allegato 29202011 pdf accessibile - Provincia di Cagliari

assessorato programmazione e coordinamento politiche del territorio
piano urbanistico provinciale - piano territoriale di coordinamento
graziano milia presidente
lorenzo cozzolino assessore
bruno orrù dirigente
Piano Metodologico Operativo
per la revisione e l’aggiornamento del Piano
numero
codice
scala
data
fase
elaborato da
percorso file
settembre 2011
ufficio del piano
aggiornamenti

P ROVINCIA DI CAGLIARI
PIANO URBANISTICO PROVINCIALE/PIANO TERRITORIALE DI COORDINAMENTO
Provincia di Cagliari
graziano milia presidente
Assessorato Programmazione e Coordinamento Politiche del Territorio
lorenzo cozzolino assessore
bruno orrù dirigente
giuseppina carta
emanuela murroni
Ufficio del Piano Urbanistico Provinciale
maurizio costa
paolo falqui
marcella sodde
andrea soriga
valentina vargiu
P IANO METODOL OGICO OPERATIVO
P ER LA REVISIONE E L’AGGIORNAMENTO DEL PIANO
1

PROVINCI A DI C AG LI ARI
P I A N O U R B A N I S T I C O P R O V I N C I A L E / P I A N O T E R R I T O R I A L E D I C O O R D I N A M E N T O
INDICE
1 Premessa .......................................................................................................................................... 1
1.1Il percorso di aggiornamento e revisione del PUP/PTC..................................................................... 2
2 Il Piano Urbanistico Provinciale di Cagliari................................................................................... 4
2.1Principi e opzioni di politica territoriale ............................................................................................... 4
2.2Struttura, contenuti e i dispositivi del PUP ......................................................................................... 6
2.3La Variante in adeguamento al PPR ................................................................................................ 10
2.4La Valutazione Ambientale Strategica della Variante al PUP/PTC.................................................. 12
2.5Il PUP/PTC e la pianificazione di settore.......................................................................................... 13
3 Quadro di riferimento territoriale ................................................................................................. 16
3.1La nuova Provincia di Cagliari.......................................................................................................... 16
3.2Il territorio del Sarcidano - Barbagia di Seulo................................................................................... 17
4 Quadro di riferimento normativo.................................................................................................. 18
4.1Natura e contenuti del PUP/PTC...................................................................................................... 18
4.2Funzioni e compiti della Provincia .................................................................................................... 19
5 Quadro di riferimento programmatico e della pianificazione.................................................... 23
5.1Il Piano Paesaggistico Regionale..................................................................................................... 23
5.2Il Piano di Assetto Idrogeologico ...................................................................................................... 26
5.3Altri piani e programmi di interesse .................................................................................................. 27
6 Quadro di riferimento strategico.................................................................................................. 29
6.1Valutazione Ambientale Strategica e ruolo della Provincia.............................................................. 29
6.2Il Piano Strategico Provinciale e le interazioni con il PUP/PTC ....................................................... 32
7 Quadro di riferimento metodologico disciplinare ...................................................................... 35
7.1La pianificazione provinciale nel contesto regionale ........................................................................ 35
8 Il nuovo Piano Urbanistico Provinciale/Piano Territoriale di Coordinamento ........................ 49
8.1Funzioni e ruolo del Piano................................................................................................................ 49
8.2Attuazione ed efficacia del Piano ..................................................................................................... 49
8.3Aggiornamento del quadro conoscitivo e interpretativo del Piano ................................................... 53
8.4Ambiti di competenza del Piano ....................................................................................................... 57
8.5Il Sistema Informativo Territoriale del Piano..................................................................................... 76
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PREMESSA
L’obiettivo del presente documento consiste nel delineare un percorso metodologico e
operativo per la revisione e aggiornamento del Piano Urbanistico Provinciale/Piano
Territoriale di Coordinamento di Cagliari - PUP/PTCP in adeguamento al PPR e al PAI.
Il PUP/PTC della Provincia di Cagliari, originariamente definito dall’art. 15 della L. 142/90 (e
successivi aggiornamenti) e dagli artt. 4 e 16 della L.R. 45/89 “Norme per l’uso e la tutela del
territorio regionale”, ha avviato l’iter di formazione ed elaborazione nel novembre 1996 a
seguito della stipula del Protocollo d'intesa tra la Regione Sardegna e la Provincia di Cagliari.
Il PUP/PTC è stato approvato in via definitiva con la deliberazione del Consiglio Provinciale
n. 133 del 19.12.2002 ed è entrato in vigore con la sua pubblicazione sul BURAS, avvenuta il
19 febbraio 2004.
Successivamente alla elaborazione e approvazione del Piano Urbanistico Provinciale/Piano
Territoriale di Coordinamento il quadro di riferimento è profondamente mutato sotto il profilo
territoriale, amministrativo, normativo, programmatico, valutativo e della pianificazione
territoriale regionale.
Per quanto riguarda gli aspetti territoriali e amministrativi la LR n. 9/2001 ha mutato il
disegno delle circoscrizioni provinciali del territorio regionale, modificando sostanzialmente
l’ambito territoriale cui il PUP/PTCP si riferisce: da un lato hanno mutato provincia di
appartenenza i comuni delle nuove Province di Carbonia Iglesias e del Medio Campidano,
dall’altro sono entrati a far parte della Provincia di Cagliari i comuni del Sarcidano e della
Barbagia di Seulo che originariamente facevano capo alla Provincia di Nuoro.
A livello nazionale la riforma del Titolo V della Costituzione, richiamando i principi di
“equiordinazione”, “sussidiarietà” e “leale collaborazione”, ha posto le basi per un nuovo
sistema di relazioni fra gli Enti locali, che assume una specifica rilevanza nei processi di
programmazione e pianificazione urbanistica e territoriale.
La Legge Regionale 1 del 2005, in attuazione del principio di cooperazione degli Enti locali
tra loro e con la Regione, al fine di garantire la partecipazione ai processi decisionali
regionali di loro diretto interesse, istituisce il Consiglio delle autonomie locali e ne disciplina
le competenze, la composizione e il funzionamento. Istituisce inoltre la Conferenza
permanente Regione-Enti locali come sede unitaria e generale di concertazione,
cooperazione e coordinamento tra l'amministrazione regionale e gli Enti locali della
Sardegna.
La Legge Regionale 12 del 2005, riguardante le norme per le unioni di Comuni e le comunità
montane e la definizione degli ambiti adeguati per l’esercizio associato di funzioni,
rappresenta un’ulteriore opportunità di cooperazione interistituzionale per la Provincia in
riferimento all’esercizio delle competenze conferite dal Decreto Legislativo 267/2000
relativamente alla raccolta e il coordinamento delle proposte avanzate dai Comuni, ai fini
della programmazione economica, territoriale ed ambientale della regione.
La Regione Autonoma della Sardegna con l’approvazione della L. R. 9/2006, recante il
“Conferimento di funzioni e compiti agli Enti Locali”, ha disciplinato, nell'esercizio della
propria potestà legislativa in materia di "Ordinamento degli enti locali e relative
circoscrizioni", il conferimento delle funzioni e dei compiti amministrativi agli Enti Locali, in
attuazione delle Norme di attuazione dello Statuto speciale della Regione Sardegna e in
coerenza con i principi contenuti nella riforma del Titolo V della parte seconda della
Costituzione.
Con l’entrata in vigore della Legge Regionale 9/2006 si presentano nuove prospettive per la
collaborazione tra enti locali, nel rispetto del principio della leale collaborazione, ponendo a
fondamento della loro azione gli interessi delle comunità locali, l'efficacia e la trasparenza
dell'attività amministrativa.
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Il Piano Paesaggistico Regionale (PPR), redatto ai sensi della L.R. n. 8/2004 “Norme urgenti
di provvisoria salvaguardia per la pianificazione paesaggistica e la tutela del territorio
regionale”, è stato definitivamente approvato dalla Giunta Regionale per quanto riguarda il
primo ambito omogeneo, l’area costiera, ed è vigente con la pubblicazione nel BURAS
avvenuta l’8 settembre 2006.
Il PPR, ponendo in primo piano il tema del paesaggio della Sardegna, modifica
sostanzialmente l’approccio alla pianificazione del territorio regionale. Il Piano Paesaggistico
Regionale rappresenta il quadro di riferimento e di coordinamento per gli atti di
programmazione e di pianificazione regionale, provinciale e locale e per lo sviluppo
sostenibile del territorio, assicurando al territorio regionale un’adeguata tutela e
valorizzazione del paesaggio. L’art. 106 della normativa paesaggistica delinea i contenuti per
l’adeguamento dei Piani Urbanistici Provinciali e contribuisce a precisare ruolo e ambiti di
competenza del Piano stesso, ponendo in primo piano il tema della tutela e valorizzazione
del paesaggio.
Il Piano stralcio di assetto idrogeologico (PAI), redatto dalla Regione Sardegna, è stato
definitivamente e integralmente approvato con Decreto del Presidente n. 67 del 10 luglio
2006; successivamente le Norme di Attuazione sono state aggiornate e approvate con
Decreto del Presidente della Regione Sardegna n. 35 del 21 Marzo 2008.
Il PAI ha valore di piano territoriale di settore e, poiché persegue finalità di salvaguardia di
persone, beni ed attività dai pericoli e dai rischi idrogeologici, prevale su piani e programmi di
settore di livello regionale e infraregionale e sugli strumenti di pianificazione urbanistica e
territoriale. Il Piano Urbanistico Provinciale/Piano Territoriale di Coordinamento deve recepire
le indicazioni del PAI e prevedere specifiche indicazioni volte alla prevenzione e mitigazione
dei pericoli e dei rischi idrogeologici.
Il nuovo Testo Unico Ambientale (d.lgs. 152/2006 e ss.mm.ii.), che recepisce la Direttiva
2001/42/CE (Direttiva VAS), prevede che debbano essere sottoposti a VAS tutti i piani e i
programmi che possono avere effetti significativi sull’ambiente e, in particolare, quelli che
appartengono a specifici settori, tra i quali è incluso quello della pianificazione territoriale e
quindi il Piano Urbanistico provinciale/Piano Territoriale di Coordinamento. Il Testo Unico
Ambientale stabilisce quindi che la Variante generale al PUP/PTC debba essere sottoposto a
procedura di Valutazione Ambientale Strategica e quindi preveda specifiche attività di
consultazione e partecipazione nonché il monitoraggio dell’attuazione del Piano stesso.
Infine, nel quadro degli strumenti di programmazione dello sviluppo locale, nel territorio
regionale e provinciale si registra la sperimentazione di percorsi di pianificazione strategica e
di progettazione integrata finalizzati all’individuazione di linee di sviluppo condivise e
strategie di intervento capaci di incidere positivamente nei processi di coesione interna,
competitività dei territori e programmazione economica e di sviluppo locale, che mostrano
interessanti prospettive di integrazione con i processi di pianificazione urbanistica e
territoriale.
L’evoluzione sostanziale del quadro di riferimento richiama pertanto la necessità di avviare
un processo di revisione e aggiornamento del Piano anche al fine di adeguare le strategie e
gli strumenti di attuazione alle esigenze paesaggistiche e di difesa del suolo definite dal
Piano Paesaggistico Regionale e dal Piano di Assetto Idrogeologico.
Il percorso di aggiornamento e revisione del PUP/PTC
A seguito dell’approvazione del Piano Paesaggistico Regionale la Provincia ha avviato un
percorso di aggiornamento e revisione del Piano Urbanistico Provinciale/Piano Territoriale di
Coordinamento coerentemente con l’evoluzione del quadro normativo e delle competenze e
del quadro strategico di riferimento.
Il percorso avviato di revisione e aggiornamento del Piano risulta funzionale a:
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definire una scansione temporale coerente con il processo di revisione generale degli
strumenti urbanistici comunali;
selezionare i campi di azione privilegiata per l’azione di pianificazione provinciale,
secondo un ordine di priorità, anche in riferimento all’impegno ed alla capacità
organizzativa e tecnico-istituzionale;
rafforzare il ruolo di coordinamento territoriale di rilievo intercomunale della
pianificazione provinciale;
consolidare il ruolo del Piano Urbanistico Provinciale/Piano Territoriale di
Coordinamento quale strumento di pianificazione a supporto, orientamento e di
indirizzo per la redazione di piani di settore provinciali, quale cornice di coerenza
generale.
La strategia proposta per la revisione e l’aggiornamento del PUP/PTC prevede due distinte
fasi temporali a cui corrispondono due distinte varianti al piano.
Una prima variante parziale, estesa unicamente al territorio costiero così come individuato
dal primo ambito omogeneo del PPR, ha il compito di selezionare gli aspetti tematici e i
contenuti della variante in riferimento alla priorità che questi assumono rispetto al processo
di pianificazione urbanistica comunale avviato dai comuni costieri.
La prima variante al PUP/PTC per l’ambito costiero è stata approvata dal Consiglio
Provinciale in data 27 giugno 2011 ed attualmente è in corso la Verifica di coerenza presso
l’Assessorato Regionale agli Enti Locali, Finanza e Urbanistica.
La seconda variante, estesa all’intero territorio della provincia, ha il compito di favorire una
revisione generale e un aggiornamento complessivo del PUP/PTC e dei dispositivi
conoscitivi, normativi e procedurali di coordinamento e attuazione del Piano.
Questa seconda variante assume il carattere di Variante generale al PUP/PTC le cui
modalità operative e metodologiche sono oggetto del presente documento.
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IL PIANO URBANISTICO PROVINCIALE DI CAGLIARI
Il Piano Urbanistico Provinciale - PUP è stato approvato dal Consiglio Provinciale con
Deliberazione n. 133 del 19.12.2002 ed è vigente dal 19 febbraio 2004, data della sua
pubblicazione sul BURAS.
Il Piano Urbanistico Provinciale è stato redatto con riferimento all’art. 16 della Legge
Regionale 22 dicembre 1989, n. 45 “Norme per l'uso e la tutela del territorio regionale” ed ha
iniziato il suo iter con l’approvazione della Legge Regionale 9/96 che ha previsto all’art. 72
l’erogazione delle risorse finanziarie a favore delle Province chiamate ad elaborare il proprio
strumento di pianificazione pur in assenza degli atti di pianificazione regionale 1 .
Il Protocollo d’Intesa (stipulato il 6 novembre 1996) tra RAS e Province ha stabilito contenuti,
obiettivi e fasi di elaborazione nonché la ripartizione fra le Province delle risorse finanziarie
necessarie per la predisposizione del PUP, appositamente previste dall’art. 72 della L.R.
9/96.
Il percorso di elaborazione del PUP è stato sviluppato a partire dal Piano metodologico
operativo, redatto dal Coordinatore scientifico, che ha costituito il documento metodologico
fondativo per la gestione del processo di piano; la redazione del PUP è stata inoltre
l’occasione per l’organizzazione dell’Ufficio del Piano, costituito da un gruppo
interdisciplinare di professionisti, nominati a seguito di procedimento di selezione pubblica,
con il coordinamento scientifico del prof. Giovanni Maciocco e quello tecnico-amministrativo
del Dirigente del Settore Pianificazione Territoriale.
L’Ufficio del Piano dal suo insediamento ha elaborato inoltre alcuni strumenti di
pianificazione di settore di competenza provinciale, quale il Piano di Assetto Organizzativo
dei Litorali, il Piano Provinciale per l’individuazione delle aree idonee e non idonee alla
localizzazione di impianti di trattamento e smaltimento dei rifiuti, il Piano Provinciale di
Urbanistica Commerciale ed ha collaborato alle attività di programmazione provinciale
fornendo un contributo specialistico nella elaborazione di documenti di indirizzo e analisi
territoriale (Bando PIT 2001, Rapporto d’Area del Laboratorio di Progettazione Integrata della
Provincia di Cagliari).
Principi e opzioni di politica territoriale
Opzioni del PUP/PTC
Il piano assume una serie di direttrici di politica territoriale, che investono in misura rilevante
la dimensione etica e culturale della pianificazione, tramite obiettivi che servono come
indirizzo ed orientamento delle pratiche progettuali, dei processi di pianificazione e di
gestione del territorio. Tali direttrici sono:
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la costruzione della “città provinciale”, come idea di territorio, nella quale le società
provinciali possano identificarsi e orientare i loro comportamenti alla costruzione di
un'organizzazione dello spazio compatibile con una struttura paesaggistico-ambientale
coerente ed omogeneo;
la promozione di un’organizzazione “orizzontale” dei rapporti tra i centri urbani, che
corrisponde alla figura della rete di città; a quest’idea fa riferimento un’organizzazione
dello spazio territoriale che tende a identificarsi in una rete cooperativa di situazioni
urbane integrata con la struttura paesaggistico-ambientale del territorio;
la costruzione della forma della città territoriale come città di città, una “rete di opportunità
urbane alternative o complementari” diramate sul territorio in modo che i diversi centri
1 L’art. 16 della Legge Regionale 45/89 prevede al comma 2 che la “pianificazione provinciale è subordinata agli
atti di pianificazione regionale è non ha corso in assenza di essi”.
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possano caratterizzarsi ciascuno per una disponibilità di funzioni urbane riconoscibili, e
radicata nelle rispettive specificità ambientali; ciò configura un approccio rovesciato
rispetto a quello tradizionale basato sugli standard che tendeva ad una “omogenea
fruizione del territorio”, ad una “normalizzazione” delle differenze urbane;
la città territoriale provinciale come luogo riconoscibile delle specificità ambientali legate
alla natura e alla storia dell’uomo. Poiché in questo mutamento dell'organizzazione
urbana del territorio provinciale le possibilità di ogni centro dipendono dalla sua diversità,
dalla sua capacità di offrire forme di vantaggio comparato, basate sulle proprie risorse e
condizioni ambientali, assume rilievo il sistema delle “preesistenze” in quanto stimolano
culturalmente e positivamente la tensione delle comunità verso l’innovazione, verso la
costruzione di nuovi mondi possibili;
l’orientamento dell’attività di pianificazione come “progetto ambientale” della città
provinciale che assume l’ambiente - non solo come entità fisica, ma come unicum di
natura e storia - come nucleo strategico per la costruzione di economie strettamente
legate al territorio;
l’individuazione dei requisiti di coerenza tra sistema paesaggistico-ambientale e
organizzazione dello spazio urbano e territoriale, promuovendo la presa di coscienza
delle dominanti ambientali, dei luoghi ai quali le società attribuiscono un forte valore, che
possono essere luoghi fisici, ma anche relazioni significative tra le società e i luoghi che
presiedono alla vita organizzata; questi luoghi esercitano una rilevante attrazione anche
nei confronti di flussi esterni e rappresentano quindi gli elementi di comunicazione
sovralocale e di marketing territoriale;
la costruzione di una “dimensione metropolitana” dell’organizzazione dello spazio fondata
su condizioni insediative e infrastrutturali adeguate per promuovere e sostenere
l’attitudine cooperativa dei centri dell’area vasta attraverso la diffusione della qualità
urbana tramite un’operazione di riconoscimento e costruzione di “circuiti integrati di città”
ad elevato valore dei servizi urbani, che esaltino le relazioni tra le dimensioni locali e
sovralocali delle risorse e degli usi del territorio.
Obiettivi di indirizzo ed orientamento del PUP/PTC
Gli obiettivi di indirizzo ed orientamento si identificano con alcuni requisiti alla base del
progetto ambientale del Piano Urbanistico Provinciale. I requisiti che seguono si configurano
sia come riferimenti per la progettazione che come criteri per la valutazione dei nuovi progetti
e saranno calibrati in relazione al progetto stesso e al contesto territoriale.
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Contestualizzazione
Si definisce come capacità del progetto di collocarsi in un contesto territoriale e di
definirsi in termini di rispetto o di rapporto con le caratteristiche della situazione
ambientale, culturale, sociale ed economica locale.
Cooperazione
Si definisce come capacità del progetto di introdurre ed attivare processi sociali di
comunicazione e di interazione fra soggetti sociali ed economici per la soluzione di
problemi comuni al fine del miglioramento delle condizioni locali, anche nell’ottica di un
processo di “apprendimento e miglioramento collettivo continuo”.
Equità Territoriale
Si definisce come la capacità del progetto di formulare azioni permeate di un’etica che
mira ad un equo accesso alle risorse territoriali (fisiche, economiche, sociali) sia nel
breve ma anche, e soprattutto, nel lungo periodo
Innovazione
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Si definisce come capacità del progetto di introdurre elementi di cambiamento
elaborando culture, saperi, forme, e risorse in modo inedito.
Integrazione
Si definisce come la capacità del progetto di costruire relazioni fra soggetti, settori
tematici, o ambiti territoriali in modo da garantire adeguata gestione delle risorse secondo
condizioni di efficienza ed equità territoriale.
Processualità
Si definisce come la capacità del progetto di porsi in modo dinamico, tale da attivare o
favorire i processi e le potenzialità del territorio e non produrre sul territorio alterazioni
non reversibili dei valori di lunga durata o come capacità di un sistema ambientale di
ritornare in uno stato tale da aprire nuove possibilità rispetto a quelle che, praticate nel
passato, hanno prodotto stasi territoriale o involuzione di processi ambientali significativi.
Realizzabilità
Si definisce come capacità del nuovo progetto - sia fisica che gestionale - di essere,
oltreché innovativo, coerente equo e compatibile da un punto di vista ambientale, anche
fattibile economicamente, tecnologicamente e sotto l’aspetto operativo-gestionale.
Sostenibilità
Il concetto della sostenibilità come definito nei trattati europei ed internazionali (Rapporto
Bruntland, UNCED, Dichiarazione di RIO etc.) sottende principi generali che possono
essere esplicitati attraverso i requisiti di: Contestualizzazione, Cooperazione, Equità
Territoriale, Innovazione, Integrazione, Processualità, Realizzabilità.
Struttura, contenuti e i dispositivi del PUP
Il Piano Urbanistico Provinciale/Piano Territoriale di Coordinamento della Provincia di
Cagliari è organizzato secondo la seguente struttura:
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Conoscenza di sfondo
Ecologie
Sistemi di organizzazione dello spazio
Campi del progetto ambientale
Con la redazione e approvazione della prima Variante in adeguamento al PPR, il PUP/PTC è
accompagnato dal Rapporto ambientale della Valutazione Ambientale Strategica, dal relativo
Programma di monitoraggio e dal documento di Valutazione di Incidenza Ambientale.
La Conoscenza di sfondo
La conoscenza di sfondo rappresenta un quadro delle risorse ed è articolata in geografie. Le
geografie descrivono le forme e i processi del territorio provinciale. Ne rivelano la qualità
delle differenze in ordine alla dimensione delle risorse, dei problemi e delle potenzialità.
Le geografie rappresentano il riferimento della costruzione della conoscenza di sfondo che
serve come base conoscitiva per la costruzione dei tre dispositivi normativi del piano: le
Ecologie ambientali e insediative, i Sistemi di organizzazione dello spazio e i Campi del
progetto ambientale.
Le geografie sono così articolate:
Geografia delle immagini spaziali delle società locali, che rappresenta le aspirazioni e la
progettualità espressa dalle società locali;
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Geografia della popolazione e dell’economia delle attività, che riporta le dimensioni
principali della popolazione e delle sue dinamiche e le dimensioni dell’economia delle
attività con particolare attenzione ai modelli di diffusione spaziale e alle dimensioni
locali dello sviluppo;
Geografia ambientale, che comprende il sistema di informazioni sulle risorse e i processi
del geo-ambiente, del manto vegetale e sulla qualità delle risorse idriche;
Geografia storica, che definisce attraverso il suo sistema di informazioni i requisiti dei
modelli interpretativi e gestionali del patrimonio culturale della Provincia;
Geografia dell’organizzazione dello spazio, che articola la conoscenza di sfondo dei
processi di organizzazione dello spazio secondo un ordine di geografie componenti:
la Geografia delle forme urbane; la Geografia dei servizi sociali e superiori; la
Geografia dei servizi di trasporto; la Geografia dei servizi di energia; la Geografia dei
servizi idrici; la Geografia dei servizi di smaltimento dei rifiuti solidi; la Geografia dei
servizi di telecomunicazione.
Le Ecologie
L’ecologia è una porzione del territorio che individua un sistema complesso di relazioni tra
processi ambientali e insediativi. Le ecologie contribuiscono ad indirizzare gli interventi
progettuali sul territorio coerentemente con i processi ambientali ed insediativi in atto. Questo
avviene attraverso una descrizione normativa incentrata sulle potenziali conseguenze delle
azioni di trasformazione del territorio, senza la prescrizione di usi consentiti predefiniti o
destinazioni funzionali. I contenuti delle ecologie, da un lato, descrivono l’ambito territoriale e
le sue relazioni più significative, dall’altro, evidenziano le criticità che possono derivare dalla
assenza di specifiche attenzioni ai processi (ambientali, insediativi, ecc.) su cui si regge il
funzionamento di un dato ambito territoriale.
Le ecologie del PUP/PTC sono:
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Ecologie geo-ambientali
Ecologie insediative
Ecologie agrario-forestali
Ecologie del patrimonio culturale.
Lo studio dei processi riconosce, all’interno delle Ecologie insediative e delle Ecologie geoambientali,
le componenti elementari che contribuiscono a caratterizzare l’ecologia stessa.
I Sistemi dell’organizzazione dello spazio
I Sistemi dell’organizzazione dello spazio, descrivono le linee guida per la gestione dei beni e
servizi pubblici e comprendono i sistemi dei servizi urbani ed i sistemi infrastrutturali
coerentemente con gli indirizzi e le opzioni culturali del PUP.
Rappresentano gli strumenti fondamentali dell’organizzazione urbana dello spazio
provinciale e servono come base per la creazione di nuovi assetti territoriali. I Piano articola i
seguenti Sistemi dell’organizzazione dello spazio:
Sistema della metodologia e della comunicazione
Sistema dei servizi sociali
Sistema dei servizi superiori
Sistema della mobilità e dei trasporti
Sistema dei servizi di telecomunicazioni
Sistema dei servizi energetici
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Sistema di gestione dei rifiuti
Sistema delle grandi strutture di vendita
Sistema delle risorse idriche: qualità e depurazione
Sistema approvvigionamento idrico potabile
Sistema dei beni e delle attività culturali
Sistema della agricoltura territoriale e della vegetazione
La Variante al PUP/PTC in adeguamento al PPR ha integrato e modificato il quadro dei
Sistemi del Piano vigente aggiornando ed integrando il Sistema delle grandi strutture
di vendita, il Sistema delle risorse idriche ed il Sistema approvvigionamento idrico
potabile. La Variante ha inoltre introdotto i seguenti nuovi Sistemi:
Sistema della difesa del suolo e dei dissesti idrogeologici
Sistema della trasformazione agraria
Sistema della gestione forestale e agroforestale
Sistema degli insediamenti turistico-ricettivi
Sistema degli insediamenti industriali e artigianali
Sistema della tutela della biodiversità e dell’ecosistema territoriale
I Campi del progetto ambientale
I Campi del progetto ambientale del territorio provinciale costituiscono aree territoriali
caratterizzate da risorse, problemi e potenzialità cui si riconosce una precisa rilevanza in
ordine al progetto del territorio. Essi sono delineati tramite una prima rappresentazione
spaziale di problemi comuni da affrontare attraverso un processo progettuale unitario
orientato da una serie di linee guida che emergono dalle geografie, ma che si specificano per
i singoli campi.
Il campo costituisce l’unità spaziale di base dell’Accordo di campo, che coinvolge i Comuni
interessati dal campo, ma che al tempo stesso può investire più campi tematici o
pluritematici.
Ad esempio, come risulta dalla relazione generale del PUP, “un campo del progetto
ambientale può essere quello dell’acqua, identificato non solo con i bacini e i sottobacini, ma
anche con lo spazio delle relazioni infrastrutturali esterne in cui si materializzano nodi cruciali
dell’iniquità nell’utilizzo delle risorse e della sottovalutazione delle potenzialità e coinvolge
diversi attori afferenti a differenti ambiti provinciali; questi possono cambiare non solo in
funzione del campo ma anche dell’ambito territoriale. L’accordo di campo intorno a questo
campo problematico potrebbe configurare una coerenza di comportamenti sulla gestione
delle risorse e dei processi di acquisizione e distribuzione promuovendo progetti di messa in
valore delle risorse in un ambito di equità territoriale e di perequazione ambientale condiviso
sia dai fornitori, sia dai fruitori. È proprio in questo ambito comunicativo che iniziano ad
apparire efficaci legami di interdipendenza con altri campi di risorse che fanno emergere
nuovi orizzonti di significati e promettenti prospettive per il progetto ambientale del territorio.
Superando ogni posizione legata ad uno zoning predefinito, il progetto del territorio
provinciale muove verso una posizione interpretativa e formativa indirizzata sulla
rappresentazione dei problemi e su ipotesi di soluzione non risolutive, ma legate alla
gestione dei processi significativi. In questo senso il progetto non è l’esito di un’azione in cui
il soggetto collettivo preesiste, ma lo strumento che promuove forme cooperative di azione in
cui i soggetti del territorio, assumendo obblighi reciproci, creano nuove forme di contrattualità
che innescano processi di costruzione di trame urbane e territoriali e progressivamente le
nuove figure socio-territoriali”.
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Il ruolo del piano è – in questo senso - quello di costruire una prima individuazione del
campo e degli attori, di presentare un ventaglio di soluzioni possibili e di favorire la
definizione di Accordi di campo ovvero l’insieme di regole condivise per realizzare attraverso
il progetto ambientale nuove ecologie territoriali.
Il piano individua una prima famiglia di campi del progetto, che vengono qui di seguito
elencati:
Campi della mobilità e dei trasporti;
Campi servizi superiori trasporto persone e merci;
Campi delle risorse energetiche;
Campi delle telecomunicazioni;
Campi dell'approvvigionamento idrico;
Campi delle risorse idriche;
Campi dei servizi sociali;
Campi della agricoltura e della zootecnia;
Campi dell’economia;
Campi dei beni culturali;
Campi del sistema di gestione dei rifiuti.
La Variante al PUP/PTC in adeguamento al PPR ha integrato e modificato i Campi
dell'approvvigionamento idrico ed i Campi delle risorse idriche.
Sono stati abrogati, il Campo della specializzazione Produttiva, facente parte dei Campi
dell’economia, poiché il suo contenuto appare oggi marginale in riferimento a quanto
sviluppato nell’ambito della progettazione integrata regionale. Sono stati inoltre
abrogati, I campi dei Beni Culturali denominati “Pianificazione Sovracomunale:
elaborati per il Patrimonio Culturale” e “Gestione delle aree e dei parchi archeologici,
e delle aree comprendenti architetture storico-monumentali” in quanto la nuova
stagione della pianificazione regionale (PPR, LR14/2006) di fatto ha rimesso in
discussione i termini fondanti i suddetti campi, integralmente sostituiti dal Campo
della promozione e gestione delle reti dei beni culturali della Provincia di Cagliari.
La Variante al PUP/PTC in adeguamento al PPR ha inoltre consentito di identificare
ulteriori Campi del progetto ambientale:
La Variante ha introdotto nuovi campi del progetto ambientale, di seguito elencati:
Campi della difesa del suolo e dei dissesti idrogeologici
Campo della promozione della rete ecologica provinciale
Campi della pianificazione degli insediamenti turistico-ricettivi
Campi della pianificazione degli insediamenti industriali e artigianali
Campi della riqualificazione e valorizzazione dei paesaggi
L’aggiornamento e revisione del PUP/PTC potrà consentire l’identificazione e definizione di
nuovi Campi del progetto ambientale così come altri attori del territorio.
L’Accordo di campo
Il PUP/PTC è stato concepito come un processo di servizio e coordinamento territoriale delle
azioni di pianificazione di rilievo intercomunale e provinciale. Ciò comporta la costruzione di
strumenti procedurali che permettano concretamente la condivisione e concertazione delle
scelte territoriali tra soggetti diversi. Questa attività di coordinamento della Provincia trova
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espressione nell’Accordo di Campo, il modello giuridico attraverso il quale diversi soggetti
territoriali concordano le regole di gestione degli ambiti di competenza del Piano.
Le previsioni del PUP/PTC trovano quindi realizzazione attraverso la stipula di Accordi
territoriali di pianificazione (Accordi di Campo), attraverso i quali il PUP/PTC si concretizza e
produce effetti sui processi di governo del territorio.
La Variante in adeguamento al PPR
L’approvazione da parte della Regione Sardegna del Piano Paesaggistico Regionale, redatto
in riferimento alla nuova disciplina paesaggistica introdotta dal Codice Urbani (decreto
legislativo 22 gennaio 2004, n. 42 e ss.mm.ii.), ha avviato in Sardegna un complesso
sistema di adeguamento degli strumenti di pianificazione urbanistica e territoriale di
competenza comunale e provinciale. Il PPR rappresenta il “principale strumento della
pianificazione territoriale regionale“, approvato dalla Regione Sardegna per il primo ambito
omogeneo, l’area costiera.
