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CAMINO CALINES - Parrocchia San Michele Arcangelo - Calino

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<strong>CAMINO</strong> de SANTIAGO de COMPOSTELA<br />

el “<strong>CAMINO</strong> <strong>CALINES</strong>”<br />

<strong>Parrocchia</strong> <strong>San</strong> <strong>Michele</strong> <strong>Arcangelo</strong> - <strong>Calino</strong>


TABELLA DI MARCIA<br />

Tappa Ora Partenza Ora Colazione Ora Pranzo Ora Arrivo Km Ore<br />

Ponferrada<br />

Villafranca del B.<br />

Villafranca del B.<br />

O'Cebreiro<br />

O'Cebreiro<br />

Samos<br />

Samos<br />

Portomarin<br />

Portomarin<br />

Melide<br />

Melide<br />

Arca O'Pino<br />

Arca O'Pino<br />

<strong>San</strong>tiago de C.<br />

Note:<br />

7.00<br />

7.00<br />

6.30<br />

6.00<br />

6.00<br />

6.30<br />

5.30<br />

Ponferrada<br />

0 Km<br />

Villafranca del Bierzo<br />

0 Km<br />

O'Cebreiro<br />

0 Km<br />

Samos<br />

0 Km<br />

Portomarin<br />

0 Km<br />

Melide<br />

0 Km<br />

Arca O'Pino<br />

0 Km<br />

9.30<br />

10.00<br />

10.00<br />

10.30<br />

8.30<br />

9.00<br />

9.30<br />

10.00<br />

9.00<br />

9.30<br />

9.00<br />

9.30<br />

9.00<br />

9.30<br />

Fuentes Nuevas<br />

10 Km<br />

Trabadelo<br />

11 Km<br />

Alto de Poio<br />

9 Km<br />

Sarria<br />

14 Km<br />

Ventas de Naron<br />

14 Km<br />

Boente<br />

11 Km<br />

Monte do Gozo<br />

15 Km<br />

12.00<br />

13.00<br />

13.00<br />

14.00<br />

12.00<br />

13.00<br />

12.30<br />

13.30<br />

12.30<br />

13.30<br />

12.30<br />

13.30<br />

Cacabelos<br />

8 Km<br />

La Faba<br />

14 Km<br />

Triacastela<br />

12 Km<br />

Morgade<br />

12 Km<br />

Palas de Rei<br />

12 Km<br />

Salceda<br />

14 Km<br />

15.00<br />

15.30<br />

15.30<br />

16.00<br />

17.00<br />

15.30<br />

Villafranca del Bierzo<br />

9 Km<br />

O'Cebreiro<br />

4 Km<br />

Samos<br />

10 Km<br />

Portomarin<br />

11 Km<br />

Melide<br />

15 Km<br />

Arca O'Pino<br />

8 Km<br />

27 6.30<br />

29 7.00<br />

31 7.30<br />

37 8.30<br />

41 9.30<br />

33 7.30<br />

10.30 <strong>San</strong>tiago de Compostela 20 4.30<br />

1. Sotto le varie località sono riportati i Km che separano una sosta dall’altra (esempio: partendo da Ponferrada, la prima sosta è a<br />

Fuentes Nuevas che si raggiunge dopo 10 Km; dopo altri 8 Km si arriva a Cacabelos e, infine, dopo altri 9 Km si arriva a<br />

Villafranca del Bierzo, località dove si conclude la prima tappa. In totale abbiamo percorso 27 Km)<br />

2. La partenza per la tappa conclusiva è prevista molto presto perché bisogna giungere a <strong>San</strong>tiago a metà mattinata; a mezzogiorno<br />

c’è la Messa del Pellegrino, ma prima bisogna passare dall’Ufficio dell’autorità ecclesiastica di <strong>San</strong>tiago per ritirare la Compostela.<br />

3. Variazioni delle soste sono sempre possibili in base ad esigenze particolari; comunque è meglio attenersi alla pianificazione.<br />

4. Il tempo è calcolato su una media di 4/5 Km all’ora. Se siamo più veloci faremo più pause.


1ª tappa<br />

PONFERRADA /<br />

VILLAFRANCA del BIERZO<br />

CASTILLA<br />

KM 27 DISLIVELLO: 30 SALITA: DISCESA:<br />

Tempo di percorrenza: ore 5:30<br />

Descrizione<br />

Albergue<br />

C'inoltriamo per la regione del Bierzo fino a Villafranca ed oltre. Il percorso rimane pressoché<br />

pianeggiante per un lungo tratto fino a Cacabelos e, dopo una leggera salita, si arriva a<br />

Villafranca del Bierzo.<br />

A Ponferrada raggiungere l'Albergue <strong>San</strong> Nicola de Flue non è proprio facile, le segnalazioni<br />

sono insufficienti ma consola il fatto che l'albergue, annesso all'Iglesia del Carmen in Avenida del<br />

Castillo, è una moderna e bella costruzione, inaugurato nel 2002. Ha 110 posti letto a castello in<br />

diverse camere, più spazio per materassi sul pavimento, buoni i servizi, ogni cosa è nuova e<br />

moderna, ricordarsi che in cucina è proibito "friggere", aperto tutto l'anno.<br />

Nella chiesa adiacente la domenica alle 21 viene celebrata la <strong>San</strong>ta Messa per i Pellegrini.<br />

A Cacabelos l'albergue è all'uscita del villaggio, sulla destra in Plaza del <strong>San</strong>tuario, sembra un<br />

motel, ha 74 posti letto in piccole stanze, buoni servizi ma senza cucina nè posto per consumare<br />

i pasti, ha un bel patio, apre da aprile ad ottobre.<br />

C’è un altro albergue, l'Hogar del Peregrino, appena passato il ponte sul Rio Cua<br />

A Villafranca del Bierzo ci sono tre albergues:<br />

1. l'Albergue Ave Fenix, tel. 987.540229, in Calle <strong>San</strong>tiago, adiacente l'Iglesia de <strong>San</strong>tiago, ha<br />

50 posti letto a castello più spazio per materassi sul pavimento, buoni servizi ma senza<br />

cucina, è richiesta un'offerta, pasti in comune sono serviti per 6 € compresa la colazione.<br />

Questo è un albergue unico sul Camino: è gestito da Jesus Jato e la sua famiglia con<br />

abnegazione ormai divenuta leggendaria mette a disposizione dei Pellegrini vari ed utili<br />

servizi: aperto tutto l'anno.<br />

2. il secondo è un albergue Municipal di recente costruzione e ben mantenuto, a breve<br />

distanza dal primo, ha 64 posti letto, di cui 32 in 4 stanze ed altrettanti nell'attico, che può<br />

essere molto caldo in estate; buoni servizi ed un bel giardinetto con vista sul villaggio,<br />

chiede 4 €, chiuso da novembre ad aprile.<br />

3. il terzo è l'Hospederia del Convento de <strong>San</strong> Nicolas el Real, tel. 987.540483, un austero ex<br />

monastero dei Gesuiti, con 150 posti letto e ristorante che serve semplici pasti. Sembra ci<br />

sia anche l'Albergeria de los Padres Paules, ma non si hanno precise informazioni.


km alt.<br />

parz. progr. s.l.m.<br />

tempi di<br />

percorrenza<br />

0 0 540 0:00 Ponferrada<br />

7 7 510 1:20<br />

5 12 500 0:50<br />

località note<br />

Compostilla,<br />

Columbrianos<br />

Fuentes<br />

Nuevas,<br />

Camponaraya<br />

6 18 480 1:00 Cacabelos<br />

3 21 520 0:40 Pieros<br />

6 27 570 1:10<br />

Villafranca<br />

del Bierzo<br />

La città si può dividere in due distinte aree: il centro storico<br />

costituito dalla cittadina medievale e, oltre il fiume, il<br />

moderno e anonimo agglomerato industriale. La città deve<br />

la sua fama al Castillo de los Templarios più che al<br />

Puente Ferrado che le dà il nome. Dell’originale ponte in<br />

ferro venne costruito da Osmundo, vescovo di Astorga,<br />

nell'XI sec., non resta infatti traccia.<br />

Il castello è del XII sec. e fu un importante centro di potere<br />

dei Templari, molto interessante per la sua quasi perfetta<br />

conservazione. Ricca di numerosi monumenti, la città<br />

merita una visita. Chi ha poco tempo può limitarsi a visitare<br />

le chiese, le piazze, i palazzi ed i musei del centro storico.<br />

Chi avesse più tempo, non dovrebbe perdere l'occasione di<br />

visitare, e non sono molto distanti dal centro, la stupenda<br />

Iglesia de <strong>San</strong>to Tomas de las Ollas in stile Mozarabico<br />

del X sec. e la Iglesia de <strong>San</strong>ta Maria de Vizbayo in stile<br />

Romanico, sec. XI.<br />

Usciti dal paese si incontra subito il bivio per il percorso<br />

alternativo, a sinistra, e dopo 2 km si arriva alla Carretera<br />

Nacional N-120 che corre parallela alla vecchia strada fino a<br />

pochi chilometri prima di <strong>San</strong> Justo de la Vega, dove il<br />

percorso si ricongiunge al Camino.<br />

Lasciato il centro città inizia un'altra brutta periferia;<br />

quando si arriva a Compostilla, dove c'è un monumento a<br />

<strong>San</strong>tiago Peregrino, si è ormai alla fine. Columbrianos è un<br />

anonimo villaggio satellite di Ponferrada, con vari bar e<br />

ristoranti.<br />

All'entrata di Fuentes Nuevas c'è la bella Fuente de<br />

Peregrino, più oltre circa un paio di km, si arriva a<br />

Camponaraya. Piccolo centro industriale, si attraversa un<br />

modesto giardino, che offre un po' di verde, con una<br />

fontana e si passa davanti alla moderna chiesa parrocchiale<br />

vicino al Rio Naraya<br />

Bel paesotto nel cuore della regione del Bierzo, ricca di<br />

frutteti e vigne, produce un vino ottimo ma poco<br />

conosciuto. Percorrendo la Calle de los Peregrinos si passa<br />

davanti al bel palazzo in pietra del Prado del Torpe, grande<br />

negozio di vini: si dice ne offra, gratis, un bicchiere ai<br />

Pellegrini insieme ad una tapa.<br />

Ci sono molti negozi, palazzi, un museo archeologico con<br />

bei reperti romani, l'Iglesia de <strong>San</strong>ta Maria del sec. XVI ed il<br />

curioso <strong>San</strong>ctuario de la Capilla de la Quinta Angustia.<br />

Allungando il percorso di circa km 6, si può andare a<br />

visitare il Monasterio de <strong>San</strong> Salvador de Carrecedo del sec<br />

X, ora chiamato Abadia de <strong>San</strong>ta Maria la Real; e Castro<br />

Ventosa, il romano Bergidum Flavium, luogo natale di El<br />

Bierzo.<br />

Da qui il Camino segue principalmente la carretera<br />

nacional; volendo si può seguire il percorso alternativo,<br />

appena usciti dal paese si prende a destra la strada<br />

secondaria per Arbobuena che si lascia presto per un<br />

sentiero di campagna e ci si ricongiunge al Camino 3 km<br />

prima di arrivare a Villafranca del Bierzo. Questo percorso è<br />

circa 6 km più lungo ma è molto bello, nella campagna tra<br />

vigneti e boschi, e si attraversa il villaggio di Valtuille de<br />

Arriba.<br />

Si passa la Iglesia de <strong>San</strong> Martin e l'Arroyo Valtuilles, dopo<br />

2,5 km si lascia la carretera e ci s'inoltra fra i vigneti per El<br />

Camino de la Virgen salendo un po' per poi ridiscendere.<br />

Grazioso paese di reminescenze francesi, come il Castillo de<br />

los Marqueses. Sopra la Plaza Mayor c'è l'Iglesia de <strong>San</strong><br />

Francisco, che si vuole sia stata fondata da <strong>San</strong> Francesco<br />

d'Assisi, ed ancora l'Iglesia de <strong>San</strong> Nicolas, il Convento<br />

Divina Pastora, l'Iglesia Colegiata, il Convento de la<br />

4


Abbiamo percorso 27 Km del “<strong>CAMINO</strong> <strong>CALINES</strong>”<br />

