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Comune Aperto - Dicembre 2009 - Comune di Borgosatollo

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<strong>Comune</strong> <strong>Aperto</strong> <strong>di</strong>cembre <strong>2009</strong>_Layout 1 02/12/<strong>2009</strong> 9.17 Pagina 47<br />

La piccola cineteca<br />

degli orrori. Tutti i film<br />

che i fratelli Lumière<br />

non avrebbero mai<br />

voluto vedere<br />

A cura <strong>di</strong> Manlio Gomarasca<br />

e Davide Pulci - Rizzoli<br />

Rane strateghe guidano la rivolta dei<br />

rettili contro l’umanità, dall’avamposto<br />

delle palu<strong>di</strong> della Louisiana nel<br />

gracidante e apocalittico Frogs, remake<br />

degli Uccelli <strong>di</strong> Hitchcock. Un<br />

mostrone-demonio che vive negli<br />

spazi siderali si insinua nei sogni <strong>di</strong><br />

un malcapitato astronauta assumendo<br />

le forme <strong>di</strong> Pamela Prati in<br />

Transformation, a metà strada tra<br />

Star Wars e L’esorcista. Uomini-carota,<br />

al servizio <strong>di</strong> aliene <strong>di</strong>scinte nascoste<br />

nelle viscere della Terra, preparano<br />

una guerra dei mon<strong>di</strong> in<br />

Invasion of the Star Creatures, comme<strong>di</strong>a<br />

fantascientifica americana del<br />

1953. E in Pterodactyl Woman from<br />

Beverly Hills, del 1994, una compita<br />

casalinga californiana si trasforma <strong>di</strong><br />

notte in uno pterodattilo. Non sono<br />

che alcuni dei <strong>di</strong>vertenti, orripilanti,<br />

eccentrici geniali, caleidoscopici film<br />

inseriti in questa piccola cineteca<br />

che non sarebbe piaciuta ai fratelli<br />

Lumiere ma che farà felici quanti<br />

vanno cercando le più bizzarre stranezze<br />

mai portate sullo schermo.<br />

I miti del<br />

nostro tempo<br />

Umberto Galimberti - Feltrinelli<br />

Culto della giovinezza, idolatria dell’intelligenza,<br />

ossessione della crescita<br />

economica, tirannia della<br />

moda: sono alcuni dei miti <strong>di</strong> oggi<br />

che Umberto Galimberti passa in rassegna<br />

per smontarli e denunciarne la<br />

natura ingannevole. Sono i miti del<br />

nostro tempo, le idee che più <strong>di</strong> altre<br />

ci pervadono e ci plasmano come in<strong>di</strong>vidui<br />

e come società. Quelle che la<br />

pubblicità e i mezzi <strong>di</strong> comunicazione<br />

<strong>di</strong> massa propongono come valori e<br />

impongono come pratiche sociali. I<br />

miti sono idee che ci possiedono e ci<br />

governano con mezzi non logici, ma<br />

psicologici e quin<strong>di</strong> ra<strong>di</strong>cati nel profondo<br />