Il PPR prevede che il Piano Urbanistico Provinciale debba essere adeguato ai nuovi
contenuti paesaggistici ed alle nuove competenze introdotte dall’art. 106 della normativa del
PPR, che richiama la legge 12 giugno 2006, n. 9 “Conferimento di funzioni e compiti agli Enti
Locali”. Lo stesso articolo stabilisce che “entro sei mesi dalla pubblicazione nel BURAS del
PPR, le Province adeguano i propri piani urbanistici alle sue disposizioni, previsioni, e
prescrizioni, al fine di conferire contenuti paesaggistici alla pianificazione provinciale”.
La Provincia di Cagliari, a seguito dell’approvazione del PPR, ha avviato il processo di
adeguamento del PUP/PTC al modificato quadro normativo; con deliberazione G.P. 18 del
02/061/2007 è stato approvato il Piano Metodologico-operativo, per l’aggiornamento,
adeguamento e sviluppo del PUP/PTC.
L’iter di elaborazione della Variante al PUP/PTC si è concluso con l’approvazione della
stessa con Deliberazione del C.P. n. 44 del 04/07/2011 ed è attualmente in fase di verifica di
coerenza presso il CTRU.
La Variante al Piano Urbanistico Provinciale/Piano Territoriale di Coordinamento si configura
come una prima fase di aggiornamento e revisione del Piano avviando l’adeguamento del
Piano al Piano Paesaggistico regionale. Questa prima Variante riguarda unicamente il
territorio costiero provinciale, così come individuato dal primo ambito omogeneo del PPR.
Rispettando l’approccio metodologico e la struttura dei dispostivi di Piano, la Variante
apporta alcune integrazioni e modifiche finalizzate a rafforzare i contenuti paesaggistici e
consolidare il ruolo di coordinamento territoriale del Piano.
La Variante al PUP/PTC seleziona alcuni aspetti previsti dall’art. 106 della normativa
paesaggistica, ritenuti prioritari in riferimento al processo di adeguamento degli strumenti di
pianificazione comunale, in particolare:
individuazione degli ambiti per la pianificazione dei nuovi insediamenti turistico-ricettivi
(punto 10, art. 106 NTA del PPR);
individuazione degli ambiti per la pianificazione dei nuovi insediamenti produttivi (punto
10, art. 106 NTA del PPR);
definizione degli interventi di prevenzione dei rischi, difesa del suolo e sicurezza degli
insediamenti (punto 3, lett. a, art. 106 NTA del PPR);
individuazione e disciplina dei corridoi ecologici al fine di costruire una rete tra le aree
protette (punto 6 e 7, art. 106 NTA del PPR);
precisazione degli ambiti paesaggistici di rilievo sovracomunale e promozione della
riqualificazione e valorizzazione dei paesaggi (punto 11, art. 106 NTA del PPR).
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La Variante effettua inoltre alcune modifiche e abrogazioni riguardanti contenuti specifici dei
dispositivi del PUP/PTC, in riferimento all’evoluzione del quadro normativo e alla modifica
dell’ambito territoriale provinciale, così come rivisti dalla LR 9/2001.
Pianificazione dei nuovi insediamenti turistico ricettivi
Il Sistema degli insediamenti turistico-ricettivi descrive le linee guida per la definizione di
scenari di sviluppo turistico sostenibile e per la pianificazione degli insediamenti turisticoricettivi,
coerentemente con gli indirizzi e le opzioni culturali del PUP/PTC; i campi
riconoscono differenti ambiti territoriali, aree caratterizzate da risorse, problemi e potenzialità
comuni, entro cui delineare strategie di sviluppo turistico sostenibile e programmare
l’eventuale localizzazione di nuovi insediamenti turistico ricettivi attraverso un processo
cooperativo.
Pianificazione dei nuovi insediamenti produttivi
Il “Sistema degli insediamenti produttivi industriali e artigianali” descrive le linee guida per la
pianificazione degli insediamenti industriali e artigianali, coerentemente con gli indirizzi e le
opzioni culturali del PUP/PTC; i “Campi della pianificazione degli insediamenti industriali e
artigianali” identificano ambiti territoriali, aree caratterizzate da risorse, problemi e
potenzialità comuni, entro cui il dimensionamento, la localizzazione, l’organizzazione e la
gestione di tali insediamenti dovrà avvenire in forma coordinata fra più comuni, con il
supporto o il coordinamento della Provincia.
Prevenzione dei rischi e difesa del suolo
La Variante sviluppa il “Sistema della difesa del suolo e dei dissesti Idrogeologici” con
schede di Campo, riferite agli 11 Distretti idrografici Provinciali, riguardanti il territorio della
Provincia. I Campi sono stati sviluppati sulla base di una metodologia operativa e
sperimentale utile alla definizione di obiettivi, strategie e azioni finalizzate alla prevenzione
dei rischi geologici. L’individuazione dei Distretti Idrografici Provinciali e dei relativi Campi è
fondata sul principio della gestione integrata del Distretto e del Subdistretto idrografico,
inteso come sistema territoriale unitario di riferimento per la attuazione di interventi di rilievo
sovracomunale nella difesa del suolo e nella prevenzione dei dissesti idrogeologici connessi
a fenomeni di instabilità dei versanti, alluvioni ed erosione costiera.
Tutela ambientale e rete ecologica
L’introduzione del “Sistema della tutela della biodiversità e dell’ecosistema territoriale” e dei
“Campi della promozione della rete ecologica provinciale” propone l’avvio di un processo di
progressiva definizione e costruzione della rete ecologica su scala provinciale; la strategia
operativa consiste nell’adozione di una procedura incrementale che, partendo da una prima
prefigurazione preliminare di tale schema reticolare, possa progressivamente integrare
analisi e interpretazioni locali.
Nell’ambito della proposta di schema di rete sono considerate, tra le componenti nodali,
ambiti di specifica rilevanza naturalistica e ambientale, che vengono indicati come settori di
interesse provinciale ai fini della futura definizione e precisazione di possibili nuove aree di
tutela ambientale.
Ambiti paesaggistici e riqualificazione e valorizzazione dei paesaggi
La Variante ha introdotto il “Campo della riqualificazione e valorizzazione dei paesaggi” ed
ha prodotto apparati descrittivi e di orientamento progettuale con i quali la Provincia intende
promuovere una azione di cooperazione e integrazione territoriale.
Gli Ambiti di paesaggio sono stati precisati attraverso il riconoscimento di una loro
sottoarticolazione interna che è partita dai contenuti spaziali, descrittivi e normativi delle
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ecologie insediative ed ambientali del PUP/PTC. Per ciascuno dei subambiti che
compongono l'Ambito di paesaggio del PPR è stata prodotta una scheda nella quale si
trovano riferimenti descrittivi, riguardanti le principali relazioni e processi territoriali che
caratterizzano i subambiti, ed indicazioni normative, contenenti indicazioni su possibili
strategie di integrazione territoriale, sull'approccio da adottare per la gestione dei processi di
trasformazione in ambienti sensibili, sulle attenzioni da riservare a particolari contesti
territoriali.
La Variante individua inoltre ambiti, tematici e spaziali, per la pianificazione coordinata fra più
comuni (punto 12, art. 106 NTA del PPR) che assumono una specifica rilevanza per i diversi
aspetti trattati dall’art. 106: ambiti di riqualificazione e valorizzazione paesaggistica, ambiti di
pianificazione degli insediamenti produttivi o turistico ricettivi, unità marino litorali per gli
aspetti riguardanti i servizi di spiaggia, ambiti di interesse per la prevenzione dei rischi
geologici.
La Valutazione Ambientale Strategica della Variante al PUP/PTC
Il nuovo Testo Unico Ambientale (D.Lgs. 152/2006 e ss.mm.ii.), che recepisce la Direttiva
2001/42/CE (Direttiva VAS), prevede che debbano essere sottoposti a VAS tutti i piani e i
programmi che possono avere effetti significativi sull’ambiente e, in particolare, quelli che
appartengono a specifici settori, tra i quali è incluso quello della pianificazione territoriale.
I Piani Urbanistici Provinciali (PUP) e le loro varianti, pertanto, in quanto strumenti di
pianificazione dei territori provinciali, rientrano nel campo di applicazione della Direttiva e
devono essere sottoposti alla procedura di Valutazione Ambientale Strategica.
La Provincia di Cagliari, a seguito dell’approvazione del PPR, ha predisposto una prima
Variante al PUP/PTC in adeguamento al Piano Paesaggistico volta a definire una scansione
temporale coerente con il processo di revisione generale degli strumenti urbanistici comunali
selezionando gli aspetti capaci di rafforzare il ruolo di coordinamento territoriale di rilievo
intercomunale della pianificazione provinciale.
Questa prima Variante, estesa unicamente al territorio costiero, così come individuato dal
primo ambito omogeneo del PPR, è stata completata nel corso dei primi mesi del 2007,
adottata con Deliberazione del C.P. n. 81 del 10/12/2007 e poi approvata con Deliberazione
del C.P. n. 26 del 04/05/2009 e inviata al Comitato Tecnico Regionale per l’Urbanistica
(CTRU) per la verifica di coerenza, prima dell’entrata in vigore della parte seconda del D.Lgs.
152/2006, contenente il recepimento della Direttiva VAS e le procedure in materia di VIA e
VAS.
La fase di istruttoria tecnica ha fatto emergere la necessità di avviare la procedura di VAS e
di Valutazione di Incidenza Ambientale e di riaprire, quindi, l’iter di adozione e approvazione
della Variante stessa. L’Amministrazione Provinciale di Cagliari ha pertanto avviato
formalmente la procedura di Valutazione Ambientale Strategica della Variante al PUP/PTC in
data 22 dicembre 2009, ed ha provveduto all’aggiornamento della Variante al PUP/PTC ed
alla redazione del Rapporto Ambientale, adottati con Deliberazione del C.P. n. 37 del
12/04/2010 e presentati ai Soggetti competenti in materia ambientale ed al Pubblico
interessato durante la riunione svoltasi il 14/05/2010.
A seguito delle osservazioni presentate dai soggetti competenti in materia ambientale e dal
pubblico interessato, l’Amministrazione provinciale ha concluso nell’ottobre 2010 la fase di
valutazione degli effetti ambientali del Piano con la revisione e integrazione del Rapporto
Ambientale, poi inviato all’Autorità Competente in data 28/10/2010, e della Variante al
PUP/PTC sulla base delle osservazioni pervenute, il cui recepimento o diniego è stato
approvato con Deliberazione del C.P. n. 13 del 07/03/2011.
L’Autorità Competente ha quindi espresso, con Determinazione Dirigenziale n. 54 del 30
marzo 2011, parere motivato positivo sulla procedura di VAS.
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Poiché inoltre, ai sensi della Direttiva Comunitaria 92/43/CEE sulla salvaguardia degli habitat
naturali e seminaturali, si è reso necessario assoggettare la Variante al PUP/PTC alla
procedura di Valutazione di Incidenza Ambientale, i documenti di Piano, accompagnati da
apposita relazione, di cui all’art. 5 del D.P.R. 8 settembre 1997 n. 357 e s.m.i., sono stati
inviati al SAVI, il 31/01/2011, che, con Determinazione n. 5116/121 del 09/03/2011, ha
espresso giudizio positivo.
La Variante al PUP/PTC, accompagnata dal Rapporto Ambientale e dal parere motivato, è
stata approvata con Deliberazione del C.P. n. 44 del 04/07/2011 ed è attualmente in fase di
verifica di coerenza presso il CTRU.
Il PUP/PTC e la pianificazione di settore
Il Piano Urbanistico Provinciale/Piano Territoriale di Coordinamento rappresenta il principale
strumento di pianificazione di competenza provinciale ed il quadro di riferimento,
coordinamento ed indirizzo per gli strumenti di pianificazione di settore e per la pianificazione
urbanistica comunale.
Attraverso la definizione di normative di coordinamento e l’identificazione degli elementi
fondamentali dell’assetto del territorio provinciale, il PUP/PTC ha il compito di precisare
obiettivi, indirizzi e strategie attuative specificamente rivolti alla pianificazione di settore cui è
affidato il compito di tradurli in azioni concrete, coerentemente con la visione territoriale e
d’area vasta del Piano.
Il PUP/PTC, configurandosi come uno strumento di pianificazione di supporto e di indirizzo
alla redazione di piani di settore, ha rappresentato lo sfondo conoscitivo, metodologico,
concettuale e normativo per la redazione di alcuni strumenti di pianificazione da parte
dell’Ufficio del piano:
− Il Piano di Assetto Organizzativo dei Litorali (PAOL), redatto ai sensi dell’art. 16 L.R. n°
45/89 e della L.R. n. 28/93, è stato adottato con Deliberazione C.P. n.16 del 15.03.2005
e successivamente approvato con Deliberazione C.P. n. 38 del 26.06.2006. L’ambito di
efficacia del Piano, adottato per il territorio costiero dell’ex Provincia, è stato limitato ai
soli comuni costieri dell’attuale Provincia di Cagliari.
−
−
Il Piano per l’individuazione delle aree idonee e non idonee e relative procedure per la
localizzazione di impianti di trattamento e smaltimento dei rifiuti, redatto ai sensi dell’art.
20 D.Lgs. n. 22/97 (“Attuazione delle direttive CEE 91/56 sui rifiuti, 91/689 sui rifiuti
pericolosi e 94/62 sugli imballaggi e i rifiuti di imballaggio”) e s.m., approvato con
Deliberazione C.P. n. 50/2004.
Il Piano Provinciale di Urbanistica Commerciale, redatto in adempimento alla
deliberazione G.R. 29 dicembre 2000, n. 55/108 in attuazione del Decreto del Presidente
del Consiglio dei Ministri 6 ottobre 2000 (“Intervento sostitutivo nei confronti della
Regione Sardegna, per il mancato esercizio delle funzioni amministrative conferite dal
Decreto Legislativo 31 marzo 1998 n°114, art. 3 1, comma 1”); il Piano Provinciale di
Urbanistica Commerciale non è mai stato approvato in via definitiva dal Consiglio
provinciale.
Il Piano di Assetto Organizzativo dei Litorali
L’obiettivo generale del Piano di Assetto Organizzativo dei Litorali (PAOL) consiste nella
attivazione di un processo di Gestione Integrata delle Zone Costiere (GIZC), inteso come un
processo di integrazione equilibrato tra protezione e sviluppo del sistema costiero e delle sue
risorse, nel rispetto degli indirizzi e dei principi contenuti nel Piano Urbanistico Provinciale e
nella Raccomandazione del Parlamento Europeo in merito all’attuazione della GIZC/ICZM (n.
2002/413/CE del 30 maggio 2002).
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Il processo di gestione integrata adottato dal PAOL si basa su tre differenti approcci
strettamente interconnessi tra loro:
− approccio strategico: finalizzato ad interpretare le tendenze dei processi territoriali,
costruire visioni strategiche condivise circa l’evoluzione del territorio, coordinare le azioni
sulla base di obiettivi specifici condivisi, utilizzare metodi orientati a migliorare l’efficacia
delle azioni;
−
−
approccio cooperativo: finalizzato alla definizione di obiettivi e azioni di progetto tramite
forme di coinvolgimento e confronto tra gli attori locali;
approccio integrato: integrazione tra ambiti territoriali, tra politiche, tra ambiti giuridici e
decisionali, tra ambiti disciplinari, tra attori e reti decisionali.
Il Piano di Assetto Organizzativo dei Litorali della Provincia di Cagliari comprende al suo
interno alcuni dispositivi strumentali a supporto delle attività di gestione dei processi
territoriali:
−
−
−
i dossier d’ambito, rappresentano uno strumento interpretativo del territorio in esame e
contengono una preliminare individuazione degli orientamenti progettuali e degli obiettivi
socioeconomici e territoriali attesi, in relazione ad una prima prefigurazione di scenari
futuri. I dossier contengono inoltre gli orientamenti ed indirizzi progettuali funzionali al
perseguimento degli scenari di progetto individuati per singolo ambito territoriale, da
sottoporre, mediante la procedura di cooperazione tra tutti i soggetti territoriali coinvolti,
ad un processo di valutazione, verifica e condivisione;
le Schede comunali, costituiscono uno strumento di rappresentazione delle conoscenze
alla scala comunale, potenzialmente utili nelle attività di gestione dei processi territoriali;
la Procedura di cooperazione, strutturata sulla base del modello di cooperazione
proposto nell’ambito del dal PUP/PTC, che si delinea come strumento per l’attuazione di
piani, programmi e progetti per la Provincia di Cagliari di rilevanza sovralocale.
Il PAOL contiene inoltre una Normativa di Piano, comprendente: finalità e obiettivi del Piano;
gli ambiti territoriale costieri di riferimento; i riferimenti alla Normativa di coordinamento degli
usi e delle procedure del PUP/PTC; i campi del progetto ambientale individuati dal PAOL; i
modelli procedimentali e i manuali tecnici e metodologici.
Il Piano per l’individuazione delle aree idonee e non idonee per la localizzazione di
impianti di trattamento e smaltimento dei rifiuti
Il tema della localizzazione di impianti di trattamento e smaltimento dei rifiuti viene affrontato
attraverso l’utilizzo dei dispositivi spaziali e normativi del Piano Urbanistico Provinciale/Piano
Territoriale di Coordinamento Provinciale, il quale, configurandosi come strumento di
pianificazione di supporto e di indirizzo alla redazione di piani di settore, fornisce elementi
procedurali e tecnico-informativi che, rielaborati e opportunamente interpretati, costituiscono
lo scenario di riferimento per il progetto cooperativo.
L’obiettivo del Piano consiste nella definizione di procedure finalizzate all’individuazione di
aree idonee e non idonee per la localizzazione di impianti di trattamento e smaltimento di
rifiuti. Tali procedure rispondono sia alla necessità di rendere trasparente il processo
decisionale per la formulazione del parere di idoneità/non idoneità in merito ad una proposta
di localizzazione, dall’altra alla necessità di gestire l’intero processo (basato su un
orientamento delle analisi di riferimento alle proposte di localizzazione finalizzate
all’integrazione degli impianti con i contesti territoriali di riferimento) attraverso strumenti
progettuali e procedurali.
A tal fine è stata costruita una direttiva per la presentazione delle proposte di localizzazione.
La direttiva contiene l’esplicitazione di campi problematici in grado di evidenziare le possibili
interazioni tra i processi ambientali e insediativi osservati in specifici ambiti territoriali (le
Componenti Geoambientali e Insediative) e la tipologia di impianto che si propone di
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localizzare. Tale direttiva costituisce inoltre le basi per la definizione degli elementi che
potranno essere presi in considerazione nelle eventuali Valutazioni di Impatto Ambientale.
È stata inoltre definita una procedura che mira da una parte a richiamare una presa di
responsabilità di tutti i produttori di rifiuto verso il tema dell’ineluttabilità del processo di
trattamento e smaltimento dei rifiuti, dall’altra a innescare processi cooperativi per
l’individuazione di siti idonei attraverso il confronto tra i diversi attori, finalizzato alla
definizione di alternative di localizzazione e di criteri per la valutazione delle stesse.
Il piano si compone di materiali che fanno riferimento a modelli territoriali e dispositivi
procedurali così articolati:
−
−
i modelli territoriali e gli strumenti di indirizzo: aree soggette a vincolo escludente o
limitante; aree potenzialmente non idonee per caratteri ambientali; aree potenzialmente
idonee per caratteri ambientali e per caratteri insediativi corredate da schede di indirizzo
per la valutazione dei processi significativi - ambientali e insediativi - in relazione alla
localizzazione degli impianti;
i dispositivi procedurali: la procedura per l’applicazione della direttiva di indirizzo alla
presentazione delle proposte di localizzazione (procedura di verifica); la procedura per
l’avviamento e gestione di processi cooperativi per la localizzazione in presenza di più
alternative (procedura di cooperazione).
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QUADRO DI RIFERIMENTO TERRITORIALE
La nuova Provincia di Cagliari
La LR n. 9/2001 “Istituzione delle Province di Carbonia - Iglesias, del Medio Campidano,
dell’Ogliastra e di Olbia - Tempio” ha significativamente mutato numero e configurazione
delle circoscrizioni provinciali della Regione Sardegna, modificando sostanzialmente il
territorio della Provincia di Cagliari e di conseguenza l’ambito di riferimento del PUP/PTC.
L’attuale configurazione provinciale, che conta oggi 71 comuni contro i 109 della vecchia
configurazione provinciale, ha acquisito 13 comuni dalla vecchia Provincia di Nuoro,
appartenenti al Sarcidano ed alla Barbagia di Seulo, mentre ha ceduto alle nuove Province di
Carbonia - Iglesias e del Medio Campidano rispettivamente 23 e 28 comuni.
seulo
nurallao
sadali
villanovatulo
nuragus isili
serri nurri
gergei escolca
esterzili
vallermosa
siliqua
mandas
gesico
siurgus
selegas donigala
suelli
guasila
guamaggiore
ortacesus
senorbi'
s.basilio
pimentel
samatzai barrali s.andrea frius
nuraminis
donori
orroli
goni
silius
s.nicolo'
gerrei
escalaplano
ballao
armungia
villasalto
ussana
dolianova
villasor monastir
serdiana
burcei
s.sperate
decimoputzu
soleminis sinnai
decimomannu
sestu settimo s.pietro
villaspeciosa
selargius
maracalagonis
quartucciu
decimomannu
elmas
quartucciu
uta assemini
cagliari
quartu s.elena
villaputzu
s.vito
muravera
castiadas
assemini
capoterra
monserrato
sinnai
villasimius
sarroch
villa s.pietro
Legenda
teulada
pula
domusdemaria
Nuova Provincia di Cagliari
I nuovi comuni della Provincia di Cagliari
I vecchi comuni della Provincia di Cagliari
domusdemaria
L’attuale provincia ha un estensione di 4.570 km2 con una popolazione, riferita al 2010 di
563.180 abitanti, corrispondenti a circa 123 ab/km2. Rispetto alla vecchia configurazione
provinciale, che nel 2001 contava una popolazione di 759.872 abitanti, una estensione
territoriale di 6.895,39 km2 e una densità di 110,20 (abitanti/kmq), la provincia di Cagliari ha
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quindi complessivamente perso una popolazione di circa 200.000 abitanti e una superficie di
2.324 km2.
Il territorio del Sarcidano - Barbagia di Seulo
Il territorio del Sarcidano - Barbagia di Seulo occupa il settore settentrionale dell’ambito
provinciale di Cagliari e si estende lungo il vasto sistema orografico interno che dalle pendici
meridionali del massiccio del Gennargentu si sviluppa verso sud, giungendo fino ai rilevi del
Gerrei e all’innesto del sistema vallivo del basso Flumendosa.
L’ambito comprende l’ampio bacino idrografico del medio corso del Flumendosa che incide
con una profonda valle in direzione nord-sud l’intero territorio definendone la struttura
geografica.
L’ambito interessa i territori dei Comuni di Escalaplano, Escolca, Esterzili, Gergei, Isili,
Nuragus, Nurallao, Nurri, Orroli, Sadali, Serri, Seulo e Villanovatulo.
La popolazione residente del territorio è pari a 18.745 (al 31/12/2010) e una superficie totale
pari a 685,76 Kmq.
Tab. XX - Principali dimensioni dei comuni Sarcidano - Barbagia di Seulo
Comune
Popolazione
31/12/2010
Densità
(ab/Kmq)
Superficie
(Kmq)
Escalaplano 2.295 24,4 93,88
Escolca 622 42,3 14,72
Esterzili 743 7,4 100,78
Gergei 1.315 36,5 36,07
Isili 3.030 44,6 67,93
Nuragus 968 48,7 19,87
Nurallao 1.356 39,0 34,76
Nurri 2.299 31,1 73,90
Orroli 2.430 32,1 75,67
Sadali 928 18,6 49,88
Serri 686 35,9 19,13
Seulo 909 15,4 58,86
Villanovatulo 1.164 28,9 40,31
Totale 18.745 27,3 685,76
Fonte: Popolazione - Geodemo sito ufficiale ISTAT; Superficie - ISTAT 2009
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QUADRO DI RIFERIMENTO NORMATIVO
Il quadro di riferimento normativo descrive i principali provvedimenti legislativi vigenti a livello
regionale e nazionale riguardanti ruolo e ambiti di competenze della pianificazione
provinciale, nel quadro delle più ampie funzioni e dei compiti amministrativi conferiti all’Ente
provinciale alla luce della riforma del Titolo V parte seconda della Costituzione.
Natura e contenuti del PUP/PTC
La Legge Regionale 22 dicembre 1989 n. 45 “Norme per l'uso e la tutela del territorio
regionale” costituisce il principale riferimento normativo per la pianificazione urbanistica e
territoriale, definendo le principali funzioni ed i relativi ambiti di competenza dei diversi
strumenti di pianificazione.
Il quadro normativo nazionale, a seguito della emanazione della L.142/90, è stato precisato e
definito dal D.lsg. 112/98 e dal “Testo Unico delle leggi sull’ordinamento degli Enti locali”
267/2000. La riforma del Titolo V parte seconda della Costituzione ha configurato un nuovo
assetto del sistema delle autonomie territoriali, collocando gli Enti territoriali al fianco dello
Stato come elementi costitutivi della Repubblica.
Comuni, Province, Città Metropolitane, Regioni e Stato, nel rispetto del principio di
equiordinazione, hanno pari dignità, nel rispetto della diversità delle rispettive competenze: la
potestà legislativa è attribuita allo Stato e alle Regioni, mentre si riconosce a Comuni,
Province e Città Metropolitane la natura di enti autonomi con propri statuti, poteri e funzioni,
secondo quanto previsto dall’art. 114 della Costituzione.
Legge Regionale 45/89
L’art. 4 lett. b) della Legge urbanistica regionale prevede che “la Provincia, con il Piano
Urbanistico Provinciale esteso all'intero territorio o diviso in più ambiti, assicuri la coerenza
degli interventi alle direttive e vincoli regionali e ai piani territoriali paesistici”.
L’art. 16 precisa che la Provincia, con “il Piano Urbanistico Provinciale, redatto anche per
settori di intervento e nel rispetto della pianificazione regionale, individui specifiche normative
di coordinamento con riferimento ad ambiti territoriali omogenei:
−
−
−
−
−
−
per l’uso del territorio agricolo e costiero;
per la salvaguardia attiva dei beni ambientali e culturali;
per l’individuazione e la regolamentazione dell’uso delle zone destinate ad attività
produttive industriali, artigianali e commerciali di interesse sovracomunale;
per le attività ed i servizi che per norma regionale necessitano di coordinamento
sovracomunale;
per la viabilità di interesse provinciale;
per le procedure relative alla determinazione della compatibilità ambientale dei progetti
che prevedono trasformazioni del territorio”.
L’art. 4 della LR 45/89, nel definire gli ambiti di competenza degli strumenti urbanistici,
precisa alla lettera d) che il “Comune, con il piano urbanistico comunale o intercomunale,
(…) in conformità alle previsioni del piano urbanistico provinciale regola l'uso del territorio
agricolo e delle parti destinate allo sviluppo turistico e produttivo industriale - artigianale,
detta norme per il recupero e l'uso del patrimonio edilizio esistente, per una adeguata
dotazione di servizi sociali e di carattere infrastrutturale del territorio comunale”.
Decreto 112
Il Decreto Legislativo 31 marzo 1998, n. 112 "Conferimento di funzioni e compiti
amministrativi dello Stato alle regioni ed agli enti locali (...)" stabilisce il ruolo del Piano
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Territoriale di Coordinamento provinciale e le relazioni con i piani di tutela di settore; l’art. 57
riguardante la Pianificazione territoriale di coordinamento e pianificazioni di settore, stabilisce
che la “La regione, con legge regionale, prevede che il piano territoriale di coordinamento
provinciale di cui all'articolo 15 della legge 8 giugno 1990, n. 142, assuma il valore e gli effetti
dei piani di tutela nei settori della protezione della natura, della tutela dell'ambiente, delle
acque e della difesa del suolo e della tutela delle bellezze naturali sempreché la definizione
delle relative disposizioni avvenga nella forma di intese fra la provincia e le amministrazioni,
anche statali, competenti. (...) In mancanza dell'intesa di cui al comma 1, i piani di tutela di
settore conservano il valore e gli effetti ad essi assegnati dalla rispettiva normativa nazionale
e regionale”.
Decreto Legislativo 267/2000
Il Decreto Legislativo 18 agosto 2000, n. 267 “Testo Unico delle leggi sull’ordinamento degli
Enti locali”, disciplina l'esercizio delle funzioni ad essi conferite enunciando i principi che
costituiscono limite inderogabile per la loro autonomia normativa.
L’Articolo 20 del Testo Unico precisa i compiti di programmazione della provincia ed al
comma 2 definisce le competenze in materia di pianificazione: “La provincia (…) predispone
ed adotta il Piano Territoriale di Coordinamento che determina gli indirizzi generali di assetto
del territorio e (…) indica:
−
−
−
−
le diverse destinazioni del territorio in relazione alla prevalente vocazione delle sue parti;
la localizzazione di massima delle maggiori infrastrutture e delle principali linee di
comunicazione;
le linee di intervento per la sistemazione idrica, idrogeologica ed idraulico forestale ed in
genere per il consolidamento del suolo e la regimazione delle acque;
le aree nelle quali sia opportuno istituire parchi o riserve naturali".
Gli enti e le amministrazioni pubbliche, nell'esercizio delle rispettive competenze, si
conformano alle indicazioni contenute nei Piani Territoriali di Coordinamento delle Province.
La Provincia esercita il compito di accertare la compatibilità degli strumenti di pianificazione
comunale o di altri enti e amministrazioni pubbliche con le previsioni del Piani Territoriali di
Coordinamento.
Il Decreto legislativo delega alla legge regionale le procedure di approvazione, nonché le
norme che assicurino il concorso dei comuni alla formazione dei Piani Territoriali di
Coordinamento.
Funzioni e compiti della Provincia
Decreto Legislativo 267/2000
Il Capo II del Decreto Legislativo 267/2000 all’art. 19 definisce compiti e funzioni della
Provincia:
“Spettano alla provincia le funzioni amministrative di interesse provinciale che riguardino
vaste zone intercomunali o l'intero territorio provinciale nei seguenti settori:
a) difesa del suolo, tutela e valorizzazione dell'ambiente e prevenzione delle calamità;
b) tutela e valorizzazione delle risorse idriche ed energetiche;
c) valorizzazione dei beni culturali;
d) viabilità e trasporti;
e) protezione della flora e della fauna parchi e riserve naturali;
f) caccia e pesca nelle acque interne;
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g) organizzazione dello smaltimento dei rifiuti a livello provinciale, rilevamento, disciplina e
controllo degli scarichi delle acque e delle emissioni atmosferiche e sonore;
h) servizi sanitari, di igiene e profilassi pubblica, attribuiti dalla legislazione statale e
regionale;
i) compiti connessi alla istruzione secondaria di secondo grado ed artistica ed alla
formazione professionale, compresa l'edilizia scolastica, attribuiti dalla legislazione statale e
regionale;
l) raccolta ed elaborazione dati, assistenza tecnico-amministrativa agli enti locali.
La provincia, in collaborazione con i comuni e sulla base di programmi da essa proposti
promuove e coordina attività, nonché realizza opere di rilevante interesse provinciale sia nel
settore economico, produttivo, commerciale e turistico, sia in quello sociale, culturale e
sportivo”.
L’art. 20 definisce i compiti di programmazione della Provincia, la quale:
“a) raccoglie e coordina le proposte avanzate dai comuni, ai fini della programmazione
economica, territoriale ed ambientale della regione;
b) concorre alla determinazione del programma regionale di sviluppo e degli altri programmi
e piani regionali secondo norme dettate dalla legge regionale;
c) formula e adotta con riferimento alle previsioni e agli obiettivi del programma regionale di
sviluppo propri programmi pluriennali sia di carattere generale che settoriale e promuove il
coordinamento dell'attività programmatoria dei comuni”.
Inoltre la Provincia, come descritto in precedenza, “ferme restando le competenze dei
comuni ed in attuazione della legislazione e dei programmi regionali, predispone ed adotta il
Piani Territoriali di Coordinamento che determina gli indirizzi generali di assetto del territorio”.
La Legge Regionale 9/2006
La Regione Autonoma della Sardegna con l’approvazione della Legge Regionale 12 giugno
2006, n. 9, recante il “Conferimento di funzioni e compiti agli Enti Locali”, ha disciplinato,
nell'esercizio della propria potestà legislativa in materia di "Ordinamento degli enti locali e
relative circoscrizioni", il conferimento delle funzioni e dei compiti amministrativi agli enti
locali, in attuazione delle Norme di attuazione dello Statuto speciale della Regione Sardegna
e in coerenza con i principi della Costituzione nonché con le modifiche apportate al Titolo V
della parte seconda della Costituzione.
