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novembre-dicembre 2012 - Stazione Sperimentale del Vetro

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RIVISTA <strong>del</strong>la<br />

STAZIONE SPERIMENTALE DEL VETRO<br />

<strong>novembre</strong>-<strong>dicembre</strong> <strong>2012</strong> - n. 6 vol. 42<br />

sommario<br />

In questo numero ........................................... 2<br />

Riassunti ............................................................... 3<br />

Riassunti .............................................................. 3<br />

Studi<br />

Nuove soluzioni per la valorizzazione di scorie<br />

e ceneri volanti prodotte dagli inceneritori<br />

di Studi rifi uti solidi urbani ..................................................... 5<br />

New solutions for the valorization of glassy residues<br />

produced La pratica by chimica municipal dei waste vetrai incinerators..........................13<br />

<strong>del</strong> Rinascimento<br />

Sandro La preparazione Hreglich, Roberto <strong>del</strong>le materie Falcone, prime Antonio Tucci,<br />

Nicola (III e ultima Favaro, parte) Paolo ........................................................ Bertuzzi, Piero Ercole,<br />

4<br />

Lodovico Cesare Moretti Ramon<br />

Sistemi avanzati di recupero termico per forni da vetro.<br />

Sistema ibrido rigenerativo-recuperativo Centauro ..... 18<br />

Associazioni<br />

Alessandro Mola, Paolo Bortoletto, Giampaolo Bruno,<br />

Ernesto Cattaneo, Augusto Santero<br />

CoReVe ...................................................................... 31<br />

Il Intervista Capitolare a Gianpaolo degli Specchieri Caccini <strong>del</strong> ................................... 1764 ......................... 26 37<br />

Paolo Zecchin<br />

Direttore responsabile<br />

Antonio Tucci<br />

Redazione<br />

Elisabetta Erica Ladogana Barbini<br />

email: e-mail: ebarbini@spevetro.it<br />

eladogana@spevetro.it<br />

Impaginazione e grafi ca<br />

Betti Bertoncello<br />

Direzione e Redazione - Proprietà<br />

<strong>Stazione</strong> <strong>Sperimentale</strong> <strong>del</strong> <strong>Vetro</strong><br />

Via Briati 10 - 30141 Murano (VE)<br />

Tel.: +39 041 2737011<br />

Fax: +39 041 2737048<br />

email: e-mail: mail@spevetro.it<br />

http:/ / www.spevetro.it<br />

Autorizzazione <strong>del</strong> Tribunale di Venezia n. n.271 271 in data 23.01.1971<br />

R.O.C. in data 23.01.1971- 3913 R.O.C. 3913<br />

Rivista Associata alla Unione<br />

Stampa Periodica Italiana<br />

Borsa L'angolo di Studio dei lettori<br />

“Giuseppe Proposte idee quesiti Breviari” .................................................. ................................... 40 38<br />

Agenda ................................................................. 43<br />

................................................................. 40<br />

International Dal mondo <strong>del</strong> Commission vetro .................................. 44<br />

on Glass... 41<br />

a cura di Erica Ladogana<br />

Dal mondo <strong>del</strong> vetro.................................... 43<br />

a cura di Elisabetta Barbini<br />

Istruzioni per gli Autori<br />

La Rivista pubblica studi, ricerche ed esperienze sulla<br />

tecnologia e sulla scienza <strong>del</strong> vetro e e dei i materiali ad esso<br />

collegati. Chiunque può mandare elaborati, memorie memorie, ecc. ecc.<br />

La Redazione si riserva o meno la loro pubblicazione.<br />

I testi, corredati da un breve riassunto di circa dieci righe, in<br />

italiano e inglese, dovranno pervenire in forma elettronica<br />

(preferibilmente in Microsoft Word).<br />

Immagini e tabelle dovranno essere in fi le separati: le<br />

immagini preferibilmente in formato tif o jpg (minimo 300<br />

dpi); le tabelle in Microsoft Excel o Microsoft Word. La<br />

Rivista diventa proprietaria dei lavori pubblicati e questi<br />

non possono essere riprodotti altrove senza autorizzazione.<br />

I testi accettati per la pubblicazione saranno considerati<br />

defi nitivi. Eventuali sostanziali variazioni dovranno essere<br />

concordati concordate con la Redazione.<br />

La Direzione è estranea alle tesi sostenute nei loro articoli<br />

dai singoli collaboratori. Questi assumono la piena<br />

responsabilità dei loro scritti.<br />

È vietata la riproduzione, anche parziale, dei testi e <strong>del</strong>le<br />

illustrazioni senza la preventiva autorizzazione <strong>del</strong>la<br />

Redazione.<br />

1


in questo numero<br />

6-<strong>2012</strong><br />

2<br />

Rivista <strong>del</strong>la <strong>Stazione</strong> <strong>Sperimentale</strong> <strong>del</strong> <strong>Vetro</strong><br />

I rivestimenti nanometrici (coating) conferiscono un notevole valore aggiunto al vetro piano utilizzato<br />

in edilizia e in altri settori industriali. Da tempo gli sforzi dei produttori sono indirizzati a migliorare<br />

le Da proprietà più parti tecnologiche ci viene sollecitata <strong>del</strong> vetro una piano maggiore per edilizia attenzione per aumentare ai problemi l’effi cienza contingenti <strong>del</strong>le vetrate <strong>del</strong> settore, in termini che<br />

mai di comfort come in abitativo questo e momento risparmio sono energetico. così pressanti Questi miglioramenti e con prospettive tecnologici incerte. sono Siamo ottenuti <strong>del</strong>l’avviso, attraverso<br />

invece, l’applicazione che proprio di fi lm i (o periodi strati) di sottili crisi nanometrici - che altro (coating) non sono sulla che superfi il passaggio cie <strong>del</strong> tra vetro due attraverso cicli economi- diverse<br />

ci tecniche - rappresentino di deposizione. l’occasione per intraprendere con energia, iniziative, idee e investimenti una<br />

nuova In questo e diversa primo articolo fase di <strong>del</strong>la sviluppo. Rivista (2011): “I fi lm sottili (coating) su vetro: caratteristiche, materiali e<br />

metodologie di analisi” (Daneo, Falcone, Sommariva, Vallotto) a pagina 5, vengono descritti i materiali<br />

La utilizzati Rivista per <strong>del</strong>la i coating, <strong>Stazione</strong> le principali <strong>Sperimentale</strong> tecniche <strong>del</strong> di deposizione <strong>Vetro</strong>, da più e vengono di 40 anni illustrati testimone i vantaggi e partecipe e i limiti <strong>del</strong>lo <strong>del</strong>le<br />

sviluppo tecniche analitiche industriale oggi vetrario, maggiormente vuole essere utilizzate anche per questo un riferimento tipo di indagini. per chi desidera condividere e<br />

dibattere idee, proposte e soluzioni, nell’auspicio che ogni parere, anche se non necessariamente<br />

condiviso, Il secondo articolo possa creare a fi rma discussione di Mognato, Barbieri, e scambio Nembro, di punti Pace: di vista, “Una semplice arricchendo tecnologia in ogni per caso proteggere coloro<br />

che il vetro operano durante quotidianamente l’attività di cantiere” con (pagina passione 15), e ha partecipazione.<br />

come obiettivo la valutazione <strong>del</strong>l’effetto, in termini<br />

di resistenza, <strong>del</strong>la tecnologia proposta, utilizzata per rimuovere i difetti sulla superfi cie di pannelli di<br />

Per vetro, queste mediante ragioni prove inauguriamo, meccaniche. Le a pag. prove 40, sono la state nuova condotte rubrica secondo “L’angolo la norma dei UNI lettori”, EN 1288-3:2001 dedicata ai<br />

temi su pannelli più svariati, in vetro ma temprato di interesse termicamente e attualità, e su invitando pannelli i di lettori vetro a stratifi presentare cato; i le dati loro ottenuti opinioni sono e idee. stati<br />

elaborati al fi ne di valutare la resistenza meccanica <strong>del</strong>le lastre di vetro, dopo trattamento di abrasione e<br />

Tra levigatura, le Istituzioni secondo che la tecnologia nel corso <strong>del</strong> proposta <strong>2012</strong> da sono <strong>Vetro</strong>care®. state oggetto di approfondimento in queste pagine,<br />

non poteva mancare il Consorzio Recupero <strong>Vetro</strong>, struttura che in pochi anni ha raggiunto importanza<br />

Nel nostro e consueto dimensioni spazio ragguardevoli. storico presentiamo Ne descriviamo l’articolo attività, <strong>del</strong> Prof. ruolo, Fiori: funzioni “<strong>Vetro</strong> musivo e risultati <strong>del</strong> VI assieme secolo<br />

ad dagli una scavi intervista <strong>del</strong>la Basilica esclusiva di San al Presidente, Severo a Classe dott. (Ravenna)”, Gianpaolo Caccini, a pagina 22. da pag. 31.<br />

Lo studio di tessere musive provenienti dagli scavi <strong>del</strong>la Basilica di San Severo a Classe ha costituito<br />

Concludiamo l’occasione per infi un ne confronto l’impegnativo fra le caratteristiche studio di Cesare dei vetri Moretti musivi sull’esame <strong>del</strong>le chiese e ravennati sulla panoramica e la produzione <strong>del</strong>le<br />

fonti vetraria che coeva descrivono a Classe, la tecnologia unico esempio di produzione scoperto di vetraria lavorazione a Murano di vetro nel venuto Rinascimento, alla luce con periodo gli scavi aureo<br />

archeologici<br />

e innovativo<br />

nel territorio<br />

da cui sono<br />

attorno<br />

derivate<br />

a Ravenna.<br />

le produzioni, anche industriali, dei secoli a venire (pag. 4).<br />

Abbiamo raccolto in un unico fascicolo le tre puntate <strong>del</strong>lo Studio e coloro che sono interessati<br />

possono<br />

Nella rubrica<br />

chiedere<br />

“Aggiornamento<br />

alla Redazione<br />

normativo”<br />

l’invio <strong>del</strong><br />

(Battaglia,<br />

relativo PDF,<br />

SSV)<br />

che<br />

viene<br />

verrà<br />

presentata<br />

trasmesso<br />

una<br />

per<br />

monografi<br />

via elettronica.<br />

a con<br />

lo scopo di riassumere il contenuto <strong>del</strong>la norma UNI EN 14181:2005 “Emissioni da sorgente fi ssa -<br />

Assicurazione <strong>del</strong>la qualità di sistemi di misurazione automatici” e il Decreto Legislativo n. 152/06. A<br />

Auguriamo a tutti i lettori un sereno Natale e un positivo 2013.<br />

pagina 37 il servizio.<br />

Antonio Tucci<br />

Antonio Tucci


summaries<br />

riassunti<br />

La pratica chimica dei<br />

vetrai <strong>del</strong> Rinascimento.<br />

La preparazione <strong>del</strong>le<br />

materie prime (III parte)<br />

The chemical practice<br />

of glassmakers in<br />

Renaissance recipe<br />

manuscripts.<br />

The dressing and<br />

treatment of raw<br />

materials (Part 3)<br />

Cesare Moretti<br />

Riv. Staz. Sper. <strong>Vetro</strong> 42<br />

(<strong>2012</strong>), 6, p. 4-30<br />

Rivista <strong>del</strong>la <strong>Stazione</strong> <strong>Sperimentale</strong> <strong>del</strong> <strong>Vetro</strong><br />

Nella maggior parte dei manoscritti di ricette vetrarie, un certo numero di capitoli è dedicato<br />

alla preparazione <strong>del</strong>le materie prime da utilizzare nelle composizioni vetrifi cabili per ottenere i<br />

diversi tipi di vetro. Si è ritenuto interessante, non solo dal punto di vista vetrario ma anche da<br />

quello più generale <strong>del</strong>la storia <strong>del</strong>la chimica, analizzare e interpretare queste istruzioni. I ricettari<br />

esaminati coprono un arco di tempo dal XIV al XVII secolo, a cominciare dai Trattatelli Toscani,<br />

dal manoscritto di Montpellier e dal Ricettario Anonimo, per arrivare al testo di Antonio Neri e ai<br />

manoscritti di Giovanni Darduin e Gasparo Brunoro.<br />

Nella terza e ultima parte, qui pubblicata, vengono elencati, descritti e commentati gli ossidi, i<br />

minerali e le materie prime utilizzate. Nei prossimi numeri verranno pubblicati ulteriori testi.<br />

In most of glass recipe notebooks a number of chapters deal with the preparation of raw materials<br />

to be used in the vitrifi able batch. It is interesting to analyze these treatments not only from the point<br />

of view of glass technology, but also for the history of ancient chemistry.<br />

The chapters regarding the preparation or treatment of raw materials are selected from the<br />

manuscripts and notebooks dating from 14th to 17th centuries and arranged into a list according<br />

to the material involved. The sources are the three parts of Trattatelli Toscani, the Montpellier<br />

manuscript, the Anonymous 16th century manuscript, the Antonio Neri book, the Giovanni Darduin<br />

notebook and the Gasparo Brunoro notebook.<br />

In this Part 3, the last one, some of the oxides, minerals and raw materials used are described and<br />

commented.<br />

3<br />

6-<strong>2012</strong>


6-<strong>2012</strong><br />

studies<br />

studi<br />

Crocum ferri o Croco di Marte (ossido di ferro) 1<br />

Rivista <strong>del</strong>la <strong>Stazione</strong> <strong>Sperimentale</strong> <strong>del</strong> <strong>Vetro</strong><br />

LA PRATICA CHIMICA DEI VETRAI DEL RINASCIMENTO<br />

La preparazione <strong>del</strong>le materie prime (III e ultima parte)<br />

Le prescrizioni dei ricettari: Trattatelli Toscani (XIV-XV secolo), Montpellier (1536),<br />

Anonimo (XVI sec.), Neri (1612), Darduin (1644), Brunoro (1645)<br />

Cesare Moretti<br />

Secondo Tratt. Toscano 7 - A far croco ferro<br />

Prendi piastre di ferro e ponile in uno fornelo di riververazione, e per un dì e per una notte; e acconcia le piastre<br />

che una non sia sopra l’altra e verranno fi orite. Allora leva il fuoco e lasciale freddare, e togli uno piede di lepre<br />

e netta dette piastre e quella polvere salva, chè è croco ferro, e adopralo a bisogni.<br />

Secondo Tratt. Toscano 26 - A fare el croco ferro per questa opera<br />

Prendi le piastre <strong>del</strong> ferro e mettile nel forno di riverberazione, che l’una non tocchi l’altra, e dàgli il fuoco per<br />

uno dì e una notte o vero più, sempre staendo rosse, e poi le cava <strong>del</strong> forno e truovile fi orite e pigliale con piè<br />

<strong>del</strong>la lepre e assumalo: e questo è croco ferro 2 .<br />

Secondo Tratt. Toscano 37 - A far croco ferro, secondo Petruccio dè Diamanti 3<br />

Prendi acqua forte fatta di vetriolo e di sal nitrio purgata una volta ritrata, cioè ristillata da l’ariento con che<br />

l’àrai purgata 4 , e dàlle limatura di ferro, poi che l’àrai soluto, distillalo, e lascerà in fondo quello ferro ch’ella<br />

ha soluto, e farala asciugare; poi che l’è asciutto, in fuoco di riverberazioneper ispazio d’uno dì e d’una notte<br />

e diverrà rosso come uno pavonazzo di turchino e sottile senza tatto.<br />

Secondo Tratt. Toscano 38 - A fare croco ferro, secondo Batista, e questo vidi io<br />

Prendi limatura di ferro bene netta e mettila in aceto forte e lascia istare per iii dì e poi l’asciuga dallo aceto<br />

e mettilo in una tegghietta e spandilo per lo fondo, tanto che sia tutto el fondo coperto e alto quanto sarebbe<br />

tanta grossezza quanto questo e mettila in fuoco di riverberazione, forte fuoco, e tienlovi per spazio di iii dì<br />

e poi lo troverai rosso come quello di Petruccio e fi a senza tatto e arà piena la tegghia, tanto sarà cresciuto in<br />

apparenza, non dico di peso. 5<br />

Terzo Tratt. Toscano 6 - Croco ferro per detta opera<br />

Togli limatura di ferro lib. una e lib. una di zolfo pesto e mescola, e poi mettila nel fuoco grande, ciò è fa’ ch’ella<br />

sia in uno tegame non vetriato; e come che tu la vedi che ella sia molto bene rossa di fuoco, allora buttavi<br />

uno bicchieri d’aceto forte, e come è asciutto e bene rosso, buttavi dentro uno altro bicchieri; e così farai 4 o<br />

6 volte, ma fa’ che ogni volta tu facci molto bene rossa di fuoco quella limatura; e poi da sè lasciala freddare<br />

in quel fuoco, e così troverrai el tuo ferro rosso come san gue. Torra’lo e mettera’lo in uno calderone d’aceto e<br />

fallo bollire un po co, poi levalo dal fuoco e la parte sottile tutta intera in lo aceto buttala da canto in uno catino<br />

invetriato, et quello aceto mettilo in una bocia e asciugalo sopra alla cenere calda, e così nel fondo tu troverai<br />

el tuo cro co di ferro, bello, in tutta fi nezza per la detta opera; et anche vale a molte altre cose e spezialmente<br />

1 Il croco di Marte o crocus Martis, è ossido di ferro o, secondo Merrifi eld, 1999, p. 540, idrato di ferro colore giallo?<br />

2 Questa ricetta e la precedente sono praticamente uguali.<br />

3 Petruccio de Diamanti, chi era??<br />

4 Tratta la limatura di ferro con un’acqua forte (acido nitrico misto ad acido solforico?) purgata dall’ariento (?) e ridistillata (?).<br />

5 Tratta la limatura di ferro con aceto forte e poi lo calcina a formare l’ossido rosso.<br />

4


studies<br />

studi<br />

Rivista <strong>del</strong>la <strong>Stazione</strong> <strong>Sperimentale</strong> <strong>del</strong> <strong>Vetro</strong><br />

fa el più bello giallo <strong>del</strong> mondo: dico quello che si fa gli smalti; et anche è buono da fare altri vaselli; ma basta<br />

quello che si fa coll’allume di feccia, o vetro lasciare cuocere la fritta sanza me starla con ferro per 4 dì; come<br />

credo che in questo sera’ molto sperto, però non mi stendo, sicchè attendi a quello che ho detto, perchè non si<br />

può fare vero e buono smalto se non per questa via. 6<br />

Montpellier 55 - A far corchoni<br />

Tuò limadura di cal 7 et brusatala, et poi brusatala trida sotil, et questa fa bon zalo.<br />

Montpellier 58 - A far ferugene di ferro pavonazo<br />

Piglia il ferugine pesto et metilo in sal comune per lb. 30, e solfere metà; poi meseda ogni cosa insieme et<br />

impastelo con aceto, et fa pane. Et meti questo pane in tanto foco che stia rosso, per 8 over X giorni; et quanto<br />

più starà sarà meglio 8 .<br />

Neri, cap. 16 - A fare il Croco di ferro, altrimenti detto di Marte per i colori <strong>del</strong> vetro<br />

II Croco di Marte non è altro che una suttigliazione e calcinazione di ferro, per mezzo <strong>del</strong>la quale la sua tintura,<br />

che in vetro è rubicondissi ma, si apra di maniera che comunicatasi con il vetro, non solo manifesti se stessa ma<br />

faccia che tutti gli altri colori metallici che per ordinario nel vetro sariano occulti e morti, apparischino vaghi<br />

e risplendenti perché questo è il mezo di fare apparire l’ occultezza metallica; io metto quattro modi di farlo e<br />

il primo è:<br />

Habbi lima tura di ferro, potendo havere di acciaio è meglio, questa si mescoli bene con tre parte di zolfo polverizzato<br />

e in coreggiuolo come sopra si è detto <strong>del</strong> ferretto si tenga in fornello a calcinare, e abbruciare tutto il<br />

zolfo benissimo, che succede presto, e si lasci stare in fra carboni ardenti per quattro hore; poi si cavi e si polverizi<br />

e stacci per staccio fi tto, all’hora si metti in coreggiuolo per sopra coperto e lutato e si tenga nel era <strong>del</strong>la<br />

fornacie presso al occhio o vero lumella per quindici giorni o più, che all’hora piglia un colore rossigno pavonazziccio<br />

quasi purpureo, questo serva in vaso serrato per uso de i colori dei vetri, perché fa molti belli effetti 9 .<br />

Neri, cap. 17 - A fare Croco di Marte in altra maniera<br />

Questo secondo modo di fare il Croco di Marte con tanta facilità non si deve disprezzare anzi stimare assai, poi<br />

che il Croco fatto in questa maniera nel vetro fa apparire il vero rubicondo di sangue e il modo di farlo è questo:<br />

Habbi limatura di ferro, potendo havere di acciaio è meglio, questa si mescoli bene in tegame di terra, con aceto<br />

forte, cioè si irrori sola mente tanto che sia inhumidita per tutto, poi distesa in detto tegame, si tenga al sole<br />

che si asciughi e non essendo il sole scoperto, si lasci così all’aria, che come è secca, alI’hora si torni a pestare<br />

che sarà alquanto ammassata e con nuovo aceto si irrori e inhumidisca, e si torni a seccare e polverizzare come<br />

sopra; questa opera si reiteri per otto volte, poi si macini e passi per staccio fi tto, che farà una polvere sottilissima<br />

in colore di matton pesto, questo si serbi in vaso ben serrato per uso dei colori de i vetri. 10<br />

Neri, cap. 18 - Altro modo di fare il Croco di Marte<br />

Questo terzo modo di fare il Croco di Marte con acqua forte è modo per il quale il profondo colore <strong>del</strong> ferro si<br />

manifesta più di quello non par forse credibile e nel vetro se ne vede la vera esperienza e prova.<br />

Adunque la limatura di ferro, o acciaio in tegame di terra invetriato si irrori con acqua forte e si tenga al Sole a<br />

seccare, si torni a polveriz zare e a sbruffare con acqua forte e si asciughi e si reiteri così più volte, poi si rubi-<br />

6 Calcina la limatura di ferro mista a zolfo e poi, a caldo, la tratta con aceto; ricupera poi, per concentrazione <strong>del</strong>la soluzione in aceto, l’ossido di ferro.<br />

7 Corchoni per crocum ferri, cal per açal, acciaio; quindi calcina la limatura di acciaio, si formerà l’ossido di ferro che viene poi tritato fi ne.<br />

8 Titolo un po’ ambiguo visto l’aggettivo paonazzo, cioè violaceo che sembra dare alla ferrugine, ma che invece si riferisce al prodotto ottenuto come risulta chiaro<br />

dalla ricette successiva. La tecnica consiste nel mescolare la ferruggine con sale comune e zolfo, impastando la miscela con aceto a formare dei grumi come pagnotte<br />

(ricorda i pani per fare la fritta) che vengono trattati a caldo per otto-dieci giorni.<br />

9 Questo primo modo, secondo il Neri, di fare l’ossido di ferro consiste nel mescolare alla limatura di ferro o di acciaio <strong>del</strong>lo zolfo, calcinando poi in crogiolo sino<br />

alla totale combustione <strong>del</strong>lo zolfo; il prodotto ottenuto viene poi passato in crogioletto (coperto e lutato), lasciato per quindìci giorni nell’era (forno di ricottura) con<br />

il che si forma l’ossido di colore rossiccio, paonazzo quasi purpureo.<br />

10 Questo secondo metodo consiste nel trattare a freddo, in un tegame, la limatura di ferro o di acciaio con aceto forte, lasciando reagire al sole o all’aria sinchè<br />

l’aceto evapori. Ripetendo sino ad otto volte questo trattamento si ottiene una polvere fi nissima <strong>del</strong> colore <strong>del</strong> mattone pesto.<br />

5<br />

6-<strong>2012</strong>


6-<strong>2012</strong><br />

studies<br />

studi<br />

Rivista <strong>del</strong>la <strong>Stazione</strong> <strong>Sperimentale</strong> <strong>del</strong> <strong>Vetro</strong><br />

fi chi, come si è detto nel Croco fatto con il zolfo, poi si polverizzi e stacci e si serbi per il bisogno di colorire<br />

i vetri. 11<br />

Neri, cap. 19 - A fare il Croco di Marte in altra maniera<br />

Questo è il quarto e ultimo modo che io mostro per fare il Croco di Marte e per avventura il meglio di tutti,<br />

però ciascuno <strong>del</strong>li modi per me mostrati in sua operatione non solo è buono e perfetto ma neces sario ancora<br />

per i diversi colori che sono necessari farsi quotidiana mente nel vetro e per far questo solvasi adunque in acqua<br />

forte, fatta regis con sale ammoniaco al solito, come si dirà nelle regole <strong>del</strong> cal cidonio, limatura di ferro,<br />

o vero acciaio che è meglio, in vaso di vetro ben serrato, si tenga per tre giorni e ogni giorno si agiti bene:<br />

però si avverta quando si mette la limatura sopra dett’acqua di fare pianamente perché gonfi a assai e porteria<br />

pericolo di far crepare il vetro o vero di vomitare tutta fuora, però si vadia cauto nel metterla: in capo di tre<br />

giorni si svapori l’acqua a fuoco lento, che nel fondo sarà un croco di Marte nobilissimo per le tinture di vetri<br />

stupendamente, quale si serbi per il suo uso. 12<br />

Anonimo 66 - A far il Crocum ferri et a Purifi carlo<br />

Recipe limatura de ferro onza 13 1 solfere citrino once do: [bru]sali insieme in uno corizolo coperto ma la[ssali]<br />

uno buco si chel possi spirar. Poi agiongeli [un altra] fi ata altre once do de solfere e brusali ut supra questo<br />

farai in tutto 3 volte al modo sopra ditto ma nota che alcuna volta ti verra fatta a la prima volta et alcune alle<br />

do et alcuna alle 3 e questo prociede secondo la proprieta alcuna volta <strong>del</strong> solfere: et alcuna volta vien ancora<br />

dala qualità <strong>del</strong> foco che più o meno riceve: et quando lo vorai purgar e haver pretiosissimo, infocalo et butalo<br />

nello aceto. Poi piglia la limatura che sarà andata a fondi nelaceto e triturala benissimo. Poi fala bolir per bon<br />

spatio nel aceto destilato e como hara bolito evacuato laceto e le fece butate via perchè nulla valeno lo qual<br />

farete desicar al foco e quello che rimanirà sarà il Crocum ferri Purgato: lo qual se vorete purgar ancora meglio<br />

ritornatelo a far bolir in nova acqua de aceto et evaquate il chiaro e desiccate più fi ate secondo che vi pare. 14<br />

Anonimo 95 - A far il Croco ferro che intra nelli smalti<br />

Recipe Limatura de ferro ben lavata e meti dentro a dui matoni in fornace de matoni per 8 giorni e sarà rossa<br />

come sangue, fala bolir in aceto destilato. Poi disseca overo destilla e rimarra il croco ferro bellissimo. 15<br />

Brunoro 7 - A far il crocho di marte<br />

Abbi limatura di ferro, potindo haver d’acciale es meglio questa si miscoli in tegame di terra con acetto forte,<br />

cioè si arossi solamente tanto che sia tutto umido, poi si metti al solle che si assiughi et non essendo solle scoperto<br />

si tenghi all’aria, et asciuto che sarà, si pesti ben minutta, e con novo acetto, s’arrossi novamente, et farai<br />

questa regola otto volte, poi si macini, e si lissera’ in un vaso turato sino a tuoi bisogni. 16<br />

Brunoro 10 - A far il crocco martis che è meglio d’ogn’altro<br />

Pigliasi un’ampola di vetro e si meti dentro aqua forte fatta regis con salle armoniaco, et poi si metti limature<br />

d’acciaio, a poco a poco, perchè è pericolo che l’ampola non creppi, poi si turi il buco di detta ampola, esi lassi<br />

per tre giorni, aggitandola ogni sei hore una volta, acciò la polvere s’incorpori bene et in capo di detto tempo<br />

si vapori l’aqua a foco lento, che nel fondo sarà un crocho martis nobilissimo et sicuro. 17<br />

11 Il terzo metodo indicato da Neri si diversifi ca dal precedente perché la limatura viene trattata con acqua forte (acido nitrico) anziché con aceto, viene però<br />

aggiunta la calcinazione fi nale con zolfo, come nel primo metodo (capit. 16).<br />

12 Il quarto metodo di Neri consiste nel trattare la solita limatura di ferro o acciaio con l’acqua regia (miscela di acido nitrico e acido cloridrico).<br />

13 L’oncia viene indicata in questo caso con il simbolo usato dai farmacisti.<br />

14 La limatura di ferro viene calcinata con zolfo citrino in un crogiolo coperto, poi si tratta con aceto; facendo poi evaporare la soluzione, si ottiene il crocum Ferri<br />

purifi cato; è una variante <strong>del</strong>la 58 <strong>del</strong> Montpellier ed è anche molto simile alla 6 <strong>del</strong> Terzo Tratt. Toscano, prima vista.<br />

15 La limatura di ferro viene prima calcinata entro al forno per otto giorni e poi trattata con aceto, con procedura leggermente diversa dalle precedenti di Neri; qui<br />

la limatura di ferro viene calcinata senza aggiunta di zolfo.<br />

16 Ricetta analoga alla precedente n. 17 <strong>del</strong> Neri.<br />

17 Tutta l’operazione è descritta in modo simile nella ricetta 19 di Neri.<br />

6


studies<br />

studi<br />

Brunoro 18 - A far un Crocho di Marte per li colori<br />

di vetro<br />

Habbi limatura di ferro, se ni poi haver d’azzale è meglio,<br />

questo si miscoli bene con tre parte di solfo polverizzato<br />

et in un curigiolo si mita dentro, in un fornelo<br />

ardente et si lassi fi no che tutto il solfo sarà abbrugiato,<br />

poi si cavi et polverizzi, et si passi per staccio fi no<br />

all’hora si metti in qurigiolo coperto et ben lutatto, et<br />

si tenga nill’era <strong>del</strong>la fornacce presso all’occhio per<br />

quindici giorni, che all’hora piglierà un color rossigno<br />

quasi purpureo, questo serba in vaso serato che vedrai<br />

far nello vetro effeti mirabili 18 .<br />

Brunoro 121 - Per far un Croco di Marte bonissimo<br />

Piglia <strong>del</strong>le limature d’aghi da cuser li vistiti, poi lavali<br />

bene, e metili a siugare, che assiuti che saranno, rosali<br />

con acceto forte, e questo farai, tre o quatro volte, e<br />

l’ultima volta che sarà assiute, tamisale bene sotilmente<br />

e riponele in un vaso coperto, acciò la polvere non<br />

entri et a suo tempo servati. 19<br />

Brunoro 282 - A far il crocum feri<br />

Recipe vedriolo romano abrusato, salnitrio ana 20 libre<br />

3 lume di piuma 21 libre mezza et fa aque forte, et in<br />

detta aqua forte fa dissolver dentro <strong>del</strong> ferro, cioè tolle<br />

uno fasetto e mite dentro <strong>del</strong>li pomi di chiodi di cavalo,<br />

overo <strong>del</strong>la limagia de ferro 22 e miteli sopra detta aqua<br />

forte a poco a poco et lassela dissolvere tutto quello<br />

che pote dissolvere, e poi vodalo fora per inclinatione<br />

cuique ritorna <strong>del</strong>l’altre aque forte e così farai tanto che<br />

tu ni habbi dissolto per il tuo bisogno e poi distilali da<br />

dosso l’aque forte, e te resterà il tuo crocum ferri in<br />

fondo <strong>del</strong>la bozza, e questo si è il crocum ferri che si<br />

adopera in quest’arte.<br />

Darduin 108 - A far crocoferro<br />

Piglia limadura d’azzal, mettila in un corizuol poi mettilo<br />

al fuoco, et lassalo star tanto ch’el venga rosso, poi<br />

stualo in asedo, pestalo e ritornalo al fuoco tanto ch’el<br />

venga ancora rosso, poi pestalo et sarà fatto. 23<br />

Rivista <strong>del</strong>la <strong>Stazione</strong> <strong>Sperimentale</strong> <strong>del</strong> <strong>Vetro</strong><br />

Fig. 1 - XVI secolo, calice in vetro blu e turchese decorato<br />

con oro e smalti policromi (Hugh Tait, “5000 anni di vetro”;<br />

British Museum Press)<br />

18 Corrisponde in tutto alla seconda parte <strong>del</strong>la ricetta n. 16 di Neri. Il Croco di Marte o Giallo di Marte che verrà prodotto come pigmento solo a partire dal XVIII<br />

secolo prevede il trattamento <strong>del</strong> solfato di ferro con una sostanza alcalina (calce, soda, potassa); si veda Gettens, 1986, pag. 208 e Harley , 1970, pp. 89-90.<br />

19 Qui l’acciaio proviene da limatura di aghi da cucire, che vengono innaffi ati con aceto, non viene però indicata la calcinazione, forse per una omissione nella<br />

copiatura <strong>del</strong>l’amanuense. Altrimenti corrisponderebbe alla ricetta 17 di Neri.<br />

20 La dizione “ana” vuol dire in parti eguali dei due componenti e corrisponde anche alla locuzione “ a cao a cao”.<br />

21 Il vetriolo romano è solfato idrato di ferro, il salnitro è nitrato potassico, l’allume di piuma, è un solfato di ferro e potassio così chiamato perché presenta qua<br />

e là frange o fi li bianchi che sembrano piume; con questi tre ingredienti fa un’acqua forte (acido nitrico misto ad acido solforico?), leggera variante <strong>del</strong>la ricetta 38<br />

di Neri già vista; in essa scioglie <strong>del</strong>la limatura di ferro, quindi fa evaporare la soluzione e gli rimane precipitato il crocum ferri (?).<br />

