marzo 2012 - Parrocchia della Beata Vergine Immacolata in Longuelo

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Anno IV - n. 3 MARZO 2012 RESPONSABILE Massimo Maffioletti IN REDAZIONE Giovanni Berera Roberto Cremaschi Monica Ferrante Hianeya Lao Elio Longhi Stefania Lovat Manuela Malighetti Maria Elena Nardari Lorenzo Pagnoni Umberta Pezzoni Mario Ravasio HANNO COLLABORATO Francesco Geremia, Maria Teresa Lecchi, gli animatori del gruppo ADO, Lorenzo Fiori, Brunella Conca, Sergio Dadda, Giuseppe Vitali Tiziana Fumagalli Roberto Micheletti FOTOGRAFIE GRAFICA IMPAGINAZIONE News Service www.newsservice.it STAMPA Litostampa Istituto grafico Via Corti, 51 - Bergamo IN COPERTINA Marc Chagall, La Resurrezione (1937-1948), Parigi periodico della comunità cristiana per il quartiere - n. 3 marzo 2012 Più vivi che mai. Risorti LONGUELO COMUNITÀ AUTORIZZAZIONE TRIBUNALE DI BERGAMO N. 7 DEL 25/2/2009 I N Q U E S T O N U M E R O le Scritture - diceva San Giro- «Ignorare lamo - significa non conoscere Gesù Cristo e quindi significa lasciare che la propria fede manchi delle fondamenta». In effetti la Parola di Dio è ancora sconosciuta alla maggior parte dei cattolici e si fa sempre più largo la necessità di approfondirne la conoscenza. Numerose sono le esperienze positive al riguardo, anche a Longuelo: da circa vent’anni si sono susseguiti, nel nostro quartiere, ben nove gruppi di lettura continuata della Parola. Attualmente i gruppi biblici presenti sul territorio sono tre. La ricerca del senso della vita, la voglia di avvicinare il mistero di Dio attraverso la sua storia nella storia umana, la necessità di comprendere meglio i passaggi della liturgia: questi sono alcuni aspetti che stimolano un credente a prendere (o riprendere) in mano le Sacre Scritture. Il dossier di questo numero di LC (da pag. 11 a pag 22) nasce dal desiderio di estendere la riflessione alla comunità intera, un bel Pasticceria gelateria Luigi Locatelli Caffè Bazzini gelateria Ruggieri gioielleria Bossini Bruno pf Banca Fideuram L’Artigiano tappezziere di Fabrizio Albani Ottica Elzi Marco De Martino Risparmio carburante modo per prepararsi a vivere la Settimana Santa. Nel resto del giornale, proseguiamo con la rubrica «Res Publica» a proporre alcune riflessioni d’attualità, a pag. 4-5, mentre nelle pagine 6-7 presentiamo la proposta di un gruppo di cristianibergamaschi di ripensare alle radici del cattolicesimo democratico: alcuni degli incontri previsti si terranno nel nostro territorio. Un’altra occasione per recuperare il senso profondo di una testimonianza è il ricordo di padre David Maria Turoldo a vent’anni dalla morte (pag. 8-10). Come ogni anno, presentiamo (pag. 24-26) il bilancio economico della comunità: la riduzione delle entrate è un segnale significativo della crisi che tutti stiamo vivendo. Simpatico, infine, il resoconto della convivenza in oratorio dei nostri ADO: alle pagine 27 e 28. Questo numero arriva in tutte le famiglie per augurarvi Buona Pasqua. La redazione Questo periodico esce con il contributo di: Credito Bergamasco Cesteria Mariani Roberto Perico merceria intimo Tabaccheria - edicola “Per.Ca.” Farmacia Conca Verde Scuolaufficio s.r.l. di Borgo Palazzo in Bergamo
La legge della Pasqua è già dentro la vita N o, credere a Pasqua non è/ giusta fede:/ troppo bello sei a Pasqua!/ Fede vera/ è al venerdì santo/ quando tu non c’eri/ lassù!