Il conferimento riguarda i seguenti settori organici di materie 2 :
a) sviluppo economico e attività produttive;
b) territorio, ambiente e infrastrutture;
c) servizi alla persona e alla comunità.
La Legge Regionale 9/2006 dispone ulteriori conferimenti di funzioni e competenze
specificando gli enti locali competenti, individuando altresì quelli che, richiedendo un
esercizio unitario, restano di competenza regionale.
Principi
I principi assunti dalla Regione per il conferimento delle funzioni e dei compiti agli enti locali
sono:
2 Settori definiti dal decreto legislativo 31 marzo 1998, n. 112 (Conferimento di funzioni e compiti amministrativi
dello Stato alle regioni ed agli enti locali, in attuazione del capo I della Legge 15 marzo 1997, n. 59).
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a) sussidiarietà;
b) idoneità dell'amministrazione destinataria a garantire l'effettivo esercizio delle funzioni;
c) ricomposizione unitaria delle funzioni tra loro omogenee e concentrazione organizzativa,
gestionale e finanziaria in capo ad un medesimo livello istituzionale;
d) differenziazione rispetto alle caratteristiche demografiche, territoriali e strutturali degli enti
destinatari delle funzioni e dei compiti;
e) attribuzione al comune, in base al principio di completezza, della generalità delle funzioni
e dei compiti amministrativi non riservati alla Regione e non conferiti espressamente agli
altri enti locali;
f) trasferimento delle risorse finanziarie, patrimoniali e umane per l'esercizio delle funzioni
amministrative;
g) autonomia organizzativa e regolamentare e responsabilità degli enti locali nell'esercizio
delle funzioni e dei compiti ad essi conferiti.
Funzioni delle Province
L’art. 5, comma 1 della Legge Regionale 9/2006 definisce le funzioni conferite alla Provincia,
la quale:
a) raccoglie e coordina le proposte avanzate dai Comuni, ai fini della programmazione
economica, territoriale ed ambientale della Regione;
b) concorre alla determinazione degli atti della programmazione regionale secondo norme
dettate dalla legge regionale;
c) formula e adotta, con riferimento alle previsioni e agli obiettivi degli atti della
programmazione regionale, propri programmi pluriennali, sia di carattere generale che
settoriale, e promuove il coordinamento dell'attività programmatoria dei Comuni.
Ferme restando le competenze dei Comuni, il comma 2 dell’articolo 5 stabilisce che la
Provincia predispone ed adotta gli atti di pianificazione territoriale di livello provinciale ai
sensi della legge regionale 22 dicembre 1989, n. 45 “Norme per l'uso e la tutela del territorio”
e successive modificazioni.
Le Province assumono funzioni e compiti che riguardano vaste zone intercomunali o l'intero
territorio provinciale nell'ambito delle seguenti materie:
a) difesa del suolo, tutela e valorizzazione dell'ambiente e prevenzione delle calamità;
b) tutela e valorizzazione delle risorse idriche ed energetiche;
c) valorizzazione dei beni culturali;
d) viabilità e trasporti;
e) protezione della flora e della fauna, parchi e riserve naturali;
f) caccia e pesca nelle acque interne;
g) organizzazione dello smaltimento dei rifiuti a livello provinciale;
h) rilevamento, disciplina e controllo degli scarichi delle acque e delle emissioni
atmosferiche e sonore;
i) servizi sanitari, d'igiene e profilassi pubblica;
l) compiti connessi all'istruzione secondaria di secondo grado ed artistica e alla formazione
professionale, compresa l'edilizia scolastica;
m) raccolta ed elaborazione di dati ed assistenza tecnico-amministrativa e, ove necessario,
economica e finanziaria, agli enti locali.
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Il trasferimento delle funzioni e competenze conferite alla Provincia è tuttavia subordinato
all’adeguamento della legislazione regionale a quanto previsto dall’art. 5 della LR 9/2006,
qualora non precisate nella stessa legge; in assenza di tali disposizioni restano ferme le
competenze attribuite dalle vigenti legislazioni (art. 5, comma 4).
Ulteriori competenze conferite alle Province sono precisate nei titoli successivi della Legge
Regionale n. 9/2006; di seguito si riportano gli aspetti che presentano una maggiore
attinenza con le tematiche connesse alla pianificazione territoriale provinciale:
−
−
−
−
−
−
−
−
−
−
funzioni di programmazione e di pianificazione per gli ambiti sovracomunali in materia di
aree industriali;
le Province concorrono alla determinazione degli atti di programmazione regionale in
materia di energia;
compiti e funzioni connesse alla individuazione del fabbisogno abitativo in ambito
provinciale;
protezione e osservazione delle zone costiere nell'ambito del territorio provinciale;
funzioni amministrative di interesse provinciale che riguardino vaste zone intercomunali o
l'intero territorio provinciale, in materia di aree naturali protette, definite dall'articolo 2
della Legge n. 394 del 1991, e specificate, per quanto concerne le funzioni
amministrative nelle aree naturali protette regionali, dall'articolo 22 della stessa legge;
qualora gli ambiti territoriali ottimali coincidono con il territorio provinciale, la Provincia
assicura la gestione unitaria dei rifiuti urbani e, sentiti i Comuni interessati, predispone i
relativi piani di gestione;
gli interventi di difesa del suolo e di prevenzione del rischio di frana e/o idrogeologico, ivi
compresa la pulizia e la manutenzione dei corsi d'acqua naturali o inalveati ricadenti nel
territorio provinciale;
le funzioni concernenti le determinazioni sul vincolo idrogeologico di cui al regio decreto
n. 3267 del 1923 (precedentemente esercitate dalle CCIAA), ai sensi del comma 17
dell'articolo 14 della legge regionale 22 aprile 2002, n. 7 (legge finanziaria 2002);
le funzioni amministrative di interesse provinciale che riguardano vaste zone
sovracomunali o l'intero territorio provinciale in materia di prevenzione delle calamità;
compiti e funzioni in ambito provinciale dell'attività di:
previsione e degli interventi di prevenzione dei rischi, stabiliti dai programmi e piani
regionali, con l'adozione dei connessi provvedimenti amministrativi;
predisposizione dei piani provinciali di emergenza sulla base degli indirizzi regionali;
vigilanza sulla predisposizione, da parte delle strutture provinciali di protezione civile, dei
servizi urgenti, anche di natura tecnica, da attivare in caso di eventi calamitosi di cui
alla lettera b) del comma 1 dell'articolo 2 della Legge n. 225 del 1992;
le Province e i Comuni, singoli o associati, concorrono alla programmazione regionale e
all'organizzazione e allo sviluppo del sistema regionale dei beni culturali e degli istituti
e luoghi della cultura.
Alcune delle funzioni e competenze affidate alla Provincia dalla LR 9/2006 possono
rappresentare temi strategici di interesse per la sfera di azione del PUP/PTC, quali ad
esempio l’individuazione del fabbisogno abitativo in ambito provinciale (art 39), la protezione
e osservazione delle zone costiere, la cooperazione tra enti locali ai fini della gestione
associata dei beni culturali, degli istituti e dei luoghi della cultura e dei relativi servizi.
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QUADRO DI RIFERIMENTO PROGRAMMATICO E DELLA PIANIFICAZIONE
Il Piano Paesaggistico Regionale
La Legge Regionale n. 8 del 2004 "Norme urgenti di provvisoria salvaguardia per la
pianificazione paesaggistica e la tutela del territorio regionale", recependo quanto stabilito
dal Codice dei beni culturali e del paesaggio (D.Lgs 22 gennaio 2004 n. 42), introduce il
Piano Paesaggistico Regionale (PPR) quale “principale strumento della pianificazione
territoriale regionale“ che assume i contenuti di cui all’art. 143 del D.Lgs. 42/2004. La stessa
Legge Regionale n. 8, la cosiddetta “legge salvacoste”, stabilisce la procedura di
approvazione del PPR.
Il 20 novembre 2005 la Regione Sardegna ha approvato la proposta di PPR ai sensi
dell'articolo 135 del D.Lgs 22 gennaio 2004 n. 42, nei termini previsti dalla LR n. 8/2004.
Con Delibera della Giunta Regionale n. 22/3 del 24 maggio 2006, in riferimento all’art. 2,
comma 1 della stessa LR n. 8/2004, il PPR è stato adottato per il primo ambito omogeneo,
l’area costiera.
La Giunta Regionale, a seguito delle osservazioni espresse dalla quarta Commissione
consiliare competente in materia di urbanistica, ha approvato in via definitiva il primo ambito
omogeneo del Piano Paesaggistico Regionale con Delibera n. 36/7 del 5 settembre 2006.
Il PPR è entrato in vigore con la pubblicazione nel Bollettino Ufficiale della Regione
Sardegna (BURAS) avvenuta l’8 settembre 2006; entro 6 mesi da tale data le Province
devono adeguare i propri PUP/PTC alle disposizioni del PPR.
Successivamente è stato avviato, da parte della Regione, un processo di confronto e
coinvolgimento attivo dei Comuni sui temi della pianificazione territoriale e paesaggistica e di
verifica puntuale delle problematiche legate all’attuazione del PPR ed al suo recepimento in
sede di pianificazione comunale.
Con Legge Regionale n. 4 del 23 ottobre 2009, la Regione ha inteso dare una prima risposta
alle esigenze manifestate dai territori in ordine alle problematiche della pianificazione
paesaggistica e urbanistica emerse nell’ambito delle conferenze territoriali, disponendo,
all’art. 11, che il PPR sia sottoposto ad aggiornamento e revisione dei contenuti descrittivi e
dispositivi, al fine di superare le più significative criticità e problematiche rilevate.
Il processo di revisione del PPR ha implicato l’attivazione del procedimento di VAS,
attualmente al termine della fase di scoping, durante la quale è stato redatto il Documento di
scoping e presentato ai Soggetti competenti in materia ambientale il 12 aprile 2011.
Finalità e principi del PPR
La RAS con il Piano Paesaggistico Regionale “riconosce i caratteri, le tipologie, le forme e gli
innumerevoli punti di vista del paesaggio sardo, costituito dalle interazioni della naturalità,
della storia e della cultura delle popolazioni locali, intesi come elementi fondamentali per lo
sviluppo, ne disciplina la tutela e ne promuove la valorizzazione”.
Il PPR assicura la tutela e la valorizzazione del paesaggio del territorio regionale e si pone
come quadro di riferimento e di coordinamento degli atti di programmazione e pianificazione
regionale, provinciale e locale, per lo sviluppo sostenibile del territorio.
Il PPR interessa l’intero territorio regionale e, mediante il suo contenuto descrittivo,
prescrittivo e propositivo, persegue le seguenti finalità:
−
−
preservare, tutelare, valorizzare e tramandare alle generazioni future l’identità
ambientale, storica, culturale e insediativa del territorio sardo;
proteggere e tutelare il paesaggio culturale e naturale e la relativa biodiversità;
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−
assicurare la salvaguardia del territorio e promuoverne forme di sviluppo sostenibile, al
fine di conservarne e migliorarne le qualità.
I principi contenuti nel PPR, assunti a base delle azioni da attuare per il perseguimento dei
fini di tutela paesaggistica, costituiscono il quadro di riferimento e coordinamento per lo
sviluppo sostenibile del territorio regionale.
Efficacia e ambito di applicazione
Il Piano Paesaggistico Regionale ha contenuto descrittivo, prescrittivo e propositivo ed
articola due principali dispositivi di piano. Gli Ambiti di Paesaggio, in cui convergono fattori
strutturali naturali e antropici, contenuti nella Parte I, Titolo secondo, relativo alla disciplina
generale del PPR; l’Assetto territoriale, articolato in ambientale, insediativo e storicoculturale,
contenuto nella Parte II delle norme del piano.
Le disposizioni del PPR sono cogenti per gli strumenti urbanistici dei Comuni e delle
Province e sono immediatamente prevalenti sulle disposizioni difformi eventualmente
contenute negli strumenti urbanistici. Il PPR interessa l’intero territorio regionale sebbene
l’attuale livello di elaborazione ed efficacia del Piano riguardi il primo ambito territoriale
omogeneo, l’area costiera, così come individuata dagli Ambiti di paesaggio costieri
identificati dal Piano stesso.
Per quanto attiene alla tutela del paesaggio, le disposizioni del PPR sono comunque
prevalenti sulle disposizioni contenute negli altri atti di pianificazione ad incidenza territoriale
previsti dalle normative di settore, comprese quelle degli enti gestori delle aree protette,
qualora siano meno restrittive.
Gli enti locali e gli enti gestori delle aree protette hanno l’obbligo di adeguare i rispettivi
strumenti di pianificazione e programmazione alle previsioni del PPR, specificandone ed
integrandone i contenuti.
Attuazione del Piano Paesaggistico Regionale
Le previsioni contenute nel Piano Paesaggistico Regionale si attuano attraverso:
−
la pianificazione provinciale e comunale;
− i Piani delle aree protette di cui all’articolo 145, comma 4, del D. Lgs. 157/2006;
−
le intese tra Regione, Province e Comuni interessati.
Le intese tra Regione, Province e Comuni sono orientate alla definizione di azioni strategiche
preordinate a disciplinare le trasformazioni ed il recupero urbanistico del territorio e ad
indirizzare gli interventi ammissibili verso obiettivi di qualità paesaggistica basati sul
riconoscimento delle valenze storico culturali, ambientali e percettive dei luoghi.
Gli obiettivi di tutela paesaggistica, a cui è diretta l’azione dei poteri pubblici per la
conservazione, tutela, mantenimento, miglioramento o ripristino dei valori riconosciuti
all’interno degli ambiti di paesaggio, sono perseguiti attraverso la definizione di un “Quadro
delle azioni strategiche”, di cui all’art. 7, delle Norme di Attuazione del PPR.
La Legge Regionale 23 ottobre 2009, n. 41, ha previsto specifiche norme in materia di
pianificazione paesaggistica. L’art. 12 è volto alla promozione di programmi, piani e progetti
di valenza strategica per lo sviluppo del territorio in un'ottica di sostenibilità ambientale e
paesaggistica. La Regione, le province e i comuni, anche con il concorso di altri soggetti
pubblici e privati, individuano ed attivano programmi, piani e progetti, capaci di incidere
significativamente sul sistema economico-sociale, sull'organizzazione del territorio e sulla
valorizzazione paesaggistico-ambientale.
In particolare gli interventi e i programmi di valenza strategica possono comprendere
operazioni di riassetto e riqualificazione degli insediamenti, anche costieri, e la realizzazione
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di parchi ecologico-ambientali e devono perseguire obiettivi di elevata qualità paesaggistica,
ecologico-ambientale e urbanistico architettonica.
Adeguamento della disciplina urbanistica provinciale (art. 106, NTA del PPR)
Il Piano Paesaggistico Regionale, ponendo in primo piano il tema della tutela e
valorizzazione del paesaggio, contribuisce a modificare contenuti e prospettive della
pianificazione urbanistica e territoriale. L’art. 106 della normativa paesaggistica descrive i
contenuti per l’adeguamento dei Piani Urbanistici Provinciali al PPR, precisando e ampliando
competenze già previste dal quadro normativo regionale ed in particolare dalla LR 45/89 e
dalla LR n. 9/2006 “Conferimento di funzioni ed obblighi agli Enti Locali”.
Le Province devono adeguare i propri Piani Urbanistici Provinciali alle disposizioni, previsioni
e prescrizioni del Piano Paesaggistico Regionale, al fine di conferire contenuti paesaggistici
alla pianificazione provinciale. L’art. 106 delle Norme di Attuazione del PPR descrive una
serie di indicazioni da recepire nel Piano Urbanistico Provinciale in adeguamento al Piano
Paesaggistico Regionale, attraverso le seguenti azioni:
1. acquisire (...) i dati e le informazioni necessarie alla costituzione del quadro conoscitivo
territoriale provinciale (…);
2. recepire i siti interessati da habitat naturali e da specie floristiche e faunistiche di interesse
comunitario e le relative tutele;
3. definire gli interventi di prevenzione dei rischi secondo gli indirizzi stabiliti da piani e
programmi regionali adottando discipline finalizzate (…):
a. alla difesa del suolo e alla sicurezza degli insediamenti, determinando, con particolare
riferimento al rischio geologico, idraulico e idrogeologico e alla salvaguardia delle risorse
del territorio, le condizioni di fragilità ambientale;
b. alla prevenzione e difesa dall'inquinamento atmosferico, acustico e di corpi idrici,
prescrivendo gli usi espressamente vietati in quanto incompatibili con le esigenze di
tutela;
c. alla prevenzione degli incendi, con particolare riferimento alle aree boschive urbane e
periurbane;
d. alla perimetrazione delle aree a rischio di incidente rilevante di cui al decreto legislativo
17 agosto 1999, n. 334;
4. indicare gli obiettivi generali, la strategia di tutela e di valorizzazione del patrimonio agroforestale
e dell’agricoltura specializzata (…);
5. riportare sulla cartografia i vincoli territoriali previsti da disposizioni di legge;
6. individuare e precisare gli ambiti di tutela per la formazione di parchi e riserve naturali di
competenza provinciale (…), da destinare a particolare disciplina (…);
7. individuare e disciplinare i corridoi ecologici al fine di costruire una rete di connessione tra
le aree protette, i biotopi e le aree naturali, i fiumi e le risorgive;
8. collaborare con i Comuni alla perimetrazione dei centri storici e degli immobili di notevole
interesse pubblico di valenza sovracomunale, alla individuazione di ville, complessi ed edifici
di pregio architettonico con le relative pertinenze e i contesti figurativi;
9. coordinare le iniziative comunali finalizzate alla localizzazione dei distretti produttivi;
10. individuare gli ambiti per la pianificazione dei nuovi insediamenti industriali, artigianali,
turistico-ricettivi e delle grandi strutture di vendita;
11. precisare gli ambiti paesaggistici di rilievo sovracomunale e promuovere la
riqualificazione e la valorizzazione dei paesaggi;
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12. individuare gli eventuali ambiti per la pianificazione coordinata tra più Comuni;
13. armonizzare i criteri di utilizzo e destinazione d’uso dei territori limitrofi di Comuni
confinanti.
I contenuti del PPR sollecitano la Provincia a sviluppare le proprie politiche territoriali
all’interno di un disegno complessivo di paesaggio, recependo i contenuti fondativi del PPR e
stimolando l’attivazione di progetti capaci di mettere in relazione il livello regionale alla scala
locale e sovralocale. Il recepimento dei contenuti e delle disposizioni del PPR all’interno del
PUP/PTC, congiuntamente alla rilevazione delle strategie e delle politiche locali, favorisce
pertanto l’attivazione di processi di pianificazione fondati sui caratteri e le peculiarità del
territorio. I nuovi contenuti paesaggistici della pianificazione provinciale richiamano tuttavia la
necessità di precisare e condividere con la Regione modalità tecniche e strategie attuative
del PUP/PTC.
Il Piano di Assetto Idrogeologico
Il Piano Stralcio di Bacino per l’Assetto Idrogeologico (PAI), è stato redatto dalla Regione
Sardegna ai sensi del comma 6 ter dell’art. 17 della Legge 18 maggio 1989 n. 183 e
ss.mm.ii., adottato con Delibera della Giunta Regionale n. 2246 del 21 luglio 2003, approvato
con Delibera n. 54/33 del 30 dicembre 2004 e reso esecutivo dal Decreto dell’Assessore dei
Lavori Pubblici n. 3 del 21 febbraio 2005. Successivamente, in esito alla emanazione della
legge regionale n. 4 del 11.05.2006, ai sensi dell’articolo 21 comma 4, con Decreto del
Presidente n. 67 del 10.07.2006, il PAI è stato approvato definitivamente e integralmente con
tutti i suoi elaborati descrittivi e cartografici. Successivamente, le Norme di Attuazione del
PAI sono state aggiornate e approvate con Decreto del Presidente della Regione Sardegna
n. 35 del 21 Marzo 2008.
Il PAI ha valore di piano territoriale di settore e, poiché persegue finalità di salvaguardia di
persone, beni ed attività dai pericoli e dai rischi idrogeologici, prevale su piani e programmi di
settore di livello regionale e infraregionale e sugli strumenti di pianificazione del territorio
previsti dall’ordinamento urbanistico regionale, secondo i principi indicati nella Legge n.
183/1989 “Norme per il riassetto organizzativo e funzionale della difesa del suolo”.
La legge n. 183/1989 all’art. 17 comma 4 mette in evidenza come il Piano di Assetto
Idrogeologico si configuri come uno strumento di pianificazione territoriale che “prevale sulla
pianificazione urbanistica provinciale, comunale, delle Comunità montane, anche di livello
attuativo, nonché su qualsiasi pianificazione e programmazione territoriale insistente sulle
aree di pericolosità idrogeologica”. Solo le norme d’uso stabilite per i parchi e le riserve
naturali nazionali, nonché le prescrizioni contenute nel Piano Paesaggistico Regionale
prevalgono sulle prescrizioni del PAI in materia di interventi strutturali e non strutturali nelle
aree di pericolosità idrogeologica media e moderata.
Il PAI, secondo quanto previsto dall’art. 67 del D.Lgs 152/2006, rappresenta un piano stralcio
del Piano di Bacino Distrettuale, che è esplicitamente finalizzato alla conservazione, alla
difesa e alla valorizzazione del suolo e alla corretta utilizzazione delle acque, sulla base delle
caratteristiche fisiche ed ambientali del territorio interessato; esso si propone, dunque, ai
sensi del D.P.C.M. del 29 settembre 1998, sia di individuare le aree su cui apporre le norme
di salvaguardia a seconda del grado di rischio e di pericolosità, sia di proporre una serie di
interventi urgenti volti alla mitigazione delle situazioni di rischio maggiore. A tal fine, il PAI si
articola in tre fasi:
- individuazione delle aree soggette a rischio;
- perimetrazione, valutazione dei livelli di rischio e definizione delle conseguenti misure di
salvaguardia;
- programmazione della mitigazione del rischio.
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Tra le elaborazioni cartografiche del PAI la "carta del rischio" fornisce il quadro dell'attuale
livello di rischio esistente sul territorio, mentre la "carta delle aree pericolose per fenomeni di
piena o di frana" consente di evidenziare il livello di pericolosità che insiste sul territorio
anche se attualmente non occupato da insediamenti antropici.
Le Norme di Attuazione dettano linee guida, indirizzi, azioni settoriali, norme tecniche e
prescrizioni generali per la prevenzione dei pericoli e dei rischi idrogeologici nel bacino
idrografico unico regionale e nelle aree di pericolosità idrogeologica e stabiliscono
rispettivamente interventi di mitigazione ammessi al fine di ridurre le classi di rischio e la
disciplina d’uso delle aree a pericolosità idrogeologica.
Piano Stralcio delle Fasce Fluviali
Il Piano Stralcio delle Fasce Fluviali (PSFF), redatto ai sensi dell’art. 17, comma 6 della
legge 19 maggio 1989 n. 183, quale Piano Stralcio del Piano di Bacino Regionale relativo ai
settori funzionali individuati dall’art. 17, comma 3 della L. 18 maggio 1989, n. 183, ha valore
di Piano territoriale di settore ed è lo strumento conoscitivo, normativo e tecnico-operativo
mediante il quale sono pianificate e programmate le azioni e le norme d’uso riguardanti le
fasce fluviali.
Il PSFF costituisce un approfondimento ed una integrazione del Piano di Assetto
Idrogeologico (PAI) funzionale a consentire, attraverso la delimitazione delle regioni fluviali e
la programmazione di azioni (opere, vincoli, direttive), il conseguimento di un assetto fisico
del corso d’acqua compatibile con la sicurezza idraulica, l’uso della risorsa idrica, l’uso del
suolo (ai fini insediativi, agricoli ed industriali) e la salvaguardia delle componenti naturali ed
ambientali.
Il Progetto di Piano Stralcio delle Fasce Fluviali (PSFF), predisposto sulla base delle “Linee
Guida per la redazione del Progetto di Piano Stralcio delle Fasce Fluviali” 3 successivamente
integrate dalla Direzione di Progetto e consulenza scientifica del PSFF attraverso la
predisposizione di alcune Integrazioni Metodologiche 4 , è stato adottato in via preliminare con
Delibera del Comitato Istituzionale dell’Autorità di Bacino della Regione Sardegna n. 1 del 31
marzo 2011.
La Delibera di adozione preliminare del Progetto di Piano, pubblicata per estratto nel
Bollettino Ufficiale della Regione Autonoma della Sardegna (BURAS) del 28 Aprile 2011, è
stata poi revocata dal Comitato Istituzionale dell'Autorità di Bacino con Deliberazione n. 1 del
23 giugno 2011 al fine di intraprendere una fase di confronto e di approfondimento delle
problematiche legate al Piano con le amministrazioni locali, attraverso l’avvio di una nuova
fase di adozione del Piano durante la quale l’Autorità di Bacino regionale indirà delle
conferenze istruttorie preliminari nel corso delle quali le amministrazioni locali e le
organizzazioni economiche e sociali interessate potranno presentare le loro osservazioni.
Altri piani e programmi di interesse
Di seguito viene riportata una prima identificazione dei Piani e dei Programmi regionali o
provinciali, ritenuti significativi per gli ambiti di competenza o interesse del PUP/PTC e per
l’ambito territoriale provinciale. La ricognizione degli strumenti di pianificazione e
programmazione è finalizzata a costruire un quadro d'insieme strutturato capace di fornire
obiettivi, strategie e azioni che, nel processo di elaborazione del nuovo PUP/PTC, possono
essere utili alla definizione di azioni o indirizzi per la pianificazione territoriale, coerentemente
con quanto previsto alla scala intercomunale, provinciale e regionale.
3 Le Linee guida sono state redatte dal Servizio del Suolo dell’Assessorato dei LL.PP. ed approvate con Delibera
di Giunta Regionale n. 48/11 del 30/12/2003”.
4 Allegato B alla delibera di adozione preliminare del Progetto di PSFF – Del. C.I. n. 1 del 31.03.2011.
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Di seguito viene riportata una prima identificazione dei Piani e dei Programmi regionali o
provinciali, ritenuti significativi per gli ambiti di competenza o interesse del PUP/PTC e per
l’ambito territoriale provinciale. La ricognizione degli strumenti di pianificazione e
programmazione è finalizzata a costruire un quadro d'insieme strutturato capace di fornire
obiettivi, strategie e azioni che, nel processo di elaborazione del nuovo PUP/PTC, possono
essere utili alla definizione di azioni o indirizzi per la pianificazione territoriale, coerentemente
con quanto previsto alla scala intercomunale, provinciale e regionale.
Patrimonio ambientale e naturalistico
- Piani di Gestione delle aree SIC e ZPS
Difesa del suolo e prevenzione rischi ambientali
- Piano di Gestione del Distretto Idrografico della Regione Sardegna
- Piano Stralcio di Bacino per l’utilizzo delle risorse idriche
- Piano di Tutela delle Acque
- Piano di Prevenzione, Conservazione e Risanamento della Qualità dell’Aria ambiente in
Sardegna
- Piano Regionale di Protezione Civile
- Piano Provinciale di Protezione Civile
Agricoltura e patrimonio agroforestale
- Piano Forestale Ambientale Regionale
- Programma di Sviluppo Rurale della Sardegna 2007-2013
Attività produttive, artigianali e commerciali
- Piano Regolatore Territoriale CACIP
- DUP Documento Unitario di Programmazione 2007/2013
- Programma Regionale di Sviluppo 2009-2013
- P.O.R. Sardegna “Competitività Regionale e Occupazione" Fondo Sociale Europeo
2007-2013
Insediamenti turistico ricettivi
- Piano Turistico Regionale
- Piano Regionale di Sviluppo Turistico Sostenibile
Servizi e infrastrutture territoriali e viabilità
- Piano Regionale dei Trasporti
- Piano Provinciale dei Trasporti
- Piano Provinciale dei Servizi Minimi di Trasporto
- Piano Energetico Ambientale Regionale
- Piano di Gestione dei Rifiuti della Regione Sardegna
- Piano di Gestione dei Rifiuti della Provincia di Cagliari
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QUADRO DI RIFERIMENTO STRATEGICO
Valutazione Ambientale Strategica e ruolo della Provincia
Quadro normativo di riferimento
La Valutazione Ambientale Strategica (VAS) è stata ufficialmente introdotta in ambito
europeo dalla Direttiva 2001/42/CE (Direttiva VAS) e recepita in Italia attraverso il nuovo
Testo Unico Ambientale (d.lgs. 152/2006), recentemente modificato, in particolare nella parte
seconda riguardante le procedure per la VAS e la Valutazione di Impatto Ambientale (VIA),
dal d.lgs. n. 4 del 16 gennaio 2008, entrato in vigore il 13 febbraio 2008.
In particolare l’art. 6 del d.lgs. 152/2006, così come modificato dal d.lgs. n. 4/2008, prevede
che debbano essere sottoposti a VAS, in generale, tutti i piani e i programmi che possono
avere effetti significativi sull’ambiente e, in particolare, quelli che appartengono a specifici
settori, tra i quali è incluso quello della pianificazione territoriale.
La Regione Sardegna non si è ancora dotata di una Legge Regionale in materia di VAS, pur
essendo in corso di predisposizione da parte dell’Assessorato della Difesa dell’Ambiente un
Disegno di Legge che regolamenti in maniera organica le procedure in materia di valutazione
di impatto ambientale (VIA), ai sensi della Direttiva 85/337/CEE, e di valutazione ambientale
strategica, ai sensi della Direttiva 42/2001/CE, coordinando le indicazioni a livello nazionale
con le norme regionali.
Ai fini dell’immediato recepimento dei contenuti del d.lgs. n. 152/2006, così come modificato
dal d.lgs. n. 4/2008, la Regione Sardegna ha proceduto alla sostituzione degli allegati A e B
della Deliberazione n. 5/11 del 15 febbraio 2005, contenenti le direttive per lo svolgimento
delle procedure di valutazione di impatto ambientale, con gli allegati A e B della
Deliberazione n. 24/23 del 23 aprile 2008, che ha inoltre introdotto, nell’allegato C, precise
disposizioni per l’attivazione delle procedure di VAS di competenza regionale, mentre
devono essere ancora predisposte le linee guida per le valutazioni strategiche di
competenza provinciale.
Con DPGR n. 66 del 28 aprile 2005, la competenza in materia di VAS è stata assegnata al
Servizio Sostenibilità Ambientale e Valutazione Impatti (SAVI) dell’Assessorato della Difesa
dell’Ambiente. Conseguentemente, la Giunta Regionale, con Deliberazione n. 38/32 del
02/08/2005, ha attribuito al predetto Servizio funzioni di coordinamento per l’espletamento
della VAS di piani e programmi.
Successivamente, con Legge Regionale n. 9 del 12 giugno 2006, sono state attribuite alla
Regione le funzioni amministrative non ritenute di livello nazionale relative alla valutazione di
piani e programmi di livello regionale o i cui effetti ambientali interessino i territori di due o più
province (art. 48), e alle Province quelle relative alla valutazione di piani e programmi di
livello comunale, sub-provinciale e provinciale (art. 49, così come modificato dal comma 19
dell’art. 5 della L.R. n. 3/2008).
In recepimento di tale norma, la Regione ha mantenuto in capo all’Assessorato della Difesa
dell’Ambiente - Direzione Generale della Difesa dell’Ambiente - Servizio Sostenibilità
ambientale, Valutazione impatti e Sistemi informativi (SAVI) le competenze relative
all'esecuzione dei procedimenti di Valutazione Ambientale Strategica, mentre la Provincia di
Cagliari, con Delibera della Giunta Provinciale n° 95 del 15 maggio 2007, le ha incardinate
nel settore Ecologia e Protezione Civile dell'Assessorato all'Ambiente e della Difesa del
Territorio.
A seguito dell’entrata in vigore del PPR, il servizio SAVI dell’ Assessorato della Difesa
dell’ambiente della Regione Sardegna ha però elaborato, a novembre del 2009, le “Linee
Guida per la Valutazione Ambientale Strategica dei Piani Urbanistici Comunali”, in
affiancamento e ad integrazione delle linee guida elaborate dall’Assessorato dell’Urbanistica
per l’adeguamento dei PUC al PPR per quanto riguarda specificatamente l’applicazione della
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procedura di VAS all’interno del processo di adeguamento dei PUC al PPR. Tali linee guida
rappresentano il principale riferimento metodologico, a livello regionale, per l’attuazione della
procedura di VAS agli strumenti di pianificazione e programmazione, pertanto il processo di
VAS della variante al PUP/PTC in adeguamento al PPR è stato sviluppato sulla base delle
indicazioni in esse riportate.
Sfondo concettuale: principi e obiettivi
La Valutazione Ambientale Strategica è definita nel Manuale UE come “un processo
sistematico inteso a valutare le conseguenze sul piano ambientale delle azioni proposte -
politiche, piani o iniziative nell'ambito di programmi nazionali, regionali e locali – ai fini di
garantire che queste siano incluse e affrontate, alla pari delle considerazioni di ordine
economico e sociale e in modo adeguato, fin dalle prime fasi del processo decisionale”.
