vetro.<br />
Per ulteriori informazioni:<br />
CO.RE.VE. Consorzio Recupero <strong>Vetro</strong><br />
tel. 02 48012961 - info@coreve.it<br />
Uffi cio Stampa:<br />
Massimo Tafi<br />
cell. 335 7171005 - massimo.tafi @mediatyche.it<br />
Elena Rabaglio<br />
cell. 393 8858716 - elena.rabaglio@mediatyche.it<br />
Stefania Lobosco<br />
cell. 392 9695090 - stefania.lobosco@mediatyche.it
associazioni<br />
Presentiamo in queste pagine<br />
un’intervista esclusiva al dottor<br />
Gianpaolo Caccini, Presidente<br />
<strong>del</strong> CoReVe e grande<br />
conoscitore <strong>del</strong>l’industria <strong>del</strong><br />
vetro internazionale.<br />
Dottor Caccini, Lei ha assunto<br />
la Presidenza di CoReVe<br />
da quasi due anni, un periodo<br />
molto diffi cile, per la situazione<br />
economica complessiva.<br />
Può raccontare ai nostri lettori<br />
quali sono state in questi mesi<br />
le sfi de più stimolanti e le realizzazioni<br />
più signifi cative?<br />
Ho assunto la carica di Presidente<br />
<strong>del</strong> CoReVe esattamente<br />
nel mese di maggio 2011. A fi ne<br />
<strong>dicembre</strong> avrò quindi raggiunto<br />
un’anzianità di circa 18 mesi.<br />
Con il perdurare <strong>del</strong>la crisi economica<br />
e quindi con un’evoluzione<br />
negativa dei consumi, l’obiettivo<br />
principale era ed è quello<br />
di continuare ad aumentare le<br />
quantità di vetro riciclato:<br />
2010 ton. 1.471.000<br />
% riciclo 68.3%<br />
2011 ton. 1.570.000<br />
% riciclo 69.9%<br />
<strong>2012</strong> (previsioni) ton. 1.570.000<br />
% riciclo 71.2%.<br />
Ritengo che una raccolta di qualità<br />
sia l’obiettivo primario per<br />
raggiungere alti tassi di riciclo a<br />
costi ragionevoli. Da questa sfi -<br />
da, a cui sono legati l’effi cienza<br />
e gli effetti economici <strong>del</strong>l’intera<br />
fi liera che va dai cittadini all’industria<br />
degli imballaggi in vetro,<br />
passando per i servizi di raccolta<br />
e gli impianti di trattamento,<br />
dipendono i conseguenti risparmi<br />
di materie prime, energia ed<br />
Rivista <strong>del</strong>la <strong>Stazione</strong> <strong>Sperimentale</strong> <strong>del</strong> <strong>Vetro</strong><br />
Ricicliamo con sempre maggiore effi cienza e qualità<br />
Intervista al dottor Gianpaolo Caccini, Presidente CoReVe<br />
Laureato in chimica a Pavia,<br />
dopo una breve parentesi nel<br />
settore farmaceutico ed energetico,<br />
nel 1973 è approdato<br />
alla Saint Gobain, dove si è<br />
occupato di prodotti isolanti,<br />
di fl aconeria, di fi bre di rinforzo,<br />
fi no ad assumere posizioni<br />
di rilievo come responsabile<br />
internazionale <strong>del</strong>la divisione<br />
fi bre per rinforzo, come<br />
Presidente - Direttore Generale<br />
di Saint Gobain Corporation<br />
USA e come Direttore<br />
Generale <strong>del</strong>l’intero Gruppo<br />
con responsabilità di tutti gli<br />
stabilimenti e divisioni nel<br />
mondo (40 miliardi di euro di<br />
fatturato, 160.000 dipendenti,<br />
52 paesi).<br />
Dal 2003 al 2010 è stato Presidente<br />
<strong>del</strong>l’Associazione Nazionale<br />
Industriali <strong>del</strong> <strong>Vetro</strong><br />
- Assovetro.<br />
emissioni derivanti dal riciclo<br />
<strong>del</strong> rottame di vetro.<br />
L’industria <strong>del</strong> vetro europea,<br />
e quella italiana in particolare,<br />
ha subito dal 2008, inizio <strong>del</strong>la<br />
crisi fi nanziaria internazionale,<br />
pesanti ripercussioni e diffi<br />
coltà di mercato, più o meno<br />
accentuate nei vari settori produttivi.<br />
Quanto questa situazione<br />
ha infl uenzato l’attività<br />
di CoReVe e quanto il Consorzio<br />
può fare per migliorare la<br />
competitività dei produttori?<br />
Per quanto riguarda i prodotti in<br />
vetro molteplici sono i mercati<br />
interessati:<br />
- Lastre di vetro: trasporto su<br />
gomma, su rotaia e l’edilizia;<br />
- Lana di vetro (a fi bra corta):<br />
isolanti per l’edilizia;<br />
- Filati di vetro (a fi bra lunga):<br />
rinforzo <strong>del</strong>le materie plastiche.<br />
La crisi economica ha infl uen-<br />
37<br />
6-<strong>2012</strong>
6-<strong>2012</strong><br />
associazioni<br />
38<br />
zato i settori citati in modo non<br />
uniforme: il crollo <strong>del</strong>l’edilizia e<br />
le gravissime diffi coltà <strong>del</strong> mercato<br />
<strong>del</strong>l’auto hanno seriamente<br />
compromesso i risultati di questi<br />
due settori; stessa tendenza per<br />
le lane e i fi lati di vetro, mentre i<br />
contenitori, che hanno usufruito<br />
dei notevoli benefi ci <strong>del</strong> riciclo<br />
(risparmi di materie prime e di<br />
energia con conseguenti riduzioni<br />
<strong>del</strong>le emissioni), hanno fatto<br />
registrare rallentamenti molto<br />
più contenuti.<br />
I risultati 2011 <strong>del</strong>l’attività Co-<br />
ReVe, recentemente certifi cati<br />
e uffi cializzati, hanno evidenziato<br />
che i dati sul recupero e<br />
sul riutilizzo di rottame sono in<br />
continuo miglioramento. Quali<br />
sono i fattori che hanno maggiormente<br />
infl uenzato questo<br />
trend positivo e che prospettive<br />
avremo per il prossimo biennio?<br />
Nel corso di questi anni, nonostante<br />
un generale peggioramento<br />
<strong>del</strong>la qualità, in virtù<br />
<strong>del</strong>l’aumento <strong>del</strong>le quantità<br />
complessivamente raccolte nei<br />
Comuni e grazie al miglioramento<br />
tecnologico operato negli<br />
impianti di trattamento, insieme<br />
anche agli investimenti che hanno<br />
permesso il recupero di frazioni<br />
di scarto prima destinate<br />
alla discarica, il tasso di riciclo<br />
è aumentato continuamente, ma<br />
abbiamo ancora molto da fare.<br />
Soprattutto se pensiamo che il<br />
15,5% <strong>del</strong> vetro raccolto viene<br />
perso, come scarto, nelle operazioni<br />
di trattamento e valorizzazione<br />
propedeutiche al riciclo in<br />
vetreria.<br />
Per centrare gli obiettivi che<br />
ci siamo dati per prossimo il<br />
biennio - il 71,2% nel <strong>2012</strong> e il<br />
71,6% nel 2013 -, sarà di fondamentale<br />
importanza il progressivo<br />
aumento <strong>del</strong>la raccolta differenziata<br />
nel Sud, ancora molto<br />
lontano dai dati di raccolta <strong>del</strong>le<br />
città <strong>del</strong> Nord.<br />
Come si colloca l’attività di recupero<br />
nazionale nel panorama<br />
europeo? In particolare, a che<br />
posto si colloca l’Italia in una<br />
classifi ca dei Paesi Europei che<br />
dimostrano maggiore attenzione<br />
per il riciclo <strong>del</strong> vetro?<br />
L’Italia è al quarto posto, in valore<br />
assoluto, dopo Germania,<br />
Francia e Inghilterra.<br />
Tra gli scopi istituzionali di<br />
CoReVe vengono dati spazio<br />
e rilevanza alla prevenzione e<br />
all’informazione all’opinione<br />
pubblica. Quali sono le linee<br />
guida di questa attività e quali<br />
risultati ha prodotto negli ultimi<br />
anni?<br />
Ogni anno CoReVe elabora un<br />
piano nazionale di “Prevenzione<br />
e gestione dei rifi uti d’imballaggio<br />
in vetro”, che è il documento<br />
uffi ciale che fotografa sia lo<br />
stato <strong>del</strong>l’arte in materia di risultati<br />
ottenuti, sia di programmazione<br />
<strong>del</strong>le attività future <strong>del</strong><br />
Consorzio.<br />
La massimizzazione dei quantitativi<br />
recuperati e riciclati,<br />
l’ottimizzazione dei sistemi di<br />
raccolta, il miglioramento tecnologico<br />
degli impianti di trattamento,<br />
la riduzione dei quantitativi<br />
di vetro post-consumo persi<br />
come scarti e smaltiti in discarica,<br />
sono senz’altro le linee guida<br />
Rivista <strong>del</strong>la <strong>Stazione</strong> <strong>Sperimentale</strong> <strong>del</strong> <strong>Vetro</strong><br />
da adottare. La comunicazione<br />
è un importante strumento per<br />
conseguire gli obiettivi pianifi<br />
cati. E come tale è senz’altro<br />
uno dei pilastri fondamentali <strong>del</strong><br />
nostro impegno.<br />
La nostra campagna “C’è <strong>Vetro</strong><br />
e <strong>Vetro</strong>”, per esempio, promuove<br />
da due anni con successo anche<br />
il dialogo con i Comuni e<br />
gli Enti locali, facendo tappa in<br />
sei città italiane (“Green Tour”)<br />
che ricevono un riconoscimento<br />
speciale, a loro dedicato, per<br />
l’effi cacia <strong>del</strong> sistema di raccolta<br />
differenziata <strong>del</strong> vetro implementato.<br />
Per coniugare intrattenimento<br />
e informazione, allo scopo di<br />
raggiungere il maggior numero<br />
di persone possibile, i messaggi<br />
<strong>del</strong>le campagne di sensibilizzazione<br />
viaggiano da anni attraverso<br />
l’etere, grazie alla partnership<br />
con note e “storiche”<br />
trasmissioni radiofoniche come<br />
“Il Ruggito <strong>del</strong> Coniglio” di<br />
Rai Radio2, che raccontano per<br />
noi, con un linguaggio ironico e<br />
dissacrante, le ragioni per cui è<br />
importante differenziare in maniera<br />
corretta, riconoscendo il<br />
vetro “buono” adatto al riciclo<br />
dal “falso amico” (cristallo, ceramiche,<br />
pyrex, vetroceramiche,<br />
schermi TV, lampadine ecc.). Il<br />
grande successo riscosso nelle<br />
precedenti edizioni ci incoraggia<br />
a proseguire anche in futuro<br />
su questa strada, …anzi, “on<br />
air”.<br />
Parliamo ora di innovazione:<br />
dopo l’importante successo nel<br />
settore <strong>del</strong>le frazioni fi ni e <strong>del</strong>la<br />
sabbia di vetro per molti anni<br />
inutilizzate e che oggi trovano<br />
largo impiego, quali iniziative
associazioni<br />
sono in atto per valorizzare<br />
maggiormente la qualità <strong>del</strong><br />
rottame?<br />
Grazie al recupero secondario<br />
