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10<br />
Björk<br />
Volta<br />
Polydor<br />
elettronica / ****<br />
Urla e grida dalle profond<strong>it</strong>à della terra, le sue viscere più intime e delicate. Etnia<br />
vulcanica scava fino alla nuda carne del mondo. Björk rinnova la sua ricerca sonora,<br />
confermando alcune collaborazioni (Mark Bell, Mike “Spike” Stent) e varandone di<br />
nuove (Timbaland alla produzione, Antony, Damian Taylor, Toumani Diabate, Konono<br />
n° 1); torna ad usare la sua voce come un arpa, adagiandola su raffinate stratificazioni<br />
di elettronica e strumentazioni come part<strong>it</strong>ure d’orchestra. Björk è passionale: ora<br />
calma, ora agguerr<strong>it</strong>a, nel parlare d’amore, l’eterna fiamma (The Dull Flame of<br />
Destre Commovente!, I See Who You Are), dei disastri ambientali (Earth Intruders), o<br />
di patriottismo (Declare Independence), salpando su una barca condotta grazie al<br />
soffiare di venti nordici che naviga spaccando ghiacci con rumori ancestrali all’origine<br />
di nostra Madre Terra. Volta è energia, vibrazione profonda; tocca nel vivo, infondo,<br />
fino alla colonna vertebrale!<br />
Diego “Dieghost” Brancasi<br />
Valérie Leulliot<br />
Caldeira<br />
Village Vert<br />
pop / ***<br />
Ci si aspetta molto e niente da dischi come<br />
questi. Valérie Leulliot è la cantante degli<br />
Autour de Lucie, band francese a cui<br />
sono particolarmente affezionato. L’usc<strong>it</strong>a<br />
del suo primo album solista ha sort<strong>it</strong>o in<br />
me la stessa curios<strong>it</strong>à del debutto senza<br />
Portishead di Beth Gibbons. E le aspettative<br />
non sono state affatto trad<strong>it</strong>e. La musica<br />
viene sbucciata come fosse un frutto,<br />
liberata da strati che lasciano affiorare<br />
polpa. E poi ancora più giù fino al cuore,<br />
al nocciolo della questione. La voce di<br />
Valérie è pienamente in sintonia con<br />
l’afflato francese, popolo innamorato delle<br />
chanteuse. La mano di Miossec, re mida<br />
della musica francese, si sente e fa bene,<br />
a un disco che pur muovendosi nei canoni<br />
del new folk francese, devia verso altri lidi<br />
per scelta di soluzioni, arrangiamenti e<br />
strumenti. E si resta appesi, affascinati dalla<br />
sua voce, attaccati a brani che riscaldano,<br />
entrano e implodono, proprio come la<br />
Calderia t<strong>it</strong>olo del disco e fenomeno<br />
naturale di implosione sotterranea in un<br />
KeepCool<br />
vulcano. E forse la musica di Valérie è un<br />
po’ così: un movimento interno caldo e<br />
silenzioso.<br />
(O.P.)<br />
Jinka’ percussion orchestra<br />
Da Groove<br />
Life gate music<br />
r<strong>it</strong>mo / ***<br />
Se pensiamo al r<strong>it</strong>mo pensiamo all’Africa, al<br />
Brasile, al funk e al soul. Da groove ha in sé<br />
tutte queste anime e le miscela in un gioco<br />
di c<strong>it</strong>azioni ed esplorazioni in cui il r<strong>it</strong>mo è<br />
l’asse fortunato. Esce dalla scuderia di Life<br />
gate, questo progetto <strong>it</strong>aliano che esplora<br />
il “beat”, il batt<strong>it</strong>o partendo dal tribale per<br />
arrivare al drum and bass. World music,<br />
etnica, poco importano le definizioni, quello<br />
che salta sub<strong>it</strong>o all’orecchio è la qual<strong>it</strong>à dei<br />
musicisti coinvolti, la misura e la ricchezza,<br />
allo stesso tempo, degli arrangiamenti, gli<br />
osp<strong>it</strong>i di tutto rispetto coinvolti (Daniele<br />
Sepe, Amaury Cambuzat degli Ulan<br />
Bator). Un’orchestra di 12 elementi divisa<br />
tra strumenti elettrici e percussioni unisce<br />
spir<strong>it</strong>o tribale e modern<strong>it</strong>à. Quello che<br />
traspare dalle tracce è la passione per<br />
tutto ciò che è black. Tradizioni r<strong>it</strong>miche<br />
diverse si intrecciano dimostrando la loro<br />
affin<strong>it</strong>à di base, il loro perdersi per poi<br />
r<strong>it</strong>rovarsi. Alcuni “groove” sono trascinanti,<br />
manca ogni tanto il guizzo, la sorpresa ma<br />
il complesso dell’operazione finisce per<br />
convincere e divertire.<br />
(O.P.)<br />
120 Days<br />
120 Days<br />
Smalltownsupersound<br />
sinth pop / ****<br />
C’è aria di Germania<br />
in Norvegia.<br />
Ci sono le<br />
r<strong>it</strong>miche matematiche<br />
un po’<br />
Kraut in questa<br />
band Nord europea.<br />
Ma c’è anche<br />
il suono dei Primal<br />
Scream,<br />
dei New Order,<br />
c’è l’Inghilterra.<br />
I Depeche mode, gli anni 80, i 90, il presente<br />
e un accenno di futuro. primi in classifica<br />
nel loro paese e sembra un miracolo o<br />
forse solo la conferma che da quelle parti<br />
masticano solo musica buona. 120 Days<br />
non può mancare in una buona discoteca<br />
rock o in un dancefloor alternativo che si<br />
rispetti. In sintonia con i trend, interessante,<br />
acerbo quanto basta, potente quanto