Essa nasce quindi dall’esigenza, sempre più radicata sia a livello comunitario sia nei singoli
Stati membri, che nella promozione di politiche, piani e programmi, destinati a fornire il
quadro di riferimento di attività di progettazione, insieme agli aspetti sociali ed economici,
vengano considerati anche gli impatti ambientali.
La tematica ambientale assume così un valore primario e un carattere di assoluta
trasversalità nei diversi settori oggetto dei piani, con il preciso intento di definire strategie
settoriali e territoriali capaci di promuovere uno sviluppo realmente sostenibile. Si è infatti
compreso che l’analisi delle ripercussioni ambientali applicata al singolo progetto (propria
della Valutazione d’Impatto Ambientale) e non, a monte, all’intero programma, non permette
di tenere conto preventivamente di tutte le alternative possibili. La VAS si inserisce così
all'interno del sistema dinamico di programmazione-valutazione degli interventi, con la finalità
di verificarne la coerenza gli indirizzi della programmazione e pianificazione sovraordinata e
la rispondenza con gli obiettivi dello sviluppo sostenibile, tenendo conto dei vincoli ambientali
esistenti e della diretta incidenza degli stessi interventi sulla qualità dell'ambiente.
La funzione principale della VAS è pertanto quella di valutare anticipatamente la sostenibilità
e le conseguenze ambientali delle decisioni di tipo strategico. La valutazione riguarda quindi i
processi di formazione di piani, programmi e politiche rispetto ai quali costituisce uno
strumento di aiuto alla decisione che, integrando in modo sistematico le considerazioni
ambientali nella loro fase di elaborazione, sia in grado di rafforzare le istituzioni e indirizzarle
verso una politica di sviluppo sostenibile.
L’elaborazione della VAS rappresenta, sia per il proponente che per il decisore, uno
strumento di supporto per la formazione delle scelte di pianificazione, fornendo, mediante la
determinazione dei possibili impatti delle azioni prospettate, opzioni alternative rispetto al
raggiungimento di un obiettivo. In sostanza la VAS diventa per il piano/programma,
elemento:
- costruttivo
- valutativo
- gestionale
- di monitoraggio.
Quest’ultima funzione di monitoraggio rappresenta uno degli aspetti innovativi introdotti dalla
Direttiva 2001/42/CE, finalizzato a controllare e contrastare gli effetti negativi imprevisti
derivanti dall’attuazione di un piano o programma e adottare misure correttive al processo in
atto.
La VAS introduce inoltre, nel processo di elaborazione di piani e programmi, i criteri di
partecipazione, tutela degli interessi legittimi e trasparenza nel processo di valutazione
attraverso il coinvolgimento delle autorità che, per le loro specifiche competenze ambientali,
possano essere interessate agli effetti sull’ambiente dovuti all’applicazione di piani e
programmi, e del pubblico che in qualche modo risulta interessato all’iter decisionale.
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Riguardo ai contenuti, la VAS prevede:
- l'elaborazione di un Rapporto Ambientale, descrittivo dello stato dell’ambiente, la cui
impostazione è organizzata per evidenziare quali temi o contesti richiedano specifiche
attenzioni da parte del Piano finalizzato alla trasformazione e/o gestione del territorio.
L’analisi ambientale del contesto, accompagnata dalla analisi degli strumenti di
pianificazione e programmazione rilevanti nel processo di elaborazione del Piano, ha
quindi il compito di indirizzare le scelte di Piano, attraverso la definizione degli obiettivi e
delle strategie di sviluppo per l’ambito territoriale di riferimento, e di individuare le diverse
alternative possibili valutando gli effetti della loro attuazione sull’ambiente. Il processo di
redazione del Rapporto Ambientale risulta quindi contestuale allo stesso processo di
elaborazione della proposta di Piano, favorendo il raggiungimento di scelte di Piano
costruite attorno a conoscenze territoriali condivise fra i diversi soggetti territorialmente
competenti.
- la consultazione delle Autorità competenti in materia ambientale. La procedura di VAS
integra le attività di cooperazione proprie del processo di pianificazione, attraverso
momenti di consultazione che prevedono il coinvolgimento delle Autorità competenti in
materia ambientale nel processo di elaborazione e valutazione della proposta di Piano, al
fine di integrarne gli obiettivi e le azioni coerentemente con i principi di sostenibilità
ambientale e di intesa tra i diversi soggetti coinvolti. A partire da una base di conoscenze
e di assunzioni programmatiche condivise, la fase di consultazione permette infatti il
coinvolgimento delle Autorità competenti e dei soggetti territoriali interessati nella
elaborazione della proposta di Piano, guidandoli verso il raggiungimento di un accordo
sulle scelte di Piano.
- il coinvolgimento e l’informazione del Pubblico e del Pubblico Interessato. La procedura
di VAS integra le attività di informazione e partecipazione proprie del processo di
pianificazione attraverso momenti di coinvolgimento del pubblico e del pubblico
interessato nel processo di elaborazione e valutazione della proposta di Piano, al fine
ampliare la condivisione e la consapevolezza circa le scelte operate dalla specifica
proposta di Piano. La VAS accompagna il Piano, fin dalla sua prima stesura, prevedendo
lo svolgimento di molteplici iniziative di informazione, costruzione e condivisione di
conoscenze sul territorio, al fine di operare delle scelte entro un contesto di coerenza
ambientale, sociale e partecipativa.
Competenze provinciali in relazione alla VAS
Sulla base del quadro normativo di cui sopra si evince che i Piani Urbanistici Provinciali/Piani
Territoriali di Coordinamento (PUP/PTC) e i Piani Urbanistici Comunali (PUC) come le loro
varianti, in quanto strumenti di pianificazione del territorio, rientrano nel campo di
applicazione della Direttiva e sono pertanto subordinati allo svolgimento del processo di
VAS.
Poiché, come detto, con la LR 9/2006 alle Province sono state attribuite le competenze
amministrative relative alla valutazione di piani e programmi di livello comunale, subprovinciale
e provinciale, all’interno delle procedure di VAS dei PUC e, più in generale, dei
Piani di livello comunale e sub-provinciale, la Provincia svolge il ruolo sia di Autorità
competente sia di Soggetto competente in materia ambientale, mentre, nello specifico caso
del PUP/PTC e dei Piani provinciali in genere, anche di Autorità proponente.
Implicazioni strategiche
Le innovazioni procedurali e di interazione e consultazione fra enti territoriali introdotte dalla
Valutazione Ambientale Strategica (VAS), offrono l’opportunità di qualificare e rafforzare il
ruolo della Provincia e del PUP/PTC nei processi di pianificazione e coordinamento
territoriale e d’area vasta. In particolare le competenze e le funzioni affidate alla Provincia,
quale Autorità competente e Soggetto competente in materia ambientale nell’ambito delle
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procedure di VAS dei Piani Urbanistici Comunali e delle loro varianti, rappresentano un
elemento strategico di rinnovamento nelle pratiche tecnico-amministrative di gestione dei
processi di elaborazione e valutazione degli strumenti di pianificazione e programmazione,
che possono contribuire a qualificare e rafforzare il ruolo e l’autorevolezza delle
amministrazioni provinciali.
Poiché inoltre la VAS prevede di esplicitare la coerenza della proposta di Piano con gli altri
Piani e Programmi di riferimento, il PUP/PTC, che deve essere considerato esplicitamente
per la verifica di coerenza esterna dei PUC, svolge un ruolo di indirizzo fondamentale per le
scelte pianificatorie e di gestione del territorio alla scala comunale e intercomunale. Le
attività di consultazione, previste nell’ambito della procedura di VAS dei PUC, prevedono
inoltre specifici momenti di confronto fra Autorità proponente/procedente ed i Soggetti
competenti in materia ambientale, fra i quali la Provincia e gli Assessorati competenti.
Nel contesto della presente trattazione, preme quindi evidenziare le implicazioni strategiche
connesse alle procedure di valutazione dei PUC ed al ruolo specifico svolto
dall’Amministrazione Provinciale; tali innovazioni possono infatti qualificare il ruolo di
coordinamento del PUP/PTC e della Provincia nei processi di pianificazione urbanistica e
territoriale e favorire, nell’ambito di un quadro strutturato di riferimento normativo, il dialogo e
la condivisione di scelte strategiche di rilievo urbanistico e territoriale in un’ottica di leale
collaborazione tra Comuni e Provincia.
In questo senso lo stesso Piano Urbanistico Provinciale/Piano Territoriale di Coordinamento
può rafforzare l’efficacia delle proprie azioni di coordinamento, qualificando la propria
strategia attuativa attraverso la definizione di obiettivi e indirizzi rivolti alla pianificazione
urbanistica comunale, quale specifico riferimento per la valutazione di coerenza esterna degli
obiettivi e delle azioni promossi a livello locale.
Il Piano Strategico Provinciale e le interazioni con il PUP/PTC
L’avvio del processo di pianificazione strategica da parte della Provincia di Cagliari vuole
costituire un riferimento capace di prefigurare prospettive di coordinamento territoriale delle
numerose iniziative avviate e da avviarsi nella pianificazione e nella programmazione
economica e territoriale.
La Provincia ha promosso il proprio ruolo attivo nel processo di pianificazione strategica
attraverso:
− Il diretto coinvolgimento nell’ambito del processo di pianificazione strategica
intercomunale avviato dai 16 comuni dell’Area vasta cagliaritana;
−
l’avvio del processo di elaborazione di un Piano Strategico Provinciale esteso all’intero
territorio della Provincia.
La pianificazione strategica dell’area vasta di Cagliari
La pianificazione strategica delle aree urbane della Sardegna prende avvio con il
conferimento da parte del CIPE delle risorse del Fondo per le Aree Sottoutilizzate (FAS) alle
regioni del Mezzogiorno per la pianificazione strategica. Queste risorse sono state integrate
dalla Regione Autonoma della Sardegna, mediante la programmazione delle risorse del POR
Sardegna (Misura 5.1 - azione 5.1e) avviando la stagione di pianificazione strategica per le
principali aree urbane dell’isola, individuando quali beneficiari delle risorse 28 Comuni della
Sardegna, 16 dei quali appartenenti all’area urbana e alla Provincia di Cagliari.
La pianificazione strategica dei Comuni si è svolta su due livelli coordinati, che riguardano
l’elaborazione del piano strategico comunale e del piano strategico intercomunale.
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I Sindaci dei 16 Comuni dell’area vasta cagliaritana 5 , interessati alla pianificazione strategica
intercomunale hanno sottoscritto un protocollo d’Intesa in data 13 dicembre 2005 per
l’elaborazione del Piano Strategico Intercomunale, approvando un “Piano metodologico,
economico e amministrativo”, contenente la proposta tecnico istituzionale ed economico
amministrativa per la gestione del processo di elaborazione del Piano, corredata dagli atti
formali di accordo sottoscritti dai sindaci dei comuni coinvolti.
L’Amministrazione Provinciale di Cagliari è stata successivamente coinvolta nell’ambito del
processo di pianificazione strategica intercomunale, avviato dai 16 comuni dell’area vasta
cagliaritana, sottoscrivendo un Protocollo di intesa con i 16 Sindaci dei Comuni interessati.
Il documento approvato dal Forum dei Sindaci 6 il 16 maggio 2007, denominato “Prima vision
strategica d’area vasta”, ha individuato alcuni argomenti critici ed ha selezionato le questioni
capaci di delineare alcuni assi strategici del Piano, su cui avviare la discussione a livello
d’area vasta. Le questioni strategiche individuate dal processo di pianificazione
intercomunale riguardano: Abitare, Mobilità, Ambiente urbano e ambiente naturale, Servizi.
I singoli Comuni dell’area vasta cagliaritana hanno concluso l’iter di elaborazione e
approvazione dei propri Piani Strategici Comunali mentre il Forum dei Sindaci dell’area vasta
cagliaritana non ha completato il percorso di elaborazione e approvazione di un documento
di pianificazione intercomunale capace di delineare comuni strategie d’area vasta e
coordinare sul territorio azioni e progetti condivisi.
La presenza della Provincia fra gli attori istituzionali coinvolti nella pianificazione strategica
dell’area vasta cagliaritana, può tuttavia facilitare l’individuazione e selezione delle linee
strategiche unificanti l’intera area urbana, capaci inoltre di connetterla con il resto della
Provincia montana e costiera.
Il percorso di pianificazione strategica provinciale e gli Accordi territoriali strategici
La Provincia ha in questi anni condotto la propria attività istituzionale e di supporto tecnico
istituzionale in relazione alle esigenze di programmazione e coordinamento delle istanze
espresse dai Comuni nel campo della pianificazione e programmazione territoriale.
A partire dal novembre 2007 la Provincia di Cagliari ha avviato un percorso di realizzazione
di un nuovo modello di Programmazione di medio periodo per lo Sviluppo Locale finalizzato
alla sottoscrizione di Accordi Strategici Territoriali (AST) con i comuni della provincia, le loro
Unioni e la Comunità Montana del Sarcidano, anche attraverso un coinvolgimento del
Partenariato Economico e Sociale. Questa attività, inquadrata nell’ambito della definizione
del Piano Strategico Provinciale, ne ha così indirizzato le scelte in termini di proposte per lo
Sviluppo delle Comunità Locali esterne all’Area Urbana di Cagliari.
Gli Accordi Strategici Territoriali (AST) sono al contempo uno strumento di programmazione
territoriale condivisa e una sperimentazione attiva di un nuovo metodo di governance locale
svolta attraverso la mobilitazione di una pluralità di soggetti pubblici e privati.
Gli Accordi Strategici Territoriali perseguono due finalità:
−
definire una Strategia di sviluppo di medio lungo periodo declinata in obiettivi e linee di
intervento territoriali, utili per poter sviluppare azioni specifiche coordinate fra loro e
finanziabili ai sensi degli attuali strumenti della Programmazione Unitaria 2007-2013;
5 La Misura 5.1 “Politiche per le aree urbane” del POR Sardegna 2000-2006 (Azione 5.1.e) ha selezionato 16
comuni appartenenti all’area vasta cagliaritana, finanziando l’elaborazione del Piano Strategico Comunale e
Intercomunale. I comuni appartenenti all’area vasta cagliaritana, così come individuati dalla Misura 5.1, sono:
Assemini, Cagliari, Capoterra, Decimomannu, Elmas, Maracalagonis, Monserrato, Pula, Quartu Sant’Elena,
Quartucciu, Sarroch, Selargius, Sestu, Settimo San Pietro, Sinnai, Villa San Pietro.
6 Il Forum dei Sindaci dell'area vasta rappresenta il luogo della gestione del processo, che garantisce il
conseguimento di una visione comune sui temi e le opzioni del Piano, definisce le regole della cooperazione
istituzionale e assicura pari dignità a tutti i partecipanti.
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dotarsi di strumenti di governance territoriale che consentano di rendere stabile ed
efficace, nel tempo, la collaborazione del Partenariato coinvolto.
Pianificazione territoriale e pianificazione strategica
Negli ultimi anni si è assistito al moltiplicarsi di pratiche di pianificazione territoriale,
urbanistica e ambientale in cui ricorrono caratteri di processualità e orientamento alla
definizione di politiche per il territorio, in un quadro di apertura dei processi decisionali alla
partecipazione e alla mobilitazione delle società locali e di sperimentazione progettuale ad
elevato contenuto strategico.
Alcuni di questi caratteri sono fondativi della prima concezione del Piano Urbanistico
Provinciale/Piano Territoriale di Coordinamento come “progetto ambientale del territorio”,
inteso come forma d’azione delle società locali che costruiscono una nuova prospettiva
territoriale assumendo l’ambiente – considerato non solo come ambiente fisico, ma come
unità di natura e storia e definito in questa accezione come paesaggio-ambiente – come
nucleo centrale delle attività di pianificazione.
Nel quadro strategico di riferimento che vede le aree urbane come nodo d’eccellenza per lo
sviluppo del territorio, la Provincia ha l’opportunità di svolgere un ruolo cruciale nel processo
di pianificazione strategica e territoriale, in particolare per quegli aspetti di valenza
intercomunale e sovracomunale, quale soggetto istituzionale capace di riconnettere in un
quadro di coerenze le prospettive per la città con le prospettive del territorio provinciale.
L’esercizio strategico delle competenze e delle azioni di coordinamento intercomunale negli
specifici campi di interesse selezionati dalla Provincia di Cagliari, si può praticare attraverso
la definizione di una strategia di sviluppo e governo del territorio provinciale che promuove
due distinti strumenti di mobilitazione dei differenti soggetti istituzionali:
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gli Accordi strategici territoriali, finalizzati alla definizione di forme di convergenza e
coordinamento istituzionale sui temi chiave dello sviluppo territoriale;
gli Accordi di campo, accordi territoriali di pianificazione attraverso i quali i differenti
soggetti territoriali concordano le regole d’uso, trasformazione e riqualificazione
urbanistica e territoriale, riguardanti specifici campi problematici e ambiti tematici di
valenza intercomunale e sovracomunale.
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QUADRO DI RIFERIMENTO METODOLOGICO DISCIPLINARE
La pianificazione provinciale nel contesto regionale
Piani provinciali di prima generazione
Il Piano Urbanistico Provinciale è previsto dalla Legge Regionale 22 dicembre 1989, n. 45
“Norme per l'uso e la tutela del territorio regionale” che all’art. 16 disciplina ruolo, contenuti e
ambiti di competenza del piano provinciale.
La Legge Regionale 15 febbraio 1996, n. 9 (Disposizioni per la formazione del bilancio
annuale e pluriennale della Regione - legge finanziaria 1996) ha previsto all’art. 72
l’erogazione delle risorse finanziarie a favore delle Province chiamate ad elaborare il proprio
strumento di pianificazione pur in assenza degli atti di pianificazione regionale, avviando così
il processo di pianificazione provinciale a livello regionale.
Il Protocollo d’Intesa (stipulato il 6 novembre 1996) tra RAS e Province ha stabilito contenuti,
obiettivi e fasi di elaborazione nonché la ripartizione fra le Province delle risorse finanziarie
necessarie per la predisposizione del PUP, appositamente previste dall’art. 72 della L.R.
9/96, avviando così il processo di pianificazione attraverso la costituzione degli Uffici del
Piano e la formazione e approvazione dei PUP/PTC.
Il Piano Urbanistico Provinciale/Piano Territoriale di Coordinamento di Sassari
L'attività di formazione del Piano provinciale si avvia nel novembre 1996 a seguito della
stipula del Protocollo d'intesa tra la Regione Sardegna e le quattro Province sarde volto a
regolare le varie fasi di predisposizione e le modalità di erogazione delle risorse.
L’approvazione da parte del Consiglio provinciale delle “Indicazioni programmatiche per la
redazione del Piano Territoriale di Coordinamento della Provincia di Sassari” stabilì
l'assimilazione fra Piano Urbanistico Provinciale, previsto dalla LR 45/89, e Piano Territoriale
di Coordinamento previsto dalla Legge 142/90, oggi D.lgs. 267/00.
Il percorso di formazione del PUP/PTC di Sassari, a seguito dell’approvazione delle
indicazioni programmatiche e della costituzione dell’Ufficio del Piano, si sviluppò in ulteriori
cinque fasi successive fino all’approvazione avvenuta nel maggio del 2006.
Il Piano Urbanistico Provinciale/Piano Territoriale di Coordinamento della Provincia di
Sassari, redatto ai sensi della L.R. 45/89 e del d.lgs 267/00, è stato approvato con delibera
del Consiglio provinciale n. 18 del 4 maggio 2006.
Attualmente il PUP/PTC è in fase di revisione e adeguamento a seguito dell’evoluzione dello
scenario normativo e del quadro della pianificazione sovraordinata, sia di valenza
paesaggistica sia di assetto idrogeologico.
Il Piano delinea il progetto territoriale della Provincia proponendo una nuova organizzazione
volta a dotare ogni parte del territorio provinciale di una specifica qualità urbana, ad
individuare per ogni area una collocazione soddisfacente nel modello di sviluppo assunto e a
fornire un quadro di riferimento all'interno del quale le risorse e le potenzialità di ogni area
vengono esaltate e coordinate.
Il PUP/PTC della Provincia di Sassari ha assunto tra le opzioni di base la sostenibilità
ambientale attraverso l'individuazione dei requisiti dell'azione progettuale: equità territoriale,
perequazione ambientale, economia di prossimità, assunzione dell'ambiente, inteso come
natura e storia e nucleo centrale dell'intero progetto di territorio.
Sulla base di tali opzioni il PUP-PTC propone la costruzione di un progetto di territorio
(progetto ambientale) volto alla costruzione di un nuovo modello di urbanità (città territoriale),
attraverso una metodologia improntata al coinvolgimento degli attori, alla adeguata
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rappresentazione dei problemi, alla individuazione e condivisione delle scelte, alla flessibilità
del metodo operativo.
Il progetto di territorio si configura come progetto ambientale a partire dalla elaborazione di
una geografia del paesaggio ambiente su cui calibrare una organizzazione coerente dello
spazio urbano e territoriale. Tale geografia è articolata come segue:
geografia delle immagini spaziali; geografia fondativa; geografia dell’organizzazione dello
spazio; geografia giuridico istituzionale; geografia del sistema informativo territoriale.
La strategia di attuazione del Piano Sassari, non dissimile dall’impostazione del PUP/PTC di
Cagliari, si sviluppa in riferimento a un dispositivo spaziale e un dispositivo giuridico.
Il dispositivo spaziale è articolato in geografie, ecologie, sistemi di organizzazione dello
spazio e campi del progetto ambientale.
Le geografie rappresentano il riferimento di base della costruzione della conoscenza di
sfondo che descrive le forme e i processi del territorio ed è funzionale all’individuazione delle
altre categorie interpretative. Le geografie sono articolate come segue: geografia delle
immagini spaziali; geografia fondativa; geografia dell’organizzazione dello spazio; geografia
giuridico istituzionale; geografia del sistema informativo territoriale.
Il Piano identifica ecologie elementari ed ecologie complesse;
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le ecologie elementari descrivono processi ambientali rilevanti in cui vengono definiti gli
oggetti ed individuati i processi che li regolano, precisando come questi contribuiscono
alla riconoscibilità e significabilità della componente complessa di cui fanno parte;
le ecologie complesse descrivono il funzionamento e l’interazione del sistema delle
“ecologie semplici” in cui viene riconosciuta una valenza associativa ed a cui
corrispondono progetti di integrazione e gestione di risorse e processi che ne qualifichino
i caratteri unitari specifici. Alla componente ambientale viene rapportata la storia
dell’insediamento come elemento inscindibile e in gran parte costruttivo del paesaggio
ambiente.
Le ecologie hanno la funzione di contribuire a indirizzare, coerentemente con i processi
ambientali e insediativi, gli interventi progettuali sul territorio.
I sistemi di organizzazione dello spazio descrivono le condizioni di infrastrutturazione del
territorio e le linee guida per la gestione dei servizi ed hanno la funzione di sostenere
l’urbanità del territorio provinciale.
I campi del progetto ambientale sono aree territoriali caratterizzate da risorse, problemi e
potenzialità comuni cui si riconosce una precisa rilevanza in ordine al progetto del territorio la
cui gestione e sviluppo è affidata allo strumento dell’accordo di campo.
Il dispositivo giuridico del Piano è il procedimento di campo, figura che rappresenta il Piano
come processo e che coinvolge, in una azione di confronto e cooperazione, i differenti
soggetti politici per la soluzione delle situazioni problematiche identificate dal PUP/PTC.
Il Piano non prefigura un “assetto globale” del territorio ma identifica i campi problematici e la
loro soluzione, i campi di vitalità e il loro potenziamento e definisce un complesso di regole
procedurali per la condivisione di decisioni da attuare, secondo un approccio strategico,
mediante un insieme di “accordi di campo”.
L’Accordo di campo costituisce la figura giuridica attraverso il quale i differenti attori
territoriali concordano le regole di gestione dei processi territoriali, esito del procedimento di
campo.
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Il Piano Urbanistico Provinciale di Nuoro
Il Piano Urbanistico Provinciale di Nuoro è stato redatto con riferimento alle disposizioni della
L.R. 22.12.1989, n. 45 - Norme per l’uso e la tutela del territorio, e sue modifiche e
integrazioni, e, in applicazione dell’art. 16 della L.R. 45/89, così come modificato dall’art. 72
della Legge Regionale 15.02.1996, n. 9, ha valenza di Piano Territoriale di Coordinamento
Provinciale, ai sensi dell’art. 15 della L. 08.06.1990, n. 142.
Il Piano Urbanistico Provinciale di Nuoro ha avviato il percorso di elaborazione e formazione
con la stipula del Protocollo d’Intesa fra Regione Sardegna e Amministrazione Provinciale di
Nuoro, avvenuta nel novembre del 2006; il Protocollo individua il Piano Urbanistico
Provinciale quale strumento di pianificazione e programmazione economico-territoriale
finalizzato al conseguimento dei seguenti obiettivi generali:
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indirizzare il governo del territorio verso uno sviluppo sostenibile
tracciare le direttrici dello sviluppo socio-economico tramite una politica di assetto del
territorio flessibile
individuare ed elaborare programmi pluriennali sia di carattere generale che settoriale
attuare politiche di tutela delle risorse ambientali compatibili con le esigenze di sviluppo
economico-produttivo
Gli obiettivi sono rielaborati all’interno del Piano Metodologico Economico redatto
conformemente al Protocollo d’Intesa nel quale si leggono come specificità del Piano
Urbanistico Provinciale:
Il processo di elaborazione del PUP di Nuoro è stato si è sviluppato attraverso la costituzione
di un Ufficio del Piano, interno all’Amministrazione provinciale, coordinato da un consulente
scientifico generale e progettista 7 e da alcuni consulenti di settore.
Il Piano Urbanistico Provinciale di Nuoro è stato approvato con Deliberazione del Consiglio
Provinciale n. 131 del 7 novembre 2003, pubblicata sul BURAS n. 20 del 5 luglio 2004.
I contenuti del PUP di Nuoro, corrispondono alle competenze che, in materia di
pianificazione e gestione territoriale e urbanistica, sono state attribuite alla Provincia dalla
normativa nazionale e dalla legislazione regionale. In particolare il PUP:
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individua e orienta l’attività di governo del territorio provinciale condotta dalla stessa
Provincia e dai singoli Comuni;
rappresenta un quadro di riferimento e di coerenze per la programmazione, la
pianificazione e la progettazione sia regionale che provinciale;
rappresenta, assieme agli strumenti di programmazione e di pianificazione regionale, il
riferimento per la verifica di compatibilità degli strumenti urbanistici comunali.
Il Piano Urbanistico della Provincia di Nuoro è stato concepito come Piano in progress,
strumento flessibile capace di governare sia le dinamiche fisiche sia l’evoluzione economica,
all’interno di una struttura portante costituita dalle invarianti ambientali e dalle scelte
strategiche di fondo. Il Piano si configura come guida per le trasformazioni territoriali
superando l’idea di piano rigidamente definito, atto conclusivo dei processi di formazione,
incapace di modificarsi con il variare delle condizioni. Esso deve costituirsi allo stesso tempo
come strumento di conoscenza e come apparato argomentativo a supporto delle decisioni e
delle scelte strategiche.
Il PUP di Nuoro è organizzato come Master Plan in cui le varie tematiche territoriali
affrontate, sono state suddivise per macro sistemi:
7 Il coordinamento del PUP è stato affidato al Prof. Arch. Felicia Bottino consulente scientifico generale e
progettista.
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il sistema insediativo
il sistema ambientale
il sistema economico
il sistema della mobilità.
Per ogni tematica il piano ha affrontato una prima fase analitica di conoscenza circa lo “stato
di fatto”; una seconda fase di sintesi delle problematiche rilevate; una terza fase di proposta
di pianificazione di settore “sviluppata a differenti livelli in relazione alla tematica trattata”.
Gli indirizzi, le procedure e le proposte pianificatorie sono contenute all’interno dei piani di
settore facenti parte integrante del PUP.
Il PUP è dunque strutturato in sistemi:
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sistema insediativo, che si articola in una parte di analisi, ipotesi di sviluppo e proposta di
pianificazione;
sistema ambientale, articolato in aspetti fisici e culturali. L’analisi del paesaggio
contenuta in questo sistema in particolare definisce quattro tipologie di paesaggio:
antropizzato, costiero, collinare e montano;
sistema economico, che si articola in settore produttivo, settore agroforestale, settore
turistico e settore commerciale; tutti questi settori sono composti da una parte di analisi e
da relative proposte di pianificazione.
Per ogni sistema la normativa del Piano contiene obiettivi generali, forme di coordinamento
degli interventi, indirizzi generali, direttive, prescrizioni e requisiti di qualità, da recepire negli
strumenti urbanistici comunali e di settore (aventi carattere di orientamento o vincolante per
la pianificazione).
Il PUP individua inoltre una serie di piani di settore così articolati:
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Piano di assetto organizzativo dei litorali;
Piano di sviluppo turistico;
Piano edilizia scolastica;
Piano agroforestale;
Piano parchi e delle aree protette;
Piano beni ambientali e culturali;
Piano della mobilità;
Piano di gestione dei rifiuti.
Per i piano di settore previsti dal PUP la normativa definisce obiettivi e indirizzi generali,
contenuti e ambito di applicazione, direttive e criteri normativi.
Il Piano Urbanistico Provinciale di Oristano
Il Piano Urbanistico provinciale è stato redatto con riferimento alle disposizioni della L.R.
45/1989 “Norme per l’uso e la tutela del territorio regionale” e sue modifiche e integrazioni e
ha assunto la valenza di Piano Territoriale di Coordinamento provinciale in applicazione
dell’art.16 della L.R. 45/1989, così come modificato dall’art.72 della L.R. 9/1996, ai sensi del
Decreto legislativo 267/2000.
Il Piano Urbanistico Provinciale/Piano Territoriale di Coordinamento di Oristano è stato
adottato con Delibera del Consiglio Provinciale n. 17 del 18 marzo 2005.
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La Provincia di Oristano ispira la propria attività di pianificazione e di programmazione ai
seguenti principi, così come espressamente definiti nello Statuto della Programmazione,
Pianificazione e Trasformazione del Territorio:
Sviluppo Sostenibile ed Autosostenibile, al fine di assicurare che i soggetti della
programmazione, della pianificazione e della trasformazione del Territorio perseguano
obbiettivi di sviluppo in grado di soddisfare i bisogni del presente senza compromettere la
capacità delle generazioni future di soddisfare i propri. La programmazione, la pianificazione
e la trasformazione del Territorio provinciale, anche nella fase attuativa, perseguono inoltre
l’obbiettivo della autosostenibilità al fine di promuovere una relazione tra abitanti e il territorio
tale da assicurare equilibri durevoli tra insediamenti urbani e ambiente.
Prevenzione e Precauzione, orientando gli interventi di programmazione, pianificazione e
trasformazione del territorio, già nella fase di definizione, a prevenire le conseguenze
dannose sul Territorio attraverso specifiche contromisure.
Coerenza ed Efficacia, affinché le proprie politiche producano i risultati richiesti e con
l’utilizzo di mezzi adeguati ai fini da perseguire.
Sussidiarietà. In forza di tale principio alla Regione e alla Provincia compete la pianificazione
di ordine sovracomunale, mentre ai Comuni spettano tutte le funzioni pianificatorie non
attribuite agli altri livelli di governo.
Condivisione e Partecipazione, promuovendo tutte le azioni dirette ad assicurare la
partecipazione, la responsabilizzazione e la condivisione delle Comunità locali nelle scelte
che influiscono sul Territorio e ispira la propria azione di concertazione per modo che sia
assicurato un corretto rapporto tra fasi ideative, decisionali ed attuative.
Solidarietà, definendo le proprie politiche in base a scelte di cooperazione, integrazione ed
equità territoriale.
Il Piano Territoriale di Coordinamento ed Urbanistico Provinciale, si articola in: Ecologie,
Sistemi di Organizzazione dello Spazio e Campi di progetto.
Le ecologie ed i sistemi di organizzazione dello spazio costituiscono il quadro conoscitivo di
riferimento della pianificazione di ambito provinciale, sub provinciale e comunale. La
disciplina comunale degli usi del territorio deve tenere conto dei valori ambientali delle
ecologie e delle linee guida per la gestione dei sistemi di organizzazione dello spazio.
Queste costituiscono la rappresentazione sistematica del complesso dei valori storici,
ambientali ed insediativi ai quali il Piano riconosce rilevanza e si articolano in:
−
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Ecologie dell’Ambiente naturale e della Trasformazione agraria,
Ecologie della Storia
Ecologie degli Insediamenti.
Le ecologie contribuiscono ad indirizzare gli interventi progettuali sul territorio coerentemente
con i processi ambientali ed insediativi in atto. Questo avviene attraverso una descrizione
normativa incentrata sulle potenziali conseguenze delle azioni di trasformazione senza la
prescrizione di usi consentiti o destinazioni funzionali.