22 I “pomi di chiodi di cavalo” forse sono le teste dei chiodi che fi ssano i ferri degli zoccoli dei cavalli; la “limagia de ferro” è evidentemente limatura di ferro.<br />

23 La procedura è qui analoga alla ricetta 95 <strong>del</strong>l’Anonimo.<br />

7<br />

6-<strong>2012</strong>


6-<strong>2012</strong><br />

studies<br />

studi<br />

Ferretto di Spagna (ossido di rame) 24<br />

Rivista <strong>del</strong>la <strong>Stazione</strong> <strong>Sperimentale</strong> <strong>del</strong> <strong>Vetro</strong><br />

Terzo Tratt. Toscano 7 - Croco <strong>del</strong> rame per lo’ sopradetta opera<br />

Togli <strong>del</strong>lo rame quanto che vuoi e mettilo in una pignattella non ve triata, e poi la interra di sopra e intorno, e<br />

mettila nella fornace <strong>del</strong> vetro, in loco ch’ella abbia assai compotente fuoco; e lasciala stare 3 dì.<br />

Poi la tira fuora e troverà lo fuso tutto in uno pane: pesterà lo sottile, ch’el si pesterà come vetro e si sarà rosso<br />

come sangue. Questo si chiama ferretto di Spagna e crocum di rame. Sicchè metterà lo in tra lo aceto e fa rà lo<br />

bollire, sicome che tu facesti <strong>del</strong> croco <strong>del</strong> ferro, et averai el tuo croco <strong>del</strong> rame sottilissimo e in perfezione; el<br />

quale si adopera a fare el più bello verde <strong>del</strong> mondo: el quale è gran segreto <strong>del</strong>l’arte, e pochi si trovano che<br />

sappino fare verde perfetto: e di questo faciemo li smalti, cosi el verde come el negro, ma imperò misto con<br />

altri colori. Tiello in te, perché cosa cara.<br />

Neri, cap. 14 - A fare il Ferretto di Spagna che serve ne i colori de i vetri<br />

Fare il Ferretto non è altro che una semplice calcinatione di rame a effetto, che il metallo aperto possa comunicare<br />

nel vetro la sua tintura, qual calcinazione quando è ben fatta non è dubbio alcuno che nel vetro fa apparire<br />

colori diversi e molto vistosi: tal calcinazione si fa in più modi, però io ne metterò duoi, non solo facili, ma per<br />

me usati molte volte, con effetti assai belli nel vetro, de i i quali il primo è l’infrascritto, cioè.<br />

Habbisi lamine di rame sottili <strong>del</strong>la grandezza di una piastra Fioren tina, 25 e habbisi uno o più coreggioli da orefi<br />

ci, e nel fondo di essi co reggioli farai un suolo di zolfo polverizzato, poi un suolo di dette la mine, e sopra un<br />

altro suolo di zolfo polverizzato e uno di lamine di rame, come sopra e con questo ordine empi il coreggiolo, che<br />

altri menti si dice stratifi care; questo coreggiolo per sopra si cuopra e si luti bene, e asciutto si metta in fornello<br />

aperto a vento in fra carboni ardenti, e se li dia fuoco gagliardo per due hore, si lasci freddare e tro verrai il rame<br />

calcinato e si spezzerà con le dita, come se fusse di terra secca, e sarà gonfi ato in colore nericcio, e rossigno,<br />

questo rame si macina minuto e si passa per staccio fi tto, e si serba ben custodito a’ bisogni de colori de vetri. 26<br />

Neri, cap. 15 - Altro modo di fare il detto Ferretto<br />

Questo secondo modo di fare il ferretto se bene è più laborioso <strong>del</strong> primo, tuttavia farà il suo effetto nel vetro<br />

più che ordinario.<br />

Adunque il rame in cambio di stratifi carlo con zolfo nel coreggiolo si stratifi chi con Vitriolo, e poi si calcini<br />

lasciando stare nella camera <strong>del</strong>la fornace vicino all’occhio per tre giorni, poi si cavi e si ritorni a stratifi care<br />

pure con nuovo vitriolo, e si tenga a reverberare come sopra, e questa calcinatione con vitriolo si reiteri sei<br />

volte, che all’ora, s’have rà un ferretto nobilissimo che ne colori farà effetti più che ordinarij. 27<br />

Anonimo 64 - A far fereto de spagna che intra alcune cosse in questo libro<br />

Recipe <strong>del</strong>e lamine sutile de Rame e fà strato sopra strato con solfere vivo in una pignata e poni in fornace per<br />

bon spatio de tempo e trovarai il tuo Rame negro e frangibile: piglialo et infocalo più volte estinguendolo più<br />

fi ate nel olio de lino e diventarà rosso como sangue. 28<br />

24 Il ferretto o ferretta di Spagna viene citato anche da M.P. Merrifi eld, (1849) 1999, a p. clxx (Red pigments) e in nota a p. 892, dove dice che “Cuprum ustum or<br />

aesustum, called also Ferretta di Spagna, was, according to Cesalpino (De Metallicis, lib. iii, c.5) nothing but calcined copper. In modern chemistry it is denominated<br />

the copper protoxide. The term Ferret and Ferretta di Spagna were also applied to native red ore of iron, called Hematite”; secondo le ricette che seguono è ossido<br />

di rame rosso ottenuto per calcinazione <strong>del</strong> rame in presenza di zolfo; veniva usato come colorante nelle composizioni vetrarie. Resta da chiarire il motivo per cui in<br />

altre ricette invece si parla di “ramina” di prima (e di terza cotta), invece che di ferretto di Spagna.<br />

25 La piastra Fiorentina è una moneta, detta anche “scudo fi orentino”.<br />

26 La calcinazione <strong>del</strong> rame metallico in presenza di zolfo e in ambiente con carenza d’aria (crogiolo coperto e lutato) dovrebbe portare alla formazione <strong>del</strong>l’ossidulo<br />

di colore rosso (Cu 2 O); però Neri dice che il colore <strong>del</strong>la polvere è nericcio, rossiccio (rosso scuro?), quindi non è ben chiaro se si formi l’ossidulo rosso o<br />

l’ossido nero (CuO).<br />

27 La differenza col metodo precedente consiste quindi nel sostituire lo solfo con <strong>del</strong> vetriolo, che non precisa se sia quello romano (solfato idrato di ferro) o più<br />

probabilmente quello di Venere (solfato di rame).<br />

28 Ricetta simile alla 14 di Neri, ma con la variante che il calcinato viene “estinto in olio di lino” per ridurlo ad ossidulo; è interessante la nota che il primo calcinato<br />

con lo zolfo è di colore nero (CuO) mentre dopo la calcinazione ed estinzione in olio diventa <strong>del</strong> colore rosso <strong>del</strong>l’ossidulo (Cu 2 O).<br />

8


studies<br />

studi<br />

Rivista <strong>del</strong>la <strong>Stazione</strong> <strong>Sperimentale</strong> <strong>del</strong> <strong>Vetro</strong><br />

Brunoro 283 - A far il feretto di Spagna che se adopera al sopradetto misterio de vetri<br />

Recipe rame in lame, e metti in un curizolo uno solo di lame de arame e uno sollo de (solfere) e così fà dicanto<br />

infi na che sarà pieno el corizolo e poi coprilo de creda e mettilo in lo carbone a cosere per sei hore, e sarà fatto<br />

il tuo feretto. 29<br />

Anonimo 65 - A far il fereto de spagna overo Rame brusato in lapili li quali intrano nel far li smeraldi<br />

Recipe Verderame overo fereto di Spagna e fatelo bolirne lo aceto distilato e l’aceto diventarà verde lo qual<br />

evacuarete e sfeltrarete poi desicarete de le 3 parte le due e lassarete cosi da sua posta per qualche gio[r]no<br />

perche andara in lapili li quali se vorete meglio purifi carli li solverete unaltra volta nelaltra acqua di aceto destilato<br />

facendo come prima facesti e serano lapili più beli e meglio purgati. 30<br />

Anonimo 96 - A far il Fereto<br />

In dui matoni come è detto <strong>del</strong> ferro; meti laminete di rame sottile in fornace per 6 giorni: poi le pesta e fa<br />

bolire in aceto destilato e feltra e disseca ut supra. 31<br />

Brunoro 4 - A far feretto di spagna qual serve per far più colori<br />

Habissi lamina di rame sotile di grandezza d’un ducatone 32 poi piglia un curiggiolo, et nel fondo di quelo farai<br />

un siolo di solfere ben polverizzato et un altro di dette lastrelle, con questi ordine riempirai il curizolo, poi si<br />

copra e si lutti bene, et assiuto, si metti in fornillo aperto in fra carboni ardenti e se li dia il foco gagliardo per<br />

doi hore et si lassi rafredare che trovirai il rame calcinato che potrai pilarlo tanto minuto che vorai. 33<br />

Brunoro 5 - Altro modo di far il feretto<br />

Piglia il rame et in vece di stratifi carlo con il solfo, si stratifi chi col vitriolo 34 , e si metti nella camera <strong>del</strong>la fornace<br />

apresso l’occhio si lassi per tre giorni ben coperto, poi si levi, e si torni rimeter novo vitriolo, et questo si<br />

facci sei volte che haverai cosa straordinaria che ni colori farà mirabil effeto.<br />

Darduin 296 - Modo di brusar il rame per far ferretto per quelli da i colori<br />

Piglia un secchio vecchio da i caldereri, ma che sia grosso sì che il pesa almanco dieci over 12 lire, poi fallo<br />

impir di prese 35 che sarà in tutto L. 36 overo 40 in circa; pagherai il ditto rame soldi 33 overo 34 al più la lira,<br />

mettilo sulla tressa di una calchera da vedro acciò habbi maggior fuoco et lassalo star per giorni 18 et anco 20,<br />

poi cavello fuora e sarà ben brusado e questo sarà ferretto di Spagna, che compra quelli da i collori a ragion<br />

de grossi 7 et anco otto la lira alla sottil (cioè grossi di banco) da soldi 5 piccoli 2, che viene ad esser soldi 36<br />

et più et manco secondo il bisogno che ne hanno; bisogna avertir che l’apretiano più in pezzi grandi perché il<br />

menudo non lo vogliono per niente, né può servir ad altro se non per far ramina, over rame rosso 36 ; et averti<br />

anco che il detto rame doppo brusado nel modo sopraditto per manco spesa et quando loro ne ha datto per<br />

brusar me l’ha pagato a ragion de soldi 16 la lira alla grossa, et io li ho consegnato il suo rame doppo brusado<br />

al suo giusto perso che me l’hanno dato 37 .<br />

29 Ricetta con molti errori di copiatura. La procedura corrisponde alla ricetta 14 di Neri.<br />

30 Qui tratta con aceto il Verderame (acetato di rame) oppure il ferretto di Spagna, dopo bollitura e concentrazione, si ha precipitazione di “lapilli” cioè cristalli<br />

di acetato di rame (?).<br />

31 Sintetica ricetta dove calcina le laminette di rame metallico e poi fa bollire in aceto l’ossido ottenuto. Per ricavarne cosa?<br />

32 Piglia una laminetta di rame grande quanto un “ducatone” cioè una moneta d’argento che a Venezia veniva appunto chiamata “ducato o ducatone” per distinguerlo<br />

dal “ducato corrente” di minor valore. Nell’analoga ricetta n. 14 di Neri, si fa invece riferimento alle “piastre fi orentine”.<br />

33 Ricetta analoga alla 14 di Neri e alla 64 <strong>del</strong>l’Anonimo.<br />

34 Dovrebbe trattarsi <strong>del</strong> vetriolo di Venere, solfato di rame. La ricetta corrisponde esattamente alla n. 15 di Neri.<br />

35 Non si capisce cosa intenda per “prese”, forse si riferisce a manici di rame.<br />

36 Viene qui chiarito che per ramina si intendeva l’ossido di rame rosso (ossidulo, Cu 2 O).<br />

37 Il Darduin in questa ricetta suggerisce di preparare l’ossido di rame, sfruttando il calore <strong>del</strong>la calchera (forno a riverbero, usato per trattare la fritta), per poi<br />

venderlo ai negozianti di colori, così da ricavarne un guadagno.<br />

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Manganese<br />

studies<br />

studi<br />

Rivista <strong>del</strong>la <strong>Stazione</strong> <strong>Sperimentale</strong> <strong>del</strong> <strong>Vetro</strong><br />

Neri, cap. 13 - A preparare il Manganese per colorire i vetri<br />

Habbisi Manganese <strong>del</strong> Piemonte che questo è il meglio di tutti li Manganesi che oggi sieno in notitia nell’ arte<br />

Vetraria: che in Venetia se ne trova sempre copia, poi che a Murano non si usa altro Manganese. In Toscana e<br />

in Liguria ne fa assai, ma tiene molto di ferro e fa nero e brutto, e quel <strong>del</strong> Piemonte fa uno avvinato bellissimo<br />

e da ultimo lascia il vetro candido e gli toglie il verdegnolo e azzurigno 38 : adunque questo Manganese <strong>del</strong><br />

Piemonte si metta così in pezzi come è in cazza di ferro e si faccia reverberare ne la fornace e così infi ammato<br />

si sbuffi con aceto forte, poi si macini sottilmente, come la Zaffera, e si lavi a più acque calde come s’è detto<br />

<strong>del</strong>la Zaffera, si asciughi e polverizi, e si serbi in vasi serrati al suo uso e bisogno 39 .<br />

Brunoro 9 - A calcinar il manganese acciò facci il cristalo più bianco<br />

Piglia <strong>del</strong>lo detto manganese che sia in grossi pezzi, metili in una cazza di ferro, nella fornace, et lassalo ben<br />

infocare poi levalo et arossilo con acetto forte, poi macinalo e lavalo con aqua calda, cinque o sie volte, sin che<br />

vedrai che l’aqua non sarà più sporca, e questo modo si calcina, anco il zaffaro 40 .<br />

Brunoro 327 - A conzar il manganese<br />

A conzar il manganese habbi manganese di Piamonte buono libre 3 et libre 1 di sal di cristallo, e libre 1 di tartaro calcinato<br />

e fatto in sale butta in un pa<strong>del</strong>atino, e lassalo per due giorni, e cavalo e pestalo et adoperalo alli tuoi bisogni. 41<br />

Metalli (in generale)<br />

Montpellier 37 - A calcinar ogni metallo<br />

Piglia una patella di cenere tamisata et ben frachata, et piglia un vaso di vetro nel quale porai dentro quello<br />

vorai calcinar, o sia ferro, o ramo, piombo, argento, o oro. Et fa sia nel fondo <strong>del</strong> vaso di vetro, oropimento<br />

over arsinicho sulimato, chel sia meno d’una schena de coltello, et similmente di sopra. Et cava la cenere <strong>del</strong>la<br />

patella tanto leverà il vaso di vetro, sichè la cenere sia uno dito di sopra il vaso di vetro. Et fa fuocho di carboni<br />

su la cenere. Et li cavedoni debbono essere uno somesso alti, et in undeci ore sarà calcinato. 42<br />

Oro<br />

Darduin 98 - A calcinar l’oro che va nel rosechier<br />

Piglia oro di ducato, battilo et fallo in foglio, poi piglia un corrizuol nuovo, sal commun presto, coverzi il fondi <strong>del</strong><br />

detto corrizuol con di questo sal poi mettili sopra un foglio <strong>del</strong> ditto oro, et cossì va seguitando suolo, sopra suolo,<br />

sempre con il suo sal di mezo, poi metti il detto corrizuol in fuoco di riverbero come sarebbe in una fornaseta de<br />

paternostri, et coprilo con un coperchio di terra che sia ben stroppato, et come sarà stato hore tre cavelo fuori, et<br />

cambiali il sale nel medesimo modo facendo cossì doi over tre volte, mutandoli ogni volta il sale fi ntanto che il ditto<br />

oro si calcini et venghi frangibile et di questo ne va per mittà <strong>del</strong>l’arzento, et questa si è la sua vera calcinatione. 43<br />

38 Si fa qui riferimento alla ben nota azione decolorante <strong>del</strong> biossido di manganese.<br />

39 In sostanza calcina il manganese (pirolusite) e poi lo tratta con aceto e quindi lo lava con acqua. Il trattamento con aceto serve a sciogliere cosa?<br />

40 Nella sostanza la ricetta è analoga alla precedente n. 13 di Neri.<br />

41 Prepara un composto colorante (a base di sale di cristallo, sale di tartaro e manganese), costituito probabilmente da un manganato di sodio e potassio, che aggiungerà,<br />

al bisogno, alla miscela vetrosa per colorare il vetro in viola.<br />

42 In questa ricetta piuttosto confusa <strong>del</strong> Montpellier, i metalli vengono calcinati nella cenere e in presenza di orpimento, cioè solfuro di arsenico che chiama<br />

arsenico sublimato.<br />

43 Come già annotava Luigi Zecchin nel commento a questa ricetta (pag. 162 di Il Ricettario Darduin) essa è importante in quanto descrive la preparazione <strong>del</strong>l’oro<br />

necessario a produrre uno dei primi rubini all’oro (e argento), anticipandone la produzione al cinquecento. L’oro, battuto in sottili foglie, viene trattato, frammisto a<br />

strati di sale comune, in un crogioletto coperto posto nel forno a riverbero, per più ore; l’oro viene così calcinato (ossidato o trasformato in cloruro?), reso friabile,<br />

per poterlo introdurre nella miscela vetrosa in una forma solubile (l’oro metallico non lo è). Per fare il vetro rubino (o rosechiero all’oro), di questo oro calcinato se<br />

ne usa in rapporto a metà <strong>del</strong>l’argento.<br />

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studies<br />

studi<br />

Orpello, Tremolante, Cantarello 44<br />

Rivista <strong>del</strong>la <strong>Stazione</strong> <strong>Sperimentale</strong> <strong>del</strong> <strong>Vetro</strong><br />

Neri, cap. 20 - A calcinare l’Orpello detto Tremolante che in vetro fa il colore celeste, e di Gazzera marina<br />

L’Orpello, altrimenti detto tremolante, come benissimo si sa è rame che dalla zelamina vien tinto in colore<br />

simile a l’oro, la qual zelamina non solo tinge il rame, ma incorporandosi seco lo augumenta assai di peso,<br />

la quale augumentatione gli da un colore quando è ben calcinato nel vetro che è cosa molto vaga da vedere<br />

tenendo il mezo tra l’acqua marina e il colore <strong>del</strong> Cielo, quando è ben chiaro e sereno, cosa assai vaga: però<br />

bisogna esser diligente in ben calcinarlo, e per farlo puntual mente questo è il modo. 45<br />

Piglisi l’Orpello altrimenti detto tremolante e per manco spesa si comperi di quello che è stato in opera a i<br />

festoni, questo si tagli in pez zetti piccoli con le forbice, si metti in correggiuoli coperti e lutati sopra in fra i<br />

carboni in fuoco gagliardo, io gli mettevo nel tizzonaio <strong>del</strong>la fornace dalla banda dove si sbracia e gli lasciavo<br />

stare per quattro gior ni a fuoco grande, però non di fusione che quando fondesse saria persa ogni opera: in<br />

capo di detto tempo era benissimo calcinato, lo pestavo impalpabile e facevo passare per staccio fi tto, poi lo<br />

macinavo sopra porfi do fi nissimamente e veniva una polvere nera, laquale in tegame distesa tenevo nella era<br />

<strong>del</strong>la camera vicino al orbio per quattro giorni, gli levavo la cenere che vi era cascata sopra, polverizzavo e<br />

stacciavo e serbavo al suo uso; il segno che sia bene calcinata 46 è che data sopra il vetro lo fa gonfi ar assai e<br />

come non fa gonfi are e bollire bene il vetro è segno o che non è ben calcinata o che è troppo bruciata, nei qual<br />

duoi casi non fa bollire il vetro, e non lo tinge bene: però questo si avverta che tutto sta nella pratica.<br />

Neri, cap. 21 - A calcinare il medesimo Canterello in altra maniera per fare il rosso tra sparente, il giallo<br />

e il Calcidonio<br />

Piglia il Cantarello sopradetto tagliato con le forbici minutamente e in correggiuolo si stratifi chi con zolfo polverizzato,<br />

si metta in fra i carboni accesi, io lo mettevo nel tizonaio <strong>del</strong>la fornace a calcinare per ventiquattro<br />

hore: poi lo pestavo e stacciavo e lo mettevo in tegame di terra coperto nell’ era <strong>del</strong>la fornace per dieci giorni<br />

a riverberare vicino al occhio, poi lo polveravo e macinavo e così serbavo al suo bisogno.<br />

Brunoro 6 - A calcinar cantarelo, cioè l’oro cantarino<br />

Taglia il detto cantarello minuto, metilo in curigiolo con solfere polverizzato, et ponilo nel tizzonaro, cioè nel<br />

fogler <strong>del</strong>la fornacce, et lasalo vintiquattro hore, poi cavalo e pestalo minuto, e ponilo in un tegami nella camera<br />

overo l’era <strong>del</strong>la fornacce, et lassalo vicin al canaleto che sia ben coperto per giorni diecci che sarà fatto 47 .<br />

Piombo (Litargirio e Minio 48 )<br />

Neri, cap. 62 - A calcinare il piombo<br />

Per prima si calcina il piombo nel fornello, come fanno i vasellai e questo in gran quantità che per ordinario in<br />

doi giorni si calcinerà molte centinaia di libre di piombo, però nel calcinarlo si averta che il fornello non vada<br />

caldo ma assai morto che solo tenga il piombo fuso che in altra maniera non si calcineria; come il piombo sta<br />

44 Cantarello, orpello, tremolante, tre nomi per indicare una lega di rame (oltre 80%), zinco (circa 10%) e stagno, di aspetto simile all’oro (similoro o aurea pellis),<br />

battuta in lamine sottili usate in bigioutteria o per usi ornamentali: la differente denominazione dovrebbe derivare dallo spessore <strong>del</strong>le lamine che nel canterello sono<br />

più spesse, nel tremolante più sottili.<br />

45 Neri dà in questa premessa la defi nizione di “orpello altrimenti detto tremolante” come di rame che per contatto con la “zelamina” o giallamina o calamina (cioè<br />

un minerale contenente silicato e carbonato di zinco), si trasforma in una lega di colore simile all’oro (lega che corrisponde all’ottone).<br />

46 Dalla calcinazione <strong>del</strong>la lega rame-zinco si dovrebbe ottenere una miscela di ossido di rame nero e ossido di zinco.<br />

47 L’operazione consiste nel calcinare il cantarello, assieme a zolfo, in un crogioletto; macinare e rimettere poi a calcinare ancora a lungo nella zona di ricottura o<br />

era. Ricetta esattamente identica alla precedente n. 21 <strong>del</strong> Neri.<br />

48 Litargirio, detto anche massicot, è il monossido di piombo (PbO) di colore giallo; i due nomi vengono usati indifferentemente anche se, per la precisione,<br />

essi indicano dei monossidi di piombo ottenuti in modo diverso e aventi caratteristiche leggermente diverse. Il massicot viene ottenuto per arrostimento a 300°C<br />

<strong>del</strong> carbonato basico di piombo (biacca) mentre il litargirio si ottiene per ossidazione diretta <strong>del</strong> piombo metallico fuso (327°C) in forni a riverbero. Il Litargirio ha<br />

un colore leggermente più arancione <strong>del</strong> massicot in quanto contiene impuresse di minio. Dal litargirio per riscaldamento a 480°C si ottiene il minio (Pb 3 O 4 ) che<br />

conserva una certa percentuale di litargirio. Il minio si può ottenere anche dall’arrostimento <strong>del</strong>la biacca, con la differenza che in tale caso il prodotto contiene minori<br />

impurezze di litargirio.<br />

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studies<br />

studi<br />

Rivista <strong>del</strong>la <strong>Stazione</strong> <strong>Sperimentale</strong> <strong>del</strong> <strong>Vetro</strong><br />

fuso alquanto fa per sopra una materia gialla, allora si comincia con un ferro acciò atto a mandare innanzi la<br />

parte calcinata sempre sporgendola nella estremità interiore <strong>del</strong> fondo <strong>del</strong> fornello, quale vole essere di pietra<br />

tenera che regga al fuoco, e habbi il pendio verso la bocca che come cosa assai nota si tralascia solo dicendo<br />

come è calcinato la prima volta vuole di nuovo messo nel fornello disteso che vada assai morto a riverberare,<br />

sempre agitandolo con uno ferro, e questo per più hore che viene in questa seconda calcinatione assai giallo,<br />

e calcinato poi si fa passare tutto per staccio fi tto e quello non passa si torna a ricalcinare con il nuovo piombo.<br />

Questo è il modo di calcinare il piombo in gran quantità per farne grossa quantità di canna da conteria. Ma sopra<br />

tutto si vegga che il fornello vada assai morto, che come andasse caldo il piombo non si potria mai calcinare. 49<br />

Brunoro 12 - A calcinar il piombo<br />

Si metti il piombo in un tegame di terra oviro in un tegame di pietra dolce fatto espresso, dentro un fornello che<br />

non vadi tropo caldo, e quando farà fuso, farà una crosta di sopra, all’hora habbi una paletta di fero et a poco a<br />

poco retirela fori, e quando sarà freda, ritornila doi altre volte, e sopra il tutto ch’l fornelo non sia tropo caldo<br />

poi pestela e tamisela, e riservala a tuoi bisogni 50 .<br />

Montpellier 53 - A far minio rosso come cenabro<br />

Piglia sal commune et metilo in una caldara a boglir, et poi collalo per un fi ltro, et cavado l’aqua chiara, metila<br />

a boglir tanto che l’aqua se consuma; et rimarà il sale. Et piglia uno cuogolo et meti il sal dentro uno di dua<br />

altramente biancha; impeti et meti sul sale, et meti ancho <strong>del</strong> sal su la biacha. Et fa tre o quatro saliere in questo<br />

modo, et metilo in fuoco picolo fogo intra nove dì, et sarà fato. 51<br />

Piombo e stagno (calcina di piombo e stagno) 52<br />

Neri, cap. 93 - Materia con la quale si fanno tutti gli smalti<br />

Piglisi piombo fi ne per esempio libre trenta stagno fi ne libre trenta tré, questi metalli insieme si calcinino nel fornello,<br />

come si è detto <strong>del</strong> piombo a suo luogo, calcinati si passino per staccio. Questa calcina si faccia bollire in acqua<br />

chiara e vaso di terra pulito, cioè pignatto, come ha bollito un poco si levi dal fuoco e si voti l’acqua per inclinatione<br />

che porterà seco <strong>del</strong>la calcie metallica più sottile, si rimetta nuova acqua sopra la residentia <strong>del</strong>la calcie e si faccia<br />

bollire e si decanti come sopra e questo si reiteri tante volte che l’acqua non porti con seco più calcina e la residentia<br />

grossa che rimarrà nel fondo, si può tornare a calcinare per cavarne le paste più sottile per ebullitione di acqua comune<br />

come sopra, allora si isvapori tutta l’acqua che ha portato seco la parte sottile <strong>del</strong>la calcie, e questo a lento fuoco<br />

e massime nell’ultimo acciò non si guastasse la calcie, la quale in fondo rimarrà sottilissima, molto più che la calcie<br />

ordinaria. Piglisi adunque di questa calcina sottile libre cinquanta, fritta di cristallo fatta con tarso bianco benissimo<br />

macinato e passato per staccio fi tto libre cinquanta, sale di tartaro bianco, come si è insegnato, oncie otto, ogni cosa<br />

benissimo polverizzata e mescolati si faccia passare per staccio e si rimetta questa materia in pignatte di terra cotta<br />

nuove, dandoli fuoco per dieci hore, poi cava questa materia e polverizzata bene, e serbala in luogo asciutto e coperto<br />

che non vi vada polvere che questa è la materia con la quale si fanno tutti li smalti di tutti i colori. 53<br />

49 Dalla calcinazione <strong>del</strong> piombo, tenuto a temperatura di fusione, ma non più alta, si forma in superfi cie il litargirio, PbO, di colore giallo.<br />

50 La ricetta corrisponde nella sostanza, anche se espressa più sinteticamente, alla precedente 62 di Neri. Dalla calcinazione <strong>del</strong> metallo si ottiene il monossido di<br />

piombo giallo aranciato o litargirio, di forma cristallina tetragonale. Il monossido che, come vedremo, si ottiene dalla calcinazione <strong>del</strong>la biacca è invece amorfo, di<br />

colore giallo (vedi Stout, 1966, pag. 129 e Gettens, 1986, pag. 208).<br />

51 Il testo di questa ricetta di Montpellier è notevolmente confuso, mal trascritto, manca probabilmente qualche parola perché la descrizione possa corrispondere<br />

al titolo. Forse si potrebbe interpretare così: dopo aver purifi cato il sale comune, lo si mette in strati alternati con <strong>del</strong>la biacca in un crogioletto, poi si mette al caldo<br />

per nove giorni e si ottiene il minio, di colore rosso come il cinabro (?).<br />

52 Il Piombo metallo, come abbiamo già visto, fonde a 327,3°C, lo stagno invece a 231,85°C; la miscela dei due metalli formerà <strong>del</strong>le leghe la cui tempertura di<br />

fusione non è stata qui individuata. La calcinazione <strong>del</strong>la miscela dei due metalli, in base ad esperienze fatte dall’autore (Moretti e Hreglich, 1984) con vari rapporti<br />

Pb/Sn avviene agevolmente a 750°C con formazione di una polvere di colore bianco giallino.<br />

53 Il vetro bianco opaco veneziano <strong>del</strong> Rinascimento è fatto con il biossido di stagno; questo veniva introdotto nella miscela vetrosa sotto forma di ossido di stagno<br />

misto ad ossido di piombo, miscela ottenuta dalla calcinazione dei due metalli mescolati assieme. Nella seconda parte di questa ricetta Neri darebbe anche la composizione<br />

<strong>del</strong>la miscela vetrosa (50 libbre di calcina di piombo e stagno, 50 libbre di fritta di cristallo, 8 once di sale di tartaro, il tutto cotto in pentole di terra cotta per<br />

dieci ore) per ottenere un vetro intermedio che userà come additivo (materia base, in alcune ricette detta anche “medicina”) per fare lo smalto cioè il lattimo, a vetro<br />

opaco o “in corpo”, come dicono tuttora i vetrai muranesi.<br />

12


studies<br />

studi<br />

Rivista <strong>del</strong>la <strong>Stazione</strong> <strong>Sperimentale</strong> <strong>del</strong> <strong>Vetro</strong><br />

Brunoro 13 - A calcinar il piombo et stagno che serve per far i smalti per orefi ci, et altri colori per li<br />

bicchieri<br />

Piglisi piombo fi no libre 30 - stagno fi no libre 33, questi mettali insieme si calcinano nel fornelo, come si fa il<br />

piombo solo et calcinati si passino per staccio over tamiso, poi piglia la detta calcina, eponila in un sechio d’aqua<br />

calda, et messeda bene, che vedrai venir di sopra la parte più sotile, vomita quela in un altro sechio et lassala un<br />

mizzo giorno, che quela se n’andra al fondo, poi pian piano vomita l’aqua, et asciuga detta calcina e te servira conforme<br />

li colori. Averti che quela che sarà grossa, si torna nel fornelo, e se li aggionge altro stagno come prima. 54<br />

Darduin 96 - Per far calcina de piombo et stagno per li smalti bianco, lattado, et altri colori in corpo<br />

Piglia stagno <strong>del</strong> Canaletto, tenero, lire cento et sessanta, piombo de Splaiter, lire cento et trentasei, butta in<br />

gran fuoco et farai una bella calcina; di questa ne potrai dar doi parte, et tre di fritta per far il tuo bianco cioè<br />

in L. 12 di fritta calcina L. 9. 55<br />

Darduin 97 - In altro modo<br />

Stagno de Fiandra, overo <strong>del</strong> sopradetto che sia buono lire dodeci, piombo da Ragusi overo <strong>del</strong> sopradetto lire<br />

sei, butta in gran fuoco che ti venirà bianca et se la butarai in poco venirà berettina. Questa sarà buonissima per<br />

i zallolini, et anco per latimo. 56<br />

Precipitato (da usare per il rosechiero)<br />

Darduin 105 - A far precipitato<br />

Piglia una libra d’acqua forte, vetriol romano lire una, salnitro lire una, allume de rocca lire doi, arzento vivo<br />

lire una, metti ogni cosa in un sazetto, che sia mezo luttado, et lassalo un zorno, fi no che la detta acqua forte<br />

haverà consumado tutto l’arzento vivo, poi mettilo sopra la cenere calda, et lassa andar via l’acqua, poi tornalo<br />

sopra la cenere calda et se non basta mettilo a mezo l’era, et sarà fatto. 57<br />

Ramina rossa e ramina di tre cotte (Ossidi di rame) 58<br />

Montpellier 77 - A far rame rosso como cenaprio<br />

Piglia rame in foieta, cioè sotil, et metilo in fuoco; et quando l’è rosso, tridalo, tirelo in orina sei o otto fi ade<br />

et deventerà rosso 59 .<br />

54 Viene qui dato il rapporto tra Piombo metallico e Stagno metallico da calcinare assieme. In questo caso è di 30 a 33, cioè 48% di Pb e 52% di Sn, ma in altre<br />

ricette i rapporti variano; il colore <strong>del</strong>la calcina è bianco quando lo Stagno è preponderante (formazione di cassiterite), e giallo pallido quando aumenta la percentuale<br />

di piombo (formazione di stannato di piombo e cassiterite) (vedi Moretti e Hreglich, 1984).<br />

