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seguito del trattato di Rapallo del 1920, quando i due borghi furono annessi all’Italia, il re-<br />

A gime fascista avviò la snazionalizzazione del paese, imponendovi il divieto dell’uso della<br />

lingua slovena, la soppressione di tutte le associazioni e l’esercizio di pesanti pressioni economiche.<br />

A causa delle insostenibili condizioni di vita, non pochi furono coloro che intrapresero la via<br />

dell’esilio. Fra essi anche il giovane Pilon, approdato a Parigi, la capitale mondiale dell’arte.<br />

La seconda guerra mondiale coinvolse<br />

Ajdovščina nel vasto moto resistenziale contro<br />

il fascismo ed il nazismo. All’indomani<br />

dell’armistizio l’area fu occupata dai tedeschi<br />

e gli orrori della guerra seminarono innumerevoli<br />

tragedie.<br />

Le sofferenze della popolazione locale sono<br />

state narrate da Danilo Lokar nella raccolta<br />

di racconti dal titolo Sodni dan na vasi (Il giudizio<br />

universale al villaggio), insignita del<br />

premio Prešeren, mentre Walter Bianchi<br />

dedicò la sua Ballata nera alla tragedia del<br />

villaggio di Ustje, raso al suolo dalle fiamme<br />

appiccate dai fascisti.<br />

Verso la fine della guerra, Ajdovščina, ormai territorio liberato,<br />

fu teatro dell’insediamento del primo governo slo<strong>veno</strong> postbellico.<br />

Lo straordinario evento, che vide la partecipazione di una<br />

folla entusiasta e fu immortalato da numerosi corrispondenti e<br />

fotografi, si svolse nella sala Bratina il 5 maggio del 1945.<br />

Tale atto, dettato dalla volontà di ribadire la ferma determinazione<br />

di tutti gli sloveni di rimanere padroni sulla propria terra,<br />

fu accolto simbolicamente dagli sloveni del Litorale come un<br />

solenne sanzione della loro appartenenza alla madrepatria,<br />

tenuto conto che la provincia di Gorizia e con essa Ajdovščina<br />

furono ricongiunte - quanto alla sovranità dei poteri politici ed<br />

amministrativi - al ceppo nazionale slo<strong>veno</strong> soltanto del 1947.<br />

Nel 1964-1965 essa fu ristrutturata, su progetto dell’architetto<br />

Svetozar Križaj, nativo di Ajdovščina, in sala cinematografica.<br />

Nel 1989 il governo dell’epoca eresse accanto ad essa<br />

un stele commemorativa dell’insediamento del primo governo<br />

postbellico. Anche il monumento al primo governo slo<strong>veno</strong><br />

è opera dell’architetto Svetozar Križaj; esso reca iscritte due<br />

brani, tratti, il primo, da un testo letterario di Ivan Cankar, ed<br />

il secondo, da un’allocuzione del presidente del primo governo<br />

Boris Kidrič, scelti dal poeta Ciril Zlobec. Nel 2005 la sala cinematografica<br />

subì un ulteriore restauro e fu intitolata alla memoria<br />

del primo governo slo<strong>veno</strong>.<br />

5 maggio 1945, foto: Edi Šelhaus, Muzej novejše zgodovine v Ljubljani<br />

5 maggio 2005,<br />

foto:<br />

Primož Brecelj<br />

Svetozar Križaj, Il monumento all’insediamento<br />

del primo governo slo<strong>veno</strong> del dopoguerra, 1989<br />

Foto: Matjaž Slejko<br />

Assistette alla stipula del trattato di<br />

pace a Parigi, nel 1946, in qualità di<br />

fotografo ufficiale della delegazione jugoslava,<br />

anche Veno Pilon.<br />

La conferenza di Pace di Parigi, foto: Veno Pilon,<br />

1946, Pilonova galerija Ajdovščina<br />

primi anni del dopoguerra furono per Ajdovščina un<br />

I periodo di rilancio economico e di progresso culturale.<br />

Grazie all’impianto di nuove imprese e di nuove fabbriche,<br />

che si avvalsero delle esperienze accumulate in passato, la cittadina<br />

godette di una nuova fioritura economica. Furono avviate<br />

numerose officine artigianali e la vita culturale e sociale<br />

lungo entrambe le sponde del torrente Hubelj si riebbe. Nel<br />

1952 i comuni di Ajdovščina, di Šturje, assieme alla maggior<br />

parte dei villaggi circostanti, si fusero in un unico comune.<br />

Grazie all’impianto postbellico di nuove imprese industriali<br />

alimentari, del legno e metallurgiche e grazie alla ripresa<br />

dell’attività edile, la cittadina si iscrisse fra le aree industriali<br />

più rigogliose del paese. Dalle ceneri delle attività corali di un<br />

tempo sorse la scuola di musica intitolata a Vinko Vodopivec<br />

e fu avviata la scuola media Veno Pilon. La vita culturale postbellica<br />

riprese<br />

ad Ajdovščina<br />

grazie soprat-<br />

Veno Pilon e Ivo Lenščak, 1969, foto di ignoto,<br />

Pilonova galerija Ajdovščina<br />

Ivo Kovač (Ajdovščina, 1927 - 2003) conseguì, nei ranghi della seconda generazione<br />

