Libreria Alberto Govi - Libreria Antiquaria Alberto Govi
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e dissacratrice che gli attirò gli<br />
strali di Girolamo Savonarola<br />
e Marsilio Ficino.<br />
L’editio princeps del Morgante,<br />
contenente i primi ventitre<br />
canti, oggi perduta, fu<br />
stampata a Firenze intorno al<br />
1478 dalla celebre tipografia<br />
impiantata nel convento delle<br />
suore domenicane di San<br />
Jacopo a Ripoli, che, sotto la<br />
direzione di frate Domenico<br />
da Pistoia, si era specializzata<br />
nella produzione di<br />
letteratura popolare. Dallo<br />
stesso torchio due anni dopo<br />
uscì un opuscolo contenente<br />
la storia di Margutte,<br />
estratta dal diciottesimo<br />
e diciannovesimo cantare<br />
del poema, e nel 1482<br />
un’edizione del Morgante,<br />
di cui è rimasta una sola<br />
copia presso l’Accademia di<br />
Scienze, Lettere ed Arti di<br />
Modena. Nello stesso anno<br />
il tipografo veneziano Luca<br />
di Domenico ne diede una<br />
stampa più corretta, perché eseguita con ogni probabilità su di un esemplare<br />
della perduta princeps annotato dall’autore.<br />
Nel frattempo Pulci aveva composto cinque nuovi canti (dal ventiquattresimo al<br />
ventottesimo), che, unitamente al resto del poema, furono pubblicati per la prima<br />
volta a Firenze da Francesco di Dino, forse perché il torchio del monastero di<br />
Ripoli era impegnato nella stampa del Platone ficiniano. Il colophon indica come<br />
data di stampa il 7 febbraio 1482 secondo il calendario fiorentino, ma l’edizione<br />
fu sicuramente completata l’anno seguente. I nuovi canti, rifacendosi alla saga di<br />
Spagna, quella contenente la celebre disfatta di Roncisvalle, presentano un nuovo<br />
registro poetico, più cupo e meno faceto.<br />
Nel 1494 Manfredo Bonelli da Streva pubblicò a Venezia una magistrale edizione<br />
illustrata del Morgante, che divenne un modello per tutti i successivi libri di<br />
cavalleria. Nel 1502 fu la volta del celebre editore Gian Battista Sessa, imitato<br />
cinque anni dopo da Niccolò Zoppino che utilizzò i torchi del Bonelli. Tutte le<br />
edizioni cinquecentesche del poema apparse prima del tentativo canonizzatore<br />
di Lodovico Domenichi, che nello stesso anno (Venezia, Girolamo Scotto, 1545)<br />
toscanizzerà sul piano linguistico sia il Morgante che l’Orlando innamorato del<br />
Boiardo, sono di grande rarità. La presente edizione, in particolare, risulta censita<br />
in due sole copie, oltre la presente, conservate presso la Biblioteca Braidense<br />
(fondo Castiglioni) e presso la Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze (cfr. N.<br />
Harris, Sopravvivenze e scomparse delle testimonianze del Morgante di Luigi Pulci, in:<br />
“Rinascimento”, 45, 2005, pp. 179-245).<br />
Luigi Pulci, fiorentino di famiglia nobile, ma in ristrettezze economiche a causa<br />
della rovina del padre e della sventatezza dei fratelli Bernardo e Luca, anch’essi<br />
poeti (il secondo morì in carcere, dove era finito per debiti), si avvicinò alla corte<br />
medicea verso il 1460, quando cominciò a recitare a palazzo stralci del suo poema<br />
davanti a Lucrezia Tornabuoni, scrittrice di laudi e dedicataria del Morgante, e