Normativa del Piano - Provincia di Cagliari

provincia di 

cagliari 

assessorato programmazione e pianificazione territoriale 

piano urbanistico provinciale - territoriale di coordinamento 

variante in adeguamento al PPR - primo ambito omogeneo: fascia costiera 

graziano milia presidente 

franco marras assessore 

g. michele camoglio dirigente 

Normativa del Piano 

numero 

codice 

scala 

data 

fase 

elaborato da 

marzo 2010 

ufficio del piano 

percorso file 

aggiornamenti


Indice 

TITOLO I 

FINALITÀ E NATURA DEL PIANO 

ART. 1 FINALITÀ DEL PIANO p. 1 

ART. 2 OBIETTIVI DEL PIANO p. 1 

ART. 3 FONTI NORMATIVE DI RIFERIMENTO p. 3 

ART. 4 LEGENDA/DESCRIZIONE DEI CONCETTI p. 3 

ART. 5 ELABORATI DEL PUP/PTCP p. 4 

TITOLO II 

NORMATIVA DI COORDINAMENTO DEGLI USI 

CAPO I 

LE ECOLOGIE 

ART. 6 ECOLOGIE INSEDIATIVE p. 8 

ART. 7 COMPONENTI INSEDIATIVE p. 69 

ART. 8 ECOLOGIE GEO-AMBIENTALI p. 106 

ART. 9 COMPONENTI GEO-AMBIENTALI p. 129 

ART. 10 ECOLOGIE AGRARIE-FORESTALI p. 197 

ART. 11 ECOLOGIE DEL PATRIMONIO CULTURALE p. 228 

CAPO II 

I SISTEMI DI ORGANIZZAZIONE DELLO SPAZIO 

ART. 12 SISTEMA DEI SERVIZI SOCIALI 

ART. 13 SISTEMA DEI SERVIZI SUPERIORI 

p. 229 

p. 232 

ART. 14 SISTEMA DELLA MOBILITA’ E DEI TRASPORTI p. 235 

ART. 15 SISTEMA DEI SERVIZI DI TELECOMUNICAZIONI p. 239 

ART. 16 SISTEMA DEI SERVIZI ENERGETICI p. 242 

ART. 17 SISTEMA DELLE RISORSE IDRICHE: QUALITA’ E DEPURAZIONE p. 245 

ART. 18 SISTEMA DI GESTIONE DEI RIFUTI p. 245 

ART. 19 SISTEMA APPROVVIGIONAMENTO IDRICO p. 247 

ART. 20 SISTEMA DELLE GRANDI STRUTTURE DI VENDITA– PPUC p. 248 

ART. 21 SISTEMA DEI BENI E DELLE ATTIVITA’ CULTURALI p. 249 

ART. 22 SISTEMA DELLA DIFESA DEL SUOLO E DEI DISSESTI IDROGEOLOGICI p. 250 

ART. 23 SISTEMA DELLA TRASFORMAZIONE AGRARIA p. 257 

ART. 24 SISTEMA DELLA GESTIONE FORESTALE E AGROFORESTALE p. 261 

ART. 25 SISTEMA DEGLI INSEDIAMENTI TURISTICO RICETTIVI p. 263 

ART. 26 SISTEMA DEGLI INSEDIAMENTI INDUSTRIALI E ARTIGIANALI p. 266 

TITOLO III 

NORMATIVA DI COORDINAMENTO DELLE PROCEDURE 

CAPO I 

I CAMPI DEL PROGETTO AMBIENTALE 

ART. 27 CAMPI DELLA MOBILITA’ E DEI TRASPORTI p. 269 

Campo della mobilità nel bacino del Sarrabus - Gerrei – Trexenta 

Campo della mobilità di gravitazione del campo urbano di Cagliari 

ART. 28 CAMPI SERVIZI SUPERIORI TRASPORTO PERSONE E MERCI p. 276 

Campo del sistema aeroportuale e portuale di Cagliari 

ART. 29 CAMPI DELLE RISORSE ENERGETICHE p. 279 

Campo dell’approvvigionamento di energia da fonti integrative (rinnovabili) 

Campo dell’approvvigionamento di energia da fonti tradizionali 

ART. 30 CAMPI DELLE TELECOMUNICAZIONI p. 298 

Campo delle telecomunicazioni e della formazione

Campo delle telecomunicazioni e dei servizi 

ART. 31 CAMPI DELL'APPROVVIGIONAMENTO IDRICO p. 309 

Campo del sistema idropotabile provinciale 

ART. 32 CAMPI DELLE RISORSE IDRICHE p. 311 

Campo dello stato dei serbatoi del sistema Flumendosa 

Campo della rete fluviale del territorio del basso Flumendosa 

Campo del recupero del Cixerri 

Campo dell'inquinamento del Fluminimannu 

Campo della salvaguardia delle acque del territorio dei Sette Fratelli 

Campo delle aree stagnali e lagunari 

Campo dello stagno di Santa Gilla 

Campo della depurazione delle acque 

ART. 33 CAMPI DEI SERVIZI SOCIALI p. 325 

Sistema informativo per i servizi sociali 

Campo dell’area del relativo benessere 

Campo delle aree di potenziale vitalità 

Campo delle aree gravitazionali di equilibrio instabile 

Campo delle aree di crisi 

Campo dei canili 

ART. 34 CAMPI DELLA AGRICOLTURA E LA ZOOTECNIA p. 336 

Campo dei vigneti 

Campo dell’olivo 

Campo dell’irrigazione 

Campo dei bovini da carne 

Campo dell’allevamento ovino 

ART. 35 CAMPI DELL’ECONOMIA p. 349 

Campo delle filiere produttive 

Campo della specializzazione produttiva 

Campo della riconversione economica 

Campo della innovazione 

Campo del turismo/ambiente 

ART. 36 CAMPI DEI BENI CULTURALI p. 354 

Campo della promozione e gestione delle reti dei beni culturali della provincia di cagliari 

individuate all’interno del circuito del patrimonio culturale provinciale del pup 

ART. 37 CAMPI DELLA GESTIONE DEI RIFIUTI p. 359 

Campo della gestione dei rifiuti in ambiti caratterizzati da una variazione quali-quantitativa della 

produzione 

Art. 38 CAMPI DELLA DIFESA DEL SUOLO E DEI DISSESTI IDROGEOLOGICI p. 361 

Campo della difesa del suolo e dei dissesti idrogeologici nel Distretto Idrografico Provinciale del 

Rio Mannu di Pula 

ART. 39 CAMPI DELLA PROMOZIONE DELLA RETE ECOLOGICA PROVINCIALE p. 439 

Promozione della rete ecologica provinciale 

ART. 40 CAMPI DELLA PIANIFICAZIONE DEGLI INSEDIAMENTI TURISTICO- p. 448 

RICETTIVI 

Salto di Quirra 

Foce del Flumendosa 

Castiadas 

Golfo orientale di Cagliari 

Golfo di Cagliari 

Nora 

Chia 

Golfo di Teulada 

Anfiteatro del Sulcis 

ART. 41 CAMPI DELLA PIANIFICAZIONE DEGLI INSEDIAMENTI INDUSTRIALI E p. 470 

ARTIGIANALI 

Sistema territoriale del Sarrabus 

Campo urbano di Cagliari 

Aree di sviluppo industriale 

Sistema insediativo della Costa del Sud 

ART. 42 IL CAMPO DELLA RIQUALIFICAZIONE E VALORIZZAZIONE DEI p. 477 

PAESAGGI

Riqualificazione e valorizzazione dei paesaggi 

CAPO II 

MODELLI E MANUALI 

SEZIONE I 

ART 43 MODELLI PROCEDIMENTALI p. 481 

SEZIONE II 

MANUALI 

ART. 44 MANUALI TECNICI p. 481 

ART. 45 MANUALI METODOLOGICI p. 482 

ART. 46 MODELLO DI COOPERAZIONE PER LO SVILUPPO DEL PIANO p. 482 

ART. 47 MANUALE PER LA VALUTAZIONE AMBIENTALE STRATEGICA p. 482

TITOLO I 

FINALITÀ E NATURA DEL PIANO 

ART. 1 FINALITÀ DEL PIANO 

Le ecologie e i sistemi di organizzazione dello spazio del PUP/PTC 

rappresentano il quadro di riferimento per l’elaborazione ed il 

coordinamento della pianificazione comunale e per l’elaborazione della 

pianificazione di settore di competenza della Provincia. Tale 

pianificazione dovrà tenere conto dei valori ambientali, sociali e 

culturali espressi nei contenuti del PUP/PTC. 

ART. 2 OBIETTIVI DEL PIANO 

Il piano assume una serie di direttrici di politica territoriale, che 

investono in misura rilevante la dimensione etica e culturale della 

pianificazione, tramite obiettivi che servono come indirizzo ed 

orientamento delle pratiche progettuali, dei processi di pianificazione e 

di gestione del territorio. 

Tali direttrici sono: 

– la costruzione della “città provinciale”, come idea di territorio, 

nella quale le società provinciali possano identificarsi e 

orientare i loro comportamenti alla costruzione di 

un'organizzazione dello spazio compatibile con una struttura 

paesaggistico-ambientale coerente ed omogeneo; 

– la promozione di un’organizzazione “orizzontale” dei rapporti 

tra i centri urbani, che corrisponde alla figura della rete di 

città; a quest’idea fa riferimento un’organizzazione dello 

spazio territoriale che tende a identificarsi in una rete 

cooperativa di situazioni urbane integrata con la struttura 

paesaggistico-ambientale del territorio; 

– la costruzione della forma della città territoriale come città di 

città, una “rete di opportunità urbane alternative o 

complementari” diramate sul territorio in modo che i diversi 

centri possano caratterizzarsi ciascuno per una disponibilità di 

funzioni urbane riconoscibili, e radicata nelle rispettive 

specificità ambientali; ciò configura un approccio rovesciato 

rispetto a quello tradizionale basato sugli standard che 

tendeva ad una “omogenea fruizione del territorio”, ad una 

“normalizzazione” delle differenze urbane; 

– la scoperta della città territoriale provinciale come luogo 

riconoscibile delle specificità ambientali legate alla natura e 

alla storia dell’uomo. Poichè in questo mutamento 

dell'organizzazione urbana del territorio provinciale le 

possibilità di ogni centro dipendono dalla sua diversità, dalla 

sua capacità di offrire forme di vantaggio comparato, basate 

sulle proprie risorse e condizioni ambientali, assume rilievo il 

sistema delle “preesistenze” in quanto stimolano 

culturalmente e positivamente la tensione delle comunità 

verso l’innovazione, verso la costruzione di nuovi mondi 

possibili; 

Normativa 1

– l’orientamento dell’attività di pianificazione come “progetto 

ambientale” della città provinciale che assume l’ambiente - 

non solo come entità fisica, ma come unicum di natura e 

storia - come nucleo strategico per la costruzione di economie 

strettamente legate al territorio; 

– l’individuazione dei requisiti di coerenza tra sistema 

paesaggistico-ambientale e organizzazione dello spazio 

urbano e territoriale, promuovendo la presa di coscienza delle 

dominanti ambientali, dei luoghi ai quali le società 

attribuiscono un forte valore, che possono essere luoghi fisici, 

ma anche relazioni significative tra le società e i luoghi che 

presiedono alla vita organizzata; questi luoghi esercitano una 

rilevante attrazione anche nei confronti di flussi esterni e 

rappresentano quindi gli elementi di comunicazione 

sovralocale e di marketing territoriale;. 

– la costruzione di una “dimensione metropolitana” 

dell’organizzazione dello spazio fondata su condizioni 

insediative e infrastrutturali adeguate per promuovere e 

sostenere l’attitudine cooperativa dei centri dell’area vasta 

attraverso la diffusione della qualità urbana tramite 

un’operazione di riconoscimento e costruzione di “circuiti 

integrati di città” ad elevato valore dei servizi urbani, che 

esaltino le relazioni tra le dimensioni locali e sovralocali delle 

risorse e degli usi del territorio. 

Obiettivi di indirizzo ed orientamento alle attività di 

programmazione, progettazione e pianificazione 

Gli obiettivi si identificano con alcuni requisiti alla base del progetto 

ambientale del Piano Urbanistico Provinciale. 

I requisiti che seguono si configurano sia come riferimenti per la 

progettazione che come criteri per la valutazione dei nuovi progetti e 

saranno calibrati in relazione al progetto stesso e al contesto 

territoriale. 

Contestualizzazione 

Si definisce come capacità del progetto di collocarsi in un contesto 

territoriale e di definirsi in termini di rispetto o di rapporto con le 

caratteristiche della situazione ambientale, culturale, sociale ed 

economica locale. 

Cooperazione 

Si definisce come capacità del progetto di introdurre ed attivare 

processi sociali di comunicazione e di interazione fra soggetti sociali 

ed economici per la soluzione di problemi comuni al fine del 

miglioramento delle condizioni locali, anche nell’ottica di un processo 

di “apprendimento e miglioramento collettivo continuo”. 

Equità Territoriale 

Si definisce come la capacità del progetto di formulare azioni permeate 

di un’etica che mira ad un equo accesso alle risorse territoriali (fisiche, 

economiche, sociali) sia nel breve ma anche, e soprattutto, nel lungo 

periodo 

Innovazione 


Si definisce come capacità del progetto di introdurre elementi di 

cambiamento elaborando culture, saperi, forme, e risorse in modo 

inedito. 

Integrazione 

Si definisce come la capacità del progetto di costruire relazioni fra 

soggetti, settori tematici, o ambiti territoriali in modo da garantire 

adeguata gestione delle risorse secondo condizioni di efficienza ed 

equità territoriale. 

Processualità 

Si definisce come la capacità del progetto di porsi in modo dinamico, 

tale da attivare o favorire i processi e le potenzialità del territorio e non 

produrre sul territorio alterazioni non reversibili dei valori di lunga 

durata o come capacità di un sistema ambientale di ritornare in uno 

stato tale da aprire nuove possibilità rispetto a quelle che, praticate nel 

passato, hanno prodotto stasi territoriale o involuzione di processi 

ambientali significativi. 

Realizzabilità 

Si definisce come capacità del nuovo progetto - sia fisica che 

gestionale - di essere, oltreché innovativo, coerente equo ed 

ambientalmente compatibile, anche fattibile economicamente, 

tecnologicamente e sotto l’aspetto operativo-gestionale. 

Sostenibilità 

Il concetto della sostenibilità come definito nei trattati europei ed 

internazionali (Rapporto Bruntland, UNCED, Dichiarazione di RIO 

etc) sottende principi generali che possono essere esplicitati attraverso 

i requisiti di: Contestualizzazione, Cooperazione, Equità Territoriale, 

Innovazione, Integrazione, Processualità, Realizzabilità . 

ART. 3 FONTI NORMATIVE DI RIFERIMENTO 

Il Piano Urbanistico Provinciale è redatto con riferimento alle 

disposizioni della L.R. 22.12.1989, n.45 “Norme per l’uso e la tutela 

del territorio”, e sue modifiche e integrazioni, coerentemente con gli 

indirizzi contenuti nell’art. 106 delle Norme Tecniche di Attuazione 

del Piano Paesaggistico Regionale. 

Il PUP in applicazione dell’art. 16 della L.R. 45/89, così come 

modificato dall’art. 72 della L.R. 15.02.1996, n.9, ha valenza di Piano 

Territoriale di Coordinamento Provinciale, ai sensi del Decreto 

Legislativo 18 agosto 2000, n. 267. 

ART. 4 LEGENDA/DESCRIZIONE DEI CONCETTI 

Nel Piano, il progetto ambientale corrisponde ad una forma di 

azione delle società locali che costruiscono una nuova prospettiva 

urbana assumendo l’ambiente come nucleo centrale delle attività. Il 

ruolo dei pianificatori è quello di favorire una presa di coscienza delle 

dominanti ambientali cui fare riferimento per un progetto del territorio 

che si costruisca attraverso la messa in campo delle risorse e dei saperi 

locali. 

La conoscenza di sfondo è la raccolta e l’organizzazione dei dati 

territoriali che stanno alla base del piano. Quest’attività è portata avanti 


dai gruppi di lavoro che si occupano delle geografie, come vengono 

definite i vari settori di studio. La conoscenza di sfondo serve come 

base conoscitiva per la costruzione dei 3 strumenti principali del piano 

– le ecologie, i sistemi di organizzazione dello spazio e i campi del 

progetto ambientale. 

L’ecologia è una porzione del territorio che individua un sistema 

complesso di relazioni tra processi ambientali, insediativi, agrarioforestali 

e del patrimonio culturale. Lo studio dei processi si riconosce 

all’interno delle componenti elementari che formano l’ecologia 

stessa. Le ecologie contribuiscono ad indirizzare gli interventi 

progettuali sul territorio coerentemente con i processi ambientali ed 

insediativi in atto. Questo avviene attraverso una descrizione 

normativa incentrata sulle potenziali conseguenze delle azioni di 

trasformazione senza la prescrizione di usi consentiti o destinazioni 

funzionali. (la descrizione delle ecologie e delle componenti elementari 

fanno parte della Normativa del Coordinamento degli Usi – Titolo II – 

Capo I - Art 6-11). 

I sistemi dell’organizzazione dello spazio, descrivono le linee guida 

per la gestione dei servizi e dei beni pubblici e comprendono i sistemi 

dei servizi urbani ed i sistemi infrastrutturali coerentemente con gli 

indirizzi e le opzioni culturali del PUP. Rappresentano gli strumenti 

fondamentali dell’organizzazione urbana dello spazio provinciale e 

servono come base per la creazione di nuovi assetti territoriali (i 

sistemi dell’organizzazione dello spazio fanno parte della Normativa di 

Coordinamento degli Usi Titolo II –Capo II – Art 12-26). 

I campi del progetto ambientale stanno alla base del processo 

comunicativo del piano e indicano aree territoriali caratterizzate da 

risorse, problemi e potenzialità comuni cui si riconosce una precisa 

rilevanza in ordine al progetto del territorio (i campi del progetto 

ambientale fanno parte della Normativa di Coordinamento delle 

Procedure – Titolo III – Capo I – Art 27-42). Hanno come finalità la 

conclusione di accordi di campo su specifici ambiti o campi 

problematici da cui prende il nome. Il campo potrà descrivere una 

nuova figura territoriale, espressione del processo progettuale del tipo 

collaborativo (il processo di campo) in quanto luogo in cui si dispiega 

l’azione collettiva per un progetto di territorio. È l’unità spaziale di 

base la cui individuazione scaturisce dall’analisi dei processi, attraverso 

la descrizione delle risorse coinvolte, delle potenzialità e delle 

problematiche la cui gestione si realizza attraverso un progetto unitario 

orientato da linee guida definite dal PUP. 

ART. 5 ELABORATI DEL PUP-PTCP 

IL PUP/PTC si compone dei seguenti elaborati: 

ELABORATI TESTUALI 

GENERALI 

Relazione di Sintesi 


Il SIT e i manuali del piano 


CONOSCENZA DI SFONDO 

GEOGRAFIA DELLE IMMAGINI SPAZIALI DELLE SOCIETÀ 

LOCALI 

Nuove strutture spaziali e nuove forme di piano 

Immagini spaziali delle società locali e processo comunicativo del Piano 

Urbanistico Provinciale di Cagliari 

Architettura e percezione del paesaggio 

GEOGRAFIA DELLA POPOLAZIONE E DELLE ATTIVITA 

Geografia della Popolazione 

Geografia della Economia e delle Attività 

Autocorrelazione spaziali 

GEOGRAFIA AMBIENTALE 

Geo-Ambiente 

Risorse Idriche (qualità della risorsa e depurazione) 

Trasformazione agraria 

Rete Natura 2000: Siti di Importanza Comunitaria e Zone a Protezione 

Speciale 

GEOGRAFIA STORICA 

Conoscenza di sfondo geografia storica 

Demo Data-base (CD) 

Repertorio Data Base 

Circuito del Patrimonio Culturale (CPC) Provinciale - Le reti dei Beni 

Culturali della Provincia di Cagliari 

GEOGRAFIA DELL’ORGANIZZAZIONE DELLO SPAZIO 

Forme Urbane 

Servizi idrici 

Servizi di gestione dei rifiuti solidi 

Servizi di trasporto 

Accessibilità e mobilità delle categorie disabili 

Servizi di energia 

Servizi sociali e superiori 

Servizi di telecomunicazioni 

ECOLOGIE - APPROFONDIMENTI 

Relazione: Ecologie Geo- Ambientali 

Relazione: Ecologie del Patrimonio Culturali 

SISTEMI DELL’ORGANIZZAZIONE DELLO SPAZIO 

Relazione: Sistema della comunicazione: area della metodologia e 

comunicazioni 

Relazione: Sistemi dei servizi sociali 

Relazione: Sistemi dei servizi superiori 

Relazione: Sistemi della viabilità e dei trasporti 

Relazione: Sistemi dei servizi di telecomunicazioni 

Relazione: Sistemi dei servizi energetici 

Relazione: Sistema delle risorse idriche: qualità e depurazione 

Relazione: Sistema della gestione dei rifiuti 

Relazione: Sistema dell’approvvigionamento idrico 

Relazione: Sistema delle grandi strutture di vendita - PPUC 

Relazione: Sistemi dei beni e delle attività culturali 

Relazione: Sistema della difesa del suolo e dei dissesti idrogeologici 

Relazione: Sistema della trasformazione agraria 

Relazione: Sistema della gestione forestale e agroforestale 


Relazione: Sistema degli insediamenti turistico ricettivi 

Relazione: Sistema degli insediamenti industriali e artigianali 

ELABORATI GRAFICI 

CONOSCENZA DI SFONDO 

IMMAGINI SPAZIALI DELLE SOCIETÀ LOCALI 

Mondi percettivi 

POPOLAZIONE E ECONOMIA DELLE ATTIVITA 

Tavola di sintesi delle dinamiche demografiche 

Analisi shift-share su base comunale 

GEOGRAFIA AMBIENTALE 

Geo-Ambiente 

Modello geo-litologico 

Modello geo-pedologico 

Modello delle acclività 

Modello morfoclivometrico 

Risorse Idriche (qualità della risorsa e depurazione) 

Qualità delle acque fluviali 

Impianti di depurazione comunale 

Stato ambientale degli invasi 

Modello autodepurativo di Flumini Mannu 

Stato trofico delle aree lagunari e stagnali 

Manto Vegetale 

Uso del suolo agrario 

Uso del suolo forestale 

Modello della naturalità delle aree vegetazionali 

Modello Vegetazionale 

GEOGRAFIA STORICA 

Ecologia dei modelli interpretativi ed ecologia degli usi 

GEOGRAFIA DELL'ORGANIZZAZIONE DELLO SPAZIO 

Geografia delle Forme Urbane 

Mosaico degli strumenti urbanistici comunali 

Le morfologie insediative 

Geografia dei servizi idrici 

Sistema dei servizi idropotabilli 

Geografia dei servizi di gestione dei rifiuti solidi 

Servizi di gestione dei rifiuti urbani e speciali 

Geografia dei servizi di trasporto 

Rappresentazione dei flussi veicolari in ambito provinciale 

Scenario delle infrastrutture stradali in ambito provinciale 

ECOLOGIE 

Ecologie Geo- Ambientale 

Ecologie delle componenti Geo- Ambientale 

Ecologie Agrarie Forestali 

Ecologie Agrarie Forestali 


Ecologie Insediative 

Ecologie Insediativi 

Ecologie del patrimonio culturale 

Ecologie dell'interpretazione e dell'uso del patrimonio culturale 

CAMPI DEL PROGETTO AMBIENTALE 

Campo dello stato trofico dei serbatoi del sistema Flumendosa 

Campo della rete fluviale del Basso Fumendosa 

Campo del recupero del Cixerri 

Campo dell’inquinamento del Flumini Mannu 

Campo problematico dell’irrigazione 

Campo problematico dell’olivo 

Campo problematico dei bovini da carne 

Campo problematico dell’allevamento ovino 

Campo problematico dei vigneti 

Campo del sistema portuale e aeroportuale di Cagliari - grafici 

Campo della pianificazione sovracomunale: elaborati per il patrimonio 

culturale 

Il campo della riqualificazione e valorizzazione dei paesaggi (punto 11, art. 

106 della normativa del ppr) - Allegati-schede dei sub-ambiti 

Il campo della difesa del suolo e dei dissesti idrogeologici (punto 3, art. 106 

della normativa del ppr) - Allegati-schede distretti idrografici 

ELABORATI GRAFICI VARIANTE (primo ambito omogeneo PPR) 

Ambito territoriale oggetto della variante 

Ambiti di Paesaggio: processi di relazione territoriale definiti dalle ecologie 

insediative (2 tavole) 

Ambiti di Paesaggio: processi di relazione territoriale definiti dalle ecologie 

geo-ambientali (2 tavole) 

Ambiti di Paesaggio: processi di relazione territoriale definiti dalle unità 

marino-litorali (2 tavole) 

Ambito di Paesaggio (PPR) - Sub Ambiti provinciali (9 tavole) 

Ambiti di pianificazione e gestione della risorsa forestale 

Aree di tutela naturalistica ed ambientale di interesse provinciale 

Siti di Importanza Comunitaria (SIC) e Zone di Protezione Speciale (ZPS) 

della Rete Natura 2000 

Vincolo idrogeologico (R.D.L. n. 3267 del 30/12/1923) (2 tavole) 

Campo del progetto ambientale della promozione della rete ecologica 

regionale (2 tavole) 

Esposizione delle risorse territoriali alla pericolosità idrogeologica 

Campo del progetto ambientale per la difesa del suolo e dei dissesti 

idrogeologici del Distretto Idrografico del Rio Mannu di Pula (2 tavole) 

Campo del progetto ambientale per la difesa del suolo e dei dissesti 

idrogeologici - Distretti Idrogeologici Provinciali 

Circuito del Patrimonio Culturale Provinciale 

Sistema acquedottistico (aggiornamento elaborato PUP/PTC vigente) 


TITOLO II 

NORMATIVA DI COORDINAMENTO DEGLI USI 

CAPO I 

LE ECOLOGIE 

SEZIONE I 

ART. 6 ECOLOGIE INSEDIATIVE L.R. 45/89, 

art.16, lett. c) 

104. ECOLOGIA DELL'ORGANIZZAZIONE DEGLI 

INSEDIAMENTI LUNGO L'ASSE INFRASTRUTTURALE 

DELLA SS 131 

L’ecologia interessa i territori dei comuni di Nuraminis, Serrenti, 

Sanluri e Sardara e, in parte, i territori dei comuni di San Gavino 

Monreale, Samassi, Collinas e Furtei. La delimitazione dell’ecologia 

evidenzia processi insediativi connessi alle relazioni funzionali tra i 

centri urbani e il corridoio infrastrutturale della SS 131. Queste 

relazioni, che si riferiscono all’infrastruttura viaria lungo il suo 

sviluppo longitudinale, sono intersecate trasversalmente dai processi 

ambientali che si identificano nei sistemi idrografici del Flumini 

Mannu e del Flumini Malu-Flumini Mannu di Marceddì e nelle 

dinamiche di versante delle pendici sudoccidentali del sistema collinare 

miocenico della Marmilla. 

I processi insediativi rilevanti e gli scenari desumibili dalla 

pianificazione e programmazione economica locale evidenziano 

l’attenzione delle società d’ambito verso i processi di relazione 

sovralocale connessi al corridoio infrastrurtturale della SS 131. In 

questo senso le criticità attuali e potenziali del sistema insediativo 

(emerse dalla lettura delle dinamiche attivate dagli strumenti urbanistici 

vigenti e di nuova formazione) sono connesse alle relazioni che questo 

instaura con i processi di infrastrutturazione viaria di rango sovralocale 

(variazioni di tracciato della SS 131, nuovi accessi ai centri urbani). 

I processi ambientali portanti riferibili ai sistemi idrografici 

evidenziano, in relazione alle caratteristiche dei suoli, all’uso agricolo e 

alla copertura vegetale, una predisposizione ai fenomeni di erosione da 

parte delle acque superficiali in corrispondenza di eventi pluviometrici 

rilevanti. 

Dalle precedenti considerazioni si delineano i seguenti aspetti di orientamento 

normativo: 

Le attese locali rispetto alla ridefinizione del tracciato della SS 131, formalizzate 

come ipotesi di nuove localizzazioni di insediamenti produttivi (commerciali, 

artigianali, di servizi generali), pongono il problema di definire requisiti progettuali 

che consentano una integrazione a livello sovracomunale dei criteri di localizzazione 

e che tengano conto: della funzionalità dei nodi di accessibilità locale in rapporto 

alla scala sovralocale dell’infrastruttura, delle possibilità di interazioni tra i singoli 

interventi a carattere produttivo e di servizio, della capacità di contribuire alla 


qualità funzionale dell’infrastruttura stessa attraverso l’offerta di strutture di 

servizio e di supporto all’accessibilità sovralocale. 

Negli ambiti caratterizzati da vulnerabilità idrogeologica dovuta a problemi di 

erosione fluviale o a processi di erosione per ruscellamento dei versanti collinari, si 

riconosce l’opportunità di promuvere orientamenti progettuali tesi a regolare le 

modalità localizzative dell’assetto insediativo-infrastrutturale rispetto alle 

dinamiche ambientali (cfr. anche ecologie ambientali 268 della fossa tettonica del 

Campidano, 249 del bacino miocenico della Marmilla ed ecologia insediativa 115 

del Fluminimannu). 