della nostra anima. Sono idee<br />

che abbiamo mitizzato perché non<br />

danno problemi, facilitano il giu<strong>di</strong>zio,<br />

in una parola rassicurano. Eppure<br />

molte sofferenze, molti <strong>di</strong>sturbi,<br />

molti malesseri nascono proprio<br />

dalle idee che, comodamente accovacciate<br />

nella pigrizia del nostro pensiero,<br />

non ci consentono più <strong>di</strong> comprendere<br />

il mondo in cui viviamo. Per<br />

recuperare la nostra presenza al<br />

mondo dobbiamo allora rivisitare i<br />

nostri miti, sia quelli in<strong>di</strong>viduali sia<br />

quelli collettivi e sottoporli al vaglio<br />

della critica.<br />

Correre<br />

Jean Echenoz - Adelphi<br />

Quando nello sta<strong>di</strong>o <strong>di</strong> Berlino, ai<br />

campionati delle Forze alleate, scorgono<br />

<strong>di</strong>etro il cartello Czechoslovakia<br />

un solo atleta male in arnese, tutti si<br />

sbellicano dalle risate. E quando<br />

quell’atleta, che stor<strong>di</strong>tamente non<br />

si è accorto della convocazione, attraversa<br />

lo sta<strong>di</strong>o come uno sprinter<br />

decerebrato urlando e agitando le<br />

braccia, i giornalisti estraggono avi<strong>di</strong><br />

i taccuini. Ma poi, quando nei cinquemila,<br />

pur avendo già un giro <strong>di</strong><br />

vantaggio, non smette <strong>di</strong> accelerare<br />

e taglia il traguardo in solitu<strong>di</strong>ne, ottantamila<br />

persone in delirio scattano<br />

in pie<strong>di</strong>. Il nome <strong>di</strong> quel ceco alto,<br />

biondo e che sorride sempre non lo<br />

<strong>di</strong>menticheranno più: Emil Zatopek.<br />

La sua aria mite e gentile è una trappola:<br />

dacché, appren<strong>di</strong>sta nello stabilimento<br />

Bata <strong>di</strong> Zlin, ha scoperto<br />

che correre gli piace, nessuno l’ha<br />

più fermato. Il fatto è che vuole sem-<br />

pre capire fin dove può arrivare. Dello<br />

stile se ne frega: corre come uno<br />

sterratore, il volto deformato da un<br />

rictus. È, semplicemente, un motore<br />

eccezionale sul quale ci si sia scordati<br />

<strong>di</strong> montare la carrozzeria. Ai Giochi<br />

olimpici <strong>di</strong> Londra e poi a Helsinki<br />

Emil varca le possibilità umane e <strong>di</strong>venta<br />

invincibile.<br />

Il futuro della libertà.<br />

Consigli non richiesti<br />

ai nati nel 1989<br />

Gianfranco Fini - Rizzoli<br />

La caduta del Muro <strong>di</strong> Berlino ha<br />

cambiato la vita degli europei, a Est<br />

come a Ovest. Nel ventesimo anniversario,<br />

Gianfranco Fini prende<br />

spunto da quell’evento epocale per<br />

analizzare i ra<strong>di</strong>cali cambiamenti che<br />

il mondo ha vissuto negli ultimi anni<br />

e puntare lo sguardo su un futuro ancora<br />

da costruire. Crollate le barriere<br />

e venute meno le gran<strong>di</strong> opposizioni<br />

ideologiche, è <strong>di</strong>ventato possibile lavorare<br />

per una nuova libertà, piena e<br />

allargata: risultato cui si può puntare<br />

solo affrancandosi dalla pesante ere<strong>di</strong>tà<br />

delle vecchie ideologie, per interpretare<br />

il mondo secondo co<strong>di</strong>ci<br />

nuovi, trovando punti <strong>di</strong> vista originali.<br />

È proprio per questo che il presidente<br />

della Camera si rivolge, qui,<br />

ai ventenni <strong>di</strong> oggi, la prima generazione<br />

<strong>di</strong> italiani ed europei ad aver<br />

vissuto davvero in un’epoca <strong>di</strong> libertà,<br />

democrazia e possibilità. Sono<br />

loro che, alleati in un nuovo patto generazionale<br />

con i loro padri e fratelli<br />

maggiori, hanno il compito <strong>di</strong> raccogliere<br />

le nuove sfide da vincere.<br />

La camera d’ambra<br />

Matilde Asensi - Rizzoli<br />

Sono sei, e sono i migliori esperti<br />

d’arte in circolazione. Si fanno chiamare<br />

il Gruppo degli Scacchi e <strong>di</strong> professione<br />

falsificano e rubano opere<br />

<strong>di</strong> immenso valore per rivenderle al<br />

miglior offerente. Ci sono la Torre,<br />

l’Alfiere, la Donna e il Cavallo, e<br />

ognuno ha un ruolo <strong>di</strong>verso, proprio<br />

come le pe<strong>di</strong>ne del gioco; e poi c’è il<br />

Pedone, alias Ana Maria, ladra infallibile<br />

e proprietaria <strong>di</strong> un negozio<br />

d’antiquariato ad Avila. E tutti rispondono<br />

a un grande e misterioso capo,<br />

il Re, imperscrutabile fondatore del<br />

Gruppo. Questa volta, gli Scacchi<br />

hanno messo a segno un favoloso<br />

colpo in un castello sul lago <strong>di</strong> Costanza.<br />

Ma ben presto si accorgono<br />

che sotto il quadro rubato si nasconde<br />

un’altra tela: raffigura il profeta<br />

Geremia e reca inciso un messaggio<br />

in co<strong>di</strong>ce... Comincia così<br />

un’avventura che porterà i sei sulle<br />

tracce <strong>di</strong> uno dei più famosi tesori<br />

della storia: la preziosissima Camera<br />

d’Ambra, gioiello architettonico costruito<br />

con la luminosa resina del Baltico,<br />

vista per l’ultima volta nel 1944<br />

nel castello <strong>di</strong> Konigsberg. Ma gli<br />

Scacchi non sono i soli a cercarla…<br />

Liga. La biografia<br />

Massimo Poggini - Rizzoli<br />

Massimo Poggini, che lo ha seguito<br />

fin dagli esor<strong>di</strong>, offre la prima biografia<br />

completa <strong>di</strong> Luciano Ligabue. In<br />

queste pagine Poggini risale alle origini,<br />

a Correggio, al graduale approccio<br />

del Liga alla musica con i gruppi<br />

locali, ai concerti per le feste <strong>di</strong><br />

paese, alla bene<strong>di</strong>zione del mentore<br />

Pierangelo Bertoli, per poi passare ai<br />

“botti” come “Balliamo sul mondo”<br />

o “Urlando contro il cielo” che quasi<br />

trent’anni dopo abbiamo ancora<br />

nell’orecchio. Le tappe successive<br />

segnano un’ormai inarrestabile<br />

ascesa creativa, da “Buon compleanno<br />

Elvis”, omaggio a ciò che <strong>di</strong><br />

buono arriva dall’America, al riuscito<br />

esperimento letterario <strong>di</strong> “Fuori e<br />

dentro il borgo” e cinematografico <strong>di</strong><br />

“Ra<strong>di</strong>ofreccia”, ai numerosi successi<br />

degli ultimi anni quali “Giro d’Italia” e<br />

“Nome e cognome”. “Liga. La biografia”<br />

è la storia <strong>di</strong> un importante<br />

protagonista della musica contemporanea<br />

italiana, impegnato anche<br />

nel sociale, sensibile agli stimoli <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>verse arti, capace non a caso <strong>di</strong> attirare<br />

ed entusiasmare anche folle<br />

oceaniche.<br />

DICEMBRE <strong>2009</strong> | comuneaperto 47

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