Anunciada con le tombe dei Marqueses de Villafranca, la<br />

medievale Calle Agua che porta all'uscita del paese<br />

passando davanti al Convento <strong>San</strong> Jose e molti negozi bar e<br />

ristoranti.<br />

Lasciato il paese ci si presenta con la possibilita di tre<br />

percorsi:<br />

1. la Ruta Pradela segue il Camino attraversando una<br />

bella zona panoramica ricca di verde, passa per<br />

Pradela e si ricongiunge a Trabadelo.<br />

2. la Ruta Carretera segue sempre la strada fino a<br />

Trabadelo via Pereje, ed è un percorso piuttosto<br />

brutto.<br />

3. il terzo percorso alternativo detto Camino Dragonte<br />

segue un sentiero sempre tra la campagna fino a poco<br />

dopo al villaggio di Ruitelan, dove si ricongiunge al<br />

Camino, quindi salta Trabadelo e Vega de Valcarce.<br />

Questo percorso è il meno frequentato ma il più bello:<br />

attraversa una campagna intatta e villaggi fuori del<br />

tempo. Però è necessario percorrerlo in un’unica<br />

tappa da Villafranca del Bierzo al Cebreiro, in quanto<br />

lungo la strada non ci sono albergues.<br />

5


2ª tappa<br />

VILLAFRANCA del BIERZO /<br />

O’CEBREIRO<br />

CASTILLA/GALICIA<br />

KM 29 DISLIVELLO: 630 SALITA: DISCESA:<br />

Tempo di percorrenza: ore 6:00<br />

Descrizione<br />

Albergue<br />

Tappa impegnativa per il dislivello da compiere: nella prima parte, da Vega de Valcarce al<br />

Cebreiro, si sale un dislivello di mt. 700. Poco prima di arrivare al Cebreiro si lascia la Castilla y<br />

Leon e si entra in Galicia, Provincia di Lugo.<br />

Dopo Villafranca del Bierzo, se si è scelto di passare per l'Alto Pradela, si attraversano vigneti e<br />

boschi di pini e si gode una magnifica vista sulla valle del Valcarce, poi si passa tra boschi di<br />

castagno e dopo una rapida ma breve discesa sulla carrettera si arriva alla Portela, qui s'imbocca<br />

una valle secondaria e si ritrova la quiete della campagna.<br />

A Pereje c'è l'albergue Municipal, tel. 699.512004, ha 30 posti con letti singoli, buoni servizi,<br />

offre il pasto serale in comune, limitato l'uso della cucina, aperto da aprile ad ottobre.<br />

Ad Ambasmestas nuovo albergue privato (apertura 2005)<br />

A Vega de Valcarce l'albergue Municipal è una posizione sovrastante il villaggio ma sotto la<br />

strada sopraelevata, ha 30 posti letto a castello, modesti servizi, non c'è acqua calda, chiede 4<br />

€, aperto tutto l'anno.<br />

C'è anche, all'ingresso del paese un albergue gestito da brasiliani<br />

A Ruitelan l'Albergue Paqueña Potala, tel 987.561322, ha 35 posti letto e buoni servizi, chiede 4<br />

€, per la cena 6 € e per la colazione 2 €, sono in offerta altri utili servizi, ha anche un<br />

bar/negozio; aperto tutto l'anno.<br />

A La Faba c'è un nuovo albergue gestito dalla Confraternita tedesca, ha 30 posti letto e servizi,<br />

chiede 4 €, aperto da aprile ad ottobre.<br />

A Laguna de Castilla c'è un albergue privato, con 14 posti letto e servizi, aperto solo per luglio<br />

ed agosto.<br />

Al Cebreiro l'albergue situato alla fine del villaggio, è una bella e moderna costruzione, con 80<br />

posti letto a castello su tre piani, buoni servizi, si richiede un'offerta, è generalmente affollato, i<br />

letti sono troppo ammucchiati e non è proprio ben mantenuto.<br />

Sulla facciata c'è una webcam che trasmette all'indirizzo<br />

http://www.crtvg.es/italiano/camweb/priportadaeleccion.htm<br />

6


km alt.<br />

parz. progr. s.l.m.<br />

tempi di<br />

percorrenza<br />

0 0 570 0:0<br />

11 11 600 1:10<br />

4 15 610 0:50<br />

3 18 630 0:40<br />

località note<br />

Villafranca<br />

del Bierzo<br />

Pradela,<br />

Trabadelo<br />

Portela,<br />

Ambasmestas<br />

Vega de<br />

Valcarce<br />

2 20 670 0:25 Ruitelan<br />

2 22 705 0:50<br />

Herrerias,<br />

Hospital<br />

Ingles<br />

La Ruta Pradela segue il Camino attraversando una bella<br />

zona panoramica ricca di verde, passa per Pradela e si<br />

ricongiunge a Trabadelo.<br />

Ancora villaggi come i tanti che punteggiano il Camino, il<br />

primo è un centro di ristoro per camionisti che si fermano<br />

al motel privato.<br />

Bel villaggio rovinato dall'autostrada che lo sovrasta , ci<br />

sono negozi bar e ristoranti. Lasciato il villaggio, sulla<br />

sinistra, appare il minaccioso Castro Sarracin.<br />

Usciti dal paese si incontra subito il bivio per il percorso<br />

alternativo, a sinistra, e dopo 2 km si arriva alla Carretera<br />

Nacional N-120 che corre parallela alla vecchia strada fino<br />

a pochi chilometri prima di <strong>San</strong> Justo de la Vega, dove il<br />

percorso si ricongiunge al Camino.<br />

In cima alla collinetta che sovrasta il villaggio c'è il<br />

romitaggio di <strong>San</strong> Froilan, vescovo di Leon nel sec. X e nel<br />

villaggio la piccola Iglesia de <strong>San</strong> juan Bautista.<br />

Il modesto villaggio, un po' spostato rispetto al sentiero, ha<br />

una fonte ed un bar; da documenti del sec. XII risulterebbe<br />

che qui sorgeva un ospizio eretto da Pellegrini inglesi, con<br />

una cappella dove venivano seppelliti i Pellegrini morti. Ora<br />

inizia il vero assalto al Cebreiro, 8 km di salita ripida e<br />

faticosa .<br />

3 25 920 0:50 La Faba Buon punto di ristoro alla cantina di Mariano.<br />

2 27 1150 0:30<br />

Laguna de<br />

Castilla<br />

2 29 1300 0:30 o' Cebreiro<br />

Abbiamo percorso 56 Km del “<strong>CAMINO</strong> <strong>CALINES</strong>”<br />

Questo minuscolo villaggio è l'ultimo centro abitato della<br />

Castilla y Leon, fra poche centinaia di metri si è in Galicia.<br />

Iniziano a fare la loro presenza le "pietre miliari": paletti in<br />

cemento che ci accompagneranno fino a <strong>San</strong>tiago de<br />

Compostela. Posti lungo il Camino, ogni cinquecento metri,<br />

con l'indicazione della distanza da <strong>San</strong>tiago: sono molto<br />

rassicuranti, la loro presenza conferma che si è sulla giusta<br />

via e che la meta si avvicina .<br />

Piccolo villaggio di una ventina di case e probabilmente il<br />

più carico di storia per quanto riguarda il Camino.<br />

L'Iglesia de <strong>San</strong>ta Maria Real risale al sec. IX, anche se<br />

quella che vediamo è il risultato di tanti restauri, compreso<br />

uno recente.<br />

Il villaggio nacque dai e per i pellegrini; dopo la chiesa,<br />

nell'XI sec. fu costruito un ospizio dai monaci dell'abbazia di<br />

Aurillac, in Francia, che lo gestirono fino al 1854. Nella<br />

chiesa c'è una bella statua della Vergine del sec. XII; e si<br />

possono ammirare anche il calice e la patena del famoso<br />

Milagro d'o' Cebreiro.<br />

Caratteristiche del Cebreiro sono interessanti le case<br />

rotonde dal tetto di paglia dette Pallozas, di origine celtica.<br />

C'è un piccolo e curioso museo in una palloza restaurata di<br />

recente; o' Cebreiro è oggi anche un centro turistico, in<br />

estate è difficile trovare posto all'albergue.<br />

7


3ª tappa O’CEBREIRO / SAMOS CASTILLA / GALICIA<br />

KM 31 DISLIVELLO: 30 SALITA: 785 DISCESA: 775<br />

Tempo di percorrenza: ore 7:05<br />

Descrizione<br />

Albergue<br />

Già dalla tappa precedente avevamo rivisto boschi di castagni. Oggi è una full immersion nel<br />

verse. Scendendo dal Cebreiro ci sono viste spettacolari sulle valli sottostanti che sembrano non<br />

finire mai. Si cammina per umidi boschi, si attraversano pascoli sempre più aperti e<br />

s'incominciano a vedere i caratteristici horreos. <strong>San</strong>tiago è ora più vicina.<br />

Per un po' si cammina in alto, poi inizia la lunga discesa che ci porterà all'Alto de Pojo per poi<br />

riprendere a scendere fino a Triacastela.<br />

Si attraversano costellazioni di piccoli villaggi che hanno assistito per secoli al passaggio dei<br />

pellegrini.<br />

Appena fuori Triacastela si può seguire il Camino che, via <strong>San</strong> Cristobo e Renche, va al<br />

Monastero di Samos e raggiunge Anguiada, a circa 21 km. (Questa la nostra scelta)<br />

Oppure si può optare per il percorso alternativo che, via Balsa e <strong>San</strong> Xil, va a Montan e Furela<br />

poi Calvor e raggiunge Anguiada dopo 14 km.<br />

In Galicia la maggior parte degli albergues sono gestiti dalla Xunta de Galicia e sono gratis,<br />

raramente viene chiesta un'offerta ma sono un po' standardizzati.<br />

Ad Hospital de la Condesa l'albergue è sopra la strada all'entrata del villaggio, tel.<br />

982.161336, ha 18 posti letto a castello in due camerate più spazio per materassi sul pavimento<br />

e buoni servizi, aperto tutto l'anno.<br />

A Triacastela ci sono tre albergues:<br />

1. il primo, tel. 982.548087, è sulla sinistra all'entrata del villaggio con 68 posti a castello<br />

in diverse camerette, buoni servizi, si chiede un'offerta, aperto tutto l'anno.<br />

2. l'Albergue Aitzenea privato, tel. 982.548076, al centro del paese, con 30 posti letto a<br />

castello, ha buoni servizi, chiede 7 € per dormire, 3 € per il bucato in lavatrice.<br />

3. c'è il nuovo Albergue Berce do Camino privato, in Avenida Camillo Jose Cela 11, con 40<br />

posti letto e servizi , chiede € 7.<br />

A Samos c'è l'austero albergue del Monasterio de los Benedictinos, ha 44 posti letto a castello in<br />

un grande dormitorio, servizi modesti, senza cucina ne area per consumare i pasti, aperto tutto<br />

l'anno. Alle 19,30 si recitano i Vespri.<br />

A Calvor sul percorso alternativo, c'è un tipico albergue gestito dalla Xunta, ospitato come molti<br />

altri in Galicia in una ex scuola, tel. 982.530894; ha 22 posti letto a castello con spazio per<br />

materassi sul pavimento, buoni servizi, aperto tutto l'anno.<br />

8


km alt.<br />

parz. progr. s.l.m.<br />

tempi di<br />

percorrenza<br />

0 0 1300 0:00 o' Cebreiro<br />

2 2 1290 0:40<br />

2 4 1250 1:00<br />

località note<br />

Liñares, Alto<br />

de <strong>San</strong> Roque<br />

Hospital de la<br />

Condesa<br />

2 6 1275 0:20 Padornelo<br />

3 9 1335 0:35 Alto de Poio<br />

3 12 1190 0:40 Fonfria<br />

6 18 950 1:10<br />

Biduedo,<br />

Filloval<br />

3 21 660 0:30 Triacastela<br />

5 26 610 1:00<br />

<strong>San</strong> Cristobo<br />

Renche<br />

5 32 580 1:20 Samos<br />

Abbiamo percorso 87 Km del “<strong>CAMINO</strong> <strong>CALINES</strong>”<br />

Villaggio con un bar, un negozio ed un ostello privato; si va<br />

lungo la vecchia strada e si passa davanti alla chiesa di<br />

<strong>San</strong> Esteban. Lasciato il villaggio si arriva subito all'Alto de<br />

<strong>San</strong> Roque caratterizzato dalla drammatica<br />

scultura/monumento raffigurante un Pellegrino; da qui si<br />

gode anche una bellissima vista delle valli circostanti.<br />

Un tempo qui sorgeva uno dei più antichi ospizi per i<br />

Pellegrini di tutto il Camino, oggi il monumento più<br />

interessante è la vecchia chiesa con il campanile dal tetto<br />

di pietra sormontato dalla croce di <strong>San</strong>tiago.<br />

Arrivati al villaggio, sulla destra del sentiero c'è l'antica e<br />

bella Ermita de <strong>San</strong> Oxan con la Cappella dedicata a <strong>San</strong><br />

