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della vita religiosa proposta alle sue<br />

nascenti Marcelline. Tre anni più<br />

tardi, in una lettera del 18 settembre<br />

1840, il Biraghi riprendeva l’argomentazione,<br />

approfondendo e precisando<br />

il significato di quella<br />

precedente affermazione, con la<br />

Videmari ormai diventata direttrice<br />

del collegio di Cernusco: «Come si<br />

gusta il Signore nella solitudine,<br />

nella vita divota. Tuttavia maggiore<br />

è il merito della vita attiva,<br />

perché si coopera a salvare le<br />

anime e questa noi abbiamo<br />

scelto colla grazia di Dio».<br />

Queste missive inviate a<br />

Marcellina costituiscono una<br />

fonte importante per la<br />

conoscenza storica del IV secolo<br />

e fanno parte di un nutrito<br />

epistolario che Ambrogio intendeva<br />

pubblicare in dieci<br />

libri. L’epistolario santambrosiano<br />

è considerato oggi<br />

opera letteraria: di solito Ambrogio<br />

non affronta direttamente<br />

le questioni riportate<br />

nelle epistole, ma preferisce<br />

far riferimento ai testi sacri,<br />

dai quali trarre abbondanti esemplificazioni:<br />

da questi suoi<br />

scritti emergono le linee fondamentali<br />

della sua azione<br />

pastorale, nonché i tratti marcati<br />

della sua personalità. Lo<br />

scopo di questo “libro politico”,<br />

come spiega la professoressa<br />

Zelzer che se ne è occupata<br />

nella recente Opera<br />

omnia di Sant’Ambrogio<br />

(p.12), è quello di «dimostrare<br />

ai successori di Teodosio<br />

che le buone relazioni<br />

tra la Chiesa e lo Stato potevano<br />

sussistere solamente se<br />

lo Stato aiutava la Chiesa<br />

rispettandone l’autonomia nei<br />

riguardi del potere statale».<br />

Gli argomenti delle tre epistole<br />

indirizzate a Marcellina sono inerenti<br />

ad avvenimenti significativi,<br />

che hanno coinvolto all’epoca la<br />

Chiesa milanese e il suo vescovo<br />

Ambrogio, come la contesa con gli<br />

ariani per il possesso di una basilica<br />

che pretendevano o il felice ritrovamento<br />

dei corpi dei santi Protasio e<br />

Gervasio oppure i disordini accaduti<br />

nella città di Callinico, per i quali<br />

fu necessaria la mediazione di Ambrogio<br />

presso l’imperatore Teodosio.<br />

La prima lettera <strong>qui</strong> citata (76,<br />

Maur. 20) riguarda il clima di tensione<br />

- siamo nel marzo 386, durante<br />

la settimana santa - che si era<br />

Tricase. Oasi Marcelline.<br />

S. Marcellina con i fratelli S. Ambrogio e S. Satiro<br />

creato allora tra cattolici ed ariani<br />

riguardo alla controversia relativa<br />

alla basilica che l’imperatrice<br />

Giustina, madre di Valentiniano II,<br />

pretendeva fosse consegnata agli<br />

ariani, per svolgervi il loro culto.<br />

Nonostante il Concilio di Nicea<br />

(325) avesse chiaramente definito i<br />

dogmi della dottrina cattolica, l’eresia<br />

ariana era ancora molto diffusa.<br />

Nell’epistola sono riportati i due<br />

discorsi che Ambrogio tenne prima<br />

e dopo la soluzione del conflitto,<br />

che si concluse con la vittoria dei<br />

cattolici. All’inizio il caso sembrava<br />

incamminarsi verso un bagno di<br />

sangue e la preoccupazione del<br />

vescovo Ambrogio consisteva nel<br />

fatto che «in una questione<br />

riguardante la Chiesa non si<br />

spandesse il sangue di nessuno».<br />

Questo confida Ambrogio<br />

a Marcellina, che non<br />

manca di chiedere notizie con<br />

assiduità al fratello, il quale<br />

incomincia a raccontare con<br />

queste parole, nella missiva<br />

indirizzata a lei: “Poiché in<br />

quasi tutte le tue lettere ti fai<br />

premura di chiedermi della<br />

Chiesa, ecco quanto accade”.<br />

Questo scrive il fratello alla<br />

sorella per metterla al corrente<br />

degli avvenimenti e <strong>qui</strong>ndi per<br />

rasserenarla, soprattutto in<br />

risposta ad una lettera di lei,<br />

nella quale -egli annota- «mi<br />

comunicavi che i tuoi sogni<br />

non ti lasciavano tran<strong>qui</strong>lla».<br />

In Marcellina, la preoccupazione<br />

per le sorti della<br />

Chiesa era molto sentita, in<br />

un’epoca ancora fresca di persecuzioni<br />

e in piena lotta contro<br />

l’eresia ariana, che negava<br />

la natura divina di Gesù<br />

Cristo. A questo proposito<br />

scrive Giuseppina Parma, su<br />

Terra Ambrosiana del 1997,<br />

specificando che per la Santa<br />

«la verginità consacrata a<br />

Cristo fu un dovere di più per<br />

mettersi a disposizione del<br />

bene della sua Chiesa, la<br />

Chiesa Cattolica sempre minacciata<br />

dalle aberranti potenze del mondo.<br />