degli scarti e <strong>del</strong>le frazioni fi ni<br />
sotto forma di sabbia di vetro,<br />
dal 2007 siamo riusciti effettivamente<br />
a riciclare anche una<br />
parte consistente degli scarti derivanti<br />
dal trattamento <strong>del</strong> rottame<br />
proveniente dalla differenziata<br />
che prima venivano smaltiti<br />
in discarica. Parallelamente<br />
all’impegno per migliorare la<br />
qualità <strong>del</strong>le raccolte, il fondo<br />
CoReVe-ANCI (Associazione<br />
Nazionale Comuni Italiani) dal<br />
2009 sta sostenendo anche economicamente<br />
la ricerca e l’innovazione<br />
per il recupero degli<br />
scarti in settori alternativi alle<br />
vetrerie e alla discarica.<br />
Cito il caso, su tutti, <strong>del</strong> buon<br />
lavoro svolto dall’Università di<br />
Modena e Reggio Emilia che ha<br />
sviluppato e brevettato una “pasta<br />
di vetro” molto promettente,<br />
in grado di contenere scarti vetrosi<br />
oltre il 90% in peso, con cui<br />
sono stati recentemente realizzati<br />
gli arredi interni di una imbarcazione<br />
di lusso (uno yacht da<br />
28 metri, l’Amer 92) presentata<br />
al Festival de la Plaisance di<br />
Cannes <strong>2012</strong> e al Salone Nautico<br />
di Genova <strong>2012</strong>.<br />
Sempre con riguardo all’innovazione,<br />
non vanno però dimenticati<br />
gli importanti investimenti<br />
fatti dalle aziende sul versante<br />
<strong>del</strong>la tecnologia: tra gli altri, va<br />
a mio avviso citato il caso <strong>del</strong>la<br />
separazione per colore <strong>del</strong> rottame,<br />
fi nalmente attuabile “in<br />
linea”, cioè negli impianti di<br />
trattamento <strong>del</strong> vetro a valle <strong>del</strong>la<br />
raccolta.<br />
Quali sono gli ostacoli tuttora<br />
presenti contro cui CoReVe si<br />
trova a lottare e che limitano di<br />
fatto le attività legate al recupero<br />
<strong>del</strong> vetro? In particolare<br />
pensiamo al cosiddetto “vetro<br />
non amico”, ai materiali non<br />
riciclabili, e al vetro con più<br />
colori.<br />
Come già detto, l’ostacolo principale<br />
è dettato dalla qualità<br />
all’origine <strong>del</strong>la raccolta differenziata<br />
dei rifi uti di imballaggio<br />
in vetro. Solo il 13% <strong>del</strong>la<br />
popolazione non commette errori:<br />
così cristallo, ceramica,<br />
vetroceramica (tipo Pyrex),<br />
specchi, lampadine e altri “falsi<br />
amici <strong>del</strong> vetro” fi niscono col<br />
ridurre le quantità di vetro effettivamente<br />
riciclabili. Per questo<br />
siamo molto impegnati sul fronte<br />
<strong>del</strong>la comunicazione al cittadino.<br />
Ma se la scelta <strong>del</strong> sistema<br />
di raccolta, che spetta agli Amministratori,<br />
non è funzionale al<br />
riciclo, a poco valgono i nostri<br />
sforzi nella sensibilizzazione<br />
<strong>del</strong>l’opinione pubblica.<br />
Sono molte le iniziative di Co-<br />
ReVe a favore di una maggiore<br />
responsabilizzazione nell’utilizzo<br />
e nel riciclo <strong>del</strong> vetro, troviamo<br />
particolarmente interessante<br />
quella in corso dedicata<br />
ai giovani studenti che prevede<br />
anche il concorso a premi<br />
“Glasstellers”. Ce ne vuole<br />
parlare?<br />
Anche quest’anno il CoReVe,<br />
insieme ad Assovetro, ripropone<br />
alle scuole un apprezzato<br />
strumento didattico, ideato lo<br />
scorso anno scolastico dopo le<br />
edizioni dei precedenti concorsi:<br />
Rivista <strong>del</strong>la <strong>Stazione</strong> <strong>Sperimentale</strong> <strong>del</strong> <strong>Vetro</strong><br />
“Message in a Bottle” e “Daily<br />
Glass”, che avevano anch’esse<br />
riscosso una grande adesione<br />
tra le classi <strong>del</strong>la scuola primaria<br />
e secondaria. Il Concorso è<br />
fi nalizzato alla sensibilizzazione<br />
dei più giovani sui temi ambientali,<br />
con particolare riferimento<br />
all’utilizzo e al riciclo dei contenitori<br />
in vetro.<br />
Glass Tellers sollecita gli studenti<br />
<strong>del</strong>le classi che richiedono<br />
il kit didattico ad approfondire,<br />
in modo stimolante e ludico, le<br />
caratteristiche <strong>del</strong> vetro trasformandosi<br />
in veri e propri scrittori<br />
e illustratori. Con l’aiuto di una<br />
<strong>del</strong>le più autorevoli e celebri autrici<br />
<strong>del</strong> panorama nazionale,<br />
Cristina Comencini, quest’anno<br />
le classi saranno invitate a ideare<br />
un racconto lungo, completo<br />
di copertina, dedicato al vetro e<br />
alle tematiche ad esso correlate.<br />
A una prima fase didattica, da<br />
realizzarsi in classe a cura dei<br />
docenti con il supporto di un kit<br />
didattico gratuito disponibile in<br />
formato cartaceo ed elettronico,<br />
seguirà una fase operativa in<br />
cui i ragazzi potranno vestire i<br />
panni <strong>del</strong>lo scrittore. Al termine<br />
<strong>del</strong>l’anno scolastico, una giuria<br />
di esperti selezionerà tra le classi<br />
più votate quelle che avranno<br />
prodotto i migliori elaborati in<br />
ciascuna categoria (testi e illustrazioni)<br />
che saranno premiate,<br />
nel corso di un’apposita cerimonia,<br />
con premi utili alle classi e<br />
alle scuole quali, ad esempio,<br />
strumenti informatici, libri, abbonamenti<br />
a riviste di divulgazione<br />
scientifi ca, buoni acquisto<br />
ecc.<br />
39<br />
6-<strong>2012</strong>
6-<strong>2012</strong><br />
l'angolo dei lettori<br />
proposte, idee, quesiti<br />
40<br />
I due volti <strong>del</strong> vetro,<br />
tra memoria e innovazione<br />
Giovanni Moretti - Presidente, Carlo Moretti srl<br />
In un recente articolo <strong>del</strong> Corriere <strong>del</strong>la Sera<br />
sulla mostra Le Stanze <strong>del</strong> <strong>Vetro</strong> si è parlato <strong>del</strong><br />
vetro come di un’arte: non più minore.<br />
Ci sono voluti quindi oltre mille anni di storia per<br />
sdoganare una straordinaria abilità tecnica sedimentata<br />
nel tempo, e farla dialogare con istanze<br />
e culture diverse, in uno sviluppo che sempre più<br />
si sta spostando da un ambito d’uso a quello artistico.<br />
Ma se oggi è più che mai chiaro a tutti il<br />
valore di un’arte applicata che, trattando una materia<br />
sorprendente come il vetro, ha raggiunto nel<br />
tempo punte elevatissime di espressione artistica,<br />
allora perché stiamo attraversando una terribile<br />
crisi nell’intero distretto <strong>del</strong> vetro, proprio laddove<br />
tale competenza e abilità si sono radicate e<br />
sviluppate maggiormente?<br />
Proviamo a ripercorrere alcune tappe.<br />
Il vetro approda a Murano come attività nel 1295,<br />
a seguito <strong>del</strong> decreto <strong>del</strong>la Serenissima. In virtù<br />
di tale attività, e <strong>del</strong> peso economico che ne<br />
derivava, l’isola poté godere sempre di una certa<br />
autonomia politica. Tuttavia, documenti e reperti<br />
antichi testimoniano che la produzione <strong>del</strong> vetro<br />
si era radicata nell’isola già da tempo. Murano è<br />
stato probabilmente uno dei tanti centri fondati<br />
dai profughi di Altino durante le invasioni barbariche.<br />
E quindi ha ereditato l’arte <strong>del</strong> fondere<br />
e lavorare il vetro dall’importante sito romano.<br />
Concentrare le vetrerie a Murano servì alla Serenissima,<br />
gelosa di un’arte che l’aveva resa<br />
celebre in tutto il mondo, a controllarne meglio<br />
l’attività. I maestri vetrai erano obbligati a vivere<br />
sull’isola. Molti tuttavia riuscirono a fuggire,<br />
esportando all’estero le loro celebri tecniche.<br />
Ora, dopo aver operato per lungo tempo in una<br />
sorta di monopolio, Murano risente di una sofferenza<br />
strutturale molto pesante, legata alla dimensione<br />
insulare e ai costi <strong>del</strong> trasporto, alle regole<br />
sempre più restrittive in materia di ambiente<br />
e inquinamento, alla diffi cile coabitazione tra<br />
residenza e produzione. Nondimeno, l’affermarsi<br />
sui mercati internazionali <strong>del</strong>la competizione<br />
globale e lo scarso investimento in termini di innovazione<br />
tecnologica, distribuzione e organizzazione<br />
<strong>del</strong> lavoro hanno portato ai drammatici<br />
dati che leggiamo oggi. Dal 1980 ad oggi si è<br />
passati da 2200 addetti ai meno di 700 di oggi.<br />
Numeri talmente gravi e seri, tanto più in un contesto<br />
di crisi globale <strong>del</strong>l’economia come quello<br />
degli ultimi 4 anni, da far mettere a repentaglio la<br />
sopravvivenza stessa <strong>del</strong>l’industria <strong>del</strong> vetro nel<br />
proprio luogo deputato, Murano, e da porre una<br />
rifl essione sul futuro <strong>del</strong>l’isola.<br />
Pensando quindi alla Murano dei prossimi dieci<br />
anni è impensabile credere che il lavoro manuale<br />
- quale lo conosciamo oggi in questo settore -<br />
abbia un futuro senza che ci sia un progetto di<br />
cambiamento, che rivaluti e faccia conoscere al<br />
mondo la nostra straordinaria abilità nell’eseguire<br />
manufatti completamente a mano.<br />
A mio parere, il futuro di Murano sarà caratterizzato<br />
da una lavorazione solo in parte manuale<br />
e sempre più mista, semi-meccanica. Gli esempi<br />
<strong>del</strong>le due aziende francesi più importanti <strong>del</strong> nostro<br />
settore sono signifi cativi a questo proposito:<br />
le produzioni attuali sono eseguite completamente<br />
attraverso meccanismi studiati ad hoc che<br />
permettono l’esclusione al 90% <strong>del</strong>l’intervento<br />
umano nella produzione. Eppure entrambe non<br />
hanno perso la loro immagine di prodotti di eccellenza,<br />
anzi, avendo dei costi inferiori, possono<br />
calmierare i prezzi di vendita al pubblico.<br />
Così in parte dovrà accadere anche a Murano.
