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18<br />

Dagli anni 80 a oggi Giorgio Canali ha rappresentato e rappresenta<br />

un elemento chiave del rock Italiano. Prima dietro in comandi<br />

di gente come i L<strong>it</strong>fiba (quelli buoni), poi ancora nei CCCP e nei<br />

Csi. Una carriera come produttore di band come i Marlene Kuntz,<br />

il Santo Niente e ancora l’esperienza solista che lo vede affiancato<br />

dai Rossofuoco. Esce in questi giorni Tutti contro tutti.<br />

La sincer<strong>it</strong>à, quella sbattuta in faccia senza mezzi termini sembra<br />

restare caratteristica portante dei tuoi testi. Cosa ti fa arrabbiare?<br />

Cosa ti indigna?<br />

La rassegnazione mi fa incazzare, chi si accorge che ci stanno<br />

fregando e fa finta di nulla perché tanto “che ci vuoi fare”…<br />

Questo mi fa imbufalire ancora di più di quelli che, accorgendosi<br />

che ci stanno fregando, fanno finta di nulla perché gli conviene o<br />

perché sperano di finire, in qualche maniera, nel numero ristretto<br />

degli “eletti” che fregano gli altri… poi ci sono gli idioti: quelli che<br />

non si accorgono che ce lo stanno mettendo in quel posto e, se<br />

cerchi di avvisarli, prendono te per un idiota… Last but not least…<br />

(e qui arriviamo nel mio piccolo mondo autistico) ecco le teste di<br />

cazzo, ovvero coloro che, automaticamente, nel momento in cui<br />

in una canzone si affronta un argomento che sfiora il sociale, non<br />

importa in che maniera e in che ottica, ti dà del retorico e del<br />

populista… Questo per ciò che riguarda il “cosa mi fa arrabbiare”,<br />

in risposta alla seconda parte della domanda posso solo dire<br />

che l’indignazione è un sentimento che non mi appartiene<br />

perché, fondamentalmente, la r<strong>it</strong>engo una forma mentale del<br />

qualunquismo…<br />

Qual è il filo conduttore di questo Tutti contro tutti?<br />

Banalmente ti rispondo: “la rabbia”. Se non ci si vuole fermare<br />

alla prima definizione, posso dire che molte delle parole cadute a<br />

pioggia sulle atmosfere musicali di Rossofuoco nell’ultimo lavoro,<br />

sono legate alla dedica sul retro di copertina del cd: “A Federico<br />

Aldrovandi, 1987-2005”, dedica che si estende anche a Patrizia,<br />

madre ostinata e tutt’altro che rassegnata, e all’associazione<br />

Ver<strong>it</strong>à per Aldo. Federico era un ragazzo appena diciottenne che,<br />

una notte, tornando a casa, ha scelto la strada sbagliata, questo è<br />

l’indirizzo su internet per saperne di più: http://federicoaldrovandi.<br />

blog.kata<strong>web</strong>.<strong>it</strong>/federico_aldrovandi/<br />

Sembra che l’imbast<strong>it</strong>ura musicale dell’album sottolinei, o<br />

comunque sia parte integrante del messaggio, diretta, essenziale<br />

sincera. L’importante è l’obiettivo?<br />

C’è, tra coloro che fanno musica, chi prova smisurato piacere<br />

nel concepire ed eseguire intrecci ricercati, invidio quelli che<br />

riescono a trasmettere emozioni profonde in questa maniera, ma<br />

sono pochissimi… dal canto mio penso che quattro accordi di<br />

merda e un migliaio di parole<br />

ancora peggio, comunichino<br />

meglio il mio/nostro stato<br />

d’animo e, se permetti, per<br />

noi è molto più facile divertirci<br />

suonando dal vivo cose che<br />

anche un bambino riesce<br />

ad eseguire… quello che<br />

cerchiamo, è creare ambienti<br />

sonori che, in qualche modo,<br />

emozionino chi ascolta come<br />

emozionano noi… Comunque<br />

sia le tess<strong>it</strong>ure armoniche di<br />

Rossofuoco non sono poi così<br />

elementari… prova a scriverle sul pentagramma…<br />

Nei panni di musicista e di produttore hai visto tanto. Qual è il tuo<br />

parere oggi? Dopo il miracolo indie degli anni 90 di cui sei stato un<br />

protagonista. Cosa è rimasto?<br />

Quello che resta, mer<strong>it</strong>a di esserci. Comunque sia, è tutta la v<strong>it</strong>a che<br />

sento esprimere nostalgia per la musica del decennio precedente<br />

e, di decenni precedenti da rimpiangere, in cinquant’anni di v<strong>it</strong>a,<br />

ne ho visti almeno quattro.<br />

Per te oggi la musica è terapeutica? C’è speranza alla fine o solo<br />

rabbia?<br />

Ho ricominciato a scrivere canzoni per me, dopo qualche anno<br />

di pausa dalle mie avventure precedenti, durante il periodo dei<br />

C.S.I. di Linea Gotica, consideravo lo scrivere una specie di terapia<br />

preventiva contro il cancro… sputare fuori ciò che ti tormenta<br />

aiuta a fare sentire meglio la tua testa e il tuo corpo. Toccando<br />

ferro (per essere educati), sembra che funzioni… la mia v<strong>it</strong>a non<br />

è un modello di salutismo quindi, o è solo fortuna, o è la terapia<br />

giusta… Speranza? Roba da preti… e quanto mi fanno incazzare<br />

i preti…<br />

Questo numero del giornale è dedicato ai festival estivi. Che<br />

rapporto hai con queste maratone musicali?<br />

Quelli che mi inv<strong>it</strong>ano sono una figata, gli altri fanno cacare… A<br />

parte le battute idiote, i festival, dal più piccolo al più grande,<br />

sono la maniera giusta per ricreare una voglia di vivere la musica<br />

assieme agli altri e un ambiente fertile per i movimenti creativi a<br />

venire… ci sono troppe cose che fanno concorrenza alla musica<br />

dal vivo e che distraggono le nuove generazioni, per questo<br />

penso che ogni manifestazione di questo tipo sia una benedizione<br />

per questo mondo e non sto parlando solo di quello musicale.<br />

Fedele al verbo del rock, ma c’è qualcosa che musicalmente<br />

devia da quello che suoni e che ti piace ascoltare una volta a<br />

casa?<br />

La musica “classica” mi fa furiosamente incazzare, la musica<br />

“contemporanea” mi innervosisce e dopo picchio i bambini che<br />

non ho, il jazz mi fa venire i brufoli, l’etno e il folk scatenano in me<br />

ondate di razzismo fanatico che Borghezio mi fa ridere, la musica<br />

leggera mi diverte una volta su un milione… Quando metto un<br />

disco nel lettore, è sempre un disco che puzza di elettric<strong>it</strong>à, è più<br />

forte di me.<br />

Osvaldo Piliego

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