degli allievi dell’Accademia di Belle Arti di Ljubljana, il diploma nel<br />

1950 presso i professori Gojmir Anton Kos e France Mihelič. Prima ancora di<br />

accedere all’Accademia, egli aveva partecipato da attore dilettante all’attività<br />

del circolo filodrammatico, mentre più tardi collaborò agli allestimenti ed alle<br />

tournée della compagnia teatrale di Ajdovščina anche in veste di scenografo. In<br />

qualità di insegnante di disegno e di educazione artistica, egli formò generazioni<br />

di giovani locali fino al 1984, anno in cui le condizioni di salute lo costrinsero al<br />

pensionamento. Nel 2003 il borgo natio volle dedicargli, nei vani espositivi della<br />

Pilonova galerija, un’ampia e meritata retrospettiva, a riconoscimento dell’opera<br />

pedagogica ed artistica svolta nel corso di una vita.<br />

I soci del circolo filodrammatico di Ajdovščina, 1946, foto di ignoto, Goriški muzej Nova Gorica<br />

Stipe Štekar, foto: Veno Pilon, 1931,<br />

Goriški muzej Nova Gorica<br />

tutto ad alcune ferventi e tenaci personalità. Štefan<br />

Stipe Štekar (Ajdovščina, 1899 - 1986), appassionato<br />

collezionista di testimonianze del passato, animò assieme<br />

ad altri cultori delle arti sceniche, sia in veste<br />

d’attore che di regista, il circolo filodrammatico soppresso<br />

fra le due guerre. Raccolse meticolosamente<br />

la documentazione di quell’attività e fra le sue carte<br />

si trovano, accanto alle pubblicazioni di sala dedicate<br />

ai singoli allestimenti, anche i bozzetti scenici dipinti<br />

dal pittore Ivo Kovač.<br />

A Stipe Štekar, primo gestore postbellico<br />

della sala cinematografica di Ajdovščina,<br />

andato in pensione, succedette il nipote di<br />

Pilon, il pittore accademico Ivo Lenščak<br />

(Ajdovščina, 1929 - 1986). Nel 1988 la<br />

Pilonova galerija allestì una mostra di opere<br />

del Lenščak, il quale aveva appreso i ferri<br />

del mestiere all’Accademia di Belle Arti di<br />

Ljubljana nella classe del professor Gabrijel<br />

Stupica.<br />

Ivo Kovač, “Žapuže/Pomlad” (Žapuže/Primavera),<br />

1962, acquerello, propietà privata<br />

La ricca tradizione filodrammatica persiste fra gli abitanti del luogo ancor oggi; altrettanto vivace<br />

appare la tradizione del canto corale. Il fervore culturale di Ajdovščina è alimentato da artisti,<br />

fotografi, architetti - che ne plasmano le fattezze del paesaggio - da musicisti, letterati ed etnografi,<br />

che animano un vivace piazza culturale e ad un alacre associazionismo culturale ed artistico. Sono<br />

intitolati a Pilon la scuola media di Ajdovščina, il locale Circolo fotografico e ne vanta infine il nome<br />

di prestigio anche il prodotto di eccellenza delle cantine Vipavska klet, il Vinjak Pilon.<br />