l'angolo dei lettori 6-<strong>2012</strong><br />
proposte, idee, quesiti<br />
I primi tentativi sviluppati da Guido Ferro, negli<br />
anni 90, di trasferire le conoscenze semiautomatiche<br />
di lavorazione in un ambito artistico,<br />
tecniche che il fratello usava negli stabilimenti<br />
industriali di Resana, hanno avuto un successo rilevante<br />
ma non così importante, in quanto distribuivano<br />
tali prodotti principalmente nelle grandi<br />
catene di magazzini low-cost. Supportati da un<br />
marchio forte e da adeguate strategie di comunicazione,<br />
da una distribuzione oculata, orientata<br />
verso le eccellenze, il successo sarebbe stato sicuramente<br />
maggiore.<br />
Il futuro di Murano si gioca, a mio parere, nel<br />
migliorare la progettazione di questi manufatti<br />
che devono essere pensati solo per la lavorazione<br />
semiautomatica con il coinvolgimento di designer,<br />
che possano offrire la garanzia di un “buon<br />
progetto”, assicurare la qualità e l’autenticità <strong>del</strong><br />
prodotto. Tale trasformazione verso il semiautomatico<br />
porterebbe ad una diffusione <strong>del</strong> marchio<br />
Murano sulle medesime fasce di mercato di oggi<br />
ma con quantitativi di vendita maggiori, dovuti<br />
ai minori costi di produzione e quindi ai minori<br />
prezzi di vendita al pubblico.<br />
Contemporaneamente, andrebbe però affrontato<br />
un nuovo progetto per la trasformazione <strong>del</strong> ciclo<br />
di lavorazione di ogni azienda sita a Murano.<br />
Trovo assurdo pensare che, ad esempio, tre vetrerie<br />
quali Venini, Barovier e Toso, Carlo Moretti<br />
- che si trovano locate nel rio dei Vetrai, a<br />
poca distanza una dall’altra - abbiano dei maestri<br />
fonditori che ogni sera fanno lo stesso lavoro ma<br />
separatamente. Si potrebbe ottenere invece un<br />
notevole risparmio in termini di costi e di qualità<br />
adottando un diverso sistema di produzione:<br />
anziché rifornirsi di materie prime per fare la<br />
fusione in proprio, ogni vetreria potrebbe acquistare<br />
il vetro già fuso, proveniente da un unico<br />
forno industriale, gestito da una società esterna.<br />
Dopodiché, il vetro fuso potrebbe essere pesato,<br />
in modo da attribuire a ciascuna azienda i relativi<br />
addebiti di costo. Un ulteriore vantaggio economico<br />
verrebbe ottenuto da un’organizzazione<br />
continua <strong>del</strong> lavoro sulle 24 ore: ciascuna azienda<br />
potrebbe occupare a rotazione lo stesso forno,<br />
organizzando il proprio turno. Una rivoluzione<br />
per il nostro mondo, chiuso e geloso, ma, a mio<br />
parere, un cambiamento inevitabile.<br />
Vorrei fare qui un breve inciso per ricordare che<br />
la Carlo Moretti si è confrontata, fi n dalla sua<br />
nascita nel 1958, con il tema <strong>del</strong> cambiamento,<br />
forse perché la nostra avventura aziendale è cominciata<br />
dall’impegno di due giovani, che sentivano<br />
la necessità di affrancarsi dalla tradizione<br />
familiare per sperimentare strade nuove. Quello<br />
che posso dire è che la ricerca identitaria <strong>del</strong>l’azienda,<br />
prima ancora che stilistica, la sensibilità<br />
molto personale e una volontà forte nel perseguire<br />
una propria visione “controcorrente”, ha<br />
ripagato sia in termini personali che di successo.<br />
Ovviamente i fattori in gioco anche nel caso <strong>del</strong>la<br />
nostra azienda sono stati molti, ma preferisco<br />
oggi proseguire con il ragionamento generale e<br />
“di visione” legato a Murano e ai suoi sviluppi<br />
futuri.<br />
Ritornando dunque a quanto dicevamo poc’anzi,<br />
esiste oggi a Murano anche un problema di<br />
successione generazionale: ci sono pochi giovani<br />
imprenditori che possono sostituire adeguatamente<br />
i propri genitori nella gestione aziendale.<br />
Allora quale potrebbe essere la soluzione, visto<br />
che tutte le esperienze sino ad oggi di imprenditori<br />
arrivati “da fuori”, da altri ambiti, non si sono<br />
rivelate risolutive?<br />
Il problema rimane. Un’attenta analisi ci fa capire<br />
che entrambi i soggetti - imprenditori muranesi<br />
e imprenditori esterni - necessitano gli uni degli<br />
altri. Da una parte l’organizzazione commerciale<br />
potrebbe essere di competenza degli esterni,<br />
mentre la parte produttiva potrebbe restare sotto<br />
la responsabilità <strong>del</strong>l’imprenditore locale. Forse<br />
si potrebbe pensare ad una separazione effettiva<br />
dei due ruoli. Il primo produce e il secondo vende<br />
e promuove il prodotto.<br />
Ma il problema principale è l’assoluta impossibilità,<br />
almeno sino ad oggi, di fare squadra comu-<br />
41
6-<strong>2012</strong><br />
l'angolo dei lettori<br />
proposte, idee, quesiti<br />
42<br />
ne fra i cosiddetti industriali e gli artigiani. Fare<br />
squadra non signifi ca intervenire nelle singole<br />
aziende ma avere un progetto comune che concordi<br />
e imposti i requisiti fondamentali per un<br />
futuro <strong>del</strong>l’isola. Questo non avviene per l’assurdità<br />
di alcune leggi regionali che favoriscono gli<br />
artigiani a danno degli industriali. Dal punto di<br />
vista formale esiste una differenza, mentre nella<br />
sostanza apparteniamo tutti alla categoria <strong>del</strong>le<br />
“lavorazioni manuali”. Nella sostanza, le aziende<br />
“industriali” non possono chiedere fondi per lo<br />
sviluppo alla Regione <strong>del</strong> Veneto mentre gli artigiani<br />
ne sono autorizzati. La conseguenza che ne<br />
deriva è che i grandi progetti che riguardano tutta<br />
l’isola non vengono neppure immaginati. Quindi<br />
uno stallo assoluto e l’isola vola in picchiata verso<br />
il fallimento.<br />
Ma allora come si può risolvere il problema? Da<br />
una parte bisogna assolutamente ridurre i costi<br />
di produzione, come dicevamo prima, attuando<br />
una politica comune di investimento sull’apparato<br />
tecnico-produttivo che può portare a risparmi<br />
anche <strong>del</strong> 20% sui costi attuali. Dall’altra, va<br />
affrontato e risolto il problema relativo alla distribuzione<br />
<strong>del</strong> prodotto, che oggi condiziona il<br />
fatturato <strong>del</strong>le singole aziende. Bisogna quindi<br />
pensare come aiutare concretamente le aziende.<br />
Se la mia proposta di una lavorazione “congiunta”<br />
si potesse realizzare, si renderebbero disponibili<br />
gli spazi oggi dedicati alla produzione, che<br />
potrebbero essere trasformati in musei d’impresa<br />
per le aziende con la storia più signifi cativa. Ad<br />
essi si potrebbero annettere spazi dedicati alla<br />
vendita dei prodotti, inserendoli in un progetto<br />
comune che promuova il sito Murano. I piccoli<br />
artigiani potrebbero riunirsi negli spazi <strong>del</strong>le<br />
Conterie, accanto al Museo <strong>del</strong> <strong>Vetro</strong> che potrebbe<br />
essere coinvolto nei progetti comuni a garanzia<br />
<strong>del</strong>la serietà <strong>del</strong>le iniziative.<br />
In sintesi, tutta l’isola verrebbe trasformata in un<br />
grande centro cultural-commerciale dedicato al<br />
vetro di qualità, dove potrebbero essere ospitate<br />
mostre culturali importanti.<br />
Ma la vera spinta verso un futuro migliore <strong>del</strong>l’isola<br />
avverrà attraverso il Museo <strong>del</strong> <strong>Vetro</strong> che,<br />
con l’apertura <strong>del</strong>la sezione <strong>del</strong> ’900, collocherà<br />
su un piano diverso e più “popolare” tutta la<br />
produzione che oggi è apprezzata solo dai collezionisti<br />
e non dal grande pubblico. Solo una<br />
informazione corretta e completa potrà dare un<br />
adeguato valore ai prodotti di oggi. La recente<br />
iniziativa Le Stanze <strong>del</strong> <strong>Vetro</strong>, promosse e fi nanziate<br />
dai coniugi Landau alla Fondazione Cini,<br />
aiuterà in questo senso anche Murano con un effetto<br />
“a rimbalzo”: si raccoglieranno i benefi ci<br />
<strong>del</strong>la vasta operazione di promozione fatta su tutti<br />
i media, ma il cambiamento passerà soprattutto<br />
dall’adeguato riconoscimento <strong>del</strong> valore degli<br />
archivi <strong>del</strong>le aziende, tema di cui sono - personalmente<br />
- tra i più tenaci sostenitori.<br />
Dobbiamo promuovere eventi di grande valore<br />
culturale facendo rinascere Venezia Aperto <strong>Vetro</strong><br />
- mi riferisco alle edizioni <strong>del</strong> 1996-1998 - e impegnarci<br />
nella valorizzazione <strong>del</strong> nostro patrimonio<br />
rimettendo in competizione aziende e artisti<br />
come ai tempi <strong>del</strong>la partecipazione di Murano<br />
alla Biennale d’Arte, sperando che così si possa<br />
dare un futuro a questa realtà straordinaria ed irripetibile<br />
al mondo.