55 In questa ricetta il rapporto Pb - Sn metallici è di 136 a 160, cioè 46% Pb e 54% Sn. La ricetta per il Lattimo è invece di 9 libbre di Calcina su 12 di fritta,<br />

cioè 43% di calcina. Da notare la precisazione che il Piombo metallico era <strong>del</strong> tipo “splaiter” probabile corruzione di spailter o spiauter, termini usati dagli Olandesi<br />

per indicare il peltro (ma anche lo zinco); lo Stagno <strong>del</strong> “canalletto” (o di restelo) è defi nizione che si riferisce alle modalità di raccolta <strong>del</strong> metallo nel processo di<br />

riduzione dall’ossido (vedi Moretti, 2002).<br />

56 Qui il rapporto tra Pb e Sn per fare la calcina è di 6 a 12 cioè il 33% Pb e 67% Sn. La calcinazione ad alta temperatura porta alla formazione di una calce bianca<br />

a base di SnO 2 mentre con la calcinazione a temperatura più bassa si ha formazione di una miscela grigia a base di SnO e SnO 2. Interessante la precisazione che lo<br />

Stagno veniva dalla Fiandra mentre il Piombo veniva da Ragusa (Dalmazia).<br />

57 Acqua forte (acido nitrico) + vetriolo Romano (solfato di ferro) + salnitro (nitrato potassico) + allume di rocca (solfato idrato di alluminio e potassio) + argento<br />

vivo (mercurio), dopo la reazione che scioglie il mercurio si fa evaporare e si usa il prodotto ottenuto (?) come additivo per fare il vetro rosso al rame detto rosichiero;<br />

infatti questa ricetta è inserita dal Darduin tra quelle per fare tale colore.<br />

58 Le ricette incluse in questa sezione danno indicazioni per preparare gli ossidi di rame (rameoso e rameico) per calcinazione <strong>del</strong> rame metallico (la cui temperatura<br />

di fusione è di 1083°C). Dalla Enciclopedia Internazionale di Chimica - Ediz. Pem, ricaviamo quanto segue: “Nel riscaldamento <strong>del</strong> rame compatto in presenza<br />

di aria, il colore <strong>del</strong> metallo comincia ad alterarsi rapidamente ad una temperatura di circa 200°C, assumendo tonalità di colore che vanno dal rosa fi no al nero. Il<br />

decorso <strong>del</strong>la ossidazione e la formazione di ossido vengono infl uenzati dalla temperatura, dalla pressione di ossigeno, dallo spessore <strong>del</strong>lo strato di ossido già formatosi,<br />

ecc. Al calor rosso scuro si forma l’ossido di rame (bivalente) nero che, aumentando la temperatura a 900° si trasforma in ossido (monovalente)”. Nelle ricette<br />

che seguono la tecnica di ossidazione è invertita, prima si forma l’ossidulo per calcinazone in ambiente scarsamente ossigenato, poi l’ossidulo viene ulteriormente<br />

ossidato a temperatura maggiore, in ambiente ricco di ossigeno.<br />

59 Per calcinazione di sottili lamine di rame si ha formazione <strong>del</strong>l’ossidulo rosso (Cu 2 O), che caldo viene immerso in urina (?), forse con lo scopo di mantenere<br />

l’ossido nella forma ridotta.<br />

13<br />

6-<strong>2012</strong>


6-<strong>2012</strong><br />

studies<br />

studi<br />

Fig. 2 - XVII-XVIII secolo, coppa in calcedonio e frutta prodotta<br />

con smalti e vetri policromi (Hugh Tait, “The Golden<br />

Age of Venetian Glass”; British Museum Publications)<br />

Rivista <strong>del</strong>la <strong>Stazione</strong> <strong>Sperimentale</strong> <strong>del</strong> <strong>Vetro</strong><br />

Neri, cap. 24 - Ramina rossa, che serve a più colori<br />

in vetro<br />

Si pigli rame in piastre sottile e si metta nelli archi <strong>del</strong>la<br />

fornace e vi si muri dentro e si lasci tanto che detto<br />

rame si calcini bene per se solo, con il semplice fuoco<br />

però che non fonda, né habbia fuoco di fusione, che in<br />

tal caso non si farebbe cosa buona; come è calcinato si<br />

pesti e polverizzi che verrà in polvere rossa, la quale<br />

si serbi alli suoi usi che nell’arte vetraria sono molti e<br />

tutti necessari. 60<br />

Neri, cap. 25 - Ramina di tre cotte per i colori di<br />

vetro<br />

La sopradetta ramina rossa si metta in fornello o vero<br />

nel’ era <strong>del</strong>la fornace presso all’occhio in tegoli di terra<br />

cotta, o vero tegami di terra cotta, si lasci calcinare per<br />

quattro giorni continui, che verrà in polvere nera e attaccata<br />

insieme, questa si pesti di nuovo e si stacci con<br />

staccio fi tto e si ritorni a calcinare come sopra nel’era<br />

<strong>del</strong>la fornace lasciandola quattro o cinque giorni, che all’hora non si attacca più insieme e non è tanto nera ma<br />

bigiccia e si spolvera da se medesima: questa si dice ra mina di tre cotte con la quale si fa l’acqua marina, il verde<br />

smeraldino, il colore arabico detto turchino, o vero aierino molto vistoso e molti altri colori, però si avverta<br />

nella terza calcinazione che non sia troppo né poco calcinata: perché in tal caso non colorisce bene il vetro e il<br />

segno che sia calcinata a perfezione è che datane di essa sopra il vetro pulito nelle pa<strong>del</strong>le, o vero pa<strong>del</strong>lotti, lo<br />

fa gonfi are e bollire subito, come non dà questo segno non è buona, né ben calcinata, però si avverta che venga<br />

questo segno per haverla in sua perfezione. 61<br />

Neri, cap. 28 - A fare Ramina da tre cotte con più facilità e manco spesa <strong>del</strong>la sopradetta<br />

Piglisi Ramina, che è la scaglia che fanno i calderai quando battono secchie, mezzine e altri lavori di rame,<br />

che rinfocolati i lavori gli batto no, quella scaglia che casca si chiama ramina, la quale costa manco assai <strong>del</strong><br />

rame sodo, <strong>del</strong> quale è fatta la ramina indietro descritta, e per calcinarla non occorre smurare e rimurare li<br />

archi <strong>del</strong>la fornace, come nella suddetta, cosa di molto incommodo e disturbo <strong>del</strong>la fornace. Si pigli adunque<br />

questa ramina, che sia netta e pulita di ogni terra e spor chezza, e sia lavata con acqua calda più volte dalla sua<br />

terrestreità e rimanghi la ramina netta da ogni immonditia, e all’hora si metta in te goli di terra cotta, o tegami<br />

di terra cotta, si tenga nel’era presso al oc chio, o vero in fornelli fatti a posta. Io in Pisa havevo fatto fare uno<br />

fornello piccolo a foggia di una piccola calcara, ove calcinavo per volta venti e venticinque libre di questa<br />

ramina e in poche hore. Però nella era presso la lumella <strong>del</strong>la fornace vi si lasci stare per quattro giorni, poi si<br />

rinuova e si pesti benissimo, facendola passare per staccio fi tto, e di nuovo si ritorni in tegoli o tegami di terra,<br />

come sopra al medesimo fuoco e calore per quattro giorni che verrà in polvere nera e si ammas serà insieme,<br />

si pesti e stacci per staccio fi tto e in tegoli di nuovo si ritorni nel medesimo luogo, e calore per quattro giorni,<br />

alI’hora la rami na sarà ottimamente preparata con manco fastidio e spesa <strong>del</strong>la sopra detta e farà nel colorire il<br />

medesimo effetto in tutto e per tutto, avver tendo per prima di calcinarla haverla benissimo lavata da ogni terrestreità.<br />

come si è detto: il segno quando è ben preparata sarà che faccia gonfi are il vetro e bollire assai quando<br />

se li dà all’hora è ben preparata. 62<br />

60 La metodologia è la stessa <strong>del</strong>la ricetta precedente, si precisa però che la calcinazione avviene in ambiente carente d’ossigeno (..vi si muri dentro) e manca il<br />

trattamento fi nale in urina.<br />

61 L’ossidulo preparato nella precedente ricetta, che verrà chiamato ramina di prima cotta, viene trattato nuovamente per ottenere l’ossido rameico (CuO) o ramina<br />

di terza cotta.<br />

62 Il questa ricetta, alternativa alla precedente, Neri parte dalle scaglie di rame formatesi nella battitura <strong>del</strong> metallo per fare i tegami o pentole e passa direttamente<br />

all’ossido rameico per calcinazione <strong>del</strong>le stesse. Crea una certa confusione che chiami ramina le scaglie, egualmente a come chiama l’ossido.<br />

14


studies<br />

studi<br />

Rivista <strong>del</strong>la <strong>Stazione</strong> <strong>Sperimentale</strong> <strong>del</strong> <strong>Vetro</strong><br />

Brunoro 3 - A far Ramina di tre cotte<br />

Pigliati la scaglia che fanno li calderai quando battono li secchi, et altri lavori di rame, così piglia di questa<br />

ramina che sia netta et si lava con aqua calda sino che verra nitissima allhora si metti in pignata nova con un<br />

coperchio et si mette in un fornillo, oviro sopra l’era che si cuccinano li bicchieri, et si lassa stare per quattro<br />

giorni poi si levi et rafredita che sia si pesti minutta et si ritorni nella suddetta era et questo si facci tre volte<br />

che sarà perfetta. 63<br />

Brunoro 16 - A far la Ramina rossa che serve a più colori<br />

Pigliassi Rame in piastre sottile et si metta nelli archi <strong>del</strong>la fornace et ve si muri dentro, et si lassi tanto che<br />

ditta calcina si calcini bene, con calor temperato cio non fondi, poi pistila sottile e settachiela che sarà rossa, e<br />

ti servirà alli tuoi bisogni. 64<br />

Darduin 101 - A calcinar il rame che va nel rosecchier<br />

Piglia rame nuovo dalli caldereri che sia grosso come una costa di cortello, et anco più, poi mettilo in fornello<br />

in gran fuoco, et lassalo doi, over tre giorni, poi cavelo fuori, et battilo con un martello, et quelo che venirà via,<br />

pestalo, et tamisalo et sarà rosso come imbuoro, poi fallo tridar sottilmente su’l porfi do, et questo sarà buono. 65<br />

Darduin 102 - A calcinar la ramina che va nel smalto rabico, et nell’acquamarina<br />

Piglia il rame che sia grossetto et mettilo in fornello a brusar in gran fuoco, et lasselo star fi n che sia ben brusado;<br />

poi pestalo e tamisalo, et ritornalo nel ditto fornello di nuovo a brusar pur in gran fuoco, poi cavelo fuori<br />

et pestalo, e tamisalo ancora, e tornalo in fuoco, poi pestalo e tamisalo di nuovo, poi habbi <strong>del</strong>l’acqua chiara et<br />

netta et lavela quattro, over cinque volte, poi sugala su l’era, et questa sarà eccellente, ma se tu la facessi tridar<br />

sul porfi do doppo fatta, ti riusciria meglio. 66<br />

Brunoro 2 - Per calcinar il Rame<br />

Ogni oncia di rame donali doi onze d’aqua forte, approssimila al foco e quando sarà calcinato versa la ditta<br />

aqua in un catino che sia aqua netta di fontana et nel fondo metterai una piastra di ferro che quella ritirerà tutto<br />

il rame e questo farai fi n a tanto che vedrai l’effetto tirandola ogni volta fori con destrezza et con un cortelo<br />

lavorela dolcemente come ti ho imparato <strong>del</strong>l’argento 67 .<br />

Sal alcali:<br />

Anonimo 67 - A far il Sal alcali<br />

Recipe Cenere fortissima parte 6. Calcina viva parte 1. Pesta e tamisa e fà lisia e cola e lassa possar poi piglia<br />

il chiaro e congela e sarà Sal alcali. 68<br />

63 L’analogo procedimento descritto da Neri (ricetta 28) è molto più preciso e dettagliato.<br />

64 Trattasi <strong>del</strong>l’ossido rameoso, o ramina di prima cotta (secondo la defi nizione data anche da Neri); la ricetta è identica alla n. 24 di Neri.<br />

65 È una leggera variante <strong>del</strong>le precedenti ricette, qui si prendono lamine di rame piuttosto spesse (come un coltello) che vengono calcinate a formare via via in<br />

superfi cie l’ossidulo rosso.<br />

66 Con successive calcinazioni <strong>del</strong>la ramina rossa, ottenuta secondo la precedente ricetta, si ottiene l’ossido rameico nero. Riassumendo il contenuto <strong>del</strong>le ricette<br />

precedenti, il rame, in lamine o in scaglie, se viene calcinato in ambiente sigillato, quindi con carenza di ossigeno, porta alla formazione <strong>del</strong>l’ossido rameoso (Cu 2 O)<br />

di colore rosso (ramina rossa o di “prima cotta”); questa, pestata, setacciata, e rimessa al fuoco (per due volte) in ambiente aperto quindi in contatto con l’aria, dà<br />

luogo alla “ramina bruciata”, ossido rameico (CuO) nero (ramina nera o di “tre cotte”). La Ramina rossa, viene usata per fare i rossi al rame (rosechiero); la Ramina<br />

nera viene invece usata come colorante per fare i verdi acquamarina.<br />

67 In questa ricetta non si ha formazione <strong>del</strong>l’ossido di rame ma di rame metallico sotto forma polverulenta; il rame metallico viene sciolto in acqua forte e poi nella<br />

soluzione di nitrato di rame viene immersa una piastra di ferro, sulla quale andrà a depositarsi il rame metallico, per scambio cationico. Lo scopo di questa operazione,<br />

erroneamente chiamata calcinazione, consiste nel trasformare il metallo, dalla forma di lamine o di scaglie, in metallo colloidale, polverulento, più facilmente solubile<br />

nel vetro; questo procedimento è analogo a quello relativo all’argento <strong>del</strong>la ricetta n. 1 di Brunoro (vedi indietro sotto argento).<br />

68 Il sal alcali è un prodotto non univocamente defi nito nei vari ricettari; in questa ricetta, unica <strong>del</strong> suo genere, viene trattata la cenere (contenente carbonati di<br />

sodio e potassio) con calce viva (ossido di calcio) e se ne fa lisciva, ottenendo, dopo concentrazione, <strong>del</strong>l’idrato sodico.<br />

15<br />

6-<strong>2012</strong>


6-<strong>2012</strong><br />

studies<br />

studi<br />

Anonimo 103 - A far il Sal alcali 69<br />

(vedi oltre)<br />

Sal decrepitato, fusibile:<br />

Rivista <strong>del</strong>la <strong>Stazione</strong> <strong>Sperimentale</strong> <strong>del</strong> <strong>Vetro</strong><br />

Terzo Tratt. Toscano 56 - A fare sale preparato<br />

Togli quanto sale vuogli e dissol vilo in acqua calda e quando è dissoluto e tu lo distilla per feltro, e poi lo<br />

dissecca al fuoco bollendo tanto che l’acqua si dissecchi; poi lo rimbei anco da capo pure con acqua chiara e<br />

distilla per feltro e dissecca, e co si fa’ infi no a vj volle per lo modo detto, tanto che sia bene bianco e fusibile<br />

come piombo o cera, e puone fare quella quantità che tu vuoi.<br />

Anonimo 68 - A far il sale decrepitato 70 e poi fussibile<br />

Recipe sale Comune che si manza e ponilo in una pignata scoperta fra li carboni accessi intorno intorno e il<br />

sale comenzarà a schiopizar e come non schiopizarà più è fatto, ma bisogna che lo vadi mesedando benissimo<br />

qualche volta quando schiopiza et se vorai prepararlo. Recipe ditto sale decrepitato ut sopra e solvilo in aqua<br />

poi congelalo in vetro e questo farai 2 over tre volte e sarà preparato. Lo qual se vorai farlo fussibile. Ponilo al<br />

humido che andarà in aqua poi congelalo e questo farai più fi ate e ti venirà fussibile como cera. 71<br />

Anonimo 70 - A far il sale fussibile ad un altro modo<br />

Recipe Sale Comun che si manza: overo qual altra sorte de Sale che voi 72 e ponilo con altretanta Calcina viva<br />

e piu e mescola ben insieme e poni a foco per 12 hore poi dissolvi in acqua calda e sfeltra e congela e ti restara<br />

il sale: al qual di novo li agiongerai de laltra Calcina viva e fa come ut sopra e questo regimento farai 3 overo<br />

4 volte e piui et alultimo ti restarà il sale fi sso e fussibile. 73<br />

Sal di Tartaro<br />

Brunoro 24 - A far il sal di Tartaro che serve per far la preparazione di tutti li smalti<br />

Habbi <strong>del</strong> Tartaro, che altrimenti si chiama gruma di botte di via rosso, che sia grossa, et non in polvere, questa<br />

s’abbrugi in pignata di terra in fra carboni accesi, ovvero in fornello che venghi calcinata viva, e non si lascia<br />

venir bianca, perchè se imbiancasse, il salle non venirebbe buono, così calcinato; si metti in cantinile di terra<br />

vetriata grande, pieni d’acqua comune calda, e si facino bolire a foco lento pian piano, che in doi hore calli la<br />

quarta parte dill’aqua all’hora si levino dal foco e si lassano rafredare et chiarire l’aqua, la qualle poi si dicanti,<br />

e si metti piano piano, acciò non si torbidi in altri vasi, che sarà una lessia 74 forte, et si ritorni nova aqua in dette<br />

pignatte, nel modo detto, e sopra le (ressi denze) <strong>del</strong> tartaro, si bola come sopra, et questo si ritiri, sino che l’a-<br />

69 Questa ricetta, tratta dallo stesso ricettario, chiama sempre “sal alcali” un prodotto diverso ottenuto per lisciviazione <strong>del</strong>la cenere sodica con formazione di un<br />

carbonato sodico depurato che in altre ricette viene indicato come “sale di vetro” o “sale di soda”; lasciamo qui solo il titolo e trasferiamo il testo nella categoria<br />

<strong>del</strong>le ricette per “sale di vetro” (vedi più avanti).<br />

70 Decrepitazione è il fenomeno per cui cristalli di sali anidri, inglobanti piccole quantità di acqua madre, si suddividono producendo un caratteristico crepitio<br />

e proiettando minuscoli frammenti quando, a seguito di variazioni di temperatura anche piccole, l’acqua madre, evaporando, vince bruscamente la coesione <strong>del</strong>le<br />

molecole solide (vocabolario Treccani).<br />

71 Non è chiaro, dal punto di vista chimico, cosa si ottenga da questo trattamento <strong>del</strong> sale comune. Il riscaldamento iniziale che provoca la decrepitazione cioè<br />

l’eliminazione di molecole d’acqua, sembrerebbe reso inutile dalla successiva soluzione in acqua. Resta da capire se per “sale fusibile” si debba intendere, come<br />

sembrerebbe, sale <strong>del</strong>iquescente; è certo che il sale tende ad umidifi carsi all’aria in quanto contiene impurezze di cloruri di calcio e magnesio che sono appunto<br />

<strong>del</strong>iquescenti. Ancora meno chiara l’ultima frase “fusibile come cera” (Moretti e Toninato, 2001).<br />

72 Non è chiaro a quale altro tipo di sale si riferisca.<br />

73 Nella ricetta 67 <strong>del</strong>l’Anonimo, vista prima, viene trattata con calce viva la cenere e il prodotto ottenuto, chiamato “sal alcali”, è costituito da idrato sodico. Qui<br />

invece mescola il sale comune a calce viva, scalda e poi scioglie in acqua; eliminato l’insoluto, il prodotto ottenuto, dopo concentrazione, dovrebbe essere costituito ancora<br />

da idrato sodico (?); ma viene chiamato sale fusibile, tra l’altro in apparente contrasto col “sale fusibile” <strong>del</strong>la ricetta 68 qui precedente (Moretti e Toninato, 2001).<br />

74 Intende lisciva.<br />

16


studies<br />

studi<br />

Rivista <strong>del</strong>la <strong>Stazione</strong> <strong>Sperimentale</strong> <strong>del</strong> <strong>Vetro</strong><br />

Figg. 3a-3b - XVI secolo, bicchiere decorato con smalti policromi e oro, fi gura Pantalone; calice decorato smalti<br />

policromi e oro, fi gura femminile (Hugh Tait, “The Golden Age of Venetian Glass”; British Museum Publications)<br />

qua non sarà più salata. All’hora queste aque pregne di salle, si fi ltrino et la (ranata 75 ) chiara si metti in orinali<br />

di vetro a vaporire in cenere di fornillo, a foco lento che in fondo rimarà un salle bianco, questo salle di nuovo<br />

si solvi in aqua comune calda, et si lassi in cantinelle a possare per doi giorni, poi si feltri, e si torni di novo in<br />

orinali a svaporire, a foco lento, che in fondo rimarà un salle molto più bianco <strong>del</strong>la prima volta, qual sale di<br />

novo si solva in aqua calda, e si lassi possare per doi giorni e si feltri come di sopra, e questo modo di solvere<br />

feltrarie et svaporire quatro volte haverai patientia di farlo nel sudetto modo farà vinir in salle più bianco <strong>del</strong>la<br />

neve qual sale miscolato col pulverino, overo sodda d’Alicante 76 , con la sua dosi, come si fanno le fritte per<br />

far bicchieri et di questo salle ne poi mittir dieci libre nella partita avanti che la metti nella caldera, che così<br />

75 Potrebbe riferirsi al termine toscano “ranno” usato anche da Neri.<br />

76 Il polverino è l’allume catina in polvere (per distinguerla dalla rocchetta, allume catina in blocchi) mentre la soda di Alicante è la barilla, cenere di un arbusto<br />

(Salsola sativa) importata dalla Spagna.<br />

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studies<br />

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Rivista <strong>del</strong>la <strong>Stazione</strong> <strong>Sperimentale</strong> <strong>del</strong> <strong>Vetro</strong><br />

incorporata farà la fritta bella, come il Cristal fi no, ogni cento libre di soda, metti diecci di questo sale 77 .<br />

Neri, cap. 11 - A fare il sale di Tartaro purifi cato<br />

Habbisi <strong>del</strong> Tartaro che altrimenti si dice Gruma di botte di vino rosso, e sia gruma grossa e non in polvere,<br />

questa si abbruci in pignatte di terra in fra carboni accesi, che venga calcinata nera e si abbruci ogni sua ontuosità,<br />

e che voglia cominciare a imbiancare, però non sia bianco, perché se imbiancassi non saria bono il sale 78 ;<br />

detto Tartaro così calcinato si metta in catinelle di terra grande, piene di acqua comune calda, anzi in pignatte<br />

di terra vetriata, e si faccino bollire a fuoco lento e piano di tal maniera che in due hore cali la quarta parte<br />

<strong>del</strong>l’ acqua, all’hora si levino da fuoco, si lascino freddare e chiarire l’acqua, la qua le si decanti, che farà una<br />

liscia forte e si ritorni nuova acqua comune in dette pignatte, nel modo detto, e sopra le residenze <strong>del</strong> tartaro, e<br />

si bolla come sopra, e questi si reiteri sino l’acqua non venga più salata e carica di sale, all’hora queste acque<br />

pregne di sale si feltrino, e la rannata chiara e feltrata si metti in orinali di vetro a svaporire in cenere di fornello<br />

a fuoco lento, che in fondo rimarrà un sale bianco; questo sale di nuovo si solva in acqua comune calda e<br />

si lasci in catinelle a posare per dui giorni, poi si feltri e si ritorni di nuovo in orinali a svaporire a fuoco lento,<br />

che in fondo rimarrà un sale molto più bianco <strong>del</strong>la prima volta, qual sale di nuovo si solva in acqua comune<br />

calda si lasci posare per doi giorni, e poi si feltri e si svapori, come sopra in tutto e per tutto, e questo modo<br />

di solvere, feltrare e svaporare questo sale di tartaro si reiteri per quattro volte, che all’hora farà un sale bianchissimo<br />

più <strong>del</strong>la neve e purifi cato in gran parte <strong>del</strong>la sua terrestreità, quale sale mescolato con il Polverino,<br />

o Rocchetta stacciata con la sua dosi di tarso o rena, farà la fritta che in pa<strong>del</strong>la farà cristallino e vetro comune<br />

molto più bello assai che non si fa senza l’accompagnatura di questo sale di tartaro, che se bene senza esso si<br />

fa cristallino bello, tuttavia con questo sarà molto più bello. 79<br />

Sale di <strong>Vetro</strong> o cenere lisciviata 80<br />

Terzo tratt. Toscano 1 - A fare cristallino<br />

Questo si è el modo da fare el cristallino bello et fare in tutta per fezione.<br />

In prima togli lib. 200 di soda non troppo grassa nè troppa magra; et pestala sottile in uno mortaio di pietra<br />

morta con pestello di legno, et stacciala. Poi abbia una caldaia stagnata et piena d’acqua di pozzo, et come<br />

l’acqua bolle metti dentro <strong>del</strong>la soda stacciata, et fa’ che tu facci come se tu facessi una buona lissia: poi abbia<br />

uno tinello che sia coperto con una tela di panno lino in modo, che quando tu butti sopra quella tua lissia, ch’<br />

ella possa colare netta nella tua tinella. Sicchè addunque quando averà bollito un poco la tua caldaia, torrai<br />

fuori quella lissia et la cenere che è nella caldaia et mettera ‘la sopra al tuo tinello; et lascia colare chiaro fora<br />

in nel tinello quella lissia: poi metti nella caldaia <strong>del</strong>l’ altra acqua, et come bolle, metti <strong>del</strong>la cenere, cioè <strong>del</strong>la<br />

cenere di soda, et fa’ come è detto di sopra, in modo che tu abbia consumato tutta quella tua cenere et fattone<br />

lissia molto forte; et guarda che la lissia sia ben chiara et netta et sanza alcuna bruttezza, perchè s’ella fusse<br />

brutta, la maculerà el cristallino ecc. 81<br />

77 La ricetta dà istruzioni per fare la lisciviazione <strong>del</strong> tartaro calcinato, la lisciviazione aveva probabilmente lo scopo di eliminare le impurezze di carbonato di<br />

calcio, formatosi nella calcinazione <strong>del</strong> tartaro, assieme al carbonato di potassio. Il sale ottenuto o sale di tartaro, può essere mescolato direttamente alla soda di Alicante<br />

per fare la fritta o anche aggiunto alla lisciva di allume catina, per fare <strong>del</strong> cristallo fi no, come indicato alla ricetta 8 <strong>del</strong>lo stesso Brunoro. Le aggiunte di tartaro<br />

o sale di tartaro al sale di vetro, come vedremo nel prossimo gruppo, servivano a migliorare la qualità di quest’ultimo come sostengono sia Neri che l’Anonimo.<br />

78 Nei ricettari viene spesso ripetuta questa avvertenza di non spingere la calcinazione oltre un certo limite, cioè il calcinato deve rimanere nero e non diventare<br />

bianco; probabilmente il calcinato di colore nero contiene <strong>del</strong> carbonio libero, utile se si utilizza il tartaro come riducente.<br />

79 La ricetta , un po’ più precisa nel lessico, è identica alla precedente di Brunoro. Come in altri casi non è chiaro se Brunoro copi da Neri (viste le date di stesura<br />

dei due manoscritti - 1645 contro 1612) o se entrambi copino da una stessa fonte preesistente.<br />

80 La lisciviazione <strong>del</strong> polverino o <strong>del</strong>la rocchetta (allume catina), cioè <strong>del</strong>le ceneri <strong>del</strong>la pianta “salsola soda” o “salsola kali” serviva ad eliminare le impurezze<br />

contenenti ossido di ferro (silicati, silicoalluminati, argille) così da ottenere un vetro più bianco, incolore, tecnica che, abbinata ad altri accorgimenti, portava alla<br />

produzione <strong>del</strong> vetro “Cristallo”, ma la lisciviazione eliminava anche i carbonati di calcio e magnesio, insolubili in acqua, che erano invece utili a render il vetro più<br />

stabile e ciò creava un problema la cui soluzione non è ancora ben chiara.<br />

81 La descrizione prosegue nella ricetta successiva. Bisogna qui rilevare che il Terzo Tratt. Toscano porta la data <strong>del</strong> 1443, anticipa quindi di 169 anni il testo di<br />

Neri, le cui ricette, a parte i dettagli, prevedono procedure sotanzialmente identiche.<br />

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studies<br />

studi<br />

Rivista <strong>del</strong>la <strong>Stazione</strong> <strong>Sperimentale</strong> <strong>del</strong> <strong>Vetro</strong><br />

Terzo Tratt. Toscano 2 - Qui seguita la pratica<br />

Togli la tua caldaia che sia bene stagnata el acconciala sopra el suo fornello: poi l’empi di quella tua lissia, et<br />

falla bollire: et così come la lissia si va consumando, così ogni volta, va ragiungnendo <strong>del</strong>l’altra; et anche abbi<br />

una mestola di legno forata, e va schiumando, acciò ch’ ella bolla netta et pulita; perchè questa è un’arte che<br />

vuole essere molto netta e pulita. E abbia avertenza di non mescolare mai nè con ferro né con rame in detta<br />

caldaia, ma quan do che tu mescoli dentro, sempre mescola con legno. Nota et impara, perchè più chiaro non<br />

si può scrivere.<br />

Poi che tu ài tutta la tua lissia in caldaia, mescola alcuna volta con un bastone, che abbia el capo <strong>del</strong> bastone<br />

involto un pezzo di panno lino; et questo, perchè el sale non si appichi alla caldaia, né alle sponde. Sicchè sta<br />

attento, chè el sale va in fondo <strong>del</strong>la caldaia: allora colla mestola <strong>del</strong> legno forata torrai fuore el sale, et mettilo<br />

in certi tegami non vetriati, ma che sieno sanza vetro. Poi seguita, et caccia fuora tutto el tuo sale et mettera’lo<br />

in più tegamuzzi: poi met terai quegli tuoi legami sopra alla fornace asciugare. Sappi che s’asciu gano in una<br />

notte. Poi torrai questo sale et pestato in nel mortaio di pie tra col suo pestone et staccialo e ser balo dipersè.<br />

Poi togli lib. 40 di gromma ben calcinata et bianca et pestala et ser bala. Poi a tutta questa somma vuole essere<br />

lib. 150 di cuocholi <strong>del</strong> Tesino pesti’ sottili et stacciati, el serbagli: poi togli once vii di manganese pesto sottile<br />

e ben lavato et asciutto et serbalo. 82<br />

Neri, cap. 1 - A cavare il sale <strong>del</strong> Polverino Rocchetta, e Soda con il quale si fa la Fritta <strong>del</strong> Cristallo detto<br />

Bollito, fondamento <strong>del</strong> arte Vetraria, con un nuovo e secreto modo<br />

Il Polverino o Rocchetta, che viene di levante, e Soria, è cenere di certa herba, che quivi è abbondante, non è<br />

dubbio alcuno, che fa il sale più bianco assai, che non fa la soda di Spagna, e però quando si vuoI fare un cristallo<br />

di tutta perfezione e bellezza; si faccia con il sale cavato dal polverino, o rocchetta di Levante: perché la<br />

soda di Spagna, come più grassa, se bene da più sale, tuttavia il cristallo fatto con il suo sale sempre tira al azzurigno,<br />

e non ha quel candore, e bellezza, come quan do è fatto con il polverino, o rocchetta di Levante 83 . Il modo<br />

adunque di cavare il sale perfettamente, e dall’uno, e dall’altro, e l’infrascritto, come ho più volte ho praticato.<br />

La cenere di Soria si vagli con vaglietto fi tto, acciò i pezzetti non passino; ma solo la cenere, la rocchetta si<br />

pesti in pile di pietra, e non di metallo, perché piglia il suo colore, con pestoni di ferro, e il simile la soda di<br />

Spagna, e si vaglino con vaglietto fi tto, che in questo consiste il cavarne più o meno sale. Nel comprare l’una, e<br />

l’altra si avverta, che sia copiosa di sale: questo si conosce a toccarla con la lingua, per sen tire come sia salata;<br />

ma il più sicuro modo di tutti, e farne il saggio in un coreggiolo, e vedere come comporta assai rena, o tarso,<br />

cosa volgare nell’arte, e che i conciatori sanno benissimo 84 .<br />

Si habbino le caldaie di rame murate con i suoi fornelli, come quelle de i tintori, e maggiori, e minori secondo<br />

l’occasioni di fare maggiore, o minore quantità di sale. Queste caldaie si empino di acqua comune pulita e<br />

chiara, e si dia fuoco con legne secche, che non faccino fummo, e quando l’acqua bolle bene si butta sopra il<br />

polverino vagliato, come sopra in honesta quantità e proporzione, secondo la quantità <strong>del</strong>l’ac qua, e si continui<br />

il fuoco a far bollire mescolando sempre con una pala di legno in fondo, acciò il polverino s’incorpori con<br />

l’acqua e ne esca tutto il suo sale continuando a bollire sino sia calato un terzo d’acqua: si riempino le caldaie<br />

di nuova acqua e bollino sino cali la metà, all’hora è fatto un ranno 85 pregno di sale. Ma acciò il sale sia in<br />

maggior quan tità e più bianco si butti nelle caldaie, quando bollano avanti <strong>del</strong> pol verino libre dieci incirca per<br />

caldaia di gruma di botte di vino rosso, detto tartaro prima bruciato solamente in color nero, e si lasci solvere<br />

bene nell’acqua calda, mescolando con la pala di legno; poi si metta il polverino, come sopra, questo <strong>del</strong> tartaro<br />

82 In sostanza da 200 libbre di cenere sodica si ottengono x libbre di sale fondente sodico a cui si aggiungono 40 libbre di tartaro, 150 libbre di quarzo da ciottoli<br />

<strong>del</strong> Ticino e 7 once di manganese, per farne per fusione il vetro Cristallino.<br />