105. ECOLOGIA INSEDIATIVA NEL BACINO 

MIOCENICO DELLA MARMILLA E DELLA GIARA DI 

GESTURI 

L’ecologia insediativa in esame interessa l’ambito territoriale del 

sistema idrografico dell’alta valle del Flumini Mannu, le Giare di 

Gesturi e Siddi e le colline mioceniche dell’alta Marmilla. Il sistema 

agricolo territoriale è organizzato dal bacino del Flumini Mannu e dai 

margini delle giare che a loro volta determinano l’organizzazione del 

sistema insediativo micro urbano dei centri di Barumini, Collinas, 

Furtei, Genuri, Gesico, Gesturi, Las Plassas, Lunamatrona, Pauli 

Arbarei, Segariu, Setzu, Siddi, Tuili, Turri, Ussaramanna, Villamar, 

Villanovaforru, Villanovafranca. 

Le colline del bacino miocenico e la Giara di Gesturi relazionano il 

sistema insediativo micro-urbano ai territori extra provinciali dell’Ales 

(OR) e del Sarcidano (NU) definendone il limite nord-occidentale, 

settentrionale e orientale. Nel settore sud-occidentale il corridoio 

ambientale del Flumini Mannu definisce le relazioni con il Campidano, 

e, in modo puntuale, i margini delle colline mioceniche relazionano 

l’ambito territoriale con i principali centri (Sardara e Sanluri) disposti 

lungo la direttrice infrastrutturale della Carlo Felice (104). Nel settore 

sud-orientale la sinistra idrografica del Flumini Mannu relaziona 

l’ecologia con i margini orientali della fascia collinare miocenica, 

principalmente con il territorio di Mandas (108), e più a sud con il 

centro abitato di Guasila e la piana concavo depressa di Ortacesus 

(107). 

Si tratta di un territorio caratterizzato da una elevata valenza 

naturalistica e paesaggistica, in particolare il sistema collinare e degli 

altopiani basaltici della Giara di Gesturi, Serri e Siddi, nonché 

dall’esistenza di un patrimonio storico e culturale (fra i quali il sito 

archeologico di Su Nuraxi di Barumini) oggetto di numerose iniziative 

di promozione e valorizzazione, anche coordinata, fra le quali gli 

interventi rivolti alla rete dei centri storici. 

I processi insediativi rilevanti riguardano la distribuzione spaziale e 

l’autocontenimento dei centri in relazione al sistema agricolo 

territoriale e alla risorsa pedologica-ambientale. In particolare i centri 

di Genuri, Setzu, Tuili, Barumini, Gesturi e Siddi si distribuiscono 

lungo l’arco ambientale dei versanti delle Giare di Siddi e Gesturi; i 

centri di Collinas e Villanovaforru occupano il margine sudoccidentale 

dell’ecologia sul settore collinare che definisce lo spartiacque tra i 

bacini idrografici del Flumini Mannu e del Flumini Malu – Rio Mannu; 

Turri, Ussaramanna e Pauli Arbarei presidiano le piane alluvionali del 

Rio Pardu e del Rio Barecca; Furtei, Las Plassas, Segariu e Villamar 

sono in diretta relazione con la piana alluvionale del Flumini Mannu e 

Riu Lanessiu; Villanovafranca presidia il sistema collinare miocenico. 


Per quanto riguarda la risorsa demografica dei comuni della Marmilla 

si registrano alti valori degli indici di vecchiaia con evidenti processi di 

impoverimento della struttura demografica con prevalenza della 

popolazione anziana. 

I processi ambientali più sensibili concernono la vulnerabilità degli 

acquiferi delle piane alluvionali oloceniche, l’erosione dei suoli collinari 

in relazione agli usi agricoli attuati con tecniche di aratura profonda 

meccanizzata e l’instabilità dei versanti delle giare. 

Il più grave processo di crisi dell’ecologia insediativa in esame, 

riconosciuto dalle comunità locali, è la carenza di disponibilità idrica e 

la totale assenza di infrastrutturazione per scopi irrigui, pur in presenza 

di una risorsa pedologica di particolare rilievo ed una propensione 

piuttosto marcata della popolazione per l’agricoltura. L’attività agricola 

è attualmente basata sulla risorsa emunta dai pozzi che è caratterizzata 

da una elevata salinità e non è in grado di garantire apporti idrici 

soddisfacenti. 

Il sistema agricolo territoriale, condizionato per l’elevata diffusione di 

aree non irrigue, persegue il modello colturale asciutto in particolare di 

tipo cerealicolo a ciclo autunno-vernino, e si organizza in piane 

alluvionali e di fondovalle e in ambiti di versante o più propriamente 

collinari. Un preciso carattere di specificità locale si riscontra nella 

vasta diffusione di ambiti olivetati non irrigui, spesso coltivati per 

autoconsumo familiare o legate a piccole economie locali, disposti in 

genere sui versanti collinari o nelle coltri detritiche dei versanti delle 

giare, in stretta relazione con i centri abitati. 

La superficie agricola utilizzata (SAU) presenta valori particolarmente 

elevati in relazione alla superficie totale(superiori al 90%), mentre la 

superficie agricola irrigata (SAI) sul totale della superficie agricola 

utilizzata (SAU) presenta i valori più bassi della provincia, con la sola 

eccezione dei comuni localizzati in stretta relazione con le piane 

alluvionali del Flumini Mannu (Furtei, Segariu e Villamar). Il sistema 

agricolo territoriale presenta inoltre ambiti in cui l’assetto fondiario 

risulta fortemente frazionato. 

Questi fattori non favoriscono il superamento della crisi del sistema 

agricolo territoriale potenzialmente capace, in presenza di una 

disponibilità idrica adeguata, di costruire economie strutturali per il 

territorio in esame. In questo quadro di oggettiva difficoltà a reperire 

la risorsa idrica attraverso le fonti convenzionali è stata formulata 

l’ipotesi di un approvvigionamento idrico di questo territorio basato 

sul sistema Tirso. 

Il sistema di pianificazione locale inoltre non riconosce formalmente 

tale risorsa agricola ambientale nonostante la dotazione di strumenti 

urbanistici comunali in media abbastanza recenti (successivi alla L.R. 

45/89). In questo quadro l’agricoltura non sembra avere concrete 

possibilità di espansione e non risultano altre attività economiche 

emergenti. 

Si tratta tuttavia di un territorio che per altri aspetti della pianificazione 

e programmazione dello sviluppo territoriale, in rapporto a risorse 

condivise (archeologia e beni storici e ambientali), ha saputo attivare 

processi di consorzialità intercomunale che hanno dato esito a 

esperienze di successo, suscettibili di essere trasferite e sostenute anche 

ad altri settori, segnatamente al sistema delle risorse agricole. 



normativo: 

Considerando che, almeno nelle aspettative delle comunità, gli interventi finalizzati 

alla soluzione del problema idrico rappresentano forse l’unica residua ipotesi di 

sviluppo del territorio, si sottolinea la necessità di gestire l’intero progetto territoriale 

nell’ambito di una più ampia strategia e all’interno di un processo integrato e 

condiviso di pianificazione e programmazione. In tal senso l’attivazione di processi 

di pianificazione e programmazione integrata intercomunale rivolti al sistema 

agricolo territoriale potrebbero sostenere le iniziative già avviate e strutturare 

maggiormente le istanze delle popolazioni locali in relazione alla carenza di risorse 

idriche. 

Inoltre la promozione di analisi tecnico-scientifiche potrà essere indirizzata 

all’individuazione di colture e tecniche irrigue compatibili con le risorse pedologiche e 

con l’effettiva disponibilità idrica. 

Si rileva inoltre la necessità di attivare politiche finalizzate sia alla promozione di 

tecniche produttive e agricole più idonee al contesto territoriale e meglio calibrate sui 

processi ambientali più sensibili, che al potenziamento della consorzialità per una 

gestione integrata e condivisa degli aspetti di riorganizzazione fondiaria dello spazio 

produttivo rurale e di razionalizzazione della risorsa idrica. 

Il progetto ambientale dovrà inoltre confrontarsi con ipotesi di sviluppo di attività 

economiche complementari, orientate alla promozione di filiere integrate connesse 

allo sviluppo agricolo ed al turismo ambientale e culturale, nella prospettiva che la 

dotazione di infrastrutture e il conseguente decollo di un’economia agricola faccia da 

volano per lo sviluppo socio-economico del contesto territoriale e consenta nuove 

opportunità occupazionali e di specializzazione professionale per il mantenimento 

delle fasce d’età della popolazione attiva sul territorio. 

106. ECOLOGIA INSEDIATIVA 

DELL’ORGANIZZAZIONE AGRICOLA NELLA PIANA 

ALLUVIONALE DI SAMATZAI E NEL SISTEMA 

COLLINARE MIOCENICO DI BARRALI-PIMENTEL 

L’ecologia insediativa si colloca nell’ambito del bacino miocenico del 

campidano sud orientale, compreso nel vasto sprofondamento 

tettonico della Fossa Sarda. L’ambito territoriale dell’ecologia interessa 

i centri abitati di Barrali, Pimentel e Samatzai e alcune porzioni dei 

territori comunali di Guasila, Nuraminis, Ortacesus, Segariu e Ussana. 

Si caratterizza per gli aspetti di specificità paesistico–ambientale 

rappresentate dalle interrelazioni fra processi ambientali e le attività 

produttive rurali e industriali che si sviluppano sui territori collinari 

(arenaceo marnosi) compresi fra i rilievi di monte Uda, il corso del Rio 

Mannu e i rilievi collinari miocenici. 

La particolare collocazione territoriale, in prossimità della valle 

strutturale del Campidano e del bacino alluvionale della piana concavo 

depressa di Ortacesus e Senorbì, quindi dell’alta Trexenta, caratterizza 

l’ecologia come ambito che svolge funzioni territoriali di relazione fra 

differenti ecologie insediative. In particolare in direzione Sud-Ovest 

Nord-Est fra l’ecologia insediativa organizzata sull’asse infrastrutturale 

della SS 131 (104) e l’ecologia della piana concavo-depressa di 

Ortacesus (107), lungo la direttrice del corridoio ambientale del Riu 

Mannu e della SS 128, e in relazione alla strada provinciale che da 

Nuraminis collega Samatzai e Pimentel con Guasila. Il corridoio 

ambientale del Riu Mannu, in direzione Sud-Est, mette in relazione 

l’area in esame con il centro urbano di Donori ed il territorio del 


Parteolla (116), mentre il distretto vulcanico di Furtei ed il bacino 

miocenico della Marmilla definiscono il margine nord-occidentale. 

L’ambito territoriale è caratterizzato da una morfologia del rilievo di 

tipo collinare con ampi fondovalle pianeggianti creati dall’attività dai 

sistemi idrografici di drenaggio. Nella porzione meridionale l’ecologia 

è solcata dal corso del Rio Mannu, principale riferimento idrografico, 

che in particolare caratterizza le risorse pedologiche e le specificità 

produttive agricole del territorio di Barrali. 

I processi ambientali più sensibili sono sostanzialmente riconducibili a 

problematiche idrogeologiche e concernono la vulnerabilità degli 

acquiferi nelle piane alluvionali (ambiti di ricarica delle falde idriche 

sotterranee). Negli ambiti collinari, per la scarsa permeabilità e per 

l’assenza di copertura vegetale, si manifestano rilevanti fenomeni 

torrentizi che possono configurare situazioni di pericolosità 

idrogeologica, instabilità dei versanti e processi di erosione accelerata 

dei versanti, in relazione agli usi agricoli attuati con tecniche di aratura 

profonda meccanizzata. 

I principali processi insediativi evidenziano un carattere 

prevalentemente orientato alle attività produttive agricole, in 

particolare legata alla produzione ortofrutticola (Barrali e Pimentel) e 

foraggera (Samatzai), e ed alle attività estrattive e produttive connesse 

alle cementerie (Italcementi e Calcidrata). 

L’insediamento si organizza principalmente in relazione ai centri 

abitati di Barrali, Pimentel e Samatzai, ed alla risorsa agricola di 

fondovalle. I processi insediativi evidenziano un sostanziale 

autocontenimento dell’edificato nell’ambito strettamente urbano, cui 

corrisponde una modesta quanto omogenea diffusione sul territorio 

dell’insediamento sparso legato principalmente all’attività agricola di 

fondovalle. 

Il sistema agricolo presenta valori elevati di superficie agricola 

utilizzata (SAU) sulla superficie totale, compresa circa fra il 85% 

(Barrali) ed il 97% (Samatzai), organizzata in ambiti di fondovalle ed 

ambiti agricoli collinari. La superficie agricola irrigata sul totale della 

superficie agricola utilizzata presenta per Barrali valori particolarmente 

elevati (31%), mentre per Pimentel e Samatzai la superficie irrigata 

registra rispettivamente valori medi (11%) e bassi (5%), presentando 

una superficie utilizzata per colture estensive asciutte, in particolare di 

tipo cerealicolo a ciclo autunno-vernino, particolarmente elevata. 

Particolare importanza rivestono i processi di modificazione del 

territorio connessi alle attività delle cementerie (Italcementi e 

Calcidrata) localizzate in prossimità della strada provinciale fra 

Samatzai e Nuraminis. L’attività estrattiva e produttiva, che 

rappresenta un aspetto socio-economico di forte relazione fra i due 

centri, costituisce un elemento di particolare impatto in termini 

paesaggistici e di consumo di suolo, in particolare negli ambiti di 

coltivazione interessati dall’attività estrattiva del calcare. 

L’infrastrutturazione del territorio si organizza principalmente in 

relazione alla SS 128, che connette l’ambito territoriale in oggetto con 

la direttrice della Carlo Felice e con il Parteolla e l’alta Trexenta, ed in 

relazione alla strada provinciale che da Nuraminis collega Samatzai e 

Pimentel con Guasila. 

L’ecologia insediativa è organizzata in componenti elementari che si 

articolano in tre principali famiglie sulla base dei caratteri descritti. Le 


componenti strettamente urbane dei centri abitati di Barrali, Pimentel 

e Smatzai, localizzate prevalentemente negli ambiti di fondovalle. Le 

componenti produttive legate all’attività delle cementerie, che 

riguardano sia gli ambiti di estrazione del calcare che gli ambiti legati 

alla lavorazione e produzione, poste in relazione ai rilievi collinari 

miocenici ed ai sedimenti conglomeratici e calcarei. Le componenti 

caratterizzate dalla presenza di attività produttive agricole possono 

essere distinte in ambiti di fondovalle e ambiti collinari: le componenti 

di fondovalle, caratterizzate da suoli con un elevata capacità di 

ritenzione idrica e da coperture pedologiche che consentono una 

ampia scelta colturale ed un idoneità medio-elevata all’irrigazione, in 

cui sono presenti significative produzioni ortofrutticole (in particolare 

le produzioni di mele nei territori di Barrali); le componenti collinari, 

caratterizzate da suoli che possono presentare nei versanti a maggior 

pendenza limitazioni all’utilizzo agricolo, in cui si registrano colture 

estensive asciutte in particolare di tipo cerealicolo a ciclo autunnovernino. 

I processi legati alla pianificazione locale 1 fanno emergere l’importanza 

che riveste per le comunità insediate la risorsa agricola, tuttora 

valorizzata in maniera marginale in relazione alla qualità pedologica dei 

suoli arabili, con elevata capacità d’uso e vasta scelta colturale, ma con 

livelli di infrastrutturazione idrica insufficienti. Si rileva in tal senso la 

volontà delle comunità di innovare le proprie economie locali 

attraverso specializzazioni produttive agricole. 

Il sistema dei processi descritti rivela una fondamentale 

caratterizzazione rurale del territorio dell’ecologia, in cui il sistema 

delle dominanti agricole presenta connotazioni tali da produrre riflessi 

e relazioni fra gli aspetti ambientali, socio economici e paesaggistici 

reciprocamente correlati. 

Tali relazioni mostrano una aderenza e una vocazione agricola del 

territoio in esame anche in contesti privi di infrastrutturazione idrica, 

in cui le attività presenti, caratterizzate da una dimensione produttiva 

capillarizzata, talvolta subiscono limitazioni in relazione all’esigenza di 

politiche di organizzazione dello spazio della produttività rurale. 

L’interazione fra tali aspetti suggerisce alcune linee guida su cui 

calibrare le politiche di gestione del territorio. 


normativo: 

Coerentemente a tale scala di attenzioni, i contenuti del progetto del territorio 

agricolo richiedono azioni orientate verso una gestione integrata e condivisa degli 

aspetti di riorganizzazione fondiaria dello spazio produttivo rurale correlate a 

politiche di cooperazione fra soggetti locali, al fine di salvaguardare le identità 

agricole e di potenziarne l’efficienza e la produttività. Queste politiche cooperative 

assumono in tal senso una particolare importanza se considerate in relazione 

all’allestimento di prospettive progettuali legate ad ipotesi di infrastrutturazione 

idrica, come ampiamente manifestato dal quadro delle esigenze locali. 

Le relazioni fra processi produttivi agricoli e processi ambientali definiscono inoltre 

alcuni aspetti di specificità, strettamente correlati alla dimensione paesistica che il 

sistema delle pratiche rurali modella sui territori collinari. Il rapporto fra il sistema 

della produttività agricola ed il sistema ambientale delle colline mioceniche evidenzia 

1 I comuni di Samatzai e Barrali hanno adeguato gli strumenti comunali alla direttiva per le 

zone agricole. 


l’esigenza di salvaguardia e conservazione delle risorse pedologiche, che costituiscono 

la base per l’economia locale. 

In tal senso si rileva la necessità di attivare politiche di gestione integrata dei 

paesaggi agricoli orientate ad una riconversione di pratiche agricole e colturali 

calibrate sui processi ambientali più sensibili, al fine di ostacolare i fenomeni di 

erosione e depauperamento delle risorsa suolo, e porre le condizioni necessarie al 

mantenimento dei caratteri di specificità paesistica e socio economica che 

rappresentano la cultura produttiva locale. 

Il progetto ambientale si esplica, in relazione ad alcuni aspetti critici rilevati, nel 

promuovere iniziative e politiche orientate alla attivazione di cicli di manutenzione 

e riqualificazione ambientale degli ambiti compromessi da interventi di 

modificazione dei valori paesistici (attività estrattive), e di tutela attiva delle 

specificità dei territori agricoli collinari. 

L’ecologia presenta inoltre alti livelli di specificità ambientale legata alla presenza 

del Rio Mannu, che costituisce una importante risorsa per gli aspetti pedologici e 

idrogeologici. In tal senso la promozione di specifiche attenzioni rivolte alla risorsa 

idrografica del Rio Mannu ed agli ambiti di interscambio idrico con le falde 

sotterranee (con il conseguente risanamento del sistema ecologico e ripristino del 

naturale assetto morfodinamico degli alvei), deve essere considerata come condizione 

fondamentale per il mantenimento della qualità della risorsa (paesaggistica, 

idrologica, produttiva) su cui sono fondate le attività dominanti dell’area in esame. 

107. ECOLOGIA DEI PROCESSI INSEDIATIVI NELLA 

PIANA CONCAVO-DEPRESSA DI ORTACESUS 

L’ecologia insediativa dei processi insediativi e delle attività agricole 

dell’openfield nella piana di Ortacesus si localizza all’interno del bacino 

marino-sedimetario-miocenico, morfologicamente distinguibile per la 

specifica conformazione lievemente concavo-depressa. Comprende i 

centri abitati e parte dei territori comunali di Guasila, Guamaggiore, 

Selegas, Suelli, Senorbì e Ortacesus. Essa corrisponde alla ecologia 

geo-ambientale denominata Ecologia del bacino alluvionale di Guasila- 

Senorbi-Suelli (246), e alla Ecologia agraria del sistema agricolo 

territoriale della Trexenta. 

L’ambito dell’ecologia risulta definito a Nord e Nord-Est dalla fascia 

collinare miocenica su cui si imposta l’ecologia insediativa di Mandas, 

Gesico, Siurgus Donigala (108), a Est dalla valle del Rio Santa Barbara 

– Santu Teru – Riu Mannu, ambito che definisce le relazioni territoriali 

con l’ecologia insediativa del Gerrei (109). A Sud Sud-Ovest l’ambito è 

definito dalla ecologia insediativa disposta sulle colline mioceniche di 

Bruncu Arcuentu, Cuccuru Casteddu, Cuccuru Figu, Cuccuru Ladu 

(106), a Nord-Ovest dal bordo inferiore del sistema colluvioalluvionale 

del Monte Origas-Rio Lanessi che costituisce l’ambito di 

relazione con il territorio di Villamar e con l’ecologia insediativa della 

Marmilla e della Giara di Gesturi (105). 

I principali processi ambientali sono sostanzialmente riconducibili alle 

dinamiche di ruscellamento diffuso e incanalato, ed ai processi erosivi 

e di asportazione dei suoli, agevolati dal degrado della copertura 

vegetale e da pratiche agricole non idonee, che possono manifestarsi in 

occasione di eventi pluviometrici intensi. In occasione di tali fenomeni 

possono inoltre manifestarsi dinamiche torrentizie e fenomeni di 

allagamento e ristagno idrico che tuttavia contribuiscono ai processi di 

pedogenesi. 


I processi insediativi più rilevanti riguardano la distribuzione spaziale e 

l’autocontenimento dei centri urbani in relazione alla risorsa 

ambientale del bacino colluvio-alluvionale, e la diffusione sul territorio 

agricolo per nuclei esterni compatti di piccole dimensioni legati 

all’organizzazione delle strutture agricole, talvolta di grande estensione. 

Elemento caratterizzante dell’organizzazione dello spazio è la 

vicinanza tra i centri urbani, che denotano un aumento della densità 

del sistema insediativo in corrispondenza di una risorsa ambientale 

condivisa (i suoli del bacino alluvionale). 

L’ecologia si configura come una “città agricola” il cui centro è 

costituito dal sistema agricolo territoriale, strumento di regolazione dei 

processi ambientali rilevanti. 

I processi di pianificazione urbanistica locale sono rivolti 

essenzialmente al controllo della crescita urbana e trascurano il 

territorio agricolo esterno, che pure costituisce la principale risorsa 

ambientale dell’ecologia in esame, ciò è dovuto al fatto che i comuni 

considerati sono dotati di strumenti urbanistici obsoleti, 

prevalentemente Programmi di Fabbricazione (PdF), i cui contenuti 

non contemplano la pianificazione dei territori esterni al centro 

urbano, eccezion fatta per Guasila che, tuttavia, pur possedendo un 

Piano Urbanistico Comunale (PUC) non articola una subclassificazione 

delle zone agricole. Il sistema agricolo territoriale, pur 

non essendo formalmente riconosciuto negli strumenti di 

pianificazione locale, dimostra comunque attraverso l’organizzazione 

dello spazio, una sostanziale autoregolamentazione dei processi 

ambientali rilevanti, legata probabilmente all’attenzione consapevole 

che le popolazioni locali attribuiscono alla gestione della risorsa 

agricola per l’esercizio delle proprie attività economiche. 

L’ecologia è costituita da un sistema di componenti elementari 

articolato in quattro grandi ambiti territoriali: gli spazi agricoli irrigui 

del bacino colluvio-alluvionale della piana di Ortacesus con il centro 

urbano dello stesso comune; il sistema insediativo dei centri di 

Guasila, Guamaggiore, Selegas, Suelli e dei rispettivi spazi agricoli 

periurbani sui versanti meridionali delle colline marnose mioceniche 

della Trexenta; gli spazi agricoli nella valle alluvionale alla confluenza 

del Rio Santu Teru e del Rio Cardaxius nel Riu Mannu; il retroterra 

collinare dei comuni di Guamaggiore, Selegas, Suelli, Senorbì, con i 

nuclei esterni delle frazioni di Seuni, Sisini e Arixi. 

Il sistema agricolo occupa quasi la totalità dei territori comunali (la 

SAU occupa mediamente il 95% della superficie territoriale comunale 

contro una media provinciale del 73%), e ciò determina 

l’organizzazione dello spazio insediativo. In particolare i centri urbani 

occupano i margini del bacino alluvionale di Ortacesus, unico centro 

situato all’interno della piana su un alto morfologico relativo. 

Il sistema di infrastrutturazione irrigua organizza lo spazio della piana 

attraverso la rete di adduzione e i canali di dreno orientati secondo la 

direzione Nord-Ovest Sud-Est per confluire nel Riu Mannu. Gli spazi 

agricoli periurbani di Guasila Guamaggiore, Selegas e Suelli 

costituiscono il margine settentrionale del bacino alluvionale di 

Ortacesus lungo i versanti delle colline mioceniche. Il retroterra 

collinare si caratterizza per gli usi a colture asciutte (prevalentemente 

erbacee, seminativi non irrigui e prati non irrigui) il cui orientamento 

prevalente è cerealicolo (grano duro e altri cereali autunno vernini, cfr. 

ecologia agraria del Sistema agricolo territoriale della Trexenta), a cui 


corrisponde una organizzazione produttiva dello spazio agricolo ad 

openfield. 


normativo: 

La condivisione della risorsa ambientale del bacino alluvionale di Ortacesus è posta 

alla base dei processi insediativi dell’area in esame. I requisiti per l’azione 

progettuale sul territorio devono orientarsi verso la considerazione delle 

interrelazioni tra le componenti territoriali dell’ecologia insediativa. Qualsiasi 

azione di trasformazione riguardante anche una sola delle sue componenti si deve 

confrontare con il sistema di relazioni e di ricadute che questo comporta sulle 

componenti limitrofe e sull’ecologia nel suo complesso. 

Il sistema agricolo territoriale dimostra attraverso una specifica organizzazione 

dello spazio, una sostanziale autoregolamentazione dei processi ambientali 

rilevanti, legata alla attenzione consapevole che le popolazioni locali attribuiscono 

alla gestione della risorsa pedologica. L’auto-organizzazione consapevole dei 

processi insediativi e di trasformazione agraria in relazione alla risorsa ambientale 

locale si pone come riferimento per qualsiasi azione di progettazione e pianificazione 

che riguardasse il contesto territoriale in esame. In particolare negli ambiti agricoli 

collinari si rileva la necessità di attivare politiche di gestione integrata dei paesaggi 

agrari orientate ad una riconversione delle pratiche e delle tecniche agricole calibrate 

sui processi ambientale più sensibili, al fine di ostacolare i fenomeni di erosione e 

depauperamento delle risorsa suolo. 

Coerentemente a tali livelli di attenzione vanno opportunamente considerate quelle 

politiche di sostegno alla consorzialità orientata alla qualificazione e promozione 

della risorsa produttiva agro-alimentare di qualità e ad una migliore gestione ed al 

recupero della risorsa idrica. 

108. ECOLOGIA INSEDIATIVA NELLA FASCIA 

COLLINARE MIOCENICA DI MANDAS, GESICO E 

SIURGUS DONIGALA 

L’ecologia insediativa interessa la fascia collinare che definisce i 

margini nordorientali del bacino miocenico compresa nei territori dei 

comuni di Mandas, Gesico e Siurgus Donigala. Il sistema insediativo 

territoriale è organizzato dai bacini idrografici del Rio Sipiu di Gesico 

(affluente di sinistra del Flumini Mannu) e del Rio su Cannisoni di 

Siurgus Donigala. Il limite nordorientale dell’ecologia è definito dalle 

formazioni scistose paleozoiche del bacino idrografico del Mulargia e 

dall’omonimo bacino artificiale, che mettono in relazione questo 

territorio con i territori del Sarcidano (NU). Gli spartiacque tra i tre 

bacini idrografici menzionati sono le sedi della infrastrutturazione 

viaria principale, che mette in comunicazione questi territori con la 

Fossa del Campidano e con il Nuorese. 

I processi insediativi rilevanti riguardano la distribuzione e 

l’autocontenimento dei centri in relazione al sistema agricolo 

territoriale, caratterizzato dagli openfield, grandi spazi agricoli non 

recintati, e alla risorsa pedologica-ambientale delle colline mioceniche. 

I centri di Mandas e Siurgus condividono l’entroterra della destra 

idrografica del Mulargia impostato sul basamento scistoso paleozoico, 

luogo di attività silvo-pastorali e delle relazioni ambientali con il 

Sarcidano (NU). 

I territori del Saltus, nel bacino idrografico del Mulargia, sono 

interessati da processi di diffusione dell'insediamento in relazione alle 


attività silvo-pastorali che vi si svolgono: allevamento semi-estensivo e 

riforestazione. Si riconoscono processi insediativi caratterizzati da 

strutture edilizie sparse associate a estese superfici di prato-pascolo e 

pascolo-macchia. Qui ad aree in apparente buono stato di 

manutenzione si alternano aree di forte degrado ambientale del manto 

vegetale. 

Negli ambiti territoriali interni al bacino miocenico, i processi 

ambientali più sensibili concernono l’erosione dei suoli collinari in 

rapporto agli usi agricoli attuati con tecniche di aratura profonda 

meccanizzata e l’inquinamento dei corsi d’acqua, in particolare del Rio 

Sipiu di Gesico, favorito anche dall’inefficienza degli impianti di 

depurazione dei reflui. 


normativo: 

L’ecologia insediativa in esame per la sua posizione geografica ai confini tra le 

province di Cagliari e Nuoro, ma anche ai confini tra il bacino miocenico e i rilievi 

paleozoici del Gerrei, si caratterizza in quanto territorio di frontiera, luogo di 

relazioni ambientali di scambio tra domini diversi, nei quali si instaurano 

differenze nelle modalità di corrispondenza tra processi insediativi e risorse 

ambientali. Un ruolo rilevante in questo senso è svolto in modo particolare dalle 

parti periferiche dell’ecologia, cioè dalla destra idrografica del Mulargia e 

dall’altopiano di Siurgus Donigala, che stabiliscono rispettivamente le soglie tra 

Marmilla e Sarcidano e tra Marmilla e Gerrei. 

