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La gioventù nella poesia trobadorica

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Donatella Allegro Ai margini del potere. <strong>La</strong> gioventù <strong>nella</strong> <strong>poesia</strong> <strong>trobadorica</strong><br />

rappresenterebbero, invece, il vero e proprio rito di passaggio <strong>nella</strong> sua forma di ‘rito di<br />

aggregazione’. <strong>La</strong> prova richiesta può essere di vario tipo, ed è attorno ad essa che si struttura il<br />

romanzo cortese[29]; mentre <strong>nella</strong> letteratura <strong>trobadorica</strong>, <strong>nella</strong> maggior parte dei casi, abbiamo solo<br />

la ripresa metaforica di questi passaggi, e la prova in sé è meno rilevante. In questo caso, diventa<br />

centrale quella che dovrebbe essere una fase transitoria, cioè il periodo di margine. Quando sono<br />

molto prolungati, i periodi di margine possono acquistare una certa autonomia, fino a diventare a loro<br />

volta sistemi sociali, caratterizzati, al loro interno, da altre soglie e altri passaggi [30]; esattamente<br />

quanto avviene alla bassa cavalleria, che elabora, dalla sua posizione, il codice cortese.<br />

Come si è visto, c’è un rapporto molto stretto tra la tensione ascensionale dell’amante cortese sul<br />

piano morale e gli sforzi di elevazione sociale della piccola nobiltà. <strong>La</strong> metafora di un amore<br />

inaccessibile esprimerebbe il desiderio di superamento di una barriera sociale mediante valori nuovi –<br />

quelli della cortesia – che sono indipendenti dalla nobiltà di nascita [31]. Tuttavia, questa omologia<br />

tra l’amante ‘senza speranza’ della <strong>poesia</strong> cortese e una classe sociale ‘emarginata’ non deve<br />

suggerire un «rapporto genetico» [32]: è evidente – lo spiega lo stesso Köhler – che, se l’ideologia di<br />

joven è il risultato unitario di una tensione sociale permanente, pur essendo nata principalmente dalle<br />

istanze di un singolo gruppo, essa diventa ben presto linguaggio comune: il che spiega anche la lunga<br />

durata di alcuni dei temi cortesi. <strong>La</strong> <strong>poesia</strong> cortese passa, così, da una relativa aproblematicità iniziale,<br />

in cui i momenti dell’«ideale lodato» e della «realtà criticata» sono compresenti (i primi vers di<br />

Guglielmo IX), alla definizione di due nuovi generi, la canzone e il sirventese, nei quali ciascuno dei<br />

due momenti, resosi autonomo, si pone ad un livello stilistico diverso. In questo senso, il formarsi di<br />

una linea cosiddetta ‘alto-cortese’ e di una cosiddetta ‘piccolo-cortese’, non necessariamente<br />

ricollegabili alla situazione personale dei loro fautori, sono una conseguenza dell’evoluzione dello<br />

stesso sistema della fin’amor. Abbiamo quindi, da un lato, le canzoni di Jaufre Rudel e, dall’altro, i<br />

sirventesi di Marcabru; ma anche la canzone, che domina il sistema dei generi <strong>nella</strong> letteratura<br />

<strong>trobadorica</strong>, lungi dall’essere estranea alle istanze fin qui descritte, sarebbe una «forma di<br />

compromesso che celebra […] l’armonizzazione degli interessi della piccola nobiltà in ascesa e<br />

dell’antica aristocrazia» [33].<br />

6. Il ruolo della donna<br />

Una volta stabilite e codificate le doti ideali, esse vengono ri-attribuite alla dama. joven, virtù delle<br />

virtù, originariamente maschile, sulla fine della parabola <strong>trobadorica</strong> può essere riferita anche alla<br />

donna. Il primo esempio a noi noto di questo travaso, precedente anche al caso già esaminato in<br />

Bertran de Born, è in Rigaut de Berbezilh. Nella lirica Atressi con Persavaus(«Come Perceval»), il<br />

trovatore tesse una lode della donna amata (chiamandola Miels-de-dompna, «ottima-fra-le-donne»),<br />

rifacendosi ad un topos tradizionale: la donna è anziana per esperienza e saggezza, ma giovane nel<br />

possesso delle qualità cortesi (jois, v. 56; bel domneiar, v. 59; jovenz, v. 62; gent acuilir, v. 66). Il<br />

topos del puer senilis, che fonde caratteri di maturità e doti giovanili, è antichissimo [34], e Rigaut lo<br />

riprende intendendo ‘vecchio’ e ‘giovane’ alla maniera cortese; vale a dire non – o, almeno, non solo –<br />

in accezione anagrafica. Se quel che rende tale il giovane non è la sua età, anche vielh non significa<br />

letteralmente «vecchio»: «le mot est relativement rare et signifie ‘méchant’ chez les moralistes et<br />

‘discourtois’ chez les poètes» [35]. Si tratta, ancora una volta, di qualità al tempo stesso morali e<br />

sociali, anche se nell’accezione di joven si può avvertire un riavvicinamento alla nozione tradizionale di<br />

giovinezza (E joves d’ans). Almeno in un altro luogo Rigaut attribuisce joven alla sua dama (Lo nous<br />

mes d’abril comensa, «Inizia il nuovo mese di aprile»), questa volta non come precisa qualità, bensì<br />

in senso astratto, come somma qualità cortese di cui la dama è signora. Lo stesso troviamo in Guillem<br />

de Berguedà, contemporaneo di Rigaut o di poco successivo: «Ahi, signora, che la gioventù mantiene<br />

e la discrezione guida…» (XXVIII, vv. 22 sg.) [36].<br />

È interessante notare come, nonostante il tentativo di individuare differenze fondanti tra la <strong>poesia</strong><br />

http://www.griseldaonline.it/percorsi/5allegro2_print.htm (5 di 10) [12/10/2008 15.01.16]

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