83 Neri qui sostiene che l’allume catina proveniente dal Levante (Siria - Palestina - Egitto) è migliore <strong>del</strong>la cenere proveniente da Ponente (Alicante, in Spagna).<br />

84 Il giudizio sulla bontà <strong>del</strong>la cenere viene fatto sia con un empirico assaggio con la lingua sia soprattutto con una fusione preliminare per vedere quanta sabbia<br />

silicea o polvere di quarzo sia necessaria in rapporto alla cenere per avere un vetro adeguatamente fusibile e lavorabile. Il termine “conciatori” qui citato corrisponde<br />

al veneziano “conzaor o conzador” per indicare l’operaio addetto al controllo ed alla preparazione <strong>del</strong> vetro nella fase di fusione; in genere essi erano coadiuvati da<br />

operai furlani (originari <strong>del</strong> Friuli) che li aiutavano nelle suddette mansioni.<br />

85 Ranno, termine toscano, ma di origine germanica, indica la soluzione di cenere ed acqua bollente, usata di norma come detergente per lavare i panni; qui è una<br />

<strong>del</strong>le fasi <strong>del</strong>la lisciviazione <strong>del</strong>l’allume catina.<br />

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Rivista <strong>del</strong>la <strong>Stazione</strong> <strong>Sperimentale</strong> <strong>del</strong> <strong>Vetro</strong><br />

è molto segreto, con il quale si ha più sale, e si fa il Cristallo più bianco 86 , e vistoso, quando l’acqua è calata i<br />

duoi terzi e che il ranno è ben pregno di sale, si allenti il fuoco <strong>del</strong>le caldaie, e si habbia in ordine molte conche<br />

di terra, che prima sieno state piene d’acqua comune per sei giorni, e questo acciò imbevi no manco ranno e<br />

sale, e così con romaiuoli grandi di rame si cavi il ranno dalle caldaie, e il tutto si metta nelle dette conche,<br />

e con quelle sieno piene, si lassino stare così per dui giorni, che in detto tempo la cenere sarà ita tutta in fondo,<br />

e il ranno resterà assai chiaro, all’hora con romaiuoli di rame pianamente, acciò il fondo non si sollevi, e<br />

s’intorbidi, si cavi il ranno chiaro, e si metta in altre conche vote, e si lasci stare il ranno per duoi giorni, e di<br />

nuovo dando in fondo altra terrestreità, la rannata vien più chiara e limpida, e questo si reiteri tre volte, che<br />

così s’ haranno le rannate limpidissime, e scariche da ogni terrestreità, che si fa poi il sale assai fi ne, e perfetto,<br />

di nuovo si riempino le caldaie di nuova acqua, e bollino, mettendo le dieci libre di tartaro per caldara, come<br />

sopra, e polverino al solito continouando questa operatione fi no vi è materia.<br />

Per strignere dette rannate, e cavame il suo sale si lavino prima bene le caldaie con acqua pulita, e si empino<br />

<strong>del</strong>la sopradetta rannata raffi nata e rischiarata, come sopra facendo bollire pianamente, e si attenda a riempiere<br />

le caldaie di detta rannata, fi no si veda inspessare la ranna ta, che vuoi cominciare a buttare il sale, cosa che<br />

suol seguire in capo a ventiquattro hore in circa, che in superfi cie <strong>del</strong>la caldaia si comincia a vedere il sale<br />

bianco, che pare una ragna, o tela bianca: all’hora si habbia una cazza bucata con più buchi e si tenga in fondo<br />

la caldaia, e il sale vi cascherà sopra, e si cava di quando in quando, lasciando prima bene scolare la rannata<br />

nella caldaia, e si metta il sale in mastelli, o vero conchette di terra, acciò il ranno scoli meglio, quale scolatura<br />

si recu pera e si torna nella caldaia, e il sale si asciuga, e si continua così, fi no si habbi tutto il sale <strong>del</strong>la caldaia,<br />

ma bisogna avvertire quando comin cia a buttare il sale di dargli fuoco gentile, e lento, perché se si dessi fuoco<br />

gagliardo, il sale si attacheria alla caldaia, e in tal caso per esser sale potente, rompe sempre la caldaia, cosa<br />

a me intervenuta qualche volta, però si avverta questo sopra ogni cosa e vi si usi gran pazienza e diligenza: il<br />

sale, che è nelle conche, o mastelli, quando è scolato bene, si cava e si mette in casse di legno, o tini di legno,<br />

per asciugare meglio ogni humidità, che succede in più giorni secondo le stagioni, in che si fa; però il segreto<br />

di fare assai sale e bello consiste nel tartaro, come sopra si è dimostrato. Io d’ogni trecento libre di cenere di<br />

Levante per ordinario cavato da ottanta a novanta libre di sale; come il sale è bene asciutto, all’hora si spezza<br />

grosso modo, e si mette in calcara a secchare a calore lentissimo, e con un in strumento di ferro detto riavolo<br />

dalli artisti di fornace, si spezza, e si mescola. come si fa la fritta quando è bene asciutto da ogni humidità,<br />

avvertendo sempre, che la calcara non sia troppo calda, ma temperata, all’hora si cava <strong>del</strong>la calcara, e si pesta<br />

benissimo in pile di pietra, e si vaglia con vaglietto piccolo, accioché li maggiori grani che ne escano non passino<br />

di grandezza il granello <strong>del</strong> formento. Questo sale così pesto, vagliato e asciutto si serba a parte in luogo<br />

preservato dalla polvere per l’uso di fare la fritta di cristallo, il cui modo di farla è l’infrascritto che segue.<br />

Anonimo 1 - A fare il Sale di vetro<br />

Recipe libre 300 de Cenere di Soda overo altra Cenere che sia fortissima e grossa; pestala e masenala sottile,<br />

poi tamisala e quanto più sotile tanto è meglio perché più presto si cava il sale e maggior quantità, e quella che<br />

non passase ritornala a pestar e masenar fi no che tutta sia passata per tamiso; poi habi una caldara granda che<br />

sia ben stagnata e murata in uno fornelo como fano tentori, et impila de acqua chiara, netta e dolce e quando<br />

bolirà meti dentro una parte de ditte cenere a tua descrettione e fala bolir tanto fi no che se faci una forte lisia;<br />

poi habbi uno mastelo grando coperto con uno pano de lino grosso e buta questa lisia sopra e lassala destilar<br />

in ditto mastelo da sua posta, e sopra quella cenere che ti è rimasta buta sopra de nova acqua e fa bolir e butala<br />

nel mastelo a sgiozar e questo farai tante volte fi no che non sia più sustantia alcuna de sale in ditte Cenere, il<br />

che conoserai quando che l’acqua poi che havera bolito sopra ditte cenere non sarà niente molesina. Poi che<br />

haverai compìto de far tutte le tue lisie e che haverai consumato tutta la tua cenere, piglia ditte lisie e per uno<br />

pano dopio de tela ritorna a colarle un’altra fi ata acio le vengano più chiare e belle che qui sta tutto il magisterio:<br />

e ponile in una caldara stagnata e netta e fala bolir e secondo andarà calando per il bog[io] cussi tu andarai<br />

86 Come già indicato nella nota alla ricetta sul “sale di tartaro” qui il Neri sostiene che aggiungere <strong>del</strong> tartaro calcinato (in quale proporzione?) alla lisciva <strong>del</strong>l’allume<br />

catina migliora la qualità e la quantità <strong>del</strong> sale di soda ottenuto; non è ben chiaro, dal punto di vista chimico, soprattutto il discorso sulla maggiore quantità.<br />

Alla fi ne <strong>del</strong>la ricetta Neri fa un bilancio <strong>del</strong>l’operazione, da 300 libbre di Polverino, otteneva 80-90 libbre di sale, cui aveva già aggiunto il tartaro, una resa quindi<br />

<strong>del</strong> 27-30%.<br />

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zonzendo de ditte lisie e spumando ben via la spuma con una caza fatta de tela [de] lino con il manego de<br />

legno; e questo aciò ditta lisia resti sempre chiara quanto più sia possibil[e] e como sarà divenuta e comenzarà<br />

ad in[fi sir]si che si conosara benissimo a l’ochio; al[lora ha]bi una caza fora de legno e tora fuora [il sale] e<br />

metilo in cadineli de terra non vetri[ati] solum cotti ma guarda che al fondo non lassasti arpiar ditto sale perché<br />

si guasteria e faria brutta opera e la caldara ancora se romperia perché quello sale la roderia: e poi che harai<br />

compìto de cavar tutto il tuo sale e posto neli catini como ho ditto de sopra, piglia ditti catini e ponili nel forno<br />

caldo a sugare fi ntanto che ditto sale lo possi pestare e tamisare a tuo modo: et se la cenere sarà stata bona e<br />

forte cavarai libre 80 de ditto sale ma se sarà stata triste tanto meno.<br />

Ma se vorai far ditto sale più perfetto, piglia libre 30 de Grepola de vino overo tartaro che cusi per questi do<br />

nomi vien chiamato, e ponilo a calcinar e como sarà calcinato fa lisia de lui, poi accompagna questa lisia con<br />

la lissia de la cenere sopraditta, e insieme poi fale congelar nella caldara al modo sopra ditto osservando tutti<br />

li ordeni come di sopra ho dito: et a questo modo haverai maggior quantità de sale e più belo e perfetto: e ditto<br />

secreto è da occultarlo. 87<br />

Anonimo 103 - A far il Sal alcali 88<br />

Recipe libre 30 aliter in altro loco libre 300 di alume Catina; o soda n[on] troppo grassa, nè troppo magra ben<br />

pesta e sedaciata meti in una caldara grande stagnata e posta sopra de uno fornello falla bolir forte: et alhora<br />

metili la ditta soda e fala bolir un pezzo, poi la buta in uno mastello coperto con uno panno grosso, sopra <strong>del</strong><br />

qual buta quella lissia perchè colli chiara nel mastello; e sopra la soda vali metendo de l’altra acqua e fà bollire<br />

tanto che venghi ad haver cavato tutta la sostanza poi colala di novo e servala ben serrata.<br />

Iterum piglia libre L di tartaro Calcinato in fornelo de reverbero per 12 hore e fa bolir come facesti la cenere<br />

di soda: e nota che ogni libra de polvere vole libre IIII de acqua e cola due volte come prima e mesedale poi<br />

ambedue insieme e tienle ben coperte. 89<br />

Poi netta la ditta caldara et empila de ditta lisia e fala polir acconciandovi sopra uno tinacio overo barile che<br />

venga de continuo a giozare in quella caldara perche bolendo non venghi mai a calare di quello che vi è messo<br />

e che bolla saldamente e tenila spumata con una cazza de tela col manico de legno, aciochè venga bella e nettissima<br />

e così continua fi no che vedi che la comincia ad inspissare come fa la salina. Alora vala cavando con<br />

una cazza de legno forata e metila in Cadinelli di terra non vetriata e questa regola tieni fi nche sia fatto tutto<br />

il sale: e guarda che non sia[no] al fondo perchè si guasteria. Poi meti tutti quelli Catinelli col sale a seccar<br />

nel forno perchè si possan pestare, e pestalo in mortaro di marmo e non in altro perchè guastaresti ogni cosa<br />

e falo sedacciare in loco netto con sedacio netto e polito. Iterum piglia libre 150 de Cogolo di Tesino once VI<br />

de manganese fi no pestato sottillissimo e meseda ben insieme con el ditto sale poi fali sedaciar da novo, poi<br />

fa far de ditta mistura in loco netto panni mezani e fali seccar, poi fali cocer per 12 hore, aciochè si possano<br />

calcinare e lasciali refredare e poi li tira fora e questi sono li pani crestalini i quali si fano in ogni colore e nota<br />

bene che qui è tutto il magisterio.<br />

Brunoro 54 - Se vuoi haver una calcidonia meravigliosa habbi patienza, e tien l’infrascrita regola<br />

…se voi far un cristalo bello come il Cristal di Montagna, over cristal di roca, tieni la sotoscrita regola et habbi<br />

pazienza. 90 Piglia soda d’Alicante polverizzata bene, e se puoi haver il polverino di levante, il quale serve per<br />

queli che fanno li cristali a Murano di Venezia, è assae meglio, e si metta in orinali di vetro, che siano grandi<br />

lutati in fondo, con assae aqua che copra la detta soda tre volte, e si lassi bollire in un fornello a foco lento tanto<br />

che, si consumi la mettà di l’aqua poi si lassia rafredare il fornillo, e si dicanti l’aqua a poco, a poco, e si metti<br />

dill’altra aqua sopra quela soda che sarà rimasta nel fondo <strong>del</strong> vetro, et a questo modo si faccia sin che l’aqua<br />

87 Con leggera differenza rispetto alle analoghe prescrizioni di Neri, ricetta n. 1, qui si raccomanda di aggiungere <strong>del</strong> sale di tartaro calcinato anziché <strong>del</strong> tartaro<br />

semplicemente calcinato (entrambi contengono <strong>del</strong> potassio carbonato, ma più o meno puro) alla lisciva <strong>del</strong>la cenere di soda per ottenerne sale in maggior quantità e<br />

di migliore qualità. Valgono le osservazioni fatte prima.<br />

88 Il titolo <strong>del</strong>la ricetta crea confusione; questo “sal alcali” è altra cosa da quello <strong>del</strong>la ricetta 67 <strong>del</strong>lo stesso ms. Anonimo; qui deve interdersi “sale di vetro” o<br />

“sale di soda”. Riguardo ai diversi signifi cati dati a “sal alcali” vedi in Moretti e Toninato, 2001, p. 28.<br />

89 L. sta per 50, IIII sta per 4.<br />

90 Viene omessa la prima parte <strong>del</strong>la ricetta che riguarda la preparazione di varie soluzioni necessarie per aggiungere i coloranti per il Calcedonio, parte che è<br />

inclusa nelle ricette di preparazione <strong>del</strong>l’argento calcinato.<br />

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non sarà più salata, poi piglia la detta aqua cioè lissiva e falla passar per feltro, over per tella ben fi ssa, e metila<br />

in un cattino grande de terra vetrifi cato, et lassala riposar tre giorni, poi livala pian piano, ciò non si torbidi<br />

e tornila a feltrare di novo, e questo farai nell’istesso modo tre volte poi si piglia la detta lessiva, e si mitta in<br />

orinali di vetro che siano ben lutati nel fondo, e si metti nel fornello a bolire come di sopra, e si lassi sin che<br />

l’aqua sarà tutta consumata che all’hora resterà, nel fondo il salli bianchissimo. Avertendoti di novo che bisogna<br />

darli foco lento acciò non si guasti, poi leva gli orinali, et guarda se saranno buoni, se saran buoni ritorna il<br />

suddetto salle, nell’istissi, e per sopra mettili d’aqua comune, e tornali dar il foco, pian piano, che facci bollire<br />

solamente un poco, e lascia consumare la settima parte di detta aqua, poi lassia rafredare e tornala far passare<br />

per il feltre, e così farai doi altre volte nel modo suddetto, et l’ultima volta lassia consumare tutta l’aqua, che<br />

resterà un sale meraviglioso, et con quelo, e con quogolo, over arena bianca ben lavata, farai la fritta, conforme<br />

(ho detto) che si fanno alle fornace, dove si fanno gli bicchieri.<br />

Neri, cap. 5 - Modo di fare il sale <strong>del</strong>l’herba detta Felce, che fa il cristallo assai bello<br />

In Pisa feci esperienza <strong>del</strong>la cenere <strong>del</strong>l’herba detta Felce, che in tanta abbondanza nasce in Toscana, la<br />

qual’herba vuol esser tagliata dalla terra quando è verde alla fi ne <strong>del</strong> mese di Maggio sino a mezo Giugno, e<br />

a Luna crescente, quasi vicino alla sua oppositione con il Sole, perché all’hora detta herba è in perfetione e<br />

da molto sale, più che non faria in altri tempi, e di miglior natura e nervo e bianchezza, perché quando si lasciassi<br />

seccar da se sopra il terreno, da poco sale e poco buono. Questa herba tagliata dalla terra, come sopra,<br />

e ammontata pre sto appassisce, all’ hora si abbrucia benissimo, e lascia la sua cenere. Da questa cenere con le<br />

regole, osservationi e diligenze dette di sopra nel sale di polverino di Levante se ne cava un sale purifi cato e<br />

buono: <strong>del</strong> quale io feci fritta con tarso bello, e ben stacciato, la qual fritta in pa<strong>del</strong> la colò benissimo, e mi dette<br />

un cristallo bello, e molto più dolce <strong>del</strong> cristallo ordinario, poiché haveva assai nervo, e si piegava molto più<br />

che non fa il cristallo ordinario, tirisi in fi li sottili, come lo feci tirare, e a questa fritta se li può dare il colore<br />

<strong>del</strong> giallo d’oro stupendo; avver iendo che non vi sia dentro sale di tartaro, come sopra si è avvertito perché ne<br />

anco in questa verria il giallo d’oro, e il giallo d’oro, che si da a questo cristallo viene assai più bello, e vago,<br />

che non fa nel cristallo fatto con il sale di polverino di Levante, e di questo cristallo se ne può fare ogni sorte<br />

di lavoro, come <strong>del</strong>l’altro. 91<br />

Neri, cap. 6 - Modo di fare un altro sale, che farà un cristallo maraviglioso e stupendo<br />

Faccisi cenere con il modo sopradetto dei gusci e gambe di fave secche la state, quando i contadini hanno<br />

battuto, e cavatone le fave, da queste cenere con le regole e diligenze dette nel sal <strong>del</strong> polverino di Levante,<br />

se ne cavi il suo sale, quale sarà meraviglioso, <strong>del</strong> quale fatto ne fritta con tarso bianco, e ben stacciato, come<br />

sopra s’è detto diffusa mente, si farà una fritta nobilissima, laquale in pa<strong>del</strong>la farà un cristallo di tutta bellezza;<br />

il medesimo si farà dalle ceneri dei cavoli, <strong>del</strong> Rovo, cioè spino che fa le more, e da sagginali ancora, e da i<br />

giunchi e cannuc cie de’ paduli, e da molte altre herbe, che daranno il lor sale, con il quale facendo fritte al<br />

solito, si faranno cristalli bellissimi, come ogni spirito gentile e curioso potrà con l’esperienza provare perché<br />

con l’ esperien za si trova e impara più assai che non si fa con lungo studiare. 92<br />

Brunoro 109 - Modo di far un salle, chi sarà meraviglioso per far li Bicchieri<br />

Facessi cenere di gambe di fave, quando saranno seche al solle nill’estate, dopo che sarano levate le fave, poi<br />

farai bogier questa cenere, come si fa, la sodda d’Alicante, oviro il polverino per far li cristali, poi che haverai<br />

cavato il salle et asciuto, farai una prova per sapere quanto portirà d’arena, over di quogolo, poi aggiustata che<br />

sarà la fritta, getila nella pa<strong>del</strong>la, che aggiustandola conforme l’arte nostra, sarà bellissima.<br />

91 In questa ricetta Neri fa lisciva <strong>del</strong>le ceneri di Felce e sostiene, contro il parere corrente a Murano, che da tale sale fondente, a base potassica, si ottiene un<br />

cristallo più bello di quello fatto dal Polverino lisciviato. Poco chiara è l’ultima frase nella quale sembra dire che, omettendo di aggiungere il tartaro alla lisciva, si<br />

ottiene un sale che produrrà (tramite fritta) un vetro di colore giallo stupendo.<br />

92 In questa ricetta Neri suggerisce la possibilità di fare lisciva di altri tipi di ceneri derivanti dalla combustione di differenti arbusti come i gusci e gambe di fave,<br />

i cavoli, i rovi, la saggina, i giunchi e cannucce di palude; Neri sembrerebbe mettere sullo stesso piano queste ceneri (a base potassica) con quelle di allume catina (a<br />

base sodica) <strong>del</strong>la ricetta 1, mentre i Veneziani valutavano migliore il vetro ottenuto dalla allume catina.<br />

22


studies<br />

studi<br />

Rivista <strong>del</strong>la <strong>Stazione</strong> <strong>Sperimentale</strong> <strong>del</strong> <strong>Vetro</strong><br />

La cenere de cauli o verze, è anco buona, et anco la la cenere din spino che fa le more, è buona, anco la cenere<br />

<strong>del</strong>le canuccie, che nascono nilli paludi è buona, mintre siano boglite, et cavatone il salle, conforme la<br />

nostr’arte di cristali. 93<br />

Primo Tratt. Toscano 36 - Per fare sale di borrana 94<br />

Recipe la borrana quando è semita ardila e fanne cenere e poi metti questa cenere nella conca <strong>del</strong> vetro, e quando<br />

è molle, tra’la fuori col casuolo e lasciala freddare; e poi la pesta e mettila in molle nell’acqua, e stievi un<br />

die; poi cuoci la cenere e l’acqua; poi cola quest’acqua e to’la netta e stillata con feltro; poi cuoci quest’acqua<br />

tanto che sia consumata, e resterà polvere bianca; e poi togli di questa polvere libr. 5 e una di limatura d’ottone,<br />

e una libr. di pietra, e tutte queste cose polverizza insieme e poi l’impasta con aceto vermiglio e fanne pani e<br />

poni a seccare; e quando e’ sono ben secchi, polli a ‘mbiancare; poi li metti in croggiolo a cuocere; quando è<br />

cotta, lavorala, e avrai color di lacca, ed è fatto. 95<br />

Neri, cap. 7 - Sale, che farà uno cristallo assai bello<br />

Cavisi il sale <strong>del</strong>la calcina, che serve per murare e questo sale puri fi cato si mescoli con il sale <strong>del</strong> polverino<br />

di Levante ordinario a ragione di libre dua per cento, cioè libra dua di sale di calcina, e libre cento di sale di<br />

polverino purifi cato, e ben fatto, come sopra si dice di questo sale così mescolato si faccia fritta all’ordinario,<br />

e si metta in pa<strong>del</strong>la a pulire: come si dirà avanti nel modo di fare il cristallo cristallino e vetro comune, che<br />

così s’haverà un cristallo assai vago, e bello. 96<br />

Soda da vetro<br />

Primo Tratt. Toscano 34 - Per fare soda da vetro e da sapone<br />

Recipe cenere di fuligo e fa seccare il fuligo 97 d’aprile e di maggio, e poi ne fa cenere e mettila in un catino<br />

dove si fa ‘l vetro e dalle fuoco forte, e quando è colata, istura il pertugio donde si cava il sale <strong>del</strong> vetro, e lascia<br />

venire quindi ingiuso la soda e rico’la netta. E ‘n questo modo si fa la soda.<br />

Solfere fi sso: vedi zolfo<br />

Stagno (calcina di stagno)<br />

Montpellier 32 - A calcinar stagno<br />

Metilo in fornace per un giorno, et è buono a far più cose, et a far ganolim quel garo che se fa aliegro. 98<br />

Brunoro 145 - Per calcinar il stagno prestamente<br />

Piglia <strong>del</strong> salle, e calcinalo, e quando il stagno sarà liquifato getta <strong>del</strong> detto sale, che si ridurà in polvere. 99<br />

93 Ricetta sostanzialmente identica alla precedente 6 di Neri, con la variante che qui è aggiunta l’osservazione di provare quale è il rapporto migliore tra fondente<br />

e vetrifi cante.<br />

94 La borrana o borràgina è un’erba annua <strong>del</strong>la famiglia Borraginacee, con fi ori a corolla rotata, azzurra, diffusa in gran parte d’Europa e frequente nei campi e<br />

negli orti; le foglie si mangiano in insalata.<br />

95 La prima parte <strong>del</strong>la ricetta riguarda la lisciviazione <strong>del</strong>la cenere di borràgine per farne il “sale di vetro”, nella seconda parte usa tale sale mescolato a polvere<br />

di quarzo (pietra) e a ossido di rame (ottenuto da limature di ottone) per preparare dei pani (agglomerati con aceto) da calcinare nella calchera per farne una fritta da<br />

rifondere poi in crogiolo e avere un vetro rosso <strong>del</strong> colore <strong>del</strong>la lacca. Ricetta notevolmente grezza, molto sintetica.<br />

96 Il sale <strong>del</strong>la calcina dovrebbe essere costituito da carbonato di calcio. Vedi in proposito in Moretti e Toninato, 2001, p. 25 e nota n. 31.<br />

97 Il fuligo è la felce.<br />

98 Secondo l’interpretazione di L. Zecchin intende dire: “gialdolin (giallolino) quel giorno che ti fa bisogno”, cioè l’ossido di stagno ottenuto per calcinazione <strong>del</strong>lo<br />

stagno metallico verrà utilizzato (anche) per fare il giallolino (cioè l’anima o pasta gialla).<br />

99 Non è evidente cosa signifi chi questa ricetta; se il sale è il cloruro sodico, lo calcina e poi lo mette nello stagno fuso. Cosa si forma dalla reazione?<br />

23<br />

6-<strong>2012</strong>


6-<strong>2012</strong><br />

studies<br />

studi<br />

Rivista <strong>del</strong>la <strong>Stazione</strong> <strong>Sperimentale</strong> <strong>del</strong> <strong>Vetro</strong><br />

Darduin 100 - A calcinar il stagno che va nel rosechier, et anco nella calcidonia<br />

Piglia un ferro fatto a guisa di un’elmo, overo celada et metilo sopra di un tre piedi, et metili dentro tanto stagno<br />

che sia buono et tenero quanto tu vorai calcinar, ma averti che non vi vuol esser manco di tre over quattro<br />

lire, acciò si possi ben calcinar, poi, li farai fuoco sotto con legne che sia seche, overo fassi, et come sarà colado,<br />

habbi una cazzetta di ferro et comincia a missiar il detto stagno cioè battendolo zentilmente, ne mai restar,<br />

et vederai che comincierà a buttar come caia di sopra via et all’hora comincia a calcinarsi, et tu di volta in volta<br />

vali levando con la ditta cazzetta quella spiuma, over caia, et buttela in una piadena poi tamisela, et quello<br />

che resta nel tamiso tornalo subito dentro, et cossì farai fi n che tu l’haverai tutto calcinado, come poi l’haverai<br />

compido di calcinar, tornalo cossì tamisado nell’istessa celada missiandolo fi n che ti vien in color berettino,<br />

perché cossì negro non serve, et cossì anco tu potrai metterlo su l’era per meza ora o poco più in una creppa, se<br />

non volessi tornarlo nella celada, che ad ogni via ti venirà berettin. 100 Averti che se tu non avessi la ditta celada<br />

over tre piedi, tanto anco ti servirà una meza ola purchè sia buona et nuova. 101<br />

Tartaro 102<br />

Secondo Tratt. Toscano, 8 - A calcinare el tartaro che sia nero<br />

Prendi la groma <strong>del</strong> vino grossa e netta, e mettila in uno fuoco di riverberazione che prima sia tanto caldo che<br />

tutto sia rosso; e allora vi metti la gromma cioè el tartaro e lasciala ardere, e diverrà nera: e poi ch’è freda, tra’la<br />

fuori, pestale e salvala, chè di questo farai el tuo colore giallo. 103<br />

Secondo Tratt. Toscano 27 - A calcinar el tartaro che vegna nero<br />

Abbi el forno di riverberazione bene caldo che sia rosso, e cavane fuori il fuoco, poi mettevi el tartaro tuo crudo<br />

in frusti nel detto forno e lassalovi un poco istare, e poi nel cava e pestalo sottile e salvalo, e <strong>del</strong> detto ne fa el<br />

colore tuo zallo, come nel capitolo si conviene. 104<br />

Neri, cap. 37 - Modo di calcinare il Tartaro e unirlo con il Rosichiero che fa apparire i vaghi scherzi di<br />

molti colori con ondeggiamenti in essi, e gli da l’opaco come hanno de naturali orientato<br />

Dovendo io mostrare il modo di fare il Calcidonio, Diaspro e Agata orientale, è necessario prima insegnare le<br />

preparationi di alcune cose minerali per tale compositione, che se bene alcune di esse si trovano publicamente<br />

da comprare, tuttavia desideroso che l’opera riesca di tutta perfettione, mi è paruto a proposito mostrare il<br />

modo più esquisito e chimico, acciò i periti e curiosi possino fare da loro ogni cosa e più perfetta e con minore<br />

spesa, perché non è dubbio alcuno che in questa arte quando le materie sono bene preparate e che i colori dei<br />

metalli sono bene aperti e separati dalla loro impurità e terrestreità, quali per ordinario impediscono l’ingresso<br />

di loro tinture nel vetro e la loro unio ne per minima, all’hora tingono il vetro di colori vivi splendenti e va ghi,<br />

che di gran lunga sempre avanzano quelli che volgarmente e ordi nariamente si fanno nelle fornace 105 e perché<br />

il colore <strong>del</strong>la Calcidonia, o per dir meglio il suo composto, che non è altro che una radunanza quasi di tutti i<br />

colori e scherzi che si possono fare nel vetro, cosa non vulgare né nota così a tutti, se non sono bene preparati e<br />

assottigliati, come è necessario, non danno poi quella vaghezza e splendore nel vetro che si ricerca e si deside-<br />

100 In sostanza la polvere o schiuma (caìa) nera ottenuta dalla prima calcinazione, raccolta e setacciata, viene riscaldata ancora fi no a diventare grigia; questa<br />

calcinazione può essere fatta anche in un contenitore d’argilla (greppia) nell’era (zona o forno) di ricottura dei vetri.<br />

101 Il procedimento descritto serve a preparare l’ossido stannoso SnO, che nel vetro aumenta la solubilità sia <strong>del</strong> rame (rosechiero) che <strong>del</strong>l’argento (calcedonio)<br />

e stabilizza la dispersione colloidale di questi metalli favorendo lo sviluppo <strong>del</strong> colore. Nelle ricette per la preparazione <strong>del</strong>la calcina di piombo stagno (vedi piombo<br />

e stagno) si forma invece prevalentemente il biossido di Stagno (SnO 2 ) (vedi nota alla ricetta 100 <strong>del</strong> Darduin, Zecchin, 1986, p. 164).<br />

102 Il tartaro o gruma di botte o feccia di vino (detto amche gripola, grepola) si deposita nelle botti come incrostazione compatta di colore bruno scuro ed è composto<br />

da vari sali tra cui predomina il tartrato acido di potassio, detto cremor tartaro, da cui si può ricavare, con procedimento chimico, l’acido tartarico. In vetreria,<br />

il tartaro, se usato tal quale (crudo) funziona come riducente (rossi al rame); se calcinato si trasforma in carbonato potassico e viene usato come fondente potassico.<br />

Di solito nei ricettari si cita il tartaro proveniente da botti di vino rosso.<br />

103 Con il tartaro calcinato ottiene un colore giallo ambra, probabilmente per effetto dei residui carboniosi derivanti dalla decomposizione <strong>del</strong> tartrato.<br />

104 Ricetta sostanzialmente identica alla precedente.<br />

105 Questa frase (ma tutta la ricetta) <strong>del</strong> Neri descrive perfettamente lo spirito con cui i vetrai <strong>del</strong> passato si dedicavano alla scrupolosa e laboriosa preparazione<br />

<strong>del</strong>le loro materie prime.<br />

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studies<br />

studi<br />

Rivista <strong>del</strong>la <strong>Stazione</strong> <strong>Sperimentale</strong> <strong>del</strong> <strong>Vetro</strong><br />

ra. Onde è necessario che i mettalli siano benissimo calcinati, assottigliati e sviscerati da ottima acqua forte. I<br />

zolfi , vitrioli, sali armoniachi e simili materie con lunghezza di tempo e fuoco lento sieno aperti e bene preparati,<br />

perché la violenza <strong>del</strong> fuoco in questo nuoce assai, il tartaro e rosichiero oltre a l’essere in tutta perfetione<br />

e bene calcinati, devono ancora esser dati a proportione, e quando è il tempo di dargli e osservare ancora che il<br />

vetro sia ben cotto, pulito e stagionato e nel lavorarlo si usino quelle diligenze che sogliono usare i periti maestri<br />

che così facendo si imiterà perfettamente il vero Diaspro, la vera Agata e vero Calcidonio orientale, con<br />

le più vaghe e belle macchie ornate di ondeggiamenti e scherzi, con colori diversi vivi e accesi che veramente<br />

pare che natura non possa arrivare tanto alto a gran prezzo, e se bene si dice, e pare sia vero, che l’arte non può<br />

arrivar alla natura, tuttavia l’esperienza in molte cose mostra e in questa parti colarmente de i colori nel vetro,<br />

che l’arte non solo arrivi e adegui la natura, ma di gran lunga la superi e passi, cosa che se non si vedessi diffi -<br />

cilmente si crederebbe la bellezza e gran varietà di scherzi e ondeg giamenti di variati colori sempre disuniti e<br />

separati l’un da l’altro con vaga distintione, che si veggono in questo particolare <strong>del</strong> Calcidonio, quando però<br />

la medicina è ben preparata, e il vetro a tempo lavorato, l’effetto che ne sortisce passa ogni immagjnatione e<br />

concetto humano. In tre modi di farla che io insegno credo si potrà vedere ove arrivi l’arte Vetraria in questo<br />

particolare, ne i quali io dimostro ogni particolare tanto distintamente che crederò senza dubbio essere inteso<br />

da i pratichi e periti in simil materia e che chi non vorrà errare a posta, impossibilia sia possa errare e chi opererà<br />

si come io scrivo, troverà molto più di quello che non dico e paleso.<br />

Neri, cap. 41 - A bruciare il Tartaro detta Greppola di vino<br />

Habbisi <strong>del</strong> tartaro o greppola di vino rosso, che è meglio che di vino bianco e questa sia in pezzi grandi e<br />

grossi che paiono pieni di spec chietti, lasciando la polvere <strong>del</strong> tartaro che non è buona: questa si metta così alla<br />

grossa in pignatte di terra nuove e infra carboni accesi si lasci abruciare fi no che più non fuma e resta calcinato<br />

e ammassato in mate ria nera pavonazziccia all’hora è abbruciato e preparato 106 .<br />

