marzo 2012 - Parrocchia della Beata Vergine Immacolata in Longuelo

More documents

Recommendations

Info

12 IL BIBLISTA Dio desidera parlare con l’uomo A lla domanda «che cos’è la Bibbia?» non possiamo rispondere che in una maniera unica: la Bibbia è parola di Dio e parola degli uomini. È quest’espressione un’indicazione fondamentale che basa la sua forza sulla congiunzione «e». Il grande rischio di sempre è infatti quello di assolutizzare uno dei due aspetti. Capita infatti spesso di incontrare persone che hanno un’altissima concezione della Bibbia, ma anche costoro - tutti preoccupati di difendere il testo biblico - finiscono per offrire un servizio poco adeguato all’annuncio del suo messaggio. Parlando infatti della Bibbia come di una parola esclusivamente divina spingono quasi ad una lettura solo a memoria di determinati testi che non deve essere sostenuta da nessun tipo di comprensione (il messaggio è divino, troppo elevato per essere compreso). Il testo si riduce ad un elenco di cose da fare e il lettore a un mero esecutore di quanto prescritto. È la classica riduzione legalista della Bibbia, che viene Chi è Don Lorenzo Flori, biblista, è prete diocesano dal 2003; ha continuato gli studi al Pontificio Istituto Biblico di Roma e li ha conclusi a Fribourg in Svizzera nel 2011 con una tesi di dottorato sull’ironia giovannea. Insegna greco, Antico Testamento e Introduzione al Vangelo di Giovanni presso il Seminario diocesano. Collabora alla pastorale biblica conducendo incontri alla Scuola della Parola e giornate di studio per animatori di gruppi biblici. La creazione dell’uomo (stampa), 1931/39-1952/57 Negli anni trenta Chagall lavora per l’editore e collezionista Ambroise Vollard, per il quale realizza le acqueforti che illustrano i libri dell’Antico Testamento della Bibbia (la Torah e i libri dei Profeti). Più tardi scriverà: «Fin dalla mia giovinezza sono stato affascinato dalla Bibbia. Mi è sempre sembrato e mi sembra ancora la più grande fonte di poesia di tutti i tempi» La creazione dell’uomo, 1956 Nel 1955 Chagall inizia in forma organica un nuovo ciclo di opere di soggetto biblico (sull’esperienza del lavoro su carta commissionatogli prima da Vollard), che confluiranno nel Museo Nazionale del Messaggio Biblico di Nizza, a lui dedicato. Il dipinto riprende l’iconografia dell’incisione precedente con Adamo portato fra le braccia dell’angelo, ma si aggiunge la girandola di forme e colori della Creazione così identificata tout court al Decalogo, ridotto a sua volta all’ordine di non bestemmiare e di andare a messa. Purtroppo tali persone fuggiranno inorridite ogni discussione sull’origine del testo, sul suo senso, sull’importanza della conoscenza di queste scritture per comprendere Gesù. Nella loro mentalità anche Gesù è un essere totalmente divino che non ha dovuto imparare nulla nella sua vita terrena grazie a una rivelazione diretta col Padre. A tale gruppo di persone ovviamente si oppone chi intende la Bibbia soltanto come parole di uomini: d’altronde, con tutte quelle guerre, battaglie, violenze non si può certo pensare che Dio si sia intrufolato in testi così rozzi e banali! Come abbiamo provato a chiarire con questi due esempi volutamente estremizzati, capiamo subito quanta strada ci sia ancora da compiere all’interno della Chiesa cattolica per mettere veramente al centro il suo tesoro più grande, quello del Vangelo, che certamente non è ridu-
Resistenza, 1937/48 Nel 1937 Chagall realizza un’opera, Rivoluzione, che sei anni dopo taglia, formando un trittico con Resistenza, Resurrezione e Liberazione. I colori violenti qui descrivono il dramma che sta attraversando l’Europa in quegli anni. Il luogo rappresentato è Vitebsk, la città natale del pittore, emblema del martirio del mondo ebraico. Il Cristo che patisce in croce è ora simbolo di un dolore straziante e insensato Resurrezione, 1937/48 Ne La Resurrezione, pannello centrale del trittico, campeggia ancora la figura del Crocifisso, ma qui la tavolozza è più luminosa: un bianco azzurrato, come un lenzuolo, sale