Juan, testimone delle molte opere che l'Ordine degli<br />

Ospitalieri di <strong>San</strong> Giovanni ha lasciato lungo il Camino.<br />

Siamo a 1.335 mt. d'altitudine, uno dei punti più alti del<br />

Camino; si può fare una sosta per colazione in uno dei due<br />

bar.<br />

Modesto villaggio, deve il nome alle fresche acque della<br />

fonte, dal latino Fons Frigida.<br />

Ed ancora As Pasantes e Ramil, modestissimi villaggi<br />

sull'antico Camino<br />

La cittadina dei tre castelli, fu un importante centro di<br />

ristoro per i pellegrini che scendevano dai monti: qui<br />

sorgevano diversi ospizi ed un grande monastero, che,<br />

come i tre castelli, è scomparso.<br />

Rimane un bel paesino con numerosi bar e negozi,<br />

albergues ed ostelli privati e la chiesetta parrocchiale di<br />

<strong>San</strong>tiago.<br />

Nei dintorni c'erano cave di pietra, utilizzate per la<br />

costruzione della cattedrale di <strong>San</strong>tiago : il Codex<br />

Calistinus racconta che i Pellegrini si caricavano di grossi<br />

sassi da portare a Casteñeda dove si preparava il materiale<br />

per i lavori della Cattedrale di <strong>San</strong>tiago.<br />

C’è la possibilità di un percorso alternativo via <strong>San</strong> Xil.<br />

Chi ha scelto il Camino lungo il corso del Rio Auribio<br />

attraverso verdi boschi per circa 5 km, arriva al villaggio di<br />

<strong>San</strong> Cristobo, poi a Renche dove può fare una prima breve<br />

sosta al bar Carlos e quindi raggiunge Samos.<br />

Samos, tranquillo villaggio in una piccola valle famoso per il<br />

maestoso Monasterio de los Benedectinos, uno dei più<br />

antichi di Spagna.<br />

Le visite guidate al monastero sono organizzate<br />

regolarmente, soprattutto il chiostro è da non perdere ; alle<br />

19,30 nella cappella si recitano i Vespri .<br />

Lasciato Samos, dopo 2 km si arriva alla piccola chiesetta<br />

di Teixos, da qui si prosegue per circa 8 km di verde<br />

seguendo il fiume fino a Anguiada, dove ci si ricongiunge<br />

con il percorso alternativo.<br />

9


4ª tappa SAMOS / PORTOMARIN GALICIA<br />

KM 37 DISLIVELLO: -330 SALITA: 530 DISCESA: 880<br />

Tempo di percorrenza: ore 6:00<br />

Descrizione<br />

Albergue<br />

Tappa lunga e faticosa per i numerosi saliscendi.<br />

Da Aguiada c'è il solo Camino fino a Sarria e Portomarin.<br />

Il Camino, via meridionale, è di circa 8 km più lungo ma con meno saliscendi, segue la bella valle<br />

del Rio Ouribio e da la possibilità di visitare il Monastero de Samos.<br />

Il percorso alternativo, via settentrionale, è ritenuto più antico e quindi tradizionale. Entrambi<br />

sono bei percorsi che percorrono strade di campagna e sterrati in continuo saliscendi.<br />

Si cammina tra fitti boschi e pascoli rigogliosi, ruscelli, ponticelli e fontane. Si attraversa una<br />

moltitudine di piccoli villaggi dalle case di pietra e legno, ciascuno col proprio horreo per il<br />

granoturco. Infine si arriva a Portomarin, adagiato sul lago artificiale.<br />

A Sarria ci sono quattro albergues:<br />

1. Xunta albergue sulla collina, nella vecchia parte della città, in Rua Major 79, con 40 posti<br />

letto a castello più spazio per materassi sul pavimento, buoni servizi, aperto tutto l'anno.<br />

2. nuovo albergue privato in Rua Major 31, tel. 982.530666, con 50 posti letto, buoni<br />

servizi e ben tenuto, chiede 6 €, il bar della porta a fianco apre alle 7.<br />

3. altro nuovo albergue privato, O Durminento, in Rua Major 44, tel. 982.531009, ha 38<br />

posti letto e buoni servizi, ha una stanza attrezzata per disabili, chiede 8 € per dormire e<br />

7 € per la cena.<br />

4. l'Albergue dos oito Marabedis, in Rua Conde de Lemos, tel. 629.461770, non si hanno<br />

altre informazione.<br />

A Barbadelo ci sono tre albergues:<br />

1. l'albergue della Xunta, ex-scuola ristrutturata, 1 km prima di arrivare al paese a destra,<br />

con 22 posti letto a castello, buoni servizi ma la cucina non è attrezzata, è ai bordi di un<br />

grande prato, circondato d'alberi, aperto tutto l'anno.<br />

2. sulla sinistra appena entrati in paese c'è un albergue privato, tel. 982.189371, con 12<br />

posti letto e buoni servizi, chiede 8 €.<br />

3. anche Casa Carmen ha posti letto e chiede 8 €.<br />

A Ferreiros albergue della Xunta, con 22 posti letto a castello e buoni servizi, aperto tutto<br />

l'anno.<br />

A Portomarin attraversato il ponte, dopo un chilometro c'è il nuovo albergue, aperto nel 2004,<br />

quasi alla fine della cittadina, ha 40 posti letto a castello più numerosi posti aggiuntivi in estate,<br />

buoni servizi ma senza spazio per consumare i pasti, in compenso ha un grande giardino, aperto<br />

tutto l'anno. è molto popolare e potrebbe essere difficile trovar posto.<br />

Appena attraversato il ponte sulla destra c'è l'ostello YHA, è richiesta la tessera, chiede 8/5 €, a<br />

seconda dell'età.<br />

10


km alt.<br />

parz. progr. s.l.m.<br />

tempi di<br />

percorrenza<br />

0 0 560 0:00 Samos<br />

località note<br />

2 2 560 0:20 Teixos Piccola chiesetta di Teixos: da visitare.<br />

7 10 530 2:00 Aguiada Qui ci si ricongiunge al Camino che viene da <strong>San</strong> Xil - Calvor.<br />

5 14 440 1:00 Sarria<br />

8 22 500 1:20<br />

Barbadelo,<br />

Rente,<br />

Laiman<br />

4 26 600 0:50 Morgade<br />

2 28 600 0:20 Ferreiros<br />

7 35 450 1:20 Villacha<br />

2 37 330 0:20 Portomarin<br />

Abbiamo percorso 124 Km del “<strong>CAMINO</strong> <strong>CALINES</strong>”<br />

Città di origini celtiche, che nel medioevo fu un importante<br />

punto di sosta per i Pellegrini. L'antica atmosfera è ancora<br />

percepibile nel centro storico che sale lungo la Rua Major fino<br />

alle rovine del castello del sec. XIV.<br />

Interessante il vecchio Monasterio de la Magdalena con la<br />

bella facciata, poi si scende giù al ponte medievale sul Rio<br />

Celerio; da visitare anche l'Iglesia de <strong>San</strong> Salvador in stile<br />

romanico e quella di <strong>San</strong>ta Marina.<br />

A Barbadelo si può visitare la romanica Iglesia de <strong>San</strong>tiago;<br />

si segue la strada fra un susseguirsi di querce e castagni:<br />

questa è la migliore Galicia rurale: umida e verde, con i<br />

diversi odori della campagna, viuzze scavate nel terreno o<br />

strette tra le case e le stalle.<br />

Il paletto miliare c'informa che siamo a km 99,500 da<br />

<strong>San</strong>tiago. Dietro il villaggio sorge la piccolissima Ermita<br />

tappezzata di messaggi lasciati dai Pellegrini. I villaggi ora si<br />

snocciolano come grani di un rosario, piccoli e quieti.<br />

Deve il suo nome ai ferrari, maniscalchi e calderai del<br />

passato; poco dopo il villaggio si arriva alla romanica Iglesia<br />

de <strong>San</strong>ta Maria de Ferrarios.<br />

Prima di arrivare, sulla sinistra un po' fuori del Camino, c'è il<br />

villaggio di Cortes, nella remota valle del Rio Loio, con le<br />

rovine del Monasterio de <strong>San</strong>ta Maria de Loio, di cui rimane<br />

la piccola Capilla de <strong>San</strong>ta Maria. Si ritiene che qui venne<br />

fondato nel sec. XII il grande Ordine di <strong>San</strong>tiago.<br />

Dalle pendici dell'Alto del Paramo si scende piuttosto<br />

rapidamente fin sulle sponde del bacino artificiale<br />

dell'Embalse de Belesar, si attraversa il moderno ponte e si<br />

entra in città: l’ingresso è tutto in salita, in particolare quello<br />

"stronca-gambe" che è la scalinata di fronte, ma la si può<br />

aggirare seguendo la strada sulla destra.<br />

Il vecchio ponte romano, come gran parte della città, è stato<br />

sommerso dal lago, mentre alcuni monumenti sono stati<br />

smontati e ricostruiti nel centro dell'attuale Portomarin. Tra<br />

questi la bella chiesa fortificata del sec. XII dei Cavalieri<br />

Ospedalieri di <strong>San</strong> Giovanni, l'Iglesia de <strong>San</strong> Nicolas, il cui<br />

portale si ritiene sia opera di Mastro Mateo, lo stesso che<br />

fece il Portico de la Gloria.<br />

Città di origine romana ed importante centro strategico nel<br />

medioevo, fu roccaforte dei Templari e dei Cavalieri di<br />

<strong>San</strong>tiago che ne occupavano il distretto meridionale di <strong>San</strong><br />

Pedro; mentre gli Ospitalieri di <strong>San</strong> Giovanni risiedevano in<br />

quello settentrionale di <strong>San</strong> Nicolas. Oggi è un paese<br />

dall’aspetto moderno e meta turistica, importante punto di<br />

riferimento del Camino Frances.<br />

11


5ª tappa PORTOMARIN / MELIDE GALICIA<br />

KM 41 DISLIVELLO: 120 SALITA: 390 DISCESA: 160<br />

Tempo di percorrenza: ore 8:45<br />

Descrizione<br />

Albergue<br />

Tappa simile alla precedente, con paesaggi che variano in continuazione, e si alternano fra loro:<br />

boschi, prati, pascoli, piccoli paesi e villaggi, torrenti e ponti ed innumerevoli saliscendi.<br />

Da Portomarin a Hospital de al Cruz si fiancheggia , ora a destra ora a sinistra, la carretera<br />

nacional, poi si percorrono strade secondarie, con le salite della Sierra Ligonde e dell'Alto do<br />

Rosario e si raggiunge Palas de Rei.<br />

Da qui fino a Melide il Camino segue bellissimi sentieri ed in quest'ultima parte si sale, per poi<br />

ridiscendere, attraversando tre vallate, in gran parte immerse nei boschi.<br />

A Gonzar l'albergue è al margine della strada, quindi molto rumoroso, ha 18 letti a castello e<br />

spazio per materassi sul pavimento, buoni servizi. La famiglia dell'hospitalera gestisce un bar<br />

dove si può fare colazione ed acquistare panini, nel villaggio non c'è altro. Aperto da aprile ad<br />

ottobre.<br />

A Hospital de la Cruz l'albergue è alla fine del villaggio, conosciuto come Albergue Ventas de<br />

Naron, come il villaggio a 1,5 km da qui, ha 22 posti letto a castello e spazio per 50 materassi<br />

sul pavimento, buoni servizi, aperto tutto l'anno.<br />

A poca distanza, in un garage, servono bevande e bocadillos e l'hospitalero cucina il pasto serale.<br />

Più avanti, a sinistra, c'è il bar/ristorante El Labrador, serve pasti a 7 €.<br />

A Ligonde c'è l'albergue privato Fuente de Peregrino, gestito da Evangelici, con soli 8 posti letto,<br />

offre un'atmosfera amichevole, è aperto da metà maggio a metà settembre.<br />

Risulta esserci anche un Albergue Municipal con 20 posti letto, chiede 6 €, aperto tutto l'anno.<br />

Ad Eirexe l'albergue della Xunta Refugio de Ligonde è nella piazza alla fine del villaggio, ha 18<br />

posti letto a castello più spazio per materassi sul pavimento, buoni servizi, l'hospitalera offre<br />

colazione e pasti nei locali della porta accanto, aperto tutto l'anno.<br />

Ad Alto del Rosario c'è un modesto albergue con 20 posti per materassi sul pavimento, servizi<br />

inadeguati ma con cucina, non ci sono bar o negozi nelle vicinanze.<br />

A Palas de Rei l'albergue della Xunta è all'incrocio della Traversia de la Iglesia nel centro del<br />

paese davanti al Municipio, ha 60 posti letto a castello più spazio per materassi sul pavimento,<br />

buoni servizi, aperto tutto l'anno.<br />

A <strong>San</strong> Xulian c'è l'Albergue òAbrigadorio, privato, con 20 posti letto, chiede 20 €, aperto da<br />

Pasqua ad ottobre.<br />

A Ponte Campana l'albergue privato Casa Domingo, tel. 982.163226, ha un bar ed offre pasti a<br />