Mentre i territori interni al bacino miocenico sono oggetto di manutenzione continua 

da parte delle popolazioni locali, per la loro produttività agricola, questi territori di 

soglia denotano segnali di degrado del manto vegetale e di crisi ambientale. Si tratta 

tuttavia, di luoghi nei quali le aspettative delle comunità d’ambito, espresse 

formalmente negli strumenti di pianificazione locale e di programmazione 

economica, sembrano riconoscere un valore strategico proprio in ordine alla 

possibilità di stabilire nuove relazioni con il Sarcidano (per la gestione dei laghi del 

Flumendosa e Mulargia) e con il Sarrabus-Gerrei (per le potenzialità di sviluppo 

degli scambi turistici tra l’arco costiero sudorientale e il proprio territorio). 

Il progetto di questi territori di frontiera dovrà considerare la specificità derivante 

dal ruolo di luoghi di relazione che essi svolgono. Qualsiasi progetto di 

trasformazione di questi spazi si dovrà confrontare con le relazioni ambientali e 

insediative, anche interprovinciali, che essi sottendono. La definizione di nuove 

relazioni tra le regioni interne del Gerrei e del Sarcidano e le regioni della fossa del 

Campidano si lega anche all’esercizio di una progettualità consapevole del ruolo 

sovralocale di questi spazi, che in questo senso costituiscono delle centralità 

territoriali. 

109. ECOLOGIA INSEDIATIVA DEGLI ALTOPIANI DEL 

GERREI 

L'ecologia insediativa interessa un vasto territorio che si estende nel 

settore nordorientale della Provincia in relazione al bacino idrografico 

del basso corso del Flumendosa e alle propaggini occidentali dei rilievi 

del Sarrabus-Gerrei. I limiti settentrionali dell'ecologia sono definiti dal 

confine tra le province di Cagliari e Nuoro e dal salto di Quirra; quelli 

orientali dalle piane costiere del Rio Quirra e delle foci del 

Flumendosa, a Sud-Est il margine è definito dal bacino idrografico del 

Rio Piccocca e, lungo la direttrice Sud-Est Nord-Ovest, dal bordo del 

bacino miocenico Marmilla, Trexenta, Parteolla. Vi sono compresi i 

territori e i centri abitati dei comuni di Armungia, Ballao, Goni, San 


Niccolò Gerrei, Silius, Villasalto e in parte i territori dei comuni di 

Dolianova, Donori, Sant'Andrea Frius, San Vito, Serdiana, San Basilio, 

Siurgus Donigala. 

L'insediamento del Gerrei si struttura in rapporto alla complessa 

geomorfolgia del territorio, in particolare alle superfici di spianamento 

del sistema orografico metarenaceo della destra idrografica del 

Flumendosa e alle profonde incisioni fluviali del Flumendosa e dei 

suoi affluenti. 

I processi insediativi più rilevanti riguardano l'autocontenimento dei 

centri abitati in relazione alle aree agricole e agro-forestali limitrofe. I 

vasti territori del Saltus sono interessati da processi di diffusione 

dell'insediamento in rapporto alle attività silvo-pastorali che vi si 

svolgono (legnatico, riforestazione e soprattutto allevamento semiestensivo 

o estensivo). Sugli altipiani si riconoscono processi 

insediativi legati all'allevamento caratterizzati da strutture edilizie 

sparse associate a estese superfici di prato-pascolo e pascolo-macchia. 

Ad aree in apparente buono stato di manutenzione si alternano aree di 

forte degrado del manto vegetale, percorse da incendi o interessate da 

processi di crisi pedologica legati alla perdita di suoli. Questo vasto 

sistema insediativo dei territori esterni, come le aree agricole più 

prossime ai centri urbani appaiono in regressione rispetto alla macchia 

che tende a colonizzare gli spazi non più presidiati da attività 

produttive. Numerosi episodi insediativi rurali appaiono in stato di 

abbandono, segno di una regressione complessiva del sistema 

insediativo, alcune vaste superfici di spianamento del Gerrei si 

presentano come fossero del tutto disabitate. 

Si riconoscono nuclei insediativi legati ad attività minerarie attuali o 

dismesse: nei territori di Silius e San Basilio (Cantieri attivi 

nell'estrazione di fluorite di Genna Tres Montis), Ballao (miniere 

abbandonate di Corti Rosas) e Villasalto (insediamento di Su Suergiu), 

ma anche di San Vito (miniera di Monte Narba). Laddove le attività 

minerarie sono dismesse si rileva un'attenzione degli strumenti 

urbanistici comunali rivolti alla riqualificazione degli insediamenti. Da 

tempo le società locali hanno infatti rivolto l'attenzione e la propria 

progettualità verso inziative che tenderebbero a valorizzare le risorse 

locali di natura e storia in relazione ai flussi turistici che interessano il 

Sud-Est della Provincia. 


normativo: 

L'ecologia insediativa del Gerrei si caratterizza per i processi di diffusione a 

bassissima densità dell'insediamento in relazione alle superfici di spianamento del 

sistema orografico metarenaceo della destra idrografica del Flumendosa sede di 

attività silvo-pastorali semi-estensive o estensive. I processi di crisi ambientale legati 

alla perdita dei suoli, al degrado diffuso del manto vegetale e al degrado del bacino 

idrografico del basso Flumendosa minano la stessa possibilità di mantenimento 

delle attività silvo-pastorali di questi territori e quindi le probabilità di 

sopravvivenza del sistema insediativo rurale diffuso, che si pone come presidio delle 

dominanti ambientali oggetto di una eventuale fruizione turistica dei luoghi 

auspicata dal sistema di pianificazione territoriale e programmazione economica 

locale, ma anche come base di qualsiasi innovazione sociale o tecnologica che 

rifondasse l'ecologia insediativa delle popolazioni insediate. 

La costruzione di nuovi equilibri tra attività economiche legate all'industria 

estrattiva, ancora presenti nell'area, quelle forestali, zootecniche e agrarie con la 


iqualificazione ambientale del bacino idrografico del basso Flumendosa e delle 

superfici di spianamento del basamento metamorfico del Gerrei sono le precondizioni 

per il progetto ambientale del territorio. 

Qualsiasi ipotesi di trasformazione del sistema insediativo-ambientale o di nuova 

infrastrutturazione si deve confrontare con la dimensione ecologica di area vasta di 

questi territori e con la dimensione temporale del lungo periodo, necessaria alla 

ricolonizzazione dei grandi spazi naturali dai quali l'insediamento si va ritirando. 

110. ECOLOGIA DEI PROCESSI INSEDIATIVI DELLA 

PIANA COSTIERA E DEL SALTO DI QUIRRA 

L'ecologia insediativa della piana costiera e del Salto di Quirra 

corrisponde alla estrema porzione nordorientale del territorio 

provinciale situata oltre l'incisione fluviale del Flumendosa e compresa 

nei limiti amministrativi del comune di Villaputzu e San Vito. I confini 

dell'ecologia sono definiti a Nord dai limiti amministrativi provinciali, 

a Ovest dal sistema orografico scistoso degli altipiani del Monte 

Cardiga e a Sud dalle ecologie insediative contermini del Gerrei e delle 

foci del Flumendosa. 

Si individuano alcuni processi insediativi su cui si struttura l’ecologia in 

esame: l'organizzazione dello spazio della piana olocenica costiera 

connessa alle attività agricole specializzate; la presenza di ampie servitù 

militari in corrispondenza di Capo San Lorenzo e Monte Cardiga; la 

dispersione delle attività silvo-pastorali sugli ampi territori interni del 

sistema orografico del Monte Cardiga; gli insediamenti minerari 

dismessi nella valle di Baccu Loci. 

I processi ambientali più rilevanti riguardano la vulnerabilità degli 

acquiferi della piana olocenica costiera relativamente alla ingressione 

salina di origine marina e all'inquinamento da parte dei reflui agricoli e 

civili, la predisposizione dei bacini idrografici a dar luogo a fenomeni 

di esondazione fluviale e alluvione dei settori di fondovalle e sulla 

piana costiera, la vulnerabilità del sistema di spiaggia rispetto alla sua 

fruizione turistica e alle modalità di accesso automobilistico che vi 

sono adottate, il degrado della copertura vegetale e la perdita di risorsa 

pedologica nei settori interni del sistema orografico del Monte 

Cardiga. 


normativo: 

Le dinamiche ambientali in atto, suggeriscono l'opportunità di preservare gli 

equilibri tra processi del dominio costiero-marino e processi fluviali nella piana 

costiera. Ogni eventuale trasformazione del sistema insediativo della piana deve 

considerare le possibili alterazioni di quegli stessi equilibri. Trasformazioni 

strutturali della organizzazione dello spazio o interventi insediativi rilevanti per i 

rapporti tra processi fluviali e marini non possono prescindere da una rimeditazione 

complessiva di quegli equilibri che venissero modificati. 

I bacini idrografici del Rio Quirra e dei corsi d'acqua confluenti nella piana 

olocenica costiera vanno soggetti a fenomeni di erosione di sponda, esondazione 

fluviale e alluvionamento della stessa piana e dei settori di fondovalle; eventuali 

azioni di trasformazione del sistema insediativo dovranno rispondere a requisiti 

progettuali che prendano in considerazione l'aumentato rischio idrogeologico per la 

loro interferenza con i suddetti processi fluviali. Eventuali opere di nuova 

infrastrutturazione o di modificazione o trasformazione dell'attuale assetto 

infrastrutturale dell'ecologia insediativa, nonché eventuali realizzazioni di nuovi 


insediamenti o modificazioni e trasformazioni del sistema insediativo esistente 

dovranno porre particolare attenzione a non determinare condizioni di maggior 

rischio idrogeologico per i territori e le popolazioni insediate. 

Il settore dell'incisione valliva di Baccu Locci e degli altipiani di Monte Cardiga 

mettono in relazione l'ecologia dei processi insediativi agricolo turistici e degli 

impianti militari nella piana costiera di Quirra con la più vasta ecologia 

insediativa delle superfici di spianamento relitte del basamento metamorfico del 

Gerrei attraverso la condivisione di ampi spazi agroforestali destinati ad attività 

silvo-pastorali, su di essi si struttura un sistema insediativo disperso, interessato da 

processi di abbandono delle strutture insediative associate ai pascoli. I processi di 

crisi ambientale legati alla perdita dei suoli, al degrado diffuso del manto vegetale e 

al degrado dei bacini idrografici minano la stessa possibilità di mantenimento delle 

attività silvo-pastorali di questi territori e quindi le probabilità di sopravvivenza del 

sistema insediativo rurale diffuso, che si pone come presidio delle dominanti 

ambientali, riferimento di qualsiasi innovazione sociale o tecnologica che rifondasse 

l'ecologia insediativa delle popolazioni locali. Qualsiasi ipotesi di trasformazione 

del sistema insediativo-ambientale o di nuova infrastrutturazione deve considerare 

la dimensione ecologica di area vasta di questi territori e la dimensione temporale 

del lungo periodo, necessaria alla ricolonizzazione dei grandi spazi naturali dai 

quali l'insediamento si va ritirando. 

111. ECOLOGIA INSEDIATIVA DELLE FOCI DEL 

FLUMENDOSA 

L'ecologia insediativa delle foci del Flumendosa interessa i territori 

comunali di Muravera, San Vito e Villaputzu. Essa costituisce il 

terminale del sistema insediativo territoriale del bacino idrografico 

dello stesso fiume, che lega le popolazioni dell'Ogliastra, del Sarcidano 

e, in Provincia di Cagliari, del Gerrei e del Sarrabus. Essa si pone 

inoltre quale nodo territoriale di relazione tra i sistemi insediativi del 

Flumendosa e delle piane costiere del Sud-Est: Rio Quirra, 

Flumendosa, Rio Picocca e Corr'e Pruna. 

L'ecologia in esame si localizza nella piana alluvionale costiera di 

Muravera, della quale occupa l'intero spazio utile delimitato dai rilievi 

delle strutture paleozoiche dell'unità tettonica del Sarrabus. Il sistema 

urbano di Muravera, San Vito e Villaputzu si conforma all'andamento 

e al divagare del corso del fiume, i tre centri occupano lo spazio delle 

alluvioni antiche appena più alto e sicuro delle alluvioni recenti e sono 

caratterizzati per l'autocontenimento dell'edificato in relazione al 

rischio idrogeologico e alla salvaguardia dei suoli fertili. 

L'abbondante presenza d'acqua e la fertilità dei suoli alluvionali recenti 

e attuali hanno costituito il fattore di localizzazione storico 

dell'insediamento, nonostante i rischi connessi ai processi idrogeologici 

caratterizzati da frequenti esondazioni e alluvioni del Flumendosa e dei 

suoi affluenti. 

L'ecologia insediativa risulta profondamente connotata dal modellarsi 

dell'insediamento sui caratteri ambientali dominanti tipici di una 

situazione di transizione tra ambiente fluviale e ambiente marino. 

L'equilibrio tra i due domini ambientali ha influenzato storicamente 

l'organizzazione insediativa e, per contro, ne è stato modificato 

secondo le esigenze delle attività prevalenti delle popolazioni insediate. 

Si riconoscono due ordini principali di relazioni sulle quali si struttura 

l’ecologia dell’insediamento: 


– Relazioni tra insediamento, attività produttive e processi di ricarica 

delle falde acquifere della piana costiera; 

– Relazioni tra insediamento e fenomeni di esondazione fluviale, di 

alluvione nelle aree di fondovalle e pedemontane e di erosione 

laterale delle sponde connessi al rischio idrogeologico. 

L'organizzazione dello spazio dell'ecologia insediativa delle foci del 

Flumendosa è in stretta relazione con i processi ambientali di 

transizione tra dominio fluviale e dominio marino, le attività 

produttive si sono specializzate massimizzando i benefici dei due 

diversi campi di processi. Ne è risultata una organizzazione spaziale 

che riflette la diversificazione delle attività economiche afferenti ai due 

diversi ambiti citati. Si tratta di attività economiche e specifici processi 

insediativi, che spesso sono in concorrenza per l'uso della risorsa 

idrica: se le colture agrumicole e risicole si legano all'ambiente fluviale 

e all'abbondanza di risorsa idrica dolce, le attività di itticoltura, al 

contrario, sono legate alla organizzazione di ambienti salmastri. 

L'equilibrio tra i due domini ambientali si riflette sulla possibilità di 

mantenere la varietà di attività economiche che caratterizzano 

l'ecologia insediativa delle foci del Flumendosa. Tale equilibrio è 

sostenuto dagli apporti di acqua dolce del Flumendosa, che 

costituiscono la principale fonte di ricarica delle falde acquifere della 

piana costiera, le quali sono interessate da processi di salinizzazione 

che pregiudicano l'uso irriguo della risorsa idrica e minano la qualità 

dei suoli alluvionali anch'essi soggetti a salinizzazione. In questo 

quadro la connotazione ambientale individuata dal carattere di ecologia 

di transizione tra domini fluviali terrestri e dominio marino si pone 

quale riferimento su cui orientare il progetto ambientale del territorio. 


normativo: 

Qualunque intervento di apprezzabile entità tendente alla modificazione 

sostanziale del sistema di interazioni descritte tra i processi fluviali e 

l'organizzazione dello spazio, comporterebbe degli effetti sulle relazioni tra sistema 

insediativo e matrice ambientale considerata, dei quali si dovrà necessariamente 

tenere conto, sia in ordine al rapporto tra attività economiche e processi di 

salinizzazione delle falde acquifere, che in ordine al rischio idrogeologico per gli 

insediamenti. 

Ogni modifica anche lieve al sistema di deflusso delle acque o l'ostruzione di esso 

comporta un incremento apprezzabile dei processi di crisi ambientale in atto, 

connessi alla salinizzazione degli acquiferi della piana costiera. Trasformazioni 

strutturali dell'organizzazione dello spazio o interventi rilevanti per i rapporti tra 

processi fluviali e marini non possono prescindere da una rimeditazione complessiva 

di quegli equilibri sopraelencati che venissero modificati. 

Ogni intervento insediativo o attività che comportasse elementi di ostacolo al 

naturale deflusso idrico e solido all’interno degli alvei di piena dei corsi d’acqua che 

afferiscono al sistema costiero in esame, porterebbe ad una amplificazione degli 

effetti dei fenomeni di esondazione e alluvione fluviale, determinando il 

coinvolgimento all’interno di questi ultimi processi di porzioni territoriali altrimenti 

al di fuori delle originarie dinamiche fluviali. Il contenimento e l’organizzazione 

degli insediamenti in relazione ai processi fluviali si pone come requisito progettuale 

per la gestione dell’elevato rischio idrogeologico caratteristico di questa situazione 

insediativa. 


113. ECOLOGIA DELLA DOMINANTE AMBIENTALE 

DEL COMPLESSO MONTANO DEL LINAS – MARGANAI 

L’Ecologia della dominante ambientale del complesso montano del 

Linas Marganai manifesta una prevalente caratterizzazione di tipo 

naturalistico ambientale in cui i principali processi insediativi sono 

legati alle trascorse pratiche produttive del settore estrattivo minerario 

ma anche alle recenti politiche locali di tutela o di valorizzazione delle 

risorse storico-ambientali. 

L’ecologia del complesso montano del Linas Marganai assume il ruolo 

di centralità ambientale e di raccordo fra gli ambiti territoriali delle 

ecologie del Fluminese, dell’Iglesiente, dell’Arburese-Guspinese e del 

Villacidrese in relazione ai processi ambientali ed insediativi localizzati 

ed originati in questo ambito: il sistema delle emergenze morfologico 

ambientali del Monte Linas e del Massiccio del Marganai costituisce 

elemento di relazione fra i territori d’ambito che ad esso si ricollegano, 

in funzione di specifici processi territoriali ed ambientali a cui questi 

fanno riferimento. 

Il sistema dei rilievi e delle foreste del complesso montano del Linas 

Marganai, fra cui lo stesso Monte Linas, la Punta Piscina Irgas, la 

vallata di Muru Mannu, individuano un ambito a cui si riferiscono le 

politiche locali di tutela delle risorse storico ambientali e di fruizione 

turistico-ambientale, ma anche i processi insediativi che, sulla scala 

locale, si organizzano attorno alle dominanti ambientali del sistema 

montano: gli insediamenti di Gonnosfanadiga, Villacidro, Vallermosa, 

Domusnovas, Iglesias, si localizzano sulle pendici dei rilievi secondo 

diverse forme di organizzazione del territorio, presentando alcune 

direttrici insediative volte verso le aree naturali, sedi di processi 

ambientali, estrattivi, rurali. 

Alcuni elementi ambientali svolgono un ruolo di raccordo fra le 

diverse ecologie, come fattori di relazione ai quali si ricollegano 

significativi processi dell’insediamento: dalla piana di Oridda si 

attivano relazioni ambientali che interagiscono con i sistemi territoriali 

contigui, in funzione dei processi idrografici di superficie. La presenza 

delle componenti fluviali si correla con una evoluzione geomorfologica 

del sistema ambientale: questa si attiva secondo processi erosivi, 

operati dagli elementi del sistema idrografico naturale sui comparti 

montani, e secondo attività di deposizione di materiale sedimentario a 

valle. 

I processi legati alle attività del sistema dell’idrografia superficiale 

coinvolgono: 

- i bacini di drenaggio del Rio Leni, in direzione del Campidano, 

su cui si organizza l’insediamento di Villacidro (sulla conoide 

formata dalla deposizione dei materiali sedimentari), in relazione 

alle attività del sistema idrografico superficiale, 

- del Rio Sa Duchessa, in direzione della piana del Cixerri, attorno 

al quale si attesta la direttrice dei siti minerari di Arenas, Tinnì, 

Sa Duchessa, Barraxiutta, 

- del Rio Mannu di Fluminimaggiore, in direzione del sistema 

costiero di Portixeddu, anch’esso caratterizzata da una diffusione 

di insediamenti minerari distribuiti all’interno del bacino. 


normativo: 


Il sistema dei siti minerari localizzati sui versanti del massiccio, lungo le direttrici 

minerario-insediative, il sistema delle aree forestali demaniali di Monti Mannu, che 

si estende sui versanti meridionali del Linas e sul Marganai, il sistema idrografico, 

che trae origine dal sistema ambientale della valle d’Oridda, delle Punte Piscina 

Irgas e del Monte Linas, determinano un insieme di relazioni fra gli specifici 

ambiti territoriali delle ecologie, che riconoscono nel sistema del Linas Marganai un 

referente ambientale per l’organizzazione di politiche di valorizzazione e di 

fruizione ambientale. 

La stretta relazione fra i fattori ambientali ed insediativi descritti definisce alcuni 

problemi che possono scaturire da tali interazioni, su cui stabilire alcuni livelli di 

attenzione per politiche di gestione del territorio: 

l’importanza degli ambiti fluviali, descritti come fattori di relazione ambientale ed 

insediativa che caratterizzano i territori della conoide di Villacidro, della piana del 

Cixerri, del bacino del Fluminese, richiede specifiche attenzioni per la gestione degli 

ambiti fluviali stessi, sia per quanto riguarda le possibili interazioni con i processi 

di inquinamento dei siti minerari dismessi, sia per i processi di manutenzione degli 

alvei fluviali, sotto il profilo della sicurezza e della qualità ambientale, sia per la 

conservazione delle risorse ambientali originate ed influenzate dalle dinamiche 

fluviali; 

i processi legati al riconoscimento delle risorse storico ambientali comprese 

nell’ambito del Linas Marganai, riconoscibili nelle immagini degli strumenti della 

pianificazione locale come ambiti di tutela e salvaguadia storico-ambientale, 

definiscono campi di interessi condivisi fra diversi soggetti istituzionali locali 

riguardo la gestione integrata del patrimonio forestale, in relazione con le politiche 

di tutela e di fruizione ambientale basate sulla riconversione turistico-culturale dei 

siti minerari dismessi ma anche con le pratiche rurali d’uso del territorio. 

In particolare, l’ambito degli insediamenti delle miniere definisce elementi di affinità 

storica, culturale, insediativa con altri territori caratterizzati da analoghi sistemi 

produttivi, che definiscono gli aspetti distintivi dell’intero circuito ambientale 

dell’Iglesiente, del Fluminese, del Sulcis e dell’Arburese. Questi sono definiti 

dall’ecologia dell’organizzazione dell’insediamento minerario di Masua e di 

Nebida (127), dall’ecologia della città delle coltivazioni minerarie nell’anello 

metallifero dell'Iglesiente e i processi insediativi del campo urbano di Iglesias (119), 

dall’ecologia dell’insediamento minerario dell’ambito costiero e pedemontano di 

Buggerru e del Fluminese (112). 

In questo senso i processi di riconversione del patrimonio insediativo minerario 

testimoniano una diffusa mobilità locale verso iniziative tese al raggiungimento di 

tale obiettivo. Emerge tuttavia il pericolo della proliferazione di iniziative non 

relazionate, non adeguate ad esprimere, se non messe in reciproca relazione, ed a 

loro volta in relazione con il complesso delle risorse ambientali a cui esse riferiscono, 

le potenzialità del comparto minerario-ambientale-insediativo come ambito di 

riconversione strategica. Qualunque intervento o azione di progetto per il territorio 

deve riconoscere tale complesso di affinità ed individuare ambiti strategici di 

intervento in grado di testimoniare l’insieme di relazioni storiche culturali ed 

insediative, associate all’importante sistema di processi ambientali che costituiscono 

lo sfondo dei fenomeni descritti. 

Risulta necessario identificare ambiti privilegiati di intervento in grado di costruire 

relazioni territoriali anche con altri contesti nei quali si organizzano attività 

economiche e produttive come il comparto agricolo, dei servizi e della promozione dei 

processi turistici. 


115. ECOLOGIA DEI PROCESSI INSEDIATIVI NEL 

CORRIDOIO AMBIENTALE DEL FLUMINI MANNU 

L’ecologia ha come elemento di riconoscimento generale il bacino del 

Flumini Mannu (l’area completa del bacino idrografico è di circa 1700 

kmq). I processi insediativi compresi nell’area del bacino mostrano 

differenti caratteri, legati a fattori di localizzazione (prossimità dei 

centri urbani rispetto all’alveo), alla pedologia dei suoli, alla gestione 

della risorsa idrica, al sistema delle attività economiche 

(specializzazione produttiva e trasformazione dei prodotti agricoli). 

L’area vasta del bacino comprende a monte del fiume i Tacchi del 

Sarcidano, i territori della Marmilla e della Trexenta, mentre a valle il 

Campidano centrale e meridionale. Lo sviluppo longitudinale del 

fiume presenta un andamento differente da monte verso valle: da un 

tracciato prevalentemente meandriforme, l’alveo assume un 

andamento rettificato essendo maggiormente condizionato dallo 

sprofondamento del Campidano. Questa differenza si manifesta anche 

nella composizione litologica del substrato attraversato dal fiume, 

inizialmente rappresentato dal complesso collinare marnoso, sostituito 

nella piana del Campidano dai terreni alluvionali. I caratteri 

idrogeologici consentono di descrivere il bacino secondo ecologie che 

hanno, oltre alla natura e morfologia dell’alveo (pendenza, qualità 

dell’acqua), caratteri dell’insediamento riconoscibili e peculiari a 

seconda del grado di infrastrutturazione (presenza di invasi, opere di 

canalizzazione) e delle modalità di gestione e utilizzo delle aree 

alluvionali in prossimità dell’alveo. 

Le discontinuità lungo lo sviluppo longitudinale, definite dai livelli di 

base artificiali del fiume (invaso di Is Barroccus, presso Isili e l’invaso 

di Casa Fiume, presso Furtei), consentono di riconoscere inoltre due 

differenti sub-bacini uno dei quali interprovinciale: a nord i territori dei 

Tacchi del Sarcidano nella provincia di Nuoro che comprendono i 

comuni di Isili, Escolca e Gergei e l’area collinare nei territori della 

Marmilla nei comuni di Gesturi, Tuili, Barumini, Las Plasas (dalla 

stretta di Is Barroccus fino al Monte Santu Miali); mentre a valle, dopo 

aver attraversato la centrale idroelettrica di Santu Miali, il Flumini 

Mannu interessa i territori di Samassi, Serramanna, Villasor, 

Decimoputzu, Decimomannu, Villaspeciosa, Uta, Assemini, fino 

all’area perilagunare di Santa Gilla, che costituisce il livello di base 

naturale. 

La componente degli insediamenti dell’area perilagunare comprende 

gli insediamenti di Uta, Assemini, Elmas, Cagliari, e l’insediamento 

industriale del Casic. 

Parallelo al sistema insediativo se ne articola un altro che si attesta sul 

bordo collinare a est (Serrenti, Villa Greca, Nuraminis). 

L’ecologia insediativa considerata, che ha come livello base la Laguna 

di Santa Gilla, si estende su una parte del bacino idrografico per uno 

sviluppo del fiume di circa 30 km, delimitata a nord dalle colline 

mioceniche di Furtei (Monte Santu Miali), e dall’insediamento dei 

poderi nella bonifica dello stagno di Sanluri, a ovest dall’insediamento 

diffuso nel conoide di deiezione di Villacidro e dal corridoio delle 

colline vulcaniche della faglia di Siliqua (direttrice Decimoputzu, Uta), 

a est dagli insediamenti delle colline marnose ai margini delle alluvioni 

terrazzate del Campidano e a sud dall’area perilagunare di Santa Gilla. 

L’ecologia del corridoio ambientale può essere articolata in diverse 

componenti che riconoscono, oltre che i principi e l’evoluzione dei 


diversi episodi insediativi (localizzazione dei centri urbani, sistema 

delle attività produttive, rete delle infrastrutture, ecc.), le dinamiche di 

interazione ambientale tra organizzazione insediativa e infrastrutturale 

dello spazio e forme-processo specifiche dell’area alluvionale del 

Flumini Mannu (asta fluviale e sistema degli affluenti). 

L’insediamento ricalca la struttura agraria e urbana storica: il rapporto 

tra gli insediamenti e il corridoio ambientale permane sia come 

specificità che favorisce le attività della tradizione agricola locale 

(frutticoltura, orticoltura, ecc.), per la presenza dell’acqua e per la 

natura dei suoli che concorrono all’alta produttività dell’area, sia come 

elemento problematico, in relazione alla necessità di difesa da 

fenomeni di esondazione e all’apporto di carichi inquinanti nel corpo 

idrico legati alle attività economiche puntuali e diffuse lungo il fiume. 

Inoltre, l’esigenza di organizzazione infrastrutturale per gli usi agricoli 

ha talvolta alterato l’aspetto idraulico e idrogeologico dell’area: nei 

territori delle confluenze sono individuabili infatti sia i tratti originari 

dell’alveo, sia i nuovi tracciati definiti dalle opere di canalizzazione del 

fiume (Decimomannu, Uta,). La geografia della rete dei canali si 

innesta nella rete idrografica, caratterizzando il paesaggio agrario del 

corridoio, per le numerose opere idrauliche. 