agenda<br />
Agenda 2013<br />
March<br />
20-22<br />
March<br />
20-22<br />
June<br />
2-7<br />
July<br />
1-5<br />
September<br />
3-4<br />
September<br />
3-5<br />
September<br />
10-12<br />
October<br />
23-26<br />
Agenda 2014<br />
September<br />
22-25<br />
Mumbai<br />
India<br />
Mexico City<br />
Mexico<br />
San Diego (CA.)<br />
USA<br />
Prague<br />
The Czech<br />
Republic<br />
Orlando (Fl)<br />
USA<br />
Dubai<br />
UAE<br />
Las Vegas (NV)<br />
Atlanta (GA)<br />
USA<br />
Milano<br />
Italy<br />
Parma<br />
Italy<br />
Rivista <strong>del</strong>la <strong>Stazione</strong> <strong>Sperimentale</strong> <strong>del</strong> <strong>Vetro</strong> 6-<strong>2012</strong><br />
Glasspex India 2013<br />
Every two years Glasspex India will offer international companies the ideal platform<br />
for a targeted presentation to the Indian glass market<br />
Bombay Convention & Exhibition Centre<br />
www.glasspex.com<br />
GlassLat 2013 Mexico<br />
The only exhibition in Mexico specializing in architectural and automotive glass industry<br />
Centro Banamex<br />
www.glasslat.com<br />
PacRim 10, 10th Pacifi c Rim Conference on Ceramic and Glass Technology<br />
e-mail: mmaham@ceramics.org - www.pacrim10.org<br />
XXIII International Congress on Glass<br />
e-mail: secretary@czech-glass-society.cz<br />
Glass Solutions 2013<br />
www.quartzltd.com<br />
Gulf Glass 2013 - Dubai World Trade Centre<br />
www.glassinthegulf.com<br />
GlassBuild America<br />
Annual, all-encompassing event that will bring the entire glass and fenestration industries<br />
together in one venue for the fi rst time in North America<br />
www.glassbuildamerica.com<br />
Vitrum<br />
International trade show specialized in machinery, equipment and systems for fl at, bent and<br />
hollow glass and in glass and processed products for industry - Fiera Milano<br />
www.vitrum-milano.it<br />
ESG 2014:<br />
A.T.I.V. (Associazione Tecnici Italiani <strong>del</strong> <strong>Vetro</strong>) - <strong>Stazione</strong> <strong>Sperimentale</strong> <strong>del</strong> <strong>Vetro</strong><br />
e-mail: ferrari@ativ-online.it - www.ativ-online.it<br />
43
6-<strong>2012</strong><br />
dal mondo <strong>del</strong> vetro<br />
44<br />
Klimainfi sso, che si terrà a Bolzano<br />
dal 7 al 9 marzo 2013, è<br />
il nuovo salone di Fiera Bolzano<br />
rivolto alla fi liera produttiva<br />
di fi nestre, porte e facciate con<br />
esclusione <strong>del</strong> prodotto fi nito,<br />
e destinato - come visitatori - a<br />
serramentisti, falegnami, commercianti,<br />
costruttori metallici,<br />
progettisti termotecnici, ingegneri<br />
e architetti.<br />
I settori merceologici trattati<br />
comprendono: profi li per facciate,<br />
fi nestre e porte; semilavorati;<br />
materiali e supporti costruttivi;<br />
tecnologie di ventilazione e<br />
ombreggiamento; vetro, acciaio,<br />
alluminio, legno, pvc e altri<br />
materiali plastici; ferramenta,<br />
tecniche di fi ssaggio e sicurezza;<br />
macchinari, impianti e utensili<br />
per la lavorazione.<br />
Anche questa manifestazione<br />
sarà corredata da un convegno<br />
internazionale sulle<br />
tecnologie organizzato in<br />
Rivista <strong>del</strong>la <strong>Stazione</strong> <strong>Sperimentale</strong> <strong>del</strong> <strong>Vetro</strong><br />
collaborazione con IFT Rosenheim,<br />
l’istituto di ricerca<br />
più all’avanguardia a livello<br />
mondiale nel campo <strong>del</strong>la ricerca<br />
e <strong>del</strong>le prove di laboratorio<br />
nel settore <strong>del</strong>le fi nestre,<br />
porte, vetri e facciate.<br />
A completare il programma di<br />
formazione e informazione, Fiera<br />
Bolzano sta già organizzando<br />
forum e workshop con importanti<br />
rappresentanti di istituzioni,<br />
associazioni, media e aziende<br />
<strong>del</strong> settore. A questo proposito si<br />
è già svolto a Bolzano un primo<br />
incontro <strong>del</strong> gruppo strategico<br />
formato dai rappresentanti di<br />
questi enti.<br />
Così, dopo Klimaenergy e Klimamobility,<br />
senza dimenticare<br />
Klimahouse Puglia e Klimahouse<br />
Umbria, nasce un’altra<br />
fi era sulla scia <strong>del</strong> fi lone di successo<br />
di Klimahouse, il salone<br />
<strong>del</strong>l’effi cienza energetica per eccellenza<br />
in Italia.
dal mondo <strong>del</strong> vetro<br />
I preparativi per l’evento viaggiano<br />
a pieno ritmo: in anteprima,<br />
a Klimahouse Umbria, si è<br />
svolto infatti con successo il convegno<br />
“Aspettando Klimainfi sso”.<br />
Certifi cazione nell’ambito<br />
<strong>del</strong> settore <strong>del</strong> serramento, nuove<br />
normative UE dal luglio 2013<br />
e sostituzione dei serramenti con<br />
le agevolazioni fi scali <strong>del</strong> 55%<br />
sono i temi centrali affrontati nel<br />
convegno, che si è svolto il 28<br />
settembre scorso.<br />
Il 19 <strong>novembre</strong> <strong>2012</strong> sono partiti<br />
i lavori per il nuovo stabilimento<br />
produttivo a Zhangjiagang<br />
(Cina) <strong>del</strong> Gruppo Stevanato,<br />
leader <strong>del</strong> packaging farmaceutico<br />
con sede a Piombino Dese,<br />
in provincia di Padova.<br />
La multinazionale, che prevede<br />
di chiudere il <strong>2012</strong> con 1.500<br />
dipendenti e una quota export<br />
<strong>del</strong> 90%, è già operativa in 150<br />
paesi nel mondo e ha ottimi rapporti<br />
commerciali con il mercato<br />
cinese. L’apertura <strong>del</strong> nuovo stabilimento<br />
pone un focus importante<br />
sul Far East, con attenzione<br />
particolare alla Cina, mercato<br />
fortemente in crescita nel settore<br />
farmaceutico.<br />
La cerimonia si è svolta alla presenza<br />
<strong>del</strong> Console italiano, <strong>del</strong><br />
rappresentante <strong>del</strong>l’ICE - Istituto<br />
nazionale per il Commercio Este-<br />
Per ulteriori informazioni e<br />
Uffi cio Stampa:<br />
pucher@fi erabolzano.it<br />
ro, <strong>del</strong>le autorità locali cinesi e <strong>del</strong><br />
Cav. Sergio Stevanato, Presidente<br />
di Stevanato Group, che commenta:<br />
“Siamo convinti che la nostra<br />
scelta possa contribuire attivamente<br />
alla crescita di quest’area,<br />
sia dal punto di vista <strong>del</strong> nostro<br />
apporto di competenze tecniche<br />
e tecnologiche nella lavorazione<br />
<strong>del</strong> tubovetro ad uso farmaceutico,<br />
settore nel quale siamo tra i leader<br />
riconosciuti a livello mondiale, sia<br />
per lo sviluppo occupazionale dei<br />
prossimi anni.”<br />
Rivista <strong>del</strong>la <strong>Stazione</strong> <strong>Sperimentale</strong> <strong>del</strong> <strong>Vetro</strong> 6-<strong>2012</strong><br />
Stevanato Group<br />
posa la prima pietra<br />
in Cina<br />
Il Gruppo è già operativo<br />
in 150 paesi nel mondo<br />
45
dal mondo <strong>del</strong> vetro<br />
6-<strong>2012</strong> Rivista <strong>del</strong>la <strong>Stazione</strong> <strong>Sperimentale</strong> <strong>del</strong> <strong>Vetro</strong><br />
46<br />
Un nuovo<br />
spettrofotometro<br />
anche per i LED<br />
L’operazione vale 40 milioni<br />
di euro, creerà lo stabilimento<br />
su un terreno di 30.000 mq sito<br />
nella provincia <strong>del</strong>lo Jiangsu a<br />
Zhangjiagang (area di Shanghai),<br />
noto polo <strong>del</strong>lo sviluppo economico<br />
e tecnologico, prevede entro<br />
la fi ne <strong>del</strong> 2013 l’avviamento<br />
<strong>del</strong>le prime linee di produzione<br />
con i più alti standard innovativi<br />
e tecnologici, destinate a far<br />
fronte alle esigenze di tutte le<br />
case farmaceutiche locali e multinazionali<br />
che vogliano fornire<br />
il mercato cinese e <strong>del</strong>l’Asia;<br />
Per affrontare le problematiche<br />
connesse alle misurazioni<br />
sul campo e all’analisi di luce<br />
di un’ampia gamma di sorgenti<br />
in termini di temperatura colore,<br />
indice di rendering colore<br />
(CRI), cromaticità, illuminamento<br />
e <strong>del</strong>la distribuzione spettrale,<br />
così come la misura <strong>del</strong><br />
fl usso luminoso con una sfera<br />
integratrice opzionale, Konica<br />
Minolta Sensing ha recentemente<br />
arricchito l’ampia gamma<br />
di strumenti per la misura <strong>del</strong>le<br />
sorgenti luminose con il nuovo<br />
spettrofotometro CL-500A.<br />
Si tratta di uno strumento compatto<br />
e leggero che permette misurazioni<br />
accurate di un’ampia<br />
gamma di sorgenti luminose, fra<br />
cui anche LED ed EL, e nell’ambito<br />
di lunghezze d’onda spettrali<br />
comprese fra 360-780 nm nella<br />
piena rispondenza agli standard<br />
DIN e JIS. Caratterizzato da un<br />
ampio schermo a LCD, il display<br />
mostra valori numerici, grafi ci di<br />
irradianza spettrale con picchi di<br />
lunghezza d’onda; l’utilizzo di<br />
coinvolgerà 240 persone qualifi<br />
cate che verranno formate con<br />
periodi di addestramento negli<br />
altri stabilimenti <strong>del</strong> Gruppo.<br />
Per l’occasione sono state messe<br />
online le versioni cinesi dei<br />
siti web appartenenti al gruppo:<br />
www.stevanatogroup.com/cn e<br />
www.optrelinspection.com/cn.<br />
Per ulteriori informazioni:<br />
www.stevanatogroup.com<br />
un SW a corredo (CL-S10w)<br />
permette di utilizzare molte altre<br />
funzioni, come l’analisi <strong>del</strong>le<br />
deviazioni di CRI e l’individuazione<br />
<strong>del</strong> rank di appartenenza<br />
dei LED. Oltre che per le misurazioni<br />
in situ, lo spettrofotometro<br />