6 €, sembra sia aperto solo in estate.<br />

A Mato Casanova c'è l'albergue della Xunta in una tranquilla strada di campagna, con 20 posti<br />

letto a castello e buoni servizi, aperto tutto l'anno.<br />

A Leboreiro c'è il modestissimo albergue Municipal, offre 18 posti sul pavimento, no letti o<br />

materassi, servizi inadeguati, senza acqua calda, se è chiuso chiedere la chiave alla casa<br />

accanto.<br />

A Melide l'albergue della Xunta è usato anche come Albergue Juvenil, quindi può essere affollato<br />

od esaurito, particolarmente in estate.<br />

È vicino all'Iglesia de <strong>San</strong>ta Maria in Rua <strong>San</strong> Antonio, alla fine del paese, con 130 posti letto a<br />

castello più spazio per materassi sul pavimento, buoni servizi, con la possibilità di poter usare la<br />

lavatrice per il bucato al costo di 3 €, aperto tutto l'anno.<br />

12


km alt.<br />

parz. progr. s.l.m.<br />

tempi di<br />

percorrenza<br />

0 0 330 0:00 Portomarin .<br />

10 10 500 2:20 Castromajor<br />

3 13 610 0:40<br />

1 14 650 0:20<br />

località note<br />

Hospital de<br />

la Cruz<br />

Ventas de<br />

Naron<br />

3 17 660 0:40 Ligonde<br />

3 20 580 0:30 Portos<br />

4 24 670 0:50<br />

2 26 560 0:30<br />

3 29 480 0:40<br />

3 32 430 0:40<br />

7 39 400 1:15<br />

Alto do<br />

Rosario<br />

Palas de<br />

Rei<br />

<strong>San</strong> Xulian<br />

do Camiño<br />

Mato<br />

Casanova<br />

Leboreiro,<br />

Furelos<br />

2 41 450 0:20 Melide<br />

Abbiamo percorso 165 Km del “<strong>CAMINO</strong> <strong>CALINES</strong>”<br />

Lasciato Portomarin attraversando il Rio Torres sulla<br />

Pasarela, stretto ponte per soli pedoni, inizia la lunga salita<br />

per l'Alto <strong>San</strong> Anton, Toxibo, Gonzar e Castromajor.<br />

Quest'ultimo è un centro di origine celtica che ospita la<br />

piccola Iglesia de <strong>San</strong>ta Maria.<br />

La strada raggiunge bruscamente questo villaggio dove<br />

sorgeva anticamente un ospizio per i Pellegrini, ma che<br />

anche oggi tiene fede all'ospitalità della Galicia: in una<br />

vecchia costruzione agricola si offre sopa caliente y<br />

bocadillos.<br />

Minuscolo villaggio con la piccola Capilla de Magdalena:<br />

nell'anno 840 qui si svolse una sanguinosa battaglia tra Mori<br />

e Cristiani.<br />

In antico c'era un ospizio per i Pellegrini: una leggenda<br />

racconta che Carlomagno sostò in questo villaggio.<br />

Si passa davanti ad un bel Crocefisso in pietra ed ad una<br />

vecchia quercia da cui , si può deviare per andare,<br />

allungando il Camino di circa 5 km, a Vilar de Donas.<br />

un'antica sede dei Cavalieri di <strong>San</strong>tiago, dove si trova<br />

l'Igrexa <strong>San</strong> Salvador, del sec. XIV, con splendidi affreschi e<br />

sculture, eretta sui resti di un monastero del X secolo.<br />

La tradizione vuole che i Pellegrini, nell'avvicinarsi al colle,<br />

iniziassero la recita del Rosario<br />

Purtroppo non rimane nulla dell'importante borgo medievale<br />

che fu, se non l'Iglesia de <strong>San</strong> Tirso col portale romanico<br />

dell'XI secolo.<br />

Oggi è un moderno centro amministrativo e commerciale .<br />

Ha una piccola ed interessante chiesa parrocchiale del XII<br />

secolo.<br />

Il sentiero continua attraverso Pallota, il ponte sul Rio<br />

Pambre e sale tra boschi di querce.<br />

Villaggio medievale : notevole la romanica Iglesia de <strong>San</strong>ta<br />

Maria del XII secolo. Passato il Puente de Magdalena sul Rio<br />

Seco, si prosegue per Disicabo e Furelos: con il magnifico<br />

ponte romano sul Rio Furelos, la bella Iglesia de <strong>San</strong> Juan,<br />

con la caratteristica statua del Cristo in croce che tiene un<br />

braccio abbassato.<br />

C'è un bar ed una taberna, ma nulla resta dell'antico ospizio<br />

per i Pellegrini.<br />

Graziosa città dal centro storico ancora intatto.<br />

Bella l'Igrexa <strong>San</strong>ta Maria di stile romanico con interessanti<br />

affreschi, la chiesa di <strong>San</strong> Roque e quella parrocchiale di<br />

<strong>San</strong>cti Spiritus, ciò che rimane del monastero agostiniano del<br />

XIV secolo e dell'ospizio dei Pellegrini.<br />

Qui il Camino Primitivo che proviene da Oviedo si ricongiunge<br />

al Camino Frances. Appena entrati in città si incontra la<br />

romanica Iglesia de <strong>San</strong> Pedro dietro cui si trova il famoso<br />

incrocio tra la carretera nacional N-547 e la C-540: è il<br />

Crucero do Melide con la bellissima croce in pietra del XIV<br />

sec., ritenuta la più antica della Galicia.<br />

Sono molto conosciute, tra le specialità gastronomiche locali<br />

il polpo a la galega ed il pan de melide.<br />

13


6ª tappa MELIDE / ARCA-'O PINO GALICIA<br />

KM 33 DISLIVELLO: -160 SALITA: 75 DISCESA: 255<br />

Tempo di percorrenza: ore 6:30<br />

Descrizione<br />

Albergue<br />

Tappa medio-lunga ma non difficile: ci sono diversi saliscendi ma contenuti in dislivelli<br />

accettabili, anche se qualche salita fa un po' tribolare, in particolare se la giornata è calda. Si<br />

attraversano numerose aree boschive, ma le querce ed i castagni ed i pini spariscono a poco a<br />

poco per far posto agli eucalipti. I ruscelli si susseguono ad un ritmo crescente e la tentazione di<br />

fermarsi, togliersi le scarpe e riposare un po' con i piedi nell'acqua, diventa irresistibile. Piccoli<br />

villaggi appaiono e spariscono rapidamente alle nostre spalle, simili gli uni agli altri e subito<br />

dimenticati.<br />

A Ribadiso do Baixo l'albergue della Xunta è tra i piu belli del Camino: un vecchio ospizio per<br />

Pellegrini ristrutturato, in una posizione idilliaca tra gli alberi e la sponda del Rio Iso. Ha 62 posti<br />

letto a castello e spazio per materassi sul pavimento, con buoni servizi ma con l'inconveniente<br />

che per usare le toilette è necessario attraversare il cortile, sono distanti circa 50 mt. dal<br />

dormitorio, non ci sono negozi nei dintorni ma il solo café Manuel, aperto tutto l'anno.<br />

Ad Arzua l'albergue è della Xunta, vicino all'Iglesia de <strong>San</strong>tiago, a sinistra della strada<br />

principale, un posto poco felice, ha 41 posti letto, buoni servizi, non è molto popolare con i<br />

pellegrini ed è poco ben tenuto, aperto tutto l'anno.<br />

A <strong>San</strong>ta Irene ci sono due albergues:<br />

1. l'Albergue <strong>San</strong>ta Irena, di una rete privata, tel. 981.511000, a sinistra della piazza del<br />

villaggio, con 15 posti letto e buoni servizi, chiede 10 € per dormire, si può avere la cena<br />

nel ristorante attiguo per 8 €.<br />

2. l'altro è l'abergue della Xunta, a circa mt. 200 più avanti sul bordo della carretera, a destra:<br />

ha 36 posti letto a castello, buoni servizi, abbastanza tranquillo anche se è sulla strada,<br />

aperto tutto l'anno.<br />

Ad Arca l'albergue della Xunta Arco do Pino è una bella costruzione moderna appositamente<br />

ideata per i Pellegrini, è davanti alla prima farmacia che s'incontra sulla destra, dietro le Poste,<br />

ha 100 posti letto a castello, ottimi servizi, compreso un bagno, aperto tutto l'anno, spesso<br />

affollato in quanto rappresenta la tappa ideale per arrivare presto a <strong>San</strong>tiago.<br />

14


km alt.<br />

parz. progr. s.l.m.<br />

tempi di<br />

percorrenza<br />

0 0 450 0:00 Melide<br />

11 11 320 2:00<br />

località note<br />

Boente,<br />

Ribadiso<br />

3 14 380 0:40 Arzua<br />

11 25 360 2:10 Salceda<br />

5 30 405 1:10<br />

<strong>San</strong>ta<br />

Irene<br />

3 33 290 0:30 Arca<br />

Abbiamo percorso 198 Km del “<strong>CAMINO</strong> <strong>CALINES</strong>”<br />

Tradizionali villaggi della Galicia, movimentati dal passaggio dei<br />

Pellegrini e da tutto ciò che ruota intorno ad esso.<br />

A Boente, nell'Igrexa de <strong>San</strong>tiago c'è la statua del <strong>San</strong>to seduto,<br />

rappresentazione rara nell'iconografia iacobea, la stessa peraltro<br />

scelta da Mastro Mateo per il Portico de la Gloria. Qui ci sono un<br />

bar ed un ristorante, mentre a Ribadiso c'è solo il modesto café<br />

Manuel.<br />

Ricordarsi di far rifornimento di cibo e acqua a Boente, se si vuole<br />

far tappa a Ribadiso.<br />

Ultimo centro abitato di una certa importanza fino a <strong>San</strong>tiago,<br />

famoso per il suo formaggio. Non è molto attraente, il centro<br />

storico ha perso l'antica bellezza in favore di un’espansione<br />

moderna e caotica . Lasciata la piazza centrale, sulla sinistra c'è<br />

la Chiesa Agostiniana della Maddalena, in completo abbandono, e<br />

non ci sono tracce dell'ospizio dei Pellegrini che sorgeva accanto.<br />

Il villaggio si stende lungo la strada, ci sono bar ed un negozio.<br />

Poco fuori l'abitato un piccolo monumento in ricordo di Guillermo<br />

Watt, un pellegrino che qui morì nel 1993.<br />

Il sentiero sale un po' fino all'Alto de <strong>San</strong>ta Irene, tra fitti boschi<br />

di eucalipti, poi scende bruscamente fino ad Arca: ha un bel<br />

ristorante, un paio di bar, negozi e la settecentesca chiesa di<br />

<strong>San</strong>ta Irene.<br />

La cittadina inizia dopo l'albergue, circondato da un bosco di<br />

eucalipti; non offre gran che ma ha un supermercato e qualche<br />

negozio.<br />

15


7ª tappa<br />

ARCA-'O PINO / SANTIAGO DE<br />

COMPOSTELA<br />

GALICIA<br />

KM 20 DISLIVELLO: -30 SALITA: 95 DISCESA: 85<br />

Tempo di percorrenza: ore 5:00<br />

Descrizione<br />

Albergue<br />

La prima parte della tappa odierna, l'ultima per chi si ferma a <strong>San</strong>tiago od ha deciso di non<br />

ritornare a piedi da dove è partito, si svolge ancora tra i boschi di alti ed onnipresenti eucalipti.<br />

Si passa <strong>San</strong> Anton, Amenal, Cimadevila e <strong>San</strong> Paio, alla cui sinistra s'intravede il modernissimo<br />

aeroporto. Siamo a Labacolla, un tempo i Pellegrini si lavavano nelle acque del Rio Labacolla per<br />

poi presentarsi alla tomba dell'Apostolo nel migliore stato possibile: era un rito di purificazione.<br />

Si attraversa un'ampia area verde fino al Monte do Gozo (o Mon Xoi in galego), Monte della<br />

Gioia, è meglio godersi l'ombra e la pace di questi boschi perché appena s'inizia a scendere dal<br />

monte si cammina sull'asfalto della periferia.<br />

Fermatevi un attimo anche nella Capilla de <strong>San</strong> Marcos, prima di scendere dal monte: anche<br />

questa chiesetta è parte integrante del Camino.<br />

Si passa <strong>San</strong> Pedro, la Puerta del Camino, le viuzze strette e piene di vita che escludono la vista<br />

sulla città, la Via Sacra, Calle de Azabacheria ed ecco, finalmente, Plaza del Obradoiro .... la<br />

Cattedrale .... solo 33 gradini ci separano dal Portico della Gloria.<br />

A Monte do Gozo l'enorme albergue della Xunta è all'inizio della discesa verso <strong>San</strong>tiago, in<br />

posizione panoramica: ha 800 posti letto a castello, 8 in ogni camera, ottimi servizi ma senza<br />

cucina, tel. 981.558942, è gratuito. Ha l'inconveniente di essere piuttosto lontano dal centro,<br />

anche se c'è un regolare servizio di autobus.<br />

A <strong>San</strong>tiago de Compostela l'albergue Seminario Menor de Belvis è fuori del centro storico, ma<br />

ad una distanza ragionevole ancora nell'antica periferia, in un enorme palazzo in Rua de Belvis,<br />

tel. 981.589200: ha 150 posti in letti singoli, in grandi camerate su diversi piani, buoni servizi<br />

ma senza cucina, vengono richiesti 5 €. Si può restare fino a 3 giorni purché si esca alle 10 del<br />

mattino, dopo la prima notte, e si rientri dopo le 11, ripetendo la procedura del giorno di arrivo,<br />

