18.06.2013 Views

Il Tabloid del festival Time in Jazz 2005

Il Tabloid del festival Time in Jazz 2005

Il Tabloid del festival Time in Jazz 2005

SHOW MORE
SHOW LESS

You also want an ePaper? Increase the reach of your titles

YUMPU automatically turns print PDFs into web optimized ePapers that Google loves.

28<br />

PAV - progetto arti visive<br />

V/ideo/azioni<br />

immag<strong>in</strong>i <strong>in</strong> movimento a Sa Casara<br />

Risulta particolarmente <strong>in</strong>teressante parlare di videoarte<br />

<strong>in</strong> occasione <strong>del</strong> 18° compleanno <strong>del</strong> <strong>festival</strong>, perché,<br />

anche se ha ormai superato la soglia dei quarant’anni,<br />

questo affasc<strong>in</strong>ante mix di arte e tecnologia cont<strong>in</strong>ua ad<br />

essere considerata un’espressione artistica giovane, <strong>in</strong><br />

costante e velocissima evoluzione, ancora alla ricerca di<br />

nuovi conf<strong>in</strong>i.<br />

Con l’avvento <strong>del</strong> televisore l’immag<strong>in</strong>e elettronica è<br />

entrata prepotentemente nelle case, violando la privacy<br />

<strong>del</strong> focolare, rivoluzionando la sensibilità quotidiana.<br />

S<strong>in</strong> dai primi attimi di vita, lo schermo è stato visto da<br />

artisti lungimiranti come Fontana, come nuova frontiera<br />

da esplorare, cont<strong>in</strong>ente verg<strong>in</strong>e da coltivare con i fertili<br />

semi <strong>del</strong>l’arte. Eppure la videoarte arriva <strong>in</strong> Italia relativamente<br />

tardi: solo negli anni ’70 si <strong>in</strong>izia ad averne<br />

un’idea concreta.<br />

<strong>Il</strong> video diventa strumento attraverso il quale l’artista,<br />

sperimentatore per eccellenza, si pone domande, analizza<br />

la realtà quotidiana, preannuncia nuove ere e anticipa valori<br />

futuri.<br />

L’immag<strong>in</strong>e <strong>in</strong> movimento, <strong>in</strong>fatti, è la forma di espressione<br />

che meglio riesce a cogliere la contemporaneità,<br />

ovvero percepisce a pieno il mutamento sostanziale nella<br />

concezione di successione temporale. Nel video il reale<br />

sfuma e fluttua con l’irreale dentro il corpo <strong>del</strong>l’immag<strong>in</strong>ario<br />

movendosi tra visibile e <strong>in</strong>visibile. La video arte si<br />

<strong>in</strong>s<strong>in</strong>ua nel tempo contemporaneo lacerandolo, creando<br />

bolle che non possono scoppiare, che non vengono colmate<br />

se non da domande costanti. La tecnologia ci mette<br />

davanti alla natura immateriale <strong>del</strong>l’immag<strong>in</strong>e: la rappresentazione<br />

elettronica non ha bisogno <strong>del</strong> reale per rappresentare<br />

la realtà. <strong>Il</strong> video somma così due approcci<br />

opposti all’opera d’arte: uno di pura manualità, di “saper<br />

fare”, e l’altro <strong>del</strong> puro immag<strong>in</strong>ario, <strong>del</strong>l’aereo che<br />

att<strong>in</strong>ge dai più profondi serbatoi <strong>del</strong>l’immag<strong>in</strong>ario<br />

umano. La cultura elettronica offre strumenti raff<strong>in</strong>atissimi<br />

per la produzione di immag<strong>in</strong>i figlie dei dubbi e dei<br />

sogni <strong>del</strong>l’umanità al punto da non vedere più la tecnologia<br />

come supporto per nuovi effetti ma come autonoma<br />

portatrice di valori nuovi. <strong>Il</strong> video, <strong>in</strong>fatti, ha la possibilità<br />

di <strong>in</strong>frangere i tradizionali concetti di scena, spazio,<br />

tempo, narrazione sovrapponendo diversi livelli spazio<br />

temporali. La dimensione <strong>del</strong>la videoarte è fuori dalla<br />

dimensione temporale, polverizza quelli che sono i nostri<br />

v<strong>in</strong>coli, i nostri conf<strong>in</strong>i, ha <strong>in</strong>franto s<strong>in</strong> dai suoi esordi<br />

quelli che si sarebbero rivelati i limiti <strong>del</strong>l’era moderna:<br />

lo spazio, di cui siamo sempre più privati, e soprattutto il<br />

tempo, bene di cui siamo sempre più avidi e unico a non<br />

poter essere comprato. È sicuramente questo uno dei<br />

motivi pr<strong>in</strong>cipali <strong>del</strong> suo <strong>in</strong>dubbio fasc<strong>in</strong>o.<br />

Ma come si <strong>in</strong>tegra tutto questo con una realtà isolana,<br />

dove concetti come quelli di spazio e tempo sembrano<br />

essere sottoposti a regole autonome, a nuove chiavi di lettura?<br />

Come si rapporta un territorio v<strong>in</strong>colato da <strong>in</strong>negabili<br />

limiti fisici ad un mezzo artistico che non conosce v<strong>in</strong>coli?<br />

