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Notizie - 17 - Giugno 2010 - Ricordando il Trio Lescano

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ma trapiantate in Italia, erano decisamente brave e anche, se vogliamo, più versat<strong>il</strong>i e<br />

moderne della maggior parte dei cantanti italiani della loro epoca, ma mi sembra<br />

francamente eccessivo considerarle delle jazziste, sia pure in modo occasionale e<br />

nell’ambito del jazz europeo, notoriamente più edulcorato di quello americano.<br />

Potreste per favore fornirmi qualche prova suppletiva di quanto andate sostenendo,<br />

direi con molta convinzione? Grazie».<br />

Risposta del Curatore del sito. Quando affermiamo che <strong>il</strong> <strong>Trio</strong> <strong>Lescano</strong> vanta delle<br />

incisioni caratterizzate da spunti di taglio (o meglio di sapore) jazzistico, siamo in<br />

buona e autorevole compagnia. Questa formazione, infatti, ha trovato un posto di<br />

r<strong>il</strong>ievo nel libro di Adriano Mazzoletti Il jazz in Italia, e ciò fin dalla sua prima<br />

edizione (1983), quando si sapeva ancora relativamente poco sulle <strong>Lescano</strong> e si<br />

conosceva bene sì e no un quarto del corpus delle loro incisioni. Oggi le cose sono<br />

radicalmente cambiate, per merito soprattutto dell’équipe di validissimi ricercatori<br />

che, collaborando con noi, hanno fatto crescere così tanto questo sito. Ora abbiamo in<br />

mano molti più elementi di un tempo, i quali provano, secondo noi, l’innata vocazione<br />

jazzistica di queste straordinarie cantanti. Il problema, semmai, sta nel fatto che solo<br />

occasionalmente esse poterono esprimere in relativa libertà, negli studi di incisione<br />

della Cetra, questo loro talento, che era del tutto istintivo (come quello di un Django<br />

Reinhardt) ma non per questo meno reale e autentico; tuttavia, ogni volta che poterono<br />

farlo, i risultati parlano da soli, almeno a nostro modesto giudizio.<br />

Numerosi sono gli esempi che potremmo addurre in appoggio a questa nostra tesi,<br />

crediamo però che tre siano sufficienti, in aggiunta a quello citato in precedenza, <strong>il</strong> fox<br />

Parole gaie. Ecco dunque le anteprime significative di tre incisioni dove ci pare che<br />

sarebbe arduo negare <strong>il</strong> jazzismo delle <strong>Lescano</strong>, sia pure di un tipo assai più smooth di<br />

quello hot originale. Le citiamo in ordine cronologico:<br />

♦ Uno-due-tre jep di F<strong>il</strong>ippo-Rico-Lulli, <strong>Trio</strong> <strong>Lescano</strong> con l’Orchestra Barzizza; disco<br />

GP 92586b, matrice 153706, 1938.<br />

♦ Vado in Cina e torno di Mascheroni-Marf, <strong>Trio</strong> <strong>Lescano</strong> e Quartetto Cetra con<br />

l’Orchestra Barzizza; disco GP 92633a, matrice 153798, 1938. Questo Quartetto Cetra<br />

era formato da orchestrali dei “Gai Campagnoli” di Egidio Storaci, che si ispiravano<br />

chiaramente ai M<strong>il</strong>ls Brothers; esso non ha quindi nulla a che vedere col ben più<br />

famoso Quartetto Cetra di Virg<strong>il</strong>io Savona, sorto nel 1941 con elementi del precedente<br />

Quartetto Egie.<br />

♦ All’imbrunire di Chiocchio-Morbelli, <strong>Trio</strong> <strong>Lescano</strong> con l’Orchestra Barzizza; disco<br />

DC 4146b, matrice 51641, 1942.<br />

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