Brunoro 8 - A calcinare il tartaro, overo gripola<br />

Habbisi <strong>del</strong> tartaro overo gripola di vino rosso che è meglio et questa sia in pezzetti, assae grandi, queli si mittano<br />

in una pignatta di terra nova fra carboni accesi, si lassi abbrusiare sino che più non fumma, che se redurrà<br />

in materia pavonacia, et se voi far un cristallo più bello <strong>del</strong>l’ordenario, piglia di questa materia ben pulverizzato<br />

e quando farai bollir le caldare per far il boletto 107 di christalo per avanti che miter la soda, dagliene diecci<br />

libbre per caldara et lassala ben solvere, avanti di miter la soda, overo cenere come molti la chiamano 108 .<br />

Brunoro 17 - A calcinar il Tartaro detto Grippola<br />

Habbisi <strong>del</strong> tartaro cioè Grippola di vino rosso, e questo sia in pezzi grandi e grossi, che pagiano pieni de spechieti,<br />

questa si mitta alla grossa in pignatta di terra nova, et in fra carboni accesi, si lasci abbruciare sin che<br />

più non fuma et resta ammassato in materia nera pavonascia e questo si può anco calcinare sopra’l forno <strong>del</strong>la<br />

fornace metendola in una pignata coperta vicino al canaletto. 109<br />

Darduin 103 - A calcinar il tartaro cioè la gripola<br />

Tuò la fezza <strong>del</strong>la gripola et mettila in un forno che sia caldo cioè rosso, et lassela arder et venirà negra; pestala<br />

et sarà fatta, et se tu vorai far vedro con essa accompagnala con altretanto quogolo, et farà vedro 110 .<br />

106 Anche Neri consiglia di non spingere la calcinazione <strong>del</strong> tartaro oltre la formazione di una polvere nera (per i residui di carbonio formatisi nella decomposizione<br />

<strong>del</strong> tartrato).<br />

107 Boletto sta per bollito, termine che trovasi in Neri, riferito al prodotto di lisciviazione (carbonato sodico) <strong>del</strong>le ceneri (allume catina).<br />

108 Viene data indicazione di aggiungere <strong>del</strong> tartaro calcinato (carbonato di potassio) all’acqua che servirà alla lisciviazione <strong>del</strong>la cenere. Questo accorgimento<br />

ripete, anche nell’indicazione quantitativa, quanto segnalato da Neri alla ricetta 1, il quale lo giudica “un modo secreto” cioè importante. L’Anonimo indica invece<br />

di aggiungere <strong>del</strong> sale di tartaro alla lisciva (ricetta 1). Ci sono analogie anche con la ricetta 103 di Darduin.<br />

109 Sostanzialmente identica alla precedente n. 41 di Neri, con una frase aggiunta alla fi ne.<br />

110 Darduin, alla successiva ricetta 112, afferma che da 100 libbre di tartaro crudo si ottengono per calcinazione 33 libbre di tartaro, in questo caso ben calcinato,<br />

tanto che diventi bianco.<br />

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6-<strong>2012</strong>


6-<strong>2012</strong><br />

Verderame 111<br />

studies<br />

studi<br />

Rivista <strong>del</strong>la <strong>Stazione</strong> <strong>Sperimentale</strong> <strong>del</strong> <strong>Vetro</strong><br />

Secondo Tratt. Toscano 44 - A fare verderame, secondo Niccolaio di Bertoldo 112<br />

Prendi rame in piastre sottilissime, e minuzzale in piccioli pezuoli, o vuoi limatura, e a lib. iii di rame metti<br />

oncie iii di sale armoniaco e mettilo come se tue cimentassi, e lascialo istare, tanto che diventi umido, in lo<br />

ditto sale, e mettivi suso tanto aceto forte, che detto rame ne sia coperto e lascialo istare per xi dì. Dice fi a tutto<br />

calcinato el detto rame in colore verde e bello; e anche dice che togliendo uno vaso e mettervi entro aceto e<br />

orzo, e questo vaso coprire con una piastra di rame, e porre questo vaso al sole, che per spazio di pochi dì sarà<br />

bellissimo verderame.<br />

Darduin 109 - A far verderame<br />

Piglia una olla di terra et mettili una lama di rame, poi metti la ditta olla sotto il ledame ben stroppada, per zorni<br />

trenta, poi cavela et quello che sarà attorno la ditta lama sarà verde rame buonissimo 113 .<br />

Vetriolo 114<br />

Neri, cap. 39 - A purifi care il vetriolo per fare un’acqua forte potentissima 115<br />

Habbi il vetriolo e quanto sarà meglio come sopra si dice, si farà acqua forte più potente. Questo si solve in<br />

acqua comune calda, soluto si lasci stare per tre giorni, poi si feltri l’acqua pregna di vetriolo, le feccie che<br />

saranno gialligne si buttino via, e si svapori quest’acqua in orinali di vetro, fi no esali i duoi terzi di essa, e<br />

il terzo che rimane si metta in catinelle di terra invetriate in luogo fresco che in dodici hore al più si vedrà il<br />

vetriolo lapillato a torno la catinella in punte che parrà cristallo di montagna in colore smeraldino bello e lascierà<br />

nel fondo una terra gialla, quale è il suo zolfo inutile per questa opera, questi lapil li si tornino di nuovo<br />

in acqua comune calda a solvere, soluti si feltri l’ac qua e si svapori in orinali di vetro, come sopra buttando<br />

sempre via quella terra gialla che rimane in fondo che alla terza volta il vitriolo sarà bene purifi cato e atto per<br />

fare una buona e potente acqua forte molto più assai <strong>del</strong>l’acqua forte ordinaria, massime quando il salnitro è<br />

bene raffi nato. 116<br />

Neri, cap. 31 - Acqua marina maravigliosa sopra tutte l’acque marine di mia inventione<br />

Il capo morto <strong>del</strong> spirito di vitriolo di Venere chimicamente fatto senza corrosivi lasciato stare all’aria per<br />

alquanti giorni, piglia per se medesimo senza niuno artifi tio uno colore verde sbiadato. Di questa materia<br />

polverizzata con l’accompagnatura <strong>del</strong>la zaffera preparata e con la medesima dosi, che nelle altre ramine preparate<br />

si è detto, dato al cristallo nel modo e forma detta nelle altre acque marine, farà un’ ac qua marina tanto<br />

bella e maravigliosa che sarà cosa di stupore, come io ho fatto più volte in Fiandra nella città di Anversa con<br />

maraviglia di tutti quelli che l’hanno vista. Il modo di fare il Vitriolo di rame senza corrosivi, spagiricamente<br />

sarà pigliare pezzetti di rame sottili, <strong>del</strong>la grandezza di mezza piastra fi orentina 117 e havere uno, o più correggiuoli<br />

secondo il bisogno, e nel fondo di essi mettere uno suolo di zolfo comu ne polverizzato e per sopra <strong>del</strong>li<br />

pezzetti di rame sopradetti, e poi un suolo di zolfo polverizzato, e per sopra pezzetti di rame, e in questa guisa<br />

111 Il verderame è un acetato basico di rame, di colore verde azzurro, chiamato anche Verdigris (vert-de-Grece). Si otteneva sottoponendo lamine di rame a vapori<br />

di aceto oppure ai vapori sviluppati dalla fermentazione <strong>del</strong>le bucce di acino d’uva (Gettens-Stout, 1966, p. 169). Il verderame in lapilli si riferisce al prodotto in<br />

cristalli.<br />

112 Riferisce la ricetta a questo personaggio sconosciuto.<br />

113 In questo caso il rame metallico verrebbe trasformato in sale rameoso dai vapori (Ossidi di azoto, ammoniaca ecc.) sviluppati dalla fermentazione <strong>del</strong> letame.<br />

114 Col termine Vetriolo, si indicano i solfati; il Vetriolo bianco è un solfato di zinco, il Vetriolo di Venere o Vetriolo blu (detto anche Vetriolo di Cipri in quanto<br />

proveniente da Cipro) è un solfato di rame, il Vetriolo Romano o vetriolo verde è un solfato idrato di ferro.<br />

115 In questo caso specifi co il vetriolo serve a fare una acqua forte (acido nitrico + acido solforico?), secondo la ricetta 38 sempre di Neri, vista al Capitolo relativo<br />

all’acqua forte.<br />

116 Il procedimento descritto consiste nel purifi care il Vetriolo (non viene precisato quale vetriolo si debba usare, però dal colore dei cristalli - smeraldino - sembrebbe<br />

trattarsi di quello verde ossia romano) per dissoluzione in acqua, nella eliminazione <strong>del</strong>l’insoluto di colore giallino (zolfo?) e nella riprecipitazione <strong>del</strong> vetriolo<br />

in grossi cristalli (lapilli).<br />

117 La piastra è una moneta ovvero scudo fi orentino.<br />

26


studies<br />

studi<br />

operare fi no tutto il rame sia messo in opera che si haverà<br />

preso per questo effetto, che altrimenti questo si dice<br />

stratifi care: fatto questo, si quoprino, segue in questo al<br />

Cap. 14° acciò lo possino provare, che con loro contento<br />

vedranno cose di stupore, questo modo non so che nessuno<br />

l’habbi provato, e io Prete Antonio Neri provandolo,<br />

lo trovai maraviglioso, come sopra, però lo dico di<br />

mia inventione. 118<br />

Neri cap. 131 - Vetriolo di Venere, che comincia in<br />

questo nella fi ne <strong>del</strong> Cap. 31<br />

I Coreggiuoli e si lutino, poi si mettino in fornello a vento<br />

aperto per sopra infra carboni ardenti, e da quelli ben<br />

ricoperti; e si lassino stare per due hore, lassando in ultimo<br />

freddare il fornello per se medesimo, allora si cavino<br />

in coreggiuoli e di essi se ne cavi il rame, quale si tro verà<br />

calcinato di colore nericcio che haverà <strong>del</strong> pavonazzo<br />

scuro, que sto rame così calcinato si pesti benissimo e si<br />

passi per staccio e habbi un vaso di terra cotta di forma<br />

tonda, in fondo piana che in Toscana si chiamano tegami<br />

che regga al fuoco e sopra uno fornello a vento aperto<br />

con una barra di ferro in cima a traverso si posi il tegame,<br />

havendo il tegame pieno di carboni e accesili nel tegame<br />

si metta il rame sopra detto calcinato, havendo con lui<br />

prima mescolato, per ogni libra di suo peso, oncie sei di<br />

zolfo comune polverizzato, e come il calore comincia a<br />

riscaldare il tegame e che il zolfo comincia a infi ammare<br />

Rivista <strong>del</strong>la <strong>Stazione</strong> <strong>Sperimentale</strong> <strong>del</strong> <strong>Vetro</strong><br />

Fig. 4 - XVI secolo, fi oriera blu decorata con oro e incisioni<br />

(Hugh Tait, “The Golden Age of Venetian Glass”; British<br />

Museum Publications)<br />

e abbruciare allora si habbia un ferro lungo con un rampino in cima e si rivolti e agiti il rame continuamente<br />

acciò non si attacchi al tegame, si appallottoli e questo si continui mentre il zolfo sarà tutto arso e che più non<br />

fummerà allora si levi il tegame dal fuoco così caldo e il rame che vi è dentro si cavi tutto con palettina di<br />

ferro o cosa simile e in mortaio di bronzo si pesti benissimo e si passi per staccio che sarà in polvere nera; e<br />

di nuovo si mescoli per ogni libra di rame con oncie sei di zolfo polverizzato come sopra, e si ritorni il tegame<br />

sopra il fornello a posare sopra la barra di ferro, mettendovi il rame e zolfo insieme a calcinare di nuovo, come<br />

comincia a fumare il zolfo si agiti e rimuova con il ferro il rame dentro nel tegame continuamente acciò non<br />

si attacchi al tegame né si appal lottoli insieme nei quai casi non calcina bene il rame, però si usi la diligenza<br />

maggiore in questo come cosa sustantiale, fi nito di sfumare tutto il zolfo così caldo si cavi <strong>del</strong> tegame e di nuovo<br />

si pesti e tamigi benissimo che pure sarà in polvere nera e si mescoli il peso di zolfo sopradetto, e si tomi<br />

a calcinare la terza volta nel tegame, come sopra, avvertendo da ultimo in questa terza ca1cinatione, lassare<br />

stare il tega me tanto sopra il fuoco che il rame che vi è drento pigli il colore rossi gno leonato e come è a questo<br />

colore allora si levi dal fuoco e si pesti nel mortaio, come sopra, che verrà in una polvere rosigna leonata, allo ra<br />

sarà calcinato a segno di potere conoscere il suo vitriolo, come ap presso si dice. 119<br />

Neri, cap. 132 - Vitriolo di Rame, altrimenti detto di Venere, senza corrosivi, <strong>del</strong> quale si cava il vero<br />

acceso azzurino, cosa maravigliosa<br />

Per cavare adunque il vitriolo <strong>del</strong> sopradetto rame calcinato, habbi no uno o più orinali di vetro assai capace<br />

secondo la quantità <strong>del</strong> rame calcinato, per esempio a libre una di tal rame calcinato e preparato come sopra<br />

118 Questa ultima parte <strong>del</strong>la ricetta 31 di Neri viene citata nella successiva 131, come prima fase iniziale per preparare il vetriolo di rame o Vetriolo di Venere.<br />

Qui si calcinano <strong>del</strong>le lamine di rame miste a <strong>del</strong>lo zolfo ottenendo <strong>del</strong>l’ossido o <strong>del</strong> Vetriolo di rame?<br />

119 Il procedimento descritto sembra una continuazione <strong>del</strong>la precedente ricetta 31 di Neri, cui <strong>del</strong> resto fa riferimento nel titolo. Resta da capire se si forma<br />

l’ossido di rame o il solfato (Vetriolo di Venere), di colore rossigno, come sembrerebbe dall’ultima frase.<br />

27<br />

6-<strong>2012</strong>


6-<strong>2012</strong><br />

studies<br />

studi<br />

Rivista <strong>del</strong>la <strong>Stazione</strong> <strong>Sperimentale</strong> <strong>del</strong> <strong>Vetro</strong><br />

si habbi un orinale che sia di tenuta di libre sei di acqua e questa sia acqua comune pulita si metta nel orinale<br />

con il rame calcina to, e questo in arena in fornello e se li dia fuoco temperato per quattro hore tanto che di<br />

sei libre di acqua ne svapori dua in circa, che a occhio si vede, si lassi freddare il fornello e si decanti l’acqua<br />

pianamente in catinelle di terra invetriate e il rame che resta nel fondo si torni in tega me, sopra il fornello a<br />

svaporare tutta l’humidità, l’acqua che sarà de cantata nelle catinelle sarà colorita in colore azzurro, carico<br />

e bello a maraviglia, si lassi stare così in dette Catinelle a posare per dua giorni, che in fondo darà la parte<br />

<strong>del</strong> rame in forma rossa, allora si feltri detta acqua con le solite linguelle in vasi di vetro, e la parte <strong>del</strong> rame,<br />

che sarà in fondo <strong>del</strong>le catinelle, si metta nel tegame come sopra a svaporare ogni humidità, quale svaporata<br />

all’ora si mescoli con questo rame, per ogni libra oncie sei di zolfo calcinato, e si torni alla calcinatione<br />

come sopra, e si agiti mentre sfumma il zolfo il rame con il terzo, come si è detto sopra, acciò si calcini bene<br />

e non si attacchi al tegame, svaporato benissimo così caldo si cavi <strong>del</strong> tegame e si pesti bene che sarà in una<br />

polvere nera e si mescoli con oncie sei per libra di zolfo pesto come sopra e si ritorni a calcinare agitando e<br />

mescolando continuamente con il ferro il rame in ogna calcinatione, come cosa necessaria e in questa seconda<br />

calcinatione in ultimo si lassi sopra il fuoco tanto che il rame diventi di colore rosso leonato, quando è tale<br />

allora si levi dal fuoco e così caldo si stacchi dal tegame e si pesti benissimo in mortaio di bronzo e si passi<br />

per staccio fi tto e come sopra si è detto, si metta in orinale di vetro con libre sei di acqua di pozzo pulita in<br />

arena in fornel lo, a fuoco lento, tanto che in quattro hore di sei libre di acqua ne sia isvaporate dua in circa,<br />

il che si conosce a occhio, allora si decanti pianamente l’acqua che sarà colorita in colore azzurro bellissimo<br />

e questa come sopra si decanti in catinelle invetriate, si lassi posare l’acqua per dua giorni, poi si feltri con le<br />

solite linguelle in vaso di vetro, che verrà un’acqua colorita e lucidissima e nel fondo <strong>del</strong>le catinelle rimarrà<br />

la parte <strong>del</strong> rame, la quale con il residuo <strong>del</strong> rame rimasto nell’orinale di vetro si deve mettere nel tegame<br />

di terra a svaporare ogni humidità, sopra il fornello come si è fatto le altre volte, mettendo in consideratio ne<br />

che in questa opera si romperà più di un tegame, però ogni volta se ne deve pigliare un nuovo quando l’altro<br />

è rotto e non solo quando è rotto ma quando è fesso, acciò non si rompa quando è sopra il fornello e il rame<br />

caschi fra le cenere e carboni e in questa maniera si perda ogni cosa, adunque svaporata l’humidità <strong>del</strong> rame,<br />

si mescoli con le solite oncie di zolfo polverizzato per libra di rame e nel tegame sopra il for nello si torni a<br />

calcinare e si agiti sempre al solito con il ferro e da ultimo quando più non fumma si lassi stare sopra il fuoco<br />

per un pezzetto che comincierà a pigliare il colore rosso leonato, quando è così ben colorito si cavi caldo <strong>del</strong><br />

tegame e in mortaio di bronzo si pesti, e poi si passi per staccio fi tto; il cavare il rame mentre è caldo si fa<br />

perché allora meglio si stacca dal tegame, perché lassato raffreddare si attacca di maniera al tegame che non<br />

è possibile staccarlo e etiam che si rompa il tegame appena se ne puoi e staccare, però sempre si è detto che<br />

caldo si stacchi, adunque il rame sopradetto pestato si metta a l’ordinario in orinale con le solite libre sei di<br />

acqua di pozzo per libra di rame facendone isvapo rare in fornello come sopra libre dua a fuoco lento e lassato<br />

poi freddare si decanta a l’ordinario l’acqua in catinelle, lassandola posare per dua giorni, poi come sopra si<br />

feltri l’acqua che al solito verrà colorita e bella. Il rame di nuovo come sopra si torni a svaporare, calcinare,<br />

e esuberare la sua tintura in orinali con acqua comune come sopra, fel trandola a l’ordinario e questa manipulatione<br />

non solo si reitera la quar ta, ma la quinta e la sesta volta come sopra in tutto e per tutto, allora il<br />

rame rimarrà come una terra molle e la migliore e nobil sua tintura sarà tutta nelle acque feltrate, come sopra,<br />

le quale tutte mescolate insieme con le solite linguelle di feltro si feltrino per ultimo e la residentia e feccie<br />

come inutili si buttino via, allora si haverà lacqua limpidissima e colorita di colore azzurro, maraviglioso. 120<br />

Neri, cap. 133 - Modo di cavare il vitriolo da dette acque colorite<br />

Habbisi adunque un’orinale di vetro grande e capace di fi aschi tre di liquore in cenere, o rena in fornello, con<br />

fuoco temperato pieno detto orinale di dette acque colorite si svaporino dette acque a fuoco tempe rato, e vicino<br />

al fornello si tenghino orinali di vetro pieni di queste ac que colorite acciò stiano calde bene e di quando<br />

in quando con Roma iolini di vetro se ne riempi l’orinale grande che è nelle arene acciò svapori e questo si<br />

fa acciò le acque colorite si possino mettere calde che messe fredde farebbano rompere l’orinale grande e di<br />

120 Non si capisce la differenza tra questa ricetta e la precedente sempre di Neri, salvo il fatto che qui si inserisce una dissoluzione in acqua. Queste ricette sono<br />

molto confuse; Neri purtroppo talvolta si dilunga anche in modo eccessivo ma non dà la necessaria chiarezza.<br />

28


studies<br />

studi<br />

Rivista <strong>del</strong>la <strong>Stazione</strong> <strong>Sperimentale</strong> <strong>del</strong> <strong>Vetro</strong><br />

così mandar male ogni cosa, però si tengano li orinali pieni di acque colorite vicine al fornello, acciò siano<br />

calde, svaporata tutta l’acqua colorita <strong>del</strong>li orinali se per esempio tutta l’acqua colorita fu fi aschi dieci, se ne<br />

deve svapo rare tanta che torni il tutto alla quantità di fi aschi dua e mezzo overo tre, allora quest’acqua sarà<br />

carica e pregna di tintura, si metta in catinelle di terra invetriate e si lassi in luogo freddo e humido per una<br />

notte che si troverà il vetriolo di rame lapillato in punte cristalline che parranno di vero smeraldo Orientale,<br />

si decanti bene tutta lacqua che sarà nella catinella e si lassi asciugare e se ne stacchi il vetriolo e detta acqua<br />

si metta a svaporare la metà che darà nuovo vitriolo come sopra, e questo si reiteri fi no si ha tutto il vitriolo,<br />

quale si metta in retorta lutata benis simo di potente luto, avertendo non mettere più di libre una di vetriolo<br />

per storta quale non sia molto grande. Ma si bene habbi recipiente ampio e capace, si dia a questa in principio<br />

per quattro hore continue fuoco temperatissimo perché se se li augumentassi niente il fuoco li spiriti humidi<br />

e ventosi, che nel principio escano da questo vetriolo sono tanto potenti e vengano con tanto impeto quando<br />

il fuoco è ga gliardo che non ci è recipiente che regger potessi. Però si averta sopra ogni cosa che il fuoco nel<br />

principio per quattro hore sia temperato bene, le giunture siano ottimamente lutate. In ultimo se li dia fuoco<br />

potente che comincieranno a venire gli spiriti secchi in forma bianca, si conti nui il fuoco fi no il recipiente<br />

comincia a rischiarare e <strong>del</strong> tutto sia fred do, allora non se li dia più fuoco e in capo di venti quattro hore si<br />

sluti le giunture e il liquore che è nel recipiente si serbi in vasi di vetro otti mamente sigillati, che questo è il<br />

vero acceso azzurrino con il quale si fa cose maravigliose, come bene si può comprendere da l’odore suo che<br />

è potentissimo e acutissimo quanto cosa che oggi nota sia nella natura. Molte cose si potrebbono dire che si<br />

tralassano per non essere appartenenti a l’arte Vetraria che con migliore occasione forse si potranno giudicare;<br />

le feccie adunque che rimangano nel fondo <strong>del</strong>la retorta che saranno in colore nero lassate alcuni giorni a<br />

l’aria per se sole pigliano il colore sbiadato che sopra si dice, questo si polverizzi e mescoli con zaffera, come<br />

sopra, dandola al Cristallo, con la dose detta si farà l’ac qua marina maravigliosa e però ho posto io qui il<br />

modo di fare questa polvere con molta chiarezza presuponendomi non haver messo un modo di far ordinario,<br />

ma un vero tesoro di Natura e questo per gusto <strong>del</strong>li spiriti Gentili e curiosi. 121<br />

Zaffera 122<br />

Primo Tratt. Toscano 25 - A fare il cofaro di bel colore<br />

Recipe cofaro; pestalo e lavalo bene e to’ne libre 5 di cofaro, e lib 2 di sal comune, e metti ogni cosa in una<br />

pentola invetriata e bolla tanto che l’acqua si consumi; e poi pesta questo, e rimettilo nella detta pentola di<br />

lescivia, e tanto bolla che la lescivia si consumi. E ‘n questo modo li cuoci tre volte colla lescivia. E questo è<br />

buono a fare colore di smalti. 123<br />

Neri, cap. 12 - A preparare la Zaffera che serve per più colori nell’Arte vetraria<br />

Piglisi la Zaffera in pezzi grossi e mettasi in tegami di terra tenendola nella camera <strong>del</strong>la fornace per uno mezzo<br />

giorno, di poi si metta in una cazza di ferro a infi ammare nella fornace, e si cavi, e così calda si sbuffi con<br />

aceto forte, poi come è fredda si macini sottilmente sopra porfi do, e in catinelle di terra invetriata con acqua<br />

calda si lavi, e a più acqua, lasciando sempre posare la Zaffera in fondo, poi si decanti pia namente, che così<br />

porterà via la terrestreità e immonditie <strong>del</strong>la Zaffera, e la parte buona e tintura <strong>del</strong>la Zaffera rimarrà in fondo,<br />

la quale così preparata e purifi cata tingnerà assai meglio che prima, facendo tintura limpida e chiara, questa<br />

Zaffera si asciughi e si serbi in vasi serrati al suo uso, che farà assai meglio che prima. 124<br />

121 Sembra da questa ricetta che il Vetriolo di rame, prodotto nelle due precedenti e che era passato in soluzione, venga riprecipitato in cristalli (lapilli), però<br />

nell’ultima frase sembra invece prendere le feccie nere (ossido di rame?) che rimangono al fondo <strong>del</strong>la storta e le mescola a <strong>del</strong>la zaffera per fare un’acqua marina<br />

meravigliosa; ma allora cosa serviva preparare il vetriolo con una sistema così complesso?<br />

122 Zaffera o Zaffara o Zaffaro (anche Gafaro o Cofaro), è un minerale a base di ossido di cobalto; colora fortemente il vetro in blu. In genere il minerale proveniva<br />

dalla Sassonia ed era diluito in sabbia silicea; nelle ricette che seguono sembra però che venga trattato l’ossido di cobalto puro che si otteneva per arrostimento <strong>del</strong>la<br />

cobaltite (solfo arseniuro di cobalto) e <strong>del</strong>la smaltite (arseniuro di cobalto).<br />

123 L’ossido di cobalto viene trattato con una soluzione bollente di sale comune.<br />

124 Qui Neri sembra trattare il minerale puro, calcinandolo e raffreddandolo poi con aceto.<br />

29<br />

6-<strong>2012</strong>


6-<strong>2012</strong><br />

studies<br />

studi<br />

Rivista <strong>del</strong>la <strong>Stazione</strong> <strong>Sperimentale</strong> <strong>del</strong> <strong>Vetro</strong><br />

Brunoro 19 - A calcinar la Zaffara che serve per più colori nell’arte Vetraria<br />

Piglia zaffara in pezzi grossi, et mittasi in tegami di terra tenindola nella camera <strong>del</strong>la fornace per un mezo<br />

giorno ben coperta, poi si mitta in una cazza di ferro, a infi amare nila fornace, poi si cavi et così calda si<br />

sbruffi con acetto forte, poi come è freda si macini sotilmente sopra porfi do, et in catinilla d’aqua calda si<br />

lavi in più aque, lassiando sempre posare la zaffara in fondo. Poi si decanti pianaminte, che così porterà via<br />

la tereistrità, e monditie, et la parte buona <strong>del</strong>la zaffara rimarà, nel fondo, la quale così preparata farà color<br />

admirabile, avertendo d’assiugarla bene e riponila in loco che non vadi polvere 125 .<br />

Darduin 209 - Del zafaro<br />

Il zafaro come tu il compri averti prima che sia sodo, fi sso, et pesante, et non busegno, et leggiero, et che in<br />

qualche parte ti mostri che tiri al violado et questa sarà buono; il pagherai soldi 12 la lira, mettilo nelle sue<br />

creppe di ola su la tressa <strong>del</strong>la calchera per giorni 5 over sei che sarà brusado; ti farà di callo L. 16 poco più o<br />

poco manco per cento, questo ti venirà a costar brusado, e tamisado soldi 16 in circa la lira.<br />

Zolfo o Solfare<br />

Darduin 106 - A far solfere fi sso che va nel rosechier<br />

Piglia solfere quanto tu vuoi, <strong>del</strong> fi no, pestalo menudo poi tuò doi inghistere di lissia di quella che si astrenze<br />

per cavar il sal da far il cristallo 126 , et mettila in un cadino, poi butta dentro il detto solfere et lassalo per un<br />

giorno, acciò quella lissia li cavi fuora la sostanza; poi tuò una caldiera de acqua, et mettila al fuoco et falla<br />

scaldar, et come sarà calda, butta dentro tutta quella robba, poi falla strenzer, et fanne lissia poi tornala a<br />

bogier, et cavali il sal, et questo sarà il tuo solfere fi sso, buono per il rosecchier. Con feltro si cava fuori <strong>del</strong><br />

cadino, et poi si boge. 127<br />

Neri, cap. 126 - A fi ssare il zolfo per l’opera soprascritta<br />

Habbi fi ori di zolfo e questi bolli in olio comune per una hora, ri muovi dal fuoco e sopra buttali aceto fortissimo<br />

e subito il zolfo anderà in fondo e l’olio verrà sopra l’aceto, evaqua l’olio e l’aceto e poni nuovo<br />

olio sopra il zolfo reitera come sopra e questa ancora la terza volta che allora haverai zolfo fi sso per l’opera<br />

soprascritta. 128<br />

Brunoro 20 - A fi ssare il zolfo per far il rossichiaro<br />

Habbi fi ori di solfo, et questi bolli in oglio comune per una hora poi retira dal foco, et sopra buttali acceto<br />

fortissimo che subbito il solfo andarà nel fondo, e l’oglio verrà sopra l’acceto, cava quill’oglio e quel’acceto<br />

pian piano et poni nuovo oglio sopra il solfo, poi ritiralo come sopra ci farai questo la terza volta, che all’hora<br />

haverai solfo fi sso per far il rossichiaro 129 .<br />

Neri, cap. 130 - Modo di fi ssare il zolfo per il Rosichiero da smaltare oro<br />

Facciasi un capitello forte di calcina e cenere forte cioè di legne di quercia, in questa calcina bollire il zolfo<br />

assai che questa lissia li leva certo colore untuoso e combustibile che in se ha il zolfo, mutandoli la liscia il<br />

zolfo diventa bianco e incombustibile e fi sso buono per fare il Rosichiere da smaltare oro per Orefi ci. 130<br />

125 Corrisponde totalmente alla ricetta n. 12 di Neri.<br />

126 Si riferisce alla lisciva di cenere vegetale sodica.<br />

127 Diffi cile capire quale sia il senso di questo trattamento <strong>del</strong>lo zolfo con una soluzione di carbonato sodico, come diffi cile da interpretare è l’aggettivo “fi sso”,<br />

forse vuol dire concentrato.<br />

128 Altro modo di fare lo zolfo “fi sso”, in questo caso bollendo lo zolfo con olio e trattandolo poi con aceto. L’opera cui fa riferimento è il “Rosechiero da oro in<br />

altra maniera” <strong>del</strong>la ricetta 125, <strong>del</strong>lo stesso Neri. In questa ricetta, un rosso a base di ossidulo di rame, lo zolfo viene inserito con ogni probabilità per la sua azione<br />

riducente.<br />

129 Ricetta identica alla precedente n. 126 di Neri.<br />

130 Diffi cile capire a quale calcina si riferisca; potrebbe essere la calcina o calce idrata con cui fa una lisciva assieme alla cenere di faggio; in questa fa bollire lo<br />

zolfo.<br />

30


associazioni Rivista <strong>del</strong>la <strong>Stazione</strong> <strong>Sperimentale</strong> <strong>del</strong> <strong>Vetro</strong><br />

Natura e storia<br />

CoReVe<br />

Consorzio Recupero <strong>Vetro</strong><br />

Il CoReVe nasce il 23 ottobre <strong>del</strong> 1997, in ottemperanza al Decreto Legislativo 22/97. Il CoReVe non ha<br />

fi ni di lucro ed è costituito allo scopo di raggiungere gli obiettivi di riciclaggio e di recupero dei rifi uti di<br />

imballaggio in vetro provenienti dalla raccolta differenziata effettuata dal servizio pubblico sul territorio<br />

nazionale; si occupa, inoltre, <strong>del</strong>l’informazione diretta al cittadino. Al CoReVe aderiscono sia i produttori<br />

di vetro cavo meccanico per imballaggio e gli importatori, che gli imbottigliatori e i grossisti: il 95%<br />

<strong>del</strong>la quota di partecipazione al Consorzio è assegnata ai produttori, il rimanente 5% agli importatori.<br />

Il CoReVe gestisce complessivamente il ritiro dei rifi uti di imballaggio in vetro raccolti in modo differenziato<br />

in 5.894 Comuni (circa il 75% dei comuni italiani), con un incremento <strong>del</strong> 5,4% rispetto al<br />

2010. La popolazione coinvolta è di oltre 50.000.000 di abitanti, corrispondente all’84% <strong>del</strong>la popolazione<br />

italiana.<br />

Il materiale proveniente<br />

dalla raccolta differenziata<br />

arriva nei centri di trattamento<br />

dove il vetro viene<br />

separato dai corpi estranei<br />

come rifi uti organici, porcellana,<br />

ceramica, metalli,<br />

plastica, carta.<br />

Le fasi sono diverse e vanno<br />

da una cernita manuale alla<br />

separazione meccanizzata<br />

con macchine selezionatrici<br />

specifi che, come i lettori<br />

“ottici”.<br />

Alla fi ne si ottiene la materia<br />

prima seconda adatta<br />

al riciclo in vetreria: il<br />

rottame di vetro “pronto al<br />

forno”.<br />

31<br />

6-<strong>2012</strong>


6-<strong>2012</strong><br />

associazioni<br />

32<br />

Uscita <strong>del</strong> rottame “pronto<br />

al forno” dagli impianti di<br />

trattamento, impiegato dalle<br />

vetrerie per produrre nuovo<br />

vetro in sostituzione <strong>del</strong>le<br />

materie prime tradizionali.<br />

Il riciclo <strong>del</strong> vetro<br />

Rivista <strong>del</strong>la <strong>Stazione</strong> <strong>Sperimentale</strong> <strong>del</strong> <strong>Vetro</strong><br />

