R - Centro Restauro
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RICERCHE & CONTRIBUTI<br />
renza estetica non ne viene fortemente alterata. Anche la<br />
palma da datteri, colpita allo stipite e non nell’unica gemma<br />
apicale, si presta ad una ulteriore diffusione nel paesaggio.<br />
Pur essendo di origine esotica fa parte più di ogni altra palma<br />
del paesaggio tradizionale siciliano, non solo di quello urbano<br />
ma anche di quello rurale dove la forma slanciata e la<br />
chioma svettante segnano storicamente gli insediamenti dell’uomo.<br />
Con una certa cautela andrebbero invece diffuse le<br />
Washingtonie americane, molto apprezzate invece per la<br />
rapida crescita e fino ad oggi per una buona tolleranza al<br />
punteruolo (che ne ha pure colpito 8 esemplari), ma anche<br />
perché incongrue alla classicità del paesaggio mediterraneo<br />
che banalizzano in molti viali lungomare, in molti giardini<br />
partecipando ad un paesaggio globale che non ha qualità,<br />
distinzioni e confini.<br />
La scelta delle specie da diffondere al posto della palma<br />
delle Canarie segue però sempre l’eliminazione delle ceppaie<br />
delle palme uccise (che rimangono, si è visto in molte<br />
occasioni, rifugi per nuove generazioni di punteruoli) e la<br />
disponibilità di progetti di impianto che in linea, con la storia<br />
e il disegno dei giardini storici, diano corrette indicazioni.<br />
Si dovrebbero dotare i giardini siciliani – e non solo in<br />
ragione dei danni del punteruolo- di piani di gestione.<br />
Questi, predisposti da competenti, attenti alla storia dei singoli<br />
giardini, alle problematiche che derivano dai diversi<br />
ambienti colturali, all’assetto della vegetazione sono necessari<br />
a fornire indicazioni che non affidino solo al buon gusto<br />
del paesaggista o del giardiniere (figure professionali tra<br />
l’altro trascurate a vantaggio di competenti dell’ultima ora,<br />
spesso senza alcuna qualifica) le scelte tecniche di impianto<br />
e manutenzione e, con esse, le sorti dei giardini storici.<br />
Questi, ricordiamolo, sono “composizioni architettoniche e<br />
vegetali che, dal punto di vista della storia o dell’arte, presentano<br />
un interesse pubblico”, dice la Carta di Firenze che<br />
dovrebbe guidare anche in Sicilia ogni ragionevole intervento<br />
di restauro o recupero.