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fine del racconto, contrariamente al<strong>la</strong> versione dei Fratelli<br />
Grimm ove viene salvata dal padre-cacciatore, viene<br />
mangiata dal lupo e muore, in quanto, scambiandolo per<br />
<strong>la</strong> nonna, si era svestita e messa nel suo letto. La morale<br />
che Perrault fa emergere da queste due favole è che, in<br />
assenza di figure o meglio funzioni genitoriali protettive<br />
(<strong>la</strong> madre morta di Pelle d’asino e lo smarrimento nel<br />
bosco di Cappuccetto Rosso) debbano attivarsi nel<strong>la</strong><br />
bambina precocemente delle funzioni difensive dell’Io,<br />
quali fuga dal persecutore, riservatezza, occultamento<br />
del<strong>la</strong> propria bellezza, per proteggere <strong>la</strong> propria integrità<br />
fisica e psichica.<br />
L’abuso sessuale non è stato solo oggetto del mito o delle<br />
fiabe ma lo ritroviamo nei resoconti clinici di S. Freud<br />
(1898) che lo portarono al<strong>la</strong> scoperta del<strong>la</strong> sessualità infantile,<br />
del complesso di Edipo e del trauma sessuale<br />
quale fattore determinante dei comportamenti nevrotici.<br />
Nonostante <strong>la</strong> patologie legate all’abuso sessuale siano<br />
state il motore del<strong>la</strong> teorizzazione psicoanalitica, nel<br />
primo trentennio del secolo scorso, l’evento concreto<br />
di abuso infantile, proprio perché ricostruito da pazienti<br />
adulti, che ovviamente avevano alterazioni del<strong>la</strong> memoria<br />
legate sia al trauma subito che al passaggio del tempo<br />
(Sandler e Fonagy, 1997), non venne preso nel<strong>la</strong> necessaria<br />
considerazione. Esso venne, quindi, non preso<br />
in considerazione come evento reale, in quanto <strong>la</strong> terapia<br />
doveva focalizzarsi solo sugli effetti che tale evento,<br />
magari costruito ex novo dal paziente, aveva potuto<br />
avere sull’apparato mentale. La teoria del<strong>la</strong> seduzione<br />
sessuale venne abbandonata; ma il concentrarsi solo<br />
sul mondo interno del<strong>la</strong> vittima più o meno devastato<br />
da ricordi di eventi non si sa bene quanto accaduti e<br />
quanto fantasticati, fece sì che quest’ultimo venne svalutato<br />
o negato. La patologia del carnefice non venne<br />
studiata, venendo a gal<strong>la</strong> nei suoi aspetti di antisocialità<br />
e violenza solo negli ultimi decenni del secolo scorso,<br />
né si pensò di costruire strutture socio-assistenziali per<br />
prevenire o curare il fenomeno dell’abuso sessuale.<br />
Oggi, come detto in precedenza, ci si è mossi in senso<br />
opposto, tra<strong>la</strong>sciando il mondo interno a favore di quello<br />
esterno.<br />
In questo nostro contributo vorremmo tentare di colmare<br />
questa <strong>la</strong>cuna, dando spessore e rilievo al mondo<br />
interno del bambino abusato, riprendendo i <strong>la</strong>vori di<br />
Freud, ma in partico<strong>la</strong>re di Ferenczi, che ha e<strong>la</strong>borato<br />
sul trauma sessuale, sia nelle sue opere che nel suo diario,<br />
dei concetti che, a nostro parere, devono diventare<br />
patrimonio culturale di tutti coloro che si accingono a<br />
trattare con le vittime di abusi. Quando Perrault, nelle<br />
citate favole Pelle d’Asino e Cappuccetto Rosso, si sofferma,<br />
al<strong>la</strong> fine del racconto,con finalità morali, a dare<br />
consigli alle giovanette su come difendersi da eventuali<br />
abusi, cercava di insegnare loro, stimo<strong>la</strong>ndo le funzioni<br />
dell’Io, a tenere conto di quel<strong>la</strong> che Freud, più avanti nel<br />
