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Dagli anni 80 a oggi Giorgio Canali ha rappresentato e rappresenta<br />
un elemento chiave del rock Italiano. Prima dietro in comandi<br />
di gente come i L<strong>it</strong>fiba (quelli buoni), poi ancora nei CCCP e nei<br />
Csi. Una carriera come produttore di band come i Marlene Kuntz,<br />
il Santo Niente e ancora l’esperienza solista che lo vede affiancato<br />
dai Rossofuoco. Esce in questi giorni Tutti contro tutti.<br />
La sincer<strong>it</strong>à, quella sbattuta in faccia senza mezzi termini sembra<br />
restare caratteristica portante dei tuoi testi. Cosa ti fa arrabbiare?<br />
Cosa ti indigna?<br />
La rassegnazione mi fa incazzare, chi si accorge che ci stanno<br />
fregando e fa finta di nulla perché tanto “che ci vuoi fare”…<br />
Questo mi fa imbufalire ancora di più di quelli che, accorgendosi<br />
che ci stanno fregando, fanno finta di nulla perché gli conviene o<br />
perché sperano di finire, in qualche maniera, nel numero ristretto<br />
degli “eletti” che fregano gli altri… poi ci sono gli idioti: quelli che<br />
non si accorgono che ce lo stanno mettendo in quel posto e, se<br />
cerchi di avvisarli, prendono te per un idiota… Last but not least…<br />
(e qui arriviamo nel mio piccolo mondo autistico) ecco le teste di<br />
cazzo, ovvero coloro che, automaticamente, nel momento in cui<br />
in una canzone si affronta un argomento che sfiora il sociale, non<br />
importa in che maniera e in che ottica, ti dà del retorico e del<br />
populista… Questo per ciò che riguarda il “cosa mi fa arrabbiare”,<br />
in risposta alla seconda parte della domanda posso solo dire<br />
che l’indignazione è un sentimento che non mi appartiene<br />
perché, fondamentalmente, la r<strong>it</strong>engo una forma mentale del<br />
qualunquismo…<br />
Qual è il filo conduttore di questo Tutti contro tutti?<br />
Banalmente ti rispondo: “la rabbia”. Se non ci si vuole fermare<br />
alla prima definizione, posso dire che molte delle parole cadute a<br />
pioggia sulle atmosfere musicali di Rossofuoco nell’ultimo lavoro,<br />
sono legate alla dedica sul retro di copertina del cd: “A Federico<br />
Aldrovandi, 1987-2005”, dedica che si estende anche a Patrizia,<br />
madre ostinata e tutt’altro che rassegnata, e all’associazione<br />
Ver<strong>it</strong>à per Aldo. Federico era un ragazzo appena diciottenne che,<br />
una notte, tornando a casa, ha scelto la strada sbagliata, questo è<br />
l’indirizzo su internet per saperne di più: http://federicoaldrovandi.<br />
blog.kata<strong>web</strong>.<strong>it</strong>/federico_aldrovandi/<br />
Sembra che l’imbast<strong>it</strong>ura musicale dell’album sottolinei, o<br />
comunque sia parte integrante del messaggio, diretta, essenziale<br />
sincera. L’importante è l’obiettivo?<br />
C’è, tra coloro che fanno musica, chi prova smisurato piacere<br />
nel concepire ed eseguire intrecci ricercati, invidio quelli che<br />
riescono a trasmettere emozioni profonde in questa maniera, ma<br />
sono pochissimi… dal canto mio penso che quattro accordi di<br />
merda e un migliaio di parole<br />
ancora peggio, comunichino<br />
meglio il mio/nostro stato<br />
d’animo e, se permetti, per<br />
noi è molto più facile divertirci<br />
suonando dal vivo cose che<br />
anche un bambino riesce<br />
ad eseguire… quello che<br />
cerchiamo, è creare ambienti<br />
sonori che, in qualche modo,<br />
emozionino chi ascolta come<br />
emozionano noi… Comunque<br />
sia le tess<strong>it</strong>ure armoniche di<br />
Rossofuoco non sono poi così<br />
elementari… prova a scriverle sul pentagramma…<br />
Nei panni di musicista e di produttore hai visto tanto. Qual è il tuo<br />
parere oggi? Dopo il miracolo indie degli anni 90 di cui sei stato un<br />
protagonista. Cosa è rimasto?<br />
Quello che resta, mer<strong>it</strong>a di esserci. Comunque sia, è tutta la v<strong>it</strong>a che<br />
sento esprimere nostalgia per la musica del decennio precedente<br />
e, di decenni precedenti da rimpiangere, in cinquant’anni di v<strong>it</strong>a,<br />
ne ho visti almeno quattro.<br />
Per te oggi la musica è terapeutica? C’è speranza alla fine o solo<br />
rabbia?<br />
Ho ricominciato a scrivere canzoni per me, dopo qualche anno<br />
di pausa dalle mie avventure precedenti, durante il periodo dei<br />
C.S.I. di Linea Gotica, consideravo lo scrivere una specie di terapia<br />
preventiva contro il cancro… sputare fuori ciò che ti tormenta<br />
aiuta a fare sentire meglio la tua testa e il tuo corpo. Toccando<br />
ferro (per essere educati), sembra che funzioni… la mia v<strong>it</strong>a non<br />
è un modello di salutismo quindi, o è solo fortuna, o è la terapia<br />
giusta… Speranza? Roba da preti… e quanto mi fanno incazzare<br />
i preti…<br />
Questo numero del giornale è dedicato ai festival estivi. Che<br />
rapporto hai con queste maratone musicali?<br />
Quelli che mi inv<strong>it</strong>ano sono una figata, gli altri fanno cacare… A<br />
parte le battute idiote, i festival, dal più piccolo al più grande,<br />
sono la maniera giusta per ricreare una voglia di vivere la musica<br />
assieme agli altri e un ambiente fertile per i movimenti creativi a<br />
venire… ci sono troppe cose che fanno concorrenza alla musica<br />
dal vivo e che distraggono le nuove generazioni, per questo<br />
penso che ogni manifestazione di questo tipo sia una benedizione<br />
per questo mondo e non sto parlando solo di quello musicale.<br />
Fedele al verbo del rock, ma c’è qualcosa che musicalmente<br />
devia da quello che suoni e che ti piace ascoltare una volta a<br />
casa?<br />
La musica “classica” mi fa furiosamente incazzare, la musica<br />
“contemporanea” mi innervosisce e dopo picchio i bambini che<br />
non ho, il jazz mi fa venire i brufoli, l’etno e il folk scatenano in me<br />
ondate di razzismo fanatico che Borghezio mi fa ridere, la musica<br />
leggera mi diverte una volta su un milione… Quando metto un<br />
disco nel lettore, è sempre un disco che puzza di elettric<strong>it</strong>à, è più<br />
forte di me.<br />
Osvaldo Piliego