I Sistemi dell’Organizzazione dello Spazio descrivono i rapporti intercorrenti tra le attività e le
risorse, i soggetti e il territorio e rappresentano le linee guida per la gestione dei servizi e dei
beni pubblici. I Sistemi dell’Organizzazione dello Spazio si articolano in: Sistemi
dell’Ambiente, Sistema dei Beni culturali, Sistema dei Servizi, Sistemi delle Produzioni e
Sistemi degli Insediamenti e delle Infrastrutture.
I Campi costituiscono l’ambito di progettazione, di interazione e di cooperazione per la
gestione dei processi del Territorio. I Campi stanno alla base del processo comunicativo del
Piano e indicano aree territoriali caratterizzate da risorse, problemi e potenzialità comuni, o
temi a cui si riconosce una precisa rilevanza in ordine al progetto del territorio. Gli stessi
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hanno come finalità la conclusione di accordi su specifici ambiti o campi problematici da cui
prendono il nome (Accordi di Campo).
Il Piano si attua mediante i procedimenti di Campo tra tutti i soggetti interessati, Il
procedimento di campo ha il valore e produce gli effetti della conferenza dei servizi e
dell’accordo di programma previsti dalla normativa statale e regionale.
Il Piano ha efficacia nei confronti della programmazione, pianificazione e governo del
territorio che ricada nell’ambito provinciale, attuata da soggetti sia pubblici che privati.
Ciascun Ente locale provvede, qualora i propri strumenti di programmazione, pianificazione e
governo del territorio siano in contrasto con le disposizioni del Piano provinciale, ad
adeguarli conformemente.
La Provincia, attraverso specifici accordi previsti dal Piano, coordina l’attività di
programmazione, pianificazione e governo del territorio degli Enti locali compresi nella
medesima ecologia o nel medesimo campo del Piano provinciale, anche dando corso alla
redazione di Piani sovralocali.
Il Sistema informativo territoriale del Piano è finalizzato all’attuazione ed alla gestione del
Piano provinciale ed al servizio dell’attività di programmazione, pianificazione e governo del
territorio degli Enti locali.
Al fine di consentire alla Provincia di esercitare le funzioni di coordinamento della
programmazione, pianificazione e governo del territorio, previste dal Piano provinciale e di
attivare i procedimenti di Campo, il Piano prevede che gli Enti locali trasmettano alla
Provincia, prima e successivamente alla loro adozione, i preliminari dei Piani e Programmi e
delle loro varianti.
La Provincia si impegna a fornire agli Enti locali servizi di assistenza e supporto tecnico per
la redazione dei Piani e Programmi e mette a loro disposizione il proprio Sistema Informativo
Territoriale quale sfondo conoscitivo e quadro di riferimento per le scelte pianificatorie e
programmatorie, impegnandosi, altresì, ad aggiornarlo costantemente ed a fornire, a tutti i
soggetti che lo richiedano, adeguato supporto di informazione e conoscenza per la
sottoposizione di tali scelte a procedure di verifica di impatto ambientale e di fattibilità, anche
quando esse non siano legislativamente imposte.
Le nuove province e l’adeguamento della pianificazione provinciale al PPR e al PAI
La riorganizzazione delle circoscrizioni provinciali e l’approvazione del Piano Paesaggistico
Regionale e del Piano Stralcio di Assetto Idrogeologico rappresentano le premesse per
l’avvio di un processo di aggiornamento e revisione della pianificazione provinciale in
Sardegna.
L’approvazione da parte della Regione Sardegna del Piano Paesaggistico Regionale, redatto
in riferimento alla nuova disciplina paesaggistica introdotta dal Codice Urbani (decreto
legislativo 22 gennaio 2004, n. 42 e ss.mm.ii.), ha avviato in Sardegna un complesso
sistema di adeguamento degli strumenti di pianificazione urbanistica e territoriale.
In particolare l’art. 106 delle Norme Tecniche di Attuazione (NTA) stabilisce che “entro sei
mesi dalla pubblicazione nel BURAS del PPR, le Province debbano adeguare i propri piani
urbanistici alle sue disposizioni, previsioni, e prescrizioni, al fine di conferire contenuti
paesaggistici alla pianificazione provinciale”. L’obbligo di adeguamento ha riguardato in
questa fase unicamente il primo ambito omogeneo del PPR, l’area costiera.
L’iter di aggiornamento dei PUP/PTC in adeguamento alle disposizioni del PPR si è avviato
con la stipula del Protocollo di Intesa tra RAS e Province in data 27 ottobre 2006. Attraverso
il Protocollo sono state stabilite le azioni di coordinamento delle attività di pianificazione ed è
stata disciplinata l’assegnazione delle risorse finanziarie.
A seguito dello stanziamento delle risorse finanziarie per l’avvio del processi di adeguamento
della pianificazione provinciale al PPR, tutte le nuove Province si sono dotate di un Ufficio
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del Piano o hanno aggiudicato a professionisti esterni alla stessa Amministrazione
provinciale l’incarico per il coordinamento tecnico scientifico e la redazione del Piano.
In particolare:
- la Provincia di Carbonia-Iglesias ha concluso nel dicembre 2010 la redazione della bozza
di PUP/PTC, accompagnata dal Rapporto Ambientale, che è stata esaminata dalla
Giunta Provinciale, ed è attualmente all’esame degli Organi consiliari e dei Comuni, al
fine di attivare il processo di condivisione prima dell’adozione da parte del Consiglio
Provinciale;
- la Provincia del Medio-Campidano ha elaborato e approvato, con Deliberazione del
Consiglio Provinciale n 7 del 3 febbraio 2011, il PUP/PTC che, all’esame del CTRU, con
Determinazione n. 3287/DG del 15 luglio 2011, è stato dichiarato coerente con il quadro
normativo e pianificatorio sovraordinato, ma la cui pubblicazione sul BURAS è stata
subordinata al recepimento delle prescrizioni di cui alla stessa Determinazione;
- la Provincia d’Ogliastra, con Deliberazione del Consiglio Provinciale n. 40 del 28
settembre 2007, ha recepito come proprio il PUP di Nuoro, ed è attualmente in corso, ad
opera dell’Ufficio del Piano, il suo processo di adeguamento al PPR; la procedura di VAS
del Piano è stata avviata il 24 febbraio 2010 ed è stato successivamente redatto il
Documento di VAS - Rapporto Preliminare PUP/PTCP Ogliastra;
- la Provincia di Olbia-Tempio ha avviato il processo di redazione del PUP/PTC in
adeguamento al PPR e la VAS del Piano in data 17 luglio 2009; nell’ambito della
procedura di valutazione è stato redatto il Documento di Scoping e presentato ai Soggetti
competenti in data 4 settembre 2009;
- la Provincia di Oristano ha adottato il proprio PUP/PTC il 18 marzo del 2005 ed
attualmente è in corso il processo di aggiornamento ed adeguamento del Piano al PPR;
nell’ambito della procedura di VAS del Piano, avviata il 10 dicembre del 2009, è stato
redatto il Documento di Scoping, presentato ai Soggetti competenti l’11 marzo del 2010;
- la Provincia di Sassari ha avviato nel 2006 la prima fase del percorso di redazione del
PUP/PTC che, evolutosi in cinque fasi successive culminate con la sua approvazione nel
maggio 2006, è attualmente alla sua settima fase concernente l’aggiornamento generale
del Piano, l’adeguamento al PPR e al PAI e l’attività di sincronizzazione con gli altri
strumenti e intenti programmatici dell’amministrazione;
- la Provincia di Nuoro, dotata di un PUP vigente con la pubblicazione avvenuta nel
BURAS n. 20 del 05/07/2004., non ha ancora avviato il processo di revisione e
adeguamento del Piano al PPR e al PAI.
Di seguito si riporta una breve descrizione dei contenuti principali e dell’iter di formazione e
approvazione dei PUP/PTC in adeguamento al PPR e al PAI, dei quali sono disponibili
documenti ufficiali.
Piano Urbanistico Provinciale/Piano Territoriale di coordinamento di Carbonia
Iglesias
La Provincia di Carbonia Iglesias ha avviato l’iter di elaborazione del Piano Urbanistico
Provinciale/Piano Territoriale di Coordinamento - PUP/PTC nell’aprile del 2009 con
l’aggiudicazione dell’incarico per il servizio di assistenza tecnica e per il coordinamento
tecnico scientifico del Piano e della Valutazione Ambientale Strategica.
La responsabilità della progettazione e attuazione delle singole attività sono state affidate
all’Assistenza tecnica, in stretta relazione con il Responsabile del procedimento e con il
Comitato scientifico, composto da dirigenti e funzionari appartenenti all’Amministrazione
provinciale.
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L’Ufficio del Piano della Provincia, composto da funzionari e tecnici interni
all’Amministrazione, ha curato le relazioni con gli Enti locali e territoriali coinvolti nel processo
di pianificazione e l’acquisizione di dati territoriali e banche dati, fornendo inoltre un
contributo a supporto e implementazione dei quadri conoscitivi e dei dispositivi del Piano.
L’iter di elaborazione e condivisione del PUP/PTC di Carbonia Iglesias è stato il seguente:
− aprile 2009 aggiudicazione e avvio del processo di elaborazione del Piano
− novembre 2009 avvio del processo di Valutazione Ambientale Strategica
− dicembre 2009 predisposizione Conoscenza di sfondo
− maggio 2010 proposta preliminare di Piano e del Rapporto Ambientale
− novembre 2010 conclusione della fase di condivisione della proposta preliminare
− dicembre 2010 consegna della proposta di PUP/PTC e del Rapporto Ambientale
Attualmente è in corso la fase di discussione del Piano presso la commissione provinciale
competente e nei prossimi mesi è prevista la sua approvazione in Consiglio Provinciale.
Il PUP/PTC è riconosciuto dalla Provincia di Carbonia Iglesias come il principale strumento di
pianificazione territoriale di competenza provinciale che assume il compito di coordinamento
e indirizzo per le politiche settoriali della Provincia, nonché per l’elaborazione,
aggiornamento e valutazione dei piani provinciali di settore; il PUP/PTC costituisce inoltre
riferimento per il coordinamento e indirizzo della pianificazione urbanistica comunale.
Il piano si rivolge ai 23 Comuni della Provincia di Carbonia Iglesias per le attività di
pianificazione urbanistica comunale e di settore; alla Provincia e i suoi Assessorati per la
redazione e gestione dei piani e programmi di settore; agli Enti strumentali e territoriali,
detentori di specifiche competenze nel campo della pianificazione, programmazione e
sviluppo economico.
Le previsioni del PUP/PTC di carbonia Iglesias si attuano attraverso:
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attraverso indirizzi e prescrizioni rivolte ai Piani Urbanistici Comunali e di settore di
competenza comunale;
attraverso obiettivi, indirizzi e strategie da recepire e sviluppare operativamente
all’interno dei piani e dei programmi di settore di competenza provinciale;
attraverso la promozione e sottoscrizione di Accordi territoriali di pianificazione di valenza
intercomunale, riguardanti distinti Campi di pianificazione coordinata che identificano
contesti territoriali e problematici specifici; gli Accordi e i Campi costituiscono uno
strumento cooperativo per l’attuazione del PUP/PTC;
attraverso la promozione e sottoscrizione di Accordi territoriali strategici fra la Provincia,
Comuni e altri soggetti pubblici e privati, volti a coordinare interventi e azioni strategiche,
materiali e immateriali, nel quadro delle reciproche competenze.
Il PUP/PTC è organizzato secondo la seguente struttura:
1. Conoscenza di sfondo
2. Disciplina del territorio provinciale
3. Valutazione ambientale strategica
La Conoscenza di sfondo del Piano Urbanistico Provinciale è rappresentata da un insieme di
conoscenze strutturate e sistematiche, estese all’intero territorio provinciale, riguardanti una
pluralità di tematismi, selezionati sia in funzione delle indicazioni provenienti dalla normativa
sovraordinata, sia in relazione agli obiettivi e le competenze del piano.
Disciplina del territorio: dispositivi del Piano
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Le Norme di Attuazione costituiscono la disciplina generale del territorio e contengono le
norme di coordinamento e attuazione delle previsioni, indirizzi e prescrizioni di Piano.
Le Componenti geoambientali rappresentano la matrice geoambientale del territorio, in
termini di forme e di processi che regolano e guidano il funzionamento del sistema
ambientale. Costituiscono ambiti territoriali che rappresentano il riferimento spaziale e
l’espressione di specifici processi evolutivi che si manifestano sui lineamenti morfologici e
che stabiliscono legami di interdipendenza con ambiti territoriali attigui in relazione al
funzionamento di un sistema territoriale più complesso.
Il PUP/PTC articola le Componenti geoambientali del territorio provinciale secondo una
categorizzazione in termini fisiografico-morfoevolutivi, funzionale alla rappresentazione
sintetica dei caratteri identificativi e connotativi delle Componenti nonché degli elementi di
sensibilità nei confronti di potenziali interferenze sui processi evolutivi ed equilibri ambientali
portanti delle stesse.
Le Componenti Geoambientali contribuiscono a indirizzare gli interventi progettuali sul
territorio, coerentemente con i processi ambientali in atto, e rappresentano inoltre il
riferimento spaziale per la valutazione della coerenza ambientale delle scelte progettuali,
contenute in piani, programmi e progetti, da considerare in particolare nell’ambito delle
procedure di Valutazione Ambientale Strategica e di Valutazione di Impatto Ambientale.
Il PUP/PTC assume gli Ambiti di paesaggio di rilievo sovralocale, quale dispositivo di
pianificazione atto a rappresentare e descrivere la struttura degli Ambiti di paesaggio del
PPR, così come recepiti dal PUP/PTC. Il PUP/PTC in adeguamento ai contenuti
paesaggistici del PPR:
−
−
−
−
identifica Ambiti di paesaggio di rilievo sovralocale, come aree territoriali entro cui si
riconoscono caratteri paesaggistici specifici che costituiscono sottoarticolazioni spaziali
degli Ambiti di paesaggio identificati dal PPR;
approfondisce e sviluppa i quadri analitico descrittivi degli Ambiti di paesaggio del PPR;
sviluppa e approfondisce gli indirizzi progettuali di rilievo sovralocale descritti nel PPR;
definisce indirizzi progettuali, norme e orientamenti per l’attuazione coordinata fra più
comuni, promuovendo strategie progettuali e i criteri di governo del territorio.
Il PUP/PTC, attraverso il dispositivo degli Ambiti di paesaggio di rilievo sovralocale, fornisce
indicazioni spaziali, strategiche e procedurali di indirizzo utili alla gestione del processo
attuativo degli orientamenti progettuali degli Ambiti di paesaggio del PPR.
I Sistemi di coordinamento del territorio provinciale descrivono le linee guida, in coerenza
con gli indirizzi e le opzioni di politica territoriale espresse nel PUP/PTC, per la gestione dei
servizi e delle risorse territoriali afferenti al sistema ambientale, al sistema insediativo, al
patrimonio storico culturale.
Nel PUP/PTC i Sistemi rappresentano gli strumenti fondamentali dell’organizzazione urbana
e territoriale della provincia e sono articolati in riferimento ai principali ambiti di competenza:
−
−
−
−
−
−
−
Sistema della difesa del suolo
Sistema del recupero ambientale delle aree inquinate
Sistema della tutela e della valorizzazione ambientale
Sistema del patrimonio storico culturale e del paesaggio
Sistema del patrimonio agro-forestale e dell’agricoltura specializzata
Sistema delle infrastrutture produttive
Sistema degli insediamenti turistico ricettivi
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−
−
−
−
−
Sistema della risorsa idrica territoriale
Sistema delle infrastrutture per la mobilità
Sistema della gestione della risorsa energetica
Sistema dei servizi per l’istruzione superiore
Sistema dei servizi alla persona
Il PUP/PTC individua Campi di pianificazione coordinata, quale dispositivo per l’attuazione
e il coordinamento delle previsioni e degli indirizzi di Piano; i Campi rappresentano un
dispositivo di tipo processuale, che non prefigura a priori un’organizzazione del territorio, ma
questa è esito di un processo cooperativo di progettazione, che vede coinvolti i Comuni
interessati ed altri soggetti territoriali ed ha come finalità la conclusione di Accordi territoriali
di pianificazione o Accordi territoriali strategici, che costituiscono il dispositivo giuridico per
l’attuazione del Piano descritto.
La Provincia, al fine di favorire l’attuazione delle previsioni del PUP/PTC e rafforzare le
attività di coordinamento intercomunale, redige e approva un Programma di attuazione del
PUP/PTC. Il Programma stabilisce le priorità degli interventi, le condizioni di
infrastrutturazione e di attrezzatura indispensabili alla realizzazione di ciascun intervento.
Il tema della difesa del suolo nel Piano di Carbonia Iglesias
Il tema della difesa del suolo viene affrontato direttamente dal PUP/PTC della Provincia di
Carbonia-Iglesias quale ambito di specifica competenza della pianificazione provinciale così
come definito dal quadro di riferimento normativo.
Rispetto a tale tema, all’interno del PUP/PTC, sono stati definiti specifici dispositivi: Sistemi
di coordinamento del territorio e Campi di pianificazione coordinata (Distretti Idrografici di
valenza provinciale).
Il PUP/PTC definisce inoltre una specifica strategia di attuazione per la difesa del suolo. In
particolare esso prevede:
−
−
−
−
la definizione di linee guida per il governo del territorio che i Comuni attuano attraverso la
loro assunzione e precisazione nei propri piani urbanistici, in risposta alle principali
problematiche che si possono esplicare alla scala del Distretto Idrografico individuate nel
Piano;
l’individuazione di specifiche aree che presentano una potenziale predisposizione
all’attivazione di fenomeni di dissesto idrogeologico e di perdita di suolo (versanti con
pendenza superiore al 35%), per le quali gli strumenti urbanistici comunali dovranno
precisare una specifica disciplina d’uso del suolo;
l’individuazione di specifiche aree sensibili per la difesa del suolo quali contesti prioritari
rispetto ai quali promuovere iniziative che favoriscano l’efficienza del controllo e
contenimento dei deflussi idrici superficiali, da parte degli strumenti urbanistici comunali;
l’individuazione dei Distretti Idrografici Provinciali quali ambiti unitari di riferimento per il
coordinamento delle iniziative di gestione del rischio idrogeologico e la loro suddivisione
secondo tre principali categorie:
- i Distretti idrografici di valenza provinciale, individuati quali Campi della pianificazione
coordinata per la difesa del suolo, entro cui Il PUP/PTC definisce le discipline per la
gestione ed il coordinamento degli usi e delle azioni, attraverso l’attivazione di
processi di copianificazione e la stipula specifici di Accordi territoriali tra i diversi
Soggetti istituzionali interessati;
- i Distretti idrografici di valenza intercomunale per i quali le amministrazioni comunali
coinvolte sono chiamate a sviluppare, in forma coordinata o congiunta, le
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elaborazioni tecniche e gestionali tese a contenere il rischio e la pericolosità
idrogeologica;
- i Distretti idrografici di valenza comunale, per i quali la pianificazione e gestione del
territorio, in riferimento al contenimento del rischio idrogeologico, è rinviata
direttamente agli strumenti di governo e alle iniziative operative delle singole
Amministrazioni comunali.
Piano Urbanistico Provinciale del Medio Campidano
La Provincia del Medio Campidano ha costituito, nel 2007, l’Ufficio del Piano, quale struttura
associata alla Presidenza, con il compito principale di supportare tecnicamente
l’Amministrazione nella redazione di piani e programmi di sviluppo e nello svolgimento di
attività complesse a preminente riferimento territoriale e paesaggistico. L’Ufficio del Piano ha
quindi elaborato e redatto il PUP/PTC, in adeguamento al PPR e al PAI, che è stato
approvato con Deliberazione del Consiglio Provinciale n 7 del 3 febbraio 2011 ed inviato al
CTRU per la verifica di coerenza.
Il 15 luglio 2011, con Determinazione n. 3287 del Direttore Generale della pianificazione
urbanistica territoriale e della vigilanza edilizia, è stata dichiarata la coerenza del PUP/PTC
con il quadro normativo e pianificatorio sovraordinato e sono state indicate una serie di
prescrizioni a cui la Provincia dovrà ottemperare per essere autorizzata alla pubblicazione
del Piano sul BURAS.
Il PUP/PTC della Provincia del Medio Campidano si pone come strumento di pianificazione
urbanistica e territoriale rivolto al coordinamento e alla gestione dei processi di sviluppo
riguardanti iniziative di rango sovra comunale che:
−
si presenta come strumento di servizio e di dialogo con il territorio, capace di fornire
scenari di fruizione attiva dello stesso e di inquadrare il territorio in maniera idonea a
raffigurare specifici processi ad una scala intermedia;
- costituisce riferimento rilevante per la costruzione di quadri conoscitivi;
- costituisce supporto per la pianificazione di settore e per la co-pianificazione e strumento
per la valutazione della compatibilità ambientale;
La gestione del PUP/PTC del Medio Campidano, al seguito della sua approvazione, avverrà
per mezzo della attività di un osservatorio sulle trasformazioni territoriale, il cui compito sarà
quello di monitorare il Piano e verificare l’eventuale esigenza di una sua revisione. La
necessità di un nuovo orientamento del piano deriverà dalla lettura dei rapporti sul bilancio
urbanistico, che l’osservatorio produrrà periodicamente. Tali bilanci saranno di tipo integrato
in cui gli aspetti urbanistici si affiancheranno a quelli ambientali.
Le fasi del processo di adeguamento possono essere schematizzati come segue:
1. Elaborazione del bilancio integrato del PUP/PTC;
2. Decisione sulla revisione del PUP/PTC;
3. Revisione del PUP/PTC e del Rapporto Ambientale;
4. Aggiornamento del sistema di misura adottato dall’Osservatorio;
5. Periodo di osservazione.
Il PUP/PTC attuale è stato redatto partendo dall’impalcato del PUP/PTC della provincia di
Cagliari, che nella elaborazione approvata con D.C.P. n. 133 del 19.12.2002 comprendeva
ancora l’ambito territoriale della attuale Provincia del Medio Campidano. Al suo interno si
individuano cinque parti principali:
- A. Preliminari
- B. Narrativa
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- C. Normativa
- D. Manuali
- E. Valutazione
Nella parte A. Preliminari vengono descritti, le strategie e gli indirizzi del Piano nonché
attività e scopi dell’Ufficio del Piano.
La parte B. Narrativa costituisce la sezione in cui si esplicano i contenuti analitico conoscitivo
e gli esiti procedurali e comprende:
- Quadri Territoriali (ambientale, insediativi, socio-economico, dei beni storici - culturali, e
strategico-percettivo);
- Sistemi di gestione del Territorio
- Processi di pianificazione complessa
- Ambiti di paesaggio provinciali
La parte C. Normativa comprende le Norme tecniche di Attuazione del Piano
La parte D. Manuali comprende i documenti metodologici, procedurali e operativi per la
comprensione e l’utilizzo del Piano
Infine la parte E. Valutazione comprende tutta la documentazione prodotta per la redazione
della Valutazione Ambientale Strategica del Piano.
Il PUP/PTC definisce cinque settori di intervento principali, che derivano dalla elaborazione
degli indirizzi strategici individuati dall’amministrazione Provinciale come portanti nella
costruzione del Piano stesso: i beni culturali, l’agricoltura specializzata, l’ambiente e le aree
protette, la produzione e il turismo. A questi cinque settori fanno riferimento i Sistemi di
gestione territoriale:
1. Il sistema della gestione del territorio dell’agricoltura specializzata
2. Il sistema della gestione del territorio dei beni culturali
3. Il sistema di gestione delle aree protette
4. Il sistema di gestione del territorio produttivo – processi di filiera
5. Il sistema di gestione del territorio produttivo – processi di localizzazione
6. Il sistema di gestione del territorio turistico
Ciascuno di questi sistemi persegue degli obiettivi specifici che sono associati di volta in
volta a specifici casi territoriali.
Il tema della difesa del suolo nel Piano del Medio Campidano
Tra gli obiettivi specifici che il PUP/PTC ha deciso di perseguire vi è la “Riqualificazione
paesistico ambientale del bacino del Flumini Mannu” che individua azioni volte alla riduzione
del rischio idrogeologico.
In riferimento alle nuove competenze provinciali in materia di difesa del suolo (L.R. 9/2006
art. 5 NTA PPR art. 106), il PUP del Medio Campidano ha individuato dei risvolti legati alla
pianificazione territoriale e all’attività del Piano, come riportato nello schema seguente.
Possibili risvolti della pianificazione
Provinciale.
Il PUP
- raccoglie i dati relativi e li archivia nel
SIT, aperto come servizio al territorio
Attività di pianificazione, contenuti di piano e soggetti
coinvolti finalizzate ad un coordinamento di soggetti,
conoscenze, attività territoriali e contenuti del piano
1a) Il PUP attraverso il recepimento delle rappresentazioni
del PAI, ha effettuato una azione di rilevamento degli
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- allestisce una struttura per la
sistemazione dei dati territoriali
attraverso percorsi di costruzione di
basi dati condivise;
- progetta e realizza rappresentazione
dei processi territoriali relative alle
materie di competenza, attraverso l’uso
dei dati disponibili o appositamente
raccolti;
- individua ambiti territoriali tematici di
interesse, associando appositi indirizzi
di gestione e/o uso:
- propone possibili procedure di
cooperazione basate sulla raccolta di
dati utili alla gestione o per coordinare
soggetti intorno alla tutela e
riqualificazione della risorsa
effetti delle alluvioni, costruendo rappresentazioni che
incrociano i dati della pianificazione di settore con gli esiti
degli eventi alluvionali. Il Campo del Flumini Mannu ha
recepito le istanze territoriali realizzando nel PUP uno
strumento di coordinamento territoriale di possibili azioni
coordinate sul territorio
1b) il PUP incorpora i contenuti del Piano di interfaccia
(ottemperanza all’ordinanza O.P.C.M. 3624/07), nel quale,
dalla collaborazione fra Assessorato provinciale
Protezione civile , l’Ufficio del Piano e i Comuni, sono
emersi e definiti gli ambiti per la difesa degli incendi
1c) Il PUP riconosce all’interno del quadro conoscitivo le
aree di incidente rilevante, come ambiti potenzialmente
interessati da tali eventi, indicando eventuali linee di
attenzione da osservare in funzione delle condizioni di
contesto circostante
Piano Urbanistico Provinciale/Piano Territoriale di Coordinamento dell’Ogliastra
La Provincia d’Ogliastra, al fine di usufruire della base dati relativa allo stralcio del Piano
Urbanistico Provinciale di Nuoro riguardante il proprio territorio, necessaria in fase di
adeguamento del proprio Piano Urbanistico Provinciale al Piano Paesaggistico Regionale,
ha recepito come proprio, con Deliberazione del Consiglio provinciale n. 40 del 28/09/2007,
lo stesso Piano Urbanistico Provinciale di Nuoro, approvato con Deliberazione del Consiglio
Provinciale n. 131 del 07/11/2003, pubblicata sul BURAS n. 20 del 05/07/2004.
Lo stralcio del PUP di Nuoro relativo alle parti del territorio della Provincia dell’Ogliastra,
costituisce quindi il Piano Urbanistico della Provincia dell’Ogliastra, ed è attualmente in
corso, ad opera dell’Ufficio del Piano, il suo processo di adeguamento alle disposizioni,
previsioni e prescrizioni del Piano Paesaggistico Regionale, al fine di conferire contenuti
paesaggistici alla pianificazione provinciale, ai sensi dell’articolo 106 delle Norme Tecniche
di Attuazione del PPR. L’iter di elaborazione e condivisione del PUP/PTC è stato finora il
seguente:
−
−
−
Costituzione dell’ufficio del Piano
Avvio delle attività di elaborazione della conoscenza di sfondo
Avvio del processo di Valutazione Ambientale Strategica (24 febbraio 2010 Avvio del
procedimento di Valutazione Ambientale Strategica - VAS del Piano Urbanistico
Provinciale / Piano Territoriale di Coordinamento)
− Redazione del documento di VAS - Rapporto Preliminare PUP/PTCP Ogliastra -
Adeguamento del PUP/PTCP al PPR ed al PAI
−
Incontro di presentazione del Rapporto preliminare
Il Documento VAS - Rapporto Preliminare PUP/PTCP Ogliastra contiene una breve
descrizione dei presupposti, contenuti e opzioni strategiche del Piano in corso di
elaborazione (cfr. 4 Contenuti, struttura ed obiettivi del Piano).
l Piano Urbanistico Provinciale/Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale dell’Ogliastra
−
−
−
si correla al processo di adeguamento degli strumenti urbanistici comunali;
indica l’azione di pianificazione provinciale;
evidenzia la valenza intercomunale della pianificazione provinciale;
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−
rafforza il ruolo del PUP/PTCP quale strumento di pianificazione e per la redazione di
piani di settore.
In particolare il documento enuncia i principali Sistemi nella pianificazione territoriale:
- sistema naturale e ambientale:
- gli aspetti fisici, morfologici e biotici naturali che caratterizzano, valorizzano e
garantiscono la
- qualità del sistema ambientale e costituiscono le risorse naturali;
- le parti del territorio interessate dai rischi per le opere e le attività umane;
- le parti del territorio interessate da limiti alle trasformazioni e/o da condizioni al suo
utilizzo;
- sistema territoriale:
- il sistema insediativo territoriale;
- il sistema insediativo storico-urbano
- il sistema insediativo rurale;
- il sistema dei territori urbanizzati;
- il sistema delle dotazioni territoriali che definisce sia il livello di qualità urbana, che il
livello di qualità ecologico-ambientale
- sistema delle infrastrutture per la mobilità:
−
il sistema di impianti, opere e servizi che assicurano la mobilità delle persone e delle
merci
- sistema del territorio rurale:
- l'assetto del territorio non urbanizzato, caratterizzato dalla compresenza e
integrazione di valori naturali, ambientali e paesaggistici e di attività agricole.
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IL NUOVO PIANO URBANISTICO PROVINCIALE/PIANO TERRITORIALE DI
COORDINAMENTO
Funzioni e ruolo del Piano
Il Piano Urbanistico Provinciale/Piano Territoriale di Coordinamento - PUP/PTC rappresenta
il principale strumento di pianificazione di rilievo provinciale e costituisce la cornice di
riferimento e di coerenza per la pianificazione urbanistica comunale e per i piani di settore di
competenza provinciale.
I principali riferimenti normativi per il PUP/PTC sono la Legge Regionale 22 dicembre 1989,
n. 45, Norme per l'uso e la tutela del territorio regionale e il Decreto Legislativo 18 agosto
2000, n. 267, Testo Unico delle leggi sull’ordinamento degli Enti locali. Gli strumenti di
pianificazione territoriale che assumono una specifica rilevanza per l’elaborazione del
PUP/PTC sono il Piano Paesaggistico Regionale e il Piano di Assetto Idrogeologico, i quali
integrano e precisano contenuti, ruolo e ambiti di competenza del Piano provinciale.
Il Piano Urbanistico Provinciale / Piano Territoriale di Coordinamento, così come disciplinato
dalla LR 45/1989 e dal D.lgs 267/2000, ha il compito di:
- assicurare la coerenza degli interventi alle direttive e vincoli regionali e ai piani
territoriali paesistici;
- individuare specifiche normative di coordinamento (con riferimento ad ambiti
territoriali omogenei);
- determinare gli indirizzi generali di assetto del territorio.
Il ruolo specifico della pianificazione provinciale che emerge dal quadro della normativa
consiste, pertanto, nel costruire quadri di riferimento territoriale e nel definire indirizzi,
prescrizioni e norme di coordinamento d’area vasta, capaci di raccordare la dimensione
regionale e la dimensione locale/comunale ed orientare i processi di pianificazione
urbanistica e di settore, comunale e provinciale, verso una coerenza con il sistema
territoriale e paesaggistico ambientale.
Attuazione ed efficacia del Piano
Il Piano Urbanistico Provinciale/Piano Territoriale di Coordinamento di Cagliari è stato
approvato in via definitiva con la deliberazione del Consiglio Provinciale n. 133 del 19
dicembre 2002 ed è entrato in vigore con la sua pubblicazione sul BURAS, avvenuta il 19
febbraio 2004.
Il PUP/PTC vigente è stato concepito come un processo di servizio e coordinamento
territoriale delle azioni di pianificazione di rilievo intercomunale e provinciale. La visione
processuale del Piano e delle relative modalità e procedure di attuazione trova la sua
principale espressione nel Procedimento di campo, concepito come un ambiente
comunicativo nel quale i differenti soggetti si confrontano e assumono impegni e obblighi
reciproci per un progetto comune di territorio.
