R - Centro Restauro
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12<br />
LABORIANDO<br />
IL MUSEO DEL CORALLO<br />
COLLEZIONI DELL’“AGOSTINO PEPOLI”<br />
Maria Luisa Famà<br />
Direttrice Museo Pepoli<br />
Il Museo Regionale “Agostino Pepoli” di Trapani ha sede<br />
nel trecentesco ex convento dei Padri Carmelitani, ampiamente<br />
rimaneggiato tra il Cinquecento ed il Settecento. Esso<br />
è contiguo all’importante Santuario dell’Annunziata, dove è<br />
conservata e venerata la statua in marmo della Madonna di<br />
Trapani, opera concordemente attribuita a Nino Pisano<br />
(1380 ca.).<br />
Il Museo illustra, insieme alle collezioni di pittura e di scultura,<br />
lo svolgimento delle arti figurative nel territorio trapanese<br />
con particolare riferimento alle arti decorative ed applicate,<br />
nelle quali Trapani primeggiò soprattutto per quanto<br />
riguarda le opere in corallo.<br />
Il nucleo fondamentale delle collezioni del Museo trae origine,<br />
nei primi del Novecento, dalla riunione in un unico istituto<br />
della quadreria donata alla città natale dal Generale<br />
Giovan Battista Fardella, Ministro a Napoli dei re Borboni,<br />
delle opere pervenute allo Stato a seguito della soppressione<br />
delle corporazioni religiose nonché delle raccolte artistiche<br />
private del conte Agostino Pepoli, ardente promotore della<br />
fondazione del Museo che proprio da lui prende nome. Si<br />
sarebbero poco più tardi aggiunti i reperti archeologici concessi<br />
dal Regio Museo di Palermo, i cimeli storici provenienti<br />
dalla Biblioteca Fardelliana di Trapani, i materiali artistici<br />
del locale Ospizio Marino “Sieri Pepoli” e nel 1922 i materiali<br />
del Museo Hernandez di Erice, assieme ad ulteriori<br />
incrementi dovuti ad acquisti da parte dello Stato o a doni e<br />
depositi da parte di enti e privati.<br />
La quadreria del Generale Fardella, è costituita principalmente<br />
da dipinti del Cinquecento e del Seicento, acquistati<br />
dal Fardella tra il 1825-30. Le collezioni del conte Pepoli<br />
sono invece eterogenee, includono infatti dipinti, gioielli,<br />
lapidi, bronzetti, riflettendo la cultura eclettica di stampo<br />
illuministico di questo straordinario intellettuale mecenate.<br />
In anni recenti Vincenzo Abbate, che ha diretto il museo per<br />
oltre un ventennio, ha acquisito numerose opere afferenti le<br />
arti decorative ed applicate, che hanno notevolmente accresciuto<br />
le collezioni del museo, in cui prevalgono i manufatti<br />
in corallo. L’attività espositiva dell’ultimo ventennio si è<br />
indirizzata principalmente verso questa particolare categoria<br />
artistica, offrendo all’attenzione del pubblico e degli studiosi<br />
opere che, se da un lato sono fortemente collegate al retroterra<br />
storico-culturale della città, dall’altro riflettono, attraverso<br />
numerosissime testimonianze, il percorso produttivo<br />
ed artistico della scultura “maggiore” dei grandi maestri.<br />
Al corallo è fortemente legata la stessa immagine del museo,<br />
che pur comprendendo collezioni diverse quali, pitture su<br />
tela e tavola, sculture, presepi, gioielli, paramenti sacri, arredi<br />
lignei e reperti archeologici, si contraddistingue per i suoi<br />
preziosi manufatti in corallo.<br />
Per brevità citeremo innanzitutto la Lampada, il Crocifisso<br />
ed il Calice di Fra’ Matteo Bavera, artista nato a Trapani<br />
probabilmente intorno al 1580-81, che in tarda età si era riti-<br />
rato come fratello laico nel convento di San Francesco<br />
d’Assisi, da cui provengono le opere citate.<br />
La Lampada, firmata e datata dal maestro al 1633, costituisce<br />
un caposaldo di importanza fondamentale per la determinazione<br />
cronologica delle opere di questa categoria artistica<br />
in corallo, rame dorato e smalti, proprio per la presenza della<br />
datazione, in genere infatti tali manufatti erano anonimi e<br />
solo raramente citati dalle fonti.<br />
Il Crocifisso, di grande potenza plastica ed espressiva per lo<br />
straordinario pathos del volto del Cristo, è una delle poche<br />
opere in corallo note sin dal Seicento, anche per le sue notevoli<br />
dimensioni (h. cm 64 x 28).<br />
Infine, il Calice, è stato giustamente considerato dalla critica<br />
una delle migliori opere in corallo della prima metà del<br />
XVIII secolo per la complessità ideativa e il suo particolare<br />
pregio estetico.<br />
Il Tesoro della Madonna di Trapani esposto in parte nel<br />
Museo Pepoli ed in parte conservato nel contiguo santuario,<br />
costituisce uno dei più importanti e significativi nuclei di<br />
oggetti preziosi di Sicilia e le oreficerie, in particolare, testimoniano<br />
la ricchezza ed il gusto, spesso molto ricercato, che<br />
le nobili trapanesi manifestavano negli ornamenti personali.<br />
Tra i gioielli del Tesoro, ex-voto per grazia ricevuta o semplicemente<br />
doni offerti alla Madonna di Trapani, figurano<br />
naturalmente numerosi monili in corallo, che spiccano fra i<br />
tanti per la loro particolare vivacità e luminosità. Gli orecchini<br />
e i pendenti, spesso recano miniaturistiche figure di<br />
santi, mentre raffinate scene mitologiche, riproducenti le<br />
fatiche di Ercole, compaiono su un preziosissimo Bracciale<br />
composto da dodici cammei ovali in corallo (forse opera di<br />
Matteo Bavera).