si rivela utile nelle attività di<br />
sviluppo e assicurazione qualità,<br />
oltre che nella manutenzione di<br />
insegne luminose a LED, come<br />
per la ricerca e ispezione colore<br />
di proiettori e video.<br />
Per ulteriori informazioni:<br />
luceedesign@tecnichenuove.com
dal mondo <strong>del</strong> vetro<br />
Presentate uffi cialmente in occasione<br />
di Glasstec le ultime<br />
novità sulla prossima edizione<br />
<strong>del</strong> Salone biennale internazionale<br />
specializzato <strong>del</strong>le macchine,<br />
attrezzature ed impianti <strong>del</strong><br />
vetro piano e cavo; <strong>del</strong> vetro e<br />
dei prodotti trasformati per l’industria<br />
- in agenda dal 23 al 26<br />
ottobre 2013 - nel polo fi eristico<br />
milanese di Fiera Milano a Rho.<br />
Vitrum 2013, una vetrina completa<br />
<strong>del</strong>le ultime tecnologie sviluppate<br />
dalle aziende di tutto il<br />
mondo, si conferma un appuntamento<br />
in costante crescita molto<br />
atteso dagli operatori <strong>del</strong> settore.<br />
Il Salone ha infatti mantenuto<br />
alti livelli di affl uenza anche<br />
negli anni più diffi cili per l’economia<br />
mondiale, richiamando<br />
un sempre maggior numero di<br />
operatori stranieri attirati dalla<br />
qualità <strong>del</strong>le proposte in esposizione.<br />
I dati lo confermano:<br />
uno spazio espositivo arrivato a<br />
oltre 71.000 metri quadri, circa<br />
500 espositori nazionali e internazionali,<br />
un affl usso importante<br />
di visitatori anche nell’edizione<br />
2011 con un 3,3% di aumento<br />
di visitatori esteri, per un totale<br />
di 20.255 presenze; un successo<br />
sempre crescente, che promette<br />
di rinnovarsi nell’edizione 2013.<br />
Tre saranno le aree tematiche prescelte,<br />
aventi come denominatore<br />
comune l’innovazione tecnologica.<br />
Vitrum 2013 ospiterà<br />
infatti le più innovative proposte<br />
relative alle diverse tipologie di<br />
applicazione <strong>del</strong> vetro piano, sofi<br />
sticate tecnologie nei settori <strong>del</strong><br />
vetro industriale, <strong>del</strong> vetro per<br />
l’edilizia e per l’arredamento.<br />
Un’intera area - Vitrum Hollow<br />
Glass - sarà dedicata alla<br />
lavorazione di vetro da tavola,<br />
bottiglie, vetri speciali per<br />
uso farmaceutico e tecnico,<br />
prodotti all’avanguardia per rispondere<br />
agli standard più elevati<br />
di sicurezza e di igiene.<br />
Grande attenzione poi sarà rivolta<br />
alle tecnologie tese al risparmio<br />
energetico e allo sfruttamento<br />
<strong>del</strong>le energie rinnovabili<br />
nella sezione Vitrum Energia,<br />
un’area ricca di stimoli e opportunità<br />
dove il vetro si conferma<br />
tra i protagonisti <strong>del</strong>la green<br />
economy.<br />
Rivista <strong>del</strong>la <strong>Stazione</strong> <strong>Sperimentale</strong> <strong>del</strong> <strong>Vetro</strong> 6-<strong>2012</strong><br />
VITRUM 2013<br />
In anteprima<br />
le ultime novità<br />
<strong>del</strong>la XVIII Edizione<br />
Per ulteriori informazioni:<br />
www.vitrum-milano.it<br />
47
dal mondo <strong>del</strong> vetro<br />
6-<strong>2012</strong> Rivista <strong>del</strong>la <strong>Stazione</strong> <strong>Sperimentale</strong> <strong>del</strong> <strong>Vetro</strong><br />
48<br />
DuPont<br />
SentryGlas®<br />
Funzionalità, estetica e<br />
resistenza strutturale<br />
per la nuova sede di<br />
Maroc Telecom a Rabat<br />
I pannelli stratifi cati in Du<br />
Pont SentryGlas® hanno<br />
consentito agli architetti di soddisfare<br />
svariati requisiti strutturali<br />
e funzionali nella realizzazione<br />
<strong>del</strong>la nuova sede centrale<br />
di Maroc Telecom a Rabat.<br />
La facciata <strong>del</strong>l’edifi cio è un altro<br />
brillante esempio <strong>del</strong>le ampie<br />
possibilità offerte da DuPont<br />
SentryGlas®. Progettata dallo<br />
studio di architettura Jean Paul<br />
Viguier et Associés di Parigi, la<br />
facciata a doppia pelle di 11.500<br />
m 2 è costituita esternamente da<br />
elementi verticali montati su una<br />
struttura in acciaio inossidabile<br />
per riparare l’edifi cio dal vento,<br />
che sostengono una parete continua<br />
realizzata con pannelli di<br />
vetro stratifi cato. Tali pannelli,<br />
che misurano 1.480 x 3.503 mm,<br />
sono composti da 10 mm di vetro<br />
Ipasol bright temperato HST,<br />
1,52 mm di SentryGlas e 10mm<br />
di vetro fl oat temperato HST.<br />
I vetri stratifi cati con Du Pont<br />
SentryGlas® soddisfano sva-<br />
riati requisiti strutturali e funzionali,<br />
come la resistenza alle<br />
alte temperature diurne e all’elevata<br />
escursione termica notturna.<br />
Nell’arco <strong>del</strong>la giornata,<br />
la facciata può facilmente essere<br />
esposta a temperature fi no<br />
a 70°C; tale fattore preclude<br />
immediatamente l’uso di stratifi<br />
cati in PVB che, secondo le<br />
certifi cazioni francesi <strong>del</strong> settore<br />
edilizio, sopportano al massimo<br />
64°C.<br />
In virtù <strong>del</strong>le superiori proprietà<br />
di resistenza termica (fi no a<br />
82°C), DuPont SentryGlas®<br />
è il materiale ideale per questo<br />
progetto, così come per altre<br />
strutture soggette a temperature<br />
ancora più elevate. Grazie al<br />
prodotto di DuPont, fi no a 100<br />
volte più rigido e 5 volte più<br />
resistente <strong>del</strong> PVB, gli architetti<br />
hanno potuto progettare e far<br />
realizzare pannelli stratifi cati più<br />
sottili di circa il 30% e pertanto<br />
molto più leggeri rispetto a quelli<br />
in PVB. Con Du Pont SentryGlas®<br />
si ottiene un’effi cien-
dal mondo <strong>del</strong> vetro<br />
te trasmissione <strong>del</strong> carico tra le<br />
due lastre di vetro stratifi cato ad<br />
un’ampia gamma di temperature;<br />
il materiale offre inoltre eccezionali<br />
proprietà di fl essione sotto<br />
carico. Di conseguenza, gli stratifi<br />
cati in SentryGlas®, a parità<br />
di carico, evidenziano un tasso<br />
di defl essione pari a meno <strong>del</strong>la<br />
metà di quello degli stratifi cati in<br />
PVB e si comportano quasi come<br />
i vetri monolitici <strong>del</strong>lo stesso<br />
spessore nominale. In questa regione<br />
sismica, poi, le proprietà di<br />
defl essione hanno giocato un ruolo<br />
fondamentale. Anche in caso<br />
di forti scosse, infatti, grazie alla<br />
resistenza <strong>del</strong>l’interstrato, i vetri<br />
stratifi cati in SentryGlas® offrono<br />
eccellenti prestazioni post-rottura.<br />
Dopo l’impatto, il vetro può<br />
rompersi ma i frammenti di vetro<br />
potenzialmente pericolosi tendono<br />
a rimanere aderenti all’interstrato<br />
SentryGlas®, riducendo il<br />
rischio di ferire i passanti.<br />
“Le eccezionali proprietà termiche<br />
di SentryGlas®, che tollera<br />
temperature fi no a 80°C,<br />
hanno rappresentato un fattore<br />
essenziale per il progetto. Senza<br />
contare le ottime caratteristiche<br />
funzionali e strutturali, specie la<br />
resistenza angolare al vento dovuta<br />
all’uso di stratifi cati più sottili,<br />
che ci consente di realizzare<br />
strutture portanti meno spesse<br />
e ingombranti”, spiega Tomaso<br />
Mani di Jean Paul Viguier et Associés.<br />
“Tutto ciò amplia la nostra<br />
libertà progettuale e ci consente<br />
di creare edifi ci più innovativi<br />
e non limitati da voluminosi<br />
elementi di sostegno esterni.”<br />
Il sistema di facciata è stato ingegnerizzato<br />
e costruito dalla Simco<br />
Tecnocovering srl (Gruppo Si-<br />
meon) che si è avvalsa di un trasformatore<br />
certifi cato da DuPont<br />
per la stratifi cazione dei vetri<br />
prodotti da Interpane. I pannelli<br />
stratifi cati in SentryGlas® hanno<br />
superato egregiamente svariati<br />
test di settore: prove di resistenza<br />
al vento con applicazione <strong>del</strong> carico<br />
di sicurezza (Cahier 3574 -<br />
VE, vento pari a ±6000Pa), prova<br />
di stabilità in zone sismiche (Cahier<br />
3533), prova di irraggiamento<br />
a norma EN 12543-4 (4.000<br />
h) e prova di resistenza agli urti<br />
NF P 08 302 (M50). L’utilizzo<br />
di SentryGlas® in questa applicazione<br />
è stato inoltre certifi cato<br />
da CSTB, un riconoscimento che<br />
va ad aggiungersi alle altre credenziali<br />
<strong>del</strong> materiale. Oltre ai<br />
numerosi vantaggi funzionali, gli<br />
interstrati SentryGlas® presentano<br />
molteplici qualità estetiche,<br />
fra cui una trasparenza cristallina,<br />
una resistenza praticamente<br />
universale all’ingiallimento e<br />
un’eccellente stabilità sui bordi:<br />
tutti fattori importanti per la conservazione<br />
<strong>del</strong>l’edifi cio nel tempo,<br />
nonché per l’immagine <strong>del</strong><br />
marchio Maroc Telecom.<br />
Fonte: www.dupont.com<br />
Per ulteriori informazioni:<br />
lkarleskind@viguier.com<br />
Rivista <strong>del</strong>la <strong>Stazione</strong> <strong>Sperimentale</strong> <strong>del</strong> <strong>Vetro</strong> 6-<strong>2012</strong><br />
49
dal mondo <strong>del</strong> vetro<br />
6-<strong>2012</strong> Rivista <strong>del</strong>la <strong>Stazione</strong> <strong>Sperimentale</strong> <strong>del</strong> <strong>Vetro</strong><br />
50<br />
Nesite<br />
per il Data Center<br />
<strong>del</strong>la Biblioteca<br />
Apostolica Vaticana<br />
Un percorso di vetro e luce<br />
L’interno <strong>del</strong> Data Center <strong>del</strong>la<br />
Biblioteca Apostolica Vaticana<br />
cambia veste grazie ai pavimenti<br />