»Io farò ritorno al borgo natio«, annotò Veno<br />

Pilon nel suo volume autobiografico. E quando<br />

all’indomani del giorno di Pasqua del 1968 fece<br />

definitivamente ritorno ad Ajdovščina, insignito<br />

del titolo di cittadino onorario, questo fiero e saldo<br />

borgo fu orgoglioso del suo abbraccio. Benché di<br />

salute malferma, Pilon continuò a produrre. Fece<br />

dono al comune di Ajdovščina di un effigie in bronzo<br />

di Ivan Cankar, il quale volge, dal cinquantesimo<br />

anniversario della morte dello scrittore, lo sguardo<br />

dalla piazza verso la sala del primo governo slo<strong>veno</strong>.<br />

Fu dato alle stampe un opuscolo con le versioni<br />

francesi di poesie di autori sloveni curate dall’artista,<br />

recante il titolo Rdeči nageljni za Pariz (Garofani rossi<br />

per Parigi)... mentre nel 1970 Pilon fu insignito del Premio<br />

Prešeren per l’impegno artistico di una vita nonché della<br />

massima onorificenza del comune di Ajdovščina, la medaglia<br />

commemorativa del 5 maggio 1945. La malattia che<br />

afflisse Pilon subì un brusco aggravamento e negli ultimi<br />

giorni egli fu assistito dalla nipote Pavla Lutman. Si spense<br />

all’indomani del suo 74° compleanno nel modesto alloggio<br />

sopra l’ex farmacia che il comune gli aveva assegnato al rientro<br />

da Parigi.<br />

Dopo la morte del padre Veno, il figlio Dominique Pilon,<br />

residente a Parigi, fece dono alla città di Ajdovščina del lascito<br />

artistico paterno. Gli operatori culturali e gli uomini<br />

politici locali si adoperarono per trovargli un’idonea collocazione,<br />

talché nel 1973 furono inaugurati, sull’ex Via<br />

imperiale, l’odierna via Prešeren, i vani della Pilonova galerija.<br />

Il restauro dell’ex casa paterna dell’artista, effettuato<br />

su disegni progettuali dell’architetto Svetozar Križaj, fu<br />

inaugurato nel 1978 e nel mese di febbraio vi fu esposta, al<br />

primo piano, la collezione permanente delle opere di Pilon.<br />

Nel corso degli anni la galleria, il nucleo originario della<br />

sua collezione s’arricchì, grazie all’acquisizione di ulteriori<br />

opere dell’autore, conservate da vari amici, soprattutto da<br />

Danilo Lokar e dai parenti, nonché di opere provenienti dal<br />

lascito del pittore Rihard Jakopič.<br />

La facciata della Pilonova galerija, foto: Primož Brecelj, <strong>2008</strong><br />

La Pilonova galerija, investita anche del<br />

ruolo istituzionale di museo, gode fama in patria<br />

ed all’estero di influente centro espositivo di<br />

opere d’arte contemporanea. Le redini di curatore<br />

furono assunte, a partire dalla sua fondazione,<br />

da Danilo Jejčič, insigne incisore locale. Nel<br />

1996, in occasione delle celebrazioni dedicate<br />

al centenario della nascita di Veno Pilon, egli<br />

cedette il testimone all’attuale direttrice, la consulente<br />

museale dottoressa Irene Mislej. Al piano<br />

mansardato fu inaugurata, il 3 dicembre 2005,<br />

sempre su progetto dell’architetto Križaj, anche<br />

la sezione fotografica del museo, con una serie di<br />

immagini scattate dall’autore a Parigi.<br />

L’architetto Svetozar Križaj (Ajdovščina,<br />

1921 - 1996) fu insignito, per l’opera di recupero<br />

della casa Pilon, del premio Plečnik per il<br />

1975, la massima onorificenza slovena in campo<br />

architettonico. Fino al 1943, anno in cui raggiunse,<br />

con il nome clandestino di Švejk, le file del<br />

movimento di liberazione nazionale, egli aveva<br />

studiato alle facoltà tecniche degli atenei di<br />

Padova e di Bologna. Nel dopoguerra completò<br />

gli studi presso il dipartimento di architettura<br />

dell’Università di Ljubljana nella classe del professor<br />

Jože Plečnik. Egli vanta al suo attivo numerose<br />

opere di design e progetti architettonici,<br />

molti dei quali - fra essi lo stabilimento balneare<br />

e la sala cinematografica ad Ajdovščina nonché<br />

le case a schiera di Vipava - impressero un tratto<br />

indelebile alla cittadina natia ed ai suoi dintorni.<br />

Danilo Jejčič (nato il 1933 ad Ajdovščina), ha studiato al dipartimento di<br />

pittura dell’Accademia di Belle Arti di Ljubljana presso il professor Gabrijel<br />

Stupica. Assolti gli studi, svolse dapprima la professione d’insegnante di<br />

educazione artistica, per passare quindi, dal 1973 al 1996, anno del suo<br />

pensionamento, a dirigere la Pilonova galerija di Ajdovščina. Fece parte<br />

del rinomato sodalizio artistico transfrontaliero 2xGO, e fu membro<br />

dell’Associazione degli artisti del litorale Settentrionale (DSLUP, Društvo<br />

Slovenskih Likovnih Ustvarjalcev Primorske) e dell’Associazione degli artisti<br />

sloveni (DSLU). Sempre alle prese con l’arte dell’incisione,egli dedica<br />

negli ultimi tempi un’attenzione sempre più intensa alla fotografia.<br />

Danilo Jejčič, “Alfa in Omega” (Alfa ed Omega), 2004, serigrafia a colori, proprietà dell’autore<br />

Il pittore e fotografo Veno Pilon (Ajdovščina, 22 settembre 1896 - 23<br />

settembre 1970) nacque nella famiglia di Urška di Podraga e di Domenico -<br />

Menigo di Mossa del Friuli. Assolto il ginnasio reale di Gorizia, fu richiamato<br />

alle armi, fatto prigioniero in Galizia ed internato in Russia, dove partecipò<br />

alla Rivoluzione d’Ottobre. Nel 1918 rientrò in patria ed espose a Ljubljana<br />

gli acquerelli creati nel corso della prigionia in Russia. L’anno successivo intraprese<br />

gli studi all’Accademia di Belle Arti di Praga per proseguirli poi a<br />

Firenze ed a Vienna. Rientrato a casa nel 1921, assunse dalle mani del padre,<br />

ormai ammalato, le redini della conduzione del panificio. Col tempo sistemò<br />

nel borgo natio un proprio studio artistico e le opere risalenti a quel periodo<br />

costituiscono i vertici della sua opera pittorica. Partecipò, nel frattempo, a numerose<br />

mostre collettive e contribuì nel 1924 con alcune incisioni, capostipite<br />

di una serie di artisti sloveni, alla Biennale di Venezia. Nel 1928 si trasferì a<br />

