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LA TRAGEDIA GRECA: EDUCAZIONE DI UN POPOLO - Alexis Carrel

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ὒβρις<br />

L. Fontana, Performance (anni ‘50)<br />

ESCHILO<br />

I PERSIANI<br />

I Persiani sono l’unica tragedia a noi pervenuta<br />

che tratta di un fatto storico e non mitico, cioè la<br />

battaglia navale di Salamina, combattuta nel 480<br />

a.C., dove anche Eschilo combatté e suo fratello<br />

morì. La vicenda è narrata dal punto di vista dei<br />

nemici, con una coraggiosa partecipazione da<br />

parte dei vincitori, i Greci, al dolore dei vinti, i<br />

Persiani; quale grandezza d’animo in Eschilo, non<br />

comune a quei tempi, soprattutto dopo soli dieci<br />

anni dalla guerra.<br />

La tragedia ruota attorno all’interrogativo dei<br />

Persiani che si domandano il perché della loro<br />

sconfitta in battaglia nonostante la schiacciante<br />

superiorità numerica e di disciplina. Il motivo<br />

della vittoria dei Greci è in primo luogo il fatto<br />

che essi hanno combattuto per se stessi, per i<br />

cari, per la patria, in difesa dei loro ideali, mentre<br />

i Persiani seguivano soltanto i comandi di un re<br />

sconosciuto:<br />

Non infatti come in fuga cantavano allora i<br />

Greci un solenne peana, ma slanciandosi in<br />

battaglia con intrepido coraggio […] e<br />

insieme si poteva udire un forte grido: “O<br />

figli dei Greci, andate, liberate la patria,<br />

liberate i figli, le spose, e le sedi degli dei<br />

patrii, e i sepolcri degli antenati: su tutto<br />

oggi si combatte”<br />

I Persiani non hanno raggiunto la vittoria anche per una colpa contro gli dei, commessa dal loro signore Serse, rivelata dallo<br />

spettro di Dario. Questa è hybris (in greco ὒβρις), il peccato di tracotanza, che provoca quell’accecamento della ragione che<br />

impedisce all'uomo di riconoscere i propri limiti e di commisurare le proprie forze: chi ha ambizioni troppo elevate e osa<br />

oltrepassare il confine posto dagli dei pecca di hybris. Serse, re e comandante dei Persiani ha peccato di hybris e gli dei l’hanno<br />

punito portandolo insieme al suo popolo alla rovina.<br />

Lui [Serse],che pensò di trattenere con legami lo scorrere del sacro Ellesponto, la divina corrente del Bosforo, quasi<br />

fosse uno schiavo, e tentò di trasformare lo stretto, e chiudendolo in ceppi forgiati col martello creò un’ampia strada<br />

per un ampio esercito. Pur essendo mortale, gli dei tutti […] credette di dominare, con mente non retta.<br />

La conseguenza di questo peccato è Ate, la pazzia che<br />

acceca l’uomo e che gli impedisce di accorgersi dell’errore<br />

commesso e a causa della quale l’uomo perde la capacità di<br />

giudicare. Questa colpa di essersi posti contro gli dei<br />

(hybris) e questo stato di non saper discernere il bene dal<br />

male devono essere puniti da colui che garantisce la<br />

stabilità della giustizia e l’ordine dell’universo, ovvero dal re<br />

degli dei Zeus .<br />

La colpa infatti fiorendo dà come frutto la spiga di<br />

Ate, donde miete una messe tutta di lacrime. Al<br />

vedere tali compensi di queste colpe ricordatevi di<br />

Atene e della Grecia, e nessuno inorgoglitosi della<br />

sorte che possiede dissipi una grande felicità<br />

infatuandosi di altri beni: Zeus sovrasta come vindice<br />

dei pensieri troppo superbi, giudice severo. Perciò a<br />

lui, che ha bisogno di prendere coscienza di sé, ispirate<br />

saggezza con ragionevoli consigli, perché cessi di<br />

lasciarsi accecare dagli dei per la sua presuntuosa<br />

baldanza.<br />

C.D. Friederich, Mare di ghiaccio (1824)

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