Questa fedeltà alla Chiesa e al<br />

Papa dimostrata con affettiva ed effettiva<br />

partecipazione alle loro vicende,<br />

è la virtù che mons. Biraghi<br />

particolarmente esalta tra quelle<br />

della sua Marcellina».<br />

La seconda missiva, strutturata<br />

anch’essa in due discorsi, risale al<br />

giugno di quel medesimo anno, il<br />

386, e riguarda il gioioso ritrovamento<br />

dei corpi dei martiri Gervasio<br />

e Protasio. E’ indirizzata “Alla<br />

sua signora sorella, a lui più cara<br />

della vita e degli occhi, il fratello”<br />

(77, Maur. 22).<br />

Questa dolcissima intitolazione,<br />

carica di stima e di affetto per la<br />

sorella “signora”, colei che ha rappresentato<br />

nella vita di Ambrogio la<br />

guida, racchiude in sé tutta la soavità<br />

del rapporto tra i due santi e la<br />

loro confidenza, così come ci rivela<br />

anche il testo seguente, che pare<br />

sottintendere un’assidua frequentazione<br />

tra i due, dando adito all’ipotesi<br />

di un usuale domicilio di<br />

Marcellina in questo luogo sulle<br />

sponde del Lambro, nei pressi di<br />

Milano, adatto a condurre vita ritirata:<br />

«Poiché sono solito non tacere,<br />

alla tua Santità, nulla di quanto<br />

avviene <strong>qui</strong> in tua assenza, sappi<br />

che abbiamo ritrovato i santi martiri».<br />

Gli eventi attinenti la narrazione<br />

coinvolgono tre giornate e colgono<br />

altrettanti momenti: il ritrovamento<br />

dei corpi, cioè la cosiddetta invenzione,<br />

la traslazione nella basilica<br />

ambrosiana e infine la loro deposizione<br />

in essa. Grande emozione fu<br />

ritrovare «queste nobili reli<strong>qui</strong>e»<br />

considerate «un dono di Dio» per<br />

«questa città» che «aveva perduto i<br />

propri martiri». Ambrogio sente di<br />

doverne ringraziare il Signore:<br />

«Ti ringrazio, Signore, perché<br />

hai suscitato per noi gli spiriti così<br />

potenti di questi santi martiri, in un<br />

momento in cui la tua Chiesa sente<br />

il bisogno di più efficace protezione.Sappiano<br />

tutti quali difensori<br />

io cerco, capaci di proteggermi<br />

ma incapaci di offendere. Tali difensori<br />

io desidero, tali soldati ho<br />

con me; non soldati del mondo, ma<br />

soldati di Cristo».<br />

I santi corpi, deposti nella basilica<br />

in un punto indeterminato, verranno<br />

ritrovati nuovamente 15 secoli<br />

più tardi da monsignor Biraghi e<br />

<strong>qui</strong> definitivamente collocati in<br />

cripta, al fianco del vescovo Ambrogio,<br />

dove tuttora sono situati.<br />

Nella terza epistola inviata a<br />

Marcellina (ex. coll. 1, Maur. 41), è<br />

allegata la lettera che Ambrogio inviò<br />

a Teodosio, contenente il suo<br />

discorso pronunciato a proposito<br />

dell’incendio di Callinico, oggi città<br />

della Siria, situata presso<br />

l’Eufrate, dove i cristiani avevano<br />

incendiato la sinagoga, suscitando<br />

l’ira di Teodosio. Era l’anno 388.<br />

Con questa lettera, Ambrogio ottenne<br />

di placare la collera dell’imperatore,<br />

impetrandone l’indulgenza:<br />

«Ti conosco pio, clemente, mite<br />

e sereno; so che ti stanno a cuore la<br />

fede e il timor di Dio; ma spesso ci<br />

sono cose che ci ingannano».<br />

Nella missiva inviata alla sorella,<br />

che lo aveva cresciuto santamente,<br />

ritroviamo ancora tutto l’affetto<br />

di Ambrogio e la delicatezza<br />

di tratto nei suoi confronti. Non<br />

mancano espressioni di sincera preoccupazione<br />

per lei:<br />

«Ti sei compiaciuta di scrivermi<br />

che la tua Santità era ancora preoccupata,<br />

perché avevo scritto di<br />

essere preoccupato; perciò mi meraviglio<br />

che tu non abbia ricevuto la<br />

mia lettera, nella quale ti scrivevo<br />

di aver riac<strong>qui</strong>stato la serenità».<br />

In questo luogo della campagna<br />

brianzola, dove abita ancor oggi la<br />

memoria della Santa, si possono<br />

dunque seguire le tracce di Marcellina<br />

in “villa”, laddove trascorse<br />

l’ultima parte della sua vita e ricostruire<br />

qualche tratto significativo<br />

della sua figura.<br />

Possiamo concludere con le parole<br />

di Giuseppina Parma (op. cit.):<br />

«Di quanto accadde a Milano<br />

nei ventitré anni dell’episcopato<br />

ambrosiano nulla infatti sfuggì a<br />

Marcellina, che, informata dal<br />

fratello, ne ricambiava la confidenza<br />

con illuminato consiglio e l’aiuto<br />

della preghiera. In tal modo ella<br />

svolse un apostolato veramente ecclesiale».<br />

Tamara Gianni<br />

26 ORIZZONTI - Anno 5, n. 2, 2006 ORIZZONTI - Anno 5, n. 2, 2006<br />

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