sopraelevati Nesite.<br />
Il rifacimento totale <strong>del</strong>la pavimentazione<br />
- che si è reso necessario<br />
per sostituire un pavimento<br />
danneggiato - copre una superfi -<br />
cie di circa 200 mq. Sia per i 90<br />
mq adibiti ad uffi ci operativi che<br />
per la zona in cui vi sono macchinari<br />
e apparati tecnici (circa 100<br />
mq) sono stati utilizzati pannelli<br />
Nesite in solfato e laminato.<br />
Un percorso in vetro circonda<br />
il perimetro dei macchinari creando<br />
un “camminamento” per<br />
rendere esteticamente più bello<br />
l’intero progetto. I pannelli sono<br />
in vetro, e fanno parte <strong>del</strong>la linea<br />
High Class Nesite: nello<br />
specifi co, sono stati utilizzati<br />
10 pannelli in vetro trasparente<br />
a cui sono stati applicati degli<br />
“stencil” con il logo <strong>del</strong>la Biblioteca<br />
Apostolica Vaticana e<br />
altri 12, opachi e privi di scritte.<br />
Tutta la pavimentazione in vetro<br />
ha dimensioni di 600x600x26<br />
mm, con un’anima costituita<br />
da tre strati di vetro trasparente<br />
accostati tra loro con un fi lm<br />
in materiale plastico di spessore<br />
8+10+8 mm formanti un<br />
corpo unico di spessore 26mm,<br />
bordati perimetralmente in materiale<br />
plastico semirigido, autoestinguente<br />
e antiscricchiolio.<br />
Il progetto è nato per la digitalizzazione<br />
<strong>del</strong>l’archivio segreto e<br />
dei testi antichi conservati nella<br />
Biblioteca Apostolica Vaticana.<br />
Nel Data Center si immagazzinano<br />
dati di vario genere come,<br />
ad esempio, la registrazione <strong>del</strong><br />
controllo accessi ai tornelli, il<br />
controllo di contatti di posta<br />
elettronica ecc. Inoltre l’archivio<br />
sarà presto dotato di uno scanner<br />
di ultima generazione, capace<br />
di leggere testi di manoscritti e<br />
antiche pergamene non consultabili<br />
fi sicamente. Questo permetterà<br />
lo studio e il recupero di<br />
antichi testi, fotografando i documenti<br />
in profondità, superando<br />
circa 8 strati, per inviarli poi<br />
al Data Center per acquisizione.<br />
Per questo progetto l’azienda<br />
veneta ha tenuto conto non solo<br />
<strong>del</strong>l’aspetto tecnico, ma anche<br />
<strong>del</strong>le esigenze <strong>del</strong> cliente in termini<br />
di tempi di installazione e<br />
posa in opera: per non disturbare<br />
il consueto svolgimento lavorativo<br />
infatti, Nesite ha smontato il<br />
vecchio pavimento danneggiato<br />
in più tranche (circa 50 mq alla<br />
volta) per poi sostituirlo e installarlo<br />
senza creare disagi agli addetti<br />
ai lavori.<br />
Fonte: www.edilportale.com
dal mondo <strong>del</strong> vetro<br />
La Giunta <strong>del</strong> Comune di Rimini<br />
ha approvato il progetto per<br />
un “laboratorio a cielo aperto”<br />
che verrà realizzato a San Giuliano<br />
mare e che sarà fi nanziato,<br />
con 250.000 euro dei 300mila<br />
necessari, dalla Regione Emilia<br />
Romagna nel quadro <strong>del</strong> lavoro<br />
per la ridefi nizione <strong>del</strong>la legge<br />
regionale in materia di riduzione<br />
<strong>del</strong>l’inquinamento luminoso<br />
e risparmio energetico. Grazie<br />
a questo progetto sarà possibile<br />
per due anni applicare e sperimentare,<br />
confrontandole sul<br />
campo, le tecnologie più innovative<br />
nel campo <strong>del</strong>l’illuminazione<br />
pubblica esterna. Per l’assessore<br />
alle Politiche ambientali <strong>del</strong><br />
Comune di Rimini Sara Visintin<br />
si tratta di un progetto di grande<br />
importanza per la riqualifi cazione<br />
di tutta l’area: “Il progetto si<br />
Il corso <strong>del</strong> Gruppo Fenzi<br />
“Come scegliere i sigillanti per<br />
vetri isolanti e assicurare resistenza<br />
ed effi cienza energetica<br />
al sistema” è ora disponibile<br />
sul sito di AEC Daily’s Online<br />
Learning Center (OLC). Fenzi<br />
North America ha infatti realizzato<br />
un corso di apprendimento<br />
online disponibile gratuitamente<br />
per chiunque voglia imparare<br />
come scegliere in modo consapevole<br />
gli elementi di un vetro<br />
isolante, conoscere tutti i segreti<br />
dei singoli componenti, capirne<br />
le performance e inoltre usufruire<br />
dei crediti formativi correlati.<br />
integra con quanto stiamo facendo<br />
rispetto alla riqualifi cazione<br />
urbana e alla riduzione di consumi<br />
energetici <strong>del</strong>l’illuminazione<br />
pubblica. Il telecontrollo punto a<br />
punto, i LED e altre tecnologie in<br />
sperimentazione dovrebbero garantire<br />
risparmio, tutela ambientale,<br />
riqualifi cazione e fruibilità<br />
dei luoghi.” Il progetto prevede<br />
l’intervento su 557 punti luce<br />
con sostituzione di lampade al<br />
mercurio con lampade al sodio,<br />
ottimizzazione <strong>del</strong>la potenza<br />
installata, resa cromatica <strong>del</strong>le<br />
luci, installazione di nuovi punti<br />
luce, tutti guidati da sistemi di<br />
telecontrollo e telegestione.<br />
Per ulteriori informazioni:<br />
luceedesign@tecnichenuove.com<br />
Il corso è stato infatti approvato<br />
da Architects Institute of America<br />
(AIA), US Green Building<br />
Council (USGBC) e conferisce<br />
crediti formativi riconosciuti anche<br />
da molte altre associazioni<br />
per la progettazione e il design<br />
sostenibile.<br />
A certifi care l’autorevolezza <strong>del</strong><br />
programma è proprio l’AEC<br />
Daily’s Online Learning Center,<br />
l’organo di formazione<br />
<strong>del</strong>l’USGBC incaricato di promuovere<br />
lo sviluppo professionale<br />
<strong>del</strong>l’industria di costruzioni e<br />
dei professionisti LEED attraverso<br />
programmi di formazione permanente<br />
di alta qualità. Tra questi<br />
è ora disponibile anche il corso<br />
ideato e sviluppato da Fenzi.<br />
Rivista <strong>del</strong>la <strong>Stazione</strong> <strong>Sperimentale</strong> <strong>del</strong> <strong>Vetro</strong> 6-<strong>2012</strong><br />
Rimini,<br />
un Laboratorio<br />
per la luce<br />
Innovative tecnologie nel<br />
campo <strong>del</strong>l’illuminazione<br />
pubblica esterna<br />
Cresce l’impegno<br />
di Fenzi nella<br />
promozione <strong>del</strong>la<br />
tutela <strong>del</strong>l’ambiente<br />
Ha realizzato un corso di<br />
apprendimento online<br />
disponibile gratuitamente<br />
51
dal mondo <strong>del</strong> vetro<br />
6-<strong>2012</strong> Rivista <strong>del</strong>la <strong>Stazione</strong> <strong>Sperimentale</strong> <strong>del</strong> <strong>Vetro</strong><br />
52<br />
Accedere al corso di apprendimento<br />
online è molto semplice:<br />
basta infatti andare sul sito<br />
www.aecdaily.com/sponsor/fenzi<br />
e scegliere il corso ideato dal<br />
gruppo nella Tab Education;<br />
si può accedere al corso anche<br />
dalla home page <strong>del</strong> sito Fenzi<br />
www.fenzigroup.com o dal sito<br />
di Fenzi North America http://<br />
www.fenzi-na.com/fenzi_facts.php.<br />
L’utilizzo <strong>del</strong> programma è molto<br />
semplice; è inoltre possibile<br />
contattare un esperto per dubbi<br />
e spiegazioni. Per accedere al<br />
corso è necessario registrarsi e<br />
inserire una Exam Password per<br />
procedere con l’esame online;<br />
per ricevere il certifi cato che attesti<br />
il completamento <strong>del</strong> corso,<br />
basta seguire le istruzioni alla<br />
fi ne <strong>del</strong> programma.<br />
Il corso fornisce una panoramica<br />
<strong>del</strong>le caratteristiche che i sigillanti<br />
per i sistemi in vetrocamera<br />
devono fornire per assicurare<br />
performance di lungo termine,<br />
resistenza strutturale e durata. Al<br />
termine <strong>del</strong> programma i partecipanti<br />
saranno in grado di:<br />
• discutere sui sistemi in vetrocamera,<br />
con riferimento al risparmio<br />
energetico, alla performance<br />
termica di ogni singolo<br />
sistema e al comfort termico<br />
fornito a chi occupa le abitazioni,<br />
senza rinunciare alla luce naturale<br />
e alla vista <strong>del</strong>l’ambiente<br />
esterno;<br />
• identifi care le componenti di<br />
un sistema in vetrocamera e analizzare<br />
come contribuiscono al<br />
funzionamento complessivo <strong>del</strong><br />
sistema, sia in termini di performance<br />
energetiche, sia in termini<br />
di sicurezza nel montaggio;<br />
• identifi care e confrontare i di-<br />
versi tipi di sigillante e determinare<br />
le differenze principali tra<br />
sigillanti primari e secondari;<br />
• valutare le proprietà meccaniche<br />
e di resistenza di un sigillante<br />
e selezionare il prodotto<br />
appropriato per una specifi ca<br />
applicazione in modo tale che la<br />
performance termica <strong>del</strong> sistema<br />
non si riduca nel tempo.<br />
Per ulteriori informazioni:<br />
www.fenzigroup.com<br />
Press Offi ce:<br />
francesca.solera@<br />
ilfi lorossonline.it<br />
www.ilfi lorossonline.it
dal mondo <strong>del</strong> vetro<br />
L’azienda si è presentata alla<br />
fi era specialistica internazionale<br />
con un’ampia gamma di tecniche<br />
per la produzione e la realizzazione<br />
<strong>del</strong> vetro, e con una<br />
serie di interessanti innovazioni.<br />
In particolare, un nuovo e particolarmente<br />
effi ciente design di<br />
rivestimento per vetri isolanti:<br />
Silverstar Superselekt 35/14 T.<br />
L’aspetto <strong>del</strong>la protezione solare<br />
continua a rappresentare una<br />
grossa sfi da per la progettazio-<br />
