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R O T O p A L C O - Emilia Romagna Teatro

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29 marzo - 2 aprile <strong>Teatro</strong> delle Passioni<br />

IL LAVORO RENDE LIBERI<br />

due testi di Vitaliano Trevisan<br />

regia Toni Servillo<br />

con Anna Bonaiuto, Sara Alzetta, Bruna Rossi,<br />

Salvatore Cantalupo, Beppe Casales,<br />

Matteo Cremon, Denis Fasolo<br />

scene Toni Servillo, Daniele Spisa<br />

costumi Ortensia De Francesco<br />

luci Pasquale Mari<br />

suono Daghi Rondanini<br />

L’intervista<br />

Teatri Uniti<br />

<strong>Teatro</strong> di Roma<br />

<strong>Teatro</strong> Stabile di Torino<br />

7<br />

Vitaliano Trevisan<br />

Vicentino, è uno degli scrittori<br />

quarantenni più significativi della<br />

scena letteraria italiana, capace<br />

di misurarsi anche con il cinema e<br />

con il teatro. Il romanzo breve che lo<br />

ha fatto conoscere è I quindicimila<br />

passi. E’ l’interprete principale<br />

dell’ultimo film di Matteo Garrone,<br />

Primo Amore, al fianco di Michela<br />

Cescon.<br />

Dopo avere indagato il rapporto<br />

tra la famiglia e i mutamenti<br />

della società della Napoli del<br />

boom economico con Sabato,<br />

domenica e lunedì di Eduardo<br />

De Filippo, Toni Servillo prosegue<br />

la ricerca sui testi italiani che<br />

mettono al centro i rapporti<br />

familiari, inseriti in un contesto di<br />

trasformazioni sociali, in luoghi<br />

dove il linguaggio testimonia<br />

il cambiamento generale e<br />

ciò che accade nell’intimo dei<br />

personaggi. Il lavoro rende<br />

liberi riunisce in un unico spettacolo due atti unici del vicentino Vitaliano<br />

Trevisan, fra i più interessanti scrittori italiani contemporanei, apprezzato<br />

come romanziere (I quindicimila passi) e come sceneggiatore, nonché attore<br />

protagonista, del film Primo Amore di Matteo Garrone. I due testi, Scandisk<br />

e Defrag, prendono il titolo dal linguaggio dei personal computer. Nel primo<br />

tre operai di un magazzino progettano un colpo che cambierà la loro vita;<br />

nel secondo parlano tre donne di estrazione borghese, una madre e le due<br />

figlie, impegnate in una rievocazione che è al tempo stesso un esame del<br />

proprio passato e dei propri valori.<br />

Il mestiere dell’attore<br />

“In realtà la domanda che bisogna cercare di soddisfare sera per sera,<br />

quando sei sul palcoscenico, di fronte al pubblico che ti guarda, non è “Che<br />

cosa sta facendo quello sul palcoscenico?”, né “Come lo sta facendo?”,<br />

ma “Chi è quello sul palcoscenico?”. Va proposta con assoluta chiarezza<br />

anche una scelta che è di vita. Quanta gente oggi va a teatro con questa<br />

disponibilità a credere che qualcuno ha deciso di andare là sopra,<br />

sottraendo altre ipotesi alla propria vita e cercando di sintetizzarla in quello<br />

spettacolo? Questo è il valore fondamentale del teatro, che ne fa un’arte<br />

così particolare.”<br />

da un’intervista a Oliviero Ponte di Pino, Ateatro<br />

Un cortese Toni Servillo ci dedica il tempo di una breve chiacchierata telefonica.<br />

Come percepisce le trasformazioni sociali del nostro paese. Pensi solo alla presenza degli stranieri, all’incontro con culture e religioni diverse come<br />

l’Islam?<br />

L’immigrazione è una realtà. La percepisco e la voglio percepire come un arricchimento. Auspico un incontro positivo con diverse culture. Ma lo<br />

spettacolo è comunque un’indagine calata nella borghesia e nella gioventù italiane. Tre ragazzi da una parte, tre donne dall’altra. Tre operai che fanno<br />

un bilancio preventivo della loro vita e tre borghesi che ne fanno uno consuntivo.<br />

In questi giorni sta recitando al Piccolo Le false confidenze, un suo spettacolo di qualche anno fa: quanto è importante avere un repertorio?<br />

E’ molto importante se il repertorio è coerente con una ricerca artistica. Marivaux esplora l’intreccio fra i sentimenti e il denaro che è proprio quello<br />

di cui parla Il lavoro rende liberi. Gli attori hanno la possibilità di indagare gli stessi argomenti trattati nelle drammaturgie di diverse epoche. Per la<br />

maggior parte giro con una compagnia di attori che conosco da anni.<br />

Cosa pensa del Premio Nobel attribuito ad Harold Pinter?<br />

Mi ha rallegrato. Credo che sia uno dei grandissimi autori del Novecento. Tra l’altro ha perfettamente ragione quando dice che nella vita comunichiamo<br />

con quello che omettiamo di dire, piuttosto che con le cose che diciamo. Anche in Marivaux come in Molière, ciò che è più importante non è quello che<br />

si dice, ma quello a cui si allude. Alla commedia di parole, se ne affianca una fatta di comportamenti, reazioni, volti, sguardi, intenzioni.<br />

Come dirige un attore? Che spazio viene dato all’improvvisazione o comunque all’autorialità dell’interprete?<br />

Attribuisco molto spazio alla personalità dell’interprete che scelgo con largo anticipo. Scelgo di indagare un tema, mentre l’improvvisazione non è di<br />

solito la mia modalità di lavoro. Preferisco la certezza dell’ispirazione.<br />

Come è avvenuta la scelta del titolo Il lavoro rende liberi: qualche critico ha trovato eccessivamente forte la citazione della frase che segnava<br />

l’ingresso dei campi di concentramento nazisti?<br />

Il titolo è stato proposto dallo stesso Trevisan e io l’ho accettato di buon grado. Non c’è nessun intento derisorio nei confronti del ricordo dei lager. Più<br />

che altro il titolo sottolinea una dimensione tragica della situazione sociale attuale.<br />

Sabato, domenica e lunedì che il pubblico modenese ha molto amato, approderà a Parigi. Che effetto le fa?<br />

Mi procura emozione approdare in particolare al <strong>Teatro</strong> Athénée di Luois Jouvet, gloria del teatro francese e del teatro mondiale, con una vicenda<br />

artistica che ha più di una somiglianza con quella di Eduardo De Filippo. Parigi è una capitale del teatro mondiale, e recitare Eduardo lì è un po’ come<br />

riannodare un legame profondo Napoli-Parigi.

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