Parigi, radicandovisi e dedicandosi soprattutto alla fotografia, divenuta ormai<br />

per lui e la famiglia, fonte di sostentamento. Dal matrimonio con Anne Marie<br />

Guichard nacque il figlio Dominique e l’album dell’artista si popolò d’un tratto<br />

anche di immagini familiari, dalle quali emerge la figura di un fiero padre e<br />

marito. A guerra finita, Pilon accolse nella sua abitazione di Montparnasse<br />

frotte di connnazionali in visita a Parigi, perlopiù intellettuali ed artisti, molti<br />

dei quali ne ricordano infatti proprio l’indefessa azione di informale addetto<br />

culturale slo<strong>veno</strong>. S’impegnò saltuariamente nell’organizzazione di mostre,<br />

vestì i panni di redattore, illustratore e traduttore, persino quelli di scenografo<br />

e di attore, e contribuì non poco alla realizzazione del primo lungometraggio<br />

slo<strong>veno</strong> Na svoji zemlji - Sulla propria terra. Si cimentò nell’arte della versificazione<br />

(Orakelj slikarjev - L’oracolo dei pittori, 1968). La Moderna galerija<br />

di Ljubljana ne allestì nel 1954 un’ampia mostra di disegni, pitture e fotografie<br />

alla quale fece seguito, nel 1966, una retrospettiva ancor più vasta. L’anno precedente<br />

era uscito il suo volume di memorie Na robu - Sull’orlo e Pilon avvertì<br />

sempre più intenso il richiamo del natio borgo, al quale finì per corrispondere<br />

tre anni prima di morire. L’emittente radiotelevisiva di stato slovena girò, ad<br />

autore ancora in vita, un documentario sulla vita e l’opera dell’artista.<br />

Luigi Spazzapan, Veno Pilon, 1925, bronzo,<br />

Pilonova galerija Ajdovščina<br />

DA ESPLORARE INOLTRE<br />

La collezione permanente delle marionette di Milan Klemenčič si conserva<br />

al piano mansardato del Teatro delle Marionette (Lutkovno gledališče) di<br />

Ljubljana.<br />

Il fondo memoriale del Lokar si conserva presso la Biblioteca Lavrič ad<br />

Ajdovščina.<br />

Editore: Comune di Ajdovščina<br />

Produttore: Pilonova galerija Ajdovščina<br />

Testo: Tanja Cigoj<br />

Versione italiana: Ravel Kodrič<br />

Prima edizione: marzo <strong>2008</strong><br />

Prodotto da: V&H d.o.o Ajdovščina<br />

L’immagine in copertina: Ajdovščina in una cartolina del 1899, Goriški<br />

muzej Nova Gorica<br />

Pilonova galerija Ajdovščina<br />

Prešernova ulica 3, 5270 Ajdovščina, Slovenija<br />

tel. : ++386 (0) 5 36 89 177, fax: ++386 (0) 5 36 89 178<br />

e-mail: <strong>pilon</strong>ova.galerija@siol.net<br />

www.<strong>veno</strong><strong>pilon</strong>.com<br />

TIC Ajdovščina<br />

Lokarjev drevored 8, 5270 Ajdovščina, Slovenija<br />

tel.: ++386 (0) 5 36 59 140<br />

e-mail: tic.ajdovscina@siol.net<br />

www.tic-ajdovscina.si<br />

Veno Pilon, Nudo femminile assiso (La Paffutella), 1926, olio su<br />

tela, Pilonova galerija Ajdovščina<br />

al pari di Pilon che amò la vita fino, per così dire, a traboccarne (Na<br />

E robu - ossia Sull’orlo, suona il titolo del volume delle sue memorie)<br />

anche le donne e gli uomini di Ajdovščina se ne lasciano pervadere attraverso<br />

la città, i suoi angoli più reconditi, fino alle sue più remote propaggini,<br />

percosse dalle scudisciate della bora.<br />

Italia<br />

Austria<br />

<strong>Slovenia</strong><br />

Croazia<br />

Ungheria<br />

Ajdovščina<br />

Attraverso<br />

un secolo<br />

di vita culturale


Ai primi del Novecento, il borgo di Ajdovščina conobbe una vera e propria fioritura economica.<br />