Con il percorso di riciclo il vetro torna a “vivere” in nuovi contenitori pronti per essere riutilizzati dalle<br />

aziende che producono succhi, acqua, olio, marmellate ecc., rientrando nelle nostre case con la spesa di<br />

tutti i giorni. In Italia, più di tre bottiglie su quattro vengono prodotte utilizzando esclusivamente vetro riciclato,<br />

offrendo così alla collettività importanti vantaggi: risparmio di materie prime, riduzione dei consumi<br />

energetici, riduzione dei rifi uti solidi urbani e dei costi per lo smaltimento. Nel 2011 la quantità di<br />

rifi uti d’imballaggio in vetro riciclata è cresciuta rispetto al 2010 <strong>del</strong> 6,7%. Il tasso di riciclo ha raggiunto<br />

il 69,9%, superando ampiamente l’obiettivo fi ssato dal D.lgs. 152/06, pari al 60%. Nell’ultimo anno, il<br />

riciclo dei rifi uti di imballaggio in vetro provenienti dalla raccolta nazionale ha raggiunto il quantitativo<br />

di 1.570.302 t. e ha portato a importanti risultati ambientali:<br />

1. Riduzione <strong>del</strong>l’estrazione di materie prime tradizionali per circa 3.180.701 tonnellate, superiore al<br />

volume sviluppato dalla piramide egizia più importante, quella di Cheope, alta ben 137 metri;<br />

2. Recupero di una quantità di energia pari a 1.648.080 MWh, tale da permettere il funzionamento di<br />

6.672.390 lavatrici di Classe A, per un anno;<br />

3. Si è evitata l’emissione in atmosfera di 2.031.352 tonnellate di CO 2 equivalenti, corrispondenti a<br />

quelle derivanti dalla circolazione di 1.289.750 auto Euro 5 per un anno (piccole utilitarie con percorrenza<br />

media di 15.000 km).<br />

Il ritiro dei rifi uti di imballaggio in vetro provenienti dai Comuni o dai loro Gestori <strong>del</strong>egati convenzionati<br />

avviene attraverso il riconoscimento di un corrispettivo economico volto a sostenere i costi <strong>del</strong>la raccolta<br />

differenziata. Più il vetro è di qualità, più alto è il corrispettivo riconosciuto da CoReVe ai Comuni,<br />

quindi più bassi gli oneri per i cittadini, minori i costi per la sua valorizzazione (trattamento) e maggiori<br />

i risultati fi nali di riciclo. Le fasce qualitative sono tre, variano in funzione <strong>del</strong> tenore di frazioni estranee<br />

(inquinanti) presenti nel rottame e vengono assegnate attraverso apposite verifi che analitiche. A queste,


associazioni<br />

Rivista <strong>del</strong>la <strong>Stazione</strong> <strong>Sperimentale</strong> <strong>del</strong> <strong>Vetro</strong><br />

va aggiunta una fascia d’eccellenza che per impurità inferiori all’1%, in peso, dà diritto al corrispettivo<br />

più alto in assoluto: 38,27/t. Per la raccolta <strong>del</strong> vetro separato per colore è previsto un ulteriore premio<br />

economico da sommare ai precedenti (10,34/t.). Il materiale che non rispetta i requisiti minimi per il<br />

successivo trattamento e riciclo (non conforme) invece non viene ritirato.<br />

Nel 2011 la quantità di rifi uti d’imballaggio<br />

in vetro riciclata è cresciuta<br />

rispetto al 2010 <strong>del</strong> 6,7%<br />

passando da 1.471 Kt a 1.570 Kt.<br />

Il tasso di riciclo ha raggiunto il<br />

69,9%.<br />

I risultati sono stati ampiamente<br />

superiori rispetto all’obiettivo a<br />

suo tempo fi ssato dal D.lgs. 152/06<br />

pari al 60%.<br />

Nell’ultimo anno, il riciclo dei<br />

rifi uti di imballaggio in vetro provenienti<br />

dalla raccolta nazionale<br />

ha raggiunto il quantitativo di<br />

1.570.302 t.<br />

A questo risultato ha concorso l’utilizzo<br />

<strong>del</strong>la sabbia di vetro ottenuta<br />

dal recupero secondario dei cascami<br />

dei lettori ottici di cernita degli<br />

inerti diversi dal vetro (ceramiche,<br />

porcellane, pietre ecc.) e <strong>del</strong>le frazioni<br />

fi ni. L’impiego <strong>del</strong>la sabbia di<br />

vetro, nei settori industriali anche<br />

diversi da quello vetrario, è leggermente<br />

diminuito.<br />

I rifi uti d’imballaggio raccolti in<br />

modo differenziato seguono due<br />

percorsi distinti verso le successive<br />

fasi di trattamento e riciclo:<br />

• Il primo è rappresentato dal fl usso<br />

costituito dai quantitativi gestiti<br />

dal CoReVe mediante le convenzioni,<br />

cioè i contratti con i comuni e le<br />

aziende di raccolta.<br />

• Il secondo fl usso è costituito in<br />

misura preponderante dai quantitativi<br />

di rottame di vetro “pronto al<br />

forno” di cui le vetrerie (Riciclatori)<br />

si approvvigionano direttamente<br />

dal mercato, al quale si aggiunge<br />

l’utilizzo <strong>del</strong>la sabbia di vetro, ottenuta<br />

dal recupero degli scarti, da<br />

parte <strong>del</strong>l’industria <strong>del</strong>la ceramica.<br />

Nel caso in cui CoReVe disponga<br />

di dati relativi al rottame di vetro<br />

“pronto al forno”, è possibile effettuare<br />

solo una stima <strong>del</strong> dato originario<br />

di raccolta, sommando alle<br />

quantità note di “pronto al forno”<br />

gli scarti, che si ritengono persi con<br />

le operazioni di selezione.<br />

Nel 2011 la raccolta differenziata<br />

dei rifi uti di imballaggio in vetro<br />

è cresciuta <strong>del</strong> 6% su base annua,<br />

passando da 1.584.000 t. <strong>del</strong> 2010<br />

a 1.682.000 t.<br />

33<br />

6-<strong>2012</strong>


6-<strong>2012</strong><br />

associazioni<br />

34<br />

Fondo Anci-CoReVe<br />

Rivista <strong>del</strong>la <strong>Stazione</strong> <strong>Sperimentale</strong> <strong>del</strong> <strong>Vetro</strong><br />

CoReVe e ANCI hanno istituito nel 2009 un fondo speciale per i fi nanziamenti da destinare ai Comuni,<br />

fi nalizzato a migliorare e ottimizzare la qualità <strong>del</strong>la raccolta e il recupero <strong>del</strong> vetro.<br />

Il fondo viene utilizzato per cofi nanziare:<br />

1. Progetti che promuovono la specializzazione dei sistemi di raccolta <strong>del</strong> vetro (introduzione <strong>del</strong> mono-materiale,<br />

raccolta per colore)<br />

• da raccolta indistinta di più materiali a raccolta specifi ca dei soli imballaggi in vetro;<br />

• da raccolta indistinta dei diversi colori di vetro a raccolta specifi ca <strong>del</strong> vetro colorato da una parte<br />

e <strong>del</strong> vetro incolore dall’altra;<br />

2. Progetti di comunicazione e di controllo sulla qualità dei conferimenti;<br />

3. Progetti per forme di riciclo sussidiario ove incanalare fl ussi “incorreggibili” anche da parte <strong>del</strong>la<br />

sofi sticatissima tecnologia di selezione oggi in uso.<br />

Dalla sua istituzione, il fondo ha consentito di avviare o ripristinare in molti Comuni la raccolta monomateriale<br />

(cioè <strong>del</strong> solo vetro), di sperimentare in altri la raccolta <strong>del</strong> vetro separato per colore e di alimentare<br />

progetti di ricerca e di sviluppo innovativi, con l’obiettivo di individuare processi e prodotti per<br />

lo sviluppo di nuovi impieghi <strong>del</strong> vetro di scarto, altrimenti destinato alla discarica.<br />

Dall’inizio <strong>del</strong>l’Accordo Anci-CONAI (periodo 2009-2013), il fondo Anci-CoReVe ha accantonato circa<br />

1.755.000 euro e si prevede che, a fi ne 2013, si raggiungerà la cifra di 3.177.000 euro.<br />

Progetti cofi nanziati anno 2009-<strong>2012</strong>


associazioni<br />

La ricerca - Nasce un nuovo materiale, “la pasta di vetro”<br />

Rivista <strong>del</strong>la <strong>Stazione</strong> <strong>Sperimentale</strong> <strong>del</strong> <strong>Vetro</strong><br />

Il fondo stanziato dal CoReVe e dall’ANCI si occupa anche di fi nanziare progetti sperimentali volti a<br />

individuare impieghi alternativi <strong>del</strong> vetro destinato alla discarica. È stata perciò fi nanziata un’attività di<br />

ricerca specifi ca <strong>del</strong>l’Università di Reggio Emilia e Modena che, tra l’altro, ha riguardato il brevetto <strong>del</strong>la<br />

pasta di vetro, un materiale ottenuto dagli scarti vetrosi fi no ad ora destinati alla discarica, che consente<br />

ad aziende di eco-design, bioarchitettura, imprese di costruzione ecc. di entrare in un nuovo scenario<br />

industriale e ottenere importanti vantaggi economici nella fase di produzione, riducendo l’estrazione<br />

<strong>del</strong>le materie prime e di conseguenza anche l’inquinamento.<br />

Con questo nuovo materiale si possono realizzare rivestimenti e complementi d’arredo, come piastrelle,<br />

top per cucina, sanitari, arredi urbani e molti altri manufatti per l’edilizia. Ad esempio, di recente sono<br />

state realizzate le maniglie di un super-yatch di lusso, Amer 92, presentato al Salone di Genova, e arredi<br />

urbani come panchine, dissuasori sferici e fi oriere, presentati ad Ecomondo <strong>2012</strong>, che hanno riscosso un<br />

enorme successo.<br />

La campagna informativa “C’è <strong>Vetro</strong> e <strong>Vetro</strong>. Impara la differenza. Fai la differenziata”<br />

Allo scopo di pubblicizzare le buone pratiche e con l’intento preciso di correggere i comportamenti errati<br />

più comuni, la campagna ha animato il territorio italiano con una serie di iniziative, pensate proprio<br />

per informare i cittadini, gli amministratori e gli addetti ai lavori, ma anche per coinvolgere il mondo<br />

<strong>del</strong>la comunicazione e dei media circa le differenze tra ciò che è vetro da imballaggio, adatto ad essere<br />

raccolto e poi riciclato nella produzione di nuovi contenitori e ciò che, “falso amico”, di fatto ne vanifi ca<br />

il corretto recupero (lampade e lampadine, ceramiche e porcellane, schermi televisivi, specchi ecc.) e ne<br />

impedisce il successivo riciclo.<br />

Sia nel 2010 che nel 2011, la campagna è stata caratterizzata anche dall’iniziativa <strong>del</strong> Green Tour, il Co-<br />

ReVe ha individuato e premiato le città italiane che si sono distinte per l’effi cacia <strong>del</strong> sistema di raccolta<br />

differenziata implementato degli imballaggi in vetro e per l’impegno e la sensibilità dimostrate. Il Green<br />

Award è stato assegnato alle tre città che hanno raggiunto eccellenti risultati in termini di raccolta differenziata<br />

di qualità <strong>del</strong> vetro; mentre il Blue Award alle tre città che si sono impegnate per ottimizzare i<br />

sistemi di raccolta.<br />

Le città premiate con il Green Award hanno avuto il piacere di ospitare la diretta <strong>del</strong> programma di RAI<br />

Radio2 Il Ruggito <strong>del</strong> Coniglio, condotto da Marco Presta e Antonello Dose.<br />

I falsi amici <strong>del</strong> vetro<br />

La campagna <strong>del</strong> CoReVe mira soprattutto a guidare i cittadini a svolgere una corretta raccolta differenziata,<br />

in quanto ancora oggi spesso vengono gettati nelle campane <strong>del</strong> vetro oggetti di cristallo, ceramiche<br />

e porcellane, vetroceramiche (pirofi le) e pirex su tutti, ma anche lampadine, tubi al neon, specchi,<br />

monitor, lastre, tutti questi materiali possono sembrare erroneamente amici <strong>del</strong> vetro da imballaggio, ma<br />

in realtà sono materiali contaminanti, nemici <strong>del</strong> suo riciclo, che inquinano irrimediabilmente la raccolta<br />

<strong>del</strong> vetro.<br />

35<br />

6-<strong>2012</strong>


6-<strong>2012</strong><br />

associazioni<br />

36<br />

Oggetti di cristallo, ceramiche e porcellane,<br />

vetroceramiche (pirofi le) e pirex<br />

su tutti, ma anche lampadine, tubi al<br />

neon, specchi, monitors, lastre ed inerti<br />

vari, tutti questi materiali possono sembrare<br />

erroneamente amici <strong>del</strong> vetro da<br />

imballaggio, perché a esso simili o assimilabili,<br />

ma in realtà sono materiali<br />

contaminanti, veri e propri nemici <strong>del</strong><br />

suo riciclo, che vanno a “inquinare”<br />

una raccolta <strong>del</strong> vetro solitamente di<br />

buona qualità.<br />

Introducendo infatti elementi dannosi<br />

come questi, si vanifi cano gli sforzi dei<br />

cittadini e il virtuoso percorso generato<br />

con il loro impegno.<br />

In linea di massima, ecco come comportarsi:<br />

se si detengono piccoli quantitativi<br />

di tali materiali è bene gettarli<br />

con il rifi uto indifferenziato mentre, per<br />

quantitativi più importanti, bisognerebbe<br />

conferirli presso le isole ecologiche<br />

comunali.<br />

È però sempre importante fare riferimento<br />

al proprio comune per conoscere<br />

l’esatta destinazione di questi rifi uti,<br />

perché possono variare a seconda <strong>del</strong><br />

sistema di smaltimento adottato localmente.<br />

Rivista <strong>del</strong>la <strong>Stazione</strong> <strong>Sperimentale</strong> <strong>del</strong> <strong>Vetro</strong><br />

CO.RE.VE - Consorzio Recupero <strong>Vetro</strong> - è il consorzio senza fi ni di lucro che ha per scopo il raggiungimento<br />

degli obiettivi di riciclo e recupero dei rifi uti di imballaggio in vetro prodotti sul territorio<br />

nazionale. È stato istituito dai principali gruppi vetrari italiani il 23 ottobre 1997 in ottemperanza al<br />

Decreto Legislativo 22/97 per gestire il ritiro dei rifi uti in vetro provenienti dalla raccolta differenziata,<br />

per predisporre le linee guida per le attività di prevenzione e per garantire l’avvio al riciclo <strong>del</strong> vetro<br />

raccolto. Un’organizzazione moderna i cui obiettivi sono la costante ricerca di nuove soluzioni che possano<br />

migliorare e ottimizzare la catena di montaggio <strong>del</strong> rottame di vetro.<br />

Per ulteriori informazioni:<br />

CO.RE.VE. Consorzio Recupero <strong>Vetro</strong><br />

tel. 02 48012961 - info@coreve.it<br />

Uffi cio Stampa:<br />

Massimo Tafi<br />

cell. 335 7171005 - massimo.tafi @mediatyche.it<br />

Elena Rabaglio<br />

cell. 393 8858716 - elena.rabaglio@mediatyche.it<br />

Stefania Lobosco<br />

cell. 392 9695090 - stefania.lobosco@mediatyche.it


associazioni<br />

Presentiamo in queste pagine<br />

un’intervista esclusiva al dottor<br />

Gianpaolo Caccini, Presidente<br />

<strong>del</strong> CoReVe e grande<br />

conoscitore <strong>del</strong>l’industria <strong>del</strong><br />

vetro internazionale.<br />

Dottor Caccini, Lei ha assunto<br />

la Presidenza di CoReVe<br />

da quasi due anni, un periodo<br />

molto diffi cile, per la situazione<br />

economica complessiva.<br />

Può raccontare ai nostri lettori<br />

quali sono state in questi mesi<br />

le sfi de più stimolanti e le realizzazioni<br />

più signifi cative?<br />

Ho assunto la carica di Presidente<br />

<strong>del</strong> CoReVe esattamente<br />

nel mese di maggio 2011. A fi ne<br />

<strong>dicembre</strong> avrò quindi raggiunto<br />

un’anzianità di circa 18 mesi.<br />

Con il perdurare <strong>del</strong>la crisi economica<br />

e quindi con un’evoluzione<br />

negativa dei consumi, l’obiettivo<br />

principale era ed è quello<br />

di continuare ad aumentare le<br />

quantità di vetro riciclato:<br />

2010 ton. 1.471.000<br />

% riciclo 68.3%<br />

2011 ton. 1.570.000<br />

% riciclo 69.9%<br />

<strong>2012</strong> (previsioni) ton. 1.570.000<br />

% riciclo 71.2%.<br />

Ritengo che una raccolta di qualità<br />

sia l’obiettivo primario per<br />

raggiungere alti tassi di riciclo a<br />

costi ragionevoli. Da questa sfi -<br />

da, a cui sono legati l’effi cienza<br />

e gli effetti economici <strong>del</strong>l’intera<br />

fi liera che va dai cittadini all’industria<br />

degli imballaggi in vetro,<br />

passando per i servizi di raccolta<br />

e gli impianti di trattamento,<br />

dipendono i conseguenti risparmi<br />

di materie prime, energia ed<br />

Rivista <strong>del</strong>la <strong>Stazione</strong> <strong>Sperimentale</strong> <strong>del</strong> <strong>Vetro</strong><br />

Ricicliamo con sempre maggiore effi cienza e qualità<br />

Intervista al dottor Gianpaolo Caccini, Presidente CoReVe<br />

Laureato in chimica a Pavia,<br />

dopo una breve parentesi nel<br />

settore farmaceutico ed energetico,<br />

nel 1973 è approdato<br />

alla Saint Gobain, dove si è<br />

occupato di prodotti isolanti,<br />

di fl aconeria, di fi bre di rinforzo,<br />

fi no ad assumere posizioni<br />

di rilievo come responsabile<br />

internazionale <strong>del</strong>la divisione<br />

fi bre per rinforzo, come<br />

Presidente - Direttore Generale<br />

di Saint Gobain Corporation<br />

USA e come Direttore<br />

Generale <strong>del</strong>l’intero Gruppo<br />

con responsabilità di tutti gli<br />

stabilimenti e divisioni nel<br />

mondo (40 miliardi di euro di<br />

fatturato, 160.000 dipendenti,<br />

52 paesi).<br />

Dal 2003 al 2010 è stato Presidente<br />

<strong>del</strong>l’Associazione Nazionale<br />

Industriali <strong>del</strong> <strong>Vetro</strong><br />

- Assovetro.<br />

emissioni derivanti dal riciclo<br />

<strong>del</strong> rottame di vetro.<br />

L’industria <strong>del</strong> vetro europea,<br />

e quella italiana in particolare,<br />

ha subito dal 2008, inizio <strong>del</strong>la<br />

crisi fi nanziaria internazionale,<br />

pesanti ripercussioni e diffi<br />

coltà di mercato, più o meno<br />

accentuate nei vari settori produttivi.<br />

Quanto questa situazione<br />

ha infl uenzato l’attività<br />

di CoReVe e quanto il Consorzio<br />

può fare per migliorare la<br />

competitività dei produttori?<br />

Per quanto riguarda i prodotti in<br />

vetro molteplici sono i mercati<br />

interessati:<br />

- Lastre di vetro: trasporto su<br />

gomma, su rotaia e l’edilizia;<br />

- Lana di vetro (a fi bra corta):<br />

isolanti per l’edilizia;<br />

- Filati di vetro (a fi bra lunga):<br />

rinforzo <strong>del</strong>le materie plastiche.<br />

La crisi economica ha infl uen-<br />

37<br />

6-<strong>2012</strong>


6-<strong>2012</strong><br />

associazioni<br />

38<br />

zato i settori citati in modo non<br />

uniforme: il crollo <strong>del</strong>l’edilizia e<br />

le gravissime diffi coltà <strong>del</strong> mercato<br />

<strong>del</strong>l’auto hanno seriamente<br />

compromesso i risultati di questi<br />

due settori; stessa tendenza per<br />

le lane e i fi lati di vetro, mentre i<br />

contenitori, che hanno usufruito<br />

dei notevoli benefi ci <strong>del</strong> riciclo<br />

(risparmi di materie prime e di<br />

energia con conseguenti riduzioni<br />

<strong>del</strong>le emissioni), hanno fatto<br />

registrare rallentamenti molto<br />

più contenuti.<br />

I risultati 2011 <strong>del</strong>l’attività Co-<br />

ReVe, recentemente certifi cati<br />

e uffi cializzati, hanno evidenziato<br />

che i dati sul recupero e<br />

sul riutilizzo di rottame sono in<br />

continuo miglioramento. Quali<br />

sono i fattori che hanno maggiormente<br />

infl uenzato questo<br />

trend positivo e che prospettive<br />

avremo per il prossimo biennio?<br />

Nel corso di questi anni, nonostante<br />

un generale peggioramento<br />

<strong>del</strong>la qualità, in virtù<br />

<strong>del</strong>l’aumento <strong>del</strong>le quantità<br />

complessivamente raccolte nei<br />

Comuni e grazie al miglioramento<br />

tecnologico operato negli<br />

impianti di trattamento, insieme<br />

anche agli investimenti che hanno<br />

permesso il recupero di frazioni<br />

di scarto prima destinate<br />

alla discarica, il tasso di riciclo<br />

è aumentato continuamente, ma<br />

abbiamo ancora molto da fare.<br />

Soprattutto se pensiamo che il<br />

15,5% <strong>del</strong> vetro raccolto viene<br />

perso, come scarto, nelle operazioni<br />

di trattamento e valorizzazione<br />

propedeutiche al riciclo in<br />

vetreria.<br />

Per centrare gli obiettivi che<br />

ci siamo dati per prossimo il<br />

biennio - il 71,2% nel <strong>2012</strong> e il<br />

71,6% nel 2013 -, sarà di fondamentale<br />

importanza il progressivo<br />

aumento <strong>del</strong>la raccolta differenziata<br />

nel Sud, ancora molto<br />

lontano dai dati di raccolta <strong>del</strong>le<br />

città <strong>del</strong> Nord.<br />

Come si colloca l’attività di recupero<br />

nazionale nel panorama<br />

europeo? In particolare, a che<br />

posto si colloca l’Italia in una<br />

classifi ca dei Paesi Europei che<br />

dimostrano maggiore attenzione<br />

per il riciclo <strong>del</strong> vetro?<br />

L’Italia è al quarto posto, in valore<br />

assoluto, dopo Germania,<br />

Francia e Inghilterra.<br />

Tra gli scopi istituzionali di<br />

CoReVe vengono dati spazio<br />

e rilevanza alla prevenzione e<br />

all’informazione all’opinione<br />

pubblica. Quali sono le linee<br />

guida di questa attività e quali<br />

risultati ha prodotto negli ultimi<br />

anni?<br />

Ogni anno CoReVe elabora un<br />

piano nazionale di “Prevenzione<br />

e gestione dei rifi uti d’imballaggio<br />

in vetro”, che è il documento<br />

uffi ciale che fotografa sia lo<br />

stato <strong>del</strong>l’arte in materia di risultati<br />

ottenuti, sia di programmazione<br />

<strong>del</strong>le attività future <strong>del</strong><br />

Consorzio.<br />

La massimizzazione dei quantitativi<br />

recuperati e riciclati,<br />

l’ottimizzazione dei sistemi di<br />

raccolta, il miglioramento tecnologico<br />

degli impianti di trattamento,<br />

la riduzione dei quantitativi<br />

di vetro post-consumo persi<br />

come scarti e smaltiti in discarica,<br />

sono senz’altro le linee guida<br />

Rivista <strong>del</strong>la <strong>Stazione</strong> <strong>Sperimentale</strong> <strong>del</strong> <strong>Vetro</strong><br />

da adottare. La comunicazione<br />

è un importante strumento per<br />

conseguire gli obiettivi pianifi<br />

cati. E come tale è senz’altro<br />

uno dei pilastri fondamentali <strong>del</strong><br />

nostro impegno.<br />

La nostra campagna “C’è <strong>Vetro</strong><br />

e <strong>Vetro</strong>”, per esempio, promuove<br />

da due anni con successo anche<br />

il dialogo con i Comuni e<br />

gli Enti locali, facendo tappa in<br />

sei città italiane (“Green Tour”)<br />

che ricevono un riconoscimento<br />

speciale, a loro dedicato, per<br />

l’effi cacia <strong>del</strong> sistema di raccolta<br />

differenziata <strong>del</strong> vetro implementato.<br />

Per coniugare intrattenimento<br />

e informazione, allo scopo di<br />

raggiungere il maggior numero<br />

di persone possibile, i messaggi<br />

<strong>del</strong>le campagne di sensibilizzazione<br />

viaggiano da anni attraverso<br />

l’etere, grazie alla partnership<br />

con note e “storiche”<br />

trasmissioni radiofoniche come<br />

“Il Ruggito <strong>del</strong> Coniglio” di<br />

Rai Radio2, che raccontano per<br />

noi, con un linguaggio ironico e<br />

dissacrante, le ragioni per cui è<br />

importante differenziare in maniera<br />

corretta, riconoscendo il<br />

vetro “buono” adatto al riciclo<br />

dal “falso amico” (cristallo, ceramiche,<br />

pyrex, vetroceramiche,<br />

schermi TV, lampadine ecc.). Il<br />

grande successo riscosso nelle<br />

precedenti edizioni ci incoraggia<br />

a proseguire anche in futuro<br />

su questa strada, …anzi, “on<br />

air”.<br />

Parliamo ora di innovazione:<br />

dopo l’importante successo nel<br />

settore <strong>del</strong>le frazioni fi ni e <strong>del</strong>la<br />

sabbia di vetro per molti anni<br />

inutilizzate e che oggi trovano<br />

largo impiego, quali iniziative


associazioni<br />

sono in atto per valorizzare<br />

maggiormente la qualità <strong>del</strong><br />

rottame?<br />

Grazie al recupero secondario<br />

degli scarti e <strong>del</strong>le frazioni fi ni<br />

sotto forma di sabbia di vetro,<br />

dal 2007 siamo riusciti effettivamente<br />

a riciclare anche una<br />

parte consistente degli scarti derivanti<br />

dal trattamento <strong>del</strong> rottame<br />

proveniente dalla differenziata<br />

che prima venivano smaltiti<br />

in discarica. Parallelamente<br />

all’impegno per migliorare la<br />

qualità <strong>del</strong>le raccolte, il fondo<br />

CoReVe-ANCI (Associazione<br />

Nazionale Comuni Italiani) dal<br />

2009 sta sostenendo anche economicamente<br />

la ricerca e l’innovazione<br />

per il recupero degli<br />

scarti in settori alternativi alle<br />

vetrerie e alla discarica.<br />

Cito il caso, su tutti, <strong>del</strong> buon<br />

lavoro svolto dall’Università di<br />

Modena e Reggio Emilia che ha<br />

sviluppato e brevettato una “pasta<br />

di vetro” molto promettente,<br />

in grado di contenere scarti vetrosi<br />

oltre il 90% in peso, con cui<br />

sono stati recentemente realizzati<br />

gli arredi interni di una imbarcazione<br />

di lusso (uno yacht da<br />

28 metri, l’Amer 92) presentata<br />

al Festival de la Plaisance di<br />

Cannes <strong>2012</strong> e al Salone Nautico<br />

di Genova <strong>2012</strong>.<br />

Sempre con riguardo all’innovazione,<br />

non vanno però dimenticati<br />

gli importanti investimenti<br />

fatti dalle aziende sul versante<br />

<strong>del</strong>la tecnologia: tra gli altri, va<br />

a mio avviso citato il caso <strong>del</strong>la<br />

separazione per colore <strong>del</strong> rottame,<br />

fi nalmente attuabile “in<br />

linea”, cioè negli impianti di<br />

trattamento <strong>del</strong> vetro a valle <strong>del</strong>la<br />

raccolta.<br />

Quali sono gli ostacoli tuttora<br />

presenti contro cui CoReVe si<br />

trova a lottare e che limitano di<br />

fatto le attività legate al recupero<br />

<strong>del</strong> vetro? In particolare<br />

pensiamo al cosiddetto “vetro<br />

non amico”, ai materiali non<br />

riciclabili, e al vetro con più<br />

colori.<br />

Come già detto, l’ostacolo principale<br />

è dettato dalla qualità<br />

all’origine <strong>del</strong>la raccolta differenziata<br />

dei rifi uti di imballaggio<br />

in vetro. Solo il 13% <strong>del</strong>la<br />

popolazione non commette errori:<br />

così cristallo, ceramica,<br />

vetroceramica (tipo Pyrex),<br />

specchi, lampadine e altri “falsi<br />

amici <strong>del</strong> vetro” fi niscono col<br />

ridurre le quantità di vetro effettivamente<br />

riciclabili. Per questo<br />

siamo molto impegnati sul fronte<br />

<strong>del</strong>la comunicazione al cittadino.<br />

Ma se la scelta <strong>del</strong> sistema<br />

di raccolta, che spetta agli Amministratori,<br />

non è funzionale al<br />

riciclo, a poco valgono i nostri<br />

sforzi nella sensibilizzazione<br />

<strong>del</strong>l’opinione pubblica.<br />

Sono molte le iniziative di Co-<br />

ReVe a favore di una maggiore<br />

responsabilizzazione nell’utilizzo<br />

e nel riciclo <strong>del</strong> vetro, troviamo<br />

particolarmente interessante<br />

quella in corso dedicata<br />

ai giovani studenti che prevede<br />

anche il concorso a premi<br />

“Glasstellers”. Ce ne vuole<br />

parlare?<br />

Anche quest’anno il CoReVe,<br />

insieme ad Assovetro, ripropone<br />

alle scuole un apprezzato<br />

strumento didattico, ideato lo<br />

scorso anno scolastico dopo le<br />

edizioni dei precedenti concorsi:<br />

Rivista <strong>del</strong>la <strong>Stazione</strong> <strong>Sperimentale</strong> <strong>del</strong> <strong>Vetro</strong><br />

