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LO SCARPONE 007 - Club Alpino Italiano

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Pagine scelte “Il Ghiacciaio di Nessuno”<br />

Preti incontra i “diavoli”<br />

Arruolato negli alpini e destinato alla<br />

Compagnia autonoma “Garibaldi”,<br />

un giovane si trova a vivere e a<br />

combattere la Grande guerra sulle<br />

vette, a quota tremila, lungo il gelido<br />

confine che divide l’esercito italiano<br />

da quello austriaco. Un romanzo<br />

d’azione liberamente ispirato alle<br />

leggendarie imprese dei Diavoli<br />

dell’Adamello è quanto propone<br />

Marco Preti (“Il Ghiacciaio di<br />

Nessuno”, Mursia, 312 pagine,<br />

18 euro), cineasta, scrittore e<br />

alpinista, il primo italiano a ripetere<br />

la via Salathè a El Capitan<br />

in California, una parete<br />

strapiombante di oltre 1000 metri.<br />

Nel brano proposto, per gentile<br />

concessione, l’incontro del<br />

protagonista con il ruvido Capitano<br />

Mor, nella realtà il mitico capitano<br />

Nino Calvi che con i fratelli si coprì<br />

di gloria nel corso della Guerra<br />

bianca. Buona lettura.<br />

12 - <strong>LO</strong> <strong>SCARPONE</strong>, LUGLIO 2009<br />

Marco Preti sfoglia una<br />

raccolta di documenti in<br />

una baita sull’Adamello<br />

dove è ambientato il suo<br />

romanzo. Nell’altra foto<br />

è con il libro fresco<br />

di stampa.<br />

Quando, dopo quasi tre ore di marcia<br />

in salita, arrivò sul piazzale del<br />

Garibaldi gli prese un colpo: il rifugio,<br />

che tanto bene conosceva, era<br />

stato trasformato in un piccolo paese.<br />

Attorno al laghetto di Venerocolo decine di<br />

tende, un ospedale da campo in muratura,<br />

“Queste mie montagne senza segreti”<br />

“Il mio rapporto con l’Adamello è profondo e antico”, spiega Marco Preti<br />

raccontando di questo suo primo romanzo dopo tanti scritti di montagna.<br />

“Furono mio padre e il suo grande amico e compagno di cordate Franco<br />

Maestrini ad avvicinarmi all’alpinismo quando avevo 10 anni. Proprio a<br />

loro ho dedicato il romanzo. A 18 anni ho scalato la parete Nord<br />

dell’Adamello impiegando meno di 5 ore. Qualche anno più tardi ho iniziato<br />

ad affrontare le pareti che durante l’infanzia mi venivano indicate<br />

perché mai scalate da nessuno. Così sono riuscito ad aprire nuove vie:<br />

come quella sul Corno Centrale di Salarno, 700 metri, difficoltà fino al 7°<br />

grado. Questa via non è più stata ripetuta”.<br />

Nel suo percorso, Preti ha scelto l’alpinismo di ricerca geografica, sempre<br />

teso verso la scoperta di cime lontane, esotiche e sconosciute. E’ stato<br />

il primo a scalare in Thailandia, alle Seychelles e in Polinesia. Ha arrampicato<br />

in Borneo, in Camerun, ha aperto una nuova via molto difficile sul<br />

Monte Kenya. In Antartide, dove si è recato due volte e sempre in barca a<br />

vela, ha scalato gli iceberg. Sempre nella Penisola Antarica ha salito per<br />

primo la parete sud del Monte Jules Verne e la cima inviolata del Pilot Peak.<br />

“A partire dai trent’anni mi sono dedicato definitivamente alla cinematografia, specie a<br />

quella di montagna: documentari, fiction e pubblicità”, racconta. “E proprio questa mia<br />

dimestichezza con la cinepresa mi ha indotto a scrivere il mio primo romanzo con un taglio<br />

cinematografico. ‘Il Ghiacciaio di Nessuno’ è infatti storia d’azione che, per la sua struttura,<br />

è molto simile a una sceneggiatura”.<br />

“Come se fosse un testo per il cinema”, conclude Preti, “il libro si compone di tre atti ed<br />

è stato costruito tenendo fede al motto degli sceneggiatori di Hollywood: show, don’t tell<br />

(mostra, non raccontare). Per questo ho limitato l’introspezione psicologica dei personaggi<br />

concentrandomi sulla descrizione delle loro azioni.”<br />

baracche Damioli, costruzioni ovunque: persino<br />

una chiesetta di legno. Appoggiò lo<br />

zaino dietro la porta del rifugio ed entrò<br />

nella sala principale trasformata in quartier<br />

generale della compagnia a cui era stato<br />

destinato: il Gruppo Autonomo Garibaldi.<br />

“Sottotenente Cattaneo Italo – si presentò<br />

sull’attenti- sono stato destinato qui”.<br />

Il tenente della fureria prese la lettera d’accompagnamento<br />

e la scorse velocemente.<br />

“Quindi sei qui per l’addestramento<br />

delle truppe speciali<br />

d’alta montagna. Bene bene.<br />

Alle dirette dipendenze del<br />

Capitano Mor. Ma il capitano<br />

ora è su al Passo in pattugliamento,<br />

dovrebbe arrivare a<br />

momenti – e scostò la tendina<br />

della finestra– ah, ecco che<br />

stanno scendendo dalla<br />

vedretta”.<br />

Italo uscì sul piazzale del rifugio-caserma<br />

a osservare gli<br />

alpini in tuta bianca che scendevano<br />

in diagonale curvi in<br />

avanti spingendo sui lunghi<br />

bastoncini. In testa c’era un<br />

uomo alto di statura, che si muoveva bene<br />

sugli sci. L’ufficiale fletteva il corpo inginocchiandosi<br />

a destra e sinistra, con le braccia<br />

aperte e il soprabito bianco che svolazzava<br />

sfiorando la neve. Ogni tanto lo si sentiva<br />

urlare qualcosa, ma Italo era troppo lontano<br />

per afferrare il senso di quei comandi. Gli<br />

alpini arrivarono sul piazzale a piedi, uno<br />

alla volta ordinatamente, reggendo gli sci<br />

sulla spalla destra e i bastoncini incrociati

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