Heidenschaft, all’epoca dominio asburgico, si vide attraversare per la prima volta da una locomotiva,<br />

dai rubinetti delle sue abitazioni sgorgò per la prima volta l’acqua, le case furono illuminate<br />

dal filo delle lampadine reso incandescente dalla corrente elettrica e dal cortile del notabile locale<br />

ruggì il motore della prima automobile<br />

della vallata …”<br />

Uno dei centri amministrativi della<br />

Contea di Gorizia e Gradisca nonché<br />

sede municipale e del distretto<br />

giudiziario, Ajdovščina rivestiva un<br />

ruolo importante grazie anche alla<br />

sua collocazione ai limiti della contea.<br />

Il torrente Hubelj segnava infatti<br />

ormai da secoli il confine fra la<br />

Contea di Gorizia e la Carniola, un<br />

confine che il tempo non è ancora<br />

riuscito a sradicare dalla coscienza<br />

degli abitanti.<br />

Ad Ajdovščina, evoluta da borgo<br />

rurale in cittadina industriale ed<br />

artigianale, operavano all’epoca tre<br />

impianti industriali - una filatura,<br />

una fabbrica di vernici ed il mulino<br />

a rulli di Jochmann.<br />

Gli artigiani di Ajdovščina - dediti alla siderurgia, alla produzione<br />

calzaturiera ed alla sartoria - provvidero, al di là del proprio<br />

sostentamento - anche allo sviluppo economico del luogo.<br />

Ne testimonia anche la vicenda di Domenico - Menigo Pilon e<br />

del suo panificio, avviato grazie all’aiuto prestatogli da Angelo<br />

Casagrande. Questo esponente di una delle famiglie locali più<br />

facoltose dell’epoca, fu fra i più accesi fautori dell’introduzione<br />

della linea ferroviaria lungo la Valle del Vipacco nel 1902.<br />

Palazzo Edling, cartolina del 1900, Goriški muzej Nova Gorica<br />

Sin dal Cinquecento sorsero lungo le rive del torrente Hubelj diversi opifici, negli<br />

anni Venti del Novecento poi persino una centrale idroelettrica, presso la quale,<br />

peraltro, prestò per un certo periodo servizio di segretario anche il pittore Veno<br />

Pilon.<br />

Palazzo Edling, l’imponente palazzo barocco di un tempo che gli Edling<br />

vendettero nel 1855 alla famiglia goriziana dei Bolaffio, ha subito nel corso dei<br />

decenni numerosi rimaneggiamenti che - gradualmente ma inesorabilmente -<br />

valsero a sbiadirne l’aspetto »nobiliare«.<br />

«Non erano ancora scoccate<br />

le cinque del mattino<br />

quando dal monte Gora e dai<br />

villaggi più remoti i lavoratori<br />

si riversavano al nostro<br />

panificio per rifocillarsi ed<br />

acquistare un pezzo di pane,<br />

prima di rinchiudersi per<br />

dodici ore nell’atmosfera<br />

soffocante delle fabbriche.<br />

Spesso vi giungevano fradici<br />

e quante volte mamma Urška<br />

asciugò i loro panni sopra il<br />

forno o prestò loro dei sacchi<br />

per ripararsi dalle intemperie<br />

della pioggia e della<br />

bora.« Veno Pilon, Na Robu<br />

(Sull’orlo), Slovenska Matica,<br />

Ljubljana, 1965, pag. 47.<br />

Dalla metà del Seicento, Ajdovščina e<br />

la sua autorità giudiziaria furono appannaggio<br />

della casata sveva degli Edling von<br />

Laussenbach. Il conte Giovanni Nepomuk<br />

Jakob Edling (Gorizia, 1751 - Vienna,<br />

1793) apprese sin da piccolo lo slo<strong>veno</strong> nel<br />

castello avito di Ajdovščina. Si distinse nel<br />

promuovere l’istruzione elementare in lingua<br />

slovena nonché nel ruolo di traduttore della<br />

prima opera pedagogica in lingua slovena,<br />

destinata agli insegnanti del trivio, un testo<br />

che costituisce peraltro il primo tentativo di<br />

utilizzo dello slo<strong>veno</strong> a scopi scientifici.<br />

Ai tempi dell’infanzia di Pilon, vivano ad Ajdovščina, oltre ai facoltosi Jochman, tre famiglie<br />

agiate - i Casagrande, i Bianchi ed i Bolaffio. I notabili del borgo provvidero al benessere della<br />

popolazione e promossero la vita culturale ad Ajdovščina ed a Šturje. La popolazione - nel 1910<br />

Ajdovščina contava 910 abitanti, mentre Šturje 576 - era impegnata in una fitta rete associazionistica:<br />

la Società di lettura Edinost, la Società di lettura e canto, l’Orchestra di mandolini (“tamburice”)<br />

Danica, la succursale femminile e maschile della Società dei Santi Cirillo e Metodio, la filiale locale<br />

della Società Alpina Slovena (contribuì alla sua fondazione, in misura cospicua, Edmund Čibej),<br />

l’organizzazione dei Sokol nonché la Biblioteca popolare intitolata al Lavrič.<br />