Le componenti selezionate, pur mostrando caratteri specifici, sono 

fortemente legate dai funzionamenti ambientali del sistema fluviale del 

Fluminimannu e dei suoi affluenti. 

I processi insediativi lungo il Flumini Mannu ed in prossimità delle 

confluenze del fiume identificano una componente che si inquadra nel 

corridoio delle alluvioni recenti caratterizzate dalla frammentazione 

fondiaria delle fasce periurbane di Samassi, Serramanna, Villasor, 

Decimoputzu, Villaspeciosa lungo il Flumini Mannu. 

La fascia periurbana occidentale dell’insediamento di Samassi è 

delimitata da alcuni segni dell’infrastruttura viaria e idrografica: la 

direttrice ferroviaria Cagliari-Chilivani, il Canale Collettore Basso che 

drena le acque della bonifica di Sanluri al Flumini Mannu, il Canale 

delle Acque Alte di Sanluri. Il territorio delimitato da tali elementi 

strutturali presenta caratteri morfologici che denotano una tessitura 

irregolare e a maglia minuta del frazionamento fondiario (le 

dimensioni dei lotti sono mediamente di un ettaro) solcato da alcuni 

elementi idrografici non regolarizzati, confluenti nella rete principale. 

Il tessuto dei lotti si orienta lungo le direttrici dei canali e dei percorsi 

di penetrazione, secondo maglie di dimensione non omogenee e di 

forma approssimativamente quadrangolare. La presenza di tracce 

dell’insediamento si concentra principalmente in un ambito delimitato 

dalla direttrice ferroviaria e da un reticolo di penetrazione agraria e di 

collegamento con il Villacidrese, ricalcando in alcuni casi le direttrici 

viarie. 

Il sistema degli usi si articola secondo forme differenziate di colture 

miste (frutteti, seminativi, orti) e di insediamenti 

residenziali/produttivi. La maggior concentrazione di elementi 

insediativi nella fascia periurbana occidentale si attesta nell’area 

racchiusa dai percorsi viari di collegamento con la regione del 

Villacidrese, presentando caratteri di rarefazione nella parte superiore 

nella quale gli episodi insediativi sono localizzati prevalentemente 

lungo la direttrice viaria. 

La componente dell’insediamento serricolo compreso nella ecologia, fa 

parte di un sistema di componenti caratterizzate dal tessuto produttivo 


delle aziende (componente dell’insediamento diffuso delle aziende 

serricole di Decimoputzu e di Uta) che attraversano diverse ecologie 

insediative della provincia. Gli ambiti citati si riconoscono nei territori 

di Decimoputzu, Capoterra, Pula, Uta, Assemini, Sestu, 

Decimomannu, San Sperate, che presentano la maggiore 

concentrazione di impianti (maggiori di 100 unità). Il totale degli 

impianti serricoli della provincia, censiti dalla carta tecnica regionale – 

edizione 1998, risulta di circa 3700 unità per un totale della superficie 

degli impianti di 740 ha circa. Gli impianti appartenenti all’ecologia del 

Flumini Mannu, i quali costituiscono una componente del comparto 

agricolo del Campidano Meridionale, sono circa 1700 (46% degli 

impianti di tutta la provincia) per una superficie totale degli impianti di 

350 ha circa. 

La componente è delimitata dalle aree agricolo-produttive 

caratterizzate da vasti campi di seminativo, che costituisce la matrice, e 

dalle aree del corridoio agricolo del Flumini Mannu. Il tessuto agricolo 

è caratterizzato dalla piccola proprietà interessata dalla coltura degli 

ortaggi (pomodori e carciofi), che è stata progressivamente trasformata 

in coltura serricola in funzione di una produzione fuori stagione 

(produzione specializzata dei pomodori e degli ortaggi, aziende 

florovivaistiche). 

L’insediamento delle serre si sviluppa innestandosi sul doppio ordine 

di strade radiocentrico (strade di collegamento tra centri e di 

penetrazione agraria), orientato sia per Uta che per Decimoputzu 

verso la parte occidentale dell’abitato. Tale orientamento ha spostato il 

baricentro di un sistema di relazioni storiche tra i centri di 

Decimoputzu e quelli di Decimomannu. 

Il processo insediativo messo in atto dall’impianto delle numerose 

serre (circa 590 strutture sul territorio di Decimoputzu per una 

superficie complessiva di 118 ha, e circa 380 sul territorio di Uta per 

una superficie complessiva di 74 ha) che si manifesta sull’area con 

impianti di notevoli dimensioni e impatti (superficie coperta delle serre 

variabile dai 1000 ai 5000 mq), ha modificato negli ultimi decenni il 

paesaggio agrario delle grandi distese (a carciofaia). Si riconosce, oltre 

al tessuto diffuso ad uso produttivo delle strutture serricole, un tessuto 

edificato diffuso con tendenze all’uso residenziale. In alcuni ambiti 

l’abbandono della produzione serricola determina forme di degrado 

determinato dalla mancata dismissione delle strutture e degli impianti. 

Il territorio della produttività agricola estensiva lungo il corridoio delle 

vulcaniti nella faglia occidentale del Campidano (Decimoputzu) è 

delimitato dall’allineamento di colline vulcaniche (colline con altitudine 

media di 150-200 m con morfologie coniche o in forma di piccoli 

pianori - Monte Gutturu Gionis, Punta Fanaris, Monte S’Egua sa 

Femmina, Monte Idda, M. S’Ilixianu, Monte Accas, Su Concali de 

S.Maria, Punta de Su Ferru) che costituisce uno sbarramento naturale 

(limite geomorfologico e idrogeologico) tra la piana del Cixerri e quella 

del Campidano (la soglia strutturale di Siliqua), per una lunghezza di 15 

km con direzione NW-SE, (Vallermosa, Siliqua, Uta). Il corridoio è 

caratterizzato da una apertura, la stretta di San Giovanni, in cui il 

Fiume Cixerri interrompe il corridoio delle vulcaniti, aprendosi un 

varco alluvionale. 

Si tratta di aree interessate dall’organizzazione della grande proprietà 

fondiaria (coltivazione granaria intensiva), in cui si riconoscono 

episodi di razionalizzazione (aree irrigue) e piccoli nuclei insediativi 


diffusi: aziende, fattorie, case agricole e altre strutture edilizie di 

pertinenza. L’organizzazione dello spazio di queste aree è 

caratterizzata dalle opere di canalizzazione e regimentazione delle 

acque. In particolare il Canale artificiale Riu Nou separa i campi della 

produttività agricola estensiva di Decimoputzu. 

Sulla maglia regolare dei vasti campi cerealicoli si sovrappone una più 

recente organizzazione insediativa e produttiva delle coltura serricola, 

caratterizzata da una maglia irregolare e più fitta di piccoli lotti; tali 

aree sono definite dalla componente “L’insediamento diffuso delle 

aziende serricole di Decimoputzu”. 

La componente dell’insediamento pedemontano di Vallermosa 

costituisce uno dei confini naturali dell’ecologia: consiste in un bacino 

sedimentario isolato di formazioni detritiche in cui si localizza il centro 

urbano di Vallermosa, singolarità insediativa sull’estremo 

pedemontano sud-orientale del Monte Linas, e parte terminale di una 

faglia correlata al sistema delle direttrici strutturali che demarcano la 

fossa del Campidano. L’insediamento, racchiuso e caratterizzato per la 

particolare morfologia dalle strutture ambientali, ha una struttura 

radiocentrica delimitata e racchiusa sia dai versanti collinari che dal 

reticolo idrografico (valli incassate di Gutturu Longu, Gora Piscina 

Farsa, Gora Sa Nuxedda, Gora Perda Mortas, ecc.). 

Per la particolare localizzazione la componente, pur differenziando dai 

centri più prossimi all’alveo del Flumini Mannu (Samassi, Serramanna, 

Villasor, Decimomannu, Uta, ecc.), si relaziona a più ecologie: oltre a 

costituire una singolarità insediativa del corridoio ambientale, essa 

appartiene all’ecologia del Monte Linas, della valle del Cixerri e a 

quella del conoide del Villacidrese. 

Alcuni luoghi, come le intersezioni tra la rete infrastrutturale viaria e 

quella idrografica costituiscono le “aperture” verso le altre componenti 

dell’ecologia: mentre il Canale artificiale Riu Nou costituisce una 

discontinuità della componente dei campi della coltura estensiva a 

grano di Decimoputzu, la continuità si trova in corrispondenza della 

Gora Piscina Farsa nell’intersezione con la Strada Provinciale 

Decimoputzu al Bivio SS 293, e nei pressi del Casteddu e Fanaris. Si 

rileva inoltre che nella stessa direttrice sud-est verso Decimoputzu lo 

strumento urbanistico vigente individua l’ambito di espansione del 

tessuto insediativo, mentre lungo la direttrice viaria a nord verso 

Villacidro (SS 293) prevede l’area delle piccole e medie industrie 

artigianali. 

Le relazioni tra ambiti territoriali differenti sono legate a diversi fattori: 

l’appartenenza ai territori montani del Monte Linas che proietta le 

aspettative della comunità sulla risorsa ambientale più che sulla 

pianura, le relazioni legate alla presenza di servizi “urbani” con il 

Sulcis, in particolare con Iglesias, o all’interno della stessa ecologia con 

Decimomannu. 


normativo: 

Il principio insediativo che caratterizza le componenti del corridoio è fortemente 

connotato dalla localizzazione degli abitati in prossimità del fiume, nell’area 

alluvionale; come risulta dalle diverse fonti i centri, con l’eccezione di Samassi, si 

distanziano con una regolare “fascia di rispetto”. Tale regola insediativa, mantiene 

una sua riconoscibilità nei territori del comparto agricolo. Possono essere considerate 

discontinuità del corridoio agricolo alcune attività produttive di tipo industriale 

presenti a ridosso degli argini del fiume (lo zuccherificio di Villasor, gli stabilimenti 


di trasformazione della Casar di Serramanna, gli stabilimenti della Fornace 

Laterizi e la Laveria Silius ad Assemini). 

Le attività produttive presenti risultano talvolta causa di inquinamento: gli scarichi 

di origine industriale determinano apporti di sostanze inorganiche che limitano le 

capacità autodepurative del fiume, sebbene un’alterazione dell’habitat del fiume e 

dei suoi processi metabolici sia legata alla presenza di sostanze organiche 

(situazioni di anossia per la flora e la fauna) derivanti dagli impianti di 

depurazione dei reflui civili e dalle attività produttive (allevamento, agricoltura). 

L’ecologia si caratterizza, inoltre, da una doppia maglia del reticolo della divisione 

fondiaria: l’area dell’openfield e il tessuto agricolo più fitto in prossimità degli 

abitati (Vallermosa, Villaspeciosa, Decimoputzu, Villasor,ecc.), delle colture 

arboree miste, in cui si riconosce una forte frammentazione della proprietà: 

l’orditura, allontanandosi dall’abitato, acquista la maglia ortogonale del seminativo 

e dell’ortivo. 

I processi insediativi nel tratto terminale del fiume, che scorre in canali artificiali nei 

territori di Uta, Assemini, fino alle aree perilagunari di Elmas e Cagliari, sono 

strettamente legati ai processi di infrastrutturazione di livello sovralocale che si 

concentrano nella laguna (scalo ferroviario, aeroporto, porto canale, infrastrutture 

viarie e grandi svincoli). 

Gli ambiti che comprendono i centri urbani localizzati in prossimità delle 

confluenze del Flumini Mannu (Rio Leni, Rio Mannu di San Sperate, Rio 

Mannu, Rio Malu) e dell’ultimo tratto del Rio Cixerri, definiscono campi 

problematici che dovranno essere valutati in relazione ai processi ambientali 

specificati nelle ecologie ambientali di riferimento. L’ecologia presenta una fragilità 

naturale connessa ai processi alluvionali: le alterazioni e la modifica anche lieve del 

sistema di deflusso delle acque (Flumini Mannu, Rio Mannu, Rio Cixerri, Rio 

Leni) comporta incrementi del grado di rischio soprattutto negli ambiti delle 

confluenze. In particolare dovrà essere valutata la coerenza con la matrice 

ambientale degli interventi che prevedono soluzioni progettuali in riferimento 

all’accessibilità e l’infrastrutturazione idrica, tra cui: 

- opere puntuali su nodi di attraversamento del fiume (ponti e strade 

carrabili, guadi e strade di penetrazione agraria); 

- realizzazione di dorsali viarie e ferroviarie nelle aree alluvionali; 

- potenziamento del reticolo delle strade e delle servitù poderali; 

- opere di canalizzazione del fiume. 

Le azioni di trasformazione delle attuali forme insediative (es. interventi di 

bonifica) interagiscono con un sistema ambientale complesso che non si dimensiona e 

si regola sugli equilibri della scala locale, ma si relaziona alle dinamiche della scala 

sovralocale sopratutto in termini infrastrutturali. 

116. ECOLOGIA DEI PROCESSI INSEDIATIVI E DELLA 

SPECIALIZZAZIONE PRODUTTIVA AGRICOLA DEL 

SISTEMA COLLINARE DEL PARTEOLLA 

L’ecologia insediativa in esame interessa la fascia collinare che 

definisce i margini orientali del bacino miocenico compresa nei 

territori dei comuni di Barrali, Dolianova, Donori, Serdiana, Soleminis, 

Ussana. Il sistema insediativo territoriale si struttura in riferimento alle 

valli colluvio alluvionali della sinistra idrografica del Riu Mannu di San 

Sperate. 

L’articolazione del sistema degli insediamenti è ordinata dal reticolo 

degli affluenti all’asta principale del Rio Mannu. Le valli del Rio 

Coxinas, Rio Flumineddu, Rio di Costara, Rio Mitza S’Ollastu 


definiscono gli ambiti entro i quali si localizzazno gli insediamenti 

dell’ecologia della specializzazione produttiva agricola del Parteolla. 

I processi insediativi rilevanti riguardano l’organizzazione degli spazi 

della produzione agricola specializzata (oliveti, vigneti, frutteti), che 

evidenzia il concentrarsi delle colture in funzione della risorsa 

pedologica: in prossimità degli elementi idrografici che incidono i 

terrazzi del bacino miocenico (soprattutto frutteti) o in corrispondenza 

dei substrati scistosi collinari e pedemontani (uliveti prevalenti) o di 

quelli calcareo-marnosi e arenacei del bacino miocenico (vigneti e 

uliveti). A questi processi se ne aggiungono alcuni legati alla prossimità 

al campo urbano di Cagliari che favorisce la localizzazione di servizi di 

rango sovralocale metropolitano. 

La capacità del sistema agricolo territoriale di sostenere economie di 

filiera nel territorio in esame si pone alla base della possibilità che 

quest'ultimo rivela di esplicare funzioni di mediazione territoriale, di 

relazioni produttive ed economiche come bacino di confluenza per 

ambiti territoriali più estesi. In particolare, si evidenzia una posizione 

ed un ruolo baricentrico dell’ambito del Parteolla come luogo 

strategico di apertura di relazioni fra i territori del Gerrei e del 

Campidano di Cagliari. 

I processi insediativi ed economici nell'ambito territoriale del Parteolla 

rivelano tendenze all’innovazione che ne consolidano la matrice 

tradizionalmente agricola come elemento di identificazione e di 

appartenenza per tutti i centri dell’area. 


normativo: 

In riferimento a questo carattere peculiare del territorio le politiche e le strategie che 

favorissero la localizzazione in quest’area di servizi metropolitani, di attività 

produttive o di nuova residenzialità, potrebbero individuare all’interno della maglia 

di relazioni culturali legate alla matrice produttiva agricola del Parteolla elementi di 

identificazione su cui basare azioni progettuali tese a promuovere la qualità 

ambientale e l’identità di tale ambito territoriale. In tal senso si attribuisce al 

sistema agricolo territoriale del Parteolla un ruolo strategico nella qualificazione 

ambientale di un'area ben più vasta non solo in relazione allo sviluppo dei processi 

produttivi agricoli, ma più in generale in riferimento alla possibilità di sostenere la 

qualità della vita urbana sia dell'area cagliaritana che dei territori più esterni del 

Sarrabus Gerrei. 

117. ECOLOGIA DELLA CENTRALITÀ AMBIENTALE 

DEL COMPLESSO MONTANO SERPEDDÌ-MONTE 

GENIS 

L'ecologia si inquadra all'interno dell'area vasta che comprende i 

territori del complesso montano Serpeddì-Monte Genis, i territori del 

batolite granitico dei Sette Fratelli (l’ecologia degli insediamenti 

collinari e montani del batolite granitico dei Sette Fratelli), i territori 

delle superfici di spianamento relitte del basamento metamorfico del 

Gerrei. 

Si tratta infatti di un unico sistema ambientale, già individuato da 

numerosi studi come sud-est della Sardegna. 

L'ecologia in oggetto comprende i territori del comune di Burcei, in 

parte del comune di Sinnai, di Maracalagonis e di San Vito. È 

delimitata a nord dalla dominante montana del Monte Genis e dalla 


valle dell’Ollastu in cui si localizza la “via dell’argento”; si estende a est 

per un breve tratto fino agli ambiti costieri di Muravera; a sud è 

delimitata dalla infrastruttura viaria della SS 125, mentre a ovest il 

confine naturale è rappresentato dalla valle del rio Barzolu. 

Lo studio dei processi dell’insediamento consentono di riconoscere 

alcuni caratteri forti che sono stati individuati sul territori e delimitati 

dalle componenti elementari: 

- la centralità urbana del vasto sistema ambientale è costituita 

dall’insediamento di Burcei, localizzato all’interno della 

singolarità scistosa. 

- la diffusione delle strutture della cultura agropastorale 

(testimonianze storiche e recenti- strutture puntuali e di rete) 

- il corridoio ambientale del rio Ollastu interessato dalle 

testimonianze della cultura mineraria del filone argentifero. 

- gli ambiti territoriali della salvaguardia ambientale organizzata 

(Azienda Foreste Demaniali/Ente Foreste) località Garapiu 

Musui 

L’intero ambito del complesso montano Serpeddì-Monte Genis, è 

interessato da processi di riconversione turistica, promosse sul 

territorio sia attraverso numerose iniziative a carattere recettivo 

(progetti Leader, PIA, QCS, singole iniziative finalizzate allo sviluppo 

del turismo rurale, ecc.), sia attraverso le richieste avanzate dalle 

società locali per il potenziamento dell’accessibilità. Tali progetti 

coinvolgono le diverse dimensioni del territorio: 

- la dimensione ambientale, che nella progettualità è presente 

attraverso progetti di forestazione dei terreni comunali delle aree 

ex “cussorgiali”, come recupero ambientale di bacini imbriferi 

(es. Rio Santu Barzolu), come proposte di soluzione di problemi 

di più ampia portata quali i processi connessi al dissesto 

idrogeologico; 

- la dimensione infrastrutturale, evidenziata dai progetti di 

infrastrutture viarie per il potenziamento dell'accessibilità tra le 

diverse parti del territorio montano, ma anche per la 

realizzazione di strade di collegamento tra i centri Burcei-Sinnai, 

Burcei-Villasalto, Burcei-Sinnai-Dolianova, ecc.; 

- la dimensione dei servizi relativi sia alle attività del turismo sia 

alle attività produttive tradizionali, che rappresentano il tessuto 

connettivo e portante delle iniziative turistiche già avviate; 

- la dimensione delle attività produttive tradizionali, che offrono 

una opportunità di promozione turistica sotto forme e modalità 

differenti nei luoghi della tradizione rurale. 


normativo: 

L’intero complesso montano Serpeddì-Monte Genis è interessato da potenziali 

processi di riconversione turistica degli ambiti rurali, avviati attualmente attraverso 

iniziative puntuali e diffuse sul territorio. L’attivazione dei molteplici processi 

(economici, sociali e culturali), che realizzano una economia strutturante, dovrà 

tener conto delle priorità di intervento dettate dal quadro ambientale di riferimento 

(processi ambientali di ambito sovralocale, fattori ambientali limitanti gli interventi 

di trasformazione per la fruizione delle risorse, ecc.). 


Lo sviluppo del turismo rurale può costituire l’obiettivo di rigenerazione dei luoghi 

della cultura agropastorale, se da situazioni di marginalità si avviano processi di riintegrazione 

con i territori dell’area urbana di Cagliari e con i territori interessati 

dallo sviluppo turistico costiero. In questo senso la centralità urbana di Burcei 

rappresenta una cerniera portante nel quadro del luoghi e delle risorse ambientali 

presenti, per la capacità di accogliere nuovi servizi di supporto delle attività del 

turismo rurale, per la possibilità di innovare, potenziare o riconvertire i servizi già 

presenti dalla scala strettamente locale ad una scala sovralocale che consente 

relazioni funzionali sia con l’area urbana di Cagliari che con la fascia costiera. 

Qualunque ipotesi di trasformazione promossa da una nuova progettualità e dalle 

esigenze di nuova infrastrutturazione puntuale (servizi ai diversi livelli per le 

attività produttive ) e di rete (strade, infrastrutture idriche, ecc.) hanno la necessità 

di essere reinquadrate in un progetto unitario di natura sovracomunale per 

rispondere alla carenza di integrazione di funzioni, di strutture (recettive e di 

servizio) e di infrastrutture portanti legate all’accessibilità. 

118. ECOLOGIA DELL'ORGANIZZAZIONE AGRICOLA E 

DEI PROCESSI DI INFRASTRUTTURAZIONE 

TURISTICA NELLA PIANA COSTIERA DI CASTIADAS 

Fra i processi di infrastrutturazione e urbanizzazione in cui sono 

rinvenibili elementi di necessarietà tra i processi ambientali e le attività 

umane, si qualifica l’insieme dei comportamenti spaziali dell’area che 

insiste sulla singolarità ambientale dei bacini dei fiumi Corr’e Pruna e 

Picocca e sulla piana che essi individuano. 

L’ecologia articola le sue componenti attorno alla dominante 

ambientale di questo doppio bacino e del massiccio del Monti Ferru e 

di Capo Ferrato, verso un vasto sistema racchiuso tra il mare e il 

limite del bosco dell’Ente Foreste e comprendente il dispositivo 

spaziale e produttivo della bonifica, le grandi aperture agricole e le aree 

stagnali di Colostrai, elementi che fanno da armatura territoriale e 

infrastrutturale alla singolarità insediativa dell’abitato diffuso del 

Comune di Castiadas. 

All’interno di questa felice organizzazione spaziale, lungo la fascia 

costiera a sud del Capo Ferrato, si sono inseriti, sotto la spinta di un 

orientamento territoriale favorevole ad un carattere intensivo 

dell’infrastrutturazione turistica, gli insediamenti compatti della 

residenza estiva che costituiscono un tessuto proprio, una sorta di 

enclave dotata di una propria matrice organizzativa indifferente alle 

dinamiche ambientali della spiaggia e del sistema dunare. 

L’alto livello di complessità di questo territorio e del sistema di 

selezione dei luoghi dell’insediamento in ragione dei valori differenziali 

dei segni ambientali emerge nei tempi lunghi della Storia come pure 

nei tempi più accelerati di una recente modernità. L’armatura 

principale di questo territorio è costituita: 

- dall’andamento trasversale del Picocca rispetto al mare, che ha 

orientato, lungo la sua valle, le giaciture delle infrastrutture, degli 

insediamenti e dell’organizzazione fondiaria, sino alla sua foce e 

alle peschiere; 

- dall’andamento longitudinale del Corr’e Pruna, ribadito in varie 

fasi temporali ed assunto come indirizzo localizzativo da vari 

segni di storia ed ambiente quali le sequenze dei nuraghi, le 

infrastrutture viarie (SS 125), la struttura dei canali implementata 

dalla bonifica ottocentesca ad opera della Colonia Penale. 


Dalle precedenti considerazioni si delineano i seguenti aspetti di 

orientamento normativo: 

La relazione tra processi ambientali ed umani risulta di particolare chiarezza nella 

transizione dal regime coscritto della gestione dei suoli dell’epoca della Colonia 

Penale agricola al regime riformista del riequilibrio agrario degli anni ‘50, il cui 

carattere saliente fu la scelta di insediare la popolazione non seguendo la morfologia 

dei vicini nuclei compatti della foce del Flumendosa o di Villasimius ma 

costituendo un singolare dispositivo di presidio e appropriazione del territorio 

costituito da un apparato a bassa densità di borgate autosufficienti localizzate in 

relazione al bacino idrografico del Rio Corr’e Pruna e ai suoi processi naturali di 

deflusso delle acque superficiali. 

L’ecologia della piana costiera di Castiadas presenta sistemi insediativi che 

assumono posizioni divergenti sui processi ambientali: da un lato l’organizzazione 

dello spazio insediativo della Bonifica è appoggiata ad un concetto di necessarietà 

tra insediamento e matrice ambientale e dall’altro l’insediamento turistico 

residenziale di Costa Rei è al contrario caratterizzato da una matrice 

organizzativa indifferente alle dinamiche ambientali della spiaggia e del sistema 

dunare. 

Nel primo caso, l’apparato a bassa densità dei nuclei edilizi autosufficienti che 

costituisce l’abitato diffuso di Castiadas offre una matrice insediativa di particolare 

interesse per l’implementazione di quelle politiche turistiche di alta qualità alle 

quali il territorio legittimamente aspira. Tale dimensione insediativa è intimamente 

connessa e orientata dal sistema di regolazione dei processi di deflusso delle acque 

del bacino idrografico del Rio Corr’e Pruna. Di conseguenza i processi di 

appropriazione e modificazione del paesaggio tipici della crescita infrastrutturale 

turistica obbligano a considerare con attenzione qualunque intervento di 

apprezzabile entità sul sistema di interazioni tra il dispositivo idrografico e 

l’organizzazione dello spazio. In altri termini ogni modifica al sistema di deflusso 

delle acque implica necessariamente un innalzamento del livello di attenzione 

finalizzato a registrare eventuali incrementi apprezzabili del rischio connesso ai 

processi alluvionali. 

Per ciò che concerne gli areali costieri, i rapporti tra i processi ambientali e le 

attività umane che si caratterizzano attualmente per l’alto livello di conflittualità 

dovranno essere riconsiderati e reinseriti in uno scenario di modificazione che 

stabilisca per essi nuovi ranghi e nuovi sistemi di relazione. 

120. ECOLOGIA DELL’ORGANIZZAZIONE 

INSEDIATIVA E INFRASTRUTTURALE NELLA FOSSA 

TETTONICA DEL CIXERRI 

L’ecologia dell’organizzazione infrastrutturale e insediativa nella fossa 

tettonica del Cixerri trova il suo principale referente ambientale nel 

sistema della piana alluvionale attuale del Rio Cixerri e degli alvei 

attuali degli affluenti principali dello stesso. 

L’ambito territoriale è interessato in maniera strutturale da processi 

produttivi di tipo agricolo, che si configurano come ambiti di 

transizione fra le pratiche della agricoltura di tipo intensivo 

specializzato delle aree serricole di Decimomannu, Assemini, Uta, alla 

confluenza fra il Rio Cixerri ed il Flumini Mannu, e l’organizzazione 

produttiva agricola delle fasce periurbane di Iglesias, caratterizzata da 

una dimensione produttiva prevalentemente orientata verso il 

soddisfacimento di una domanda da parte degli ambiti urbani contigui. 


Le modalità dell’organizzazione dello spazio sono fortemente 

connotate dalla morfologia dei processi dell’idrografia superficiale e 

delle assialità infrastrutturali che innervano la piana. 

Il sistema idrografico è infatti intersecato da elementi viari di rilevanza 

provinciale che collegano le città degli insediamenti minerari (Carbonia 

ed Iglesias) al capoluogo: il tracciato ferroviario, la SS.130, la strada 

provinciale pedemontana e le reti di collegamento fra gli insediamenti 

che si attestano ai bordi della piana; inoltre lo stesso territorio della 

piana è solcato da un reticolo di canali di drenaggio attorno ai quali si 

definisce l’organizzazione del tessuto della divisione fondiaria. 

I processi tradizionali e recenti che caratterizzano la regione 

ambientale e storica del Cixerri denotano una stretta aderenza fra le 

risorse ambientali rappresentate dal complesso dei suoli pianeggianti 

della valle del Cixerri e dal fiume stesso, che infrastruttura in termini 

ambientali tale territorio, ed il sistema delle attività agricole che 

riconosce e si caratterizza in funzione di tale risorsa. Questa si esplicita 

attraverso una progettualità proiettata verso la riqualificazione e 

riutilizzo dei sistemi idrici, la tutela della risorsa idrica e la attivazione 

dei cicli integrati dell’acqua. Nel sistema ambientale ed insediativo 

dell’ecologia del Cixerri sono attive figure di cooperazione e di 

integrazione delle politiche locali per il potenziamento del comparto 

agricolo finalizzato all’integrazione delle filiere produttive, alla tutela e 

salvaguardia delle risorse ambientali, su cui si fondano i sistemi 

economici ed insediativi locali, ed alla riqualificazione di ambiti in 

condizioni di degrado o di marginalità; tali processi, evidenziano una 

sostanziale coesione dei soggetti appartenenti a tale ambito per la 

riattivazione dei processi delle attività tradizionali, basata su contenuti 

strategici che tendono alla salvaguardia del sistema ambientale di 

riferimento. 