I Campi del progetto ambientale costituiscono le unità spaziali di base di tale processo di
cooperazione e indicano aree territoriali caratterizzate da risorse, problemi e potenzialità
comuni cui si riconosce una precisa rilevanza in ordine al progetto del territorio. Essi hanno
come finalità la conclusione di Accordi di campo su specifici ambiti o campi problematici,
rinviando così la fase di attuazione del PUP/PTC a specifiche attività di copianificazione, che
si strutturano secondo la procedura di cooperazione definita dallo stesso Piano, e si
concludono con la stipula di un accordo tra i soggetti coinvolti nel processo.
L’Accordo di campo costituisce infatti la forma giuridica del procedimento di campo
attraverso il quale i diversi soggetti territoriali condividono l’oggetto e le finalità dell’Accordo e
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assumono specifici impegni e obblighi reciproci. È quindi attraverso gli Accordi di campo che
il PUP/PTC trova attuazione, producendo effetti diretti nei processi di governo del territorio.
La costruzione condivisa di un “progetto ambientale” del territorio è orientata dalle strategie
dei Sistemi di organizzazione dello spazio i quali descrivono le linee guida per la gestione dei
servizi e dei beni pubblici e hanno la funzione di sostenere l’urbanità del territorio provinciale
e rendere durevoli gli assetti spaziali e riproducibili le economie e di strutturare le nuove
ecologie territoriali come il risultato dei processi di campo.
Efficacia ed efficienza del Piano
Il processo di revisione e adeguamento del Piano Urbanistico Provinciale/Piano Territoriale
di Coordinamento di Cagliari ha il compito di perseguire molteplici finalità
- adeguare la disciplina del territorio provinciale ai contenuti paesaggistici e di difesa
del suolo e salvaguardia idrogeologica definiti dal PPR e dal PAI;
- estendere l’ambito di interesse del Piano all’intera circoscrizione provinciale così
come definita dal processo di riforma di cui alla LR n. 9/2001;
- rafforzare la capacità del Piano di incidere nei processi di governo e gestione del
territorio attraverso l’aggiornamento, revisione e implementazione dei propri
dispositivi normativi e procedurali.
Il modello di attuazione del PUP/PTC vigente, privilegiando una dimensione processuale, ha
comportato la costruzione di strumenti procedurali a supporto del processo di condivisione e
concertazione delle scelte territoriali tra soggetti pubblici e privati nonché la definizione di
linee di azione per affrontare in modo coerente e cooperativo le tematiche di competenza.
Gli orientamenti normativi contenuti nelle ecologie e nelle componenti ambientali e
insediative sono fondamentalmente volti alla definizione di requisiti progettuali o elementi di
attenzione da considerare nella previsione di interventi di trasformazione e modificazione dei
luoghi o delle forme d’uso ovvero quale dispositivo di supporto nell’ambito delle procedure di
valutazione riguardanti la realizzazione di specifici interventi progettuali.
L’efficacia e l’efficienza del Piano vigente si misura quindi sulla capacità di promuovere,
sostenere e attuare procedimenti di Campo finalizzati alla sottoscrizione di Accordi di campo
su specifici aspetti problematici evidenziati nei Sistemi di organizzazione dello spazio e
sviluppati nei Campi del progetto ambientale.
Questa modalità di attuazione del PUP/PTC vigente implica inoltre un impegno gestionale,
organizzativo e procedurale che ha rappresentato una oggettiva difficoltà operativa,
compromettendo in parte l’efficacia del Piano stesso. L’assenza di un programma di
attuazione del Piano, contenente le priorità di attuazione e le risorse tecnico organizzative
che possono essere mobilitate per dare attuazione al PUP/PTC, ha ulteriormente limitato la
capacità del Piano di incidere nei processi di governo e organizzazione del territorio.
La strategia di revisione, aggiornamento e implementazione del Piano deve essere quindi
orientata al rafforzamento della sua efficacia attraverso:
- la previsione di una strategia di attuazione del Piano e una disciplina del territorio capace
di incidere maggiormente nei processi di pianificazione e governo del territorio e favorire
la promozione di processi di pianificazione cooperativi finalizzati alla formalizzazione di
Accordi di pianificazione/Accordi di campo;
- la definizione di obiettivi e indirizzi da considerare nella verifica di coerenza e valutazione
dei Piani locali e di settore nell’ambito delle procedure di VAS;
- la valorizzazione delle opportunità offerte dalla procedura di VAS degli strumenti
urbanistici comunali e di settore, al fine di incrementare l’autorevolezza della Provincia
nei processi di pianificazione e governo del territorio e favorire l’attuazione del PUP/PTC;
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- la semplificazione dei dispositivi e contenuti del PUP/PTC al fine di favorire una più facile
interpretazione e attuazione del Piano e la più ampia condivisione degli obiettivi e delle
strategie territoriali promosse dalla Provincia, anche alla luce delle procedure di VAS, in
particolare per la verifica di coerenza esterna.
In riferimento ai diversi ambiti di competenza ed alla strategia di attuazione del PUP/PTC è
possibile identificare tre distinti livelli di efficacia del Piano:
- misure indirette, attraverso la definizione di indirizzi e obiettivi di Piano che
possono trovare specifica attuazione attraverso gli strumenti di pianificazione
urbanistica comunale e/o la pianificazione di settore comunale o provinciale
nonché attraverso la definizione di procedure e criteri per la valutazione di
compatibilità di Piani, Programmi e Progetti;
- misure dirette, attraverso norme, prescrizioni, discipline d’uso e misure di
salvaguardia, riguardanti specifici ambiti di competenza del PUP/PTC, da recepire
negli strumenti urbanistici comunali o attraverso particolari procedure di
attuazione;
- misure di coordinamento e procedure di attuazione, attraverso l’identificazione di
ambiti o campi problematici di rilievo territoriale o d’area vasta per i quali il Piano
manifesta l’esigenza di attivare un percorso di cooperazione e attuazione, quali
Campi del progetto ambientale finalizzati alla sottoscrizione di Accordi di
pianificazione o Accordi di campo.
Processo partecipativo e governance del Piano
Con il PUP/PTC la Provincia di Cagliari è chiamata a svolgere un ruolo attivo nei processi di
pianificazione attraverso il coinvolgimento dei soggetti istituzionali, in primis i Comuni, e la
messa in rete del patrimonio conoscitivo di supporto ai processi di pianificazione e
programmazione di valenza intercomunale. Attraverso la promozione di un processo di
cooperazione e partecipazione il Piano persegue le seguenti finalità:
- indirizzare e coordinare la definizione di scenari progettuali coerenti con la
dimensione paesaggistico ambientale del territorio;
- favorire la costruzione di politiche condivise, mediante forme di coinvolgimento e
confronto interistituzionale e tra gli attori sociali;
- garantire la coerenza dei progetti locali con gli obiettivi e le linee guida della
pianificazione territoriale regionale e provinciale.
È possibile identificare tre distinte momenti di coinvolgimento e partecipazione nel processo
di pianificazione che implicano differenti modalità di governance:
- una governance interna, rivolta ai settori interni all’amministrazione provinciale
finalizzata a condividere e rafforzare ruolo e funzione del Piano rispetto a
competenze settoriali;
- una governance esterna da attivare nella fase di formazione e approvazione, rivolta
ai comuni e agli altri soggetti istituzionali competenti in materia ambientale e di
pianificazione, finalizzata a condividere contenuti, ambiti di competenza, obiettivi e
strategie attuative del Piano;
- una governance da attivare nella fase di attuazione del Piano finalizzata alla
condivisione e approvazione di strategie attuative complesse riguardanti specifici
aspetti di interesse per il territorio provinciale e di organizzazione dello spazio.
La governance interna
Come più volte esplicitato nell’ambito del presente documento, il PUP/PTC costituisce il
principale strumento di pianificazione di competenza provinciale; il Piano si configura come
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lo strumento di rilievo territoriale e d’area vasta cui è affidato il ruolo e le funzioni di
coordinamento della pianificazione urbanistica e rappresenta inoltre la cornice di riferimento
per la pianificazione di settore di competenza provinciale.
Il PUP/PTC, come stabilito dal quadro di riferimento normativo nazionale e regionale e
dall’art. 106 delle NTA del PPR, considera un’ampia sfera di aspetti e ambiti di competenza
che riguardano specifici settori e aree tematiche di interesse dei diversi assessorati
dell’Amministrazione provinciale di Cagliari: viabilità e infrastrutture per la mobilità, tutela
dell’ambiente, difesa del suolo, servizi di rilievo territoriale, infrastrutture produttive, ecc..
Al fine di qualificare e rafforzare il ruolo e la funzione del PUP/PTC, il processo di revisione e
adeguamento del Piano dovrà quindi favorire un approccio integrato e sinergico, con
l’obiettivo, tra l’altro, di superare la frammentazione delle funzioni e delle attività specifiche
esercitate dai diversi assessorati, servizi, settori ed uffici operativi. Tale approccio deve infatti
prevedere il coordinamento e la coerenza reciproca tra le attività e gli indirizzi programmatici
dei diversi settori provinciali, al fine di ottenere una integrazione fra ruoli, funzioni e
competenze dei diversi Servizi, fondata sulla cooperazione ed il perseguimento di obiettivi
condivisi e complementari.
In questi termini il processo di revisione e adeguamento del PUP al PPR dovrà favorire il
coinvolgimento e coordinamento orizzontale fra i diversi servizi e settori afferenti i vari
Assessorati provinciali, al fine di riconoscere e qualificare il ruolo del Piano, quale cornice di
riferimento comune per l’esercizio delle competenze e funzioni di pianificazione settoriale,
attraverso la definizione di obiettivi generali e specifici condivisi e la promozione di strategie
attuative integrate e sinergiche.
La governance esterna e Processo partecipativo e governance esterna
Il PUP/PTC fin dalla sua prima elaborazione si è configurato come un processo aperto al
coinvolgimento ed alla partecipazione degli attori locali, in primis dei comuni appartenenti al
territorio della Provincia di Cagliari. La stessa strategia attuativa del PUP/PTC si configura
come “progetto ambientale” inteso come un processo in cui i diversi soggetti istituzionali
concordano le regole di governo del territorio e organizzazione dello spazio attraverso una
procedura di cooperazione organizzata in riferimento al Modello di cooperazione del Piano.
Il recepimento della direttiva VAS a livello nazionale e regionale ha recentemente stabilito
orientamenti riguardanti le forme di coinvolgimento dei diversi soggetti competenti in materia
ambientale e gli attori del territorio direttamente interessati dallo specifico processo di
pianificazione, nelle diverse fasi di formazione e approvazione degli strumenti urbanistici e di
pianificazione territoriale.
Il processo partecipativo nel processo di revisione e aggiornamento del Piano si struttura in
riferimento a due principali fasi:
- nella fase di costruzione ed elaborazione della proposta di revisione e
aggiornamento del Piano, al fine di condividere le basi conoscitive, le tematiche di
interesse e competenza, le criticità e opportunità del territorio, le strategie di
attuazione e le relative procedure interistituzionali;
- nella fase di attuazione attraverso la promozione di processi cooperativi di
pianificazione, attraverso il coinvolgimento dei differenti attori locali interessati
allo specifico campo problematico di progetto, finalizzati alla definizione e
sottoscrizione di Accordi di pianificazione/Accordi di campo eventualmente
accompagnati da una specifica procedura di VAS.
Il processo di revisione, aggiornamento e attuazione del piano dovrà quindi sviluppare
opportune forme di coinvolgimento strutturato dei principali interlocutori della Provincia (in
primis i comuni), le procedure di coordinamento, attuazione e monitoraggio del Piano,
secondo un approccio integrato con il processo di Valutazione Ambientale Strategica.
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Aggiornamento del quadro conoscitivo e interpretativo del Piano
Conoscenza di sfondo
La conoscenza di sfondo è la base informativa su cui si costruisce il Piano, in quanto base
conoscitiva per la definizione degli strumenti e dispositivi del piano (ecologie, sistemi di
organizzazione dello spazio e campi del progetto ambientale). Gli archivi di dati, su cui tale
conoscenza si basa, necessitano di essere implementati e aggiornati in modo da consentire
un’attività di interpretazione e rappresentazione dinamica del territorio, in funzione anche del
nuovo ambito territoriale della Provincia di Cagliari e delle competenze attribuite dal nuovo
quadro normativo.
La necessità di aggiornare ed implementare gli archivi dei dati è legato non solo alla sfera di
competenza del piano ma anche alla sfera di interesse sui quali la Provincia, pur in assenza
di specifiche competenze, riconosce la necessità o opportunità di svolgere un ruolo attivo nei
processi di pianificazione e gestione.
Cartografie di base
Il quadro conoscitivo e interpretativo del Piano, necessita di un implementazione e di un
aggiornamento sia per quanto riguarda la cartografia di base che per quanto riguarda i nuovi
archivi di dati tematici. L’aumento esponenziale dei dati a disposizione e la facilità di
diffusione degli stessi, grazie alle nuove tecnologie, agevola il reperimento.
Tra la cartografia di base ci si propone di acquisire:
− le nuove ortofoto mosaicate 2k della costa del 2008
− le immagini satellitari SPOT5 del 2009
− il modello Digitale del Terreno (DTM), passo 1 m del 2010
Per quanto riguarda gli archivi tematici, molti di essi sono facilmente consultabili e reperibili
dal nuovo sito geografico della Regione Sardegna denominato Sardegna Geoportale, che
pone a disposizione degli utenti buona parte degli archivi dati dell’Ente.
Geografia delle immagini spaziali
Nella fase preliminare di elaborazione del Piano, orientata alla costruzione della conoscenza
di sfondo, sono state poste le basi del processo comunicativo del Piano che ha inizialmente
coinvolto le amministrazioni locali, attraverso interviste a testimoni privilegiati, per aggiungere
via via altri soggetti.
L’esito delle attività svolte ha consentito di identificare alcuni Campi problematici desumibili
dalle interviste ed elaborare una Carta dei mondi percettivi che consente di evidenziare
luoghi significativi del territorio, linee di cerniera, linee di frattura o partages.
Tali apparati interpretativi, in considerazione del periodo in cui sono stati acquisiti e
sviluppati, hanno necessità di essere re-interpretati e/o aggiornati alla luce dell’evoluzione
del quadro di riferimento; il processo partecipativo e comunicativo del nuovo PUP/PTC potrà
evidenziare l’evoluzione dei campi problematici e percettivi delle comunità, anche alla luce
del lavoro svolto dalla Regione Sardegna nell’ambito del processo Sardegna Nuove idee.
Geografia della popolazione e delle attività
La Geografia della popolazione e delle attività riporta le dimensioni principali della
popolazione e delle sue dinamiche e le dimensioni dell’economia delle attività con particolare
attenzione ai modelli di diffusione spaziale e alle dimensioni locali dello sviluppo.
I dati relativi alle dinamiche demografiche fanno riferimento al 13° Censimento generale della
popolazione e delle abitazioni riferito all’anno 1991, con i relativi aggiornamenti della
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“popolazione ufficiale” calcolati dall’Istituto Nazionale di Statistica (ISTAT) con riferimento al
31 dicembre di ogni anno. L’ultimo dato utilizzato è riferito al 1999.
L’organizzazione della conoscenza per l’area economica della provincia di Cagliari si è
strutturata in riferimento a indicatori territoriali ed allo stato della progettualità economica
relativi al decennio 1990-2000.
L’attività di aggiornamento, integrazione e revisione del quadro conoscitivo a supporto della
Variante generale al PUP/PTC deve considerare la disponibilità di dati e indicatori socio
economici provenienti dai principali istituti e enti deputati alla raccolta, organizzazione,
certificazione e diffusione di tali informazioni, anche al fine di implementare il Sistema
Informativo del Piano .
Geografia ambientale
La Geografia ambientale comprende il sistema di informazioni e i dispositivi di
rappresentazione conoscitiva relativi alle risorse e ai processi di natura fisica e biologica
dell’ecosistema territoriale della Provincia.
L’attuale quadro conoscitivo del PUP/PTC è articolato in un apparato descrittivo delle
caratteristiche del territorio da un punto di vista geoambientale, delle risorse idriche e della
vegetazione, nonché in un apparato di interpretazione cartografica costituito dai modelli di
rappresentazione, in formato cartaceo e GIS, delle componenti geolitologica, geopedologica,
morfometrica, delle risorse idriche e del manto vegetale. Con l’ultima variante del piano è
stata integrata la rappresentazione cartografica e illustrativa della rete dei siti Natura 2000.
L’attività di aggiornamento, integrazione e revisione dell’apparato conoscitivo relativo alla
geografia ambientale richiederà la considerazione delle elaborazioni disponibili in seguito alla
definizione e aggiornamento dei numerosi strumenti di pianificazione e di analisi territoriale
sviluppati recentemente in relazione al territorio di interesse. Tra questi, una rilevanza
essenziale, alla scala di interesse del PUP/PTC, è assunta dagli apparati conoscitivi e
interpretativi dei seguenti piani e progetti:
- Progetto CARG (CARtografia Geologica);
- Piano Paesaggistico Regionale (PPR);
- Piano Forestale e Ambientale Regionale (PFAR);
- Piano di Assetto Idrogeologico (PAI);
- Piano Stralcio delle Fasce Fluviali (PSFF): in fase di definizione
- Progetto IFFI (Inventario dei fenomeni franosi in Italia);
- Progetto Natura 2000: aggiornamenti della rete e delle misure di conservazione;
Da un punto di vista del modello di organizzazione informativa dei dati sarà necessario
verificare le opportunità e le esigenze di implementazione di quest’ultimo in relazione alla
struttura e ai contenuti del Sistema Informativo Regionale Ambientale (SIRA) in corso di
progressivo perfezionamento.
Geografia Storica
Il reperimento, l’organizzazione sistematizzata e aggiornamento dei dati ufficiali sui Beni
Culturali è stata sistematizzata attraverso la predisposizione di un Data Base, che nelle
intenzioni originarie aveva la funzione di servizio informativo a supporto dei processi di
progettazione, valorizzazione e fruizione del patrimonio appartenente alla memoria storica
delle comunità e del territorio, anche con lo scopo di assolvere al ruolo di coordinamento
territoriale che istituzionalmente le compete.
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L’attività di aggiornamento, integrazione e revisione dell’apparato conoscitivo relativo al
patrimonio storico culturale potrà avvalersi di quanto costruito dall’Ufficio del PPR e
implementato nel processo di adeguamento paesaggistico degli strumenti urbanistici
comunali.
Geografia dell’organizzazione dello spazio
La Geografia dell'organizzazione dello spazio articola la conoscenza di sfondo dei processi
secondo un ordine di geografie componenti: la geografia delle forme urbane; la geografia dei
servizi sociali e superiori; la geografia dei servizi di trasporto; la geografia dei servizi di
energia; la geografia dei servizi idrici; la geografia dei servizi di smaltimento dei rifiuti solidi;
la geografia dei servizi di telecomunicazione.
Geografia delle forme urbane
La conoscenza dei processi insediativi si articola nel Piano secondo due differenti
rappresentazioni che riguardano le modalità insediative dell’organizzazione dello spazio e lo
stato della pianificazione sul territorio provinciale.
Quale strumento a supporto della rappresentazione dello stato della pianificazione sul
territorio è stato costruito, nel corso dell’elaborazione del Piano Urbanistico Provinciale, il
Mosaico della pianificazione comunale per il quale sono state attivate procedure necessarie
al monitoraggio, alla verifica ed all’aggiornamento dei processi di pianificazione in atto nel
territorio provinciale. Tale strumento si articola in tre distinti livelli informativi: il Data base
della pianificazione urbanistica comunale, che rappresenta il quadro conoscitivo dello stato
della pianificazione vigente nei singoli comuni della provincia, l’Archivio della pianificazione
urbanistica comunale e il Mosaico della pianificazione urbanistica comunale, che
rappresenta una sintesi grafica e una rappresentazione unificata della disciplina urbanistica
comunale vigente nel territorio provinciale.
Allo stato attuale, ad eccezione del database per il quale fino all’anno 2009 si è proceduto ad
un continuo aggiornamento, il mosaico e l’archivio degli strumenti urbanistici comunali
risultano oramai obsoleti e necessitano di un aggiornamento, attraverso il coinvolgimento
della Regione, per una verifica del database e del mosaico regionale, e dei Comuni
impegnati nel processo di adeguamento dei PUC al PPR.
Geografia dei servizi sociali e superiori
La Variante ha apportato alcune modifiche ed integrazioni al Piano fra cui l’aggiornamento
del “Sistema dei servizi sociali - Sistema dei servizi superiori”. Occorre tuttavia rivedere
integralmente la geografia dei servizi sociali alla luce della nuova programmazione unitaria
ed integrata dei servizi alla persona avviata dalla L.R. 23/2005. L’approvazione di tale legge
ha comportato una profonda trasformazione nel campo delle Politiche sociali e dei servizi
erogati dai differenti attori sociali e in particolare dalle Province. Si è determinato infatti un
radicale passaggio dalla diretta erogazione dei servizi stessi alla costruzione di un sistema a
rete di azioni, nel quale la Provincia assume un importante ruolo di coordinamento e
promozione che trova compiuta espressione nel Piano Locale Unitari dei Servizi alla persona
(PLUS). Il PLUS rappresenta infatti lo strumento di attuazione per la programmazione sociale
e sociosanitaria dell’ambito distrettuale.
Geografia dei servizi di trasporto
La geografia dei sistemi di trasporto affronta differenti temi che riguardano principalmente la
mobilità, i servizi di trasporto e, in riferimento ad essi, analizza le politiche connesse ai
consumi energetici e l’accessibilità e mobilità delle categorie disabili.
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L’aggiornamento e revisione del quadro conoscitivo relativo alla geografia dei servizi di
trasporto deve prioritariamente considerare i seguenti aspetti:
−
−
−
revisione della conoscenza di sfondo sulla base di dati socio economici e demografici più
recenti, in considerazione del fatto che gli studi su cui essa si costruisce si basano su
elaborazioni di dati demografici, dati sui consumi energetici ecc.;
rielaborazione del quadro della pianificazione riguardante piani, programmi e studi di
settore più recenti, anche in riferimento all’evoluzione del quadro normativo, in particolare
la legge regionale 21/2005 che disciplina e riorganizza il sistema di trasporto pubblico
locale;
integrare e rielaborare la conoscenza relativa al sistema della viabilità in riferimento
all’attuale dotazione infrastrutturale.
Geografia dei servizi idrici
La geografia dei servizi idrici affronta il tema dell’approvvigionamento idrico considerando
diversi aspetti legati alla disponibilità della risorsa, ai fattori climatici, allo stato della
progettazione, al problema della gestione, all’organizzazione del servizio e allo stato della
depurazione.
I dati considerati derivano dalla consultazione della revisione del 2006 del Piano Generale
degli Acquedotti della Sardegna.
Questi ultimi anni sono stati molto importanti per quanto riguarda il tema delle acque sotto
diversi aspetti, sia gestionali che qualitativi. La normativa riguardante la materia (D.Lgs.
152/1999 e D.Lgs. 152/2006) ha portato alla redazione di diversi Piani Regionali:
−
“Piano Stralcio di Bacino per l’Utilizzo delle Risorse Idriche in Sardegna”, adottato con
D.G.R. n. 17/15 del 2006;
− “Piano di Tutela delle Acque”, approvato con D.G.R. n. 14/16 del 2006;
− “Piano di Gestione del distretto idrografico” adottato con D.C.I n. 1/ febbraio 2010:
Alla luce dei contenuti dei nuovi Piani è necessario un aggiornamento della conoscenza di
sfondo relativa alla geografia dei servizi idrici sulla base di dati elaborati dai piani citati.
Geografia dei servizi di energia
La geografia dei sistemi energetici affronta il tema effettuando un’analisi critica del contesto
sia regionale che nazionale, analizza lo stato attuale e ipotizza scenari futuri sulle fonti
energetiche primarie e le fonti integrative.
Considerata la continua evoluzione del contesto normativo regionale, nazionale e
comunitario, e delle tecnologie di produzione energetica occorre verificare le modalità di
aggiornamento del quadro conoscitivo del Piano in riferimento al quadro normativo e delle
competenze provinciali in materia ed alla sfera di interesse.
Geografia dei servizi di smaltimento dei rifiuti solidi
La geografia dei servizi di smaltimento dei rifiuti solidi affronta il sistema della pianificazione
e organizzazione dei rifiuti solidi affrontando le tematiche connesse alla produzione, raccolta
e sistemi di trattamento e gestione dei rifiuti urbani sul territorio provinciale. Alcune
integrazioni e approfondimenti inerenti il tema sono stati sviluppati in occasione delle attività
di redazione del Piano di Assetto Organizzativo dei Litorali (PAOL), relativamente alle sezioni
dedicate all’organizzazione e gestione dei servizi esclusivamente per i comuni interessati dal
Piano.
Risulta necessario tuttavia aggiornare l’intera geografia in considerazione delle sostanziali
modifiche apportate dal nuovo Codice Ambientale che ha superato la precedente norma-
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quadro in materia di rifiuti, dell’istituzione delle nuove Province, del riordino delle Comunità
montane e della revisione dei Consorzi industriali che hanno imposto una rivisitazione
dell’organizzazione gestionale del "sistema rifiuti".
Quadri interpretativi: le ecologie ambientali e insediative
L’Ecologia nel PUP vigente rappresenta una porzione del territorio specificamente connotato
in rapporto ad un complesso sistema di relazioni tra processi geologici e geografico fisici,
ambientali, insediativi, agrario-forestali e attività umane.
Le Ecologie ambientali individuano ambiti territoriali unitari, esito di una combinazione
caratteristica di elementi fisici e dinamiche evolutive dei sistemi geoambientali, identificate
attraverso la lettura e l’interpretazione del sistema fisico ambientale del territorio provinciale.
In particolare, il modello interpretativo del territorio ha portato alla individuazione di specifiche
unità spaziali di riferimento, definite Ecologie e Componenti Geoambientali, in quanto
elementi strutturali di un quadro rappresentativo del territorio esplicitamente rivolto a fare
emergere le matrici di relazione funzionale all’interno del sistema fisico-ambientale del
territorio della Provincia di Cagliari.
Una maggiore specializzazione in funzione di determinati processi evolutivi si riconosce
all’interno delle Componenti Geoambientali che strutturano l’Ecologia stessa. La
Componente Geoambientale costituisce quindi un ambito territoriale che rappresenta il
riferimento spaziale e l’espressione di processi evolutivi univoci che si manifestano sulle
dinamiche evolutive riconosciute e sui lineamenti morfologici della superficie del suolo,
stabilendo reciproci legami di interdipendenza con le Componenti attigue, in relazione al
funzionamento di un sistema territoriale più complesso individuato dall’Ecologia stessa.
Le ecologie insediative costituiscono ambiti territoriali caratterizzati da specifici sistemi di
relazioni urbane, territoriali ed ambientali che caratterizzano un contesto e le comunità
insediate. Tali ambiti territoriali, rappresentativi delle ecologie, si assumono come dominio di
processi in cui, a forme di organizzazione dello spazio corrispondono differenti sistemi di
relazione con gli elementi ambientali che strutturano e conferiscono significati allo spazio
dell’insediamento. Le Componenti insediative strutturano l’Ecologia insediativa identificando
porzioni di territorio entro cui si riconoscono specifici processi dominanti e forme di relazione
e organizzazione dello spazio.
Per i nuovi territori della Provincia di Cagliari, attribuibili all’area geografica del Sarcidano,
nell’ambito dell’adeguamento del PUP al PPR e al PAI, le rappresentazioni tematiche della
geolitologia, della geopedologia e della morfologia del rilievo, con ulteriori integrazioni di
modelli conoscitivi sulla vegetazione e copertura del suolo, hanno permesso di derivare
informazioni di sintesi sull’entità e sulla distribuzione spaziale dei processi geoambientali
portanti di tale territorio. In questi termini anche l’organizzazione del tessuto insediativo è
stato interpretato nel processo evolutivo del contesto territoriale, attraverso l’individuazione
delle variabili costitutive e delle funzioni di relazione con gli altri fattori fisico-territoriali
presenti, rendendo possibile una delimitazione areale delle Componenti insediative,
riconoscibili per dinamiche evolutive, problemi, risorse e potenzialità proprie.
Nella prospettiva di un aggiornamento complessivo del PUP, le unità spaziali declinate dalla
interpretazione delle forme e dei processi fisico-ambientali o dalle forme di organizzazione
dello spazio insediativo del territorio provinciale, quali le Ecologie e le Componenti,
richiamano necessariamente l’esigenza di una revisione dei dispositivi spaziali e normativi
del PUP stesso ed il ruolo che essi assumo nelle procedure di attuazione e gestione del
territorio.
Ambiti di competenza del Piano
Gli ambiti tematici di specifica competenza del Piano Urbanistico Provinciale/Piano
Territoriale di Coordinamento così come definiti dal quadro di riferimento normativo e della
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pianificazione, descritto in dettaglio nei capitoli precedenti, possono essere articolati
sinteticamente come segue:
- Patrimonio ambientale e naturalistico
- Difesa del suolo e prevenzione rischi ambientali
- Patrimonio storico culturale
- Agricoltura e patrimonio agroforestale
- Attività produttive, artigianali e commerciali
- Insediamenti turistico ricettivi
- Infrastrutture e viabilità
- Servizi e infrastrutture territoriali
- Paesaggio
Alla pianificazione provinciale è affidato inoltre il compito di definire procedure e dispositivi
spaziali e normativi a supporto della Valutazione e compatibilità ambientale della
compatibilità di piani e progetti di valenza territoriale e locale.
Nel quadro delle competenze amministrative affidate alla Provincia è possibile identificare
ulteriori ambiti di interesse per la pianificazione provinciale quali, a titolo esemplificativo il
coordinamento delle politiche abitative d’area vasta, dimensionamento abitativo dei piani
comunali, osservatorio delle coste che potranno essere considerati e sviluppati nella
Variante generale al PUP/PTC.
Patrimonio ambientale e naturalistico
Relativamente all’ambito tematico in argomento è utile distinguere tra competenze più
generali riferite all’Ente provinciale e aspetti specifici che direttamente fanno riferimento alla
disciplina del PUP/PTC.
Competenze generali in capo alla Provincia:
La Legge 11 febbraio 1992 n.157 (legge sulla caccia) “norme per la protezione della fauna
selvatica omeoterma e per il prelievo venatorio”, all’art 10, comma 7 prevede che le province
predispongano i Piani faunistici-venatori, nonché piani di miglioramento ambientale, tesi a
favorire la riproduzione naturale di fauna selvatica, nonché, infine, piani di immissione di
fauna selvatica.
Alle province sono attribuiti compiti di pianificazione, di tutela dell’ambiente, della fauna e in
materia di caccia dalla Legge regionale n.23/1998 (art.12, comma 1). In particolare al comma
3 dell’ art.12 specifica che le province debbano provvedere: a predisporre la proposta di
piano provinciale faunistico-venatorio; a predisporre ed attuare i piani di miglioramento
ambientale tesi a favorire la riproduzione naturale di fauna selvatica, nonché i piani di
immissione; a predisporre ed attuare i piani di gestione delle oasi permanenti di protezione
faunistica e di cattura e delle zone temporanee di ripopolamento e di cattura loro affidate e a
presentare all'Assessorato regionale della difesa dell'ambiente le relazioni annuali delle
attività svolte e dei risultati ottenuti; a collaborare con gli organismi competenti per l'attività di
studi e indagine in ordine alla pianificazione del territorio a fini faunistici, alla conservazione
dell'ambiente e alla lotta contro gli incendi e gli inquinamenti, alla consistenza, riproduzione e
prelievo del patrimonio faunistico, alle correnti migratorie e all'esercizio della caccia.
Le funzioni delegate alla provincia dal D.Lgs. 267/2000 "testo unico delle leggi
sull'ordinamento degli enti locali", sono indicate all’art19 comma 1 che riporta: spettano alla
provincia le funzioni amministrative di interesse provinciale che riguardino vaste zone
intercomunali o l'intero territorio provinciale nei seguenti settori: protezione della flora e della
fauna, parchi e riserve naturali; caccia e pesca nelle acque interne; organizzazione dello
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smaltimento dei rifiuti a livello provinciale, rilevamento, disciplina e controllo degli scarichi
delle acque e delle emissioni atmosferiche e sonore. L’art 20 (comma 1) dello stesso
Decreto specifica che sia compito della provincia raccogliere e coordinare le proposte
avanzate dai comuni, ai fini della programmazione economica, territoriale ed ambientale
della regione.
Infine, la Legge regionale n.9 del 2006 (art.47, comma 3) attribuisce alle province le funzioni
amministrative concernenti l'applicazione delle misure di conservazione di cui all'articolo 4
del decreto del Presidente della Repubblica n. 357 del 1997, come modificato e integrato
dall'articolo 4 del decreto del Presidente della Repubblica 12 marzo 2003, n. 120, adottate
dalla Regione con apposito provvedimento.