ne degli edifi ci. Soprattutto nei<br />
Paesi in cui il sole splende più<br />
a lungo durante l’anno oppure<br />
in presenza di ampie fi nestre sul<br />
tetto, l’irraggiamento solare permanente<br />
ha una notevole infl uenza<br />
sullo sviluppo <strong>del</strong> calore negli<br />
ambienti interni. Le conseguenze<br />
sono note: i costi elevati per rinfrescare<br />
gli ambienti peggiorano<br />
il bilancio energetico, determinano<br />
emissioni superfl ue di CO 2<br />
e, non da ultimo, riducono nel<br />
lungo periodo il valore <strong>del</strong>l’immobile.<br />
Per questo in passato si<br />
è spesso fatto ricorso a misure<br />
protettive esterne, come lamine,<br />
persiane avvolgibili o veneziane,<br />
che tuttavia infl uiscono notevolmente<br />
sull’estetica <strong>del</strong>l’edifi cio.<br />
Una vera alternativa è offerta dai<br />
Rivista <strong>del</strong>la <strong>Stazione</strong> <strong>Sperimentale</strong> <strong>del</strong> <strong>Vetro</strong> 6-<strong>2012</strong><br />
EUROGLAS<br />
a Glasstec <strong>2012</strong><br />
Ha presentato il nuovo<br />
Silverstar Superselekt<br />
35/14 T<br />
53
dal mondo <strong>del</strong> vetro<br />
6-<strong>2012</strong> Rivista <strong>del</strong>la <strong>Stazione</strong> <strong>Sperimentale</strong> <strong>del</strong> <strong>Vetro</strong><br />
54<br />
Una vera alternativa è offerta dai<br />
più moderni vetri isolanti con<br />
rivestimenti intelligenti. La loro<br />
estrema effi cacia è rappresentata<br />
dal nuovo Silverstar Superselekt<br />
35/14 T. Il vetro di protezione<br />
solare di Euroglas dispone di un<br />
fattore solare (valore g) pari soltanto<br />
al 14%, che nella maggior<br />
parte dei casi rende superfl uo<br />
l’impiego di un’ulteriore protezione<br />
solare. Nonostante questo<br />
basso fattore solare, il vetro a<br />
doppio strato isolante garantisce<br />
un’eccezionale trasmissione <strong>del</strong>la<br />
luce, pari al 35%. Il rapporto<br />
estremo fra trasmissione <strong>del</strong>la<br />
luce e trasmissione <strong>del</strong>l’energia<br />
totale si esprime nel coeffi ciente<br />
di selettività (S). A questo proposito,<br />
il nuovo Silverstar Superselekt<br />
35/14 T raggiunge un<br />
valore di punta di S = 2,5. Ma<br />
anche il valore Ug, pari a 1,0 W/<br />
m2K, è degno di nota. Buono a<br />
sapersi, poiché in fi n dei conti<br />
anche nelle regioni con temperature<br />
medie elevate di notte può<br />
fare freddo!<br />
Oltre ai vantaggi tecnici, il nuovo<br />
design a strati convince per il suo<br />
“street appeal”, cioè la parte esterna<br />
<strong>del</strong> vetro. La bassa rifl essione<br />
esterna, pari soltanto al 14%, conferisce<br />
un aspetto di colore neutro<br />
e non appariscente. Silverstar<br />
Superselekt 35/14 T lascia quindi<br />
ampio spazio alla creatività per<br />
il design <strong>del</strong>la facciata e può<br />
inoltre essere combinato con<br />
ulteriori vetri di Euroglas. Con<br />
questo eccellente vetro di protezione<br />
solare non vengono posti<br />
limiti alla libertà di stile.<br />
Per ulteriori informazioni:<br />
info.euroglas@rolmail.net<br />
Uffi cio Stampa:<br />
SILVERSTAR@maipr.com
dal mondo <strong>del</strong> vetro<br />
Importante accordo di collaborazione<br />
tra l’Istituto Veneto di<br />
Scienze Lettere ed Arti e la Fondazione<br />
Musei Civici di Venezia<br />
sul tema <strong>del</strong> vetro e <strong>del</strong>la produzione<br />
vetraria muranese<br />
Premio Glass in Venice, giornate<br />
di studio sul vetro veneziano,<br />
sito internet dedicato e aggiornato<br />
sul tema, mostre ed eventi<br />
Porta il titolo di Glass in Venice<br />
l’importante accordo siglato<br />
tra l’Istituto Veneto di Scienze<br />
Lettere ed Arti e la Fondazione<br />
Musei Civici di Venezia, presentato<br />
uffi cialmente il 22 <strong>novembre</strong><br />
scorso a Palazzo Franchetti, in<br />
occasione <strong>del</strong>la cerimonia d’assegnazione<br />
<strong>del</strong>la prima edizione<br />
<strong>del</strong>l’omonimo riconoscimento<br />
- il “Premio Glass in Venice” -,<br />
tra le iniziative di questa nuova,<br />
strategica collaborazione.<br />
Già denso di contenuti e programmi,<br />
il progetto Glass in Venice<br />
è espressione <strong>del</strong>la volontà<br />
<strong>del</strong>le due importanti istituzioni<br />
veneziane di attivare una stretta<br />
collaborazione per un insieme<br />
di iniziative che valorizzino il<br />
patrimonio <strong>del</strong>l’arte vetraria a livello<br />
internazionale. L’obiettivo<br />
è rafforzare la città lagunare nel<br />
proprio imprescindibile ruolo di<br />
laboratorio culturale e d’incontro<br />
tra i maestri <strong>del</strong>la raffi nata<br />
arte muranese, gli artisti e le istituzioni,<br />
a livello internazionale.<br />
Glass in Venice è oggi per l’Istituto<br />
Veneto il naturale sviluppo<br />
<strong>del</strong>l’impegno rivolto sin dall’Ottocento<br />
all’arte e alla tecnica vetraria,<br />
rilanciato nel 2004 in occasione<br />
<strong>del</strong>la mostra “Vetri nel<br />
mondo”.<br />
Tra le attività culturali <strong>del</strong>l’Istituto<br />
<strong>del</strong>l’ultimo decennio, l’arte<br />
vetraria è stata protagonista di<br />
mostre, conferenze e, dallo scor-<br />
Rivista <strong>del</strong>la <strong>Stazione</strong> <strong>Sperimentale</strong> <strong>del</strong> <strong>Vetro</strong> 6-<strong>2012</strong><br />
Il progetto<br />
Glass in Venice<br />
Un percorso di vetro e luce<br />
55
dal mondo <strong>del</strong> vetro<br />
6-<strong>2012</strong> Rivista <strong>del</strong>la <strong>Stazione</strong> <strong>Sperimentale</strong> <strong>del</strong> <strong>Vetro</strong><br />
56<br />
so anno, seminari per specialisti.<br />
Tale impegno rientra nell’obiettivo<br />
<strong>del</strong>l’Istituto di saldare il proprio<br />
legame con la realtà veneziana<br />
e in particolare con la vita<br />
produttiva <strong>del</strong>la città, dove, per<br />
lunghi secoli, creatività artistica<br />
e innovazione tecnologica hanno<br />
fatto di Venezia, oltre che la città<br />
d’arte famosa in tutto il mondo,<br />
un centro di vita economica tra i<br />
maggiori in Europa.<br />
La Fondazione Musei Civici di<br />
Venezia, d’altra parte, con la direzione<br />
e la gestione <strong>del</strong> Museo<br />
<strong>del</strong> <strong>Vetro</strong> di Murano svolge un<br />
ruolo istituzionale primario nella<br />
conservazione e valorizzazione<br />
<strong>del</strong> patrimonio d’arte custodito<br />
e nel diffondere la conoscenza<br />
di questa antica espressione artistica,<br />
ma opera anche per preservare<br />
la memoria e la consapevolezza<br />
<strong>del</strong>la centralità <strong>del</strong>l’arte<br />
vetraria nell’identità veneziana.<br />
Istituito ancora nel 1861 con funzioni<br />
iniziali d’archivio e ricono-<br />
sciuto ora tra le realtà espositive<br />
più interessanti nel circuito internazionale,<br />
il museo muranese<br />
sarà oggetto a breve di un importante<br />
intervento d’ampliamento<br />
e di un nuovo, conseguente progetto<br />
museologico. Una realtà<br />
che, attraverso la Fondazione,<br />
vuole essere punto di riferimento<br />
importante sul tema, anche in<br />
rapporto al mondo produttivo,<br />
<strong>del</strong>la formazione e <strong>del</strong>la ricerca,<br />
sviluppando relazioni con tutti i<br />
diversi interlocutori operanti in<br />
quest’ambito.<br />
L’accordo siglato da Gian Antonio<br />
Danieli, presidente <strong>del</strong>l’Istituto<br />
Veneto di Scienze Lettere<br />
ed Arti, e da Walter Hartsarich,<br />
presidente <strong>del</strong>la Fondazione<br />
Musei Civici di Venezia, prevede<br />
dunque alcune importanti forme<br />
di sinergia: un’azione condivisa<br />
per quanto riguarda le edizioni<br />
future <strong>del</strong> Premio e <strong>del</strong>le Giornate<br />
di studio sul vetro veneziano,<br />
una collaborazione nel promuovere<br />
le importanti mostre d’arte<br />
Da sinistra: Walter Hartsarich, presidente <strong>del</strong>la Fondazione Musei Civici<br />
di Venezia, e Gian Antonio Danieli, presidente <strong>del</strong>l’Istituto Veneto di Scienze<br />
Lettere ed Arti
dal mondo <strong>del</strong> vetro<br />
Da sinistra: Walter Hartsarich, Gabriella Belli, Pier Francesco Ghetti,<br />
Gian Antonio Danieli, Chiara Squarcina, Sandro Franchini<br />
vetraria tenute da ciascuna e, in<br />
particolare, la creazione di un<br />
sito internet aggiornato e interagente<br />
sul tema, grazie anche alla<br />
collaborazione con musei, centri<br />
di ricerca, imprese industriali e<br />
commerciali note per l’impegno<br />
adottato nella promozione <strong>del</strong><br />
vetro.<br />
Il sito - i cui contenuti saranno<br />
valutati da un comitato scientifi -<br />
co composto da Rosa Barovier,<br />
Sandro Pezzoli, Chiara Squarcina,<br />
Lino Tagliapietra, Cristina<br />
Tonini, Marco Verità - ambisce<br />
a divenire una sede autorevole<br />
di informazione e di documentazione<br />
sul vetro veneziano e sulla<br />
produzione d’arte vetraria internazionale:<br />
uno strumento valido e<br />
accessibile, a disposizione <strong>del</strong> più<br />
largo pubblico internazionale.<br />
Il Premio “Glass in Venice”<br />
Prima edizione<br />
La prima edizione <strong>del</strong> Premio<br />
“Glass in Venice” viene assegnata<br />
dall’Istituto Veneto di<br />
Scienze Lettere ed Arti al maestro<br />
muranese Pino Signoretto,<br />
la cui perizia e raffi natezza tecnica<br />