Il potenziamento dei comparti produttivi dell’agricoltura, 

dell’allevamento, ma anche del settore della fruizione delle risorse 

storico ambientali, definisce anche alcuni campi di interazioni fra 

l’ambito del Cixerri e le ecologie contigue dell’Iglesiente, del bacino 

Carbonifero (per la promozione della filiera del turismo specializzato 

in relazione alla riqualificazione dei siti minerari) e del Fluminese (per 

politiche di tutela del patrimonio agricolo, forestale e di 

potenziamento della rete infrastrutturale e dei servizi funzionali alle 

attività dominanti dell’agricoltura e dell’allevamento) in cui le politiche 

locali convergono verso progetti basati sul potenziamento delle 

specificità locali, favorendo logiche cooperative dei soggetti attivi nei 

settori descritti. 


normativo: 

L’apparato normativo riguardante tale ambito territoriale rileva e sottolinea la 

specificità dei processi economici ed insediativi descritti e le potenzialità che il 

sistema delle risorse ambientali, insediative ed infrastrutturali definiscono per 

l’ecologia in esame. Il riconoscimento e la promozione delle risorse e delle attività 

presenti nella valle del Cixerri, la costruzione di reti di relazione ambientale ed 

economica anche con altri ambiti contigui, peraltro già in atto, come traspare dalle 

azioni della progettualità e delle politiche locali di cooperazione, costituisce fattore 

fondativo per la costruzione del progetto ambientale e per le strategie di promozione 

del territorio. 

In relazione alla forte caratterizzazione dell’ambito in cui il Rio Cixerri e la sua 

valle assumono un ruolo di dominante ambientale ed infrastrutturale del territorio, 


hanno rilievo le pratiche le cui azioni sono fondate su politiche di gestione delle 

risorse orientate verso la salvaguardia ed il riutilizzo delle stesse, calibrate su 

processi di riqualificazione ambientale, indirizzate verso la manutenzione ed il 

recupero del complesso del sistema idrografico, naturale ed artificiale. 

In particolare, i processi di riconversione delle attività agricole verso i settori 

dell’allevamento definiscono una potenziale esigenza di tutela dall’inquinamento 

delle acque del Rio Cixerri in cui si riversano le acque drenate dai canali e dagli 

affluenti che attraversano i territori interessati dalle attività agricole. 

Inoltre, in alcuni ambiti contigui alle aree minerarie di Domusnovas si registrano 

alcuni problemi di inquinamento potenziale ed in atto, derivanti da interazioni fra 

i processi dell’idrografia superficiale e profonda ed i residui delle attività estrattiva. 

In questo caso i processi di ruscellamento superficiale, di aspersione dei fini 

minerari, di contaminazione delle acque profonde possono ricadere sugli ambiti 

della produttività agricola, organizzati attorno al sistema idrografico degli affluenti 

del Cixerri. 

Nel particolare, il Rio San Giovanni, che costituisce un referente ambientale per il 

sistema dell’insediamento di Domusnovas e Musei, può configurarsi come fattore di 

diffusione dell’inquinamento di suoli ed acque. 

Deriva da tali processi l’esigenza di forme di tutela per il sistema della produttività 

agricola: sono necessarie specifiche cautele rispetto ai processi dell’inquinamento dei 

suoli e delle acque derivanti da interazioni con i processi legati al degrado ed 

all’abbandono delle attività estrattive, che assumono particolare rilievo in ambiti nei 

quali l’attività produttiva è fortemente connotata dalle attività rurali nei settori 

dell’agricoltura e dell’allevamento. 

L’ambito territoriale della piana del Cixerri è delimitato nella parte settentrionale 

dal sistema dei rilievi del Marganai e a sud dal sistema montuoso del Massiccio del 

Sulcis e dalla dorsale del Massiccio di Terraseo Rosas le cui reti di percorsi 

montani, costituiscono importanti elementi di comunicazione ambientale fra i 

sistemi insediativi della piana del Sulcis e del Cixerri ed i sistemi delle attività 

minerarie (Orbai, Rosas) interessati da processi di valorizzazione per la fruizione 

turistica. 

Il sistema delle attività di valorizzazione delle aree minerarie e delle risorse 

ambientali ad esse riferite offrono la possibilità di individuare canali e reti di 

collegamento fisico, sociale ed economico sviluppate attorno a tali grandi riferimenti 

ambientali. 

Il complesso delle risorse ambientali, in cui le dinamiche insediative si sono 

manifestate prevalentemente secondo la realizzazione di linee di percorrenza per la 

fruizione delle risorse naturali, può costituire un grande elemento strategico per 

l’integrazione fra i sistemi locali che circoscrivono i grandi ambiti di naturalità 

dell’ecologia della centralita’ ambientale del massiccio del Sulcis (129) e 

dell’ecologia della dominante ambientale del Linas Marganai (113). 

121. ECOLOGIA DEI PROCESSI INSEDIATIVI RESIDENZIALI 

E DELLA INFRASTRUTTURAZIONE INDUSTRIALE NELLE 

PIANE DI SARROCH E DI CAPOTERRA 

L’ecologia riguarda un ambito territoriale in cui i processi insediativi si 

articolano secondo tre fondamentali aspetti: processi insediativi di 

natura residenziale, conformati secondo una struttura diversificata e 

complessa, diffusa sul territorio, processi di utilizzazione agricola dei 

suoli produttivi, processi di infrastrutturazione industriale che 

condizionano la morfologia fisica ma anche socio-economica del 

territorio. 


La struttura ambientale si presenta articolata secondo le principali 

componenti: i territori della piana di Capoterra che degrada dalle 

pendici dei rilievi collinari, il territorio della fascia costiera, il territorio 

pedemontano, nel quale prendono forma diverse attività e sistemi di 

uso del suolo, le valli fluviali del Rio Santa Lucia e del Rio San 

Girolamo. 

I processi insediativi legati alle attività residenziali manifestano una 

notevole aderenza ai caratteri ambientali del territorio rivelando 

diverse modalità di interazione che in alcuni casi possono generare 

processi problematici per la gestione del territorio e per la sicurezza. 

L’insediamento storico del comune di Capoterra è posto sui versanti 

pedemontani dei rilievi del massicci del Sulcis, in corrispondenza di 

un’area dove il profilo del rilievo presenta una rottura di pendio, 

ovvero il passaggio dalle ripide pendenze del sistema orografico 

all’andamento pianeggiante, degradante verso i terreni delle valli 

alluvionali. 


normativo: 

La particolare conformazione dell’ambito in cui è localizzato l’insediamento urbano 

di Capoterra (posto a valle di un rilievo montuoso, in corrispondenza di un brusco 

cambio di pendenze fra la parte pedemontana e dei rilievi) determina alcuni nodi in 

cui il passaggio delle acque può destare problemi all’insediamento, assumendo 

rilevanza come fattore di potenziale pericolo per l’insediamento stesso in casi di 

eventi pluviometrici particolari. 

Emerge la necessità di azioni di tutela e di scelte di pianificazione, attente agli 

aspetti della prevenzione: 

- nelle politiche di salvaguardia ambientale dei settori a monte 

dell’insediamento, in relazione alla necessità di forme di tutela attiva della 

risorsa ambientale rappresentata dalla copertura boschiva, come fattore di 

limitazione di fenomeni di dissesto idrogeologico, 

- al livello della pianificazione locale come attenzioni poste verso la tutela delle 

aste di impluvio, antiche e recenti, in cui le dinamiche dello scorrimento 

fluviale possono generare, in caso di determinati eventi pluviometrici, processi 

di esondazione verso l’ambito dell’abitato. 

Attorno al nucleo dell’insediamento urbano di Capoterra si sviluppa 

una diffusione di insediamenti misti, lungo la fascia periurbana, 

localizzata alle pendici dei rilievi del Monte Arbu. 

Accanto a tale modello insediativo prendono posto le forme di 

residenzialità che si distribuiscono sul territorio secondo diverse 

modalità. 

La concentrazione insediativa delle lottizzazioni residenziali sulla fascia 

costiera che comprende le lottizzazioni di La Maddalena Spiaggia, di 

Frutti D’Oro, di Torre degli Ulivi, trova il principale fattore di 

localizzazione nell’accessibilità rispetto all’asse di comunicazione viaria 

della S.S.195 e nella prossimità con il litorale sabbioso, oggetto di 

attenzioni e di processi di riqualificazione ambientale ed 

infrastrutturale. 

La fascia costiera costituisce un corridoio ambientale, infrastrutturale 

ed insediativo sul quale si rilevano processi legati alla localizzazione di 

servizi, nell’area di raccordo fra Frutti d’Oro e Su Loi, alla confluenza 

del Rio Masoni ‘e Ollastu e San Girolamo ed alla presenza di attività di 


sosta e di ricreazione, nella località Su Loi, su un percorso che assume 

una caratterizzazione turistica legata alle tradizioni religiose. 

Dalle precedenti considerazioni si delineano ulteriori aspetti di orientamento 

normativo: 

I processi di valorizzazione e riconversione del sistema ambientale costiero e 

lagunare coinvolgono un insieme di attività puntuali su strutture ambientali ed 

insediative presenti sulla fascia litoranea lungo l’asse viario della S.S.195 che 

dilatano i confini dell’ecologia individuando possibili raccordi con l’ecologia dei 

processi di infrastrutturazione ambientale e insediativa del sistema lagunare di 

Santa Gilla (130). Tale sistema di relazioni comprende: 

- le attività connesse alla valorizzazione delle risorse tradizionali nell’ambito 

del villaggio dei pescatori di Giorgino 

- il riutilizzo di strutture agricole preesistenti per attività sportive, ricreative e 

ricettive nel nucleo storico di Sa Illetta, 

- la trasformazione di tessuti ambientali in condizioni di marginalità in 

attrezzature di servizio alla balneazione ed in attività ricreative di spettacolo 

del Ponte Maramura, 

- la riqualificazione dell’ambito di spiaggia degradato del lido della 

Maddalena Spiaggia, la realizzazione di un centro servizi all’interno della 

lottizzazione residenziale del Rio Santa Lucia, 

- la dilatazione dell’arco temporale di fruizione turistico-ricreativa del nucleo 

storico di Su Loi, come polo di aggregazione religiosa interessato dalla 

processione di Sant’Efisio, 

- la presenza di attività di servizio e di ricreazione nell’area di confluenza 

fluviale a Frutti d’Oro. 

I sistemi delle attività di valorizzazione delle risorse storico ambientali descritte 

richiedono uno specifico campo di attenzioni, volto alla definizione di precisi ambiti 

di intervento che possano riconoscere i rapporti fra l’insieme delle componenti 

ambientali, insediative ed infrastrutturali, che rappresentano le risorse di questo 

specifico ambito, e la necessità di azioni di gestione unitaria di tali importanti 

prospettive di promozione territoriale. Accanto alla costruzione di adeguate 

prospettive di connessione e riqualificazione ambientale emergono altre urgenze 

territoriali, rappresentate dalla gestione dei processi della mobilità che tendono ad 

intensificarsi, parallelamente ai processi di riqualificazione puntuale degli ambiti 

descritti. 

Sulla fascia interna del territorio agricolo, che costituisce un ambito di 

connettività fra insediamenti della produzione e lottizzazioni 

residenziali, che si distribuiscono lungo la valle del Rio San Girolamo e 

Mason’e Ollastu, occupando suoli precedentemente destinati ad 

attività agricole in fase di dismissione, si delinea un corridoio 

ambientale-insediativo sul Rio S. Girolamo formato dal sistema 

insediativo residenziale pedemontano e dal sistema della piana 

olocenica del Rio S.Gerolamo. 

La morfologia territoriale è caratterizzata dalla presenza di alcuni 

elementi idrografici di rilievo: il Rio Santa Lucia ed il Rio San 

Gerolamo che contribuiscono alla formazione ed alla caratterizzazione 

del territorio insediativo e definiscono alcuni problemi in relazione al 

sistema delle attività che possono essere svolte nelle aree prossime alle 

aste fluviali ed ai processi di trasformazione che le riguardano. 

Dalle precedenti considerazioni si delineano ancora altri aspetti di orientamento 

normativo: 


La potenziale vulnerabilità del territorio insediativo di Capoterra e la prossimità di 

aree intensamente edificate o occupate da strutture produttive mette in evidenza 

problemi ambientali di duplice natura legati all’interazione con i processi 

dell’idrografia superficiale e profonda: da un lato i problemi di esondazione e di 

alluvione, generati da una pluralità di fattori ambientali ed insediativi, dall’altro i 

problemi della ingressione della falda legata ad un massiccio emungimento, dovuto 

all’alta densità insediativa ed a processi di utilizzazione agricola. 

I processi di localizzazione di insediamenti ed infrastrutture ed organizzazione 

delle destinazioni d’uso del territorio si devono confrontare con le dinamiche di 

processi ambientali che condizionano scelte e modelli progettuali dell’insediamento: 

le scale di attenzione si misurano sul rispetto delle dinamiche fluviali, sulla necessità 

di azioni progettuali che individuino forme e modelli insediativi tali da garantire 

adeguati rapporti fra superfici permeabili ed impermeabilizzate, atti a favorire i 

processi di ricarica della falda acquifera e a non ostacolare il drenaggio dei suoli. 

In particolare la lettura delle dinamiche insediative mette in evidenza 

come il rapporto fra gli insediamenti e le dinamiche ambientali si 

configuri secondo diverse modalità di occupazione del suolo e di 

localizzazione di strutture edilizie. 

L’insediamento residenziale di Poggio dei Pini e della Residenza del 

Poggio, in cui i processi insediativi sono in diretta relazione con il 

sistema morfologico ambientale dei versanti collinari dei rilievi 

dell’arco granitico di Monte Santa Barbara, presenta una 

conformazione dell’impianto residenziale in cui le superfici 

urbanizzate esplicano rapporti di occupazione del suolo di maggiore 

permeabilità, rispetto ad ambiti residenziali presenti sulla fascia 

costiera, caratterizzati da strutture insediative estremamente compatte. 

I processi insediativi residenziali, presentano morfologie diffuse sul 

territorio pianeggiante, posto a valle dell’insediamento urbano di 

Capoterra, in cui le tipologie residenziali sono frammiste a tipologie 

produttive legate alla utilizzazione agricola dei fondi: nel territorio 

agricolo sul settore occidentale della piana, sui territori compresi fra il 

Rio Santa Lucia ed il Rio San Girolamo sono presenti edifici produttivi 

come serre, officine, ricoveri per attrezzi o capannoni agricoli di 

modeste dimensioni secondo processi di diffusione insediativa agricolo 

residenziale sulle alluvioni recenti e antiche del Rio S. Lucia. 


normativo: 

I modelli residenziali descritti mettono in luce differenti aspetti di relazioni 

ambientali che possono presentare alcuni problemi per la gestione del territorio e per 

la sicurezza. 

In particolare si rileva un uso del territorio agricolo caratterizzato da processi di 

abbandono delle attività serricole e produttive e di degrado territoriale che 

evidenziano la necessità di azioni di riorganizzazione e razionalizzazione del 

territorio agricolo. 

I processi di pianificazione alla scala locale mettono in evidenza la tendenza verso 

azioni di riorganizzazione delle aree agricole, orientate verso l’accorpamento e la 

ridefinizione dei lotti minimi, al fine di razionalizzare il sistema degli usi e le 

pratiche produttive. 

I processi di natura industriale sono legati alle attività localizzate 

nell’ambito produttivo dell’area industriale di Macchiareddu, nella 

quale coesistono attività industriali chimiche e metalmeccaniche, 

depositi, attività di servizio e artigianali e di trasformazione 

agroalimentare. 


L’area infatti è interessata nelle sue parti periferiche dall’esistenza di 

attività agricole ed aziende di grandi dimensioni, in corrispondenza di 

un sistema di divisione dei lotti caratterizzati dalla tessitura regolare, 

appartenenti o contigui alla delimitazione del Piano del Casic. Il 

sistema delle attività economiche, tuttavia, segnala l’esistenza di 

notevoli estensioni territoriali in cui aree agricole registrano segnali di 

stasi produttiva, in attesa di essere ricomprese nell’ambito della 

agglomerazione industriale di Macchiareddu. 

I processi di natura industriale sono inoltre rappresentati dalla 

presenza dell’agglomerato industriale di Sarroch, in cui le attività sono 

caratterizzate da processi di potenziamento delle attività 

complementari ed infrastrutturali per la raffineria, occupando suoli 

destinati precedentemente ad attività produttive di tipo agricolo. 


normativo: 

I processi di ampliamento e di potenziamento delle attività industriali, nell’ambito 

produttivo di Sarroch, l’intensificarsi dei processi legati alla localizzazione di 

intense quote di residenzialità nell’ambito della piana di Capoterra, definiscono 

notevoli problemi di sovraccarico sulle infrastrutture della viabilità, che hanno 

ripercussioni anche sulla rete dei collegamenti su ambiti più vasti, interessati da 

processi di valorizzazione e di potenziamento del comparto agricolo organizzato e 

del turismo (ecologia dell’organizzazione produttiva e residenziale della piana 

costiera di Pula e degli insediamenti turistici di S.Margherita (141), ecologia dei 

processi insediativi agricolo turistici nel bacino del Rio Mannu e Rio di Chia 

(140)). Questo aspetto richiede attenzioni legate al problema della gestione della 

mobilità sulla S.S.195 che rappresenta un aspetto di rilievo come unico elemento di 

connessione, di collegamento e di servizio per gli ambiti territoriali descritti. 

122. ECOLOGIA DEI PROCESSI INSEDIATIVI E 

PRODUTTIVI DEL CORRIDOIO AMBIENTALE DEL 

RIO MANNU 

Il territorio appartenente all’ecologia dei processi produttivi e 

insediativi del Rio Mannu interessa l’ambito intercomunale di 

Decimomannu, San Sperate, Monastir e in parte di Assemini. 

L’ecologia seleziona le relazioni tra diverse componenti insediative 

caratterizzate da interazioni ambientali, funzionali e produttive nella 

piattaforma alluvionale di Monastir-Decimomannu-Elmas. L’insieme 

delle componenti individuate fa parte di un sistema ambientale di 

importanza sovralocale, la parte meridionale della ampia valle 

strutturale (la“Fossa Sarda”) e il corridoio ambientale del 

Fluminimannu. 

Le dinamiche insediative in essa riconosciute sono legate ad alcuni 

caratteri ambientali e soprattutto pedologici rilevati nello specifico 

dall’ecologia ambientale di riferimento (processi di pedogenesi e 

presenza di suoli evoluti, presenza di suscettività media ed elevata agli 

usi agricoli, suoli appartenenti alla prima e alla terza classe di 

irrigabilità). In essa sono comprese le aree del distretto irriguo di San 

Sperate, caratterizzate dalle colture frutticole lungo il Rio Mannu, gli 

ambiti della diffusione produttiva serricola di Decimomannu, gli spazi 

agricoli di bordo dei comuni di Assemini e Decimomannu, le cui 

funzioni produttive tendono verso forme di specializzazione 

produttiva o diventano ambiti delle nuove destinazioni di piano (zone 

commerciali, artigianali, di servizio). 


Fanno parte dell’ecologia alcuni ambiti produttivi (territori interessati 

dalle cave, dall’attività zootecnica e dai rimboschimenti) del territorio 

di Monastir, al bordo della pianura del Campidano. L’abitato di 

Monastir, che poggia sui colli vulcanici, rappresenta l’estremo 

superiore dell’ecologia, mentre gli ambiti interessati dagli affioramenti 

vulcanici rappresentano il confine orientale con l’ecologia insediativa 

del Parteolla e degli ambiti agricoli di Sestu. 

La componente insediativa rappresentata dall’area dell’aeroporto di 

Decimomannu costituisce uno dei nodi dell’organizzazione 

infrastrutturale della provincia, che separa gli ambiti produttivi lungo la 

piana del Rio Mannu dalle aree agricole localizzate lungo il 

Fluminimannu. L’aeroporto è localizzato nei territori dei comuni di 

Villasor, Decimomannu, San Sperate, interessando una superficie 

complessiva di circa 590 ha e rispettivamente ai tre centri di 502 ha, 69 

ha, 21 ha. 

Le componenti insediative individuate richiamano alcuni caratteri e 

dinamiche delle componenti contermini appartenenti ad altre ecologie. 

L’ecologia che comprende gli impianti produttivi e commerciali nel 

corridoio infrastrutturale della SS 131 e SS 130, rappresenta una sorta 

di bordo insediativo e infrastrutturale degli ambiti agricoli di 

Decimomannu, San Sperate, Monastir e in parte di Assemini. Se da 

una lato questi territori mantengono ancora i caratteri del paesaggio 

agricolo tradizionale (nelle forme di produzione, nelle forme 

organizzative, nella trama della proprietà fondiaria) nonostante le 

tendenze verso la specializzazione agricola, dall’altra le dinamiche 

produttive creano forti condizionamenti soprattutto in relazione alle 

possibilità di espansione e di nuova localizzazione di strutture e 

infrastrutture commerciali. In questo senso alcune componenti 

individuate rappresentano spazi di transizione verso differenti funzioni 

produttive. 

La specializzazione produttiva e l’uso agricolo intensivo rappresentano 

uno dei caratteri distintivi della ecologia: l’area alluvionale lungo il Rio 

Mannu è destinata a colture arboree di pregio (agrumi e frutteti) con 

suoli dotati di elevata fertilità. Il paesaggio dei giardini (rappresentato 

dalla presenza dei chiusi con il frutteto recintato da alberature con la 

funzione di frangivento), si regola sulla piccola e media unità 

produttiva in cui si organizza la proprietà fondiaria. 

L’aeroporto militare a ovest e le aree a destinazione industriale 

artigianale e commerciale lungo l’asse infrastrutturale della SS 131 a est 

racchiudono la componente, mentre le fasce agricole di transizione in 

corrispondenza del Rio Mannu, in cui le colture frutticoleortofrutticole 

si alternano alle aree del seminativo, costituiscono un 

altro elemento di selezione per la delimitazione della componente 

compresa in una superficie complessiva di circa 3600 ha. 

Un altro carattere distintivo è rappresentato dagli affioramenti 

vulcanici di Monastir. Si tratta di ambiti interessati in passato 

dall’intensa attività di cava per differenti utilizzazioni (argille, materiali 

per fornaci, inerti per l’edilizia e per sedi stradali). Tale attività ha 

determinato significative trasformazioni ambientali su superfici di 

notevole estensione. In prossimità delle aree di cava coesiste l’attività 

zootecnica: l’incremento di aree destinate al pascolo e alla costituzione 

di scorte foraggere ha determinato processi di impoverimento della 

risorsa che ha progressivamente inciso sulla capacità dell’area di 

evolversi autonomamente verso equilibri ambientali spontanei più 


evoluti. Gli studi specialistici evidenziano come conseguenza al 

sovrapascolamento una limitata variabilità della vegetazione e un 

sovradimensionamento delle superfici destinate a seminativi o a 

pascoli rispetto all’intero territorio comunale. 

I territori interessati dalle cave in località Baccu Scova, Tistivillu, 

Monte Olladiri, Is Serras, Francischettu sono in parte ancora 

interessati dall’attività di estrazione di inerti, in parte sono interessati 

da processi di risanamento (rimodellamento dei versanti, 

piantumazione di specie arboree). Presentano aree con punti di scavo 

diffusi, fosse d’acqua di notevoli dimensioni, ambiti caratterizzati da 

alti fronti con pareti verticali a forte impatto sia in relazione alla 

estensione e pericolosità che presentano, sia alla posizione di 

dominanza paesaggistica del sito. 


normativo: 

I livelli di attenzione progettuale dell’ecologia riconoscono i condizionamenti forti 

delle dinamiche esterne sull’ecologia stessa: le dinamiche ambientali del bacino del 

Fluminimannu e le dinamiche insediative e infrastrutturali lungo le direttrici viarie 

della SS 131 e SS 130. Tuttavia il mantenimento dei caratteri agricoli distintivi 

di questi territori rappresentano un obiettivo rilevante di progetto dello spazio 

insediativo, che affronta i problemi di coerenza tra elementi portanti della 

dimensione ambientale ed esigenze produttive della dimensione economica. Le 

azioni di trasformazione delle attuali forme insediative interagiscono con un sistema 

ambientale complesso che non si dimensiona e si regola sugli equilibri della scala 

locale, ma si relaziona ai processi della scala sovralocale. 

Le trasformazioni insediative devono essere ricondotte alle relazioni di ambito 

sovralocale soprattutto in relazione alle risorse che rappresentano gli aspetti 

peculiari dell’ecologia (i corridoi fluviali, i territori dell’agricoltura specializzata, gli 

spazi produttivi negli affioramenti vulcanici). 

I processi di localizzazione di strutture insediative devono essere coerenti con le 

dinamiche di ruscellamento diffuso di questi ambiti i cui effetti ambientali sono 

specificati dall’ecologia ambientale di riferimento (fenomeni di deflusso, processi di 

erosione lineare e di sponda, processi di alluvionamento e/o di accumulo detritico); 

essendo il Rio Mannu uno dei maggiori affluenti del Fluminimannu, devono essere 

controllati a monte i processi insediativi e produttivi, al fine di evitare fenomeni di 

ristagno e problemi di smaltimento degli apporti idrici nella parte meridionale dello 

stesso, che presenta difficoltà di deflusso delle acque. 

Le trasformazioni che coinvolgono la copertura vegetale, già fortemente degradata a 

causa di attività produttive di tipo intensivo e costituita in prevalenza da coltivi e 

pascoli, frequentemente in stato di abbandono, oppure da locali rimboschimenti di 

essenze vegetali non autoctone, devono contrastare i fattori che favoriscono i processi 

di erosione ed i fenomeni di denudamento della coltre pedogenica da parte dei 

deflussi al fine di evitare perdite critiche della risorsa suolo. Le trasformazioni non 

coerenti con i processi citati hanno ripercussioni oltre che negli ambiti stessi 

dell’ecologia, nei territori esterni ad essa: come specificato dall’ecologia ambientale 

di riferimento “un aumento dei volumi solidi veicolati dai deflussi incanalati genera 

un incremento delle probabilità di alluvionamento di territori anche non predisposti 

normalmente a tali eventi”; 

L’ecologia, essendo interessata da una reticolo idrografico importante, presenta alti 

livelli di specificità ambientale e produttiva: il Rio Mannu e il Rio Flumineddu 

costituiscono oltre che una importante risorsa legata alla produttività dei suoli, una 

importante risorsa per l’incremento di biodiversità. In questo senso la salvaguardia, 

il mantenimento delle delimitazioni poderali e interpoderali, delle aree verdi 


all’interno dell’abitato, devono essere considerati emergenze ambientali rilevanti, 

valori non negoziabili di un paesaggio agrario che rischia di perdere 

progressivamente le specificità che promuovono e arricchiscono la diversità biologica 

dell’ambiente naturale: per esempio una risorsa è rappresentata dal reticolo di 

alberature o dalle siepi che delimitano i confini aziendali in quanto elementi che 

favoriscono il mantenimento di comunità animali e di comunità vegetali. Alla 

ricchezza biologica è associato il miglioramento della capacità autodepurativa dei 

rii, i cui livelli di qualità delle acque rappresentano uno degli obiettivi di 

funzionamento dei servizi urbani in contesti insediativi densi. 

Il progetto ambientale può trovare nuove forme di azione negli ambiti interessati dai 

siti di cava dismessi che rappresentano una opportunità di localizzazioni di 

funzioni urbane di livello locale e sovralocale. Il processo di risanamento complessivo 

dell’area collinare deve essere inteso come un processo progettuale che supera la 

dimensione del “ripristino” di condizioni ambientali ormai alterate e si pone come 

una successione temporale di azioni progettuali a medio e lungo termine. Al 

superamento di determinate soglie critiche dello stato di equilibrio del sistema, 

determinate dalle attività di cava, possono corrispondere significativi processi di 

trasformazione che mettono in atto nuovi equilibri ambientali conseguenti alle 

criticità. Le azioni progettuali devono essere guidate in questo senso da nuove 

dinamiche e da differenti elementi strutturali del sistema. Alcune priorità rilevate 

fanno riferimento specifico alla messa in sicurezza dei siti dismessi ancora 

interessati da situazioni di pericolo (scavi a cielo aperto, fenomeni franosi, processi 

di dissesto, rischio di cedimento, smottamenti), alla razionalizzazione delle attività 

di cava ancora in atto, il contatto con la superficie piezometrica della falda freatica, 

la creazione di pareti verticali di notevole altezza. In particolare rappresentano una 

elevata criticità le interferenze con le falde che possono determinare l’alterazione dei 

flussi sotterranei che alimentano direttamente la risorsa ambientale di Santa Gilla. 

123. ECOLOGIA INSEDIATIVA DI SESTU 

L’ecologia insediativa di Sestu interessa il centro urbano ed il territorio 

dello stesso comune e, in parte, i territori di Serdiana e di Soleminis. La 

delimitazione dell’ecologia evidenzia a Sud-Ovest il limite costituito dal 

corridoio infrastrutturale della SS 131; a Nord-Ovest si riconosce il 

confine insediativo-ambientale costituito dal complesso del nucleo 

insediativo storico di San Gimiliano e dell’omonimo Rio; a Nord-Est il 

sistema di terrazzi fluviali quaternari del Parteolla; infine a Sud-Est 

l’incisione della valle del Rio is Cannas-Riu Durci-Riu Sassu e lo 

spartiacque tra quest’ultimo bacino idrografico ed il bacino dello 

stagno di Molentargius. 

