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Il termine Big Data in<strong>di</strong>ca enormi database che si alimentano in continuazione e vengono raccolti sotto una<br />

pluralità <strong>di</strong> forme e rappresentano oggi uno dei maggiori giacimenti <strong>di</strong> valore <strong>del</strong>l’economia globale. Dalla<br />

fabbrica, al centro commerciale fino ad arrivare al network, <strong>di</strong>fferenti forme <strong>di</strong> sfruttamento sono state messe<br />

in atto per legittimare l’estrazione <strong>di</strong> maggiori profitti dalle azioni <strong>di</strong> produzione e consumo. Parlare <strong>di</strong><br />

capitalismo nell’era <strong>del</strong> prosumer è <strong>di</strong>fferente rispetto a farlo analizzando i sistemi capitalistici centrati sulla<br />

produzione o sul consumo. Nel panorama sociale contemporaneo assistiamo a quelle che possono essere<br />

definite come “Fabbriche <strong>di</strong> Relazioni”, ovvero strutture che mettendo a <strong>di</strong>sposizione de<strong>gli</strong> utenti piattaforme<br />

volte a facilitare le loro interazioni, rendendo sempre meno percettibile la <strong>di</strong>stinzione produzione - consumo,<br />

espropriando tempo e conoscenza ai così detti prosumer <strong>di</strong>gitali a fini commerciali. La portata globale e la<br />

pervasività all’interno <strong>di</strong> svariati contesti <strong>del</strong> vivere le rende strutture impossibili da ignorare, con un<br />

immenso potenziale attrattivo, che mutuando un concetto <strong>di</strong> Ritzer possiamo definirle come “Digital<br />

Weinees”. Lo spostamento <strong>del</strong>la centralità da processi efficienti a processi efficaci ed il sempre crescente<br />

tempo impiegato in attività <strong>di</strong> prosumerismo (da alcuni anche considerato lavoro gratuito) rappresentano i<br />

due aspetti reggono processo <strong>di</strong> creazione <strong>del</strong> valore contemporaneo, sia on line che off line, proponendo<br />

nuove e <strong>di</strong>fferenti opportunità <strong>di</strong> sfruttamento e <strong>di</strong> empowerment per il prosumer, il produttore ed il mondo<br />

<strong>del</strong> marketing.<br />

L’irriducibile scarto tra produzione e consumo: i me<strong>di</strong>a sociali come nuova frontiera <strong>del</strong>le tattiche dei<br />

consumatori<br />

Roberta Bartoletti<br />

<strong>Università</strong> <strong>di</strong> Urbino Carlo Bo<br />

roberta.bartoletti@gmail.com<br />

Nell’ambito <strong>del</strong> <strong>di</strong>battito sui mutati rapporti tra produzione e consumo, un aspetto che cre<strong>di</strong>amo sia <strong>di</strong><br />

cruciale importanza per la teoria sociale riguarda lo statuto attuale <strong>del</strong>le pratiche <strong>di</strong> consumo come pratiche<br />

culturali, ossia capaci <strong>di</strong> dare forma e or<strong>di</strong>ne all’esperienza umana a partire dalle istanze <strong>di</strong> senso dei soggetti<br />

tra<strong>di</strong>zionalmente definiti come consumatori (Douglas) e quin<strong>di</strong> <strong>di</strong> “aiutare a vivere” (de Certeau). La<br />

crescente confusione <strong>del</strong> confine tra produzione e consumo - conseguente sia al crescente impegno <strong>del</strong><br />

consumatore nelle <strong>di</strong>verse fasi <strong>del</strong>la filiera <strong>del</strong>la produzione (dalla ideazione alla comunicazione e<br />

promozione dei prodotti e <strong>del</strong>le marche) sia al mutato sguardo <strong>del</strong>la stessa produzione, che vede nel consumo<br />

non più una pratica privata ma una fonte <strong>di</strong> creazione <strong>di</strong> valore pertinente per l’impresa – rischia <strong>di</strong> sviare<br />

l’attenzione da quello che cre<strong>di</strong>amo sia un punto centrale: l’irriducibile scarto tra produzione e consumo,<br />

che è esso stesso fondamento <strong>del</strong> senso <strong>del</strong>la pratica <strong>di</strong> consumo, scarto che si gioca sulla capacità e abilità<br />

da parte <strong>del</strong> consumatore <strong>di</strong> marcare una <strong>di</strong>fferenza dalla produzione, dai suoi interessi e dai suoi scopi. Per<br />

questi motivi cre<strong>di</strong>amo sia ancora <strong>di</strong> estrema efficacia la categoria <strong>di</strong> “tattica” <strong>di</strong> Michel de Certeau, che<br />

fonda la sua identità proprio sulla capacità <strong>di</strong> marcare continuamente questo scarto dalla produzione. Oggi la<br />

figura <strong>del</strong> consumatore viene progressivamente soppiantata da quella <strong>del</strong> prosumer, che in un’accezione<br />

ampia è colui che partecipa alla produzione <strong>di</strong> ciò che consuma (Toffler, Ritzer); al binomio<br />

produzione/consumo si sostituiscono neologismi come prosumption (Ritzer e Jurgenson), e un campo<br />

privilegiato <strong>di</strong> questa nuova forma <strong>di</strong> creazione <strong>del</strong> valore è riscontrabile nei social me<strong>di</strong>a. In<strong>di</strong>viduiamo<br />

proprio nei me<strong>di</strong>a sociali, nuova frontiera avanzata <strong>del</strong>le pratiche <strong>di</strong> prosumption, un campo privilegiato per<br />

l’osservazione <strong>del</strong>la deriva <strong>del</strong>le tattiche dei consumatori, che seppur non siano più silenziose e invisibili,<br />

tutt’altro e soprattutto grazie ai me<strong>di</strong>a sociali, possono essere considerate come una forma contemporanea <strong>di</strong><br />

“cultura popolare”, capace <strong>di</strong> marcare continuamente una <strong>di</strong>fferenza dalla produzione, dai sistemi dominanti,<br />

capace <strong>di</strong> prendersi gioco <strong>del</strong> potere (che nel campo <strong>del</strong>la cultura è un potere <strong>di</strong> classificazione) e <strong>di</strong><br />

sopravvivere proprio grazie a questo scarto continuamente conquistato. Possiamo considerarle come pratiche<br />

<strong>di</strong> consumo etico nella misura in cui riescono ad affermare un’autonomia <strong>del</strong>la cultura e <strong>del</strong> consumo come<br />

pratica quoti<strong>di</strong>ana che “aiuta a vivere”. A partire da queste premesse, come contributo alla tavola rotonda si<br />

possono presentare esempi <strong>di</strong> pratiche <strong>di</strong> consumo nei me<strong>di</strong>a sociali che consentono <strong>di</strong> rintracciare queste<br />

forme <strong>di</strong> eticità, sulla scia <strong>del</strong>la lezione <strong>di</strong> de Certeau, riflettendo sulle nuove sfide con cui i consumatori si<br />

devono confrontare.

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