è quindi obbligatoria la presentazione della Credenziale o della Compostela.<br />

Sono possibili molte altre soluzioni a prezzi abbordabili: chiedere all'Oficina de Acogida al<br />

Peregrino, tel. 981.562419 e 981.566577, in Rua do Vilar 1, aperto dalle 9 alle 21. Oppure<br />

all'Informacion Turistica, tel. 981.555129, in Rua do Vilar 63, od in Plaza de Galicia, Tel.<br />

981.573990.<br />

16


km alt.<br />

parz. progr. s.l.m.<br />

tempi di<br />

percorrenza<br />

0 0 290 0:00 Arca<br />

10 10 310 2:15<br />

5 15 350 1:45<br />

5 20 260 1:10<br />

località note<br />

<strong>San</strong> Paio,<br />

Labacolla<br />

Monte do<br />

Gozo<br />

<strong>San</strong>tiago<br />

de<br />

Compostela<br />

Abbiamo percorso 218 Km del “<strong>CAMINO</strong> <strong>CALINES</strong>”<br />

Villaggi che punteggiano il Camino ma che hanno perso ogni<br />

segno del passato: da <strong>San</strong> Paio a Labacolla si percorre<br />

l'ultimo tratto di sentiero, d'ora in poi sarà sempre e solo<br />

asfalto. Un po' fuori del Camino, alla periferia occidentale di<br />

Labacolla, c'è la bella Capilla de <strong>San</strong> Roque.<br />

Per il resto è tutta attività turistico/commerciale.<br />

Da qui si dovrebbero vedere i pinnacoli della cattedrale di<br />

<strong>San</strong>tiago.<br />

La collina è però caratterizzata dal discusso monumento a<br />

ricordo della visita di Giovanni Paolo II, mentre poco oltre<br />

sorgono il mega-albergue, il Palazzo dei Congressi,<br />

l'Università; fortuna che <strong>San</strong>tiago è tutta un'altra faccenda!<br />

Il centro storico, Plaza Obradorio, la Cattedrale, il Portico de<br />

la Gloria. Si vive il proprio personale incontro con <strong>San</strong><br />

Giacomo. Chi se ne sta in silenzio, un po' attonito, quasi<br />

smarrito dopo aver toccato la meta, senza sapere cosa fare.<br />

Chi cede alla tensione e piange in silenzio, o abbraccia<br />

qualche compagno di cammino. Chi fa festa, canta, balla. Chi<br />

entra in cattedrale, prega, compie i riti tradizionali.<br />

E poi, per tutti, la messa per i pellegrini, l'oscillare del<br />

Botafumeiro, l'abbraccio alla statua del <strong>San</strong>to.<br />

È finito il cammino, questo cammino. Non è ancora ora di<br />

bilanci: quelli si faranno in seguito. Per ora quello che vale è<br />

la gioia di avercela fatta, la consapevolezza che oggi si è<br />

compiuta un'esperienza importante per la vita.<br />

17


ATTREZZATURA<br />

INDISPENSABILI<br />

Zaino<br />

60 litri circa. Preferire zaini con tasche esterne. Secondo stagione diventa<br />

indispensabile il coprizaino per la pioggia.<br />

Sacco a pelo In piumino se la stagione è fredda. Comunque sia, deve essere leggero (< 1 kg)<br />

Scarpe<br />

Ciabatte<br />

Un paio da trekking, di tipologia adatta alla stagione. Un secondo paio leggere; in<br />

alternativa un paio di sandali da trekking<br />

In gomma, per la doccia e per far stare i piedi il più possibile all’aria durante i momenti<br />

di riposo. Se ne può fare a meno se si hanno i sandali impermeabili<br />

Giacca leggera In materiale impermeabile e, per quanto possibile, traspirante<br />

Pantaloni<br />

1 o 2 paia lunghi con cerniera a mezza coscia, 1 paio corti. Si trovano modelli<br />

leggerissimi, facilmente lavabili, abbastanza robusti.<br />

Calze 4 o 5, senza cuciture, traspiranti, specifiche per trekking<br />

Felpa Una leggera ed una più pesante, in pile (leggero e caldo).<br />

Mutande, magliette,<br />

fazzoletti<br />

3 o 4 ognuno. Ne esistono in materiali (microfibra) che riducono al minimo la<br />

permanenza di sudore sulla pelle e asciugano in fretta<br />

Cappello Uno per il sole (o bandana) e uno impermeabile, a falda larga<br />

Borraccia<br />

In materiale leggero e termica, meglio se è agganciabile esternamente allo zaino. Si<br />

può sostituire con due bottigliette in PET da 1/2 litro<br />

Cordino 5/6 metri, per stendere, e altri usi<br />

Spille da balia Di diverse dimensioni: servono anche per appendere la biancheria per asciugare<br />

Asciugamani<br />

Set pulizia<br />

Set per<br />

medicazione<br />

Coltello Multiuso<br />

Quelli in cotone a nido d'ape assorbono bene e occupano poco posto. Si trovano<br />

anche pezze in microfibra 40x40, vendute come stracci per pulire e di poco costo.<br />

Hanno una finitura che li rende simili ad asciugamani in spugna ed hanno uno<br />

straordinario potere assorbente; durante l'uso si può strizzare l'acqua in eccedenza e<br />

continuare ad usarle senza la sgradevole sensazione del cotone bagnato. Pesano<br />

pochissimo (45 grammi!) e asciugano in fretta: provare per credere!<br />

Per igiene personale e per lavare biancheria. Una buona soluzione è portarsi un<br />

sacchetto di sapone di marsiglia in scaglie (meglio passarle in un tritatutto e<br />

polverizzarle); è più leggero di quello liquido e di quello in pani e si può usare<br />

indifferentemente per le mani, per il corpo, per i capelli e per la biancheria. Un buon<br />

contenitore è quello sterile usato per l'urinocoltura. Spazzolino con manico<br />

componibile. Non scordare tagliaunghie o forbicina.<br />

Benda elastica, cerotti normali e soprattutto quelli speciali per vesciche (Compeed),<br />

antidolorifico, antinfiammatorio, crema per la protezione dei piedi, Mercurocromo o<br />

Betadine, aghi sterili per le vesciche, bisturi monouso, crema scottature. Comunque<br />

tutto questo si può comprare lungo il cammino.<br />

Sacchetti Ripiegati bene, servono sempre<br />

Penna, quaderno Se si vuole scrivere un diario, prendere appunti.<br />

Telefonino Fa piacere parlare o scambiare messaggi con la famiglia o con gli amici.<br />

Macchina<br />

fotografica<br />

Occhiali Da sole e da vista<br />

Tessera europea di<br />

assicurazione<br />

malattia<br />

Guida al cammino Che sia leggera !!!<br />

Come si fa a rinunciare a qualche foto ricordo? Le macchine compatte pesano solo<br />

200/300 g<br />

Inviata a domicilio dal Ministeri delle Finanze: per avere assistenza sanitaria nei paesi<br />

CEE senza problemi<br />

Ago e filo Per rammendare vestiti e zaino<br />

18


UTILI, MA SE NE PUO' FARE A MENO<br />

Sacco-lenzuolo 2 lenzuola cucite assieme: se ne può fare a meno se si usa il sacco a pelo<br />

Bastone telescopico<br />

Torcia può servire d'inverno<br />

Walkman, radio o CD<br />

drive<br />

Integratori salini,<br />

aminoacidi e prodotti<br />

simili<br />

Materassino<br />

Ombrellino pieghevole<br />

Due, per alleggerire il carico sulla schiena, specialmente in salita e in discesa.<br />

Possono essere utili, ma dipende dalle abitudini, e comunque pesano anche<br />

questi<br />

Se si fa il cammino da soli possono far compagnia; altrimenti, meglio lasciarli a<br />

casa<br />

C'è chi dice siano indispensabili, chi dice che se ne può fare a meno, adottando<br />

una alimentazione equilibrata. Comunque è più saggio lasciarli a casa e<br />

comprarli, eventualmente, lungo il cammino<br />

Pesa poco e niente, e spesso diventa utile per sdraiarsi all'aperto o per una<br />

sistemazione di emergenza; può servire anche ad avvolgerci il sacco a pelo, se lo<br />

si mette fuori dallo zaino<br />

necessario, praticamente indispensabile, se si fa il cammino nei mesi non estivi;<br />

accertarsi che resista al vento<br />

Ghette parapioggia utili se si fa il cammino nei mesi invernali<br />

Costume da bagno d'estate serve<br />

Marsupio può essere utile per alloggiare portafogli, cartine, spiccioli, telefonino<br />

19


PONFERRADA<br />

Ponferrada è un comune spagnolo di 62.175 abitanti situato nella provincia di León, comunità<br />

autonoma di Castiglia e Leon.<br />

Città industriale, sorge su un altopiano a 543 metri di altitudine alla confluenza dei fiumi Baeza e<br />

Sil. Importante nodo stradale, capoluogo della comarca di el Bierzo, prende il nome da un ponte<br />

costruito nel XII secolo per consentire ai pellegrini di superare il fiume Sil nel loro cammino verso<br />

<strong>San</strong>tiago de Compostela.<br />

Storia<br />

I primi nuclei abitativi fissi della zona furono costituiti da Liguri poi soppiantati e mescolati a popoli<br />

Celtici. La conquista romana di questi territori iniziò nel I secolo a.C. e con essa iniziò lo<br />

sfruttamento intensivo dei giacimenti auriferi locali. La tecnica estrattiva, detta in latino ruina<br />

montium, consisteva nello scavare nelle rocce aurifere delle gallerie e dei canali attraverso i quali<br />

veniva introdotta dell'acqua: questa erodeva la montagna trasportando il materiale aurifero in<br />

apposite vasche per il lavaggio e il recupero dell'oro.<br />

Questa erosione e la successiva azione degli eventi atmosferici hanno prodotto il complesso del<br />

tutto particolare e suggestivo chiamato Las Médulas, dichiarato nel 1997 patrimonio dell'umanità<br />

dall'Unesco. Questa risorsa fece dell'attuale Ponferrada una città romana, sede di una mansio,<br />

citata ancora nel III secolo col nome di Interamnium Flavium nell'Itinerario antonino.<br />

Con la caduta dell'Impero romano e le invasioni dei Vandali il sito fu abbandonato, finché nel XII<br />

secolo il vescovo di Astorga, Osmundo, per agevolare i pellegrini di <strong>San</strong>tiago fece costruire sul<br />

fiume Sil un ponte rinforzato in ferro (Pons Ferrata) dal quale prese il nome il borgo, tappa del<br />

camino frances intermedia fra Mulina Seca e Villafranca del Bierzo.<br />

Il borgo di Puenferrada fu all'inizio in potere dei re di Leon che nel 1178 la donarono all’Ordine dei<br />

Templari che si era preso cura della sicurezza del Camino.<br />

Scomparso l'Ordine, Ponferrada passò più volte di mano fino a quando nel XVI secolo venne in<br />

possesso del conte di Lemos il quale però fu contestato dal figlio che pretendeva la proprietà del<br />

castello. Risolsero la disputa i Re Cattolici che rivendicarono la proprietà del castello e dell’abitato<br />

facendoli restituire alla Corona di Spagna.<br />

Da allora non vi furono più fatti rilevanti nella storia di Puenferrada che seguì senza protagonismi<br />

la storia di Spagna nei suoi splendori e nei suoi periodi di declino. L'unica distinzione fu per lo<br />

sviluppo industriale che si accentuò a Ponferrada nel XX secolo.<br />

Monumenti<br />

Di grande importanza è il Castillo del Temple dichiarato monumento historico cultural, del quale si<br />

è provveduto di recente a coprire con tettoie i resti. Costruito nell'XI secolo fu modificato, ampliato,<br />

riformato e restaurato più volte nei secoli successivi fino ai nostri giorni. La cinta muraria e alcune<br />

torri del XV secolo sono infatti attualmente in restauro e si pensa di recuperare alcune parti per<br />

farne un centro culturale.<br />

La Torre del Reloy, del XVI secolo, fu un'antica porta della città, mentre al 1565 risale il Real<br />