L’ecologia si connota per il carattere di cerniera ambientale e 

insediativa tra i territori della specializzazione produttiva agricola del 

Parteolla e i processi insediativi connessi alla vicinanza del corridoio 

infrastrutturale della SS 131 e del campo urbano di Cagliari. 

L’articolazione funzionale dell’ecologia in componenti elementari 

riflette questa connotazione di territorio di transizione, si riconoscono 

infatti quattro tipologie di componenti insediative territoriali: gli ambiti 

prossimi al corridoio infrastrutturale della SS 131 interessati da 

dinamiche di densificazione dei processi insediativi, favorite dal 

vantaggio localizzativo dovuto alla loro maggiore accessibilità; gli 

ambiti delle valli alluvionali interessati da processi insediativi di 

diffusione agricola e residenziale in relazione alla risorsa pedologica 

delle alluvioni antiche e recenti; l’organizzazione degli spazi agricoli sui 

terrazzi fluviali quaternari, caratterizzata dalla rarefazione dei processi 

insediativi a favore delle pratiche agricole sui substrati marnosi e 


calcarei del bacino miocenico; i centri urbani e i nuclei insediativi 

storici di Sestu e San Gimiliano. 

I processi insediativi rilevanti e gli scenari desumibili dalla 

pianificazione e programmazione economica locale evidenziano 

l’attenzione della società locale verso i processi di relazione sovralocale 

connessi al vantaggio localizzativo rispetto al corridoio 

infrastrurtturale della SS 131. In questo senso le criticità attuali e 

potenziali del sistema insediativo (emergenti dalla lettura delle 

tendenze promosse dagli strumenti urbanistici vigenti) sono connesse 

alle relazioni che questo instaura con i processi di infrastrutturazione 

viaria di rango sovralocale. La realizzazione di un nuovo tracciato della 

SS 131 parallelo a quello esistente ha determinato una densificazione 

delle localizzazioni di insediamenti produttivi e di servizi, soprattutto 

commerciali, di rango metropolitano (cfr. ecologia insediativa 131 dei 

processi di localizzazione degli impianti produttivi e commerciali nel 

corridoio infrastrutturale delle SS 131 e SS 130). 

Le tendenze derivanti dai processi di densificazione insediativa 

determinano un effetto di barriera ambientale ai margini sudoccidentali 

della ecologia in esame, intersecando i processi ambientali connessi al 

reticolo idrografico dei rii di Sestu, is Cannas, San Gemiliano e, 

parallelamente, costituiscono un elemento catalizzatore di ulteriori 

processi di localizzazione insediativa negli ambiti contermini compresi 

tra il centro urbano di Sestu e lo stesso corridoio infrastrutturale della 

SS 131. 


normativo: 

La duplice caratterizzazione di ambiti in cui sono compresenti vantaggi posizionali 

dovuti alla prossimità con il sistema infrastrutturale portante e la dimensione 

agricola degli spazi periurbani dei comuni metropolitani è un fattore di specificità 

territoriale degli ambiti in cui si manifestano i processi insediativi descritti, che 

costituisce una risorsa potenziale per l’organizzazione delle relazioni alla scala 

metropolitana tra insediamento, infrastrutture e ambiente. 

La compresenza di processi residenziali, agricoli e infrastrutturali, infatti, conferisce 

a tali ambiti un ruolo di mediazione per l’integrazione fra i caratteri della qualità 

ambientale dell’insediamento ed i processi dell’infrastrutturazione metropolitana. 

Il riconoscimento del potenziale insito in queste aree periurbane suggerisce 

l’adozione di orientamenti progettuali di organizzazione e regolazione dei processi 

insediativi in atto, coerenti con i processi ambientali che le caratterizzano: la 

gestione dei rapporti spaziali fra densità insediativa, infrastrutturazione, e 

dimensione agricola del territorio metropolitano, dovrebbe garantire la permanenza 

di uno spazio di permeabilità rispetto ai processi ambientali portanti, la tutela dei 

fattori di riconoscibilità degli insediamenti urbani dell’entroterra agricolo 

metropolitano e le possibilità di sussistenza delle attività agricole insediate. 

124. ECOLOGIA DEI PROCESSI INSEDIATIVI NEI 

TERRITORI DI MARACALAGONIS, SESTU, SETTIMO 

SAN PIETRO, SINNAI 

L'ecologia interessa gli ambiti dei comuni di Settimo S.Pietro, Sinnai e 

Maracalagonis interessati in passato da una estesa attività agricola, per 

le favorevoli caratteristiche pedoclimatiche dell’area. 

Il sistema ambientale che caratterizza i territori dell’ecologia 

comprende la parte a monte dei bacini idrografici che afferiscono al 


Rio Foxi e al Rio Su Pau. I corridoi fluviali, spesso alterati dai processi 

produttivi dell’agricoltura intensiva hanno modificato il regime 

idrologico dei rii (es. Rio Staini, Rio Su Pardu, Rio Barzolu), alterando 

l'assetto naturale portante dell'ecologia stessa. Tali corsi d’acqua 

richiamano relazioni di ambito sovralocale: le relazioni ambientali e 

urbane con il sistema collinare e montuoso del Serpeddì, con il sistema 

costiero Marginerosso–Foxi–Costa degli Angeli e i processi insediativi 

in esso contenuti. 

In alcuni ambiti della ecologia è presente una diffusione dell’edificato 

legato all’attività agricola che modifica il paesaggio ormai marginale 

della coltura del mandorleto e del vigneto. Solo in alcuni ambiti si 

leggono i territori dell’agricoltura intensiva: si tratta di produzioni 

agricole di tipo eterogeneo (vigneti e mandorleti, seminativi, colture 

ortive, colture arboree da frutto) in tessuti agricoli a forte 

frammentazione (la maggior parte dei fondi presenta una superficie 

inferiore ad 1 ha). 

La tendenza al recupero dell’attività agricola attraverso l’impianto di 

insediamenti agrituristici nei fondi aziendali e la localizzazione di 

impianti serricoli e vivai specializzati, costituisce uno degli esempi più 

rilevanti per innovare in senso produttivo l'economia agricola. 

Tuttavia dalla lettura dei piani urbanistici vigenti e dalla progettualità di 

settore (es. progetti di nuove infrastrutture - nuovo tracciato SS 554), 

emerge che questi ambiti sono e saranno soggetti ad una continua 

trasformazione. 


normativo: 

La valutazione dei nuovi assetti si dovrà confrontare in primo luogo con i processi 

ambientali che caratterizzano l'area, come sottolineato dalle ecologie ambientali di 

riferimento, in quanto si riconoscono in queste aree oltre che specificità produttive e 

testimonianze della cultura materiale locale, ambiti di relazione di risorse 

ambientali di natura sovralocale. 

Inoltre la coerenza dei sistemi, agricolo-produttivo, infrastrutturale e ambientale, 

diventa un requisito per la valutazione delle azioni di nuova trasformazione o di 

potenziamento degli assetti produttivi esistenti, in quanto la salvaguardia e la 

gestione del sistema ambientale e degli stessi corridoi ambientali rappresentati dai 

rii non solo sono importanti per il mantenimento delle condizioni di diversità 

biologica (es. per il mantenimento di alcuni habitat naturali dentro la città), ma 

possono essere integrati, attraverso il progetto di attrezzature funzionali e di servizi, 

nelle funzioni urbane (es. valutazione della capacità autodepurativa). 

Le relazioni ambientali di area vasta con la piana costiera, e con la valle del Riu 

Longu, rappresentano un orientamento verso ipotesi di soluzione integrata tra le 

situazioni a monte e a valle dei corridoi fluviali. In questo senso le componenti 

dell’ecologia sono attraversate da dinamiche di tipo ambientale in senso 

longitudinale e dalle dinamiche di trasformazione urbana in senso trasversale 

(processi di infrastrutturazione viaria di ambito sovralocale, localizzazione di 

attività produttive lungo la direttrice della SS 554). 

La sequenza delle azioni progettuali che partecipano ai processi di integrazione tra 

funzioni urbane e ambientali può essere definita secondo livelli di priorità che 

coinvolgono in primo luogo le dinamiche ambientali dei processi a monte: l’acclività 

delle pendici collinari e i fenomeni di dilavamento assumono in questo senso un 

carattere di emergenza, che richiama azioni di protezione idraulico-forestale, come 

possibile avvio di soluzioni a lungo termine. 


125. ECOLOGIA DEGLI INSEDIAMENTI COLLINARI 

NEL CORRIDOIO VALLIVO DEL RIU LONGU 

L'ecologia del corridoio vallivo del Riu Longu è compresa nella 

centralità ambientale del massiccio dei Sette Fratelli e comprende 

alcuni ambiti territoriali di Maracalagonis, Sinnai, e in minima parte di 

Burcei e Quartucciu. Sono riconoscibili in essa processi insediativi 

organizzati lungo la direttrice infrastrutturale della SS 125 per piccoli 

centri, i quali si localizzano lungo valli secondarie o sulle pendici 

dell’area montana dei Sette Fratelli. Il corridoio vallivo ha come 

estremo superiore l’anfiteatro naturale in cui si localizza. 

Sotto il profilo insediativo l'ecologia riconosce diverse componenti 

elementari, aventi caratteristiche storico-tipologiche differenti e 

processi di evoluzione che tendono sia alla trasformazione in 

residenzialità permanente (es. l'insediamento storico di San Gregorio, i 

nuclei turistico-residenziali collinari della valle del Riu Longu - 

Villaggio delle Mimose, San Basilio, Villaggio dei Gigli, San Paolo, 

Villaggio delle Rose, gli insediamenti diffusi a carattere produttivo e 

residenziale nei versanti pedemontani del Rio Corongiu e Riu Longu), 

sia alla riconversione turistica (turismo rurale). 

La valle del Riu Longu rappresenta l'elemento di connessione tra la 

centralità montana dei Sette Fratelli, che rappresenta una risorsa 

ambientale di area vasta, e i luoghi della residenzialità diffusa del 

campo urbano di Cagliari. La continuità tra differenti aspetti 

insediativi, la diffusione a carattere intensivo della costa tra il Margine 

Rosso e Flumini e la diffusione per centri della valle del Riu Longu, si 

rileva da alcune componenti di transizione in cui c’è una coesistenza di 

destinazioni urbane: i paesaggi agricoli che tendono verso forme di 

specializzazione (nei territori di Quartucciu e Maracalagonis), una 

dispersione del tessuto residenziale conseguenza di successivi 

adattamenti e trasformazioni delle residenze rurali tradizionali, alcune 

singolarità storiche (Sant’Isidoro) che hanno generato nuovi ambiti 

insediativi a carattere residenziale e produttivo. 


normativo: 

In essi è leggibile il processo di abbandono che caratterizza gli spazi dell’agricoltura 

tradizionale del mandorleto e del seminativo. Sono in parte in atto alcuni rari 

episodi insediativi che possono considerarsi coerenti se mantengono il carattere della 

diffusione insediativa, senza alterare le condizioni ambientali e se incentivano le 

attività produttive, anche in riferimento alla possibilità di insediare nuove aziende. 

Il mantenimento della qualità ambientale degli spazi aperti in queste aree 

rappresenta non solo un obiettivo alla scala locale ma anche alla scala sovralocale 

(area vasta di Cagliari): in questo senso il mantenimento delle condizioni di 

equilibrio ambientale è legato ad alcuni fattori: 

- alla possibilità di mantenere le attività agricole presenti attraverso 

l’innovazione dei cicli produttivi; 

- alla manutenzione delle fasce alluvionali dei rii (che rappresentano dei 

corridoi ambientali); le azioni di ripristino rinaturalizzazione dovranno 

essere considerate azioni prioritarie soprattutto negli ambiti interstiziali tra 

aree edificate; 


- al contenimento della diffusione residenziale soprattutto in relazione ai 

processi di frazionamento fondiario che conducono verso nuovi assetti non 

sempre controllabili sotto il profilo della qualità urbana e ambientale. 

L’ambito dell’ecologia è soggetto per la maggior parte del territorio al vincolo ai 

sensi della Legge 1497/39 in cui ricadono alcuni ambiti insediativi e i versanti 

pedemontani a nord-ovest del massiccio di Sette Fratelli. 

126. L’ECOLOGIA DEGLI INSEDIAMENTI COLLINARI E 

MONTANI DEL BATOLITE GRANITICO DEI SETTE 

FRATELLI 

L'ecologia si inquadra all'interno dell'area vasta che comprende i 

territori del batolite granitico dei Sette Fratelli e i territori del 

complesso montano Serpeddì-Monte Genis, in quanto parte di un 

unico sistema ambientale, già individuato da numerosi studi come sudest 

della Sardegna. 

L'ecologia in oggetto comprende una parte dell'area montana in cui si 

identifica il sud-est ed in particolare i territori posti a sud della SS 125 

fino agli ambiti costieri delle incisioni vallive di Geremeas, Solanas e 

più a est della piana di Castiadas, mentre la valle del Riu Longu 

rappresenta l'elemento di connessione con l'area urbana di Cagliari. 

All'interno dell'ecologia sono compresi in parte i comuni di Burcei, 

Maracalagonis, Sinnai, Quartucciu, Quartu S. Elena, Villasimius, 

Castiadas. 

L'ambito territoriale rappresentato dall'ecologia presenta forti tendenze 

alla trasformazione, in quanto attualmente interessato da una 

progettualità (PIA, Patti, QCS, Leader, alcune volte sotto forma di 

proposte di finanziamento) che coinvolge le diverse dimensioni in cui 

si compone: 

− 

− 

− 

la dimensione dei servizi primari, in quanto ambito coinvolto da 

una sempre più crescente domanda di residenze primarie (es. 

nuclei insediativi della valle del Riu Longu) sia per quanto riguarda 

l'organizzazione che la gestione: in particolare 

l'approvvigionamento idrico (es. la realizzazione di progetti che 

coinvolgono il sistema idrico integrato), la gestione della raccolta e 

lo smaltimento dei rifiuti; 

la dimensione delle attività produttive, che si relaziona in termini 

funzionali alle due dimensioni precedentemente citate, che 

interessa gli ambiti in cui le nuove infrastrutture (nuovo tracciato 

della SS 125) richiamano la localizzazione di nuove aree produttive 

strutturate (Maracalagonis); 

la dimensione dell'offerta turistica, che promuove in varie forme e 

modalità i luoghi della tradizione rurale, al fine di innovare il 

proprio patrimonio di risorse (valorizzazione di dimore rurali, di 

singolarità storico-archeologiche, di testimonianze della cultura 

agropastorale). 


normativo: 

Le dinamiche insediative dell'ecologia individuano un ambito territoriale con forti 

tendenze alla trasformazione sia in termini produttivi (processi di riconversione con 

finalità turistiche del patrimonio rurale, innovazione e miglioramento di pratiche 

legate ai processi produttivi agropastorali), sia in termini infrastrutturali (previsione 


di nuovi tracciati per l'accessibilità locale e sovralocale, localizzazione di nuovi 

servizi alla persona, per il turismo, per le attività produttive, ecc.). 

Le forti potenzialità espresse dal territorio attraverso le risorse, e dalle società locali 

attraverso la progettualità (strumenti di piano, singole proposte di finanziamento), 

hanno la necessità di essere reinquadrate in un progetto unitario di natura 

sovracomunale, che consenta una valutazione delle proposte di localizzazione degli 

interventi in relazione ai nuovi assetti infrastrutturali (nuovo tracciato SS 125 che 

modifica l'accessibilità dalle aree interne verso le aree costiere; la realizzazione della 

strada Monte Cresia-Geremeas, ecc.). I requisiti per la valutazione della 

ammissibilità e fattibilità delle singole proposte avanzate dai diversi attori per 

innovare e qualificare l'offerta turistica (soprattutto in ambito rurale, non ancora 

interessato dai circuiti del turismo), dovranno essere strettamente connessi alla 

definizione di ruoli e differenze dei progetti nell'ambito di progetti integrati, e alla 

valutazione della capacità delle azioni di trasformazione di gestire i processi 

ambientali che attraversano. Ciò consentirebbe il superamento di un quadro 

frammentato di interventi e la verifica delle reali ricadute dei singoli progetti nei 

processi di riconversione sia in relazione alla tutela e salvaguardia ambientale, sia 

alle ricadute economiche. 

129. ECOLOGIA DELLA CENTRALITA’ AMBIENTALE 

DEL MASSICCIO DEL SULCIS E DELLA DORSALE DI 

TERRASEO-ROSAS 

L’ecologia della centralità ambientale del Massiccio del Sulcis e della 

Dorsale di Terraseo Rosas si identifica come un ambito territoriale con 

caratteri di dominante naturalistico ambientale, la cui valenza di 

territorio con funzione di centralità ambientale è stabilita dal sistema di 

relazioni che i territori e le comunità d’ambito vi istituiscono. Il 

sistema del Massiccio del Sulcis e della Dorsale di Terraseo Rosas si 

identifica dunque come un importante referente ambientale per i 

territori delle ecologie della specificità insediativa agricola del sistema 

della piana di Narcao, Nuxis e Santadi e della specificità insediativa 

agricola del Golfo di Palmas (137-138), dell’ecologia della singolarità 

ambientale insediativa di Teulada lungo l’incisione valliva del Rio 

Monti e del Rio Leonaxi (139), dell’ecologia dei processi insediativi 

agricolo turistici nel bacino del Rio Mannu - Rio Chia (140), 

dell’ecologia dell’organizzazione produttiva e residenziale della piana 

costiera di Pula e degli insediamenti turistici di S. Margherita (141), 

dell’ecologia dei processi insediativi residenziali e della 

infrastrutturazione industriale nelle piane di Sarroch e di Capoterra 

(121), dell’ecologia dell’organizzazione infrastrutturale e insediativa 

nella fossa tettonica del Cixerri (120), per i quali esso rappresenta un 

importante elemento di comunicazione ambientale, insediativa ed 

economica. 

I territori elencati, infatti, esplicano diverse attività in relazione alle 

risorse ambientali localizzate nel Massiccio, che riflettono diverse 

modalità di relazione intorno ad un unico riferimento ambientale, 

legate ad un sistema di usi del territorio estremamente articolato, 

basato sulle risorse ambientali: il sistema delle attività identifica 

processi di fruizione delle risorse naturali legate alla presenza di ambiti 

forestali e di aree utilizzate come pascoli, di ambiti destinati al 

rimboschimento, di processi di valorizzazione e tutela turisticoambientale 

di ambiti interessati da riserve naturalistiche (foreste di 

Monte Arcosu, Piscina Manna, Is Cannoneris), di localizzazione di 

funzioni rare (come nel caso del Parco Tecnologico di Piscina Manna), 


di riconversione di siti minerari, di processi storici di frequentazione 

delle aree del Massiccio (attraverso la rete di percorsi ambientali che 

connettono le diverse località, rappresentando il principale aspetto 

insediativo che caratterizza tale area). 

Fanno parte dell’ecologia il complesso montano di Monte Cadelano, 

Monte Orri, Monte Orbai e Monte Rosas appartenenti alla dorsale del 

Massiccio di Terraseo Rosas, caratterizzati dalla presenza di una 

consistente copertura boschiva di sughera, olivastro, lentisco, in cui il 

sistema delle attività prevalenti è rappresentato dall’allevamento di 

caprini. In tale ambito sono rilevabili alcuni processi di riconversione e 

valorizzazione di insediamenti minerari per scopi turistico ricreativi, 

come nel caso della miniera di Orbai e di Rosas. 

Il raccordo con il sistema centrale del Massiccio del Sulcis, 

rappresentato dal complesso montano dei Monti Tamara Tiriccu e 

Monte Nieddu, si esplica attraverso processi di utilizzo della risorsa 

ambientale, in relazione alla presenza di coperture boschive di leccio. 

In tale ambito si registra una attenzione locale nella gestione della 

risorsa ambientale, i cui caratteri di consistenza e di qualità 

testimoniano tali forme di attenzione; tuttavia, la presenza di attività di 

cava definisce alcuni fenomeni di degrado. 

Il territorio descritto dall’ecologia comprende alcuni fondamentali 

sistemi di connessione viaria che collegano i diversi ambiti territoriali 

per i quali la risorsa ambientale dei rilievi del complesso del Massiccio 

del Sulcis e della Dorsale di Terraseo Rosas costituisce elemento 

baricentrico. 

Il sistema delle relazioni viarie si identifica in una rete di percorsi fra 

cui assume particolare rilevanza il collegamento viario fra il corridoio 

ambientale lungo il Gutturu Mannu e Pantaleo che connette i territori 

dell’ambito agricolo di Capoterra-Uta-Assemini con i territori del 

Sulcis. 

Il corridoio ambientale attraversa ambiti territoriali coperti dalla risorsa 

vegetazionale costituita dai boschi di leccio e di sughere in prossimità 

dell’insediamento storico-minerario di Pantaleo, e di vegetazione 

riparia nei pressi della valle del Rio Siriddi e da aree coperte da steppe 

erbacee nelle quali si concentrano le attività del pascolo. 

La rete dei percorsi viari collega gli insediamenti che gravitano attorno 

al Massiccio del Sulcis ed alla Dorsale di Terraseo Rosas, riflettendo 

relazioni fra ambiti territoriali in cui il sistema degli usi del suolo 

alterna aree utilizzate come pascoli, che si differenziano in funzione di 

coperture erbose e a macchia, che testimoniano processi di degrado e 

di progressiva erosione delle coperture vegetali originarie, ed aree di 

tutela della risorsa ambientale (da parte di enti di gestione sovralocali) 

a cui corrispondono pratiche ed attività legate all’utilizzo della risorsa 

boschiva (attività venatorie, di raccolta e commercializzazione dei 

funghi, attività orientati ad una fruizione ricreativa, attività legate al 

rimboschimento ed alla silvicoltura naturalistica). 


normativo: 

Gli interventi che tendono ad alterare tale sistema ambientale, attraverso la 

asportazione o la alterazione delle coperture vegetali autoctone, devono essere 

attentamente valutati in relazione alla possibilità di depauperare il patrimonio 

vegetazionale che costituisce la principale risorsa: l’adozione di opportune strategie 

di pianificazione e di gestione ambientale può consentire la valorizzazione e 

promozione dei siti a scopi turistici, produttivi, scientifici e ricreativi. 


Qualunque intervento che tenda a ripristinare il manto vegetale autoctono, 

limitando i processi erosivi può contribuire alla valorizzazione della risorsa 

naturale compresa nell’ambito dell’ecologia. 

Gli ambiti territoriali della tutela naturalistica della risorsa 

vegetazionale dell’Ente Foreste e del WWF individuano altri campi di 

relazione che raccordano differenti soggetti e territori locali che 

gravitano intono alla risorsa stessa: il comune di Domus de Maria ed il 

comune di Pula condividono risorse comuni, rappresentate dalle 

foreste demaniali di Is Cannoneris e di Piscina Manna, in cui il 

patrimonio boschivo costituisce un richiamo territoriale ed un 

possibile elemento di raccordo, di complementarietà e di integrazione 

fra gli usi turistico ricreativi legati al territorio costiero e quelli legati 

alla promozione dei territori dell’interno. 

L’ambito territoriale del sistema montuoso del Massiccio del Sulcis 

costituisce un importante elemento di connessione e di relazione fra 

ambiti territoriali che presentano differenti caratterizzazioni locali: le 

reti di percorsi montani, costituiscono importanti elementi di 

comunicazione ambientale fra i sistemi insediativi della piana del Sulcis 

e del Cixerri, i sistemi delle attività minerarie (Orbai, Rosas), interessati 

da processi di valorizzazione per la fruizione turistica, ed i sistemi delle 

piane agricole costiere di Pula, Capoterra e delle specificità territoriali 

di Teulada e Domus de Maria. 

I principali elementi di comunicazione viaria sono il percorso fra 

Teulada e l’agro di Santadi, lungo i segni territoriali di Monte Arrubiu, 

Monte Prantas Ladas, lungo il Riu Su de Is Carraus, Punta Is Murteras 

e Monte Flacca, il percorso che collega la piana di Capoterra con 

Punta Sebera, passando da Punta Ambrosu raccordando l’ambito 

agricolo produttivo residenziale della piana con i rilievi dell’interno, il 

percorso che connette il territorio pedemontano di Sarroch-Villa San 

Pietro lungo il Riu Monte Nieddu con Serra s’Isca e Punta Sebera, il 

percorso ambientale lungo il Rio Palaceris che, passando per il nodo 

de S’arcu de Is Cassadoris e della foresta di Is Cannoneris, si raccorda 

al percorso che converge verso Punta Sebera, il percorso ambientale 

che dal comune di Domus de Maria arriva alla foresta de Is 

Cannoneris intercettando il nodo de S’arcu de Is Cassadoris. 

L’insieme delle attività di valorizzazione del complesso delle risorse 

ambientali localizzate in tale ambito territoriale (129 ecologia della 

centralita’ ambientale del Massiccio del Sulcis), che riflettono specifici 

rapporti fra le popolazioni insediate ed i loro territori, offre la 

possibilità di individuare canali e reti di collegamento fisico, sociale ed 

economico sviluppate attorno a tali grandi riferimenti ambientali. 


normativo: 



fruizione delle risorse naturali, può costituire una grande elemento strategico per la 

costruzione e l’integrazione di specifici contesti territoriali locali che circoscrivono 

grandi ambiti di naturalità: i territori delle ecologie della specificita’ insediativa 

agricola del sistema della piana di Narcao, Nuxis e Santadi e della specificità 

insediativa agricola del Golfo di Palmas (137-138), dell’ecologia della singolarità 

ambientale insediativa di Teulada lungo l’incisione valliva del Rio Monti e del Rio 

Leonaxi (139), dell’ecologia dei processi insediativi agricolo turistici nel bacino del 

Rio Mannu - Rio Chia (140), dell’ecologia dell’organizzazione produttiva e 

residenziale della piana costiera di Pula e degli insediamenti turistici di S. 

Margherita (141), dell’ecologia dei processi insediativi residenziali e della 


infrastrutturazione industriale nelle piane di Sarroch e di Capoterra (121), 

dell’ecologia dell’organizzazione infrastrutturale e insediativa nella fossa tettonica 

del Cixerri (120), convergono verso la centralità ambientale dell’ecologia del 

massiccio del Sulcis (129). 

La particolare connotazione naturalistico ambientale dell’ecologia della centralità 

ambientale del Massiccio del Sulcis e della dorsale del Terraseo Rosas e la 

caratterizzazione insediativa, rappresentata dalla presenza di una articolata rete di 

percorsi, che storicamente raccordano i diversi ambiti territoriali al complesso delle 

risorse naturali, suggerisce l’adozione di politiche locali e sovralocali calibrate sulla 

organizzazione di strategie volte verso l’integrazione fra le risorse naturali dell’area 

e l’accessibilità verso le stesse. La rete dei percorsi esistente costituisce una risorsa 

infrastrutturale, testimonianza delle modalità insediative delle comunità d’ambito 

nei territori dei rilievi del Sulcis e del Terraseo Rosas, sedi delle risorse ambientali: 

in questo caso la formulazione degli interventi progettuali che intervengono su tale 

sistema di relazioni ambientali deve considerare con attenzione come la possibilità 

di una valorizzazione del sistema stesso sia basata sul riconoscimento, sulla 

organizzazione, gestione e promozione di tali reti integrate di fruizione ambientale 

che favoriscono connessioni fra le specificità degli ambiti territoriali, sia sulla scala 

locale che sovralocale. 

130. ECOLOGIA INSEDIATIVA DEI PROCESSI DI 

INFRASTRUTTURAZIONE AMBIENTALE DEL 

SISTEMA LAGUNARE DI SANTA GILLA 

L'ecologia degli insediamenti del sistema lagunare e stagnale di Santa 

Gilla costituisce l’estremità meridionale della piana del Campidano e 

rappresenta il livello di base naturale del Rio Flumini Mannu, 

delimitato dal margine orientale della fossa tettonica del Campidano e 

dalla conoide di deiezione del Rio Santa Lucia. 

L’ambito territoriale dell’ecologia comprende la risorsa ambientale (la 

laguna) e i territori di pertinenza (ambiti perilagunari) compresi nei 

comuni di Assemini, Cagliari, Capoterra, Elmas caratterizzati da 

differenti livelli d’uso: produttivo legato alle attività di acquacoltura, 

alle saline e alle attività agricole; industriale, per la presenza di strutture 

e impianti del CASIC; insediativo residenziale, quali ambiti di 

localizzazione di funzioni urbane (aree di verde pubblico, di servizi, di 

infrastrutture per la depurazione); infrastrutturale, per la presenza di 

grandi infrastrutture di livello sovralocale per le quali la laguna 

costituisce il punto terminale: il Porto Canale, l’Aeroporto, la dorsale 

ferroviaria FF.SS., la rete viaria di livello regionale, le aree industriali. 

Il sistema lagunare, essendo il bacino recettore di un esteso sistema 

idrografico, è fortemente legato alle dinamiche ambientali 

idrogeologiche degli immissari diretti (Rio Flumini Mannu e Rio 

Cixerri) e degli altri corsi d’acqua minori (Rio di Santa Lucia, Rio di 

Fangario, Rio di Sestu, Rio is Molentis, Rio sa Murta, Rio Giacu 

Meloni e Rio sa Nuxedda). I processi di funzionamento del sistema 

sono descritti dall’ecologia ambientale di riferimento e dal campo delle 

risorse idriche che ne analizzano i fattori e le relazioni ambientali e 

funzionali con altre ecologie: tra i fattori analizzati sono da evidenziare 

quelli che determinano l’equilibrio del sistema basato sul 

bilanciamento tra afflussi idrici, apporti di sostanze solide e di 

nutrienti. 