“Message in a Bottle” e “Daily<br />

Glass”, che avevano anch’esse<br />

riscosso una grande adesione<br />

tra le classi <strong>del</strong>la scuola primaria<br />

e secondaria. Il Concorso è<br />

fi nalizzato alla sensibilizzazione<br />

dei più giovani sui temi ambientali,<br />

con particolare riferimento<br />

all’utilizzo e al riciclo dei contenitori<br />

in vetro.<br />

Glass Tellers sollecita gli studenti<br />

<strong>del</strong>le classi che richiedono<br />

il kit didattico ad approfondire,<br />

in modo stimolante e ludico, le<br />

caratteristiche <strong>del</strong> vetro trasformandosi<br />

in veri e propri scrittori<br />

e illustratori. Con l’aiuto di una<br />

<strong>del</strong>le più autorevoli e celebri autrici<br />

<strong>del</strong> panorama nazionale,<br />

Cristina Comencini, quest’anno<br />

le classi saranno invitate a ideare<br />

un racconto lungo, completo<br />

di copertina, dedicato al vetro e<br />

alle tematiche ad esso correlate.<br />

A una prima fase didattica, da<br />

realizzarsi in classe a cura dei<br />

docenti con il supporto di un kit<br />

didattico gratuito disponibile in<br />

formato cartaceo ed elettronico,<br />

seguirà una fase operativa in<br />

cui i ragazzi potranno vestire i<br />

panni <strong>del</strong>lo scrittore. Al termine<br />

<strong>del</strong>l’anno scolastico, una giuria<br />

di esperti selezionerà tra le classi<br />

più votate quelle che avranno<br />

prodotto i migliori elaborati in<br />

ciascuna categoria (testi e illustrazioni)<br />

che saranno premiate,<br />

nel corso di un’apposita cerimonia,<br />

con premi utili alle classi e<br />

alle scuole quali, ad esempio,<br />

strumenti informatici, libri, abbonamenti<br />

a riviste di divulgazione<br />

scientifi ca, buoni acquisto<br />

ecc.<br />

39<br />

6-<strong>2012</strong>


6-<strong>2012</strong><br />

l'angolo dei lettori<br />

proposte, idee, quesiti<br />

40<br />

I due volti <strong>del</strong> vetro,<br />

tra memoria e innovazione<br />

Giovanni Moretti - Presidente, Carlo Moretti srl<br />

In un recente articolo <strong>del</strong> Corriere <strong>del</strong>la Sera<br />

sulla mostra Le Stanze <strong>del</strong> <strong>Vetro</strong> si è parlato <strong>del</strong><br />

vetro come di un’arte: non più minore.<br />

Ci sono voluti quindi oltre mille anni di storia per<br />

sdoganare una straordinaria abilità tecnica sedimentata<br />

nel tempo, e farla dialogare con istanze<br />

e culture diverse, in uno sviluppo che sempre più<br />

si sta spostando da un ambito d’uso a quello artistico.<br />

Ma se oggi è più che mai chiaro a tutti il<br />

valore di un’arte applicata che, trattando una materia<br />

sorprendente come il vetro, ha raggiunto nel<br />

tempo punte elevatissime di espressione artistica,<br />

allora perché stiamo attraversando una terribile<br />

crisi nell’intero distretto <strong>del</strong> vetro, proprio laddove<br />

tale competenza e abilità si sono radicate e<br />

sviluppate maggiormente?<br />

Proviamo a ripercorrere alcune tappe.<br />

Il vetro approda a Murano come attività nel 1295,<br />

a seguito <strong>del</strong> decreto <strong>del</strong>la Serenissima. In virtù<br />

di tale attività, e <strong>del</strong> peso economico che ne<br />

derivava, l’isola poté godere sempre di una certa<br />

autonomia politica. Tuttavia, documenti e reperti<br />

antichi testimoniano che la produzione <strong>del</strong> vetro<br />

si era radicata nell’isola già da tempo. Murano è<br />

stato probabilmente uno dei tanti centri fondati<br />

dai profughi di Altino durante le invasioni barbariche.<br />

E quindi ha ereditato l’arte <strong>del</strong> fondere<br />

e lavorare il vetro dall’importante sito romano.<br />

Concentrare le vetrerie a Murano servì alla Serenissima,<br />

gelosa di un’arte che l’aveva resa<br />

celebre in tutto il mondo, a controllarne meglio<br />

l’attività. I maestri vetrai erano obbligati a vivere<br />

sull’isola. Molti tuttavia riuscirono a fuggire,<br />

esportando all’estero le loro celebri tecniche.<br />

Ora, dopo aver operato per lungo tempo in una<br />

sorta di monopolio, Murano risente di una sofferenza<br />

strutturale molto pesante, legata alla dimensione<br />

insulare e ai costi <strong>del</strong> trasporto, alle regole<br />

sempre più restrittive in materia di ambiente<br />

e inquinamento, alla diffi cile coabitazione tra<br />

residenza e produzione. Nondimeno, l’affermarsi<br />

sui mercati internazionali <strong>del</strong>la competizione<br />

globale e lo scarso investimento in termini di innovazione<br />

tecnologica, distribuzione e organizzazione<br />

<strong>del</strong> lavoro hanno portato ai drammatici<br />

dati che leggiamo oggi. Dal 1980 ad oggi si è<br />

passati da 2200 addetti ai meno di 700 di oggi.<br />

Numeri talmente gravi e seri, tanto più in un contesto<br />

di crisi globale <strong>del</strong>l’economia come quello<br />

degli ultimi 4 anni, da far mettere a repentaglio la<br />

sopravvivenza stessa <strong>del</strong>l’industria <strong>del</strong> vetro nel<br />

proprio luogo deputato, Murano, e da porre una<br />

rifl essione sul futuro <strong>del</strong>l’isola.<br />

Pensando quindi alla Murano dei prossimi dieci<br />

anni è impensabile credere che il lavoro manuale<br />

- quale lo conosciamo oggi in questo settore -<br />

abbia un futuro senza che ci sia un progetto di<br />

cambiamento, che rivaluti e faccia conoscere al<br />

mondo la nostra straordinaria abilità nell’eseguire<br />

manufatti completamente a mano.<br />

A mio parere, il futuro di Murano sarà caratterizzato<br />

da una lavorazione solo in parte manuale<br />

e sempre più mista, semi-meccanica. Gli esempi<br />

<strong>del</strong>le due aziende francesi più importanti <strong>del</strong> nostro<br />

settore sono signifi cativi a questo proposito:<br />

le produzioni attuali sono eseguite completamente<br />

attraverso meccanismi studiati ad hoc che<br />

permettono l’esclusione al 90% <strong>del</strong>l’intervento<br />

umano nella produzione. Eppure entrambe non<br />

hanno perso la loro immagine di prodotti di eccellenza,<br />

anzi, avendo dei costi inferiori, possono<br />

calmierare i prezzi di vendita al pubblico.<br />

Così in parte dovrà accadere anche a Murano.


l'angolo dei lettori 6-<strong>2012</strong><br />

proposte, idee, quesiti<br />

I primi tentativi sviluppati da Guido Ferro, negli<br />

anni 90, di trasferire le conoscenze semiautomatiche<br />

di lavorazione in un ambito artistico,<br />

tecniche che il fratello usava negli stabilimenti<br />

industriali di Resana, hanno avuto un successo rilevante<br />

ma non così importante, in quanto distribuivano<br />

tali prodotti principalmente nelle grandi<br />

catene di magazzini low-cost. Supportati da un<br />

marchio forte e da adeguate strategie di comunicazione,<br />

da una distribuzione oculata, orientata<br />

verso le eccellenze, il successo sarebbe stato sicuramente<br />

maggiore.<br />

Il futuro di Murano si gioca, a mio parere, nel<br />

migliorare la progettazione di questi manufatti<br />

che devono essere pensati solo per la lavorazione<br />

semiautomatica con il coinvolgimento di designer,<br />

che possano offrire la garanzia di un “buon<br />

progetto”, assicurare la qualità e l’autenticità <strong>del</strong><br />

prodotto. Tale trasformazione verso il semiautomatico<br />

porterebbe ad una diffusione <strong>del</strong> marchio<br />

Murano sulle medesime fasce di mercato di oggi<br />

ma con quantitativi di vendita maggiori, dovuti<br />

ai minori costi di produzione e quindi ai minori<br />

prezzi di vendita al pubblico.<br />

Contemporaneamente, andrebbe però affrontato<br />

un nuovo progetto per la trasformazione <strong>del</strong> ciclo<br />

di lavorazione di ogni azienda sita a Murano.<br />

Trovo assurdo pensare che, ad esempio, tre vetrerie<br />

quali Venini, Barovier e Toso, Carlo Moretti<br />

- che si trovano locate nel rio dei Vetrai, a<br />

poca distanza una dall’altra - abbiano dei maestri<br />

fonditori che ogni sera fanno lo stesso lavoro ma<br />

separatamente. Si potrebbe ottenere invece un<br />

notevole risparmio in termini di costi e di qualità<br />

adottando un diverso sistema di produzione:<br />

anziché rifornirsi di materie prime per fare la<br />

fusione in proprio, ogni vetreria potrebbe acquistare<br />

il vetro già fuso, proveniente da un unico<br />

forno industriale, gestito da una società esterna.<br />

Dopodiché, il vetro fuso potrebbe essere pesato,<br />

in modo da attribuire a ciascuna azienda i relativi<br />

addebiti di costo. Un ulteriore vantaggio economico<br />

verrebbe ottenuto da un’organizzazione<br />

continua <strong>del</strong> lavoro sulle 24 ore: ciascuna azienda<br />

potrebbe occupare a rotazione lo stesso forno,<br />

organizzando il proprio turno. Una rivoluzione<br />

per il nostro mondo, chiuso e geloso, ma, a mio<br />

parere, un cambiamento inevitabile.<br />

Vorrei fare qui un breve inciso per ricordare che<br />

la Carlo Moretti si è confrontata, fi n dalla sua<br />

nascita nel 1958, con il tema <strong>del</strong> cambiamento,<br />

forse perché la nostra avventura aziendale è cominciata<br />

dall’impegno di due giovani, che sentivano<br />

la necessità di affrancarsi dalla tradizione<br />

familiare per sperimentare strade nuove. Quello<br />

che posso dire è che la ricerca identitaria <strong>del</strong>l’azienda,<br />

prima ancora che stilistica, la sensibilità<br />

molto personale e una volontà forte nel perseguire<br />

una propria visione “controcorrente”, ha<br />

ripagato sia in termini personali che di successo.<br />

Ovviamente i fattori in gioco anche nel caso <strong>del</strong>la<br />

nostra azienda sono stati molti, ma preferisco<br />

oggi proseguire con il ragionamento generale e<br />

“di visione” legato a Murano e ai suoi sviluppi<br />

futuri.<br />

Ritornando dunque a quanto dicevamo poc’anzi,<br />

esiste oggi a Murano anche un problema di<br />

successione generazionale: ci sono pochi giovani<br />

imprenditori che possono sostituire adeguatamente<br />

i propri genitori nella gestione aziendale.<br />

Allora quale potrebbe essere la soluzione, visto<br />

che tutte le esperienze sino ad oggi di imprenditori<br />

arrivati “da fuori”, da altri ambiti, non si sono<br />

rivelate risolutive?<br />

Il problema rimane. Un’attenta analisi ci fa capire<br />

che entrambi i soggetti - imprenditori muranesi<br />

e imprenditori esterni - necessitano gli uni degli<br />

altri. Da una parte l’organizzazione commerciale<br />

potrebbe essere di competenza degli esterni,<br />

mentre la parte produttiva potrebbe restare sotto<br />

la responsabilità <strong>del</strong>l’imprenditore locale. Forse<br />

si potrebbe pensare ad una separazione effettiva<br />

dei due ruoli. Il primo produce e il secondo vende<br />

e promuove il prodotto.<br />

Ma il problema principale è l’assoluta impossibilità,<br />

almeno sino ad oggi, di fare squadra comu-<br />

41


6-<strong>2012</strong><br />

l'angolo dei lettori<br />

proposte, idee, quesiti<br />

42<br />

ne fra i cosiddetti industriali e gli artigiani. Fare<br />

squadra non signifi ca intervenire nelle singole<br />

aziende ma avere un progetto comune che concordi<br />

e imposti i requisiti fondamentali per un<br />

futuro <strong>del</strong>l’isola. Questo non avviene per l’assurdità<br />

di alcune leggi regionali che favoriscono gli<br />

artigiani a danno degli industriali. Dal punto di<br />

vista formale esiste una differenza, mentre nella<br />

sostanza apparteniamo tutti alla categoria <strong>del</strong>le<br />

“lavorazioni manuali”. Nella sostanza, le aziende<br />

“industriali” non possono chiedere fondi per lo<br />

sviluppo alla Regione <strong>del</strong> Veneto mentre gli artigiani<br />

ne sono autorizzati. La conseguenza che ne<br />

deriva è che i grandi progetti che riguardano tutta<br />

l’isola non vengono neppure immaginati. Quindi<br />

uno stallo assoluto e l’isola vola in picchiata verso<br />

il fallimento.<br />

Ma allora come si può risolvere il problema? Da<br />

una parte bisogna assolutamente ridurre i costi<br />

di produzione, come dicevamo prima, attuando<br />

una politica comune di investimento sull’apparato<br />

tecnico-produttivo che può portare a risparmi<br />

anche <strong>del</strong> 20% sui costi attuali. Dall’altra, va<br />

affrontato e risolto il problema relativo alla distribuzione<br />

<strong>del</strong> prodotto, che oggi condiziona il<br />

fatturato <strong>del</strong>le singole aziende. Bisogna quindi<br />

pensare come aiutare concretamente le aziende.<br />

Se la mia proposta di una lavorazione “congiunta”<br />

si potesse realizzare, si renderebbero disponibili<br />

gli spazi oggi dedicati alla produzione, che<br />

potrebbero essere trasformati in musei d’impresa<br />

per le aziende con la storia più signifi cativa. Ad<br />

essi si potrebbero annettere spazi dedicati alla<br />

vendita dei prodotti, inserendoli in un progetto<br />

comune che promuova il sito Murano. I piccoli<br />

artigiani potrebbero riunirsi negli spazi <strong>del</strong>le<br />

Conterie, accanto al Museo <strong>del</strong> <strong>Vetro</strong> che potrebbe<br />

essere coinvolto nei progetti comuni a garanzia<br />

<strong>del</strong>la serietà <strong>del</strong>le iniziative.<br />

In sintesi, tutta l’isola verrebbe trasformata in un<br />

grande centro cultural-commerciale dedicato al<br />

vetro di qualità, dove potrebbero essere ospitate<br />

mostre culturali importanti.<br />

Ma la vera spinta verso un futuro migliore <strong>del</strong>l’isola<br />

avverrà attraverso il Museo <strong>del</strong> <strong>Vetro</strong> che,<br />

con l’apertura <strong>del</strong>la sezione <strong>del</strong> ’900, collocherà<br />

su un piano diverso e più “popolare” tutta la<br />

produzione che oggi è apprezzata solo dai collezionisti<br />

e non dal grande pubblico. Solo una<br />

informazione corretta e completa potrà dare un<br />

adeguato valore ai prodotti di oggi. La recente<br />

iniziativa Le Stanze <strong>del</strong> <strong>Vetro</strong>, promosse e fi nanziate<br />

dai coniugi Landau alla Fondazione Cini,<br />

aiuterà in questo senso anche Murano con un effetto<br />

“a rimbalzo”: si raccoglieranno i benefi ci<br />

<strong>del</strong>la vasta operazione di promozione fatta su tutti<br />

i media, ma il cambiamento passerà soprattutto<br />

dall’adeguato riconoscimento <strong>del</strong> valore degli<br />

archivi <strong>del</strong>le aziende, tema di cui sono - personalmente<br />

- tra i più tenaci sostenitori.<br />

Dobbiamo promuovere eventi di grande valore<br />

culturale facendo rinascere Venezia Aperto <strong>Vetro</strong><br />

- mi riferisco alle edizioni <strong>del</strong> 1996-1998 - e impegnarci<br />

nella valorizzazione <strong>del</strong> nostro patrimonio<br />

rimettendo in competizione aziende e artisti<br />

come ai tempi <strong>del</strong>la partecipazione di Murano<br />

alla Biennale d’Arte, sperando che così si possa<br />

dare un futuro a questa realtà straordinaria ed irripetibile<br />

al mondo.


agenda<br />

Agenda 2013<br />

March<br />

20-22<br />

March<br />

20-22<br />

June<br />

2-7<br />

July<br />

1-5<br />

September<br />

3-4<br />

September<br />

3-5<br />

September<br />

10-12<br />

October<br />

23-26<br />

Agenda 2014<br />

September<br />

22-25<br />

Mumbai<br />

India<br />

Mexico City<br />

Mexico<br />

San Diego (CA.)<br />

USA<br />

Prague<br />

The Czech<br />

Republic<br />

Orlando (Fl)<br />

USA<br />

Dubai<br />

UAE<br />

Las Vegas (NV)<br />

Atlanta (GA)<br />

USA<br />

Milano<br />

Italy<br />

Parma<br />

Italy<br />

Rivista <strong>del</strong>la <strong>Stazione</strong> <strong>Sperimentale</strong> <strong>del</strong> <strong>Vetro</strong> 6-<strong>2012</strong><br />

Glasspex India 2013<br />

Every two years Glasspex India will offer international companies the ideal platform<br />

for a targeted presentation to the Indian glass market<br />

Bombay Convention & Exhibition Centre<br />

www.glasspex.com<br />

GlassLat 2013 Mexico<br />

The only exhibition in Mexico specializing in architectural and automotive glass industry<br />

Centro Banamex<br />

www.glasslat.com<br />

PacRim 10, 10th Pacifi c Rim Conference on Ceramic and Glass Technology<br />

e-mail: mmaham@ceramics.org - www.pacrim10.org<br />

XXIII International Congress on Glass<br />

e-mail: secretary@czech-glass-society.cz<br />

Glass Solutions 2013<br />

www.quartzltd.com<br />

Gulf Glass 2013 - Dubai World Trade Centre<br />

www.glassinthegulf.com<br />

GlassBuild America<br />

Annual, all-encompassing event that will bring the entire glass and fenestration industries<br />

together in one venue for the fi rst time in North America<br />

www.glassbuildamerica.com<br />

Vitrum<br />

International trade show specialized in machinery, equipment and systems for fl at, bent and<br />

hollow glass and in glass and processed products for industry - Fiera Milano<br />

www.vitrum-milano.it<br />

ESG 2014:<br />

A.T.I.V. (Associazione Tecnici Italiani <strong>del</strong> <strong>Vetro</strong>) - <strong>Stazione</strong> <strong>Sperimentale</strong> <strong>del</strong> <strong>Vetro</strong><br />

e-mail: ferrari@ativ-online.it - www.ativ-online.it<br />

43


6-<strong>2012</strong><br />

dal mondo <strong>del</strong> vetro<br />

44<br />

Klimainfi sso, che si terrà a Bolzano<br />

dal 7 al 9 marzo 2013, è<br />

il nuovo salone di Fiera Bolzano<br />

rivolto alla fi liera produttiva<br />

di fi nestre, porte e facciate con<br />

esclusione <strong>del</strong> prodotto fi nito,<br />

e destinato - come visitatori - a<br />

serramentisti, falegnami, commercianti,<br />

costruttori metallici,<br />

progettisti termotecnici, ingegneri<br />

e architetti.<br />

I settori merceologici trattati<br />

comprendono: profi li per facciate,<br />

fi nestre e porte; semilavorati;<br />

materiali e supporti costruttivi;<br />

tecnologie di ventilazione e<br />

ombreggiamento; vetro, acciaio,<br />

alluminio, legno, pvc e altri<br />

materiali plastici; ferramenta,<br />

tecniche di fi ssaggio e sicurezza;<br />

macchinari, impianti e utensili<br />

per la lavorazione.<br />

Anche questa manifestazione<br />

sarà corredata da un convegno<br />

internazionale sulle<br />

tecnologie organizzato in<br />

Rivista <strong>del</strong>la <strong>Stazione</strong> <strong>Sperimentale</strong> <strong>del</strong> <strong>Vetro</strong><br />

collaborazione con IFT Rosenheim,<br />

l’istituto di ricerca<br />

più all’avanguardia a livello<br />

mondiale nel campo <strong>del</strong>la ricerca<br />

e <strong>del</strong>le prove di laboratorio<br />

nel settore <strong>del</strong>le fi nestre,<br />

porte, vetri e facciate.<br />

A completare il programma di<br />

formazione e informazione, Fiera<br />

Bolzano sta già organizzando<br />

forum e workshop con importanti<br />

rappresentanti di istituzioni,<br />

associazioni, media e aziende<br />

<strong>del</strong> settore. A questo proposito si<br />

è già svolto a Bolzano un primo<br />

incontro <strong>del</strong> gruppo strategico<br />

formato dai rappresentanti di<br />

questi enti.<br />

Così, dopo Klimaenergy e Klimamobility,<br />

senza dimenticare<br />

Klimahouse Puglia e Klimahouse<br />

Umbria, nasce un’altra<br />

fi era sulla scia <strong>del</strong> fi lone di successo<br />

di Klimahouse, il salone<br />

<strong>del</strong>l’effi cienza energetica per eccellenza<br />

in Italia.


dal mondo <strong>del</strong> vetro<br />

I preparativi per l’evento viaggiano<br />

a pieno ritmo: in anteprima,<br />

a Klimahouse Umbria, si è<br />

svolto infatti con successo il convegno<br />

“Aspettando Klimainfi sso”.<br />

Certifi cazione nell’ambito<br />

<strong>del</strong> settore <strong>del</strong> serramento, nuove<br />

normative UE dal luglio 2013<br />

e sostituzione dei serramenti con<br />

le agevolazioni fi scali <strong>del</strong> 55%<br />

sono i temi centrali affrontati nel<br />

convegno, che si è svolto il 28<br />

settembre scorso.<br />

Il 19 <strong>novembre</strong> <strong>2012</strong> sono partiti<br />

i lavori per il nuovo stabilimento<br />

produttivo a Zhangjiagang<br />

(Cina) <strong>del</strong> Gruppo Stevanato,<br />

leader <strong>del</strong> packaging farmaceutico<br />

con sede a Piombino Dese,<br />

in provincia di Padova.<br />

La multinazionale, che prevede<br />

di chiudere il <strong>2012</strong> con 1.500<br />

dipendenti e una quota export<br />

<strong>del</strong> 90%, è già operativa in 150<br />

paesi nel mondo e ha ottimi rapporti<br />

commerciali con il mercato<br />

cinese. L’apertura <strong>del</strong> nuovo stabilimento<br />

pone un focus importante<br />

sul Far East, con attenzione<br />

particolare alla Cina, mercato<br />

fortemente in crescita nel settore<br />

farmaceutico.<br />

La cerimonia si è svolta alla presenza<br />

<strong>del</strong> Console italiano, <strong>del</strong><br />

rappresentante <strong>del</strong>l’ICE - Istituto<br />

nazionale per il Commercio Este-<br />

Per ulteriori informazioni e<br />

Uffi cio Stampa:<br />

pucher@fi erabolzano.it<br />

ro, <strong>del</strong>le autorità locali cinesi e <strong>del</strong><br />

Cav. Sergio Stevanato, Presidente<br />

di Stevanato Group, che commenta:<br />

“Siamo convinti che la nostra<br />

scelta possa contribuire attivamente<br />

alla crescita di quest’area,<br />

sia dal punto di vista <strong>del</strong> nostro<br />

apporto di competenze tecniche<br />

e tecnologiche nella lavorazione<br />

<strong>del</strong> tubovetro ad uso farmaceutico,<br />

settore nel quale siamo tra i leader<br />

riconosciuti a livello mondiale, sia<br />

per lo sviluppo occupazionale dei<br />

prossimi anni.”<br />

Rivista <strong>del</strong>la <strong>Stazione</strong> <strong>Sperimentale</strong> <strong>del</strong> <strong>Vetro</strong> 6-<strong>2012</strong><br />

Stevanato Group<br />

posa la prima pietra<br />

in Cina<br />

Il Gruppo è già operativo<br />

in 150 paesi nel mondo<br />

45


dal mondo <strong>del</strong> vetro<br />

6-<strong>2012</strong> Rivista <strong>del</strong>la <strong>Stazione</strong> <strong>Sperimentale</strong> <strong>del</strong> <strong>Vetro</strong><br />

46<br />

Un nuovo<br />

spettrofotometro<br />

anche per i LED<br />

L’operazione vale 40 milioni<br />

di euro, creerà lo stabilimento<br />

su un terreno di 30.000 mq sito<br />

nella provincia <strong>del</strong>lo Jiangsu a<br />

Zhangjiagang (area di Shanghai),<br />

noto polo <strong>del</strong>lo sviluppo economico<br />

e tecnologico, prevede entro<br />

la fi ne <strong>del</strong> 2013 l’avviamento<br />

<strong>del</strong>le prime linee di produzione<br />

con i più alti standard innovativi<br />

e tecnologici, destinate a far<br />

fronte alle esigenze di tutte le<br />

case farmaceutiche locali e multinazionali<br />

che vogliano fornire<br />

il mercato cinese e <strong>del</strong>l’Asia;<br />

Per affrontare le problematiche<br />

connesse alle misurazioni<br />

sul campo e all’analisi di luce<br />

di un’ampia gamma di sorgenti<br />

in termini di temperatura colore,<br />

indice di rendering colore<br />

(CRI), cromaticità, illuminamento<br />

e <strong>del</strong>la distribuzione spettrale,<br />

così come la misura <strong>del</strong><br />

fl usso luminoso con una sfera<br />

integratrice opzionale, Konica<br />

Minolta Sensing ha recentemente<br />

arricchito l’ampia gamma<br />

di strumenti per la misura <strong>del</strong>le<br />

sorgenti luminose con il nuovo<br />

spettrofotometro CL-500A.<br />

Si tratta di uno strumento compatto<br />

e leggero che permette misurazioni<br />

accurate di un’ampia<br />

gamma di sorgenti luminose, fra<br />

cui anche LED ed EL, e nell’ambito<br />

di lunghezze d’onda spettrali<br />

comprese fra 360-780 nm nella<br />

piena rispondenza agli standard<br />

DIN e JIS. Caratterizzato da un<br />

ampio schermo a LCD, il display<br />

mostra valori numerici, grafi ci di<br />

irradianza spettrale con picchi di<br />

lunghezza d’onda; l’utilizzo di<br />

coinvolgerà 240 persone qualifi<br />

cate che verranno formate con<br />

periodi di addestramento negli<br />

altri stabilimenti <strong>del</strong> Gruppo.<br />

Per l’occasione sono state messe<br />

online le versioni cinesi dei<br />

siti web appartenenti al gruppo:<br />

www.stevanatogroup.com/cn e<br />

www.optrelinspection.com/cn.<br />

Per ulteriori informazioni:<br />

www.stevanatogroup.com<br />

un SW a corredo (CL-S10w)<br />

permette di utilizzare molte altre<br />

funzioni, come l’analisi <strong>del</strong>le<br />

deviazioni di CRI e l’individuazione<br />

<strong>del</strong> rank di appartenenza<br />

dei LED. Oltre che per le misurazioni<br />

in situ, lo spettrofotometro<br />

si rivela utile nelle attività di<br />

sviluppo e assicurazione qualità,<br />

oltre che nella manutenzione di<br />

insegne luminose a LED, come<br />

per la ricerca e ispezione colore<br />

di proiettori e video.<br />

Per ulteriori informazioni:<br />

luceedesign@tecnichenuove.com


dal mondo <strong>del</strong> vetro<br />

Presentate uffi cialmente in occasione<br />

di Glasstec le ultime<br />

novità sulla prossima edizione<br />

<strong>del</strong> Salone biennale internazionale<br />

specializzato <strong>del</strong>le macchine,<br />

attrezzature ed impianti <strong>del</strong><br />

vetro piano e cavo; <strong>del</strong> vetro e<br />

dei prodotti trasformati per l’industria<br />

- in agenda dal 23 al 26<br />

ottobre 2013 - nel polo fi eristico<br />

milanese di Fiera Milano a Rho.<br />

Vitrum 2013, una vetrina completa<br />

<strong>del</strong>le ultime tecnologie sviluppate<br />

dalle aziende di tutto il<br />

mondo, si conferma un appuntamento<br />

in costante crescita molto<br />

atteso dagli operatori <strong>del</strong> settore.<br />

Il Salone ha infatti mantenuto<br />

alti livelli di affl uenza anche<br />

negli anni più diffi cili per l’economia<br />

mondiale, richiamando<br />

un sempre maggior numero di<br />

operatori stranieri attirati dalla<br />

qualità <strong>del</strong>le proposte in esposizione.<br />

I dati lo confermano:<br />

uno spazio espositivo arrivato a<br />

oltre 71.000 metri quadri, circa<br />

500 espositori nazionali e internazionali,<br />

un affl usso importante<br />

di visitatori anche nell’edizione<br />

2011 con un 3,3% di aumento<br />

di visitatori esteri, per un totale<br />

di 20.255 presenze; un successo<br />

sempre crescente, che promette<br />

di rinnovarsi nell’edizione 2013.<br />

Tre saranno le aree tematiche prescelte,<br />

aventi come denominatore<br />

comune l’innovazione tecnologica.<br />

Vitrum 2013 ospiterà<br />

infatti le più innovative proposte<br />

relative alle diverse tipologie di<br />

applicazione <strong>del</strong> vetro piano, sofi<br />

sticate tecnologie nei settori <strong>del</strong><br />

vetro industriale, <strong>del</strong> vetro per<br />

l’edilizia e per l’arredamento.<br />

Un’intera area - Vitrum Hollow<br />

Glass - sarà dedicata alla<br />

lavorazione di vetro da tavola,<br />

bottiglie, vetri speciali per<br />

uso farmaceutico e tecnico,<br />

prodotti all’avanguardia per rispondere<br />

agli standard più elevati<br />

di sicurezza e di igiene.<br />

Grande attenzione poi sarà rivolta<br />

alle tecnologie tese al risparmio<br />

energetico e allo sfruttamento<br />

<strong>del</strong>le energie rinnovabili<br />

nella sezione Vitrum Energia,<br />

un’area ricca di stimoli e opportunità<br />

dove il vetro si conferma<br />

tra i protagonisti <strong>del</strong>la green<br />

economy.<br />

Rivista <strong>del</strong>la <strong>Stazione</strong> <strong>Sperimentale</strong> <strong>del</strong> <strong>Vetro</strong> 6-<strong>2012</strong><br />

VITRUM 2013<br />

In anteprima<br />

le ultime novità<br />

<strong>del</strong>la XVIII Edizione<br />

Per ulteriori informazioni:<br />

www.vitrum-milano.it<br />

47


dal mondo <strong>del</strong> vetro<br />

6-<strong>2012</strong> Rivista <strong>del</strong>la <strong>Stazione</strong> <strong>Sperimentale</strong> <strong>del</strong> <strong>Vetro</strong><br />

48<br />

DuPont<br />

SentryGlas®<br />

Funzionalità, estetica e<br />

resistenza strutturale<br />

per la nuova sede di<br />

Maroc Telecom a Rabat<br />

I pannelli stratifi cati in Du<br />

Pont SentryGlas® hanno<br />

consentito agli architetti di soddisfare<br />

svariati requisiti strutturali<br />

e funzionali nella realizzazione<br />

<strong>del</strong>la nuova sede centrale<br />

di Maroc Telecom a Rabat.<br />

La facciata <strong>del</strong>l’edifi cio è un altro<br />

brillante esempio <strong>del</strong>le ampie<br />

possibilità offerte da DuPont<br />

SentryGlas®. Progettata dallo<br />

studio di architettura Jean Paul<br />

Viguier et Associés di Parigi, la<br />

facciata a doppia pelle di 11.500<br />

m 2 è costituita esternamente da<br />

elementi verticali montati su una<br />

struttura in acciaio inossidabile<br />

per riparare l’edifi cio dal vento,<br />

che sostengono una parete continua<br />

realizzata con pannelli di<br />

vetro stratifi cato. Tali pannelli,<br />

che misurano 1.480 x 3.503 mm,<br />

sono composti da 10 mm di vetro<br />

Ipasol bright temperato HST,<br />

1,52 mm di SentryGlas e 10mm<br />

di vetro fl oat temperato HST.<br />

I vetri stratifi cati con Du Pont<br />

SentryGlas® soddisfano sva-<br />

riati requisiti strutturali e funzionali,<br />

come la resistenza alle<br />

alte temperature diurne e all’elevata<br />

escursione termica notturna.<br />

Nell’arco <strong>del</strong>la giornata,<br />

la facciata può facilmente essere<br />

esposta a temperature fi no<br />

a 70°C; tale fattore preclude<br />

immediatamente l’uso di stratifi<br />

cati in PVB che, secondo le<br />

certifi cazioni francesi <strong>del</strong> settore<br />

edilizio, sopportano al massimo<br />

64°C.<br />

In virtù <strong>del</strong>le superiori proprietà<br />

di resistenza termica (fi no a<br />

82°C), DuPont SentryGlas®<br />

è il materiale ideale per questo<br />

progetto, così come per altre<br />

strutture soggette a temperature<br />

ancora più elevate. Grazie al<br />

prodotto di DuPont, fi no a 100<br />

volte più rigido e 5 volte più<br />

resistente <strong>del</strong> PVB, gli architetti<br />

hanno potuto progettare e far<br />

realizzare pannelli stratifi cati più<br />

sottili di circa il 30% e pertanto<br />

molto più leggeri rispetto a quelli<br />

in PVB. Con Du Pont SentryGlas®<br />

si ottiene un’effi cien-


dal mondo <strong>del</strong> vetro<br />

te trasmissione <strong>del</strong> carico tra le<br />

due lastre di vetro stratifi cato ad<br />

un’ampia gamma di temperature;<br />

il materiale offre inoltre eccezionali<br />

proprietà di fl essione sotto<br />

carico. Di conseguenza, gli stratifi<br />

cati in SentryGlas®, a parità<br />

di carico, evidenziano un tasso<br />

di defl essione pari a meno <strong>del</strong>la<br />

metà di quello degli stratifi cati in<br />

PVB e si comportano quasi come<br />

i vetri monolitici <strong>del</strong>lo stesso<br />

spessore nominale. In questa regione<br />

sismica, poi, le proprietà di<br />

defl essione hanno giocato un ruolo<br />

fondamentale. Anche in caso<br />

di forti scosse, infatti, grazie alla<br />

resistenza <strong>del</strong>l’interstrato, i vetri<br />

stratifi cati in SentryGlas® offrono<br />

eccellenti prestazioni post-rottura.<br />

Dopo l’impatto, il vetro può<br />

rompersi ma i frammenti di vetro<br />

potenzialmente pericolosi tendono<br />

a rimanere aderenti all’interstrato<br />

SentryGlas®, riducendo il<br />

rischio di ferire i passanti.<br />

“Le eccezionali proprietà termiche<br />

di SentryGlas®, che tollera<br />

temperature fi no a 80°C,<br />

hanno rappresentato un fattore<br />

essenziale per il progetto. Senza<br />

contare le ottime caratteristiche<br />

funzionali e strutturali, specie la<br />

resistenza angolare al vento dovuta<br />

all’uso di stratifi cati più sottili,<br />

che ci consente di realizzare<br />

strutture portanti meno spesse<br />

e ingombranti”, spiega Tomaso<br />

Mani di Jean Paul Viguier et Associés.<br />

“Tutto ciò amplia la nostra<br />

libertà progettuale e ci consente<br />

di creare edifi ci più innovativi<br />

e non limitati da voluminosi<br />

elementi di sostegno esterni.”<br />

Il sistema di facciata è stato ingegnerizzato<br />

e costruito dalla Simco<br />

Tecnocovering srl (Gruppo Si-<br />

meon) che si è avvalsa di un trasformatore<br />

certifi cato da DuPont<br />

per la stratifi cazione dei vetri<br />

prodotti da Interpane. I pannelli<br />

stratifi cati in SentryGlas® hanno<br />

superato egregiamente svariati<br />

test di settore: prove di resistenza<br />

al vento con applicazione <strong>del</strong> carico<br />

di sicurezza (Cahier 3574 -<br />

VE, vento pari a ±6000Pa), prova<br />

di stabilità in zone sismiche (Cahier<br />

3533), prova di irraggiamento<br />

a norma EN 12543-4 (4.000<br />

h) e prova di resistenza agli urti<br />

NF P 08 302 (M50). L’utilizzo<br />

di SentryGlas® in questa applicazione<br />

è stato inoltre certifi cato<br />

da CSTB, un riconoscimento che<br />

va ad aggiungersi alle altre credenziali<br />

<strong>del</strong> materiale. Oltre ai<br />

numerosi vantaggi funzionali, gli<br />

interstrati SentryGlas® presentano<br />

molteplici qualità estetiche,<br />

fra cui una trasparenza cristallina,<br />

una resistenza praticamente<br />

universale all’ingiallimento e<br />

un’eccellente stabilità sui bordi:<br />

tutti fattori importanti per la conservazione<br />

<strong>del</strong>l’edifi cio nel tempo,<br />

nonché per l’immagine <strong>del</strong><br />

marchio Maroc Telecom.<br />

Fonte: www.dupont.com<br />

Per ulteriori informazioni:<br />

lkarleskind@viguier.com<br />

Rivista <strong>del</strong>la <strong>Stazione</strong> <strong>Sperimentale</strong> <strong>del</strong> <strong>Vetro</strong> 6-<strong>2012</strong><br />