La biblioteca, che reca il nome di uno<br />

dei protagonisti del risorgimento slo<strong>veno</strong>,<br />

Karel Lavrič (Prem, 1818 - Gorizia,<br />

1876), il quale esercitò fu per un periodo<br />

la professione di avvocato ad Ajdovščina,<br />

opera sin dal 1907. Con la sua dedizione<br />

alla causa nazionale slovena, il Lavrič<br />

contribuì a diffondere la coscienza nazionale<br />

fra la popolazione, lasciandole in<br />

dote l’undicesima Società di lettura slovena.<br />

In occasione del trentennale della<br />

sua morte, il notaio Lokar promosse<br />

l’istituzione di una biblioteca dedicata<br />

alla sua memoria ed arricchita dei volumi<br />

della sua biblioteca personale.<br />

Artur Lokar (Ajdovščina, 1865 - 1926) fu notaio ad Ajdovščina,<br />

uomo politico, filantropo e fervido patriota ma anche un gioviale<br />

buontempone, al punto che continua a tramandarsi la memoria dei<br />

suoi tiri birboni. Promotore dell’associazionismo ad Ajdovščina,<br />

fautore e protagonista della sua elettrificazione, della posa della condotta<br />

idrica e dell’arredo urbano del borgo nonché pluriennale vicesindaco<br />

del comune di Ajdovščina, egli ebbe costantemente a cuore<br />

l’elevazione culturale e morale della popolazione. Riposa nella tomba<br />

di famiglia presso il cimitero di Ajdovščina.<br />

Veno Pilon, “Portret notarja Lokarja” (Ritratto del notaio Lokar), 1927, bronzo, (il busto<br />

è stato collocato nel giardino pubblico di Ajdovščina il 25 maggio 1976), foto: Matjaž<br />

Slejko, <strong>2008</strong><br />

Fu un cultore di storia locale di Ajdovščina e Šturje l’insegnante<br />

Pavel Plesničar (Krnica pri Trnovem, 1880 - Ljubljana, 1947). Si<br />

fece promotore, divenendone poi direttore, della Scuola avanzata<br />

d’avviamento artigianale, istituita nel 1910, che fornì per la prima<br />

volta ai giovani del luogo la possibilità di proseguire gli studi senza<br />

dover più recarsi a Gorizia, Postumia, Ljubljana od ancora più in<br />

lontano. Il suo volume dal titolo Ajdovščina, pogled v njeno preteklost<br />

(Ajdovščina, uno sguardo sul suo passato), da lui terminata, in<br />

qualità di attento cronista del proprio tempo, nel corso della seconda<br />

guerra mondiale, rimane ancor oggi un’apprezzata collezione di vice-<br />

Pale presso Ajdovščina (già fabbrica, poi birreria, oggi ruderi muti), foto: Veno Pilon, 1922-1925,<br />

Slovenski etnografski muzej v Ljubljani<br />

Edmund Čibej (Lokavec, 1861 - 1945); insegnante,<br />

cronista e sindaco di Lokavec fino al 1926, anno in cui le<br />

autorità italiane abolirono quel comune. Prestò fra l’altro<br />

servizio anche in località Dol (Predmeja), introducendovi<br />

il primo paio di sci per le discipline nordiche. Nel 2005<br />

l’associazione Gora dette alle stampe tutti gli scritti del locale<br />

cronista sinora rinvenuti.<br />

Il villaggio di Lokavec deve la sua fama soprattutto<br />

all’attività dei suoi fabbri e dei suoi cocchieri. La locale<br />

chiesa parrocchiale di San Lorenzo fu edificata negli anni<br />

Trenta del XX secolo su progetto dell’architetto ed urbanista<br />

Max Fabiani (Kobdilj, 1865 - Gorizia, 1962), capostipite,<br />

assieme all’architetto Jože Plečnik, dell’architettura<br />

moderna in terra slovena.<br />

Veno Pilon, “ Stara elektrarna na Hublju” (La vecchia cent-<br />

Veno Pilon, “Moj oče Menigo”<br />

rale idroelettrica sul Hubelj), 1923, olio su tela,<br />

Pilonova galerija Ajdovščina<br />

(Mio padre Menigo), 1923, olio su tela,<br />

Pilonova galerija Ajdovščina<br />

nde del passato nonché una preziosa fonte di dati.<br />

La chiesa di San Lorenzo a Lokavec, foto: Matjaž Slejko, <strong>2008</strong><br />

Pilon assaporò per la prima volta il fascino dell’arte,<br />

sbirciando attraverso le finestre dei vicini facoltosi<br />

della famiglia Casagrande, frequentata anche dal primo<br />

mentore artistico del giovane Veno, nonché pioniere dell’arte<br />

delle marionette in terra slovena, Milan Klemenčič,<br />

originario di Šturje. Nel 1910 ebbe così luogo, al lume<br />

pittoresco delle lampade a petrolio, il primo spettacolo<br />

di marionette allestito presso l’abitazione dei Klemenčič<br />

a Šturje, un’esperienza che ben presto attrasse il giovane<br />

Pilon a collaborarvi.<br />

Gli interni della chiesa di San Giorgio a Šturje,<br />

foto: Damijan Vidic, <strong>2008</strong><br />

Gli interni della chiesa di Sant’Antonio da Padova in località<br />

Fužine sopra Ajdovščina, foto: Primož Brecelj, <strong>2008</strong><br />

Le marionette<br />

dell’allestimento del<br />

Faust a cura di Milan<br />

Klemenčič,<br />

foto: Sanda Hain, 2007<br />

Milan Klemenčič (Solkan, 1875 - Ljubljana, 1957), pittore, marionettista,<br />

scenografo e fotogafo, autore delle prime fotografie a colori in <strong>Slovenia</strong>, studiò<br />

pittura all’Accademia di Belle Arti a Venezia ed a quella di Brera a Milano,<br />

più tardi anche a Monaco di Baviera, dove frequentò anche un corso di drammaturgia.<br />