Per quanto attiene alle competenze specifiche che la attuale normativa rinvia alla disciplina
del PUP/PTC, in termini generali la Legge regionale n.45 del 1989 “norme per l’uso e la
tutela del territorio regionale” specifica all’art.16 comma 1, che il PUP, nel rispetto della
pianificazione regionale, debba individuare specifiche normative di coordinamento con
riferimento ad ambiti territoriali omogenei per la salvaguardia attiva dei beni ambientali e
culturali. Inoltre lo stesso articolo, al comma 2, puntualizza che faccia parte dei compiti del
PUP indicare le aree nelle quali sia opportuno istituire parchi o riserve naturali. Rispetto a
questo ultimo punto, la normativa di livello nazionale (D.Lgs. 267/2000 "Testo Unico delle
Leggi sull'Ordinamento degli Enti Locali”) delega medesimi compiti al Piano territoriale di
coordinamento provinciale.
La Legge regionale n.23 del 1998 stabilisce che gli interventi e le opere previsti e da
realizzare nell'ambito della pianificazione urbanistico-territoriale e di sviluppo economico,
comprese le opere infrastrutturali a rete, devono tenere conto delle esigenze connesse alla
conservazione delle zone istituite in Oasi permanenti di protezione faunistica e di cattura e di
quelle individuate come Zone a protezione speciale (ZPS) in attuazione della direttiva 92/43
CEE.
Il D.Lgs. n.112 del 31 marzo 1998, all’art.57, comma 1 stabilisce che la regione, con legge
regionale, prevede che il piano territoriale di coordinamento provinciale di cui all'articolo 15
della legge 8 giugno 1990, n. 142, assuma il valore e gli effetti dei piani di tutela nei settori
della protezione della natura, della tutela dell'ambiente, delle acque e della difesa del suolo e
della tutela delle bellezze naturali, sempreché la definizione delle relative disposizioni
avvenga nella forma di intese fra la provincia e le amministrazioni, anche statali, competenti.
Infine, specifiche indicazioni relative al tema in questione sono rivolte al PUP da parte della
normativa regionale paesaggistica. In particolare, al fine di conferire contenuti paesaggistici
alla pianificazione provinciale l’Art.106 delle Norme Tecniche di attuazione del Piano
Paesaggistico Regionale prevede che le province con il PUP provvedano anche a:
- recepire i siti interessati da habitat naturali e da specie floristiche e faunistiche di
interesse comunitario e le relative tutele;
- individuare e precisare gli ambiti di tutela per la formazione di parchi e riserve naturali di
competenza provinciale nonché le zone umide, i biotopi e le altre aree naturali, le
principali aree di risorgiva, da destinare a particolare disciplina ai fini della tutela delle
risorse naturali e della salvaguardia del paesaggio;
- individuare e disciplinare i corridoi ecologici al fine di costruire una rete di connessione
tra le aree protette, i biotopi e le aree naturali, i fiumi e le risorgive;
Il PUP/PTC, nella attuale formulazione, definisce contenuti normativi specifici riferiti al
Patrimonio ambientale e naturalistico attraverso i seguenti dispositivi:
- le Ecologie: le Ecologie e le componenti Geoambientali e le Ecologie Agrarie e Forestali
(rispettivamente artt. 8,9 e10 della Normativa di Piano);
- i Sistemi di Organizzazione dello Spazio: il Sistema della Tutela della Biodiversità e
dell’Ecosistema Territoriale (art.27);
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- i Campi del progetto Ambientale: i Campi della Promozione della Rete Ecologica
Provinciale (art.40);
In riferimento alla definizione del nuovo strumento di PUP/PTC, sono individuati i seguenti
indirizzi di sviluppo:
- adozione del modello concettuale di Rete Ecologica provinciale, come strategia generale
e di coordinamento finalizzata al perseguimento degli obiettivi di conservazione, tutela e
valorizzazione del patrimonio ambientale naturalistico della Provincia;
- definizione e sviluppo del modello fisico di Rete ecologica provinciale, coerente e
integrato rispetto ai modelli di rete ecologica individuati alla scala differente, a partire
dallo schema preliminare di rete previsto, in riferimento alla fascia costiera, dall’attuale
PUP/PTC;
- riconoscere, caratterizzare e disciplinare, anche attraverso specifiche normative di
coordinamento, i differenti elementi fisici compositivi della rete ecologica provinciale,
orientando le forme d’uso e fruizione delle risorse, coerentemente rispetto ai requisiti di
funzionalità della rete e al perseguimento dei correlati obiettivi di conservazione, tutela e
valorizzazione del patrimonio ambientale provinciale;
- definire le procedure e i criteri di progressivo affinamento e integrazione della Rete.
Difesa del suolo e prevenzione rischi ambientali
Le competenze della Provincia in materia di difesa del suolo e prevenzione dei rischi
ambientali derivano principalmente dall’art. 106 delle NTA del PPR secondo il quale le
Province, nell’adeguare i propri piani urbanistici al PPR, devono definire gli interventi di
prevenzione dei rischi secondo gli indirizzi stabiliti da piani e programmi regionali, adottando,
quali parti integranti dei propri piani urbanistici, discipline finalizzate:
- alla difesa del suolo e alla sicurezza degli insediamenti, determinando le condizioni di
fragilità ambientale, con particolare riferimento al rischio geologico, idraulico ed
idrogeologico e alla salvaguardia delle risorse del territorio;
- alla prevenzione e difesa dell’inquinamento atmosferico, acustico e dei corpi idrici,
prescrivendo gli usi espressamente vietati in quanto incompatibili con le esigenze di
tutela;
- alla prevenzione degli incendi, con particolare riferimento alle aree boschive urbane e
periurbane;
- alla perimetrazione delle aree a rischio di incidente rilevante di cui al D.Lgs. n. 334
del 17/08/1999.
Difesa del suolo
Facendo specifico riferimento alla difesa del suolo, le competenze affidate alla Provincia
dalle NTA del PPR, si inseriscono all’interno di una cornice normativa più ampia di
regolamentazione del conferimento di funzioni e compiti agli enti locali.
In particolare il D.Lgs. 267/2000 (art. 19 comma 1), recepito a livello regionale attraverso la
L.R. 9 del 2006 (art. 5 comma 3), affida alle Province le funzioni amministrative di interesse
provinciale che riguardino vaste zone intercomunali o l'intero territorio provinciale in diversi
settori tra i quali quello della difesa del suolo, tutela e valorizzazione dell'ambiente e
prevenzione delle calamità.
La stessa L.R. 9/2006, all’art. 61 comma 1, individua tra i compiti e le funzioni attribuite alle
Province in materia di risorse idriche e difesa del suolo, la progettazione, realizzazione,
gestione e manutenzione degli interventi di difesa del suolo e di prevenzione del rischio di
frana e/o idrogeologico, in conformità al piano di bacino o ai piani stralci e/o agli altri atti della
pianificazione e programmazione regionale.
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La Provincia inoltre, attraverso la predisposizione ed adozione del Piano Urbanistico
Provinciale/Piano Territoriale di Coordinamento (PUP/PTC), deve, secondo l’art. 20 comma
2 del D.Lgs. 267/2000, indicare le linee di intervento per la sistemazione idrica, idrogeologica
ed idraulico-forestale ed in genere per il consolidamento del suolo e la regimazione delle
acque.
Ulteriori funzioni e ruoli del PUP/PTC in materia di difesa del suolo derivano dalle Norme
Tecniche di Attuazione del Piano Stralcio di Bacino per l’Assetto Idrogeologico (PAI) che,
all’art. 8 comma 7, prevedono che il PUP/PTC approvi norme di relazione e di compatibilità
tra le aree di pericolosità idrogeologica perimetrate dal PAI, le scelte generali di assetto del
territorio e le condizioni di vulnerabilità valutate con riferimento agli elementi insediativi,
territoriali, ambientali e culturali, alle infrastrutture, agli impianti tecnologici, energetici e
produttivi esistenti o programmati, al fine di incrementare i livelli di prevenzione stabiliti dal
PAI e specificare localmente a scala di dettaglio le NTA del PAI.
Il PUP/PTC deve inoltre istituire fasce di tutela dei corpi idrici superficiali, nelle aree
perimetrate dal PAI come aree di pericolosità idraulica di qualunque classe, e fasce speciali
di tutela, nelle aree perimetrate dal PAI come aree di pericolosità da frana di qualunque
classe, regolandone l’uso in funzione della propria competenza (art. 8 commi 8 e 12 delle
NTA del PAI).
La Provincia nell’ambito del PUP/PTC, in materia di difesa del suolo, ha adottato una
strategia orientata ad affrontare le problematiche inerenti il rischio idrogeologico secondo un
approccio sistemico che considera i fenomeni di dissesto come un insieme complesso di
processi di evoluzione delle componenti fisico-ambientali e delle loro relazioni con il sistema
insediativo, sia in termini di cause inducenti che di effetti conseguenti. Tale approccio ha
comportato l’adozione di strategie d’azione finalizzate alla gestione dei rischi mediante
interventi di previsione e prevenzione definiti in riferimento ad un quadro unitario e organico
di funzionamento ed evoluzione dei processi ambientali che agiscono a scala di bacino
idrografico, e contestualizzati in funzione delle esigenze ambientali, insediative e socioeconomiche
del territorio provinciale.
A tal fine la variante al PUP/PTC adottata ha identificato i “Distretti Idrografici Provinciali”,
articolati in Sub-Distretti Idrografici, quali sistemi unitari e multidimensionali di terra e mare
entro cui si esplicano i processi fisico-ambientali ed evolutivi del territorio e le loro relazioni
con gli usi e le attività antropiche, identificati come Campi del progetto ambientale rispetto ai
quali affrontare le problematiche legate alla difesa del suolo e dei dissesti idrogeologici.
I diversi Distretti Idrografici sono stati articolati in funzione della loro valenza, provinciale,
interprovinciale e comunale, al fine di evidenziare le diverse esigenze di coordinamento e di
gestione in riferimento alla loro estensione e complessità sotto il profilo amministrativo,
territoriale e ambientale.
Per ciascun Distretto Idrografico sono stati analizzati e descritti l’assetto fisico ambientale, i
processi dominanti e le tendenze evolutive e individuate le problematiche rilevanti; sulla base
delle analisi effettuate sono stati quindi definiti gli obiettivi specifici, gli indirizzi e linee di
azione per la prevenzione e mitigazione dei dissesti idrogeologici e sono stati individuati gli
ambiti prioritari di intervento di interesse provinciale.
Con riferimento all’approccio metodologico che sarà sviluppato per la redazione del nuovo
PUP/PTC, in merito al tema della difesa del suolo si individuano i seguenti aspetti e indirizzi
di sviluppo:
−
costruire un quadro conoscitivo del reticolo idrografico provinciale, che contempli
l’individuazione e la rappresentazione dei corsi d’acqua di valenza provinciale e
comunale per i diversi ordini gerarchici identificabili, al fine di fornire un supporto
operativo alle attività di competenza dei Comuni e della Provincia;
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−
−
−
−
−
individuare i fattori predisponenti e inducenti le situazioni di dissesto e le condizioni di
vulnerabilità delle risorse naturali (fragilità ambientale) funzionali alla definizione e
contestualizzazione della disciplina finalizzata alla difesa del suolo;
individuare le aree di valenza intercomunale che necessitano di studi, anche coordinati
tra Enti territoriali, rivolti all’analisi della dinamica fluviale, dei versanti e marino-litorale,
funzionali alla valutazione della pericolosità e del rischio idraulico e geologico;
specificare localmente a scala di dettaglio, in riferimento alle aree di valenza
sovracomunale, le norme del PAI, anche attraverso la redazione di opportuni studi di
compatibilità idraulica e geologico-geotecnica;
individuare le fasce di tutela dei corpi idrici di valenza provinciale e le fasce speciali di
tutela delle aree di pericolosità di frana di valenza intercomunale e disciplinarne l’uso, in
conformità al piano di bacino e ai piani stralcio;
definire norme di coordinamento, di indirizzo o di prescrizione per la prevenzione dei
rischi e la sistemazione idrogeologica del territorio provinciale.
Prevenzione e difesa dell’inquinamento atmosferico, acustico e dei corpi idrici
In materia di prevenzione e difesa dell’inquinamento atmosferico, acustico e dei corpi idrici,
ai sensi della L.R. 9/2006 art. 5 comma 3, spettano alle Province funzioni e compiti che
riguardino vaste zone intercomunali o l'intero territorio provinciale nell'ambito del rilevamento,
della disciplina e del controllo degli scarichi delle acque e delle emissioni atmosferiche e
sonore.
In particolare, in riferimento all’inquinamento atmosferico, ai sensi dell’art. 53 comma 1 della
L.R. 9/2006, competono alle Province:
−
−
−
−
−
i provvedimenti di autorizzazione, diffida, sospensione e revoca delle autorizzazioni di
impianti esistenti o nuovi, ad esclusione di quelli di competenza statale;
la predisposizione dei Piani stralcio per la riduzione dell'inquinamento atmosferico, in
base agli obiettivi e ai criteri generali fissati nel Piano regionale di tutela e risanamento
della qualità dell'aria;
l'elaborazione dei piani di intervento operativo nei casi di emergenza, qualora si
manifestino episodi acuti di inquinamento atmosferico, prevedendo gli interventi e le
misure urgenti necessarie per il ripristino delle condizioni ambientali;
la tenuta e l'aggiornamento dell'inventario provinciale delle emissioni;
la formulazione di proposte operative alla Regione per individuare zone in cui siano
necessari particolari interventi di miglioramento o tutela della qualità dell'aria.
Sempre ai sensi della L.R. 9/2006, art. 57, in riferimento all’inquinamento acustico, sono di
competenza delle Province:
−
−
−
l’esercizio delle funzioni di controllo e vigilanza in materia di inquinamento acustico,
attraverso la valutazione e la verifica dell’attuazione dei piani di classificazione acustica e
dei piani di risanamento acustico comunali;
il coordinamento delle iniziative assunte da due o più comuni volte al contenimento delle
emissioni sonore, nei casi di inquinamento acustico riguardante porzioni di territorio
appartenenti a più comuni;
l’emanazione, in caso di urgenti necessità di tutela della salute pubblica e ambientale, di
specifiche ordinanze, a carattere temporaneo, per il contenimento o l'abbattimento delle
emissioni sonore.
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Relativamente alla tutela dei corpi idrici, le Province, sulla base del Piano di Tutela delle
Acque della Regione Sardegna, adeguano i propri strumenti di pianificazione alla
pianificazione regionale in materia di risorse idriche, ed in particolare hanno il compito di
recepire all’interno del PUP/PTC la delimitazione delle aree di salvaguardia, di cui all’art. 24
delle NTA del PTA, individuate dalla Regione su proposta dell’Autorità d'Ambito ai sensi
dell’art. 21 del D.Lgs. n. 258 del 18 agosto 2000, e di emanare i provvedimenti per il loro
rispetto e di notificare ai proprietari della aree interessate i provvedimenti di definizione ed i
relativi vincoli.
La Provincia è inoltre l'Ente competente per il rilascio di licenze e autorizzazioni per la
ricerca, l'estrazione e l'attingimento delle acque superficiali e sotterranee e delle acque
minerali e termali, nonché, ai sensi dell’art. 51 della L.R. 9/2006, per le funzioni inerenti:
−
−
−
il rilascio delle autorizzazioni allo scarico in qualunque corpo ricettore, compresa la
pubblica fognatura;
il controllo degli scarichi delle acque reflue e irrogazione delle sanzioni amministrative
pecuniarie;
la gestione del catasto delle pressioni antropiche.
Poiché molte delle competenze sopra citate riguardano funzioni amministrative di tipo
autorizzativo, gestionale e di controllo, direttamente esercitate dalla Provincia attraverso gli
uffici di competenza, rispetto al tema della prevenzione e difesa dall’inquinamento
atmosferico, acustico e dei corpi idrici il PUP/PTC può svolgere un ruolo indiretto, di supporto
conoscitivo e di indirizzo per le attività della Provincia e di monitoraggio dello stato
dell’ambiente.
In particolare, in riferimento all’approccio metodologico che sarà sviluppato per la redazione
del nuovo PUP/PTC, in merito al tema in esame si individuano i seguenti aspetti e indirizzi di
sviluppo:
−
−
−
−
−
sviluppare, congiuntamente alle attività legate alla procedura di VAS, un quadro
conoscitivo dello stato dell’ambiente nel territorio provinciale, al fine di individuare le
situazioni di criticità attuali e potenziali e definire opportune strategie di mitigazione;
fornire indirizzi per la redazione degli eventuali strumenti di settore e requisiti progettuali
da considerare nei Sistemi di organizzazione dello spazio e negli Accordi di Campo che
possono avere rilevanza in termini di inquinamento atmosferico, acustico e dei corpi
idrici, quali il sistema della mobilità e degli insediamenti produttivi;
fornire, all’interno del programma di monitoraggio del Piano, elementi utili al controllo e
alla valutazione dello stato dell’ambiente;
coordinare le attività di monitoraggio dei Piani Urbanistici Comunali, attraverso la
definizione di linee guida e indicatori monitoraggio;
favorire l’integrazione nelle scelte e nelle strategie urbanistiche, territoriali e della
mobilità, le implicazioni connesse al clima acustico, atmosferico inquinamento dei corpi
idrici.
Prevenzione degli incendi
Le competenze assegnate alle province in materia di protezione civile sono vaste e articolate
e connesse a differenti aspetti in cui si articolano le problematiche connessa alla protezione
civile. Un importante riferimento normativo, riguardo al tema generale della protezione civile,
è il Decreto Legislativo 31 marzo 1998, n. 112, in attuazione del capo I della legge 15 marzo
1997, n. 59, che all’art. 108 elenca i principali compiti in materia assegnati alle province:
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−
−
−
attuazione, in ambito provinciale, delle attività di previsione e degli interventi di
prevenzione dei rischi, stabilite dai programmi e piani regionali, con l'adozione dei
connessi provvedimenti amministrativi;
predisposizione dei piani provinciali di emergenza sulla base degli indirizzi regionali;
vigilanza sulla predisposizione da parte delle strutture provinciali di protezione civile, dei
servizi urgenti, anche di natura tecnica, da attivare in caso di eventi calamitosi di cui
all'articolo 2, comma 1, lettera b) della legge 24 febbraio 1992, n. 225;
In particolare in materia di incendi boschivi il riferimento principale è la legge quadro 21
novembre 2000, n. 353. Le disposizioni di tale legge sono finalizzate alla “conservazione e
alla difesa dagli incendi del patrimonio boschivo nazionale” e prevedono che le regioni
predispongano, secondo specifiche linee guida e direttive emanate dal Consiglio dei Ministri,
i piani regionali per la programmazione delle attività di previsione, prevenzione e lotta attiva
contro gli incendi boschivi. Sono richiamate in tale legge compiti e funzioni assegnate alle
province tra le quali l’attuazione delle attività di previsione e di prevenzione secondo le
attribuzioni stabilite dalle regioni.
Il Piano Regionale Antincendi (P.R.AI.) costituisce per le Province la disciplina di indirizzo
per la definizione degli interventi di prevenzione dei rischi, ai sensi dell’Art. 106 terzo comma
lett.c) delle NTA del PPR.
Il PRAI infatti prevede esplicitamente che “ le Province adottano, come parte integrante dei
propri piani urbanistici, le norme finalizzate alla prevenzione degli incendi nelle aree
boschive, urbane e periurbane”.
In riferimento all’approccio metodologico che sarà sviluppato per la redazione del nuovo
PUP/PTC, in merito al tema in esame si individuano i seguenti aspetti e indirizzi di sviluppo:
−
−
−
coordinare il PUP/PTC con il Piano Regionale Antincendi recependone l’individuazione e
perimetrazione degli ambiti territoriali a rischio, coerentemente con l’analisi dei rischi su
scala provinciale, e le norme finalizzate alla prevenzione degli incendi nelle aree
boschive, urbane e perturbane;
prevedere indirizzi rivolti ai comuni affinché la revisione dei Piani di protezione civile
comunali siano redatti in concomitanza con la revisione degli strumenti urbanistici al fine
di coordinare le scelte per la localizzazione delle aree di emergenza con le esigenze dei
Piani stessi;
prevedere indirizzi e adottare una strategia per la localizzazione delle aree produttive in
aree a minore pericolosità al rischio incendio.
Perimetrazione delle aree a rischio di incidente rilevante (D.Lgs. n. 334 del
17/08/1999)
Il principale riferimento normativo in materia di pianificazione urbanistica e territoriale per le
zone interessate da stabilimenti a rischio di incidente rilevante è il Decreto Ministeriale 9
maggio 2001 (pubblicato nel Supplemento Ordinario n. 151 alla Gazzetta Ufficiale Italiana n.
138 del 16 giugno 2001), in attuazione dell'articolo 14 del D.Lgs. 17 agosto 1999, n. 334.
Tale dispositivo normativo stabilisce i requisiti minimi di sicurezza in materia di pianificazione
urbanistica e territoriale per le zone interessate da stabilimenti soggetti agli obblighi di cui
agli articoli 6, 7 e 8 del decreto legislativo 17 agosto 1999, n. 334, con riferimento alla
destinazione ed all'utilizzazione dei suoli, al fine di prevenire gli incidenti rilevanti connessi a
determinate sostanze pericolose e limitare le conseguenze per l'uomo e per l'ambiente e in
relazione alla necessità di mantenere opportune distanze di sicurezza tra gli stabilimenti e le
zone residenziali; tali norme si riferiscono ai seguenti tipologie di intervento:
−
insediamento di stabilimenti nuovi;
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− modifiche degli stabilimenti di cui all'articolo 10, comma 1, del decreto legislativo 17
agosto 1999, n. 334;
−
nuovi insediamenti o infrastrutture in prossimità degli stabilimenti esistenti, quali ad
esempio, vie di comunicazione, luoghi frequentati dal pubblico, zone residenziali, qualora
l'ubicazione o l'insediamento o l'infrastruttura possano aggravare il rischio o le
conseguenze di un incidente rilevante.
In tale decreto sono attribuiti specifici compiti alle province che, nell’ambito dei propri
strumenti di pianificazione territoriale con il concorso dei comuni interessati, devono
individuare “le aree sulle quali ricadono gli effetti prodotti dagli stabilimenti soggetti alla
disciplina di cui al decreto legislativo 17 agosto 1999, n. 334”.
In tal senso viene rafforzato il ruolo delle province attraverso il piano territoriale
nell’individuazione di indirizzi generali di assetto del territorio e nella facoltà del Piano stesso
di riportare a coerenza, in termini di pianificazione sovracomunale, le interazioni tra
stabilimenti, destinazioni del territorio e localizzazione di massima delle maggiori
infrastrutture e delle principali linee di comunicazione.
In particolare, in riferimento all’approccio metodologico che sarà sviluppato per la redazione
del nuovo PUP/PTC, in merito al tema in esame si individuano i seguenti aspetti e indirizzi di
sviluppo:
−
−
−
identificazione degli stabilimenti a rischio di incidente rilevante e costruzione di una
quadro conoscitivo sugli elementi vulnerabili presenti in prossimità degli stabilimenti
stessi;
prima individuazione delle aree sulle quali ricadono gli effetti prodotti dagli stabilimenti
soggetti alla disciplina di cui al decreto legislativo 17 agosto 1999 n. 334, e
determinazione degli indirizzi generali a livello provinciale per la loro regolamentazione;
definizione di indirizzi e criteri per la selezione delle aree idonee all’insediamento degli
stabilimenti soggetti alla disciplina di cui al decreto legislativo 17 agosto 1999, n. 334.
Agricoltura e patrimonio agroforestale
Le competenze del PUP/PTC in materia di agricoltura e foreste derivano dal D.Lgs
267/2000, che stabilisce che “le province con il Piano Territoriale di Coordinamento
Provinciale, indichino le “linee di intervento per la sistemazione idrica, idrogeologica ed
idraulico-forestale (…)”, mentre in ambito regionale la L.R. 45/1989 pur non stabilendo
indicazioni direttamente inerenti il settore forestale e agro-forestale da affrontare nei PUP,
stabilisce che essi abbiano funzioni di coordinamento “per l'uso del territorio agricolo e
costiero” e “per la salvaguardia attiva dei beni ambientali e culturali”
Per quanto attiene alla pianificazione paesaggistica, al PUP/PTC, in conformità con quanto
richiesto nelle N.T.A. del PPR (Art.106, punto 1.4) è richiesto di stabilire obiettivi generali,
strategie di tutela e di valorizzazione del patrimonio agro-forestale e dell’agricoltura
specializzata, in coerenza con gli strumenti di programmazione del settore agricolo forestale.
Appare inoltre assumere particolare rilevanza nella gestione delle risorse forestali e agroforestali
la competenza attribuita alle Province dall’ art. 61 comm. 2 della L.R. 9/2006, in
base al quale “sono trasferite alle Province le funzioni precedentemente esercitate dalle
CCIAA concernenti le determinazioni sul Vincolo Idrogeologico di cui al regio decreto n. 3267
del 1923”.
Nello specifico il trasferimento di competenze alle amministrazioni provinciali riguarda
differenti funzioni tra cui in particolare:
- il rilascio, per le aree vincolate, delle autorizzazioni relative a trasformazioni di bosco o di
terreno saldo in altra qualità di coltura, ivi comprese le trasformazioni di natura
urbanistica ;
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- rilascio, per le aree vincolate, delle autorizzazioni relative a chiusura e la riapertura al
pascolo;
- definizione di disciplinari e di prescrizioni per le aree sottoposte a vincolo, inerenti
l’ammissibilità delle trasformazioni e degli usi, finalizzate al perseguimento degli obiettivi
di tutela del vincolo stesso;
- approvazione delle Prescrizioni di Massima e di Polizia Forestale;
- approvazione dei Piani economici di utilizzo dei boschi di proprietà pubblica ovvero la
prescrizione per queste aree di disciplinari d’uso;
- approvazione o prescrizione di apposite norme relative all’utilizzo dei pascoli montani di
proprietà pubblica;
- decisioni inerenti la revisione del vincolo e modalità di applicazione dello stesso.
Il PUP/PTC, nella attuale formulazione, definisce contenuti normativi specifici riferiti ai temi
del patrimonio agricolo e forestale attraverso i seguenti dispositivi:
- le Ecologie: le Ecologie Agrarie e Forestali (art.10 della Normativa di Piano);
- i Sistemi di Organizzazione dello Spazio: il Sistema della Trasformazione Agraria (art.23)
e il Sistema della Gestione Forestale e Agroforestale (art.24);
- i Sistemi di Organizzazione delle Procedure: i Campi della Agricoltura e la Zootecnia
(art.35): Campo dei vigneti, Campo dell’olivo, Campo dell’irrigazione, Campo dei bovini
da carne, Campo dell’allevamento ovino.
In riferimento alla definizione del nuovo strumento di PUP/PTC, sono individuati i seguenti
indirizzi di sviluppo:
- assunzione nella strategia di gestione della risorsa dei principi di Gestione Forestale
Sostenibile e di multifunzionalità delle foreste, così come definiti su scala europea dal
piano d’azione dell’UE per le foreste e fatti propri, a livello regionale, dal Piano Forestale
Ambientale Regionale;
- definizione di indirizzi e strategie, coordinati rispetto a quelli definiti in riferimento
all’ambito di competenza della Difesa del suolo, orientati a conservare e rafforzare le
funzioni protettive di stabilizzazione dei suoli nonché di prevenzione del rischio
idrogeologico svolte dalla copertura vegetazionale. Coerentemente con questa
prospettiva di indirizzo appare di particolare rilevanza, ai fini della definizione delle
strategie di tutela e valorizzazione della risorsa, l’assunzione dei requisiti di gestione
integrata del bacino idrografico in quanto unità sistemica;
- definizione di indirizzi e strategie, coordinati rispetto a quelli definiti in riferimento
all’ambito di competenza relativo al Patrimonio ambientale e naturalistico, orientati a
conservare, tutelare e valorizzare le risorse naturalistiche del territorio provinciale con
particolare riferimento alle funzioni di rilevanza ecosistemica alla scala territoriale delle
formazioni forestali ,dei sistemi agricoli e agro-forestali.
- In relazione all’esercizio delle competenze provinciali riguardanti il Vincolo idrogeologico,
l’individuazione, all’interno PUP/PTC, di modelli interpretativi e gestionali relativi al
patrimonio agro-forestale permette di concorrere in misura rilevante rispetto alle esigenze
di gestione riferite al Vincolo Idrogeologico, garantendo requisiti di coerenza e
correlazione rispetto agli indirizzi riferiti alla valorizzazione del patrimonio.
- individuazione dei sistemi territoriali agricoli che assumono una rilevanza alla scala di
interesse provinciale, in riferimento ai quali il Piano è chiamato a definire specifici
orientamenti, indirizzi e discipline di coordinamento per la pianificazione locale e di
settore, finalizzati a garantire il riconoscimento dei requisiti di tutela e valorizzazione delle
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aree agricole in quanto sistemi paesaggistico-territoriali unitari aventi rilevanza alla scala
sovralocale, nonché stabilire strategie di valorizzazione della risorsa e priorità di
intervento attuabili anche direttamente per iniziativa dell’ente provinciale.
Patrimonio storico culturale
Le competenze affidate alla pianificazione provinciale in materia di beni storico culturali
derivano dalla Legge Regionale 45/89 che all’art.16 stabilisce che La Provincia, con il Piano
Urbanistico Provinciale, redatto anche per settori di intervento, nel rispetto della
pianificazione regionale, individua specifiche normative di coordinamento con riferimento ad
ambiti territoriali omogenei, e fra questi, per la salvaguardia attiva dei beni ambientali e
culturali.
Il Piano Paesaggistico Regionale, ponendo in primo piano il tema della tutela e
valorizzazione del paesaggio, contribuisce a integrare contenuti e prospettive della
pianificazione urbanistica provinciale. L’art. 106 delle Norme di Attuazione del PPR illustra i
contenuti per l’adeguamento dei Piani Urbanistici Provinciali al PPR, precisando gli ambiti
specifici di competenza. Per quanto riguarda il patrimonio storico culturale il PPR prevede
che la Provincia, nell’adeguare il Piano Urbanistico Provinciale, promuova la riqualificazione
e la valorizzazione dei paesaggi e collabori con i Comuni alla identificazione delle risorse
insediative, monumentali e archeologiche di notevole interesse pubblico di valenza
sovracomunale ed alla individuazione di ville, complessi ed edifici di pregio architettonico con
le relative pertinenze e i contesti figurativi.
La tutela e la valorizzazione del paesaggio e del patrimonio culturale è disciplinato dal D.Lgs.
42/2004 "Codice dei beni culturali e del paesaggio” che, in attuazione dell’art. 9 della
Costituzione 8 , stabilisce le disposizioni con cui la Repubblica tutela e valorizza il patrimonio
culturale, ripartendo le competenze:
−
−
alla potestà legislativa esclusiva dello Stato la tutela dell’ambiente, dell’ecosistema e dei
beni culturali;
alla potestà legislativa concorrente delle Regioni, salvo per la determinazione dei principi
fondamentali riservata alla legislazione dello Stato, la valorizzazione dei beni culturali ed
ambientali e la promozione ed organizzazione di attività culturali.
Lo Stato, le Regioni, le Città metropolitane, le Province e i Comuni assicurano e sostengono
la conservazione del patrimonio culturale e ne favoriscono la pubblica fruizione e la
valorizzazione.
Il D.Lgs 267/2000, contenete i principi e le disposizioni in materia di ordinamento degli enti
locali, stabilisce che spettano alla provincia le funzioni amministrative di interesse provinciale
che riguardino vaste zone intercomunali o l'intero territorio provinciale per quanto riguarda la
valorizzazione dei beni culturali (art. 19 comma 1lettera c).
Al livello regionale la Legge Regionale 12 giugno 2006, n. 9, riporta le competenze
provinciali in materia di valorizzazione dei beni culturali, in particolare all’art. 77 stabilisce che
può:
−
−
promuove la cooperazione tra gli enti locali ai fini della gestione associata dei beni
culturali e degli istituti e dei luoghi della cultura e dei relativi servizi.
concorrere con i comuni alla programmazione regionale e all’organizzazione e allo
sviluppo del sistema regionale dei beni culturali e degli istituti e luoghi della cultura.
Ulteriori competenze in materia di beni culturali sono affidate alle Province dalla L.R. 14/2006
dove al punto 3 dell’articolo 3 si afferma che “la Regione riconosce agli enti locali funzioni di
8 La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e tutela il paesaggio ed il patrimonio storico ed artistico della
Nazione.
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integrazione, coordinamento e gestione dei rapporti tra beni culturali e contesto
paesaggistico e territoriale”.
La stessa LR 14/2006 introduce il Piano regionale per i beni culturali, gli istituti e i luoghi
della cultura (art. 7) e il Piano provinciale degli interventi per i beni culturali e gli istituti e i
luoghi della cultura - PPIBBCC (art. 8).
