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ARCHIVIO DI STATO DI VENEZIA - maas.ccr

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870 Guida generale degli Archivi di Stato<br />

apostolica, e le cedole testamentarie; lo Stato intendeva così tutelare le manifestazioni<br />

di volontà e i diritti dei privati, evitando la dispersione o il cattivo uso delle<br />

relative fonti giuridiche.<br />

La cancelleria ducale, il cui personale era formato da notai e segretari ducali, derivava<br />

il suo titolo dal doge in quanto simbolo e rappresentante dello Stato e conservava<br />

gli archivi inerenti all’attività politica, amministrativa e di governo di maggior<br />

consiglio, minor consiglio, signoria, collegio, quarantia e senato, ed ogni altro complesso<br />

documentario a tale attività collegato. Con «parte» del maggior consiglio<br />

del 23 apr. 1402 venne distinta e separata dalla ducale la cancelleria secreta o semplicemente<br />

secreta, alla quale spettavano le serie archivistiche di natura politica e altro<br />

materiale meritevole di maggior riservatezza; il 31 ott. 1459 il consiglio di dieci,<br />

allora in fase di incremento del suo potere, estese la propria giurisdizione sulla secreta,<br />

definita cor status nostri, e sulla carriera degli addetti. Dal 1601 fu nominato,<br />

a vita, un patrizio sopraintendente alla secreta, che spesso era anche storiografo<br />

pubblico. Consiglio di dieci e inquisitori di Stato conservavano invece presso di sé il<br />

proprio archivio.<br />

Altro grande complesso documentario, finalizzato alla tutela dei diritti privati e<br />

pubblici garantiti dalla funzione giurisdizionale, era, a palazzo ducale, 1’~ archivio<br />

delle scritture vecchie di palazzo » che raccoglieva i documenti delle curie civili di<br />

prima istanza e di qualche altro ufficio dotato di giurisdizione; dal 1671 dipendeva<br />

dai conservatori ed esecutori delle leggi, magistratura di controllo, in determinati<br />

ambiti, sul notariato e le professioni forensi.<br />

Ogni altro organo invece, ivi compresi zecca e arsenale, conservava presso di sé<br />

la propria documentazione, a palazzo o dove avesse sede: negli edifici intorno<br />

alla piazza o nelle sue immediate adiacenze per gli uffici di San Marco, nei pressi<br />

del ponte per quelli di Rialto de ultra canale, a carattere soprattutto finanziario.<br />

Dopo l’incendio del « santuario » di S. Marco del 123 1, in cui furono distrutti duca-<br />

Zia privilegia, disastrosi per gli archivi furono gli incendi di Rialto del 10 genn.<br />

15 14 che distrusse tra l’altro l’estimo più antico, e quelli di palazzo ducale dell’i 1<br />

mag. 1574 e 20 die. 1577 che danneggiarono notevolmente le cancellerie ducale e secreta;<br />

in particolare andarono allora perduti i primi quattordici registri cartacei delle<br />

deliberazioni del senato (G misti combusti »), escluso un frammento, le serie di filze<br />

delle stesse deliberazioni e quelle dei dispacci di ambasciatori e pubblici rappresentanti<br />

fin verso la metà del sec. XVI, salvo poche eccezioni. Nel 1577 bruciarono<br />

anche molti protocolli notarili («scritture dei notai morti 1)) fin verso la metà del<br />

Cinquecento.<br />

A parte queste e altre minori traversie, e tolti gli inevitabili episodi di trascuratezza,<br />

disordine, scarti maldestri, perdite di documenti qua e là verificatesi, gli archivi veneziani<br />

e in primo luogo quelli che si identificavano con le cancellerie giunsero in<br />

larga misura indenni al maggio 1797, rispecchiando il fluire di una storia immune<br />

nell’intero suo arco da sconvolgimenti istituzionali.<br />

Con la fine della Serenissima il 12 mag. 1797 venne meno una stabilità istituzionale<br />

e archivistica millenaria e si prospettarono rischi e problemi inediti per Venezia. Come<br />

suole avvenire in circostanze consimili, gli archivi, sedimentati e conservati da<br />

sempre, cessarono di appartenere ad organi vigenti, quale testimonianza e strumento<br />

almeno potenzialmente utile del loro operare, per ridursi a ingombrante memoria

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