interview holiday fashion party - Gotha Magazine
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di Ines Thomas<br />
MORTE AL MANEGGIO<br />
Short Thriller Story<br />
Nella baita di montagna, il puledro Ermanno era l’attrazione<br />
dell’estate: bambini e adulti arrivavano a metà salita<br />
e si avvicinavano per guardarlo e per accarezzarlo un po’.<br />
Quella sera, tremava, nitriva, scalpitava: la biada che lo<br />
aspettava dentro la stalla era più fresca e migliore. Strano,<br />
però, che quel giorno non venissero a riprenderlo. I tre di<br />
casa, Herman, il padrone, la moglie Tilde, il giovane Hans e<br />
i due stallieri che d’estate diventavano quattro, erano<br />
scomparsi. Louis e Herbert lavoravano nella fattoria e accudivano<br />
ai cavalli; in estate, i proprietari prendevano sempre<br />
qualche aiutante in più, il lavoro da fare aumentava, c’era<br />
da badare anche alla fattoria e alla gente. Così erano arrivati<br />
Bedun e Harim, due studenti stranieri che avevano<br />
scelto di fare i garzoni di fattoria per raccimolare qualche<br />
soldo. Bedun era un cavallerizzo provetto; Harim invece<br />
teneva pulita la stalla e la casa. Erano ormai le sette di sera<br />
e a parte Ermanno, non si vedeva nessuno, né dentro né<br />
fuori. La notte calò sulla casa come uno scrigno a custodire<br />
un segreto ed Ermanno passò la notte all’aperto. La mattina<br />
dopo, l’ispettore Jean in vacanza per qualche giorno,<br />
aveva deciso di arrivare fin lassù per godersi il paesaggio e<br />
fare due chiacchiere con i proprietari. Si guardò perplesso<br />
intorno, si avvicinò alla stalla ma non vide nessuno. Si avvicinò<br />
alla casa e bussò ma non ebbe risposta. “Ehi, c’è qualcuno<br />
in casa- urlò con forza. Intanto si accese un sigaro<br />
mentre si guardava intorno. Si avvicinò al cavallo e lo accarezzò<br />
ma capì che era nervoso. “Strano- pensò- troppo<br />
strano. La situazione qui su non mi convince, c’è qualcosa<br />
che non va”. Entrò nella stalla e mentre si aggirava tra i cavalli,<br />
si accorse di una gamba che spuntava, immobile, da<br />
una balla di fieno, accostata tra il pavimento e l’abbeveratoio.<br />
Con cautela si avvicinò, la toccò con la punta del piede<br />
ma già sapeva che era un corpo morto. Mosse la balla, la<br />
spostò quanto poteva e vide tra il fieno, il corpo di un giovane,<br />
inerte, con una profonda ferita sul volto. Il sangue era<br />
già rappreso, ma gli occhi erano ancora aperti come se<br />
fosse stato sorpreso da quel colpo che l’aveva ucciso. Con<br />
il cellulare, chiamò i carabinieri della valle. Nel frattempo, si<br />
guardò meglio intorno: “ma dove sono quelli che abitano<br />
qui, sono tutti spariti?”. Girava intorno a quel corpo, cercando<br />
qualche indizio, un’idea che potesse aiutarlo. Si inginocchiò<br />
vicino, spostò il mucchio di fieno che lo copriva e<br />
lo liberò dal peso. Gli apparve un giovane, abbronzato,<br />
biondo, gli occhi azzurri, la bocca delicata. Chi poteva aver<br />
voluto la sua morte? Si chiedeva mentre metteva le mani<br />
nelle tasche del morto. Trovò il portafoglio, con qualche<br />
euro e la carta di identità: si chiamava Harim, aveva 21<br />
anni, era nato in Tunisia, di professione studente. La morte,<br />
che risaliva a qualche ora prima, era dovuta ad un colpo<br />
sferrato in testa, con forza, con un corpo duro ma non contundente:<br />
“sembra che sia stato colpito da un vaso o da<br />
uno sgabello- pensò Jean – ma non ci sono colpi di coltello<br />
in nessuna parte del corpo, almeno così a prima vista.<br />
Emorragia cerebrale, direi, una morte lenta ma ha perso<br />
conoscenza subito”. Sentì una macchina arrivare, erano i<br />
carabinieri del posto, subito accorsi. Spiegò l’accaduto, si<br />
fermarono a guardare il corpo, mostrò il documento che<br />
aveva trovato e aspettò che facessero i rilievi del caso. Si<br />
