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Il quaderno Sism 2012-2013 - Societa italiana di storia militare

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40 American legacy • La SISM ricorda Raimondo Luraghi<br />

Di nuovo settembre. Un altro inverno <strong>di</strong> fronte, un altro inverno da lupi, un<br />

altro inverno <strong>di</strong> lotte e <strong>di</strong> morte. Gli uomini si tergevano il sudore, posavano<br />

a terra le armi ed il materiale, si stringevano silenziosi attorno a Barbato,<br />

formavano una grande falange sotto il cielo buio.<br />

Era passato un anno. Ed un altro se ne presentava agli occhi dei partigiani,<br />

altrettanto terribile, altrettanto pieno <strong>di</strong> incognite paurose. Nel momento più<br />

grave Garibal<strong>di</strong> aveva offerto ai suoi uomini solo patimenti, sacrificio, stenti<br />

e battaglie. In un momento come quello i garibal<strong>di</strong>ni avevano accettato serenamente<br />

l’offerta, in nome della giustizia, in nome della libertà <strong>di</strong> tutti i<br />

popoli.<br />

Gli uomini erano affluiti quasi tutti ormai, si accalcavano nella piccola<br />

conca. Allora da una, poi da cento, da duecento bocche un canto si levò valicando<br />

trionfale le montagne, solenne nel tramonto. Dai petti dei garibal<strong>di</strong>ni<br />

le note dell’ “Internazionale” sgorgavano, mescolandosi al soffio del vento.<br />

In quel momento e in quell’atmosfera il canto sembrava, oltre al suo grande<br />

significato, assumerne altri <strong>di</strong>versi e nuovi: esso non era più patrimonio solo<br />

nostro, <strong>di</strong> noi comunisti; non era più soltanto il simbolo della lotta del proletariato.<br />

Esso sembrava assurgere a ban<strong>di</strong>era comune <strong>di</strong> coloro che in quei<br />

momenti in tutto il mondo si battevano e morivano per la libertà dei popoli;<br />

assurgeva a simbolo della lotta universale per l’emancipazione <strong>di</strong> tutti gli<br />

oppressi del mondo.<br />

Era in questo spirito e con quegli ideali che i partigiani avevano rialzato<br />

sulle Alpi la ban<strong>di</strong>era <strong>di</strong> Garibal<strong>di</strong>. <strong>Il</strong> popolo italiano, sempre sanguinosamente<br />

estromesso dalla <strong>di</strong>rezione politica del suo Paese, sorgeva dalla rovina dei<br />

vecchi ceti <strong>di</strong>rigenti egoisti e corrotti, prendeva nelle proprie mani il suo<br />

destino, si univa ai fratelli sovietici, jugoslavi, francesi, greci, spagnoli,<br />

polacchi, cechi nella grande battaglia comune per una democrazia nuova.<br />

Così il nostro popolo scrisse, nel nome <strong>di</strong> Garibal<strong>di</strong>, il nuovo capitolo della<br />

sua <strong>storia</strong>. Così esso <strong>di</strong>mostrò a tutto il mondo che in qualunque momento si<br />

osasse attentare alla democrazia ed alla libertà tutta l’Italia avrebbe saputo<br />

indossare ancora una volta la camicia rossa, cantare ancora una volta la canzone<br />

d’assalto: “Garibal<strong>di</strong>ni, sal<strong>di</strong> come roccia, pronti ovunque a battersi, a<br />

morir…”<br />

Raimondo Luraghi<br />

Parte I . Appunti <strong>di</strong> lezione

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