/ Quando non una eco/ risponde/ al suo alto grido/ e a stento il Nulla/ dà forma/ alla tua assenza». Turoldo era un poeta e - come disse Alda Merini - a un poeta non puoi chiedere sempre l’ortodossia. A vent’anni dalla morte la ricerca religiosa, travagliata, di questo inquieto Qohelet moderno che osa dare del «Tu» a Dio, rimane ancora viva. Il paradosso di una fede che nella vita non cerca scorciatoie in resurrezioni semplificatrici, quasi a voler dimenticare il grido del venerdì santo, è attualissimo. La Pasqua non cancella mai il venerdì santo. La morte spaventosamente violenta del figlio - di quel figlio - è il caso serio della fede. Della fede di quel figlio. Èdi noi uomini, suoi contemporanei. Contemporanea a noi è la sua prova di fiducia. Contemporanea a lui è la passione di tante donne e uomini che incontri nel cuore della vita (e per alcune vicende chiedo: qual è il segreto della loro fedeltà alla vita nonostante l’esperienza di vento contrario?). Tutti gli interrogativi dell’uomo - a causa della morte di quel figlio - sono portati alla luce. Nemmeno Dio può scansarli. Per esempio: la presenza ossessiva del male come veleno che ammorba la creazione buona o il dubbio sulla bontà stessa del Creatore che «permette» una morte ignominiosa; l’insensatezza della vendetta umana o ancora la sofferenza sproporzionata e ingiusta, l’intollerabile dolore. Sull’altro piatto della bilancia pesa soltanto una manciata di piccoli semi di fiducia incrollabile: non sai nemmeno da dove viene a quel figlio la tenuta nella prova. Già, come tenere e resistere nella fiducia quando ti accorgi che il primo lontano che prometteva vicinanza, mentre la violenza degli uomini si scatenava contro l’innocente, è proprio Lui, Dio? Di questo dovremmo parlare ogni tanto noi uomini, afflitti da preoccupazioni economiche e continuamente ripiegati sull’ombelico delle nostre esclusive realizzazioni o dei piccoli deliri di conquista. Può apparirvi strano, ma è la fede che ci fa umani. Solo la fede. Ha avuto ragione lui, quel figlio che ha percorso per tre anni la vicenda umana con l’ingenuità di un sognatore, contrastando a muso duro non solo il mare in tempesta ma soprattutto la tentazione umana - troppo umana - a coltivare invidie, vendette di sottobanco, fantasticando in qualche angolo nascosto del cuore illusioni di potere e desideri di onnipotenza. Ha sfidato la subdola convinzione che in fondo Dio sia soltanto un bieco burattinaio che spegne la sua sete di vendetta con il sangue di quel figlio. Con il sangue di ogni uomo. Come se noi non contassimo nulla ai suoi grandi occhi di Padre e non fossimo da sempre figli suoi. Come se Dio - per dirla ancora alla Turoldo - EDITORIALE 3 Piero Della Francesca, Resurrezione (1450-1463), Sansepolcro si comportasse con «divina Indifferenza» e lasciasse imperare il Nulla nel mondo. Siamo piccoli uomini, a tratti così aggrovigliati in pratici vizi quotidiani, passivi di fronte all’imbarbarimento dei rapporti, chiusi dentro le mura delle nostre invidie e vogliuzze di piccolo cabotaggio, ma speriamo - ad alta voce - che a risorgere sia innanzitutto la nostra fiducia in Dio e nell’uomo. Non ci risorgerà una resurrezione che piove dall’alto come un miracolo. Non è Pasqua questa. Risorgere è già dono dato all’uomo, a patto di una radicale fiducia nella vita e nel Padre. La fiducia spalancherà le porte della resurrezione. La fiducia: unica possibilità per disporci a fronteggiare il maligno e la morte. Scelta perdente? Può darsi. Noi, contemporanei di quel figlio, ci ostiniamo a stare sul suo lato perdente della vita. La legge di Pasqua sta già dentro la vita: il chicco di grano dà frutto se sprofonda in terra e accoglie in sé la morte. Quanto è paradossale il vangelo che indossiamo e ci veste. Una comunità cristiana semplice come la nostra dovrebbe innanzitutto accompagnare le persone dentro i loro cammini sofferti o gioiosi, senza mai scavalcare i venerdì santi della vita ma aiutando a lasciar emergere il tesoro di fiducia che dimora nel cuore di ognuno. Sarebbe già un primo divino risollevamento. È anche per questo che c’è la Chiesa - e siamo Chiesa: un impasto umile e fragile di donne e uomini chiamati a essere fratelli, che punta tutto sull’apprezzamento di questa storia come luogo della nostra salvezza e della nostra promessa risurrezione. Una Pasqua così vorrei augurare - insieme con don Paolo e don Giorgio - a ognuno di voi, cari amici. A tutti coloro che non conosco ancora. Ai lontani e ai vicini.
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