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F. Saccomanni - Italy-Japan Business Group

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tali aspettative possono essere ricavate sia indirettamente dalle variabili finanziarie (in<br />

particolare dalla differenza tra i rendimenti nominali e quelli indicizzati su alcune<br />

tipologie di titolo di Stato), sia direttamente dai sondaggi di opinione presso gli<br />

operatori economici. Entrambe le fonti indicano che dall’inizio del 1999 a oggi le<br />

attese sull’inflazione di lungo periodo nell’area dell’euro sono state, in media, inferiori<br />

al 2 per cento. La più recente indagine disponibile, quella di Euro Zone Barometer<br />

dello scorso settembre, indica un’aspettativa di inflazione per il 2006 pari all’1,8 per<br />

cento.<br />

È infine necessario riportare su un piano di chiarezza e di rigore il recente<br />

dibattito sugli effetti del passaggio all’euro. I forti rincari osservati nei primi mesi<br />

dell’anno in alcuni comparti del settore dei servizi (ad esempio quello della<br />

ristorazione), nel nostro e in altri paesi dell’area, sono probabilmente da mettere in<br />

relazione con la sostituzione del contante. A livello aggregato, tuttavia, l’evidenza<br />

disponibile indica che l’impatto è stato molto modesto: secondo stime dell’Eurostat<br />

esso avrebbe contribuito per meno di 0,2 punti percentuali all’aumento registrato<br />

dall’indice armonizzato dei prezzi al consumo dell’area nel primo semestre del 2002<br />

(1,4 per cento rispetto al semestre precedente); sulla base dei dati aggregati finora<br />

disponibili, in Italia l’impatto sarebbe stato lievemente superiore. In quasi tutti i paesi<br />

dell’area la percezione da parte dei consumatori è stata di un’inflazione molto<br />

maggiore di quella misurata dalle statistiche ufficiali. Ciò ha riflesso verosimilmente la<br />

difficoltà di valutare correttamente l’aumento medio dei prezzi a fronte di forti rincari<br />

di specifici beni e servizi, alcuni dei quali (alimentari, giornali, servizi dei pubblici<br />

esercizi) acquistati molto frequentemente. Va notato, al riguardo, che alcuni di questi<br />

rincari sono in gran parte indipendenti dal passaggio all’euro, come nel caso dei beni<br />

alimentari freschi, i cui prezzi hanno risentito di fattori meteorologici sfavorevoli.<br />

Le prospettive a breve termine confermano il graduale riassorbimento delle<br />

tensioni sui prezzi manifestatesi nei primi mesi dell’anno. Si prevede che l’inflazione<br />

dell’area (pari al 2,1 per cento in agosto) continui a oscillare intorno al 2 per cento nei<br />

prossimi mesi e che torni stabilmente al di sotto di questa soglia nel corso del prossimo<br />

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