Carcel (Carcere reale), edificio a due piani che ospita oggi il Museo del Bierzo, con al primo<br />

piano l'esposizione permanente e al secondo le mostre temporanee.<br />

La Basilica de Encina è stata fondata nel 1614 e ultimata nel XVIII secolo. Encina significa<br />

quercia e si riferisce qui alla tradizione che ricorda come un Templare trovò la scultura della<br />

vergine detta poi, Virgen de la Encina, che era stata nascosta in una quercia per sottrarla alla<br />

possibilità che se ne impadronissero i Musulmani. Popolarmente questa statua è detta La Morenita<br />

perché è una delle antiche Madonne nere della Spagna.<br />

Dintorni<br />

Negli immediati dintorni della città e nelle sue frazioni ci sono molte località e monumenti<br />

interessanti:<br />

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Le già citate miniere romane di Las Medulas;<br />

La chiesa mozarabica dichiarata Monumento Histórico Artístico di <strong>San</strong> Tomas de las Ollas, paese<br />

nel cui nome si indica la produzione di pentole (Ollas), cui si dedicava tradizionalmente la maggior<br />

parte dei suoi cittadini;<br />

A Otero la chiesa dell'XI secolo dichiarata BIC di <strong>San</strong>ta Maria de Vizbayo è di stile romanico con<br />

reminiscenze mozarabiche.<br />

Non distante è la Valle del Silencio - detta così dal nome del fiume che la solca, ma detta anche<br />

la Tebaida berciana per la moltitudine di monasteri mozarabici di fondazione visigota che la<br />

popolano - dove si incontrano diverse emergenze monumentali:<br />

Il Monasterio de <strong>San</strong> Pedro de Montes fondato nel VII secolo da <strong>San</strong> Fructuoso e dal suo<br />

discepolo Valerio, abbandonato ai Musulmani, ricostruito nell'895 da <strong>San</strong> Genadio e nella prima<br />

metà del XIX secolo espropriato e messo all'asta grazie alla legge di desamortisacion di Juan<br />

Álvarez Mendizábal, uno dei protagonisti dell'abolizione della manomorta in Spagna.<br />

Vicino al paese di <strong>San</strong> Pedro de Montes c'è la Ermita de <strong>San</strong>ta Cruz costruita nel XVIII secolo su<br />

una antica chiesa visigota e mozarabica del X secolo.<br />

La chiesa di <strong>San</strong>tiago de Peñalba, uno dei gioielli dell'architettura mozarabica del X secolo e<br />

anch'essa dichiarata BIC. Il centro storico del paese è dichiarato e tutelato come complesso<br />

storico urbano;<br />

La Cueva de <strong>San</strong> Genadio che servì da romitorio a <strong>San</strong> Genadio vescovo di Astorga.<br />

A Compludo c'è l'antica Herreria (ferriera) medievale a cui la forza motrice era fornita da una<br />

ruota idraulica mediante un meccanismo che funziona ancora oggi per i visitatori. È stata<br />

dichiarata monumento nazionale. Nel paese da notare anche la chiesa parrocchiale del 1533.<br />

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VILLAFRANCA DEL BIERZO<br />

Villafranca del Bierzo è un comune spagnolo di 3.647 abitanti situato nella comunità autonoma di<br />

Castiglia e Leon posto all'altitudine di 540 metri s.l.m. alla confluenza dei fiumi Burbia e Valcarce<br />

nella comarca del Bierzo a 23 Km. da Ponferrada, capoluogo della comarca. La città è collegata<br />

con l'autostrada A6 Madrid-La Coruña.<br />

È detta la perla del Bierzo o la piccola Compostela in quanto, essendo una delle ultime tappe del<br />

Camino francés, la sua chiesa di <strong>San</strong>tiago godeva di un particolare privilegio: i pellegrini che, giunti<br />

a Villafranca, non erano più in grado, per essersi ammalati, di raggiungere la meta fruivano<br />

ugualmente dell'indulgenza visitando la chiesa.<br />

La sua economia si basa sull'agricoltura in particolare dei vigneti che producono l'uva per il vino a<br />

documentazione di origine controllata (DOC) detto Bierzo e sulla coltivazione di ortaggi oltre che<br />

sull'allevamento del bestiame e sul turismo in crescita anche grazie al ritorno negli ultimi decenni<br />

dei pellegrinaggi a <strong>San</strong>tiago de Compostela.<br />

Storia<br />

I primi insediamenti umani nel Bierzo risalgono al neolitico e i primi popoli stabili furono i Celti che<br />

nel vicino Castro de la Ventosa abitavano il centro di Bergidum che, con l'avvento dei Romani, fu<br />

chiamato Bergidum Flavium. Questo villaggio è citato da Antonino nella sua descrizione delle<br />

strade preromane della zona.<br />

Nell'alto Medioevo la prima citazione di Villafranca è in un documento che riferisce di una battaglia<br />

che vi si svolse nel 791 fra Musulmani che venivano dalla Galizia e forze cristiane guidate dal re<br />

visigoto delle Asturie Bermudo I che lasciò poi il regno al nipote Alfonso II detto Il Casto.<br />

Secondo una leggenda la nascita di Villafranca è dovuta a due mandriani che pascolavano le loro<br />

bestie nella zona e, volendo cambiare il pascolo, decisero di affidarne la scelta ad una vacca che<br />

lasciarono libera di muoversi dove volesse. L'animale si fermò nel posto ove ora sorge Villafranca.<br />

In realtà l'origine della città è legata al camino de <strong>San</strong>tiago: dopo il rinvenimento del corpo di <strong>San</strong>t<br />

Iago, nell'813 iniziarono i primi pellegrinaggi e sorsero alcuni centri dove i pellegrini potevano<br />

riposare ed eventualmente curarsi in caso di malattia. Villafranca fu uno dei primi di questi vilaggi,<br />

posto all'ingresso della Valle del fiume Valcarce e nei pressi dei guadi e dei ponti sul fiume stesso<br />

e sul fiume Burbia.<br />

Nel Codix Calixtinus Villanova è indicata come sosta intermedia fra quelle di Rabornal e<br />

Triacastela. Nel 1070 durante il regno di Alfonso VI su indicazione di pellegrini francesi alcuni<br />

monaci dell’Ordine di Cluny fondarono il Monasterio de <strong>San</strong>ta Maria Cluniaca dove coltivarono la<br />

vite. Si formò anche un borgo di pellegrini francesi che vi si sistemarono definitivamente e la città<br />

prese il nome di Villa Franca cioè villaggio dei francesi da cui deriva il nome attuale di Villafranca e<br />

l'aggiunta dell'indicazione del Bierzo serve a distinguerla delle altre località di nome Villafranca.<br />

La cittadina si dotò in seguito di ostelli e ospedali come la Leproseria de <strong>San</strong> Lazaro per i degenti<br />

di malattie infettive, fondata nel XII secolo e ancora attiva nel XVI, l’Hospital de <strong>San</strong>tiago del XV<br />

secolo rinnovato nel XVI, l’Hospital de <strong>San</strong> Roque trasformatosi poi nel Convento de la Anunciada<br />

ed altri.<br />

L’esigenza di avere ospedali nelle località di sosta dei pellegrinaggi era determinata dalla<br />

frequenza di malattie ed epidemie che colpivano i pellegrini particolarmente soggetti ad esserne<br />

preda perché indeboliti dalle fatiche dei viaggi, sfavoriti dalla promiscuità nei luoghi di sosta e dalle<br />

cattive condizioni igieniche di quei tempi. Per agevolare i pellegrini il re Alfonso VI nel 1072<br />

concesse a loro l’esenzione dal pagamento del pedaggio imposto dal Castillo de <strong>San</strong>ta Maria de<br />

Autares vicino a villafranca.<br />

Nel 1186 il vescovo di Astorga ottenne da Roma una bolla papale con la quale lo si autorizzava a<br />

costruire una chiesa in Villafranca che avrebbe goduto degli stessi privilegi d'indulgenza per chi,<br />

partito per effettuare il pellegrinaggio a <strong>San</strong>tiago e arrivato a Villafranca, non fosse stato in grado di<br />

proseguire il viaggio.<br />

Verso la fine del XII secolo Alfonso VII concesse la signoria della città alla sorella <strong>San</strong>cha poi la<br />

ebbe doña Urraca moglie di Fernando II che la ripopolò. La signoria passò in seguito a doña<br />

Teresa moglie di Alfonso IX, che nel 1192 concesse alla città i Fueros, cioè lo statuto con i privilegi<br />

e gli obblighi verso la Corona, confermati poi nel 1230. La signoria passò successivamente a doña<br />

Maria de la Cerda contessa di Medinaceli per finire a Pedro Fernando de Cqstro, maggiordomo<br />

maggiore di Alfonso XI e conte di Benavente, al quale la tolse Enrique III per concederla nel 1394<br />

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a don Pedro Enriques conte di Trastamara. Più tardi Villafranca passò all'arcivescovo di <strong>San</strong>tiago<br />

che la vendette nel 1445 a don Pedro Alvarez Osorio marito di Beatrix de Castro, figlia di Pedro<br />

Enriquez conte di Lemos.<br />

In un documento del XV secolo risulta che la città aveva molti poveri e vi si verificavano molti delitti<br />

per cui ebbe fama di essere una città poco sicura con abitanti dediti ai furti e alle malversazioni. I<br />

suoi abitanti erano contadini che esibivano alle porte delle loro case per venderli i loro prodotti:<br />

vino, pane, pesce d'acqua dolce, frutta, olio e orzo; altrettanto facevano gli hidalgos cioè i nobili e<br />

notabili della città.<br />

Nel 1486 i Re Cattolici convertirono la signoria in marchesato in favore di Luis Pimentel y Pacego<br />

figlio del conte di Benavente e di Juana Asorio y Bazan. Sua figlia ed erede Maria sposò Pedro<br />

Alvarez de Toledo della casata degli Alba, che fu viceré di Napoli, a partire dal quale i marchesi<br />

cominciarono ad accumulare titoli fino a diventare Grandi di Spagna con il decimo marchese<br />

Antonio Maria Alvarez de Toledo e Perez de Guzman El Bueno, titolo concesso da Carlos III nel<br />

1871.<br />

Nel 1520 fu a Villafranca l'imperatore Carlo V che si recava a <strong>San</strong>tiago per tenervi le Cortes e qui<br />

incontrò una commissione di Castigliani che sollecitarono la convocazione delle Cortes in<br />

Castiglia.<br />

Nei secoli XIV e XV si era nel frattempo formato un gruppo di artigiani e una iniziale borghesia che<br />

diede sviluppo alla città che si ingrandì nei secoli XVI e XVII come dimostrano i numerosi e<br />

importanti edifici costruiti in quel periodo. L'abbazia cluneense, entrata in crisi agli inizi del XIV<br />

secolo, era in stato rovinoso però fu occupata dai monaci fino all'inizio del XVI secolo con il nome<br />

della Asuncion de Nuestra Señora. Nel partire per Napoli dove era stato nominato viceré il<br />

marchese Pedro Alvarez s'impegnò affinché il Monastero diventasse una collegiata di canonici<br />

dipendenti direttamente da Roma, autorizzazione che giunse con tre successive bolle papali del<br />

1529, 1531 e 1532 che autorizzarono ad avere un abate mitrato, venti canonici e la giurisdizione<br />

su sessanta parrocchie.<br />

Un cronista del 1577 riferisce che Villafranca aveva 800 abitanti e due monasteri francescani: uno<br />

di frati e l'altro di suore. Vicino al castello c'era il Convento de Dominicas de la Laura fondato<br />

all'inizio del XVII secolo da Maria de Toledo duchessa d'Alba. Nel 1689 la zona fu colpita da<br />

un'epidemia di peste che fece molte vittime. Un viaggiatore italiano Domenico Laffi scrisse di<br />

Villafranca nel 1670 che era un luogo prezioso in una fossa fra quattro alte montagne alla<br />

confluenza di due grandi fiumi all'interno del regno di Leon e che per la sua grandezza era meglio<br />

chiamarlo città con molti conventi, una grande piazza e case bellissime. Questo viaggiatore riferiva<br />

però anche della possibilità di essere derubati conformemente alla cattiva fama del paese e la<br />

tradizionale leggenda secondo la quale un garzone di un albergo aveva sottratto la cappa a un<br />

pellegrino che l'aveva scoperto mentre copriva con questa le spalle del busto dell'Apostolo di<br />

Compostela per cui il garzone fu condannato a pagare 10 maravidias all'arcivscovo di <strong>San</strong>tiago.<br />

Nel 1715 un'innondazione allagò il convento della Anunciada e molte case della zona più bassa<br />

della città. Nel XVII e XVIII secolo si cominciò a sviluppare il commercio. Il marchese nominò per il<br />

governo della città e delle undici località della sua giurisdizione due alcaldes (sindaci) ordinari, un<br />

governatore, sei assessori cinque notai.<br />

L'economia si basò sul lavoro degli artigiani che erano circa il 50% della popolazione che assieme<br />

agli agricoltori e agli allevatori di bestiame favorì lo svolgersi di fiere e mercati. In quest'epoca la<br />

città fu anche la capitale religiosa del Bierzo, a metà del secolo XVIII c'erano 41 sacerdoti<br />

compreso l'abate e i canonici della Collegiata e 131 religiosi (18 gesuiti, 56 francescani,29<br />

concezioniste, 26 clarisse e 12 agostiniane).<br />

Come nel passato si distingueva il capitolo della Collegiata di <strong>San</strong>ta Maria, libero dalla<br />

giurisdizione del vescovo di Astorga, dipendente direttamente dalla Sede Apostolica di Roma.<br />