Tali legami consentono di inquadrare i territori della laguna rispetto ad 

un sistema più ampio di relazioni che fanno riferimento in particolare 

agli insediamenti, alle infrastrutture e alle attività produttive degli 


ambiti: lungo l’area alluvionale del Flumini Mannu e del Cixerri, nelle 

aree del comune di Sestu contermini all’alveo del Rio Sestu, nei 

territori del comune di Assemini contermini all’alveo dei Rii Sa 

Nuxedda, Murtas, Giacu Meloni. 


normativo: 

Qualunque componente urbana, compresa all’interno del sistema di relazioni 

ambientali sotteso dalla laguna, può potenzialmente alterarne le dinamiche di 

funzionamento. La coerenza delle azioni di progetto (es. sistemazione aree 

degradate, impianti e opere funzionali per le produzioni ittiche e più in generale 

legate all’acquacoltura, interventi idraulici, idraulico-forestali, idraulico-agrari, 

interventi di recupero, rinaturalizzazione, riqualificazione funzionale del cordone 

litoraneo e della spiaggia), anche quando risultano inserite in programmi di ambito 

intercomunale (PIA, LIFE), dovrà essere valutata: 

- sotto il profilo ambientale, per gli effetti indotti dal progetto all’interno del 

sistema di mutue interazioni tra componenti ambientali elementari, ed effetti 

sui processi portanti dell’ecologia della laguna; 

- sotto il profilo insediativo, in relazione alla possibilità del progetto stesso di 

contribuire alla definizione di un quadro unitario di interventi, alla sua 

coerenza all’interno dell’ambito locale, all’integrazione con le priorità di 

intervento che rispondono alla scala sovralocale. 

131. ECOLOGIA DEI PROCESSI DI LOCALIZZAZIONE 

DEGLI IMPIANTI PRODUTTIVI E COMMERCIALI NEL 

CORRIDOIO INFRASTRUTTURALE DELLA S.S. 131 E S.S. 

130 

L'ecologia è compresa nei territori di Cagliari, Assemini, Elmas, 

Monastir, Sestu, San Sperate. L’aspetto insediativo prevalente, 

selezionato per la definizione dell’ecologia, esplicita la morfologia degli 

impianti produttivi e commerciali lungo gli assi viari SS 130 e la SS 

131, in quanto rappresentante la dimensione economica del settore 

della piccola industria dell’area vasta di Cagliari. 

Sono incluse nella stessa ecologia le componenti insediative della città 

compatta (Assemini, Elmas) e alcuni ambiti agricoli con funzioni 

miste, interessati in parte da residenza o dalla localizzazione di impianti 

serricoli. 

Un primo orientamento normativo tiene conto dei seguenti aspetti: 

Le relazioni con altre ecologie sono fortemente legate alla dimensione ambientale del 

Fluminimannu e ai relativi processi di funzionamento, ed alle componenti 

strutturali della risorsa lagunare di Santa Gilla. Rispetto alle dinamiche presenti 

(esplicitate maggiormente dalle ecologie ambientali) emergono nella ecologia alcune 

situazioni di margine che manifestano alcuni elementi di criticità sui quali costruire 

alcune ipotesi di progetto: 

- il rapporto tra le attività produttive in atto e dismesse (territorio di 

Assemini-Elmas) e l’ultimo corso del Fluminimannu; 

- il progetto degli spazi perilagunari interessati da funzioni urbane 

residenziali (aree di espansione, nuove infrastrutture viarie), di servizio 

(localizzazione di aree sportive). 

L’ecologia, per le funzioni urbane e produttive presenti (nodi 

infrastrutturali, localizzazione di aziende artigianali e strutture 


commerciali), costruisce un ambito connesso sia all’attività economica 

dei comuni coinvolti, sia a quella dell’area vasta di Cagliari. Si 

localizzano in essa infatti le attività produttive dei comuni citati (i piani 

per gli insediamenti produttivi) che, dalla lettura degli strumenti 

urbanistici vigenti, presentano scenari di potenziamento sia per quanto 

concerne le attività produttive/commerciali, che per quanto riguarda la 

localizzazione di nuovi servizi di livello sovracomunale. 

La localizzazione delle attività fa riferimento ad alcuni requisiti 

dell’organizzazione produttiva che caratterizzano gli assi 

infrastrutturali: i comuni privilegiano la localizzazione delle funzioni 

commerciali nelle aree adiacenti alla SS 131, attraversata da maggiori 

flussi, mentre le altre attività più legate alla produzione (attività 

artigianali e industriali) sono dislocate in aree interne. 

Dalle precedenti considerazioni si delineano ulteriori elementi di orientamento 

normativo: 

Alla ricchezza di funzioni che caratterizzano l’ecologia corrisponde una varietà di 

destinazioni urbanistiche spesso disomogenee rispetto alle funzioni (commerciale, 

artigianale) dell’ambito interessato dalle aree produttive per la presenza di differenti 

destinazioni di piano: 

- le zone D risultano frammentate in differenti ambiti in cui sono presenti 

diverse funzioni (aree produttive di industrie specializzate nella produzione, 

nella realizzazione di materiali edili, nell’agro–industria, nella 

commercializzazione di prodotti agricoli); 

- le zone G presentano una continuità di funzioni nei comuni di Sestu e di 

Cagliari, lungo l’asse del vecchio tracciato della SS 131 e della intersezione 

con la SS 554. Gli ambiti previsti dai piani risultano sovradimensionati 

rispetto all’insieme delle strutture produttive già realizzate presenti 

nell’ecologia. Le dimensioni di piano sottolineano due processi rilevanti: una 

tendenza verso la saldatura degli spazi produttivi esistenti, o degli spazi 

compresi tra tracciati viari (i due tracciati della SS 131 e della SS 130); le 

nuove prospettive di organizzazione infrastrutturale che coinvolgono le 

componenti individuate attraverso la previsione di nuovi tracciati o svincoli 

stradali; 

- le aree di risanamento rappresentano aree di transizione e nuove situazioni 

urbane di microambito; sono aree spesso localizzate negli spazi interstiziali 

interessati dalle attività produttive. In esse si riconoscono ambiti della 

residenzialità diffusa ancora privi di servizi urbani essenziali. 

- Le infrastrutture comprese nella ecologia costituiscono una rete a diversi 

livelli di organizzazione: 

una rete sovralocale che attraversa alcune componenti dell’ecologia 

mettendo in relazione le infrastrutture puntuali (porto e aeroporto) 

con i diversi ambiti dell’area vasta di Cagliari e dell’intero territorio 

provinciale) e che collega la stessa area vasta con gli ambiti costieri e 

montani del Basso Sulcis, con i territori della valle del Cixerri e 

dell’Iglesiente, con gli ambiti insediativi collinari di Dolianova, 

Serdiana, Sinnai, Maracalagonis, Settimo S.Pietro (previsione del 

nuovo tracciato della SS 554); 

una rete locale di relazioni di microambito (relazioni tra comuni 

limitrofi, tra ambiti produttivi). 

Le relazioni tra i due livelli di infrastrutturazione rappresentano dei nodi di 

importanza sovralocale per i quali è auspicabile una attenzione progettuale sia in 

termini di previsioni di piano (soprattutto nei casi in cui non sia stato ancora 


edatto il PUC), sia in termini di azioni progettuali a carattere puntuale (progetto 

dei nodi infrastrutturali, localizzazione di strutture di servizio). 

Le infrastrutture viarie presenti nell’ecologia e la localizzazione degli impianti 

produttivi costituiscono una maglia infrastrutturale che interseca il sistema dei rii 

sovrapponendosi con modalità non sempre coerenti con l'insieme dei processi 

ambientali sottesi. La coerenza dei due sistemi, infrastrutturale e ambientale, 


potenziamento degli impianti esistenti. 

132. ECOLOGIA DELL’APPARATO PRODUTTIVO E 

COMMERCIALE LUNGO IL CORRIDOIO INFRASTRUT- 

TURALE DELLA S.S. 554 

L'ecologia è compresa nei territori di Cagliari, Assemini, Elmas, 

Monserrato, Sestu, Selargius, Quartucciu, Settimo San Pietro e Quartu 

Sant'Elena. Essa individua la morfologia degli impianti produttivi e 

commerciali lungo l’asse viario tangenziale della SS 554 e della SS 131, 

che costruiscono uno spazio omogeneo di raccolta e saldatura del 

tessuto artigianale e commerciale e di servizi, connesso sia all’attività 

economica dei comuni coinvolti, sia alle infrastrutture puntuali di 

ambito sovracomunale (Cittadella Universitaria e Policlinico, 

Motorizzazione, ecc.). Si localizzano in quest'ambito infatti le attività 

produttive dei comuni citati, attraverso i piani per gli insediamenti 

produttivi che, dalla lettura degli strumenti urbanistici vigenti, 

presentano scenari di potenziamento sia per quanto concerne le 

attività produttive, che per quanto riguarda la localizzazione di nuovi 

servizi di livello sovracomunale. In particolare il consolidamento del 

corridoio insediativo dell'asse SS 554 è stato favorito dai comuni 

attestati lungo i tiranti (es. il comune di Settimo San Pietro, con 

un’ampia previsione di dotazione di zone D). 

L'armatura territoriale e ambientale dei tessuti produttivi è 

rappresentata dal tessuto agricolo dei vigneti e mandorleti e dai bacini 

idrografici dei Rii Saliu, Selargius, Is Cungiaus, che rappresentano un 

sistema di relazioni ambientali con i territori del Parteolla, del comune 

di Sinnai e con lo stagno di Molentargius. 


normativo: 

Le infrastrutture viarie presenti nell’ecologia e la localizzazione degli impianti 

produttivi costituiscono una maglia infrastrutturale che interseca il sistema dei rii 

sovrapponendosi con modalità non sempre coerenti con l'insieme dei processi 

ambientali sottesi. La coerenza dei due sistemi, infrastrutturale e ambientale, 


potenziamento degli impianti esistenti, in quanto la salvaguardia e la gestione del 

sistema ambientale e degli stessi corridoi (rappresentati dai rii) rappresentano 

risorse rilevanti per il mantenimento delle condizioni di diversità biologica (es. per il 

mantenimento di alcuni sistemi naturali dentro la città), e possono essere integrati, 

attraverso il progetto di attrezzature funzionali e di servizi, nelle funzioni urbane 

(es. valutazione della capacità autodepurativa del rio). 


AMBIENTALE INSEDIATIVA NELL’AREA UMIDA DEL 

MOLENTARGIUS 


Nel sistema del Molentargius sono rinvenibili, ad un alto livello di 

complessità, i sofisticati fenomeni di interazione tra i processi 

ambientali e le attività umane che costituiscono l’elemento privilegiato 

di osservazione e analisi della nozione di ecologia, così come intesa in 

questo studio di pianificazione del territorio. 

L’ecologia articola le sue componenti attorno alla dominante 

ambientale dello stesso stagno del Molentargius verso un vasto sistema 

comprendente il dispositivo spaziale e produttivo delle saline, la 

spiaggia del Poetto, il colle di Monte Urpinu, le aree peristagnali che 

ancora definiscono lo spazio aperto tra i nuclei urbani della 

conurbazione cagliaritana, la fascia di transizione di Is Arenas tra gli 

abitati di Cagliari e Quartu. 


i caratteri dell’ecologia dipendono dalle condizioni di bordo dell’intero 

sistema, ovvero dalle situazioni al contorno o fisicamente remote che, 

seppure in maniera non diretta e in misura qualitativa, ne determinano 

gli attuali assetti. 

Si osserva che sul riconoscimento della natura e del ruolo delle 

condizioni di bordo del sistema si concentrano le opzioni sulle 

strategie di analisi e di intervento. 

I ragionamenti possibili si appoggiano sulle interviste ai testimoni 

privilegiati e sui contenuti e sui livelli del dibattito che polarizzano 

l’attenzione delle comunità afferenti al bacino del Molentargius; questi 

elementi, seppure nell’ambito del loro carattere di soggettività e di 

informalità privo di riscontri quantitativi misurabili , tendono a 

costituire immagini spaziali e mappe mentali da cui l’intero dispositivo 

dell’ecologia appare rimosso. 

Il grande vuoto dell’area stagnale così come la macchina funzionale 

delle saline rappresentano esempi di ambiti spaziali in cui sono 

rinvenibili, a diversi gradi, logiche interne di organizzazione e 

funzionamento che da un lato ne garantiscono l’esistenza ma dall’altro 

ne sottolineano e favoriscono il carattere di segregazione. 

Tali dispositivi spaziali appaiono deprivati (allo stesso modo di altre 

categorie della città quali le immense pertinenze militari) sia di una 

dimensione urbana che di un livello di relazione con l’esterno 

compatibile con uno scenario di città territoriale fondato 

sull’accessibilità. 

Di questi spazi tendono ad essere direttamente percepibili e esperibili 

solo i margini, ovvero le soglie, i limiti in cui la città arresta il suo 

abituale disvelarsi di pratiche spaziali, gerarchie e funzioni, su cui 

allenta la sua pressione e i suoi ritmi e attenua il suo carattere di 

compattezza e omogeneità. Queste soglie costituiscono gli ambiti in 

cui la città negozia possibili transizioni verso livelli di densità, di 

accessibilità, di usi condivisibili con scenari altri rispetto a quello della 

città compatta. 

I bordi del sistema hanno ranghi e livelli di permeabilità diversi. 

In generale sono riconoscibili: 

- dei bordi più duri laddove i limiti fisici, infrastrutturali o 

funzionali stabiliscono un evidente perimetro condiviso che ha 

orientato nel tempo le azioni di pianificazione in direzione di 

una progressiva marginalizzazione del compendio dell’area 


umida, sino a renderlo estraneo alla città. In questo caso la 

localizzazione delle attività umane lascia all’area umida i suoi 

propri retri, rinunciando di conseguenza ad una qualsivoglia 

ambizione di interazione e declassandola ad uno sfondo, ad uno 

spazio altro, ad una sorta di accidente della natura. E’ il caso 

dell’ambito spaziale qualificato oltre come componente e 

denominato “L'organizzazione degli insediamenti produttivi e 

commerciali lungo il Viale Marconi tra Cagliari e Quartu S. 

Elena”; 

- dei bordi più esili sottoposti ad una maggior pressione che ha 

determinato nel tempo una penetrazione, un’erosione verso le 

parti più pregiate o più deboli del sistema. E’ il caso dell’ambito 

spaziale qualificato oltre come componente e denominato 

“L'ambito della trasformazione insediativa nell'area peristagnale 

di Terramaini”. 


normativo: 

L’attuale percezione dell’ecologia come un sistema chiuso, funzionante come areale 

distinto dalla conurbazione e quindi considerato come territorio altro della città, è il 

principale ostacolo con cui qualsiasi intervento di pianificazione dovrà confrontarsi, 

al fine di rimuoverlo. 

I delicati fenomeni di interazione tra i processi ambientali e le attività umane che 

caratterizzano attualmente in modo conflittuale questa ecologia dovranno essere 

riconsiderati e reinseriti in uno scenario di modificazione e sviluppo ispirato da una 

mentalità relazionale che ristabilisca ruoli, ranghi, reciproche responsabilità e 

adeguate prospettive per ognuno dei soggetti urbani presenti sul campo. 

134. ECOLOGIA DEGLI AMBITI DELLA 

RESIDENZIALITA’ DIFFUSA DELL’AREA VASTA DI 

CAGLIARI 

L’ambito individuato dall’ecologia ha come carattere distintivo la 

diffusione insediativa sulla piana costiera di Quartu S. Elena e in parte 

di Quartucciu. I processi insediativi, attualmente riconosciuti come 

luoghi della residenzialità diffusa dell’area vasta di Cagliari, si 

estendono lungo l’arco costiero a partire dal Margine Rosso e trovano 

una soglia naturale nel promontorio di Cala Regina, dopo il quale 

cambiano le modalità insediative legate alla residenzialità stabile per 

dare spazio ai luoghi della stagionalità turistica delle valli costiere da 

Geremeas a Villasimius. 

Il territorio della diffusione ha offerto in passato, e in misura minore 

continua ad offrire, ampi spazi per la localizzazione di nuove 

residenze, con modalità organizzative differenti rispetto a quelle della 

città compatta (Cagliari, Quartu S. Elena, Selargius, ecc.). Le identità 

urbane generate dall’afflusso esterno di nuovi residenti, in particolare 

negli ambiti costieri del quartese, hanno modificato il sistema locale 

delle relazioni tra gli spazi dell’abitare e il rapporto tra le comunità 

insediate e l’ambiente, fortemente caratterizzato dalla produzione 

agricola. La perdita di centralità degli spazi agricoli ha favorito 

l’affermarsi di nuovi assetti insediativi che hanno progressivamente 

sostituito gli usi agricoli, o che hanno reso marginali le poche aree 

agricole disponibili. 

L’attuale presenza di una rilevante risorsa residenziale dilata i confini 

della città tradizionale e offre nuove opportunità di organizzazione 


urbana che contribuiscono alla creazione di una dimensione 

metropolitana. In questo senso viene selezionato quale carattere 

distintivo dell’ecologia la qualità urbana e ambientale della residenza 

degli spazi aperti, nonostante la carenza di infrastrutture, attrezzature e 

servizi. 

L’organizzazione insediativa è differenziata in singole componenti che 

evidenziano alcuni caratteri di specificità dell’ecologia: gli insediamenti 

residenziali nelle colline di Pizz’e Serra, la dispersione residenziale del 

versante meridionale del bacino di Simbirizzi, piccoli nuclei insediativi 

concentrati e indipendenti dall’attività agricola della piana, il quartiere 

giardino residenziale del Margine Rosso, il tessuto insediativo continuo 

della trasformazione residenziale sul fronte mare di Foxi-Costa degli 

Angeli, la diffusione insediativa residenziale di Flumini di Quartu, il 

tessuto agricolo-residenziale interstiziale di Flumini, la singolarità 

storica dell’insediamento di Sant’Isidoro, la diffusione degli 

insediamenti compresi tra il Rio Corongiu e Rio Sa Pispisa, l’impianto 

dei recenti insediamenti turistici di Marina delle Nereidi. 

Le matrici della diffusione residenziale sono rappresentate 

dall’organizzazione intensiva lungo i bordi della piana, sul fronte mare; 

a partire dagli anni ‘60 in poi, alla residenza turistica stagionale si è 

sostituita progressivamente una forma di residenza stabile. Il passaggio 

dalle destinazioni urbanistiche delle aree turistiche (zone F), alle aree di 

completamento e di espansione della residenza stabile promosse dal 

piano di Quartu S. Elena, sottolineano la qualità urbana e ambientale 

del quartiere giardino residenziale del Margine Rosso. Attualmente le 

componenti sono interessate da un’alta incidenza del territorio della 

diffusione, sottolineata dall’indice di diffusione, che per il comune di 

Quartu S. Elena oscilla tra il 70 e il 90%. 

Se da un lato l’ecologia è interessata da componenti con evidenti 

processi di trasformazione e saturazione insediativa, promosse dai 

vigenti piani comunali, dall’altra si riconoscono ambiti della diffusione 

vera e propria in cui coesistono attività agricole e ambiti residenziali 

che inducono progressivamente azioni di trasformazione non sempre 

strutturate dal punto di vista urbano (es. per l’assenza di servizi 

primari, per la mancanza di una organizzazione dei servizi dello 

smaltimento). 


normativo: 

Il sistema ambientale che caratterizza l’ecologia comprende la parte a valle dei 

bacini idrografici che afferiscono al Rio Foxi, Rio Su Pau e Rio Cuba. I corridoi 

fluviali richiamano relazioni tra ambiti locali e sovralocali definite dalle interazioni 

ambientali e urbane con il sistema collinare e montuoso del Serpeddì e dai processi 

insediativi in esso contenuti (processi legati alle attività produttive, 

all’organizzazione dello spazio residenziale dei comuni di Sinnai e 

Maracalagonis). In questo senso le relazioni ambientali di area vasta con l’arco 

collinare e con la valle del Riu Longu, rappresentano la matrice di un processo 

progettuale che si orienta verso ipotesi di soluzione integrata tra le situazioni a 

monte e a valle dei corridoi fluviali. La sequenza delle azioni progettuali può essere 

definita secondo livelli di priorità che coinvolgono i processi a monte: l’acclività delle 

pendici collinari e i fenomeni di dilavamento assumono in questo senso un carattere 

di emergenza, che richiama azioni di protezione idraulico-forestale, come possibile 

avvio di soluzioni a lungo termine. 

All’ecologia appartiene la risorsa ambientale del Bacino di Simbirizzi e i versanti 

miocenici di Pizz’e Serra, che separano il bacino dal sistema stagnale del 


Molentargius. Sono presenti alcuni processi insediativi in cui coesistono attività 

produttive di cava attive e dismesse (cave di Pizz’e Serra, cave di Cuccuru Gannì), 

ambiti dotati di impianti di tipo artigianale e industriale, ambiti di residenza 

diffusa e spazi interessati da una nuova organizzazione dei servizi urbani di area 

vasta. 

L’attenzione progettuale del piano urbanistico vigente si focalizza in alcuni luoghi 

caratterizzati da uno stato di degrado rilevante, soprattutto per le alterazioni 

determinate dalle attività estrattive. Il progetto delle nuove forme insediative nei 

territori del “recupero” è da intendersi non come azione di ripristino di situazioni 

ambientali ormai alterate, ma come occasione per progettare in presenza di nuovi 

equilibri sia ambientali che insediativi. Sono questi, infatti, i luoghi appartenenti 

ad una rete di nodi di importanza sovralocale che possono accogliere funzioni 

urbane alternative, in relazione alla presenza dei nuovi tracciati infrastrutturali 

(SS 554, SS125), dei quali costituiscono punti terminali di relazione tra ambito 

locale della città compatta (area di Cagliari, Quartu S. Elena, Quartucciu, ecc.) e 

ambiti sovralocali (insediamenti lungo la valle del Riu Longu, insediamenti della 

fascia costiera di Geremeas–Villasimius, insediamenti del Sarrabus). 

Il mantenimento della qualità ambientale della residenzialità degli spazi aperti e 

delle specificità del tessuto agricolo-produttivo, rappresenta uno dei requisiti del 

progetto dei nuovi luoghi della città: le preferenze degli abitanti e le differenti 

modalità dell’abitare, sia in condizioni strutturate che destrutturate, suggeriscono 

alcune forme di riorganizzazione legate al potenziamento e all’innovazione dei 

servizi urbani (alternativi a quelli tradizionali della città compatta, 

contestualizzati rispetto alle mutate esigenze dei nuovi modi di abitare). 

La creazione di alternative forme di interdipendenza tra lo spazio delle attività 

dell’uomo e la dimensione ecologica dell’ambiente rappresenta un requisito di 

progetto rilevante, che ha nello sfondo l’esigenza di un superamento di approcci 

tradizionali caratterizzati dalla dicotomia tra funzioni della natura e funzioni 

della città. 

Una riscoperta della struttura ambientale della città è favorita dalla presenza di 

numerosi corridoi ambientali rappresentati dai rii, che costituiscono attualmente il 

bordo degli ambiti insediati, luoghi apparentemente destinati ad essere offuscati da 

nuovi processi di localizzazione delle strutture abitative, per le forme di degrado e 

abbandono in cui versano. Il mantenimento delle condizioni di diversità biologica 

che essi garantiscono rappresenta un requisito della integrazione tra funzioni 

ambientali e urbane (per esempio il mantenimento di alcuni sistemi naturali dentro 

la città favorisce azioni progettuali legate alla capacità autodepurativa dei rii). Gli 

scenari di integrazione diventano quindi costitutivi di una rete ambientale “a 

servizio” della città e delle sue funzioni primarie (funzionamento dei servizi in 

relazione alla depurazione e al riutilizzo delle acque reflue). In questo senso le 

strutture ambientali diventano generatori di nuove organizzazioni urbane e offrono 

una prospettiva di gestione dei conflitti tra processi ambientali e urbani. 

135. ECOLOGIA DEGLI INSEDIAMENTI TURISTICO- 

RESIDENZIALI E RURALI NELLE INCISIONI VALLIVE 

COSTIERE SUD-ORIENTALI 

L'ecologia interessa i territori costieri dei comuni di Quartu Sant'Elena, 

Maracalagonis, Sinnai e Villasimius, caratterizzati dagli insediamenti 

turistico-residenziali e dagli insediamenti rurali diffusi che coinvolgono 

le aree più interne. 



Le componenti individuate riconoscono due ambiti della diffusione insediativa: 

quelli turistico residenziali nelle valli di incisione delimitate dai versanti granitici 

dei Rii Geremeas e Solanas e nell’ambito costiero di Villasimius, e gli insediamenti 

rurali a vocazione agropastorale sparsi in quello che fu il dominio della coltura del 

mandorleto e del pascolo. 

Alcune componenti sono state perimetrate in relazione all’ambito interessato dalle 

lottizzazioni turistico residenziali (Torre delle Stelle, Cala e'Moru, ecc.) per 

evidenziare l’indifferenza del fattore localizzativo rispetto al naturale assetto morfodinamico 

che caratterizza in particolare i versanti e i sistemi di spiaggia: 

l’occlusione delle linee di deflusso superficiali rappresenta uno dei fattori che rendono 

maggiormente esplicita l’alterazione indotta da tale modalità insediativa. 

Le tendenze alla trasformazione urbana e infrastrutturale che si 

leggono nel territorio (realizzazione del nuovo tracciato della SS 125), 

nelle ipotesi di progetto formulate dai soggetti locali (Progetti legati al 

Parco Geomarino di Villasimius, Progetti Leader, PIA, Patti, QCS) e 

nei piani urbanistici vigenti e in corso di approvazione definitiva 

(Accordi di programma previsti dai PUC vigenti), evidenziano la spinta 

verso l’attivazione di iniziative per e complementari al turismo 

(turismo costiero e turismo rurale). Alcune di queste iniziative creano 

le premesse per diversificare l'offerta turistica attualmente interessata 

dal turismo balneare delle seconde case: le previsioni degli strumenti 

urbanistici formulano una progettualità indirizzata verso progetti di 

riconversione agro-turistica e verso la localizzazione di insediamenti 

turistico-sportivi (impianto golfistico e centro per l’equitazione) a 

monte degli insediamenti turistico-residenziali. La finalità delle nuove 

localizzazioni assume nelle intenzioni programmatiche delle 

amministrazioni locali un carattere sovracomunale, per la opportunità 

offerta dalle iniziative già avviate dai comuni di Villasimius e Castiadas 

(es. Parco Geomarino). Tali ambiti insediativi interessati dai processi di 

trasformazione hanno una valenza ambientale e insediativa per le 

relazioni con il sistema montano del Massiccio dei Sette Fratelli; si 

caratterizzano come porte d'accesso dell’area montana: uno dei 

caratteri attualmente in atto riguarda le tendenze alla trasformazione 

degli impianti agropastorali presenti in strutture ricettive (agriturismi, 

punti di ristoro, strutture ricreative e sportive), trasformazioni 

promosse anche per la presenza di nuove infrastrutture di 

collegamento dell'area interna montana con la fascia costiera. 


normativo: 

Alcuni fattori ambientali (es. fattori derivanti dai processi marino-litorali), nelle 

ipotesi di rafforzamento degli insediamenti turistici presenti, dovranno essere 

considerati requisiti di valutazione ambientale per la trasformabilità delle aree non 

ancora interessate dall'edificazione o soggette a scenari di rafforzamento degli 

insediamenti già esistenti. Il progetto delle stesse dovrà quindi garantire e 

contribuire al mantenimento delle condizioni di equilibrio ambientale delle 

componenti naturali alle quali si relaziona (vicinanza dei rii, localizzazioni su 

versanti instabili, salvaguardia delle linee di deflusso). 

Le tendenze alla riconversione degli impianti rurali presenti in strutture ricettive 

dovranno misurare la propria coerenza sia rispetto alle preesistenti attività 

economiche degli attuali operatori, sia rispetto alla valenza sovralocale delle aree in 

cui si localizzano. Le nuove strutture turistiche dovranno essere compatibili rispetto 

al quadro delle dinamiche ambientali descritto nelle ecologie ambientali di 

riferimento e la fattibilità degli interventi dovrà essere confrontata sia in termini di 

coerenza con il contesto locale, sia in relazione al quadro sovracomunale (es. 


presenza di altre iniziative complementari all'intervento, possibilità di integrazione 

con altri interventi di natura diversa, valutazione dell' accessibilità al servizio 

offerto). 

138. ECOLOGIA DELLA SPECIFICITÀ INSEDIATIVA 

AGRICOLA DELLA PIANA COSTIERA DEL GOLFO DI 

PALMAS 

L’ecologia si articola in relazione alla specificità ambientale della piana 

costiera detritico-alluvionale del Golfo di Palmas ed è distinta nei 

comuni di San Giovanni Suergiu, Giba, Masainas, Sant’Anna Arresi, 

Tratalias e Piscinas. 

Adiacente all’ecologia della Fossa Tettonica di Giba-Narcao, di cui 

condivide il sistema insediativo diffuso dei Medaus, l’ecologia in esame 

presenta una molteplicità di situazioni dovuta alla sua estensione 

Nord-Sud e alla sua apertura a ventaglio che abbraccia, dal fulcro di 

Masainas, i territori dei due comuni compositi di San Giovanni Suergiu 

e Sant’Anna Arresi. 

