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marzo 2012 - Parrocchia della Beata Vergine Immacolata in Longuelo

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Preghiera a Fontanella<br />

venerdì 30 <strong>marzo</strong><br />

Venerdì 30 <strong>marzo</strong> faremo un momento<br />

di preghiera comunitaria a Fontanella<br />

di Sotto il Monte. Ore 18.00 partenza<br />

dal sagrato <strong>della</strong> chiesa parrocchiale.<br />

Arrivo a Fontanella. Sosta presso<br />

la tomba di David Maria Turoldo.<br />

Nell’abbazia di Sant’Egidio, meditazione<br />

di don Fabrizio Rigamonti, parroco<br />

di Botta di Sotto il Monte.<br />

Cena al sacco. A seguire, testimonianza<br />

e conversazione con padre Francesco<br />

Geremia dell’Ord<strong>in</strong>e dei Servi di<br />

Maria. Rientro verso le 22.30.<br />

In comunità abbiamo preparato un libretto<br />

che raccoglie alcuni testi di Turoldo.<br />

È disponibile anche sul sito <strong>della</strong><br />

nostra parrocchia: www.longuelo.it<br />

10<br />

IL TESTIMONE<br />

tà e norme civili ed ecclesiastiche.<br />

È per fedeltà alla Chiesa e all’uomo che<br />

spesso si farà «disobbediente» e subirà esili,<br />

accuse e disprezzo.<br />

Non va sottaciuto l’<strong>in</strong>comparabile contributo<br />

offerto da padre Davide alla Chiesa italiana<br />

con la sua vastissima produzione di <strong>in</strong>ni<br />

liturgici (oltre mille). I sette volumi di Chiesa<br />

che canta e il libro La nostra preghiera: liturgia<br />

dei giorni accostano padre Davide ai più grandi<br />

<strong>in</strong>nografi del mondo cristiano.<br />

Una fede totale e <strong>in</strong>quieta<br />

A documentazione <strong>della</strong> sua forte fede e<br />

dell’efficacia <strong>della</strong> sua <strong>in</strong>dimenticata predicazione,<br />

mi affido ad alcune sue confidenze e<br />

ad alcuni testi <strong>in</strong>clusi nel libro La nostra preghiera.<br />

Mi pare che la sua vicenda di uomo di<br />

fede sia legata a un’esperienza giovanile che<br />

egli stesso descrive <strong>in</strong> questi term<strong>in</strong>i: «La mia<br />

prima esperienza circa la Tr<strong>in</strong>ità risale a quando<br />

ero bamb<strong>in</strong>o... quel triangolo con quell’occhio<br />

nel centro dip<strong>in</strong>to sotto il soffitto <strong>della</strong><br />

nostra chiesa del paese... mi sentivo addosso<br />

quell’occhio e quel triangolo.<br />

Per tutta l’<strong>in</strong>fanzia non ho avuto altra immag<strong>in</strong>e<br />

più ossessiva: “Dio ti vede!”. A liberarmi<br />

è stato un santo, umile frate <strong>della</strong> Dalmazia:<br />

padre Leopoldo, un cappucc<strong>in</strong>o così piccolo<br />

che sembrava un nano... Ed era così sereno!<br />

Potevo avere 16 o 17 anni; ero <strong>in</strong> un<br />

giorno di “ritiro”; io andai da lui a confessarmi<br />

e gli dissi quello che poteva dire un collegiale<br />

(di allora); non ricordo neppure: le solite<br />

stupidagg<strong>in</strong>i, <strong>in</strong>tessute secondo lo standard<br />

delle confessioni da collegio (di allora). Ricordo<br />

che padre Leopoldo mi lasciò dire senza<br />

mai <strong>in</strong>terrompermi; a un punto ebbi l’impressione<br />

che non mi ascoltasse neppure; alla f<strong>in</strong>e<br />

mi disse: “Senti, figliolo, ti do un consiglio:<br />

cerca di vedere Dio, tutto Dio (guarda che è<br />

difficile vedere tutto Dio: il Dio del giorno e<br />

<strong>della</strong> notte, <strong>della</strong> gioia e del dolore, del bene<br />

e dal male!) <strong>in</strong> tutti e dappertutto (anche vederlo<br />

<strong>in</strong> tutti è difficile: <strong>in</strong> quelli che ti vogliono<br />