Il PPIBBCC e i relativi programmi annuali di attuazione, coerentemente con gli obiettivi e gli
indirizzi del Piano regionale, specificano i progetti e le iniziative della provincia e dei comuni,
singoli o associati, con indicazione delle relative risorse e stabiliscono, inoltre, le modalità di
richiesta dell’intervento provinciale, i criteri e le priorità per la concessione, l’erogazione, la
revoca dei contributi e i termini di presentazione delle richieste.
Il Patrimonio storico culturale nel PUP/PTC vigente è disciplinato dai seguenti dispositivi:
− Ecologie del patrimonio culturale (Titolo II, Capo I, art.11) ;
− Sistema dei beni e delle attività culturali (Titolo II, Capo II, art. 21);
−
Campi dei beni culturali (Titolo III, Capo I, art.36);
Il Campo dei beni culturali denominato “Promozione e gestione delle Reti dei Beni Culturali
della Provincia di Cagliari” nelle sue linee guida prevede che la Provincia di Cagliari
attraverso il Circuito del Patrimonio Culturale Provinciale definito dal PUP/PTC eserciti le
funzioni di integrazione, coordinamento e gestione dei rapporti tra beni culturali e contesto
paesaggistico e territoriale privilegiando il tema della costruzione delle Reti dei Beni Culturali
Territoriali Provinciali.
In riferimento alla definizione della Variante generale al PUP/PTC, sono individuati i seguenti
indirizzi di sviluppo:
- definizione di strategie e politiche integrate per la gestione delle risorse appartenenti al
patrimonio storico culturale;
- identificazione delle Reti dei Beni Storico Culturali di valenza provinciale e la definizione
degli indirizzi da recepire nei PUC;
- definizione degli obiettivi, strategie e azioni territoriali da recepire nel Piano provinciale
PPIBBCC;
- promozione di accordi territoriali per l’identificazione, sviluppo e attivazione delle Reti dei
Beni Storico Culturali Provinciali, condivisi con le Amministrazioni Comunali e gli Enti
competenti.
Attività produttive, artigianali e commerciali
La disciplina normativa inerente gli insediamenti produttivi è vasta e articolata, in quanto
collegata a tematiche di natura urbanistica, ambientale ed economica, e declina in modo
differente e talvolta poco chiaro le competenze tra i differenti soggetti della pianificazione
territoriale. Relativamente alle aree produttive comunali il principale riferimento normativo, in
campo nazionale, è la legge n. 865 del 1971 che, come cita l’art. 27, consente ai comuni
dotati di Piano Regolatore Generale o di Programma di Fabbricazione approvati “la facoltà,
previa autorizzazione della Regione, di redigere un Piano delle aree da destinare a
insediamenti produttivi”. Tuttavia, tale individuazione, come previsto all’articolo 2 del D.P.R.
20 ottobre 1998, n. 447 effettuata dai comuni, deve salvaguardare le prescrizioni dei piani
territoriali sovracomunali.
Relativamente alle grandi aree industriali le competenze ricadono invece nella competenza
dei consorzi industriali, i quali, ai sensi del DPR 218 del 6 marzo 1978 possono essere
costituiti da comuni, province, camere di commercio e altri enti interessati.
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La Legge Regionale 25 luglio 2008, n. 10 ha recentemente avviato un generale riordino delle
competenze e funzioni in materia di aree industriali, apportando inoltre un significativo
ridimensionamento delle stesse. Tale norma ha introdotto una distinzione fra aree aventi una
valenza comunale e aree industriali di valenza sovracomunale, definendo per esse
competenze e funzioni coerentemente con la legge regionale 12 giugno 2006, n. 9
(Conferimento di funzioni e compiti agli enti locali). All’articolo 2 della legge sono definite le
funzioni amministrative per le aree comunali e sovracomunali, conferendo ai comuni,
coerentemente con la programmazione regionale e provinciale, le funzioni amministrative per
le aree industriali di dimensione comunale e alle province le funzioni amministrative relative
alle aree di dimensione sovracomunale. La legge elenca inoltre le aree industriali esistenti
aventi una valenza sovracomunale la cui gestione è affidata, per ciascun ambito provinciale,
ad un consorzio costituito, ai sensi dell'articolo 31 del decreto legislativo 18 agosto 2000, n.
267, fra la provincia e i comuni nel cui territorio insistono le aree interessate.
Relativamente al tema della qualificazione ambientale delle aree produttive è importante
citare, il decreto legislativo n. 112 del 1998 che introduce, all’art. 26, la definizione di “Aree
ecologicamente attrezzate” quali aree dotate delle infrastrutture e dei sistemi necessari a
garantire la tutela della salute, della sicurezza e dell'ambiente.
Il ruolo del PUP nell’ambito della pianificazione e programmazione delle aree produttive di
interesse sovracomunale trova fondamento principalmente nella legge regionale n. 45 del
1989, che all’art.16 affida alle province il compito di individuare, attraverso il Piano,
“specifiche normative di coordinamento con riferimento ad ambiti territoriali omogenei (…)
per l'individuazione e regolamentazione dell'uso delle zone destinate ad attività produttive
industriali, artigianali e commerciali di interesse sovracomunale”. La stessa LR 45/89 nel
richiamare le competenze comunali in materia di insediamenti produttivi affida al PUC il
compito di regolare, “in conformità alle previsioni del piano urbanistico provinciale, (…) le
parti destinate allo sviluppo (…) produttivo industriale - artigianale”.
Un ulteriore rafforzamento del ruolo del piano provinciale in materia di pianificazione e
programmazione delle aree produttive sovracomunali deriva dalle norme tecniche del Piano
paesaggistico provinciale, che all’art. 106 “Adeguamento della disciplina urbanistica
provinciale”, prevede che il Piano Urbanistico Provinciale oltre che coordinare le iniziative
comunali finalizzate alla localizzazione dei distretti produttivi, individui gli ambiti per la
pianificazione dei nuovi insediamenti industriali, artigianali, turistico-ricettivi e delle grandi
strutture di vendita.
Inoltre, nell’ambito della normativa di settore specificatamente rivolta alla pianificazione
urbanistica e territoriale per le zone interessate da stabilimenti a rischio di incidente
rilevante 9 , viene rafforzato il ruolo delle province attraverso il piano territoriale
nell’individuazione di indirizzi generali di assetto del territorio e nella facoltà del Piano stesso
di riportare a coerenza, in termini di pianificazione sovracomunale, le interazioni tra
stabilimenti, destinazioni del territorio e localizzazione di massima delle maggiori
infrastrutture e delle principali linee di comunicazione.
La Variante al PUP relativa al territorio costiero affronta il tema delle aree produttive
sovracomunali all’art. 26 del capo II della normativa di coordinamento degli usi “Sistema
degli insediamenti industriali e artigianali” e all’art. 41 del capo I della normativa di
coordinamento delle procedure “Campi della pianificazione degli insediamenti industriali e
artigianali”. La Variante descrive le linee guida per la pianificazione degli insediamenti
industriali e artigianali, coerentemente con gli indirizzi e le opzioni culturali del PUP/PTC
identificando ambiti territoriali, aree caratterizzate da risorse, problemi e potenzialità comuni,
9 Principali riferimenti normativi: Dlgs 17 agosto 1999, n. 334, D.M. 9 maggio 2001 – “Requisiti minimi di
sicurezza in materia di pianificazione urbanistica e territoriale per le zone interessate da stabilimenti a rischio di
incidente rilevante”, Dlgs 21 settembre 2005, n. 238
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entro cui il dimensionamento, la localizzazione, l’organizzazione e la gestione di tali
insediamenti dovrà avvenire in forma coordinata fra più comuni, con il supporto o il
coordinamento della Provincia. L’accordo territoriale di pianificazione (Accordo di Campo) è
lo strumento attraverso il quale strutturare un percorso per la definizione e attuazione degli
obiettivi generali del PUP e attraverso cui coordinare le scelte insediative e infrastrutturali per
ciascun ambito territoriale.
In riferimento alla definizione del nuovo strumento del PUP/PTC, coerentemente con le
competenze attribuite dal quadro normativo e in continuità con quanto sviluppato con
l’attuale Piano, sono individuate le seguenti attività:
− identificazione ed eventuale revisione degli ambiti territoriali entro cui il
dimensionamento, la localizzazione, l’organizzazione e la gestione degli insediamenti
produttivi dovrà avvenire in forma coordinata tra più Comuni;
−
−
−
identificazione delle aree produttive a valenza comunale e sovracomunale;
definizione di criteri e indirizzi normativi da recepire e sviluppare operativamente
all’interno dei Piani Urbanistici Comunali e dei piani di settore di competenza comunale;
definizione di modalità di compensazione territoriale di valenza intercomunale atte a
garantire una equa distribuzione dei vantaggi e degli svantaggi derivanti dalle scelte
localizzative.
Insediamenti turistico ricettivi
Le competenze in materia di insediamenti turistico ricettivi affidate al PUP/PTC dal quadro
normativo vigente derivano direttamente dalla normativa paesaggistica del PPR; l’art. 106
prevede infatti che, al fine di conferire contenuti paesaggistici, la pianificazione provinciale
provveda a “individuare gli ambiti per la pianificazione dei nuovi insediamenti (…) turisticoricettivi”.
L’art. 16 della Legge Regionale 45/89 prevede inoltre che la Provincia, con il Piano
Urbanistico Provinciale, individui “specifiche normative di coordinamento con riferimento ad
ambiti territoriali omogenei”, fra i quali “per l'uso del territorio (…) costiero”, ambito territoriale
maggiormente interessato dalla pressione insediativa a carattere turistico ricettivo.
In ultimo appare significativo richiamare le competenze in materia di insediamenti turistico
ricettivi affidate dalla LR 45/89 al Piano Urbanistico Comunale; l’Art. 4 della Legge
Urbanistica Regionale prevede infatti che il PUC “in conformità alle previsioni del piano
urbanistico provinciale regola l'uso (…) delle parti destinate allo sviluppo turistico”.
La disciplina di coordinamento e le previsioni del Piano Urbanistico Provinciale/Piano
Territoriale di Coordinamento risultano pertanto il quadro di riferimento per la
regolamentazione dell’uso delle parti del territorio comunale destinate allo sviluppo turistico.
La prima Variante al PUP/PTC in adeguamento al PPR, riguardante l’ambito costiero del
territorio provinciale, ha introdotto un nuovo Sistema di organizzazione dello spazio,
denominato “Sistema degli insediamenti turistico-ricettivi”, e nuovi Campi del progetto
ambientale, denominati “Campi della pianificazione degli insediamenti turistico-ricettivi”.
Il Sistema descrive le linee guida per la definizione di scenari di sviluppo turistico sostenibile
e per la pianificazione degli insediamenti turistico-ricettivi, coerentemente con gli indirizzi e le
opzioni culturali del PUP/PTC; la Variante riconosce inoltre i campi del progetto ambientale,
ambiti territoriali caratterizzati da risorse, problemi e potenzialità comuni, entro cui delineare
strategie di sviluppo turistico sostenibile e programmare l’eventuale localizzazione di nuovi
insediamenti turistico ricettivi coerentemente con i caratteri fisico ambientali dell’ambito di
riferimento.
Nell’ambito della procedura di cooperazione intercomunale e interistituzionale la Variante al
Piano promuove la definizione di procedure e metodi di compensazione urbanistica
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territoriale fra i comuni appartenenti allo stesso ambito, al fine di limitare eventuali esternalità
positive o negative che potrebbero determinarsi a seguito di scelte localizzative di
insediamenti e servizi, quale esito del processo di pianificazione.
Con riferimento all’approccio metodologico che sarà sviluppato per l’aggiornamento e
revisione del PUP/PTC, sono individuati i seguenti aspetti e indirizzi di sviluppo:
−
−
−
−
−
−
−
−
−
definizione di un quadro di riferimento strategico per lo sviluppo turistico sostenibile del
territorio provinciale;
costruzione di scenari e orientamenti strategici generali per lo sviluppo turistico
sostenibile nel territorio provinciale;
definizione di obiettivi e indirizzi per la realizzazione e qualificazione del sistema turistico
provinciale;
definizione di criteri di sostenibilità ambientale, paesaggistica, insediativa, socio
economica per la qualificazione e implementazione del sistema turistico provinciale;
identificazione degli stakeholders e dei portatori di interesse e definizione delle modalità
di coinvolgimento nel processo di definizione e sviluppo turistico sostenibile;
precisazione ed eventuale revisione degli ambiti per la pianificazione coordinata degli
insediamenti turistico ricettivi;
contestualizzazione e precisazione degli obiettivi e dei criteri di sostenibilità per la
riqualificazione e potenziamento del sistema turistico locale, con riferimento agli ambiti di
pianificazione coordinata;
definizione di indirizzi e obiettivi di pianificazione, da recepire nell’ambito degli strumenti
urbanistici comunali, volti alla riqualificazione del sistema insediativo turistico ricettivo;
definizione e precisazione delle modalità tecnico operative per l’attuazione del processo
di pianificazione coordinata e per lo sviluppo turistico sostenibile del territorio provinciale.
Infrastrutture e viabilità
In materia di pianificazione della viabilità di interesse provinciale le competenze della
Provincia derivano dalla Legge Regionale 45/89 che affida ai Piani Urbanistici Provinciali il
compito di individuare specifiche normative di coordinamento con riferimento ad ambiti
territoriali omogenei. L’art. 20 del D.lgs 267/2000 conferisce al PUP/PTC, quale strumento
capace di determinare gli indirizzi generali di assetto del territorio, il compito di indicare la
localizzazione di massima delle maggiori infrastrutture e delle principali linee di
comunicazione. Lo stesso dispositivo di legge assegna alle province inoltre importanti
funzioni di carattere amministrativo nel settore viabilità e trasporti che riguardano “vaste
zone intercomunali o l'intero territorio provinciale”.
Ulteriori competenze in materia di pianificazione delle infrastrutture e della viabilità sono
affidate al PUP/PTC dal PPR che, all’art. 56, dà specifici indirizzi per le reti e gli elementi
connettivi al fine di conferire contenuti paesaggistici alla pianificazione provinciale. Tale
articolo prevede infatti che le Province individuino nei propri strumenti urbanistici la viabilità
panoramica definendo le relative misure di protezione da osservarsi nella edificazione.
L’art. 103 del PPR prevede inoltre che la pianificazione urbanistica debba riconoscere e
disciplinare il sistema viario e ferroviario, dal punto di vista paesaggistico.
Le competenze della Provincia in materia di infrastrutture e viabilità sono integrate dalla
normativa di settore, che può essere distinta in viabilità e trasporti.
Relativamente al tema della viabilità è importante citare la legge regionale n. 12 del 2006 che
all’art. 65 assegna alle province le funzioni e i compiti relativi alla progettazione, esecuzione,
manutenzione e gestione delle opere di viabilità ex ANAS non rientranti nella rete stradale
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nazionale. Sono altresì attribuiti alle province la progettazione, realizzazione, manutenzione
e gestione della rete stradale regionale con esclusione della viabilità di interesse comunale e
il rilascio delle autorizzazioni per le competizioni sportive su strada sulla base della rispettiva
competenza territoriale.
Le competenze in materia di trasporti derivano dalla legge regionale n. 12 del 2006 che
all’art. 68 assegna alle province le funzioni e i compiti amministrative di interesse provinciale
in materia di trasporti e le funzioni ed i compiti di “gestione dei servizi di trasporto con
qualsiasi mezzo effettuati, quando istituiscono stabili collegamenti tra due o più comuni di
una stessa provincia non in continuità urbana”; funzioni ed i compiti relativi all'attività di
progettazione, realizzazione e gestione degli aeroporti. Sono inoltre affidate alle province le
competenze in materia di controllo, vigilanza e rilascio di autorizzazioni.
In tema di trasporto pubblico locale un importante dispositivo normativo regionale è la LR n.
21 del 2005 la quale assegna alle province i compiti di predisposizione e attuazione dei piani
provinciali di trasporto pubblico locale, l’espletamento delle procedure di gara per
l’affidamento dei servizi minimi ed aggiuntivi, in riferimento ai bacini di mobilità ed alle unità
di rete di livello provinciale, ed ulteriori funzioni tecnico amministrative.
Il Piano affronta il tema della mobilità e dei trasporti all’articolo 14 del capo II della normativa
di coordinamento degli usi e agli articoli 27 e 28 del capo I della normativa di coordinamento
delle procedure “Campi della mobilità e dei trasporti” e “Campi servizi superiori trasporto
persone e merci”. Le linee guida per il coordinamento sono rivolte al conseguimento di due
obiettivi principali: il miglioramento dell’accessibilità alle aree maggiormente urbanizzate e ai
principali nodi, sede di servizi superiori di trasporto, a creare nuove opportunità di
comunicazione e favorire lo sviluppo di condizioni di indifferenza localizzativa.
Con riferimento all’approccio metodologico che sarà sviluppato per l’aggiornamento e
revisione del PUP/PTC, sono individuati i seguenti aspetti e indirizzi di sviluppo:
−
−
analisi delle principali criticità del sistema viabililistico in relazione alle esigenze di
accessibilità e connessione dei differenti contesti urbani e territoriali della nuova
Provincia di Cagliari;
individuazione delle linee di assetto prioritarie e degli obiettivi di riorganizzazione della
viabilità sovracomunale da recepire e sviluppare operativamente nell’ambito degli
strumenti di settore.
In relazione alla sola viabilità panoramica sono individuati i seguenti aspetti:
−
−
−
−
recepire la viabilità panoramica di interesse regionale e identificare quella provinciale
definendo specifiche prescrizioni per la loro riqualificazione, tutela e valorizzazione;
definire le relative misure di protezione da osservarsi nella edificazione al di fuori del
perimetro dei centri abitati;
direttive e indirizzi per l’inserimento ambientale e la mitigazione degli effetti sulle
componenti ambientali delle strade extraurbane;
definire specifiche prescrizioni di tutela della viabilità storica.
Relativamente agli aspetti riguardanti la mobilità:
−
−
analisi delle principali criticità del sistema della mobilità urbana e territoriale;
favorire la sostenibilità del sistema della mobilità provinciale definendo indirizzi a
sostegno della mobilità a basso impatto.
Servizi e infrastrutture territoriali
In materia di servizi e infrastrutture territoriali la Legge Regionale 45/89 affida ai Piani
Urbanistici Provinciali il compito di individuare normative di coordinamento in ambiti territoriali
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omogenei per le attività ed i servizi che per norma regionale necessitano di coordinamento
sovracomunale. Tale ruolo trova conferma nel D.lgs 267/2000 che prevede che la Provincia,
attraverso il Piano Territoriale di Coordinamento, determini la localizzazione di massima delle
maggiori infrastrutture.
I servizi e le infrastrutture che necessitano di un coordinamento sovracomunale sono
considerati quelli che per tipologia di servizio e bacino di utenza sono di evidente carattere
territoriale sovralocale.
Tali servizi possono essere distinti per tipologia e in funzione delle specifiche competenze
attribuite alle Province dal quadro normativo vigente:
−
−
−
−
servizi ed infrastrutture connesse al sistema scolastico e formativo con particolare
riferimento all’istruzione secondaria per le quali sono affidate alla Provincia competenze
su differenti funzioni amministrative. Relativamente al tema appare significativo
considerare il ruolo che potrebbe assumere il PUP/PTCP come quadro di riferimento
conoscitivo, supporto e indirizzo per la formazione dei “Piani di organizzazione della rete
scolastica”, previsti dall'articolo 21, comma 4, della legge 15 marzo 1997, n. 59 e
regolamentati da DPR 18 giugno 1998, n. 233.
servizi ed infrastrutture connesse al sistema culturale con particolare riferimento alle
infrastrutture pubbliche quali: musei, biblioteche, strutture sportive, ecc.
In materia di beni culturali, istituti e luoghi della cultura, alla Provincia sono assegnate,
secondo l’art 5 della LR 14/2006, le attività di programmazione e coordinamento “dello
sviluppo dei servizi degli istituti e dei luoghi della cultura nel territorio, istituendo sistemi
museali e bibliotecari”; il coordinamento delle proposte dei comuni per la redazione e
successiva approvazione del piano provinciale; funzioni e compiti in materia di
promozione della didattica dei beni culturali e l’erogazione di contributi rivolti ai Comuni
per la costituzione, il funzionamento e l’incremento delle biblioteche e degli archivi storici,
la gestione dei servizi relativi a musei, parchi archeologici, ecomusei, biblioteche e archivi
storici, finalizzati inoltre a garantire il buon funzionamento e la fruizione degli istituti e dei
luoghi della cultura il funzionamento dei sistemi museali e bibliotecari, e dei centri e delle
istituzioni bibliografiche private. Sono inoltre conferite alla provincia la programmazione e
attuazione, di intesa con i comuni, di tutti gli interventi in materia di sport.
servizi ed infrastrutture connesse al sistema sanitario con particolare riferimento alle
infrastrutture pubbliche di interesse sovracomunale (poli ospedalieri);
altri servizi ed infrastrutture di interesse sovracomunale come poli fieristici ed espositivi,
complessi congressuali ecc.
Il Piano affronta il tema dei servizi e infrastrutture territoriali agli articoli 12 e 13 del capo II
della normativa di coordinamento degli usi “Sistema dei servizi sociali” e “Sistema dei servizi
superiori” e all’art. 33 del capo I della normativa di coordinamento delle procedure “Campi
dei servizi sociali” e all’art. 28 “Campi servizi superiori trasporto persone e merci”. Nel Piano
sono indicati i principali dispositivi normativi (indirizzi e linee guida) inerenti la pianificazione
dei servizi secondo una distinzione tra differenti aree geografiche caratterizzate da una
diversa organizzazione e distribuzione dei servizi: l’area di Cagliari, le aree gravitazionali di
equilibrio instabile e le aree di crisi.
Con riferimento all’approccio metodologico che sarà sviluppato per l’aggiornamento e
revisione del PUP/PTC, sono individuati i seguenti aspetti e indirizzi di sviluppo:
−
−
Costruzione del quadro di riferimento conoscitivo dei servizi e delle infrastrutture
territoriali di rilievo provinciale (istruzione, servizio sociosanitari, ecc.);
Identificazione dei principali poli attrattori provinciali nel campo dell’istruzione, della
cultura e dello sport;
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−
Definizione di obiettivi e strategie di riorganizzazione dell’offerta dei servizi di interesse
provinciale, in riferimento alle criticità e/o opportunità del sistema territoriale, da attuare
attraverso la redazione di specifici piani di settore o la promozione di accordi di
pianificazione.
Paesaggio
La normativa del Piano paesaggistico regionale all’art. 106 (comma 3, punto 11) affida alla
pianificazione provinciale il compito di “precisare gli ambiti paesaggistici di rilievo
sovracomunale e promuovere la riqualificazione e la valorizzazione dei paesaggi”.
Nel Piano Paesaggistico Regionale gli Ambiti di paesaggio rappresentano un dispositivo di
pianificazione attraverso il quale si intende indirizzare, sulla base di un’idea strategica di
progetto, le azioni di conservazione, recupero o trasformazione del paesaggio.
Gli Ambiti costituiscono grandi porzioni del territorio regionale, individuati come luoghi entro
cui si riconosce una particolare modalità di interazione fra risorse del patrimonio ambientale,
naturale, storico culturale e insediativo. Costituiscono inoltre il contesto di riferimento di una
proposta di progetto di intervento sul paesaggio fondata sul riconoscimento delle specificità
paesaggistiche del territorio.
Nella prima variante in adeguamento paesaggistico, relativa al solo ambito costiero, il tema
degli Ambiti di paesaggio è stato affrontato attraverso il riconoscimento di una loro
sottoarticolazione interna sulla base dei contenuti spaziali, descrittivi e normativi delle
componenti insediative ed ambientali del PUP/PTC. Queste ultime sono state reinterpretate,
selezionate e integrate ai fini della costruzione di un insieme di unità spaziali definite
Subambiti provinciali. Per ciascuno dei subambiti è stata sviluppata una parte descrittiva,
riguardante le principali relazioni e processi territoriali, ed una parte contenente indicazioni
normative.
Nella prospettiva di un aggiornamento complessivo del PUP/PTC, le unità spaziali
rappresentative delle forme e dei processi fisico-ambientali o delle forme di organizzazione
dello spazio insediativo del territorio provinciale (ecologie e componenti) possono essere
oggetto di una loro revisione alla luce delle esigenze di adeguamento al PPR.
L’identificazione degli Ambiti di Paesaggio, può infatti svilupparsi attraverso la
riorganizzazione spaziale delle componenti geoambientali e insediative in funzione dei
caratteri paesaggistici dominanti, delle dinamiche portanti, dei processi di relazione tra usi e
risorse. Coerentemente con le indicazioni del PPR, gli Ambiti di paesaggio possono quindi
svolgere il ruolo di indirizzo per la pianificazione paesaggistica alla scala provinciale e
comunale, costituendo il riferimento spaziale per i progetti di intervento sul paesaggio in
coerenza con i diversi scenari progettuali di conservazione, riqualificazione o trasformazione.
Valutazione e compatibilità ambientale
La L.R. 45/89 all’art. 16 comma 1 prevede che la Provincia, attraverso il PUP/PTC, individui
specifiche normative di coordinamento, con riferimento ad ambiti territoriali omogenei, per le
procedure relative alla determinazione della compatibilità ambientale dei progetti che
prevedono trasformazioni del territorio.
A tal fine, all’interno del PUP/PTC vigente, sono stati previsti specifici dispositivi normativi di
Piano, ecologie e componenti, finalizzati ad indirizzare gli interventi progettuali sul territorio
coerentemente con i processi ambientali ed insediativi in atto, attraverso una descrizione
normativa incentrata sulle potenziali conseguenze derivanti dalle azioni di trasformazione. Le
ecologie, da un lato descrivono l’ambito territoriale e il complesso delle relazioni più
significative tra processi ambientali e insediativi, dall’altro evidenziano le criticità che
possono derivare dalla assenza di specifiche attenzioni ai processi su cui si regge il
funzionamento di un dato ambito territoriale.
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Con riferimento all’approccio metodologico che sarà sviluppato per la redazione del nuovo
PUP/PTC, in merito al tema in esame si individuano i seguenti aspetti e indirizzi di possibile
sviluppo:
−
−
−
la costruzione di quadri di conoscenza territoriale e d’area vasta utili per la redazione del
quadro conoscitivo e la descrizione dello stato dell’ambiente nelle valutazioni ambientali
strategiche degli strumenti di pianificazione e programmazione comunali e provinciali;
la definizione di un set di indicatori minimi da utilizzare nell’analisi dello stato
dell’ambiente nei procedimenti di VAS e nel monitoraggio di piani e progetti di interesse
comunale e provinciale, al fine di favorire la omogeneizzazione dei dati e la creazione di
un quadro di sintesi di livello provinciale dello stato dell’ambiente e di attuazione degli
strumenti pianificazione;
la revisione e l’aggiornamento delle Componenti geoambientali, quali dispositivi spaziali e
normativi con contenuti descrittivi e interpretativi dei processi di evoluzione fisicoambientale
dei sistemi territoriali e identificativi di specifiche condizioni di sensibilità,
finalizzati, oltre che ad orientare i processi di trasformazione e di uso del territorio, a
supportare la valutazione della compatibilità ambientale di piani, programmi e progetti
comunali e provinciali nell’ambito dei procedimenti di valutazione ambientale strategica e
di impatto ambientale.
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Il Sistema Informativo Territoriale del Piano
Il Sistema Informativo del Piano Urbanistico Provinciale/Piano Territoriale di Coordinamento
è un complesso di archivi e procedure strutturate per l’organizzazione delle informazioni e la
costruzione di rappresentazioni tecniche di supporto alle decisioni di piano e alla sua
gestione. Di esso fanno parte, intimamente connesse, le tecnologie informatiche, hardware e
software, ed in particolare la tecnologia G.I.S. (Sistema Informativo Geografico), che
permette l’archiviazione, consultazione, elaborazione e interrogazione degli archivi numerici
e cartografici del territorio Provinciale.
Il modello concettuale proposto non poteva avere possibilità di trovare un unico strumento in
grado di rappresentare la complessità del territorio. Il sistema di conoscenza ha necessitato
quindi di una serie di strumenti, integrati tra loro, in grado di acquisire e di trattare le
informazioni di base soprattutto in chiave dinamica.
Sono state predisposte sulla base di comuni elementi informativi una serie di attività che
hanno individuato:
i processi da monitorare;
i soggetti coinvolti e le rispettive competenze;
i modelli (deterministici, statistici, di simulazione, ecc.) utili alla costruzione ed
elaborazione delle informazioni nelle fasi di analisi ed elaborazione;
i dati elementari necessari per l’utilizzo dei modelli;
le modalità di acquisizione dei dati.
L’aggiornamento del SIT deve analizzare prioritariamente quattro questioni fondamentali:
tipologie e aspettative dell’utenza;
architettura del sistema;
strumenti e procedure per la fruizione;
aggiornabilità del sistema.
Tale impostazione si traduce nella definizione di un sistema informativo non esclusivamente
funzionale alla elaborazione del Piano, ma che sia in grado di proporsi come strumento di
servizio verso una pluralità di utenti e che vede gli Enti Locali e gli altri settori
dell’Amministrazione Provinciale come fruitori principali delle procedure poste in essere.
Le caratteristiche del Sistema devono quindi essere tali da:
consentire la condivisione di obiettivi (e non solo dati e informazioni) tra i diversi soggetti;
avere uno strumento in continuo divenire, sufficientemente flessibile per adattarsi a
esigenze e processi in evoluzione, soprattutto nella fase di gestione del Piano;
stabilire con la pluralità di utenti, siano essi fruitori che gestori di informazioni, appositi
accordi per lo scambio, o la produzione, di informazioni.
costituire uno strumento di supporto alle decisioni per la pianificazione e
programmazione territoriale in relazione al nuovo quadro di competenze derivanti dai
nuovi dettati normativi.
Il SIT del PUP/PTC e le sue relazioni con il Sistema Informativo Territoriale
Regionale - SITR
L’aggiornamento del Sistema Informativo Territoriale provinciale deve tener conto della
necessità di dover interagire con altri sistemi informativi di riferimento di Piani di valenza
locale e Sovralocale. Nella fase di elaborazione e gestione del PUP/PTC l’Ufficio del piano
P IANO METODOL OGICO OPERATIVO P ER LA REVI SI ON E AGGI ORN AM ENTO DEL PI AN O 76

PROVINCI A DI C AG LI ARI
P I A N O U R B A N I S T I C O P R O V I N C I A L E / P I A N O T E R R I T O R I A L E D I C O O R D I N A M E N T O
ha avviato la costruzione di schede di “metadato” (secondo lo standard UNI-EN ISO 19115)
per la identificazione univoca e la caratterizzazione di tutti i dati e le informazioni
alfanumeriche presenti nel sistema e definito le procedure per ogni nuova acquisizione.
Nell’ambito del Protocollo Tecnico tra l’Amministrazione Regionale - Assessorato Enti Locali,
Finanze ed Urbanistica – e le Province di Cagliari, Nuoro, Oristano e Sassari e
l’Associazione Nazionale Comuni Italiani, è stata definita una procedura inter-istituzionale
per il monitoraggio e l’aggiornamento del Mosaico della pianificazione urbanistica comunale
alla scala provinciale e regionale. Il Mosaico è stato quindi inserito nella banca dati del SITR
per essere in seguito reso disponibile alla comunità degli utenti tramite i web services
implementati nella Infrastruttura di Dati Territoriali (IDT) Regionale e le funzionalità previste
nel progetto SIT2COM (Sistema Informativo Territoriale per le Comunità).
Si prevede pertanto una attività di creazione, revisione ed adeguamento delle informazioni
territoriali di propria competenza - che in futuro sarà strettamente integrata nel quadro delle
procedure e delle attività del SITR e del SIT2COM, mediante un utilizzo degli stessi
protocolli, architetture e web services (ad es. la ricerca, valutazione e la creazione di
metadati; la pubblicazione e la esplorazione di mappe tematiche; la ricerca, l’esplorazione e
l’accesso ai dati vettoriali e raster archiviati nella IDT regionale, ecc.), nell’ottica di
realizzazione di una infrastruttura di dati territoriali “distribuita” e federata.
In questa fase di completamento dei progetti regionali SITR e SIT2COM, a causa della
indisponibilità dei suddetti web services , è comunque necessario che il SIT provinciale
includa nella propria struttura informativa i dati spaziali costituenti il PPR e del PAI, al fine del
loro recepimento. Il carattere multidisciplinare di questi datasets e la loro provenienza da
fonti eterogenee (differenti assessorati ed enti strumentali regionali, Soprintendenze, studi e
piani di settore di carattere regionale e/o nazionale, ecc.) richiede che il SIT acquisisca
assieme a questi i relativi metadati, in modo da poterne valutare la qualità (ad es.,
accuratezza e completezza spaziale, tematica e temporale) in termini di idoneità all’uso
previsto.
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