Nel 1837 un altro viaggiatore di nome Richard Ford scrisse che l'aspetto di Villafranca era svizzero<br />

situata com'era in un imbuto montagnoso con ponti, conventi, casali, territorio a gradoni con vigneti<br />

sugli splendidi fiumi Burbia e valcarce e aveva 534 abitanti. Non passò inavvertita questa città ad<br />

altri viaggiatori che la descrissero come montagnosa, agricola, circondata da vigneti, artigianale,<br />

mercantile, tappa di pellegrinaggi.<br />

Nel 1792 il viaggiatore Jovellanes scrisse di 2500 abitanti e di un luogo votato alla pesca delle<br />

trote. Durante la guerra d'indipendenza contro Napoleone fu Quartier Generale dell'esercito<br />

galiziano e fu saccheggiata tre volte dalle truppe inglesi in fuga. Fu poi occupata dalle truppe<br />

francesi che smantellarono il castello, rubarono quanto volevano nella Collegiata e nel Convento<br />

23


della Anunciada, profanarono le tombe di <strong>San</strong> Lorenzo di Brindisi e dei marchesi, bruciarono<br />

l'archivio comunale. Qui morì il comandante delle truppe spagnole Antonio Filangeri. Quando<br />

Villafranca fu liberata definitivamente nel 1810 divenne il centro delle operazioni al comando del<br />

generale spagnolo <strong>San</strong>tocildes contro i francesi per la liberazione di Astorga.<br />

Nel 1822 diventò capoluogo della provincia di El Bierzo-Valdeorras ma, con la riforma<br />

amministrativa dello Stato del 1833, il territorio di questa provincia venne ripartito fra le nuove<br />

province di Leon e Ourense.<br />

Nel 1895 un viaggiatore scrisse che Villafranca aveva 4.000 abitanti, illuminazione elettrica, mulini,<br />

campi irrigati, la fiera di <strong>San</strong>tiago, che esisteva peraltro già nel Medioevo, ed anche la stazione<br />

ferroviaria. La città continuò ad essere la più importante del Bierzo e, dall'inizio del XX secolo,<br />

primeggiò per l'importanza turistica grazie alla bellezza del suo paesaggio, dei suoi monumenti e al<br />

passaggio dei pellegrini di <strong>San</strong>tiago che nella seconda metà del secolo rincominciarono con<br />

maggiore frequenza.<br />

L'attività turistica, la coltivazione dei vigneti e degli ortaggi, la cura nella loro tipizzazione<br />

controllata come quella del vino di nome Bierzo e un inizio d'industrializzazione forniscono oggi i<br />

mezzi alla floridezza della città che ha aumentato la popolazione grazie all'immigrazione dai borghi<br />

rurali. Oltre al vino DOC (a denominazione d'origine controllata) nei vari tipi: bianco, rosato e rosso<br />

sono pure tutelati il pimiento asado del Bierzo (pepe tostato) IGP (a indicazione geografica<br />

protetta), il Botello del Bierzo IGP che è una specie di salsiccione di carne di maiale (costato, coda,<br />

lingua, spina dorsale) tritata e immessa e avvolta nell'intestino cieco del maiale dopo essere stata<br />

salata, condita con pepe, aglio e spezie naturali; il botello è lasciato invecchiare ed è da mangiare<br />

cotto. È Dop (Denominazione di origine protetta) anche la Manzana Reineta del Bierzo, mela<br />

renetta.<br />

Monumenti<br />

Colegiata già monastero del secolo XI.<br />

<strong>San</strong> Juan chiesa del XII secolo.<br />

<strong>San</strong> Francisco antico convento del 1213 di cui rimane solo la chiesa tardoromanica però<br />

con la parte superiore della facciata e le due torri campanarie sono barocche del XVIII<br />

secolo e l'ampliamento della chiesa è gotico del XV secolo.<br />

Palacio de los Marqueses de Villafranca del XVIII.<br />

Palacio de Torquemada dello stesso secolo.<br />

Casas Torres e Casa Morisca del XV secolo.<br />

Castillo con quattro torrioni posto nella parte alta della città è del secolo XVI ed è più un<br />

castello-palazzo che una fortezza.<br />

La Alameda giardino costruito nel 1882, scenario naturale della Fiesta de la Poesia.<br />

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PEDRAFITA DO CEBREIRO<br />

Pedrafita do Cebreiro è un comune spagnolo di 1.552 abitanti situato nella comunità autonoma<br />

della Galizia.<br />

Storicamente noto semplicemente come, Cebreiro o O Cebreiro, è un villaggio situato in Galizia a<br />

1293 m s.l.m..<br />

È la porta d'accesso alla Galizia per chi percorre il Cammino di <strong>San</strong>tiago. Cebreiro venne fondata<br />

prima dell'arrivo dei Romani, come testimoniano le "pallozas", abitazioni di pietra dalla forma<br />

ellittica con tetti di paglia, di probabile origine celtica.<br />

<strong>San</strong>ta Maria la Real e il Miracolo Eucaristico<br />

Un altro sito di interesse e valore storico è la chiesa preromanica di <strong>San</strong>ta Maria la Real, fondata<br />

nel XI secolo dai monaci benedettini. Al suo interno è possibile ammirare la cappella di <strong>San</strong> Benito,<br />

dedicata ai monaci fondatori, e la cappella del Milagro, al cui interno si conserva il Calice del<br />

Sacro Graal, segno del miracolo eucaristico della transustanziazione e l'immagine di <strong>San</strong>ta Maria<br />

la Real che, secondo la leggenda, spalancò gli occhi dallo stupore di fronte al miracolo.<br />

La leggenda narra che un giorno d'inverno un abitante del paese di Barxamaior incurante del forte<br />

temporale che stava abbattendosi su quelle terre, si recò, come di consueto, ad ascoltare messa. Il<br />

monaco, che lo vide arrivare disse con disprezzo “cosa non si fa per assicurarsi un pezzo di pane<br />

e un sorso di vino...”. Durante l'eucarestia il pane e il vino si trasformarono in carne e sangue di<br />

Cristo davanti agli occhi increduli del poco compassionevole monaco.<br />

SARRIA<br />

Sarria è un comune spagnolo di 12.887 abitanti situato nella comunità autonoma della Galizia.<br />

Questa cittadina deve la sua fama in quanto dista 112 km da <strong>San</strong>tiago de Compostela. Essendo il<br />

primo centro importante a distare poco più di cento chilometri da quest'ultima città, ed essendo<br />

cento i chilometri minimi da compiere nel Camino Francés per ottenere la Compostela, è quindi il<br />

punto di partenza più gettonato dai pellegrini del Cammino di <strong>San</strong>tiago di Compostela.<br />

PORTOMARIN<br />

Portomarín è un comune spagnolo di 2.008 abitanti situato nella comunità autonoma della Galizia.<br />

La città nacque e si sviluppò in corrispondenza di un ponte romano che attraversava il fiume Miño<br />

andato distrutto e poi ricostruito in epoca medioevale anche a causa della presenza del Camino de<br />

<strong>San</strong>tiago.<br />

Quando, nel 1962, fu costruita la diga di Belesar, tutto il paese si trasferì sul vicino monte del<br />

Cristo. Lì vennero ricostruiti alcuni degli gli edifici più importanti; come la chiesa di <strong>San</strong> Nicola, sul<br />

cui lato destro sono ancora visibili i numeri scritti sulle pietre durante lo "smontaggio" dell'edificio e<br />

che servivano a permetterne la corretta ricostruzione. La chiesa è di stile romanico e fu costruita<br />

dall’Ordine dei cavalieri ospitalieri di san Giovanni di Gerusalemme.<br />

Nei periodi in cui l'acqua del bacino artificiale si abbassa sono ancora visibili alcuni ruderi del<br />

vecchio villaggio e i resti del ponte.<br />

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SANTIAGO de COMPOSTELA<br />

<strong>San</strong>tiago di Compostela (in spagnolo, <strong>San</strong>tiago de Compostela, in passato<br />

nota in italiano come <strong>San</strong> Giacomo di Compostella) (ab. 93.000 circa) è la<br />

città spagnola capoluogo della comunità autonoma della Galizia. Situata<br />

nella provincia di A Coruña, è stata nel 2000 città europea della cultura.<br />

<strong>San</strong>tiago di Compostela, assieme al cammino del pellegrinaggio omonimo,<br />

è stata dichiarata patrimonio dell'umanità dall'UNESCO nel 1985. È sede<br />

del governo autonomo Galiziano (Xunta de Galicia), luogo di continue<br />

peregrinazioni religiose di devoti provenienti da tutto il mondo e sede<br />

universitaria con più di 500 anni di storia.<br />

La città è conosciuta soprattutto per la sua maestosa cattedrale dedicata a<br />

<strong>San</strong> Giacomo Maggiore e per essere la tappa finale di ogni pellegrino che<br />

decide di affrontare il vecchio "cammino di <strong>San</strong>tiago di Compostela".<br />

Il 23 ottobre 1987 il Consiglio d'Europa ha riconosciuto l'importanza dei<br />

percorsi religiosi e culturali che attraversano l'Europa per giungere a<br />

<strong>San</strong>tiago di Compostela dichiarando i percorsi "itinerario culturale europeo" e finanziando<br />

adeguatamente tutte le iniziative per segnalare in modo conveniente "el camino de <strong>San</strong>tiago".<br />

Storia<br />

Il nome della città - che ha origini celtiche ed è carica di un profondo<br />

senso di religiosità - viene fatto derivare da <strong>San</strong> Giacomo, apostolo e<br />

martire del Cristianesimo (le cui spoglie, secondo la leggenda,<br />

sarebbero giunte miracolosamente via mare in Spagna) e dal termine<br />

Compostela (o Campostela, in latino campus stellae) che significa<br />

campo di stelle; la città viene talvolta citata anche come <strong>San</strong><br />

Giacomo del campo di stelle.<br />

Situata in una depressione nell'immediato interno della costa nordoccidentale<br />

della Spagna, proprio davanti all'Oceano Atlantico, era<br />

considerata - prima del viaggio di Cristoforo Colombo, nel 1492 - il<br />

bordo estremo conosciuto della terra, la finis terrae.<br />

Molte le leggende fiorite nel tempo intorno a questa località: una di<br />

esse la vuole come punto di congiungimento delle anime dei morti pronte a seguire il sole nel suo<br />

corso per attraversare il mare. In realtà è meta fin dal Medioevo di importanti pellegrinaggi di fedeli,<br />

che la ritengono un punto centrale della cristianità.<br />

La tradizione vuole che nell'anno 813 l’eremita Paio venisse attirato da strane luci a forma di stella<br />

sul monte Libredòn dove esistevano antiche fortificazioni (probabilmente di un antico villaggio<br />

celtico). Il vescovo Teodomiro, interessato dallo strano fenomeno, scoprì in quel luogo una tomba<br />

che conteneva tre corpi, uno dei tre aveva la testa mozzata ed una scritta: “Qui giace Jacobus,<br />

figlio di Zebedeo e Salomé”.<br />

Alfonso II re delle Asturie e della Galizia ordinò la costruzione sul posto di un tempio, i monaci<br />

benedettini nell'893 vi fissarono la loro residenza. Iniziarono così i primi pellegrinaggi alla tomba<br />

dell'apostolo, dapprima dalle Asturie e dalla Galizia poi da tutta l'Europa.<br />

Diventato patrono dei cristiani iberici, <strong>San</strong>tiago (definito, col fratello Giovanni, nel Vangelo di <strong>San</strong><br />

Marco, 3,17 Boanerges, ossia "figli del tuono", e "fratello" di Gesù), fu accreditato da parte di vari<br />

devoti di attiva partecipazione a cruenti fatti d'arme contro i musulmani di al-Andalus e che,<br />

biancovestito, avesse ucciso di sua mano non pochi "infedeli". Da qui il soprannome (rimasto poi<br />

nella storia del Cristianesimo spagnolo) di <strong>San</strong>tiago Matamoros: <strong>San</strong> Giacomo uccisore di<br />

musulmani.<br />

Già nel IX secolo la sede di <strong>San</strong>tiago era di gran lunga la più prestigiosa della Cristianità iberica e<br />

l'autorevolezza del responso del vescovo di <strong>San</strong>tiago era seconda solo a quella papale di Roma e<br />

il suo pellegrinaggio il terzo di tutta la Cristianità, dopo Gerusalemme e Roma.<br />

