Storia di un ebreo errante - Provincia di Pesaro e Urbino
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itenerla <strong>un</strong> correlativo oggettivo dello stato d’animo del protagonista, <strong>un</strong>’allegoria<br />
capace <strong>di</strong> rappresentare il frantumarsi vitreo <strong>di</strong> <strong>un</strong>’anima, calpestata da pie<strong>di</strong><br />
in<strong>di</strong>fferenti, pie<strong>di</strong> qual<strong>un</strong>que, forse anche nostri, se è vero che la storia <strong>di</strong> Max è<br />
particolare e, insieme, rappresentativa della con<strong>di</strong>zione dell’emarginato, quin<strong>di</strong> valida<br />
para<strong>di</strong>gmaticamente.<br />
In modo più preciso, attraverso la vita <strong>di</strong> Max, percepiamo chiaramente come la<br />
grande storia trituri le biografie in<strong>di</strong>viduali; come i veleni del potere, dell’ignoranza,<br />
anche mascherata da qual<strong>un</strong>quismo, inquinino le coscienze dei popoli e, soprattutto,<br />
degli in<strong>di</strong>vidui com<strong>un</strong>i che lo compongono. Max, infatti, è <strong>ebreo</strong>, ma è anche tedesco,<br />
senza avvertire contrad<strong>di</strong>zioni in queste sue appartenenze. Come <strong>ebreo</strong>, osserva il<br />
sabato e si avvia all’attività artigianale del conciatore, retaggio della sua famiglia,<br />
benché in lui ci sia il desiderio <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>are o <strong>di</strong> suonare il pianoforte. Come tedesco, si<br />
iscrive al partito socialdemocratico e partecipa alle ri<strong>un</strong>ioni politiche con quella<br />
vocazione alla <strong>di</strong>scussione e al ragionamento che, ancora <strong>un</strong>a volta, sono <strong>un</strong>’ere<strong>di</strong>tà<br />
ebraica. Il suo essere marxista, poi, è sempre problematico, ma nel senso più ampio<br />
che si possa conferire a questo termine. Di Marx apprezza l’utopia <strong>di</strong> <strong>un</strong> mondo senza<br />
classi, in cui emerga l’umanità al <strong>di</strong> là delle <strong>di</strong>stinzioni, ma la dottrina marxista gli<br />
pone problemi che il protagonista non vuole nascondersi, quali quello inerente al<br />
come conciliare la sua attività via via sempre più red<strong>di</strong>tizia con le ingiustizie e le<br />
sperequazioni, o quello rilanciato dalle domande mute e sospese degli ultimi. Ma la<br />
questione più scottante è quella che riguarda Dio, dal momento che l’ateismo<br />
marxiano si scontra con la sua fede incrollabile nel Signore <strong>di</strong> Israele, Dio<br />
dell’alleanza, Dio che ha parlato e che chiede al suo popolo <strong>di</strong> eseguire i suoi precetti.<br />
La convergenza, Max la troverà nella morale, in <strong>un</strong>a morale laica e, insieme,<br />
privatamente religiosa, grazie alla quale il suo essere marxista non entra in collisione<br />
col suo essere <strong>ebreo</strong>.<br />
Con questo spirito <strong>di</strong>alettico, il giovane Max parteciperà alla prima guerra mon<strong>di</strong>ale,<br />
convinto che occorra saper mettere in second’or<strong>di</strong>ne ogni ideologia, quando la patria<br />
chiama. Il suo partecipare alla guerra, rifiutando il neutralismo socialista, è <strong>un</strong> modo<br />
per riba<strong>di</strong>re al mondo e soprattutto a se stesso il suo essere tedesco senza <strong>di</strong>stinguo, il<br />
suo essere parte <strong>di</strong> <strong>un</strong>a com<strong>un</strong>ità ampia e stratificata. Con questo spirito, accetta <strong>di</strong><br />
suonare, in quanto musicista, la grancassa dell’esercito, <strong>di</strong>venendo il simbolo<br />
orgoglioso <strong>di</strong> <strong>un</strong> popolo ingabbiato in <strong>un</strong>a guerra atroce, risultato assurdo <strong>di</strong><br />
<strong>un</strong>’ancora più assurda e vecchia politica <strong>di</strong> potenza. Tornato dalla guerra, partecipa<br />
con entusiasmo al processo <strong>di</strong> democratizzazione della Repubblica <strong>di</strong> Weimar,<br />
<strong>di</strong>venendo assessore al teatro della sua città, Friburgo in Brisgovia: ancora <strong>un</strong>a volta<br />
la vita sembra volerlo convincere del fatto che la sua ebraicità non rappresenti più <strong>un</strong><br />
ostacolo, alimentando in lui l’illusione <strong>di</strong> essere uguale agli altri nel nuovo processo<br />
democratico. Ma le ombre della storia <strong>di</strong>fficilmente si <strong>di</strong>leguano con <strong>un</strong>a schiarita del<br />
cielo. Gli anni Trenta portano la crisi economica e il successo <strong>di</strong> Hitler, sancendo <strong>un</strong>a<br />
volta per tutte che Max non è affatto <strong>un</strong>o fra tanti, ma è l’<strong>ebreo</strong>, l’indesiderato,<br />
l’antiuomo, il corruttore della razza ariana tedesca, <strong>un</strong> <strong>di</strong>verso, ossia <strong>un</strong>a malattia<br />
mortale da estirpare. Nemmeno la resistenza <strong>di</strong> sinistra lo desidera tra le sue fila,<br />
perché accettare <strong>un</strong> <strong>ebreo</strong> è troppo pericoloso. Non rimane che la solitu<strong>di</strong>ne,