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Mille nomi nella storia di Pavia - Liutprand

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città. Liberato tra il 7 gennaio e il 28<br />

marzo 1373, in seguito alla ribellione<br />

<strong>di</strong> Vercelli ai signori lombar<strong>di</strong> e alla<br />

guerra iniziata contro i Visconti dal<br />

Papa Gregorio XI, dalla regina Giovanna<br />

<strong>di</strong> Napoli, dal conte Amedeo<br />

<strong>di</strong> Savoia e dal marchese <strong>di</strong> Monferrato,<br />

coll’aiuto delle milizie napoletane<br />

potè raggiungere il fratello Bartolomeo<br />

a Ischia, nel regno <strong>di</strong> Napoli:<br />

ivi morl nel 1380 e fu sepolto <strong>nella</strong><br />

chiesa del convento <strong>di</strong> San Domenico<br />

d’Ischia, chiesa che oggi più<br />

non esiste: dei sepolcri <strong>di</strong> Bartolomeo<br />

e <strong>di</strong> Jacopo Bossolaro, <strong>di</strong> cui parla in<br />

una sua memoria il prof. Giacinto<br />

Romano, non resta più traccia.<br />

BOTTA ADORNO ALESSANDRO (sec.<br />

XVIII) -Marchese e letterato, primogenito<br />

del Marchese Luigi Botta e<br />

della nobildonna genovese Maddalena<br />

Adorno. Primo marchese della<br />

famiglia, si sposò due volte: con Isabella<br />

del Carretto, che morì nel 1637<br />

senza prole, e nel 1639 con Maddalena<br />

Squarciafico. Nel 1663 Alessandro<br />

cedette il feudo al fratello Giacomo,<br />

che si segnalò per valore all’asse<strong>di</strong>o<br />

<strong>di</strong> <strong>Pavia</strong> (1665) e morì senza<br />

figli.<br />

BOTTA ADORNO ANTONIOTTO (1688-<br />

1774) - Iniziò giovanissimo la carriera<br />

militare, sulle orme del fratello Giovanni<br />

Battista. Nel 1711 partì per la<br />

corte <strong>di</strong> Lisbona. Tre anni dopo era<br />

capitano nel reggimento Odojer. Si<br />

<strong>di</strong>stinse durante la battaglia d’Ungheria<br />

contro l’impero turco e durante<br />

l’asse<strong>di</strong>o <strong>di</strong> Vienna del 1717, insieme<br />

al fratello Giovanni Battista,<br />

sotto le ban<strong>di</strong>ere del principe Eugenio<br />

<strong>di</strong> Savoja. A Belgrado fu promosso,<br />

per il suo valore, al grado <strong>di</strong><br />

23<br />

tenente colonnello del reggimento<br />

Marulli. Nel 1738 e nel 1739, ormai<br />

cinquantenne, fu ambasciatore alla<br />

corte imperiale russa, nel 1740 alla<br />

corte <strong>di</strong> Prussia. Antoniotto fece ricostruire<br />

la villa <strong>di</strong> Torre d’Isola e la corte<br />

d’onore, che camuffa con un<br />

sapiente gioco <strong>di</strong> quinte l’ampia<br />

corte rurale retrostante. La presenza<br />

<strong>di</strong> tracce del palazzotto più antico (e<br />

forse della torre) obbligò l’architetto,<br />

<strong>di</strong> cui non conosciamo il nome, a una<br />

soluzione scenografica che coprisse<br />

la reale asimmetria dell’impianto con<br />

un aspetto esterno regolare.<br />

Antoniotto <strong>di</strong>venne maresciallo<br />

comandante degli eserciti imperiali e<br />

sostituì il principe <strong>di</strong> Liechtenstein al<br />

comando supremo delle truppe austro-piemontesi.<br />

Il 19 agosto 1748<br />

sconfisse i Francesi e gli Spagnoli sulle<br />

sponde del Tidone e subito dopo<br />

occupò Genova. Pose fine alla libera<br />

Repubblica neutrale, con l’intento <strong>di</strong><br />

attaccare da lì <strong>di</strong>rettamente il territorio<br />

francese. L’atteggiamento delle<br />

truppe piemontesi e austriache (cioè,<br />

in gran parte, lombarde) fu molto<br />

duro. In particolare Antoniotto,<br />

<strong>nomi</strong>nato governatore della città,<br />

provocò con la sua arroganza<br />

l’insurrezione popolare rimasta<br />

famosa per il personaggio <strong>di</strong> Balilla.<br />

Memore dell’esilio e della condanna<br />

a morte inflitti a suo padre, il<br />

maresciallo imperiale intendeva<br />

ven<strong>di</strong>carsi sulla popolazione genovese.<br />

Rimase famosa la frase che<br />

pronunciò al Doge, che si inginocchiava<br />

supplice ai suoi pie<strong>di</strong>: «Ai<br />

Genovesi non lascerò altro che gli<br />

occhi per piangere». L’insurrezione<br />

iniziò il 5 <strong>di</strong>cembre 1746 e in poco più

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