è nota a livello internazionale,<br />
e a Bertil Vallien, l’artista svedese<br />
le cui opere in vetro sono<br />
esposte nei maggiori musei d’arte<br />
contemporanea <strong>del</strong> mondo e<br />
<strong>del</strong> quale è attualmente in corso<br />
una mostra a palazzo Franchetti,<br />
sede <strong>del</strong>l’Istituto. Al premio si è<br />
associata la Fondazione Musei<br />
Civici di Venezia.<br />
Il Premio intende essere un riconoscimento<br />
di prestigio ad artisti<br />
o a maestri <strong>del</strong> vetro che si siano<br />
particolarmente distinti con la<br />
loro opera lavorando nel grande<br />
solco <strong>del</strong>la tradizione muranese,<br />
oppure, nel mondo, attraverso<br />
scuole e tecniche diverse.<br />
Con questa iniziativa si intende<br />
segnalare come Venezia, grazie<br />
Rivista <strong>del</strong>la <strong>Stazione</strong> <strong>Sperimentale</strong> <strong>del</strong> <strong>Vetro</strong> 6-<strong>2012</strong><br />
57
dal mondo <strong>del</strong> vetro<br />
6-<strong>2012</strong> Rivista <strong>del</strong>la <strong>Stazione</strong> <strong>Sperimentale</strong> <strong>del</strong> <strong>Vetro</strong><br />
58<br />
a Murano, sia non solo il famoso<br />
e nobile centro di una raffi nata<br />
arte e di una prodigiosa tecnica<br />
vetraria, che si perpetua con<br />
l’opera di valenti maestri e di<br />
artisti, ma sia anche la città alla<br />
quale moltissimi grandi maestri<br />
di rilievo internazionale guardano<br />
con ammirazione e rispetto,<br />
anche se le loro opere sono state<br />
eseguite con tecniche diverse<br />
da quella muranese. Il Premio, a<br />
cadenza annuale, farà parte integrante<br />
di “Glass in Venice”.<br />
Uffi cio Stampa:<br />
Istituto Veneto di Scienze<br />
Lettere ed Arti<br />
annazemella@annazeta.it<br />
Fondazione Musei Civici<br />
di Venezia<br />
press@fmcvenezia.it<br />
Giornate di studio sul vetro<br />
veneziano. Il XVII secolo<br />
Seconda edizione<br />
Venezia<br />
27 febbraio - 1 marzo 2013<br />
Giunge alla seconda edizione il<br />
corso di alta formazione promosso<br />
dall’Istituto Veneto di Scienze<br />
Lettere ed Arti “Giornate di<br />
Studio sul vetro veneziano”.<br />
Rivolto a conservatori di musei,<br />
collezionisti ed esperti, si svolgerà<br />
a Venezia dal 27 febbraio<br />
all’1 marzo 2013, con il coinvolgimento<br />
di prestigiose istituzioni<br />
locali e internazionali.<br />
Alle Giornate di Studio ha aderito<br />
la Fondazione Musei Civici<br />
di Venezia, partner <strong>del</strong>l’Istituto<br />
Veneto nel progetto “Glass in<br />
Venice”. Le Giornate sono patrocinate<br />
inoltre dal Corning<br />
Museum of Glass, dall’Ecole<br />
du Louvre, dall’Institut national<br />
du patrimoine e dal Victoria &<br />
Albert Museum; si svolgono in<br />
collaborazione con AIHV - Association<br />
Internationale pour<br />
l’Histoire du Verre, Comitato<br />
Nazionale Italiano; LAMA - Laboratorio<br />
Analisi Materiali Antichi<br />
<strong>del</strong>l’Università IUAV; Museo<br />
<strong>del</strong> <strong>Vetro</strong> - Fondazione Musei<br />
Civici Venezia; con la partecipazione<br />
<strong>del</strong>l’Uffi cio Regionale<br />
<strong>del</strong>l’UNESCO per la Scienza e<br />
la Cultura in Europa - Venezia e<br />
con il patrocinio <strong>del</strong>la Regione<br />
<strong>del</strong> Veneto.<br />
Si tratta di un’iniziativa unica<br />
nel suo genere, che ha destato<br />
già dalla sua prima edizione interesse<br />
a livello internazionale.<br />
Tra i partecipanti <strong>del</strong>lo scorso<br />
anno si segnala, infatti, la presenza<br />
di collezionisti ed esper
dal mondo <strong>del</strong> vetro<br />
ti provenienti dal Musée du<br />
Louvre; dallo State Offi ce for<br />
the Preservation of Historical<br />
Monuments in Basel; dal Center<br />
for Research and Restoration of<br />
the French Museums, Paris; dalla<br />
Nottingham University; dalla<br />
Soprintendenza <strong>del</strong> patrimonio<br />
culturale <strong>del</strong>la Regione Rhenania,<br />
Pulheim-Köln; dal Victoria<br />
& Albert Museum, London;<br />
dall’University of Applied Arts,<br />
Wien; dalla Masaryk University<br />
di Brno; dall’University of Applied<br />
Sciences di Erfurt.<br />
Tra le presenze italiane, collezionisti<br />
ed esperti provenienti dal<br />
mondo universitario, dal Museo<br />
Poldi Pezzoli di Milano e dal Fai<br />
- Fondo Ambiente Italiano.<br />
Il programma <strong>del</strong>le “Giornate<br />
2013” approfondisce i temi<br />
riguardanti il vetro veneziano<br />
<strong>del</strong> 1600 circa, a proseguimento<br />
<strong>del</strong> precedente corso sul vetro<br />
rinascimentale. Le lezioni saranno<br />
costituite da un’introduzione<br />
di carattere generale, per poi<br />
passare allo studio diretto <strong>del</strong>le<br />
tecniche e <strong>del</strong>le opere, favorendo<br />
gli interventi e le presentazioni<br />
da parte dei partecipanti. Tra gli<br />
argomenti trattati: elementi di carattere<br />
storico e storico-artistico;<br />
materie prime e tecniche fusorie<br />
e tecniche di lavorazione; archeometria;<br />
conservazione e restauro.<br />
I seminari saranno integrati dalla<br />
visita al Museo Vetrario di<br />
Murano e da dimostrazioni pratiche<br />
in fornace. Le lezioni e la<br />
discussione si terranno in lingua<br />
inglese; gli interventi che saranno<br />
presentati in lingua italiana<br />
verranno tradotti in inglese dai<br />
curatori dei seminari.<br />
I docenti sono: Rosa Barovier<br />
Mentasti, tra le più note studiose<br />
<strong>del</strong>la storia vetraria veneziana<br />
antica e moderna, curatrice di<br />
pubblicazioni e mostre a livello<br />
internazionale; William Gudenrath,<br />
resident advisor per lo<br />
Studio <strong>del</strong> Corning Museum of<br />
Glass, maestro vetraio, studioso<br />
e docente <strong>del</strong>le tecniche di lavorazione;<br />
Corinna Mattiello,<br />
esperta di restauro archeologico,<br />
collabora con Fondazioni, Musei<br />
e Soprintendenze <strong>del</strong>la regione,<br />
nei settori prevalentemente<br />
<strong>del</strong> restauro <strong>del</strong> vetro oltre che<br />
<strong>del</strong>le orefi cerie sacre e di grandi<br />
bronzi; Lino Tagliapietra, maestro<br />
vetraio e il più infl uente<br />
artista <strong>del</strong> vetro italiano noto a<br />
livello internazionale; Cristina<br />
Tonini, <strong>del</strong> consiglio direttivo<br />
<strong>del</strong>la sezione italiana <strong>del</strong>l’Association<br />
Internationale Histoire<br />
du Verre, curatrice di cataloghi e<br />
pubblicazioni dedicati al vetro;<br />
Marco Verità, chimico, membro<br />
di varie organizzazioni internazionali<br />
riguardanti il vetro, dal<br />
2009 collabora con il Laboratorio<br />
di Analisi Materiali Antichi<br />
LAMA <strong>del</strong>l’Università IUAV di<br />
Venezia.<br />
Il Comitato scientifi co è composto<br />
da: Rosa Barovier Mentasti,<br />
storica <strong>del</strong> vetro; Lorenzo Lazzarini,<br />
LAMA-Università IUAV<br />
di Venezia; Sandro Pezzoli, collezionista;<br />
Lino Tagliapietra,<br />
artista e maestro vetraio; Marco<br />
Verità, LAMA-Università IUAV<br />
di Venezia.<br />
Le domande di partecipazione<br />
dovranno essere inviate via<br />
e-mail (ivsla@istitutoveneto.it)<br />
entro il 15 <strong>dicembre</strong> <strong>2012</strong>, accompagnate<br />
dal curriculum, nel<br />
Rivista <strong>del</strong>la <strong>Stazione</strong> <strong>Sperimentale</strong> <strong>del</strong> <strong>Vetro</strong> 6-<strong>2012</strong><br />
59
dal mondo <strong>del</strong> vetro<br />
6-<strong>2012</strong> Rivista <strong>del</strong>la <strong>Stazione</strong> <strong>Sperimentale</strong> <strong>del</strong> <strong>Vetro</strong><br />
60<br />
quale venga messo in evidenza<br />
l’interesse per la materia e gli<br />
studi precedentemente compiuti<br />
nel settore.<br />
Le domande verranno esaminate<br />
dal Comitato scientifi co che<br />
compirà una selezione sulla base<br />
dei titoli presentati e <strong>del</strong>le motivazioni<br />
indicate. Nella selezione<br />
si cercherà di favorire la partecipazione<br />
di candidati provenienti<br />
da paesi e ambienti culturali diversi.<br />
I partecipanti si impegneranno<br />
a frequentare tutti i corsi,<br />
seminari e visite in programma.<br />
Al termine, verrà rilasciato un<br />
attestato di partecipazione.<br />
Il numero dei posti disponibili è<br />
limitato e non superiore a 30. È<br />
richiesta una quota di iscrizione<br />
di 300 €.<br />
I partecipanti provvederanno a<br />
loro spese al viaggio e alla permanenza<br />
a Venezia. L’Istituto<br />
provvederà all’organizzazione<br />
dei corsi, al viaggio a Murano<br />
e alla visita al Museo Vetrario<br />
e alle dimostrazioni pratiche in<br />
fornace a Murano.<br />
Due posti potranno essere assegnati<br />
senza il versamento <strong>del</strong>la<br />
quota di iscrizione a giovani<br />
dottori o dottorandi di ricerca<br />
che ne facciano domanda e il cui<br />
curriculum corrisponda agli studi<br />
oggetto <strong>del</strong>le Giornate.<br />
Un posto sarà riservato, senza<br />
pagamento <strong>del</strong>la quota di iscrizione,<br />
ad un partecipante proveniente<br />
dall’area <strong>del</strong> Sud-Est<br />
Europa, selezionato in collaborazione<br />
con l’Uffi cio UNESCO<br />
di Venezia.<br />
Per ulteriori informazioni:<br />
Istituto Veneto di Scienze,<br />
Lettere ed Arti<br />
San Marco 2945<br />
30124 VENEZIA (Italia)<br />
tel. 0412407711<br />
ivsla@istitutoveneto.it