Non poteva che essere amore, la videoarte non poteva non<br />

<strong>in</strong>carnare il mito isolano <strong>del</strong> viaggiare restando fermi, <strong>del</strong><br />

non abbandonare l’isola pur sfondando i conf<strong>in</strong>i geografici<br />

<strong>del</strong>le volte claustrofobicamente stretti.<br />

Com’è facile immag<strong>in</strong>are, se <strong>in</strong> Italia la videoarte è arrivata<br />

<strong>in</strong> ritardo rispetto al resto <strong>del</strong> mondo, <strong>in</strong> Sardegna, un<br />

po’ per limiti geografico-culturali e un po’ <strong>in</strong>negabili esigenze<br />

economiche, la videoarte si è sviluppata con ulteriore<br />

ritardo e pochi sono gli artisti che ci si sono cimentati<br />

con <strong>in</strong>teresse, costanza e seria ricerca. Per questo un<br />

approccio con la realtà isolana è doveroso e <strong>in</strong>negabilmente<br />

<strong>in</strong>teressante.<br />

La produzione videoartistica manifesta un elemento estetico<br />

impresc<strong>in</strong>dibile: la libertà, <strong>del</strong> mezzo e <strong>del</strong>l’autore.<br />

Caratteristica certo non da poco e che non poteva non<br />

affasc<strong>in</strong>are la personalità eccentrica e <strong>in</strong>domita di chi,<br />

come Mario Pischedda, ha fatto <strong>del</strong>la libertà un modus<br />

vivendi. Artista poliedrico e modernamente <strong>in</strong>quieto, ha<br />

trovato nel filmato una profonda libertà espressiva tuffandosi<br />

nella sua dimensione plurisensoriale. Erik Chevalier<br />

usa il video per <strong>in</strong>teragire e graffiare la realtà, cimentandosi<br />

con la contemporaneità <strong>in</strong> cont<strong>in</strong>uo stato dialettico.<br />

Per Giulia Sale il video è l’arrivo naturale di una pratica<br />

artistica dedicata all’uso <strong>del</strong> mezzo fotografico e usa<br />

entrambi per frugare nell’<strong>in</strong>timità, personale e altrui, <strong>in</strong> un<br />

gioco voyeristico che scuote lo spettatore. Danilo S<strong>in</strong>i,<br />

personalità complessa, camaleontica e irriverente, non<br />

poteva esimersi dal cimentarsi con il video per la sua forza<br />

e immediatezza, per cont<strong>in</strong>uare a raccontare la perdita<br />

<strong>del</strong>le illusioni, il disagio esistenziale e portare avanti la sua<br />

poetica <strong>del</strong>l’ironica impossibilità.<br />

Giovanni Coda ricorre al video per rivedere il contemporaneo<br />

con i suoi stessi mezzi, per cimentarsi con una realtà<br />

che guizza veloce, e che va <strong>in</strong>seguita il più <strong>del</strong>le volte<br />

verso conf<strong>in</strong>i che non desideriamo, per condannare scelte<br />

e situazioni che non possiamo condividere.<br />

Tore Manca utilizza il video per analizzare il <strong>del</strong>icato<br />

mondo <strong>del</strong>l’<strong>in</strong>conscio, per affrontare coraggiosamente<br />

un’analisi, una radiografia quasi, <strong>del</strong>l’organismo umano,<br />

con tutti i suoi dubbi su identità e mutazione, a confronto<br />

con lo spirito dei nostri tempi.<br />

Realtà <strong>in</strong>teressante <strong>del</strong>la videoarte sarda è stato il SUIF<br />

(Solo Una Immensa Fragilità) gruppo “guidato” da una<br />

profonda libertà creativa nell’utilizzo <strong>del</strong> mezzo elettronico<br />

come portatore <strong>del</strong> profondo lirismo che sta oltre la<br />

materia. La scissione <strong>del</strong> gruppo ha permesso lo sviluppo<br />

di tre <strong>in</strong>teressanti personalità autonome: Mario Sanna,<br />

Elisabetta Saiu e Francesco Casu.<br />

Massimo Sanna, formatosi nel mondo <strong>del</strong>la musica elettronica,<br />

utilizza il mezzo elettronico per rappresentare la<br />

ricerca di una <strong>in</strong>teriorità che deve convivere con l’elettronizzata<br />

vita contemporanea. Elisabetta Saiu ha un background<br />

più “tradizionale” venendo dalla pittura e dalla<br />

scenografia, le cui tracce si ritrovano evidenti nei suoi<br />

video, mezzi che utilizza per riflettere sulla situazione di<br />

abbrutimento e <strong>in</strong>consapevolezza <strong>del</strong>la società umana<br />

davanti agli eventi mondiali.<br />

Francesco Casu, <strong>in</strong>f<strong>in</strong>e, guarda con attenzione alla possibilità<br />

<strong>del</strong> fare arte attraverso un processo che si rivela più<br />

mentale che concreto, con una evocazione di tipo poetico<br />

che att<strong>in</strong>ge direttamente dall’immag<strong>in</strong>ario onirico.<br />

dall’alto, <strong>in</strong> senso antiorario :<br />

Giovanni Coda<br />

Giulia Sale<br />

Massimo Sanna<br />

Erik Chevalier<br />

Danilo S<strong>in</strong>i<br />

Elisabetta Saiu<br />

Mario Pischedda<br />

Francesco Casu<br />

Sonia Borsato

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!