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<strong>San</strong>tiago di Compostela venne distrutta nel 997 dall'esercito musulmano di Almanzor e poi<br />

ricostruita da Bermudo II. Ma fu il vescovo Diego Xelmirez ad iniziare la trasformazione della città<br />

in luogo di culto e pellegrinaggio, facendo terminare la costruzione della Cattedrale iniziata nel<br />

1075 arricchendola con varie reliquie.<br />

Tra squilibri sociali che ostacolarono lo sviluppo economico della città e la scoperta dell'America,<br />

che concentrò i commerci al Sud della Spagna, <strong>San</strong>tiago di Compostela conobbe un lungo periodo<br />

d'ombra.<br />

Nel XVI secolo fu inaugurata l'Università che diede grande impulso intellettuale; nel XVII e XVIII<br />

secolo il risveglio economico e culturale è continuo fino ad arrivare ai nostri giorni quando, con la<br />

celebrazione nel 1993 dell'anno Giacobeo, inizia una fase di nuovo splendore per la città.<br />

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CUCINA SUL “<strong>CAMINO</strong> de SANTIAGO”<br />

BOTILLO BERCIANO (Ponferrada – Villafranca del Bierzo)<br />

Croquetas de pimientos asados del Bierzo<br />

INGREDIENTES:<br />

Botillada<br />

El plato típico por excelencia,<br />

es el botillo, un botillo<br />

elaborado con sabrosas partes<br />

del cerdo cuya preparación es<br />

muy fácil.<br />

Se cuece el botillo durante 2h<br />

aproximadamente dependiendo<br />

el tamaño, se saca a una fuente<br />

se abre y estaría listo para su<br />

degustación, aunque<br />

recomendamos acompañarlo<br />

de patatas cocidas con verdura<br />

y pimientos asados además de<br />

un buen vino de los muchos<br />

que nos ofrecen las bodegas<br />

bercianas con D.O.<br />

-200 gr de Pimientos Asados del Bierzo triturados. -Pan Rallado. -4 huevos. -harina.<br />

Para la bechamel: 80gr de mantequilla, 6 chucharadas de harina, 2 huevos, medio litro de leche.<br />

Elaboración:<br />

Hacemos una bechamel a la manera tradicional, cuando empieza a espesar se añaden los<br />

pimientos del Bierzo que debían estar triturados y asados se deja enfriar el preparado y a<br />

continuación se elaboran las croquetas pasándolas por la harina, huevo y pan rallado.<br />

Pimientos rojos – Peperoni rossi<br />

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GALIZIA - Una cucina di terra e di mare<br />

È la stessa posizione geografica della Galizia a favorirla: "pescado" di prima qualità e piatti robusti,<br />

semplici e corroboranti per i climi non propriamente "spagnoli"<br />

Basta un rapido sguardo alla carta geografica della Spagna per notare che i confini della Galizia<br />

formano un quadrilatero abbastanza evidente. Se poi si osserva che i lati ovest e nord sono<br />

bagnati dall’oceano Atlantico, mentre quello orientale e il meridionale sono delimitati dalle<br />

Comunidades delle Asturie, della Castilla y Leòn e dal Portogallo, non è difficile concludere che la<br />

gastronomìa gallega è contestualmente marinara e de la tierra, in percentuali pressoché<br />

identiche e con ovvi matrimoni tra i rispettivi sapori.<br />

Per quanto riguarda il mangiare proveniente dai campi, il forte attaccamento dei gallegos alla storia<br />

e alla cultura della propria terra – sentimento tipico della società contadina - nonché le ristrettezze<br />

economiche patite nei secoli (nonostante la fertilità del terreno, coltivato però dai soliti pochi e noti,<br />

leggasi nobiltà e clero) spiegano perché la cucina galiziana non può che essere semplice e<br />

tradizionale.<br />

Una cucina conosciuta perché presente in tutta la Spagna, considerata la propensione – meglio<br />

chiamarla necessità - della gente di Galizia ad emigrare; in Argentina non si contano coloro che<br />

possiedono legami con questa regione nord occidentale della penisola iberica e a Cuba gallego è<br />

sinonimo di spagnolo.<br />

Squisitezze marinare<br />

Più prelibato e raffinato, invece, il ben di dio proveniente dal mare. Le barche depositano in Galizia<br />

- Vigo è il più importante porto peschereccio della Spagna - l’ottimo pesce dell'Atlantico (il cui<br />

settore nord occidentale è considerato tra i più pescosi nel mondo, per qualità e quantità), come il<br />

rodaballo (rombo), il rape (coda di rospo), la merluza (nasello) dalla bontà inferiore solo alla<br />

squisitezza dei mariscos (frutti di mare) pescati e coltivati lungo le coste frastagliate e nelle rias<br />

(fiordi) Altas e Bajas.<br />

Una visita a un mercato del pesce (a La Coruña valido quello nella Plaza de Lugo) intriga e spiega<br />

che per un gallego le tanto decantate ostriche e i non disprezzabili mejillones (cozze) fanno<br />

ridere di fronte al sapore e al profumo dei percebes (balano o peduncolo carnoso, sembra una<br />

minizampetta di un pachiderma), delle zamburiñas (canestrelli) nonché dei gambas (gambero<br />

rosa), centollos (granchio, grancevola), cigalas (scampi) e langostinos (mazzancolle).<br />

La conchiglia: cibo ed emblema di fede<br />

L’aficiòn galiziana per <strong>San</strong>tiago raggiunge persino il fondo del mare: un crostaceo si chiama<br />

santiaguiño e la vieira altro non è che la Capa <strong>San</strong>ta o coquille Saint Jacques, emblema del<br />

pellegrinaggio a <strong>San</strong>tiago de Compostela cucito<br />

su mantelli e cappelli del pellegrino (non prima,<br />

si spera, di averne degustato il mollusco,<br />

eccellente al gratin).<br />

Tipici delle coste della Galizia, anche il pulpo<br />

(polipo) preparato a la gallega o a feira (bollito<br />

e condito con olio e paprica) e la lamprea<br />

(lampreda) pescata in primavera e protagonista<br />

di una Fiesta ad Arbo.<br />

Galiziana quanto <strong>San</strong>tiago (sia permesso<br />

l’irriverente paragone) è la empanada, una<br />

sorta di focaccia ripiena (di carne o pesce) e<br />

coperta (paragonabile all’erbazzone o<br />

scarpazzone di Reggio Emilia).<br />

Perché, poi, non accreditare alla cucina<br />

galiziana il copyright della marsigliese bouillabaisse? I gastronomi gallegos assicurano che, di<br />

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itorno dal pellegrinaggio a <strong>San</strong>tiago e Finisterre, i pellegrini importarono in Francia la ricetta di una<br />

zuppa di pesce chiamata bule a baixa (quando bolle, abbassa il fuoco) tuttora degustabile come<br />

sopa de peixe.<br />

Cibi forti come la Galizia<br />

Più semplici e umili, come accennato, i prodotti della terra e i loro derivati, piatti robusti per<br />

affrontare i venti e le piogge invernali dell’Atlantico. Per stare leggeri meglio il caldo gallego<br />

(zuppa di fagioli e altre verdure, insaporita con qualche pezzo di carne di maiale) del più<br />

impegnativo pote gallego (un sontuoso bollito di fagioli, manzo, gallina, insaccati vari di maiale,<br />

cavolo e patate, non senza il mais della nostrana polenta).<br />

Se la fame non demorde ecco il lacòn con grelos (spalla di maiale con cime di rapa, salsicce e<br />

grosse patate, da non confondere con i cachelos, le patate dal sapore vagamente di mare perché<br />

coltivate sulla costa atlantica).<br />

Chi visita la Galizia e ama il pane rimarrà piacevolmente sorpreso non meno che interessato: il<br />

pan gallego fa a meno della farina del frumento (poco coltivato nella regione) e si presenta con il<br />

color scuro della segale o più chiaro se si è usato il miglio, il mais e altri cereali.<br />

Al momento del postre (dessert) prima di chiudere la mangiata con una bella queimada (una<br />

sorta di caffè "alla valdostana" con l’orujo, grappa galiziana), si vorrà ordinare la torta de <strong>San</strong>tiago<br />

(a base di mandorle) o le sottili filloas (alias crepes).<br />

Pesce o carne, ma con vino del posto<br />

Con quale vino (ovviamente made in Galicia, prodotto nelle province di Ourense e Pontevedra)<br />

accompagnare questa festa della tavola?<br />

Buono, e in continuo miglioramento, il tinto (rosso) Valdeorras.<br />

Ma per vino gallego si fa riferimento soprattutto ai bianchi. Il più noto e tipico è il Ribeiro,<br />

prediletto da Alfonso X El Sabio (non si escluda che la saggezza fu ispirata dal vino e chissà se già<br />

nel Duecento era bevuto in piccole scodelle di porcellana). Oltre a questo vino de la morriña<br />

(malinconica nostalgia di chi è partito, saudade nell’adiacente Portogallo), non si manchi di<br />

degustare il pregiato Albariño, eccelso nell’accompagnare ostriche, crostacei e frutti di mare.<br />

Riassumendo<br />

Pesce, pesce, pesce. Se non piace il piccante state molto attenti, in Galizia é tipico usarlo, quindi è<br />

meglio chiedere.<br />

Da provare:<br />

il classico "pulpo a la gallega" (polipo),<br />

"los mejillones" (vongole),<br />

"las croquetas de bacalao" (crocchette di baccalá, delicatissime, queste non sono piccanti),<br />

i "pimientos de padrón" (peperoncini particolari, solo uno su 20 é effettivamente piccante, gli altri<br />

sono dolci),<br />

l' "empanada de atún".<br />

Vino: sangría (anche se non c'entra molto con la cucina gallega!)<br />

Vini tipici: Ribeiro, Albariño Valdehorras.<br />

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PULPO A FREIRA<br />

INGREDIENTES<br />

1 pulpo de 2 kg.<br />

Patatas gallegas o de El Bierzo (León)<br />

Pimentón<br />

Aceite de Oliva Virgen Extra con Denominación de Origen<br />

Sal gorda<br />

PREPARACION DEL PLATO<br />

Este exquisito plato gallego se puede comer en los numerosos restaurantes gallegos existentes en<br />

todas las ciudades españolas. Pero donde más se disfruta es en las númerosas ferias o mercados<br />

que tienen lugar en Galicia. Es típico ver a las "pulpeiras" con sus enormes ollas de cobre,<br />

cociendo pulpos. Muchas personas (o casi todas) se acercan a las ferias no a comprar sino a<br />

comer un buen plato de pulpo con "cachelos". Acompañados de buenos amigos o la familia.<br />

Fundamental es acompañar el pulpo "á feira" con un buen vino de las diversas Denominaciones<br />

de Origen gallegas y del sonido de la gaita. También se puede comer un pulpo exquisito en la<br />

comarca de El Bierzo (León). Es uno de sus platos típicos.<br />

Forma de preparar el pulpo "á feira" en casa:<br />

Se pone una olla al fuego con abundante agua y una cebolla pelada. Cuando el agua esté<br />

hirviendo se sumerge el pulpo y se saca durante tres veces, hasta que éste se rice. A continuación<br />

se deja cocer durante 50 minutos. En la misma agua y con el pulpo cociendo se le añaden las<br />

patatas cortadas en trozos grandes. Estas patatas se las conoce por el nombre de "cachelos". Se<br />

cuecen durante los últimos 20 minutos.<br />

Una vez cocido se saca y se trocea con unas tijeras. Se ponen los trocitos de pulpo sobre un plato<br />

de madera o una cazuela de barro, acompañados de las patatas cocidas o "cachelos".<br />

A continuación se sazona todo con sal gorda, aceite de oliva virgen extra con Denominación de<br />

Origen y con pimentón dulce o picante. No remover después de sazonar.<br />

BOTILLO DEL BIERZO<br />

Descrizione: Prodotto a base di carne elaborato a partire da differenti pezzi ottenuti dal sezionamento del<br />

maiale, soprattutto costina, coda e lingua, tritati, insaporiti con sale, paprica, aglio e altre spezie naturali;<br />

insaccati in budello di maiale, affumicati e semistagionati. Il prodotto viene consumato normalmente cotto.<br />

Ingredientes<br />

Patatas<br />

1 repollo mediano (verza)<br />

1 botillo<br />

Preparación<br />

El Botillo se cuece a fuego lento envuelto en un paño para evitar que se rompa durante la cocción.<br />

Un Botillo que pese un kilo, deberá cocer entre dos horas y dos horas y media.<br />

Treinta minutos antes de su plena cocción, se añaden las patatas y la verdura.<br />

Se pincha el Botillo para que su salsa impregne la verdura. Para su presentación el Botillo se sirve<br />

en una fuente de barro, con las patatas y la verdura rodeando el Botillo<br />

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