avvicinò alla casa, la porta era socchiusa, fece il giro intorno<br />
e trovò un balcone accostato. Lo aprì e guardò dentro:<br />
decise di entrare da lì. Si muoveva con circospezione<br />
per paura di compromettere eventuali indagini. Senz’altro,<br />
si nascondeva qualche segreto, ma anche qualcosa di peggio.<br />
Un mattarello insanguinato era posato sul tavolo della<br />
cucina come se chi l’aveva usato, avesse deciso di lasciare<br />
un segnale. Si trovò una porta chiusa davanti e dopo aver<br />
inspirato, l’aprì. Vide un pianerottolo, le scale sulla destra,<br />
un altro vano davanti a lui. Si diresse verso quello che doveva<br />
essere il salotto di casa ed entrò. Le finestre erano<br />
chiuse ma l’inconfondibile odore del sangue lo nauseò.<br />
Accese la luce e fu colpito dallo spettacolo raccapricciante<br />
che gli si presentò davanti: quattro corpi, immobili giacevano<br />
per terra. La donna no, lei era riversa su una poltrona,<br />
con il cranio fracassato; un uomo era vicino, steso supino,,<br />
colpito anche lui nella testa. A terra altri due corpi, pieni di<br />
sangue. “E’ stato un massacro- pensò Jean, affrettandosi a<br />
vedere se c’era qualcuno ancora vivo. Ma la loro immobilità<br />
era già una risposta. Uscì in fretta dalla porta principale e<br />
chiamò i carabinieri che erano dentro la stalla. Conoscevano<br />
bene quella famiglia e si accorsero subito che mancavano<br />
il figlio, Hans ed il giovane Herbert. Cercarono nella<br />
altre stanze, al piano di sopra ma fu chiaro che di quei due<br />
non c’era traccia. Chiamarono la centrale e spiegarono il<br />
caso. Diramarono gli identikit dei due giovani perché bisognava<br />
trovarli, non c’era dubbio che erano implicati in<br />
quell’assassinio familiare. Il giovane Hans aveva 14 anni,<br />
era un ragazzo biondo, robusto e forte, ricordarono i carabinieri<br />
che lo conoscevano. Dell’altro sapevano poco, che<br />
lavorava come dipendente da Ermanno e su di lui, non avevano<br />
nulla da dire. Jean chiese notizie del padrone di casa:<br />
“Chi era? Cosa faceva?”. Lo informarono che su Herman<br />
circolavano voci contrastanti, chi ne parlava come di una<br />
persona perbene, che dava sempre una mano quando<br />
c’era da aiutare qualcuno, chi ne parlava con disprezzo,<br />
come di un usuraio che prestava soldi a tassi elevati. Per i<br />
carabinieri era pulito, non avevano mai avuto nessun problema<br />
con lui, sapevano dei prestiti che faceva a chi chiedeva<br />
soldi ma nessuno mai aveva chiacchierato più del<br />
dovuto. L’ispettore Jean tornò nella stalla, il corpo di Harim<br />
era stato coperto ma scostò il lenzuolo che ne copriva il<br />
viso e si fermò a guardarlo. IL medico aveva chiuso gli occhi<br />
del giovane e gli disse quello che già sapeva: aveva ricevuto<br />
un colpo fortissimo in testa ed era praticamente<br />
morto sul colpo. “Bisogna ritrovare i due giovani scomparsi-<br />
disse Jean ai carabinieri- o sono loro gli assassini o<br />
sono scappati e hanno visto cosa succedeva. Credo che il<br />
matterello sia l’arma mortale”. Intanto la voce del massacro<br />
si era sparsa nella valle, e qualche vicino era già arrivato per<br />
vedere cosa era successo: pur rimanendo lontano dalla<br />
casa, all’ispettore Jean si avvicinò una signora e chiese se<br />
poteva parlargli. “Questa notte ho visto due persone muoversi<br />
verso il bosco, sopra la mia casa. Non è lontano da qui.<br />
Mi chiedevo chi fossero, forse quelli che state cercando”.<br />
“Grazie, indagheremo anche verso quella parte- rispose<br />
Jean, chiamando la centrale perché mandassero una pattuglia<br />
a perlustrare la zona. Il medico lo chiamò dentro: “c’è<br />
qualcosa che non mi convince: se sono stati i due ragazzi a<br />
fare questo macello, come è stato possibile uccidere così<br />
tante persone ? e perché? e quel giovane in stalla? Cosa<br />
