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Best sellers e notai - Provincia di Padova

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SANDRO ORLANDO<br />

tini che scrive nell’anno 1300. Nella sezione trecentesca compare<br />

il sonetto <strong>di</strong> Onesto One cosa terena quanto saie (= XLI, del 1319),<br />

quello forse <strong>di</strong> Graziolo Bambaglioli Senbianti alegri (= XLII, del<br />

1321, probabilmente <strong>di</strong> mano dello zio Gemignano), la ballata<br />

Donna, la gram vertute (= XLIII) attribuita a Matteo Correggiaio<br />

(scritta nel 1321 da un <strong>notai</strong>o padovano) e il sonetto <strong>di</strong> Nicolò de’<br />

Rossi Ançelica figura et amorosa (= XLIV, ugualmente <strong>di</strong> mano<br />

padovana), il sonetto LIX <strong>di</strong> Nuccio Sanese (Li mei sospiri dolenti<br />

m’ànno stancho) <strong>di</strong>retto a Guido Cavalcanti e già riprodotto in<br />

forma frammentaria e ancora duecentesca (1280) in I e, infine, il<br />

sonetto LXI Se la fortuna t’à facto singniore attribuito da alcuni<br />

co<strong>di</strong>ci a Ventura Monachi. Negli ultimi anni del sec. XIV (se non<br />

ai primi del seguente, motivo per cui è escluso dal corpus), pare<br />

trascritto probabilmente da mano bolognese, quello petrarchesco<br />

(Rerum vulgarium fragmenta 31) Questa anima gentil che se <strong>di</strong>parte.<br />

Semmai, ci sarà da stupirsi che non vengano quasi mai segnalati<br />

gli autori dei componimenti: infatti, le uniche ed ancor più<br />

notevoli eccezioni sono fatte, oltre che per Rigaut, per la ballata<br />

<strong>di</strong> Matteo Correggiari, mentre, sulle guar<strong>di</strong>e <strong>di</strong> un Memoriale provvisorio<br />

del 1360, una mano seriore (motivo <strong>di</strong> esclusione dal nostro<br />

corpus), attribuibile al <strong>notai</strong>o Gaspare Baruffal<strong>di</strong>ni, accanto<br />

ai vv. 103-11 del Canto V dell’Inferno, ha aggiunto un Danti che<br />

pure rappresenta l’unica convocazione esplicita del poeta nei nostri<br />

scritti. In questo, non si potrà <strong>di</strong>re che egli abbia ricevuto<br />

un’attenzione particolare perché la medesima mano, nella stessa<br />

carta, ha vergato in capo al già citato componimento 31 del Canzoniere<br />

la sigla dFP (che si può sciogliere con domini Francisci<br />

Petrarche) mentre il sonetto precedente (anch’esso escluso) reca<br />

un’analoga sigla PdM che non sono stato in grado <strong>di</strong> intendere:<br />

questo scrupolo si potrà attribuire al <strong>notai</strong>o; ma ci troviamo, se<br />

non l’abbiamo superato, ai limiti del secolo XV.<br />

La critica si è chiesta, anche in questo caso, il perché dell’assenza<br />

<strong>di</strong> attribuzioni. Andrà rilevato che tutte le precedenti non<br />

toccano i Memoriali: in questo caso si potrebbe rilevare che i nomi<br />

esplicitati avrebbero potuto interferire con gli atti circostanti; ma<br />

nel caso delle coperte pergamenacee questa soluzione non è<br />

richiamabile e la domanda relativa all’assenza resta priva <strong>di</strong> una<br />

risposta.<br />

Come si vede dai componimenti attribuiti ad autore noto, si<br />

tratta <strong>di</strong> una scelta che dà conto dello svilupparsi <strong>di</strong> un gusto po-<br />

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