tempo, definirà “l’angoscia segnale”. Difatti nel 1925,<br />
nel suo famosissimo <strong>la</strong>voro “Inibizione, Sintomo e Angoscia”,<br />
Freud fa una importante distinzione tra angoscia<br />
segnale e ansia traumatica; mentre <strong>la</strong> prima, associata<br />
ad un livello di frustrazione ottimale, facilita lo sviluppo<br />
dell’Io; <strong>la</strong> seconda, invece, blocca le capacità sintetiche<br />
dell’Io, che, per non essere sopraffatto è costretto, a<br />
mettere in atto meccanismi di difesa patologici, quali <strong>la</strong><br />
dissociazione. L’ambiente ed in partico<strong>la</strong>re i genitori giocano<br />
un ruolo essenziale per<strong>la</strong> protezione del bambino<br />
dagli stimoli potenzialmente patogeni che provengono<br />
dall’interno o dall’esterno, in quanto l’Io immaturo del<br />
bambino non può gestire da solo l’impatto traumatico.<br />
Traumatico non è per il bambino solo l’iperstimo<strong>la</strong>zione<br />
libidica, ma anche <strong>la</strong> perdita dell’oggetto ed il senso di<br />
colpa.<br />
La sessualità infantile, nel pensiero psicoanalitico, ha le<br />
seguenti caratteristiche:<br />
1) autoerotismo,<br />
2) migrazione progressiva dai livelli orali a quelli anali,<br />
fallici ed edipici,<br />
3) estrema curiosità sotto <strong>la</strong> spinta di un potente impulso<br />
epistemofilico (Klein, 1928) che è al<strong>la</strong> base di<br />
4) fantasie molto vivaci sul<strong>la</strong> vita sessuale degli adulti,<br />
che il bambino non può, a causa del<strong>la</strong> sua immaturità<br />
biologica, né vuole trasformare in azioni concrete. Se<br />
ciò accade l’evento diventa traumatico. Ferenczi (1933)<br />
nel suo bellissimo articolo “La Confusione di Lingue tra<br />
adulti e bambini”, scrive che le seduzioni incestuose<br />
avvengono in genere nel modo seguente. Il bambino<br />
ha fantasie ludiche, ove gioca con l’idea di prendere il<br />
posto del genitore dello stesso sesso per diventare il<br />
coniuge del genitore di sesso opposto. Ma ciò avviene<br />
solo nel<strong>la</strong> fantasia. Nel<strong>la</strong> realtà, i bambini non vogliono,<br />
né possono fare a meno del<strong>la</strong> tenerezza. Se l’adulto<br />
scambia i giochi del bambino per desideri di una persona<br />
sessualmente matura e si <strong>la</strong>scia andare ad atti sessuali<br />
senza valutarne le conseguenze, cioè se innesta<br />
un amore passionale su un bambino che sta attraversando<br />
<strong>la</strong> fase del<strong>la</strong> tenerezza, ne deriva una grave confusione<br />
delle lingue, che avrà i suoi effetti traumatici sia<br />
a breve che a lunga scadenza. Subito dopo <strong>la</strong> violenza<br />
subita, il primo impulso del bambino sarebbe di rifiuto,<br />
odio, disgusto, energica difesa, ma questa reazione<br />
viene inibita da una paura immensa. Così continua<br />
l’autore (Ferenczi, 1933, p. 96-97): “I bambini si sentono<br />
indifesi fisicamente e moralmente, <strong>la</strong> loro personalità è<br />
ancora troppo debole per protestare, sia pure solo mentalmente;<br />
<strong>la</strong> forza prepotente e l’autorità degli adulti li<br />
ammutolisce, spesso toglie loro <strong>la</strong> facoltà di pensare.<br />
Ma questa stessa paura, quando raggiunge il culmine, li<br />
costringe automaticamente a sottomettersi al<strong>la</strong> volontà<br />
dell’aggressore, ad indovinarne tutti i desideri, ad obbedirgli<br />
ciecamente, a identificarsi completamente con lui.<br />
Con l’identificazione, o meglio con l’introiezione dell’aggressore,<br />
quest’ultimo scompare come realtà esterna e<br />
diventa intrapsichico; ma tutto ciò che è intrapsichico