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Lettera ad una logopedista Lettera dedicata ai bambini e agli adulti che – in un modo o nell’altro – hanno vissuto con me l’esperienza del Silenzio. Ai lettori che, nelle righe di queste pagine, rifl etteranno sul “mondo del Silenzio” come processo di rinnovamento sociopsicopedagogico della Scuola e della Persona, al fi ne di volgere lo sguardo attorno a se stessi per intraprendere il cammino l’un l’altro a fi anco per raggiungere la cultura e la civiltà solidali. Renato Pigliacampo, a 15 anni dalla prima edizione. Autunno 2011 (alcune pagine sono state aggiornate e riscritte, N.d.A.). 12
Capitolo 1 Mia carissima Mia carissima logopedista, sono seduto su uno scoglio, tra Numana e Porto Recanati: e qui, immerso nel silenzio da voci e suoni, ho deciso di aprirmi dicendo quel che penso sull’istruzione e la riabilitazione alla parola vocale dei bambini sordi gravi e con problemi di ascolto. Io sono uno di loro. Per decenni ho vissuto lontano da questi stupendi paesaggi leopardiani per acquisire una buona cultura, senza la quale mi sarebbe stato diffi cile esprimere compiutamente la mia personalità di sordo. Ho detto proprio “personalità di sordo”. Defi nizione che non mi umilia; al contrario vi individuo le reali mie potenzialità psicointellettive per padroneggiare la cultura e, di fatto, comprendere meglio la vostra società. Mia Logo stai attenta. Ho detto “la vostra società”. Perché lo preciso? Sono convinto che sia diffi cile, non affermo impossibile, per il sordo di nascita o divenutolo nel primo anno di vita, capire questa società programmata e adatta alle vostre esigenze di udenti-parlanti. Tu parli e ascolti bene. Se così non fosse stato non avresti svolto la professione di logopedista. Senza il senso dell’udito – e la capacità di comunicare a voce – che cosa avresti combinato nella vita? Suppongo che non saresti uscita dalla nicchia del silenzio e forse non avresti nemmeno l’idea cosa signifi chi “parola vocale”. Non avresti conosciuto la musica né il canto d’usignolo che, d’inverno, svolazza 13
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