c’entrava con la famiglia, forse aveva visto qualcosa che<br />
non doveva vedere o è scappato e l’hanno raggiunto, ma<br />
non sono sicuro. Dentro in casa, sono stati tutti uccisi con<br />
un colpo di mattarello: chi l’ha fatto, li ha colpiti uno alla<br />
volta, mentre entravano, forse la donna no, lei era seduta,<br />
ignara e colpita da dietro. Poi è entrato il marito e i due ragazzi.<br />
Come se fossero stati colpiti all’improvviso, senza<br />
potersi difendere, quindi forse conoscevano l’assassino”.<br />
Arrivò la scientifica per prendere foto e le impronte nel<br />
luogo dei due delitti; l’ispettore si sedette fuori, riprese la<br />
pipa in mano e cominciò a pensare a quello che era successo<br />
lì. Erano stati tutti uccisi con quel mattarello che<br />
aveva trovato in cucina: bisognava prendere le impronte e<br />
capire a chi appartenevano. Probabilmente, il ragazzo<br />
morto in stalla era riuscito a fuggire ma la furia dell’assassino<br />
l’aveva raggiunto. Il tecnico della scientifica gli spiegò<br />
che così, ad un primo esame, le impronte sull’arma del delitto<br />
appartenevano a due o più persone. Non era passata<br />
un’ora che arrivò la macchina dei carabinieri con due giovani<br />
a bordo: erano Hans ed Herbert, il figlio della coppia e<br />
il giovane stalliere.Li avevano trovati infreddoliti, in mezzo<br />
al bosco, vicino al torrente. Non avevano fatto molta strada<br />
ma si capiva anche che non volevano fuggire, solo allontanarsi<br />
da lì. Jean li portò dentro in casa, li fece sedere in<br />
entrata: erano visibilmente impauriti, stanchi, sofferenti.<br />
“Cosa mi dite- chiese l’ispettore- Cosa è successo qui dentro?<br />
Perché siete scappati”. “Per paura- disse Hans- paura e<br />
orrore, i miei genitori morti, uccisi e anch’io sarei morto se<br />
non fosse stato per Herbert”. “Siamo scappati per paura,<br />
perché ci avrebbero accusato degli omicidi, perché eravamo<br />
sconvolti. Harim, è stato lui ad uccidere i padroni e<br />
Louis e Bedun”. “Perché l’avrebbe fatto?- incalza Jean; “perché<br />
Harim ricattava mio padre, lui era suo figlio- rispose<br />
Hans- era il mio fratellastro. Herman lo sapeva, l’aveva portato<br />
qui lui, sembrava un bravo ragazzo, mia madre aveva<br />
accettato la situazione. Conosceva la storia già da tempo,<br />
era nato da una relazione di mio padre prima che sposasse<br />
mia madre e quando il ragazzo aveva chiesto di lavorare<br />
qui da noi in estate ,aveva accettato ma è stato un errore.<br />
Dietro quel giovane delicato si nascondeva un essere rabbioso<br />
e rancoroso. Chiedeva continuamente soldi a mio<br />
padre, lo ricattava per i prestiti che sapeva lui faceva ad<br />
altre persone, insomma aveva rovinato la tranquillità della<br />
nostra casa”. “Ma perché ammazzare tutti- continuò Jean.<br />
“Era stato lui a far comperare il cavallo Ermanno- continuò<br />
Hans- aveva tanto insistito che mio padre l’aveva accontentato.<br />
Tra l’altro, a lui non piacevano i cavalli ma aveva avuto<br />
una percentuale nella trattativa. Anche questo mio padre<br />
lo sapeva ma quando aveva scoperto che nascondeva<br />
della droga nel box di Ermanno, gli aveva detto di andarsene,<br />
che non voleva più averci a che fare. A quel punto, si<br />
è scatenato come una furia, io ero fuori e ho sentito un<br />
gran trambusto e le urla di mia padre. Non so cosa sia successo<br />
dentro perché Bedun e Louis sono corsi dentro seguiti<br />
da Herbert. E’ successo tutto in pochi minuti, ho visto<br />
uscire di corsa Herbert seguito da Harim. Sono corso dentro<br />
e ho visto quel massacro. Poi, sono andato in stalla , il<br />
matterello era caduto per terra, l’ho preso in mano ed ho<br />
colpito Harim che stava lottando con Herbert, l’ho ucciso.<br />
Siamo passati per la casa, in cucina ho lasciato quell’arnese<br />
mortale e siamo fuggiti nel bosco”.