Dal 1903 fino alla coscrizione nel 1914 egli visse con la famiglia a<br />

Šturje, dapprima nella Filipova hiša, proprietà dell’amico e collega Avgust<br />

Schlegel. In qualità di impiegato del tribunale prestò servizio presso gli uffici<br />

del castello di Ajdovščina, più tardi fu insegnante di disegno alla Scuola di avviamento<br />

avanzato all’artigianato di Ajdovščina. Nel 1920 fondò a Ljubljana<br />

il Teatro slo<strong>veno</strong> delle marionette. Dal 1930 fu presidente onorario della Lega<br />

jugoslava dei marionettisti, nel 1958 l’Associazione internazionale del teatro di<br />

marionette UNIMA lo elesse membro onorario alla memoria.<br />

La località di Štuje<br />

è stata pure nobilitata<br />

dall’impegno<br />

artistico e politico<br />

del pittore e poliglotta<br />

Avgust Schlegel<br />

che il giovane Pilon<br />

incontrava fra le<br />

rovine dell’edificio<br />

Pali.<br />

Autoritratto, Milan Klemenčič, 1907,<br />

Pokrajinski arhiv Nova Gorica<br />

L’imperatore Carlo I° concede udienza nella Villa Jochmann<br />

nel corso della sua visita ad Ajdovščina, collezione di Svetozar<br />

Križaj, foto di ignoto, Ajdovščina<br />

L’odierna chiesa parrocchiale di San Giorgio a Šturje fu eretta nella seconda<br />

metà del Seicento ed ampliata verso la metà dell’Ottocento, epoca alla quale<br />

risale anche la pala d’altare di Matevž Langus. Nel corso degli anni Sessanta del<br />

Novecento accolse l’arredo pittorico di Tone Kralj.<br />

Queste terre furono per ben due volte meta di visite dell’ultimo imperatore austriaco<br />

Carlo I°. Nel giugno del 1917, quando l’imperatore sostò ad Ajdovščina ed<br />

a Šturje, vi ricevette nell’allora villa Jochmann, divenuta più tardi Villa Rizzato,<br />

i notabili locali, fra i quali anche Anton Bianchi Jr, padre di Walter Bianchi.<br />

Avgust Schlegl (Schlegl), (Šturje, 1856 - 1908); pittore e uomo politico,<br />

studiò pittura a Venezia, Firenze ed a Roma. Ricoperse il ruolo di segretario<br />

comunale di Ajdovščina e fu per tre volte eletto sindaco di Šturje. Le sue opere<br />

ornano fra l’altro anche gli interni della chiesa succursale di Sant’Anonio di<br />

Padova a Fužine sopra Ajdovščina.<br />

Nel corso della prima guerra mondiale Ajdovščina e<br />

Šturje furono teatro, in ragione della loro posizione<br />

nelle immediate retrovie del fronte, di vivaci movimenti di<br />

sfollati e di interminabili colonne di militari che le percorrevano<br />

di notte e di giorno. Cessarono le attività produttive<br />

lungo le sponde del Hubelj, gli impianti e le officine furono<br />

occupate da guarnigioni militari, la filanda fu attrezzata ad<br />

ospedale da campo. Fino al novembre del 1917, quando il<br />

fronte si spostò dall’Isonzo al Piave, Ajdovščina funse in<br />

un certo senso da capoluogo amministrativo dell’area non<br />

occupata della contea di Gorizia.<br />

A monito di quelle vicende rimane, presso il camposanto<br />

centrale di Ajdovščina, l’estrema dimora dei soldati e degli<br />

ufficiali caduti. Il suo nuovo ed ampliato assetto architettonico,<br />

munito di una cappella mortuaria, è opera dell’architetto<br />

Tone Bitenc.<br />

L’ospedale ausiliare della Croce Rossa nella ex-fabbrica di vernici (»Farberaj«) di Ajdovščina nel<br />