coprendo la folla, bilanciando il rosso infuocato del cielo. C’è una figura a testa in giù lungo la croce: è il pittore che si ritrae come uno spirito nell’atto di dipingere il Cristo sofferente cibile a una pura conoscenza mnemonica delle Scritture, ma che non può neanche esulare da queste senza le quali non comprendiamo veramente Gesù e neanche i segni sacramentali e la vita pastorale che, realmente, ce lo fanno incontrare ancora oggi. Perché dobbiamo leggere la Bibbia? Prima di tutto leggiamo la Bibbia perché essa è un regalo che ci è stato fatto; può piacere o no, può esserci più o meno simpatica, ma è lo stru- “ mento ineliminabile che la tradizione ha scelto per trasmettere il Vangelo. Secondo, leggiamo la Bibbia perché essa ci fa entrare in una cultura dell’amore di Dio; condividiamo questo tesoro con i nostri fratelli ebrei che da sempre legano la loro identità a una bellissima teologia dell’elezione: Dio ama tutti gli uomini, ma ha cercato anche un rapporto più diretto, non estatico né platonico con un gruppo di loro, affinché la loro benedizione fosse un segno per tutti. Dio ci ha scelto e ci ama nonostante tutti i nostri peccati, le nostre infedeltà, la nostra piccolezza. Leggere la Bibbia è dunque un atto di fede che ci trasforma già prima di ogni approccio moralistico. Si entra infatti in una nuova logica, perché scopriamo che umano e divino in qualche modo si incontrano e si relazionano tra di loro. Questa mentalità trasforma i nostri concetti di Dio e di uomo. Infatti scopriamo che Dio non è un’entità metafisica lontana dalla storia; anzi, cerca di mettersi in co- Nutri il tuo ventre e riempi le tue viscere con questo rotolo che ti porgo. Io lo mangiai: fu per la mia bocca dolce come il miele Ezechiele 13 municazione con l’uomo da sempre. Prendiamo per esempio l’incipit della lettera agli Ebrei: «Dio, che aveva già parlato nei tempi antichi molte volte e in diversi modi ai padri per mezzo dei profeti, ultimamente, in questi giorni, ha parlato a noi per mezzo del Figlio, che ha costituito erede di tutte le cose e per mezzo del quale ha fatto anche il mondo» (Eb 1,1) Qualcuno potrebbe ritenere poco degno di Dio questo sforzo continuo di parlare all’uomo, ma già questo è un grande insegnamento biblico: il nostro è un dio appassionato all’uomo, da sempre lo cerca e con lui vuole stringere alleanza. Un testo emblematico in questo caso è il capitolo nove di Genesi, dove l’arcobaleno viene descritto come il segno di questa alleanza tra Dio e l’uomo: un patto in cui non si chiede nulla all’uomo ma nel quale Dio ” promette un amore fedele e non più vendicativo, impegnandosi a non colpire più l’umanità con il diluvio. Il testo della lettera agli Ebrei ci permette anche di cogliere l’importanza della categoria della mediazione che, come quella dell’alleanza, è centrale nel testo biblico. Dio non parla direttamente, ma «attraverso» qualcuno, o meglio «in» qualcuno (così infatti è nel testo greco). L’uomo non può pretendere di avere un incontro diretto con Dio. Il testo biblico resta per eccellenza il testo che garantisce l’alterità di Dio: Dio non si può vedere, come attesta d’al-
Page 1 and 2: periodico della comunità cristiana
Page 3 and 4: La legge della Pasqua è già dentr
Page 5 and 6: » davanti all’Isola del Giglio M
Page 7 and 8: todo politico, la cui carenza si av
Page 9 and 10: Quella voce che incideva l’anima
Page 11: L a pastorale biblica nella bergama
Page 15 and 16: Esodo, 1952/66 Esodo rappresenta la
Page 17 and 18: La arca di Noè (stampa) Dopo La cr
Page 19 and 20: Il sacrificio di Isacco, 1960/66 Un
Page 21 and 22: La guerra, 1964 Molti sono stati i
Page 23 and 24: LA NOSTRA COMUNITÀ 23 Diario di un
Page 25 and 26: RENDICONTO PARROCCHIA 2011 ENTRATE
Page 27 and 28: In silenzio per ascoltare Un week-e
Page 29 and 30: Dopo Pasqua, tempo di sacramenti re
Page 31 and 32: Cortona, è di nuovo vacanza insiem

marzo 2012 - Parrocchia della Beata Vergine Immacolata in Longuelo

You also want an ePaper? Increase the reach of your titles

Delete template?

Save as template?