49


dal mondo <strong>del</strong> vetro<br />

6-<strong>2012</strong> Rivista <strong>del</strong>la <strong>Stazione</strong> <strong>Sperimentale</strong> <strong>del</strong> <strong>Vetro</strong><br />

50<br />

Nesite<br />

per il Data Center<br />

<strong>del</strong>la Biblioteca<br />

Apostolica Vaticana<br />

Un percorso di vetro e luce<br />

L’interno <strong>del</strong> Data Center <strong>del</strong>la<br />

Biblioteca Apostolica Vaticana<br />

cambia veste grazie ai pavimenti<br />

sopraelevati Nesite.<br />

Il rifacimento totale <strong>del</strong>la pavimentazione<br />

- che si è reso necessario<br />

per sostituire un pavimento<br />

danneggiato - copre una superfi -<br />

cie di circa 200 mq. Sia per i 90<br />

mq adibiti ad uffi ci operativi che<br />

per la zona in cui vi sono macchinari<br />

e apparati tecnici (circa 100<br />

mq) sono stati utilizzati pannelli<br />

Nesite in solfato e laminato.<br />

Un percorso in vetro circonda<br />

il perimetro dei macchinari creando<br />

un “camminamento” per<br />

rendere esteticamente più bello<br />

l’intero progetto. I pannelli sono<br />

in vetro, e fanno parte <strong>del</strong>la linea<br />

High Class Nesite: nello<br />

specifi co, sono stati utilizzati<br />

10 pannelli in vetro trasparente<br />

a cui sono stati applicati degli<br />

“stencil” con il logo <strong>del</strong>la Biblioteca<br />

Apostolica Vaticana e<br />

altri 12, opachi e privi di scritte.<br />

Tutta la pavimentazione in vetro<br />

ha dimensioni di 600x600x26<br />

mm, con un’anima costituita<br />

da tre strati di vetro trasparente<br />

accostati tra loro con un fi lm<br />

in materiale plastico di spessore<br />

8+10+8 mm formanti un<br />

corpo unico di spessore 26mm,<br />

bordati perimetralmente in materiale<br />

plastico semirigido, autoestinguente<br />

e antiscricchiolio.<br />

Il progetto è nato per la digitalizzazione<br />

<strong>del</strong>l’archivio segreto e<br />

dei testi antichi conservati nella<br />

Biblioteca Apostolica Vaticana.<br />

Nel Data Center si immagazzinano<br />

dati di vario genere come,<br />

ad esempio, la registrazione <strong>del</strong><br />

controllo accessi ai tornelli, il<br />

controllo di contatti di posta<br />

elettronica ecc. Inoltre l’archivio<br />

sarà presto dotato di uno scanner<br />

di ultima generazione, capace<br />

di leggere testi di manoscritti e<br />

antiche pergamene non consultabili<br />

fi sicamente. Questo permetterà<br />

lo studio e il recupero di<br />

antichi testi, fotografando i documenti<br />

in profondità, superando<br />

circa 8 strati, per inviarli poi<br />

al Data Center per acquisizione.<br />

Per questo progetto l’azienda<br />

veneta ha tenuto conto non solo<br />

<strong>del</strong>l’aspetto tecnico, ma anche<br />

<strong>del</strong>le esigenze <strong>del</strong> cliente in termini<br />

di tempi di installazione e<br />

posa in opera: per non disturbare<br />

il consueto svolgimento lavorativo<br />

infatti, Nesite ha smontato il<br />

vecchio pavimento danneggiato<br />

in più tranche (circa 50 mq alla<br />

volta) per poi sostituirlo e installarlo<br />

senza creare disagi agli addetti<br />

ai lavori.<br />

Fonte: www.edilportale.com


dal mondo <strong>del</strong> vetro<br />

La Giunta <strong>del</strong> Comune di Rimini<br />

ha approvato il progetto per<br />

un “laboratorio a cielo aperto”<br />

che verrà realizzato a San Giuliano<br />

mare e che sarà fi nanziato,<br />

con 250.000 euro dei 300mila<br />

necessari, dalla Regione Emilia<br />

Romagna nel quadro <strong>del</strong> lavoro<br />

per la ridefi nizione <strong>del</strong>la legge<br />

regionale in materia di riduzione<br />

<strong>del</strong>l’inquinamento luminoso<br />

e risparmio energetico. Grazie<br />

a questo progetto sarà possibile<br />

per due anni applicare e sperimentare,<br />

confrontandole sul<br />

campo, le tecnologie più innovative<br />

nel campo <strong>del</strong>l’illuminazione<br />

pubblica esterna. Per l’assessore<br />

alle Politiche ambientali <strong>del</strong><br />

Comune di Rimini Sara Visintin<br />

si tratta di un progetto di grande<br />

importanza per la riqualifi cazione<br />

di tutta l’area: “Il progetto si<br />

Il corso <strong>del</strong> Gruppo Fenzi<br />

“Come scegliere i sigillanti per<br />

vetri isolanti e assicurare resistenza<br />

ed effi cienza energetica<br />

al sistema” è ora disponibile<br />

sul sito di AEC Daily’s Online<br />

Learning Center (OLC). Fenzi<br />

North America ha infatti realizzato<br />

un corso di apprendimento<br />

online disponibile gratuitamente<br />

per chiunque voglia imparare<br />

come scegliere in modo consapevole<br />

gli elementi di un vetro<br />

isolante, conoscere tutti i segreti<br />

dei singoli componenti, capirne<br />

le performance e inoltre usufruire<br />

dei crediti formativi correlati.<br />

integra con quanto stiamo facendo<br />

rispetto alla riqualifi cazione<br />

urbana e alla riduzione di consumi<br />

energetici <strong>del</strong>l’illuminazione<br />

pubblica. Il telecontrollo punto a<br />

punto, i LED e altre tecnologie in<br />

sperimentazione dovrebbero garantire<br />

risparmio, tutela ambientale,<br />

riqualifi cazione e fruibilità<br />

dei luoghi.” Il progetto prevede<br />

l’intervento su 557 punti luce<br />

con sostituzione di lampade al<br />

mercurio con lampade al sodio,<br />

ottimizzazione <strong>del</strong>la potenza<br />

installata, resa cromatica <strong>del</strong>le<br />

luci, installazione di nuovi punti<br />

luce, tutti guidati da sistemi di<br />

telecontrollo e telegestione.<br />

Per ulteriori informazioni:<br />

luceedesign@tecnichenuove.com<br />

Il corso è stato infatti approvato<br />

da Architects Institute of America<br />

(AIA), US Green Building<br />

Council (USGBC) e conferisce<br />

crediti formativi riconosciuti anche<br />

da molte altre associazioni<br />

per la progettazione e il design<br />

sostenibile.<br />

A certifi care l’autorevolezza <strong>del</strong><br />

programma è proprio l’AEC<br />

Daily’s Online Learning Center,<br />

l’organo di formazione<br />

<strong>del</strong>l’USGBC incaricato di promuovere<br />

lo sviluppo professionale<br />

<strong>del</strong>l’industria di costruzioni e<br />

dei professionisti LEED attraverso<br />

programmi di formazione permanente<br />

di alta qualità. Tra questi<br />

è ora disponibile anche il corso<br />

ideato e sviluppato da Fenzi.<br />

Rivista <strong>del</strong>la <strong>Stazione</strong> <strong>Sperimentale</strong> <strong>del</strong> <strong>Vetro</strong> 6-<strong>2012</strong><br />

Rimini,<br />

un Laboratorio<br />

per la luce<br />

Innovative tecnologie nel<br />

campo <strong>del</strong>l’illuminazione<br />

pubblica esterna<br />

Cresce l’impegno<br />

di Fenzi nella<br />

promozione <strong>del</strong>la<br />

tutela <strong>del</strong>l’ambiente<br />

Ha realizzato un corso di<br />

apprendimento online<br />

disponibile gratuitamente<br />

51


dal mondo <strong>del</strong> vetro<br />

6-<strong>2012</strong> Rivista <strong>del</strong>la <strong>Stazione</strong> <strong>Sperimentale</strong> <strong>del</strong> <strong>Vetro</strong><br />

52<br />

Accedere al corso di apprendimento<br />

online è molto semplice:<br />

basta infatti andare sul sito<br />

www.aecdaily.com/sponsor/fenzi<br />

e scegliere il corso ideato dal<br />

gruppo nella Tab Education;<br />

si può accedere al corso anche<br />

dalla home page <strong>del</strong> sito Fenzi<br />

www.fenzigroup.com o dal sito<br />

di Fenzi North America http://<br />

www.fenzi-na.com/fenzi_facts.php.<br />

L’utilizzo <strong>del</strong> programma è molto<br />

semplice; è inoltre possibile<br />

contattare un esperto per dubbi<br />

e spiegazioni. Per accedere al<br />

corso è necessario registrarsi e<br />

inserire una Exam Password per<br />

procedere con l’esame online;<br />

per ricevere il certifi cato che attesti<br />

il completamento <strong>del</strong> corso,<br />

basta seguire le istruzioni alla<br />

fi ne <strong>del</strong> programma.<br />

Il corso fornisce una panoramica<br />

<strong>del</strong>le caratteristiche che i sigillanti<br />

per i sistemi in vetrocamera<br />

devono fornire per assicurare<br />

performance di lungo termine,<br />

resistenza strutturale e durata. Al<br />

termine <strong>del</strong> programma i partecipanti<br />

saranno in grado di:<br />

• discutere sui sistemi in vetrocamera,<br />

con riferimento al risparmio<br />

energetico, alla performance<br />

termica di ogni singolo<br />

sistema e al comfort termico<br />

fornito a chi occupa le abitazioni,<br />

senza rinunciare alla luce naturale<br />

e alla vista <strong>del</strong>l’ambiente<br />

esterno;<br />

• identifi care le componenti di<br />

un sistema in vetrocamera e analizzare<br />

come contribuiscono al<br />

funzionamento complessivo <strong>del</strong><br />

sistema, sia in termini di performance<br />

energetiche, sia in termini<br />

di sicurezza nel montaggio;<br />

• identifi care e confrontare i di-<br />

versi tipi di sigillante e determinare<br />

le differenze principali tra<br />

sigillanti primari e secondari;<br />

• valutare le proprietà meccaniche<br />

e di resistenza di un sigillante<br />

e selezionare il prodotto<br />

appropriato per una specifi ca<br />

applicazione in modo tale che la<br />

performance termica <strong>del</strong> sistema<br />

non si riduca nel tempo.<br />

Per ulteriori informazioni:<br />

www.fenzigroup.com<br />

Press Offi ce:<br />

francesca.solera@<br />

ilfi lorossonline.it<br />

www.ilfi lorossonline.it


dal mondo <strong>del</strong> vetro<br />

L’azienda si è presentata alla<br />

fi era specialistica internazionale<br />

con un’ampia gamma di tecniche<br />

per la produzione e la realizzazione<br />

<strong>del</strong> vetro, e con una<br />

serie di interessanti innovazioni.<br />

In particolare, un nuovo e particolarmente<br />

effi ciente design di<br />

rivestimento per vetri isolanti:<br />

Silverstar Superselekt 35/14 T.<br />

L’aspetto <strong>del</strong>la protezione solare<br />

continua a rappresentare una<br />

grossa sfi da per la progettazio-<br />

ne degli edifi ci. Soprattutto nei<br />

Paesi in cui il sole splende più<br />

a lungo durante l’anno oppure<br />

in presenza di ampie fi nestre sul<br />

tetto, l’irraggiamento solare permanente<br />

ha una notevole infl uenza<br />

sullo sviluppo <strong>del</strong> calore negli<br />

ambienti interni. Le conseguenze<br />

sono note: i costi elevati per rinfrescare<br />

gli ambienti peggiorano<br />

il bilancio energetico, determinano<br />

emissioni superfl ue di CO 2<br />

e, non da ultimo, riducono nel<br />

lungo periodo il valore <strong>del</strong>l’immobile.<br />

Per questo in passato si<br />

è spesso fatto ricorso a misure<br />

protettive esterne, come lamine,<br />

persiane avvolgibili o veneziane,<br />

che tuttavia infl uiscono notevolmente<br />

sull’estetica <strong>del</strong>l’edifi cio.<br />

Una vera alternativa è offerta dai<br />

Rivista <strong>del</strong>la <strong>Stazione</strong> <strong>Sperimentale</strong> <strong>del</strong> <strong>Vetro</strong> 6-<strong>2012</strong><br />

EUROGLAS<br />

a Glasstec <strong>2012</strong><br />

Ha presentato il nuovo<br />

Silverstar Superselekt<br />

35/14 T<br />

53


dal mondo <strong>del</strong> vetro<br />

6-<strong>2012</strong> Rivista <strong>del</strong>la <strong>Stazione</strong> <strong>Sperimentale</strong> <strong>del</strong> <strong>Vetro</strong><br />

54<br />

Una vera alternativa è offerta dai<br />

più moderni vetri isolanti con<br />

rivestimenti intelligenti. La loro<br />

estrema effi cacia è rappresentata<br />

dal nuovo Silverstar Superselekt<br />

35/14 T. Il vetro di protezione<br />

solare di Euroglas dispone di un<br />

fattore solare (valore g) pari soltanto<br />

al 14%, che nella maggior<br />

parte dei casi rende superfl uo<br />

l’impiego di un’ulteriore protezione<br />

solare. Nonostante questo<br />

basso fattore solare, il vetro a<br />

doppio strato isolante garantisce<br />

un’eccezionale trasmissione <strong>del</strong>la<br />

luce, pari al 35%. Il rapporto<br />

estremo fra trasmissione <strong>del</strong>la<br />

luce e trasmissione <strong>del</strong>l’energia<br />

totale si esprime nel coeffi ciente<br />

di selettività (S). A questo proposito,<br />

il nuovo Silverstar Superselekt<br />

35/14 T raggiunge un<br />

valore di punta di S = 2,5. Ma<br />

anche il valore Ug, pari a 1,0 W/<br />

m2K, è degno di nota. Buono a<br />

sapersi, poiché in fi n dei conti<br />

anche nelle regioni con temperature<br />

medie elevate di notte può<br />

fare freddo!<br />

Oltre ai vantaggi tecnici, il nuovo<br />

design a strati convince per il suo<br />

“street appeal”, cioè la parte esterna<br />

<strong>del</strong> vetro. La bassa rifl essione<br />

esterna, pari soltanto al 14%, conferisce<br />

un aspetto di colore neutro<br />

e non appariscente. Silverstar<br />

Superselekt 35/14 T lascia quindi<br />

ampio spazio alla creatività per<br />

il design <strong>del</strong>la facciata e può<br />

inoltre essere combinato con<br />

ulteriori vetri di Euroglas. Con<br />

questo eccellente vetro di protezione<br />

solare non vengono posti<br />

limiti alla libertà di stile.<br />

Per ulteriori informazioni:<br />

info.euroglas@rolmail.net<br />

Uffi cio Stampa:<br />

SILVERSTAR@maipr.com


dal mondo <strong>del</strong> vetro<br />

Importante accordo di collaborazione<br />

tra l’Istituto Veneto di<br />

Scienze Lettere ed Arti e la Fondazione<br />

Musei Civici di Venezia<br />

sul tema <strong>del</strong> vetro e <strong>del</strong>la produzione<br />

vetraria muranese<br />

Premio Glass in Venice, giornate<br />

di studio sul vetro veneziano,<br />

sito internet dedicato e aggiornato<br />

sul tema, mostre ed eventi<br />

Porta il titolo di Glass in Venice<br />

l’importante accordo siglato<br />

tra l’Istituto Veneto di Scienze<br />

Lettere ed Arti e la Fondazione<br />

Musei Civici di Venezia, presentato<br />

uffi cialmente il 22 <strong>novembre</strong><br />

scorso a Palazzo Franchetti, in<br />

occasione <strong>del</strong>la cerimonia d’assegnazione<br />

<strong>del</strong>la prima edizione<br />

<strong>del</strong>l’omonimo riconoscimento<br />

- il “Premio Glass in Venice” -,<br />

tra le iniziative di questa nuova,<br />

strategica collaborazione.<br />

Già denso di contenuti e programmi,<br />

il progetto Glass in Venice<br />

è espressione <strong>del</strong>la volontà<br />

<strong>del</strong>le due importanti istituzioni<br />

veneziane di attivare una stretta<br />

collaborazione per un insieme<br />

di iniziative che valorizzino il<br />

patrimonio <strong>del</strong>l’arte vetraria a livello<br />

internazionale. L’obiettivo<br />

è rafforzare la città lagunare nel<br />

proprio imprescindibile ruolo di<br />

laboratorio culturale e d’incontro<br />

tra i maestri <strong>del</strong>la raffi nata<br />

arte muranese, gli artisti e le istituzioni,<br />

a livello internazionale.<br />

Glass in Venice è oggi per l’Istituto<br />

Veneto il naturale sviluppo<br />

<strong>del</strong>l’impegno rivolto sin dall’Ottocento<br />

all’arte e alla tecnica vetraria,<br />

rilanciato nel 2004 in occasione<br />

<strong>del</strong>la mostra “Vetri nel<br />

mondo”.<br />

Tra le attività culturali <strong>del</strong>l’Istituto<br />

<strong>del</strong>l’ultimo decennio, l’arte<br />

vetraria è stata protagonista di<br />

mostre, conferenze e, dallo scor-<br />

Rivista <strong>del</strong>la <strong>Stazione</strong> <strong>Sperimentale</strong> <strong>del</strong> <strong>Vetro</strong> 6-<strong>2012</strong><br />

Il progetto<br />

Glass in Venice<br />

Un percorso di vetro e luce<br />

55


dal mondo <strong>del</strong> vetro<br />

6-<strong>2012</strong> Rivista <strong>del</strong>la <strong>Stazione</strong> <strong>Sperimentale</strong> <strong>del</strong> <strong>Vetro</strong><br />

56<br />

so anno, seminari per specialisti.<br />

Tale impegno rientra nell’obiettivo<br />

<strong>del</strong>l’Istituto di saldare il proprio<br />

legame con la realtà veneziana<br />

e in particolare con la vita<br />

produttiva <strong>del</strong>la città, dove, per<br />

lunghi secoli, creatività artistica<br />

e innovazione tecnologica hanno<br />

fatto di Venezia, oltre che la città<br />

d’arte famosa in tutto il mondo,<br />

un centro di vita economica tra i<br />

maggiori in Europa.<br />

La Fondazione Musei Civici di<br />

Venezia, d’altra parte, con la direzione<br />

e la gestione <strong>del</strong> Museo<br />

<strong>del</strong> <strong>Vetro</strong> di Murano svolge un<br />

ruolo istituzionale primario nella<br />

conservazione e valorizzazione<br />

<strong>del</strong> patrimonio d’arte custodito<br />

e nel diffondere la conoscenza<br />

di questa antica espressione artistica,<br />

ma opera anche per preservare<br />

la memoria e la consapevolezza<br />

<strong>del</strong>la centralità <strong>del</strong>l’arte<br />

vetraria nell’identità veneziana.<br />

Istituito ancora nel 1861 con funzioni<br />

iniziali d’archivio e ricono-<br />

sciuto ora tra le realtà espositive<br />

più interessanti nel circuito internazionale,<br />

il museo muranese<br />

sarà oggetto a breve di un importante<br />

intervento d’ampliamento<br />

e di un nuovo, conseguente progetto<br />

museologico. Una realtà<br />

che, attraverso la Fondazione,<br />

vuole essere punto di riferimento<br />

importante sul tema, anche in<br />

rapporto al mondo produttivo,<br />

<strong>del</strong>la formazione e <strong>del</strong>la ricerca,<br />

sviluppando relazioni con tutti i<br />

diversi interlocutori operanti in<br />

quest’ambito.<br />

L’accordo siglato da Gian Antonio<br />

Danieli, presidente <strong>del</strong>l’Istituto<br />

Veneto di Scienze Lettere<br />

ed Arti, e da Walter Hartsarich,<br />

presidente <strong>del</strong>la Fondazione<br />

Musei Civici di Venezia, prevede<br />

dunque alcune importanti forme<br />

di sinergia: un’azione condivisa<br />

per quanto riguarda le edizioni<br />

future <strong>del</strong> Premio e <strong>del</strong>le Giornate<br />

di studio sul vetro veneziano,<br />

una collaborazione nel promuovere<br />

le importanti mostre d’arte<br />

Da sinistra: Walter Hartsarich, presidente <strong>del</strong>la Fondazione Musei Civici<br />

di Venezia, e Gian Antonio Danieli, presidente <strong>del</strong>l’Istituto Veneto di Scienze<br />

Lettere ed Arti


dal mondo <strong>del</strong> vetro<br />

Da sinistra: Walter Hartsarich, Gabriella Belli, Pier Francesco Ghetti,<br />

Gian Antonio Danieli, Chiara Squarcina, Sandro Franchini<br />

vetraria tenute da ciascuna e, in<br />

particolare, la creazione di un<br />

sito internet aggiornato e interagente<br />

sul tema, grazie anche alla<br />

collaborazione con musei, centri<br />

di ricerca, imprese industriali e<br />

commerciali note per l’impegno<br />

adottato nella promozione <strong>del</strong><br />

vetro.<br />

Il sito - i cui contenuti saranno<br />

valutati da un comitato scientifi -<br />

co composto da Rosa Barovier,<br />

Sandro Pezzoli, Chiara Squarcina,<br />

Lino Tagliapietra, Cristina<br />

Tonini, Marco Verità - ambisce<br />

a divenire una sede autorevole<br />

di informazione e di documentazione<br />

sul vetro veneziano e sulla<br />

produzione d’arte vetraria internazionale:<br />

uno strumento valido e<br />

accessibile, a disposizione <strong>del</strong> più<br />

largo pubblico internazionale.<br />

Il Premio “Glass in Venice”<br />

Prima edizione<br />

La prima edizione <strong>del</strong> Premio<br />

“Glass in Venice” viene assegnata<br />

dall’Istituto Veneto di<br />

Scienze Lettere ed Arti al maestro<br />

muranese Pino Signoretto,<br />

la cui perizia e raffi natezza tecnica<br />

è nota a livello internazionale,<br />

e a Bertil Vallien, l’artista svedese<br />

le cui opere in vetro sono<br />

esposte nei maggiori musei d’arte<br />

contemporanea <strong>del</strong> mondo e<br />

<strong>del</strong> quale è attualmente in corso<br />

una mostra a palazzo Franchetti,<br />

sede <strong>del</strong>l’Istituto. Al premio si è<br />

associata la Fondazione Musei<br />

Civici di Venezia.<br />

Il Premio intende essere un riconoscimento<br />

di prestigio ad artisti<br />

o a maestri <strong>del</strong> vetro che si siano<br />

particolarmente distinti con la<br />

loro opera lavorando nel grande<br />

solco <strong>del</strong>la tradizione muranese,<br />

oppure, nel mondo, attraverso<br />

scuole e tecniche diverse.<br />

Con questa iniziativa si intende<br />

segnalare come Venezia, grazie<br />

Rivista <strong>del</strong>la <strong>Stazione</strong> <strong>Sperimentale</strong> <strong>del</strong> <strong>Vetro</strong> 6-<strong>2012</strong><br />

57


dal mondo <strong>del</strong> vetro<br />

6-<strong>2012</strong> Rivista <strong>del</strong>la <strong>Stazione</strong> <strong>Sperimentale</strong> <strong>del</strong> <strong>Vetro</strong><br />

58<br />

a Murano, sia non solo il famoso<br />

e nobile centro di una raffi nata<br />

arte e di una prodigiosa tecnica<br />

vetraria, che si perpetua con<br />

l’opera di valenti maestri e di<br />

artisti, ma sia anche la città alla<br />

quale moltissimi grandi maestri<br />

di rilievo internazionale guardano<br />

con ammirazione e rispetto,<br />

anche se le loro opere sono state<br />

eseguite con tecniche diverse<br />

da quella muranese. Il Premio, a<br />

cadenza annuale, farà parte integrante<br />

di “Glass in Venice”.<br />

Uffi cio Stampa:<br />

Istituto Veneto di Scienze<br />

Lettere ed Arti<br />

annazemella@annazeta.it<br />

Fondazione Musei Civici<br />

di Venezia<br />

press@fmcvenezia.it<br />

Giornate di studio sul vetro<br />

veneziano. Il XVII secolo<br />

Seconda edizione<br />

Venezia<br />

27 febbraio - 1 marzo 2013<br />

Giunge alla seconda edizione il<br />

corso di alta formazione promosso<br />

dall’Istituto Veneto di Scienze<br />

Lettere ed Arti “Giornate di<br />

Studio sul vetro veneziano”.<br />

Rivolto a conservatori di musei,<br />

collezionisti ed esperti, si svolgerà<br />

a Venezia dal 27 febbraio<br />

all’1 marzo 2013, con il coinvolgimento<br />

di prestigiose istituzioni<br />

locali e internazionali.<br />

Alle Giornate di Studio ha aderito<br />

la Fondazione Musei Civici<br />

di Venezia, partner <strong>del</strong>l’Istituto<br />

Veneto nel progetto “Glass in<br />

Venice”. Le Giornate sono patrocinate<br />

inoltre dal Corning<br />

Museum of Glass, dall’Ecole<br />

du Louvre, dall’Institut national<br />

du patrimoine e dal Victoria &<br />

Albert Museum; si svolgono in<br />

collaborazione con AIHV - Association<br />

Internationale pour<br />

l’Histoire du Verre, Comitato<br />

Nazionale Italiano; LAMA - Laboratorio<br />

Analisi Materiali Antichi<br />

<strong>del</strong>l’Università IUAV; Museo<br />

<strong>del</strong> <strong>Vetro</strong> - Fondazione Musei<br />

Civici Venezia; con la partecipazione<br />

<strong>del</strong>l’Uffi cio Regionale<br />

<strong>del</strong>l’UNESCO per la Scienza e<br />

la Cultura in Europa - Venezia e<br />

con il patrocinio <strong>del</strong>la Regione<br />

<strong>del</strong> Veneto.<br />

Si tratta di un’iniziativa unica<br />

nel suo genere, che ha destato<br />

già dalla sua prima edizione interesse<br />

a livello internazionale.<br />

Tra i partecipanti <strong>del</strong>lo scorso<br />

anno si segnala, infatti, la presenza<br />

di collezionisti ed esper


dal mondo <strong>del</strong> vetro<br />

ti provenienti dal Musée du<br />

Louvre; dallo State Offi ce for<br />

the Preservation of Historical<br />

Monuments in Basel; dal Center<br />

for Research and Restoration of<br />

the French Museums, Paris; dalla<br />

Nottingham University; dalla<br />

Soprintendenza <strong>del</strong> patrimonio<br />

culturale <strong>del</strong>la Regione Rhenania,<br />

Pulheim-Köln; dal Victoria<br />

& Albert Museum, London;<br />

dall’University of Applied Arts,<br />

Wien; dalla Masaryk University<br />

di Brno; dall’University of Applied<br />

Sciences di Erfurt.<br />

Tra le presenze italiane, collezionisti<br />

ed esperti provenienti dal<br />

mondo universitario, dal Museo<br />

Poldi Pezzoli di Milano e dal Fai<br />

- Fondo Ambiente Italiano.<br />

Il programma <strong>del</strong>le “Giornate<br />

2013” approfondisce i temi<br />

riguardanti il vetro veneziano<br />

<strong>del</strong> 1600 circa, a proseguimento<br />

<strong>del</strong> precedente corso sul vetro<br />

rinascimentale. Le lezioni saranno<br />

costituite da un’introduzione<br />

di carattere generale, per poi<br />

passare allo studio diretto <strong>del</strong>le<br />

tecniche e <strong>del</strong>le opere, favorendo<br />

gli interventi e le presentazioni<br />

da parte dei partecipanti. Tra gli<br />

argomenti trattati: elementi di carattere<br />

storico e storico-artistico;<br />

materie prime e tecniche fusorie<br />

e tecniche di lavorazione; archeometria;<br />

conservazione e restauro.<br />

I seminari saranno integrati dalla<br />

visita al Museo Vetrario di<br />

Murano e da dimostrazioni pratiche<br />

in fornace. Le lezioni e la<br />

discussione si terranno in lingua<br />

inglese; gli interventi che saranno<br />

presentati in lingua italiana<br />

verranno tradotti in inglese dai<br />

curatori dei seminari.<br />

I docenti sono: Rosa Barovier<br />

Mentasti, tra le più note studiose<br />

<strong>del</strong>la storia vetraria veneziana<br />

antica e moderna, curatrice di<br />

pubblicazioni e mostre a livello<br />

internazionale; William Gudenrath,<br />

resident advisor per lo<br />

Studio <strong>del</strong> Corning Museum of<br />

Glass, maestro vetraio, studioso<br />

e docente <strong>del</strong>le tecniche di lavorazione;<br />

Corinna Mattiello,<br />

esperta di restauro archeologico,<br />

collabora con Fondazioni, Musei<br />

e Soprintendenze <strong>del</strong>la regione,<br />

nei settori prevalentemente<br />

<strong>del</strong> restauro <strong>del</strong> vetro oltre che<br />

<strong>del</strong>le orefi cerie sacre e di grandi<br />

bronzi; Lino Tagliapietra, maestro<br />

vetraio e il più infl uente<br />

artista <strong>del</strong> vetro italiano noto a<br />

livello internazionale; Cristina<br />

Tonini, <strong>del</strong> consiglio direttivo<br />

<strong>del</strong>la sezione italiana <strong>del</strong>l’Association<br />

Internationale Histoire<br />

du Verre, curatrice di cataloghi e<br />

pubblicazioni dedicati al vetro;<br />

Marco Verità, chimico, membro<br />

di varie organizzazioni internazionali<br />

riguardanti il vetro, dal<br />

2009 collabora con il Laboratorio<br />

di Analisi Materiali Antichi<br />

LAMA <strong>del</strong>l’Università IUAV di<br />

Venezia.<br />

Il Comitato scientifi co è composto<br />

da: Rosa Barovier Mentasti,<br />

storica <strong>del</strong> vetro; Lorenzo Lazzarini,<br />

LAMA-Università IUAV<br />

di Venezia; Sandro Pezzoli, collezionista;<br />

Lino Tagliapietra,<br />

artista e maestro vetraio; Marco<br />

Verità, LAMA-Università IUAV<br />

di Venezia.<br />

Le domande di partecipazione<br />

dovranno essere inviate via<br />

e-mail (ivsla@istitutoveneto.it)<br />

entro il 15 <strong>dicembre</strong> <strong>2012</strong>, accompagnate<br />

dal curriculum, nel<br />

Rivista <strong>del</strong>la <strong>Stazione</strong> <strong>Sperimentale</strong> <strong>del</strong> <strong>Vetro</strong> 6-<strong>2012</strong><br />

59


dal mondo <strong>del</strong> vetro<br />

6-<strong>2012</strong> Rivista <strong>del</strong>la <strong>Stazione</strong> <strong>Sperimentale</strong> <strong>del</strong> <strong>Vetro</strong><br />

60<br />

quale venga messo in evidenza<br />

l’interesse per la materia e gli<br />

studi precedentemente compiuti<br />

nel settore.<br />

Le domande verranno esaminate<br />

dal Comitato scientifi co che<br />

compirà una selezione sulla base<br />

dei titoli presentati e <strong>del</strong>le motivazioni<br />

indicate. Nella selezione<br />

si cercherà di favorire la partecipazione<br />

di candidati provenienti<br />

da paesi e ambienti culturali diversi.<br />

I partecipanti si impegneranno<br />

a frequentare tutti i corsi,<br />

seminari e visite in programma.<br />

Al termine, verrà rilasciato un<br />

attestato di partecipazione.<br />

Il numero dei posti disponibili è<br />

limitato e non superiore a 30. È<br />

richiesta una quota di iscrizione<br />

di 300 €.<br />

I partecipanti provvederanno a<br />

loro spese al viaggio e alla permanenza<br />

a Venezia. L’Istituto<br />

provvederà all’organizzazione<br />

dei corsi, al viaggio a Murano<br />

e alla visita al Museo Vetrario<br />

e alle dimostrazioni pratiche in<br />

fornace a Murano.<br />

Due posti potranno essere assegnati<br />

senza il versamento <strong>del</strong>la<br />

quota di iscrizione a giovani<br />

dottori o dottorandi di ricerca<br />

che ne facciano domanda e il cui<br />

curriculum corrisponda agli studi<br />

oggetto <strong>del</strong>le Giornate.<br />

Un posto sarà riservato, senza<br />

pagamento <strong>del</strong>la quota di iscrizione,<br />

ad un partecipante proveniente<br />

dall’area <strong>del</strong> Sud-Est<br />

Europa, selezionato in collaborazione<br />

con l’Uffi cio UNESCO<br />

di Venezia.<br />

Per ulteriori informazioni:<br />

Istituto Veneto di Scienze,<br />

Lettere ed Arti<br />

San Marco 2945<br />

30124 VENEZIA (Italia)<br />

tel. 0412407711<br />

ivsla@istitutoveneto.it

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