corso della Grande Guerra, fotografia di ignoto, Goriški muzej Nova Gorica<br />

Rimpatriato alla fine della guerra nella<br />

natia Ajdovščina dalla prigionia che<br />

lo aveva condotto in terra russa, Pilon<br />

accese gli animi degli amici con infervorate<br />

descrizioni del paese e della sua<br />

cultura. »Il suo spirito ci avvolgeva in<br />

magiche spire«, scrisse della narrazione<br />

del Pilon il suo vicino di casa nonché<br />

amico d’infanzia WalterBianchi, ricordato<br />

da un ritratto ad olio eseguito da<br />

Pilon nel 1923.<br />

In quegli anni Pilon aveva stretto amicizia<br />

con il concittadino, medico e scrittore<br />

nonché nipote del notaio Lokar,<br />

Danilo Lokar. Nella sua veste di letterato,<br />

oltre che d’amico, il dottor Lokar<br />

accompagnò l’itinerario artistico del<br />

Pilon fino alla sua emigrazione a Parigi.<br />

Veno Pilon, Walter Bianchi da ballerino, foto: Veno Pilon,<br />

attorno al 1935, Pilonova galerija Ajdovščina<br />

Walter Bianchi (Ajdovščina, 1897 -<br />

Ljubljana 1983); figlio del naturalista dilettante<br />

Anton Karl Vincenc Bianchi, aveva anch’egli intrapreso<br />

lo studio delle scienze naturali, senza<br />

peraltro condurlo a termine. Apprese in Svizzera<br />

i ferri del mestiere nell’arte della creazione di<br />

paralumi, campo in cui eccelse, dopo essersi<br />

trasferito a Parigi, alla fine degli anni Venti, in<br />

qualità di designer. Narrano del suo soggiorno<br />

parigino numerose istantanee scattate da Pilon,<br />

mentre Bianchi ricorda il pittore nei suoi scritti.<br />

I suoi raffinati paralumi d’autore furono esposti<br />

nel 2006 nella Pilonova galerija.<br />

Pilon assieme all’amico Danilo Lokar alla retrospettiva allestita dalla Moderna galerija di<br />

Ljubljana, 1966, archivio fotografico della Moderna galerija di Ljubljana<br />

Pilon ritrasse entrambi i Lokar - Danilo in<br />

olio ed in fotografia, mentre l’effigie bronzea<br />

del volto di Artur orna il giardino pubblico di<br />

Ajdovščina, il cui impianto del 1921 si deve, assieme<br />

all’assetto urbanistico dell’area che circonda la chiesa,<br />

all’ingegno dell’architetto Maks Fabiani.<br />

Danilo Lokar (Ajdovščina, 1892 - 1989); scrittore e medico, si<br />

dedicò alla letteratura sin dagli anni in cui frequentò il ginnasio reale<br />

a Gorizia. Assolse a Vienna lo studio della medicina, conseguendo<br />

la specializzazione a Zagabria. Dal 1925 svolse la professione ad<br />

Ajdovščina, nell’ambulatorio allestito al primo piano della villa di<br />

sua proprietà. Nel corso della seconda guerra mondiale militò nella<br />

resistenza come medico partigiano. Nel 1951 lasciò la professione per<br />

dedicarsi completamente alla scrittura, impegno che gli fruttò, qualche<br />

anno più tardi, la pubblicazione del primo libro dal titolo Podoba<br />

dečka (La figura del ragazzo). Nel 1959 fu insignito del premio<br />

Prešeren per la raccolta di racconti dal titolo Sodni dan na vasi (Il<br />

Giudizio universale al villaggio). I suoi racconti narrano eventi tratti<br />

dalla sua esperienza autobiografica e si distinguono per l’acuta introspezione<br />

psicologica nelle vicende della vita e dell’arte nonché per<br />

un profondo attaccamento dell’uomo alla natura. L’emittente radiotelevisiva<br />

slovena girò su questo illustre cittadino di Ajdovščina, ad<br />

autore ancora in vita, un documentario<br />

La chiesa di San Giorgio a Šturje,<br />

foto: Primož Brecelj, 2003<br />

Anica Lokar, »Od Anice do Ane Antonovne«<br />

(Da Anica ad Ana Antonovna), Ljubljana,<br />

Mladinska knjiga, 2002<br />

Veno Pilon, Danilo Lokar, foto: Veno Pilon, 1931,<br />

proprietà privata, Ljubljana<br />

Danilo tuttavia non fu l’unico a saper maneggiare la penna in<br />

famiglia, avendo sua sorella Ancia Lokar (Ajdovščina, 1897 -<br />

Ljubljana, 1976) lasciato ai posteri un ricco volume di memorie, una<br />

preziosa testimonianza dell’epoca e soprattutto un toccante tratteggio<br />

della situazione postbellica in patria.<br />

Anton Cebej (Šturje, 1722 - 1774), rientra, assieme a Valentin<br />

Metzinger, Fortunat Bergant e Fran Jelovšek, nel novero dei più importanti<br />

pittori barocchi sloveni. Questo stimato ed amato decoratore<br />

di chiese, pittore ed autore di affreschi, operò nel Litorale austriaco,<br />

dove affrescò quasi interamente gli interni della chiesa di San Pietro a<br />

Dobravlje, nonché nella <strong>Slovenia</strong> centrale, nella Carniola inferiore, in<br />

Stiria, nella Bela Krajina fino alle soglie della Croazia.<br />

L’odierna chiesa di Ajdovščina, dai tratti tardo barocchi,<br />

consacrata a San Giovanni Battista, è menzionata<br />

per la prima volta nel 1507. Nel 1770, il pittore<br />

Anton Cebej la decorò di affreschi e delle immagini<br />

delle 14 stazioni della Via Crucis, una delle più celebri<br />

interpretazioni barocche del tema in ambito slo<strong>veno</strong>.<br />

Anton Cebej, VIII Stazione della Via Crucis, chiesa di San Giovanni<br />

Battista ad Ajdovščina

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