bene e <strong>in</strong> quelli che ti fanno del male, che<br />

ti lodano o ti biasimano, oppure ti condannano,<br />

nei simpatici e negli antipatici!). Se riuscirai<br />

a vedere così, allora capirai molte cose,<br />

e tu sarai sempre sulla strada buona, la<br />

strada di Dio”. Poi mi benedisse... Non so cosa<br />

provai <strong>in</strong> quel momento: mi parve di sentirmi<br />

rompere di dosso quel triangolo e che l’occhio<br />

non mi guardasse più. Ricordo che com<strong>in</strong>ciai<br />

a guardare con occhi liberati le cose e<br />

i giorni e le facce degli uom<strong>in</strong>i: ero, anzi, tutto<br />

liberato».<br />

Ascoltiamolo <strong>in</strong> alcuni brani dei suoi <strong>in</strong>ni e<br />

preghiere: «Signore, per te solo io canto/ onde<br />

ascendere lassù/ dove solo tu sei,/ gioia<br />

<strong>in</strong>f<strong>in</strong>ita.// In gioia si muta il mio pianto/<br />

quando <strong>in</strong>com<strong>in</strong>cio a <strong>in</strong>vocarti/ e solo di te<br />

godo,/ paurosa vertig<strong>in</strong>e.// Io sono la tua ombra,/<br />

sono il profondo disord<strong>in</strong>e/ e la mia<br />

mente è l’oscura lucciola/ nell’alto buio,// che<br />

cerca di te, <strong>in</strong>accessibile Luce;/ di te si affanna<br />

questo cuore/ conchiglia ripiena <strong>della</strong> tua<br />

eco,/ o <strong>in</strong>f<strong>in</strong>ito silenzio» (Per te solo io canto).<br />

È facile <strong>in</strong>tuire <strong>in</strong> questi versi di padre Davide<br />

l’<strong>in</strong>flusso dell’esperienza mistica cristiana<br />

e delle parole <strong>della</strong> Scrittura; ma è altrettanto<br />

evidente la sua apertura cosmica e storica<br />

che <strong>in</strong>clude ogni realtà del mondo e ogni<br />

espressione culturale e storica. Appare anche<br />

chiaro il suo affidarsi totalmente al mistero<br />

<strong>in</strong>f<strong>in</strong>ito di Dio: fede e fiducia maturate nel<br />

lento e faticoso camm<strong>in</strong>o degli anni e aff<strong>in</strong>atesi<br />

dentro difficoltà, contrasti e <strong>in</strong>quietud<strong>in</strong>i<br />

persistenti. Non si potrebbe spiegare diversamente<br />

la sua cont<strong>in</strong>ua e <strong>in</strong>stancabile capacità<br />

di ripresa nonostante ostacoli, prove e<br />

delusioni di ogni genere, e neppure la sua<br />

<strong>in</strong>esauribile fiducia nell’uomo e nella vita. La<br />

testimonianza concreta del suo vivere, riconosciuta<br />

da molti f<strong>in</strong>o al term<strong>in</strong>e di una malattia<br />

molto dolorosa, rimane il documento<br />

più prezioso da lui lasciato a vantaggio di tutti.<br />

L’ultimo biglietto<br />

Un’ultima testimonianza è quella rimasta<br />

<strong>in</strong> un piccolo biglietto trovato nella sua camera<br />

dove è spirato il 6 febbraio 1992 e che<br />

r<strong>in</strong>nova ancora il dramma <strong>della</strong> fede vissuta<br />

con passione: «Vorrei scrivere <strong>in</strong> g<strong>in</strong>occhio,<br />

per quello che ho da dire: o meglio prostrato<br />

a terra come certo doveva sentirsi il Cristo<br />

nell’orto degli Olivi. Non si sente diversamente<br />

il tedium vitae. E anch’io <strong>in</strong> questi giorni e<br />

lunghissime notti ho sentito il tedium vitae.<br />

Dire altro? No, è <strong>in</strong>utile, ci sono troppi scoraggiati<br />

nel mondo, e siamo tutti responsabili<br />

gli uni degli altri. Proprio <strong>in</strong> questi giorni il figlio<br />

diciassettenne di una mia amica si è suicidato,<br />

sparandosi un colpo di pistola: a 17<br />

anni! E però il dolore, la sofferenza ti ammazza<br />

<strong>in</strong> maniera ancora più crudele che non il<br />

suicidio; e questo malessere che non riesci a<br />

contenere. Descrivere tutte le parti dolenti?<br />

Tutte le fasi di spasimo? Impossibile; e per di<br />

più imprevedibili. Sarà necessario abituarsi:<br />

come si faccia Dio solo lo sa. Ad esempio, non<br />

è che mi sia assente la paura di impazzire. È<br />

così, ormai da mesi. Signore, abbi pietà di<br />

me».<br />

Francesco Geremia

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