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“No!”<br />
“No, ma l’alternativa all’estinzione non può essere neanche<br />
vivere così, alla giornata, aspettando che quel giorno arrivi il<br />
più tardi possibile.”<br />
DOMANDA:<br />
“Quindi?”<br />
RISPOSTE:<br />
“Boh.”<br />
“Non saprei.”<br />
“Mi è venuta fame, ci vediamo domani.”<br />
Il quinto giorno davanti al Dottor Panda e alla telecamera non<br />
si presentò nessuno. Il Dottore era stato chiamato sul suo cercapersone<br />
per alcuni attacchi di panico, ma l’unica cura che<br />
aveva a disposizione era un bel bicchiere d’acqua fresca e riposo.<br />
Nella foresta c’era un silenzio irreale, come se il consueto<br />
masticare di mandibole dei panda avesse lasciato posto a una<br />
trance collettiva: si era sparsa la voce della possibilità che esistesse<br />
un’alternativa all’estinzione. Anche se non era dato di<br />
sapere quale fosse, il solo fatto che potesse esserci costituiva di<br />
per sé un evento.<br />
Ora occorreva capitalizzare questa speranza prima che<br />
scomparisse, inghiottita dall’ansia. Il Dottor Panda aveva intenzione<br />
di andare là dove tutto era iniziato, nella tana di Wally:<br />
pensava che lì avrebbe scoperto degli indizi che indicassero<br />
una strada, ma non immaginava certo cosa si sarebbe trovato<br />
davanti.<br />
All’entrata della tana la prima cosa che lo colpì era uno zerbino<br />
di bambù con la scritta “benvenuti”. Era cosa nota che le<br />
abitazioni dei panda fossero qualcosa di molto simile alle basi<br />
militari, dov’era, se non vietato, quantomeno sconsigliato l’ingresso<br />
agli estranei. Wally era dotato di grande senso dell’ironia<br />
e quell’invito all’ospitalità altro non era che una provocazione<br />
di uno dei più solitari tra tutti i panda. Così come trasgressivi<br />
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