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BRASILE, Belo Horizonte, iniziative di Rosetta Brambilla - avsi

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“ADESSO, FIGLIA MIA, IO SONO UNA PERSONA”<br />

Quando ero piccolina guardavo le persone che sapevano parlare, che vestivano<br />

abiti molto belli, mentre io usavo sempre gli scarti, non riesco nemmeno a <strong>di</strong>re come<br />

erano le mie cose, ma guardavo quella gente e pensavo: “Mamma mia! Loro sono<br />

persone, ed io che cosa sono?”<br />

Io non lo sapevo, non riuscivo a capire che cosa ero; lavoravo molto in campagna,<br />

mio padre non faceva altro che litigare e sgridare. Quando ero ancora adolescente,<br />

mentre mi recavo a lavoro un uomo mi ha fatto del male, io non sapevo ciò che<br />

stava succedendo, sono arrivata in casa e ho pianto molto. L’ho raccontato a mio<br />

padre che mi ha detto: “Non m’interessa come è successo, qui nella mia casa tu<br />

non rimani” e mi ha mandato via.<br />

E’ stato così che sono arrivata a <strong>Belo</strong> <strong>Horizonte</strong>, sono scesa alla stazione e sono<br />

rimasta lì per giorni e giorni, come una men<strong>di</strong>cante, fino a che alcuni poliziotti mi<br />

hanno trovata e mi hanno chiesto se avevo qualche parente che abitasse qui; ho<br />

risposto che abitava qui la sorella <strong>di</strong> mio padre e ho dato loro il suo nome. I poliziotti<br />

l’hanno trovata e quando siamo arrivati là lei ha confermato che era mia zia e mi ha<br />

fatto rimanere a casa sua fino a che mia figlia non è nata ed io ho iniziato a cercare<br />

un lavoro. Ho sofferto le pene dell’inferno, ho lavorato senza essere pagata, molta<br />

gente si è approfittata <strong>di</strong> me. Ho conosciuto un uomo con il quale poi mi sono<br />

sposata ed ho avuto dei figli pensando che fosse la mia salvezza; ma in verità lui<br />

beveva molto, mi picchiava e maltrattava le mie figlie, era solo sofferenza e<br />

vivevamo ospiti <strong>di</strong> casa in casa.<br />

Quando qui era ancora solo un lotto <strong>di</strong> terreno, la mia amica Cleuza mi ha avvisato<br />

che avrebbe aperto l’asilo e mi ha detto che c’era la possibilità <strong>di</strong> iscrivervi i miei<br />

figli. Io non avevo una casa, mio marito era cattivo, ero incinta <strong>di</strong> Sâmara e pativo la<br />

fame. Tutto quello che guadagnavo lo spendevo per il cibo e anche se io non ero<br />

nessuno, Cleuza mi ha presentato a <strong>Rosetta</strong> che mi ha subito garantito un posto<br />

per i miei figli. Prima ancora che l’asilo aprisse <strong>Rosetta</strong>, insieme a Silvana ed Eliana<br />

due ragazze che vi avrebbero lavorato, sono venute a trovarmi a casa. Vivevo in<br />

con<strong>di</strong>zioni molto precarie ospite a casa <strong>di</strong> mia cognata, con un marito che si<br />

<strong>di</strong>mostrava sempre più violento e dopo che se ne sono andate ho pensato: “Solo<br />

Dio poteva mandarmi questi angeli nella mia vita”.<br />

Subito dopo abbiamo avuto la possibilità <strong>di</strong> occupare un terreno per poterci poi<br />

costruire una casa. Non avevamo ancora niente, non c’era né luce né acqua e<br />

questi angeli mi hanno aiutato ad avere una casa tutta mia. Sono state persone che<br />

mi hanno aiutato a desiderare e ad amare la vita perché io volevo morire.<br />

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