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la fermata del mese
lavoro e di svago; i curiosi si accalcano per le
strade dello shopping anche solo per respirare
l’atmosfera di uno spettacolo che potranno godersi
solo in televisione; fan di ogni età assediano
l’ingresso al teatro per incrociare lo sguardo
dei loro beniamini.
Nella tarda estate del 1950, il direttore della
Radio Italiana (quella che oggi è la Rai), Giulio
Razzi, e il gestore del Casinò di Sanremo, Pier
Busseti, si incontrano in uno stabilimento termale
di Montecatini per ideare la prima edizione del
Festival. Razzi cerca solo un modo per rinnovare
il repertorio della programmazione radiofonica;
Busseti si accontenta di arricchire il cartellone
del Casinò, già sede di concerti, incontri letterari
e occasioni mondane. Invece daranno vita a un
mito che ha superato il mezzo secolo d’età.
La formula inaugurata nel 1951 si dimostra subito
efficace oltre ogni aspettativa. I motivi presentati
a Sanremo godono di immediata notorietà
e gli interpreti iniziano ad affiancare gli attori
del cinema come protagonisti delle cronache
mondane, dando il via a un vero e proprio “divismo
della canzone”. Nel 1955 arriva la televisione.
Il format del Festival viene riproposto in decine
di manifestazioni in tutto il territorio nazionale,
nessuna delle quali riesce a eguagliare la
fama e il prestigio dell’originale. Nel 1958, l’avvento
dell’economico e resistente disco “microsolco”
e il successo di
Domenico Modugno
con Nel blu, dipinto di
blu rappresentano un
vero e proprio spartiacque
per la storia
della kermesse. Il mercato
dei dischi registra
I 45 giri
Una selezione delle copertine
dei dischi con alcuni dei brani
più famosi del Festival
numeri inimmaginabili solo pochi anni prima:
Una lacrima sul viso di Bobby Solo, nel 1964, raggiunge
la cifra record di un milione di copie vendute.
Il Festival tocca il suo apice. Nel 1967 il
cantautore Luigi Tenco si toglie la vita poche ore
dopo l’eliminazione della sua canzone: è come
una battuta di arresto per la manifestazione, che
fino ad allora sembrava inarrestabile. Dopo qualche
edizione di buon successo arriva la crisi vera
e propria. Negli anni Settanta c’è chi si meraviglia
che la kermesse non faccia la fine del Cantagiro
o di Canzonissima, concorsi fino a poco prima
popolarissimi su cui i riflettori si erano spenti
definitivamente.
Solo il mestiere di impresari caparbi e capaci
come Vittorio Salvetti e la pervicacia degli amministratori
della città di Sanremo mantengono in
vita il Festival. Con l’arrivo di Gianni Ravera alla
direzione, la Rai, in sinergia con importanti gruppi
editoriali, torna a investire sulla manifestazione,
vista ancora come programma di punta, ca-