Attraversato dalle due principali aste stradali della SS 126 e della SS 

195 l’ecologia fa perno sulla piana retrolitorale colluvio-alluvionale di 

Masainas, la piana che dalle pendici della dorsale carbonatica di Serra 

Manna si raccorda dolcemente al sistema umido costiero di Porto 

Botte. 

Procedendo verso la costa, la piana è separata dal Golfo di Palmas da 

un sistema stagnale molto articolato. Di questo fanno parte lo Stagno 

di Santa Caterina, e la Salina di S.Antioco, che costituiscono la cerniera 

di innesto verso i territori insulari di S.Antioco e Calasetta. Verso sud 

la foce del Riu Palmas con lo Stagno di Mulargia, e lo stagno di Porto 

Botte costituiscono una marina per i centri di Giba, Masainas e 

Tratalias. 

Superato il Promontorio di Monte Sarri, di Guardia Baracca e di 

Monte Sa Perda, comprendente i versanti che drenano le acque 

superficiali verso il settore di Paristaris, l’ecologia si apre nella sua 

parte più meridionale con il sistema di spiagge e lagune di Porto Pino e 

il vasto tirante insediativo ambientale di Sant’Anna Arresi, territorio 

colonizzato da una fitta rete di Medaus. 

Nella sua parte più settentrionale, a Nord dell’ingresso a Sant’Antioco, 

il bacino marino-lagunare di confluenza dei rii Macquarba e S.Milano, 

costituisce sbocco della situazione insediativa diffusa di S.Giovanni 

Suergiu, con le frazioni di Matzaccara, Palmas, Is Urigus. 

Come è noto lo stretto quanto delicato rapporto tra morfologia 

dell’abitato e organizzazione dello spazio produttivo agricolo nel Sulcis 

si è storicamente dispiegato in quel sofisticato dispositivo di 

occupazione spaziale e crescita conosciuto come medau. 

Siffatto dispositivo, pur privilegiando nuclei autosufficienti di ridotte 

dimensioni e di complessità non comparabile con quella di un centro 

abitato, ha determinato il costituirsi di un modello insediativo 

dell’abitato sparso di grande efficacia per più ragioni: per il suo valore 

di presidio della risorsa suolo, per la sua capacità di controllo della 

risorsa acqua e dell’idrografia e per il suo rapporto di reciprocità con il 

sistema dell’accessibilità 

Il suo carattere resistente è ancora più riscontrabile nel suo eleggersi a 

sistema e non unicamente a emergenza morfologica: dunque, anche la 


progressiva obsolescenza fisica e la successiva tendenza alla 

dismissione seguita ad una perdita di importanza e riconoscibilità 

conseguente all’insorgere di modi abitativi esterni, non si traduce in 

una diminuzione della sua peculiare capacità di organizzare e orientare 

le azioni sul territorio. 


normativo: 

Qualunque intervento su questa ecologia, sia esso di carattere conservativo 

dell’attuale rapporto tra insediamento, attività e sfondo ambientale sia esso di 

carattere modificativo deve confrontarsi e tenere in adeguata considerazione il 

particolare rapporto e l’ampia offerta di situazioni e risorse di cui gode. In 

particolare, il raffinato modello insediativo del Medau, il suo livello di 

infrastrutturazione, il meccanismo di distribuzione dei servizi e di accesso alle 

risorse e i suoi sviluppi orientano i ragionamenti verso un’immagine di insediamento 

non compatto e isotropo ma organico al principio di diffusione e dotato di livelli di 

densità differenziati. 

La gamma dei possibili interventi sulle aree individuate da quest’ecologia 

comprende una molteplicità di azioni da orientare ad un’attenta valutazione delle 

condizioni in cui insediamento, attività e sfondo ambientale si confrontano. 

Occorre tener in conto che il dispositivo spaziale del Medau, agente principale 

dell’armatura insediativa del territorio, si appoggia al sistema delle piane colluvioalluvionali 

aperte a ventaglio tra San Giovanni Suergiu, Masainas e Sant’Anna 

Arresi sino ad incontrare i suoi limiti di espansione e d’influenza nei bacini 

marino-lagunari, nei campi dunari, e nelle dorsali. Il modello insediativo che i 

medaus rappresentano per l’abitare contemporaneo attraverso il loro livello di 

infrastrutturazione, il loro meccanismo di distribuzione dei servizi e di accesso alle 

risorse e allo sviluppo, individua un raffinato, solido ed attraente modello di 

antropizzazione. La vocazione emergente delle aree costiere verso il turismo e la 

ricerca di un modello di sviluppo ispirato a questa attività costituiscono un 

momento problematico in cui occorre sottolineare le soglie di attenzione di 

qualsivoglia operazione di adesione delle attività nascenti al modello fisico suddetto. 

L’individuazione dei limiti dell’areale d’influenza del modello dell’abitare disperso 

così come si configura attualmente per modi, forme e relazioni con i suoli ed il 

regime idrografico costituiscono, con evidenza, un punto critico: infatti l’assunzione 

diretta di tale modello nelle aree qualificate da delicate dinamiche ambientali può, a 

fronte di un’operazione di emulazione morfologica su cui facilmente si radunerebbe 

un consenso superficiale, sottovalutare o mascherare i rischi intrinsechi ad una loro 

massiccia estensione. 

139. ECOLOGIA DELLA SINGOLARITÀ AMBIENTALE 

INSEDIATIVA DI TEULADA LUNGO L’INCISIONE 

VALLIVA DEL RIO MONTI E DEL RIO LEONAXI 

Il sistema insediativo trova il suo principale referente ambientale nel 

sistema di valli e di piane alluvionali generate dall’attività idrografica 

dei fiumi Rio Leonaxi e de Monti all’interno del sistema orografico dei 

rilievi del Sulcis. 

Tale ambito territoriale è delimitato da un sistema di rilievi che si 

raccordano alle emergenze morfologiche di Punta Sebera e Rocca 

Gravellus, mentre sono connessi ai territori dell’Alto Sulcis attraverso 

un sistema di piane alluvionali, separate da rilievi collinari di Punta 

della Torre e di Monte Lapanu, che comprendono aree di tutela 

paesistica e legate a vincoli di carattere militare. 


I processi di utilizzazione delle piane alluvionali, che, in termini 

ambientali, rappresentano il più importante sistema di piane presenti 

nel territorio in esame, sono legati a processi dinamiche di diffusione 

insediativa e di organizzazione dell’uso dei suoli attorno ad un reticolo 

viario che articola tale ambito, il quale si sviluppa lungo il tratto medio 

del Rio Leonaxi. 

L’organizzazione di tale ambito, destinato ad usi produttivi di tipo 

agricolo semi-estensivo, evidenzia problemi legati alla facile 

esondabilità ad opera del reticolo idrografico che solca la piana. 

La singolarità insediativa di Teulada si localizza lungo il corso del Rio 

Leonaxi che ne caratterizza fortemente l’impianto urbano ed 

insediativo, anche in questo caso spesso causa di esondazioni e di 

problemi di allagamenti del centro urbano. 

Sul sistema delle piane agricole, distinte in due ambiti caratterizzati da 

una diversa organizzazione dello spazio produttivo e delle modalità 

insediative, si innestano alcune propaggini dell’insediamento, che si 

insinuano all’interno delle aree montane verso gli ambiti più 

tradizionalmente riconoscibili come le aree del pascolo o legate 

all’utilizzo della risorsa boschiva, secondo le tipologie dei furriadroxius. 

Il sistema dei rilievi, infatti, presenta una fitta rete di percorsi di 

accesso alle parti più interne del territorio che connettono alcune 

cellule insediative, localizzate in modo diffuso sui contesti montani e 

collinari. 

Il sistema insediativo presenta una peculiarità che costituisce 

caratteristica significativa di tale ambito territoriale e che istituisce 

relazioni territoriali con le ecologie insediative della grande piana sulla 

fossa tettonica del Sulcis (137-138): la rete dei furriadroxius costituisce 

una modalità insediativa che rappresenta un elemento di permanenza 

delle consolidate tradizioni storiche e culturali di questo ambito 

territoriale. Tale modalità dell’insediarsi si collega con un modello 

produttivo economico basato sulla agricoltura e la pastorizia, in cui gli 

schemi localizzativi seguono precise regole insediative, legate alla 

presenza di suoli fertili, di sorgenti o corsi d’acqua, di accessibilità alla 

rete viaria. La diffusione degli insediamenti rurali tradizionali dei 

Furriadroxius sulla valle del canale di Malfidano, costituisce un 

esempio territoriale di un sistema insediativo caratterizzato dalla 

riconoscibilità di piccoli nuclei insediativi a valenza rurale in cui il 

modello abitativo comprende una dimensione residenziale turistica, 

legata alla riconversione delle tipologie edilizie tradizionali, ed una 

dimensione di residenzialità, legata ad attività di allevamento. Tale 

sistema territoriale è connesso all’asse viario della strada costiera 

provinciale e ad un percorso viario che si riallaccia alla infrastruttura di 

collegamento fra Domus De Maria e Teulada, esplicando, inoltre, 

alcune relazioni territoriali con la singolarità dell’approdo naturale della 

Peschiera della Ria di Capo Malfatano. La peschiera è un porto 

naturale, attrezzato con strutture leggere, precedentemente utilizzate 

come elementi di chiusura e di delimitazione dello spazio produttivo 

della peschiera, ma attualmente strumentali all’attività informale di 

servizio per imbarcazioni di piccola dimensione. 

Il modello dell’organizzazione insediativa dei furriadroxius, 

culturalmente consolidato, si contrappone ad una diffusione 

residenziale nei territori agricoli, non propriamente caratterizzata da 

attività connesse all’uso dei suoli agricoli, che genera problemi nella 

pianificazione locale delle dotazioni di servizi. 



normativo: 

Il carattere strategico della rete dei furriadroxius, come sistemi territoriali ad elevata 

valenza paesistica, ambientale, come testimonianza di un modello storicoconsolidato 

dell’abitare, come risorsa legata a processi di riconversione in senso 

turistico, compatibile con i caratteri storici ed ambientali dell’insediamento, mette in 

evidenza la necessità di istituire una strategia progettuale che ponga in relazione tali 

particolari forme e modalità dell’habitat disperso del Sulcis. Si tratta infatti di 

fenomeni insediativi che caratterizzano un vasto ambito territoriale rappresentato 

dalle ecologie della specificita’ insediativa agricola del sistema della piana di 

Narcao, Nuxis e Santadi e della specificità insediativa agricola del Golfo di 

Palmas (137-138) che definiscono una specificità insediativa unica nel territorio 

provinciale. 

Qualunque intervento o azione di progetto per il territorio deve riconoscere tale 

complesso di affinità ed individuare ambiti strategici di intervento in grado di 

testimoniare tale insieme di relazioni storiche culturali ed insediative, associate 

all’importante sistema di relazioni ambientali che costituiscono lo sfondo dei 

fenomeni descritti. 

Risulta necessario identificare ambiti privilegiati di intervento in grado di costruire 

relazioni territoriali anche con altri settori su cui si imperniano le attività 

economiche e produttive di tale ambito, come il comparto agricolo e dei servizi. 

Sulle aree dei versanti costieri si localizzano gli ambiti della residenza 

costiera in cui sono presenti attività di ricettività turistica, organizzate 

come residenze e lottizzazioni turistiche, alberghi e campeggi, 

caratterizzate da difficoltosa accessibilità alla fruizione dei litorali, per 

via dei caratteri della morfologia ambientale che contraddistingue tale 

sistema insediativo. 


normativo: 

I processi locali di valorizzazione del territorio, in relazione agli usi turistici, 

riconoscono il sistema costiero come risorsa fondamentale, attorno al quale sono 

formulate le strategie di sviluppo del territorio: il sistema della ricettività turistica si 

dispone lungo alcune incisioni e aperture lungo il versante montuoso che si 

presentano come cale di modeste dimensioni, insenature naturali o ambiti 

pianeggianti. Tuttavia la vulnerabilità dell’ambito costiero e la limitata 

disponibilità di tratti di costa sabbiosa (di cui il sistema delle insenature di Sa 

Canna, Piscinnì, Malfatano costituisce una risorsa di grande valore ambientale) 

definiscono alcuni problemi di fruizione e di gestione ambientale. 

La particolare conformazione geomorfologica dell’ambito costiero, in particolare del 

sistema di insenature in cui sono localizzati gli insediamenti turistici, evidenzia la 

necessità di attenzioni e cautele nei confronti di pratiche che possono alterare i 

processi di ripascimento del litorale, in cui i rapporti fra l’entroterra e la costa 

diventano strategici per il mantenimento di tali processi ed equilibri. Si segnala 

l’esigenza di tutelare tali sistemi di relazioni ambientali, attraverso azioni 

progettuali che rispettino tali dinamiche ambientali. 

Il complesso delle aree sui versanti collinari e sul sistema dei rilievi 

compresi fra le emergenze di Punta Sebera, Monte Filau, Monte 

Perdaia, che si raccorda ai rilievi del Sulcis, presenta una rete 

insediativa dei percorsi e delle aree dei pascoli e del rimboschimento 

sui versanti collinari del bacino idrografico del Rio Leonaxi 

Si tratta di un ambito territoriale caratterizzato da una fitta rete di 

percorsi di accesso alle aree interne collinari, comprese nel bacino 

idrografico di riferimento del Rio Leonaxi-Rio Monti, nelle quali la 


ete insediativa si dispiega come edifici isolati o piccoli nuclei 

insediativi localizzati in prossimità delle aree dei pascoli o dei siti 

interessati dal rimboschimento. Le reti di percorsi montani, 

costituiscono importanti elementi di comunicazione ambientale fra i 

sistemi insediativi della piana del Sulcis e del Cixerri, i sistemi delle 

attività minerarie della Dorsale del Terraseo-Rosas (Orbai, Rosas), 

interessati da processi di valorizzazione per la fruizione turistica, ed i 

sistemi delle piane agricole costiere di Pula, Capoterra e delle 

specificità territoriali di Teulada e Domus de Maria. 

Il sistema delle attività di valorizzazione del complesso delle risorse 

ambientali, localizzate in tale ambito territoriale, riflette il rapporto fra 

la popolazione insediata ed il territorio, offrendo la possibilità di 

individuare canali e reti di collegamento fisico, sociale ed economico 

sviluppate attorno agli importanti riferimenti ambientali. 


normativo: 

Il complesso delle risorse ambientali in cui le dinamiche insediative si sono 


fruizione delle risorse naturali può costituire una grande elemento strategico per 

l’integrazione di specifici contesti territoriali locali che circoscrivono grandi ambiti di 

naturalità: i territori delle ecologie della specificita’ insediativa agricola del sistema 

della piana di Narcao, Nuxis e Santadi e della specificità insediativa agricola del 

Golfo di Palmas (137-138), dell’ecologia dei processi insediativi agricolo turistici 

nel bacino del Rio Mannu e Rio di Chia (140), dell’ecologia dell’organizzazione 

produttiva e residenziale della piana costiera di Pula e degli insediamenti turistici 

di S. Margherita (141), dell’ecologia dei processi insediativi residenziali e della 

infrastrutturazione industriale nelle piane di Sarroch e di Capoterra (121), 

dell’ecologia dell’organizzazione infrastrutturale e insediativa nella fossa tettonica 

del Cixerri (120), dell’ecologia della centralita’ ambientale del Massiccio del Sulcis 

e della dorsale del Massiccio di Terraseo-Rosas (129). 

Il sistema di relazioni ambientali fra le attività insediative e produttive 

(che nei territori dell’interno sono principalmente rappresentate dalle 

attività del pascolo) ed il substrato ambientale-litologico mette in 

evidenza alcuni problemi legati alla interazione fra le attività che 

tendono a modificare il substrato geolitologico ed il substrato stesso 

interessato da tali attività. 


normativo: 

Gli interventi che tendono ad alterare tale sistema ambientale, attraverso la 

asportazione delle coperture vegetali autoctone, la cui conformazione favorisce la 

limitazione dei processi erosivi di ruscellamento superficiale, devono essere 

attentamente valutati in relazione alla possibilità di attivare o incentivare processi 

erosivi in atto: l’adozione di opportune tecniche di riqualificazione ambientale può 

consentire la valorizzazione dei siti a scopi produttivi e ricreativi. 

Qualunque intervento che tenda a ripristinare il manto vegetale autoctono, 

limitando i processi erosivi può contribuire alla riduzione dei processi del dissesto 

idrogeologico in atto. 

140. ECOLOGIA DEI PROCESSI INSEDIATIVI 

AGRICOLO TURISTICI NEL BACINO DEL RIO MANNU 

- RIO CHIA 


Il sistema territoriale che caratterizza l’ecologia dei processi insediativi, 

agricolo turistici nel bacino del Rio Mannu - Rio Chia è articolato in 

ambiti che strutturano il sistema stesso come importanti riferimenti 

ambientali: 

il grande corridoio ambientale del Rio Mannu-Rio Chia, il cui corso è 

caratterizzato da particolari sistemi di attività insediative e produttive, 

il sistema costiero nel quale si alternano differenti morfologie legate a 

processi di natura ambientale ed insediativa, 

il sistema delle piane costiere, in diretta relazione con l’ambito costiero 

e con i processi di utilizzazione del suolo che su queste si attivano, 

nelle quali si alternano forme di organizzazione dello spazio 

produttivo (riconducibili alle pratiche dell’agricoltura e del turismo) e 

processi di recente formazione (legati alla riconversione di attività 

agricole in attività ricettive e turistiche). 

Sulle piane agricole di Capo Spartivento e di Tanca Sa Tuerra, 

costituite da suoli alluvionali recenti e antichi, estremamente fertili, la 

diffusione di edificato rurale sulla piana e sulle pendici dei rilievi di 

Monte Cogoni, Monti Setti Ballas e Monti Sa Guardia Manna, che 

orlano la piana, la presenza di strutture ricettive di carattere 

alberghiero e residenziale turistico prospettano, parallelamente alla 

permanenza di attività agricole tradizionali, dinamiche di riconversione 

delle strutture insediative rurali verso attività residenziali e servizi al 

turismo, come attività di ristorazione, di ricettività alberghiera, di 

attrezzature sportive. 


normativo: 

Le tendenze insediative e delle attività che animano i processi di promozione 

turistica definiscono alcuni problemi rilevanti in funzione del soddisfacimento della 

domanda di risorsa idrica emergente per usi turistici e agricoli: il problema legato 

all’approvvigionamento della risorsa idrica richiede modelli di gestione locale e 

sovraordinata, orientati verso l’organizzazione delle modalità di erogazione, del 

contenimento delle dispersioni e l’incentivazione di politiche e di progetti legati alla 

costituzione di un circuito integrato dell’acqua, tendente al riutilizzo della risorsa, 

all’intera scala territoriale in cui il problema dell’approvvigionamento idrico 

presenta picchi stagionali, in relazione all’andamento dell’attività turistica. Sullo 

stesso livello di attenzione si definisce il problema della prevenzione del processo di 

salinizzazione della falda acquifera in funzione di una domanda crescente della 

risorsa idrica, non adeguatamente programmata. 

Si individuano elementi di relazione con l’ecologia dell’organizzazione produttiva e 

residenziale nella piana costiera di Pula e degli insediamenti turistici di S. 

Margherita (141). 

Il sistema collinare compreso fra le emergenze dei Monti Filau, Monti 

Setti Ballas che si raccorda ai rilievi del Massiccio del Sulcis costituisce 

un elemento di transizione fra processi insediativi turistici che 

alternano strutture alberghiere e residenzialità diffusa entro una rete di 

percorsi che collegano l’ambito della piana detritica al sistema 

collinare. La localizzazione delle strutture insediative si sviluppa nelle 

aree contigue alle zone tradizionalmente agricole dell’entroterra: 

l’insediamento diffuso di Brigara e Corti Sa Perda, gli insediamenti 

nelle valli formate dalle linee di impluvio dei versanti meridionali del 

Monte Setti Ballas (Cantaru, S. Lucia), gli insediamenti nel corridoio 

fluviale della Valle del Rio Baccu Mannu nelle località di Corti Sa 

Perda. 


Il sistema insediativo tradizionale si articola secondo alcuni ambiti 

territorialmente distinti e differenziati, che evidenziano una struttura 

dell’insediamento organizzata per nuclei insediativi, in aree poste a 

ridosso dei principali siti della produttività agricola. 

Il centro abitato di Domus De Maria, localizzato nell’entroterra sulla 

vallata del Rio Chia, si collega con un sistema di connessioni viarie 

all’insediamento di Teulada lungo la strada statale, agli ambiti delle 

foreste di Is Cannoneris attraverso un percorso viario che parte 

dall’insediamento stesso, al sistema insediativo costiero attraverso la 

direttrice di comunicazione ambientale rappresentata dalla valle del 

Rio Chia. Nella parte a nord del paese, lungo le direttrici che collegano 

a Teulada si presenta una diffusione dell’insediamento organizzata 

secondo tipologie rurali tradizionali. Il sistema delle attività agricole 

locali è in relazione con le attività serricole di Pula e con quelle del 

turismo alberghiero e residenziale. La frazione di Baccu e’ Idda 

costituisce un nucleo insediativo localizzato in una conca, all’interno 

dei principali percorsi viari di accesso all’area, nel quale ad un 

originaria composizione del tessuto sociale, costituito da residenti 

attivi nell’agricoltura, pesca e pastorizia, si sono affiancate tipologie 

residenziali legate alle più recenti attività turistiche dell’area: i processi 

di sviluppo edilizio residenziale attorno all’insediamento originario, 

tendono progressivamente ad introdurre attività di servizio al turismo. 

Il corridoio ambientale del Rio Mannu – Rio Chia, costituisce una 

componente che caratterizza fortemente il sistema della produttività 

locale, sia in senso ambientale che secondo aspetti paesaggistici, 

rappresentati da una stretta integrazione fra i caratteri morfologici e 

pedologici della valle fluviale ed il sistema delle attività produttive ed 

insediative che su questa si collocano. 

Nell’ampio fondo valle compreso fra l’insediamento urbano di Domus 

de Maria ed il cambiamento di direzione dell’asta fluviale, sono 

presenti, lungo il corso del fiume, attività di coltivazione di tipo 

estensivo e di serre, localizzate sulla destra idrografica del Rio Chia. 

Nel tratto in cui al cambiamento di direzione del Rio Mannu 

corrisponde un cambiamento della denominazione in Rio Chia, 

l’ampiezza del corridoio vallivo si riduce ed il sistema produttivo si 

trasforma, secondo un infittirsi delle tipologie colturali e delle modalità 

di localizzazione degli insediamenti posti lungo la strada provinciale 

n.71, in corrispondenza degli appezzamenti agricoli. 


normativo: 

Le tendenze produttive ed insediative testimoniano un progressivo orientamento 

degli insediamenti tradizionali agricoli lungo la valle del Rio Chia verso l’offerta e 

produzione di servizi e beni per il turismo. 

La presenza di insediamenti tradizionali connessi con le attività agricole intensive 

di orti-frutticoltura sulle fasce coltivate lungo le sponde del Rio Chia, i processi di 

commercializzazione della produzione ortofrutticola lungo l’asse viario della S.P n. 

71, localizzati in corrispondenza delle strutture insediative, il sistema delle attività 

orientate alla produzione di servizi per la ricettività turistica, insediate in volumi 

edilizi tradizionali, evidenziano processi endogeni di integrazione fra le attività 

agricole ed insediative tradizionali e le attività turistiche, caratterizzando fortemente 

tale ambito locale. 

La particolare connotazione morfologica, paesistica, insediativa, economicoproduttiva 

del corridoio ambientale del Rio Mannu definisce un ambito territoriale 


di particolare significato e valore strategico nel quale si realizza una forte 

integrazione produttiva ed economica fra attività tradizionali e turistiche, che 

richiede opportune attenzioni per il mantenimento di tale sistema di relazioni fra 

strutture insediative, attività economiche e l’elemento ambientale che costituisce il 

perno di tali relazioni. 

Il versante collinare posto sulla sinistra idrografica del Rio Mannu - 

Rio Chia è caratterizzato dal passaggio da versanti collinari incolti, 

caratterizzati da processi di degrado e di depauperamento della 

copertura vegetazionale per incendi, ad aree, sul versante di Monti Sa 

Guardia, interessate da una fitta copertura vegetale, nelle quali si 

localizzano insediamenti turistico-residenziali ed attività ricettive 

turistiche nel tratto in prossimità della foce del fiume. 


normativo: 

Gli interventi di riqualificazione dell’area devono riservare particolare attenzione ai 

processi di erosione e di degrado dei versanti percorsi da incendi nel recente periodo: 

le attività di ripristino del manto vegetale devono essere orientate verso tipologie 

vegetazionali tali da ostacolare i processi di degrado e di erosione in atto, le cui 

conseguenze possono provocare effetti di esondazione e di erosione del corso d’acqua 

nei tratti posti più a valle del fiume stesso, sedi di significative attività produttive ed 

economiche. 

Il corridoio ambientale della strada per Is Cannoneris costituisce un 

percorso di accesso all’ambito della foresta demaniale di Is cannoneris 

nella quale l’attività di presidio da parte della Azienda Forestale si pone 

in comunicazione territoriale ed ambientale con la foresta di Piscina 

Manna e con la rete di sentieri di connessione con gli ambienti 

dell’entroterra di Capoterra, Pula, Teulada, Santadi. 

Il vasto sistema ambientale di rilevanza naturalistica sovralocale, 

caratterizzato da copertura vegetazionale a bosco e macchia alta e da 

attività di rimboschimento ad eucaliptus, dalla presenza di specie 

faunistiche protette e tutelate (cervi) è interessato da processi di 

utilizzazione dell’area legate alla risorsa naturale che integrano le 

attività economiche locali. 


normativo: 

Il territorio delle aree montane dell’interno ospita un insieme di attività e di 

insediamenti che istituiscono relazioni di collegamento fra il territorio della costa e 

dell’interno, come funzioni complementari alle principali attività turistiche, agricole 

e residenziali che sono localizzate nell’ambito dei territori costieri: nel territorio 

della foresta di Is Cannoneris di Domus de Maria, dove si esercita l’attività di 

presidio ambientale e di tutela faunistica dell’Ente Foreste, possono esplicarsi 

azioni di connessione con il corridoio ambientale del Rio Palaceris e del parco 

naturale di Piscinamanna nel territorio di Pula. 

Le attività di fruizione del sistema delle risorse ambientali localizzate in tale 

ambito, che riflettono specifici rapporti fra la popolazione insediata ed i loro 

territori, offrono la possibilità di individuare canali e reti di collegamento fisico, 

sociale ed economico sviluppate attorno a tali grandi riferimenti ambientali. 



fruizione delle risorse naturali, può costituire una grande elemento strategico per 

l’integrazione fra specifici contesti territoriali locali che circoscrivono grandi ambiti 

di naturalità: i territori delle ecologie della specificita’ insediativa agricoloresidenziale 

nella piana costiera del Golfo di Palmas (137-138), dell’ ecologia dei 


processi insediativi agricolo turistici nel bacino del Rio Mannu - Rio Chia (140), 

dell’ecologia dei processi insediativi residenziali e della infrastrutturazione 

industriale nelle piane di Sarroch e di Capoterra (121), dell’ecologia 

dell’organizzazione infrastrutturale e insediativa nella fossa tettonica del Cixerri 

(120), ecologia della singolarità ambientale insediativa di Teulada, lungo 

l’incisione valliva del Rio Monti e del Rio Leonaxi (139), che convergono verso la 

centralità ambientale dell’ ecologia del Massiccio del Sulcis (129). 


PRODUTTIVA E RESIDENZIALE NELLA PIANA 

COSTIERA DI PULA E DEGLI INSEDIAMENTI 

TURISTICI DI S.MARGHERITA 

L’ecologia dell’organizzazione produttiva e residenziale della piana 

costiera di Pula e degli insediamenti turistici di S. Margherita presenta 

alcune fondamentali relazioni ambientali sulle quali si sviluppa il 

sistema delle attività economiche ed insediative. Il territorio compreso 

fra i rilievi del Massiccio del Sulcis e la costa risulta caratterizzato dalla 

presenza della piana olocenica di Pula sulla quale le attività produttive 

di tipo agricolo e residenziale conformano i caratteri della 

riconoscibilità di tale ambito territoriale. 

Il territorio costiero risulta occupato da una successione di 

insediamenti residenziali turistici di tipo alberghiero o di lottizzazioni 

residenziali ai quali si frappongono le strutture della produttività 

agricola organizzata costituita dalle diffusioni serricole e dai nuclei 

insediativi e dalla borgata rurale di Santa Margherita. 

Il tessuto della residenzialità turistica si articola secondo differenti 

modalità insediative rappresentate da specifici assetti territoriali. 

La concentrazione insediativa delle lottizzazioni turistico residenziali 

della fascia costiera di S. Margherita raccoglie le lottizzazioni comprese 

nel tratto costiero delimitato dalla S.S. 195, dal sistema dei rilievi di 

Punta S’Ega e Bernardini, che collegano fisicamente tale ambito con 

l’ecologia dei processi insediativi agricolo turistici nel bacino del Rio 

Mannu - Rio di Chia (140), dal sistema produttivo agricolo della 

Borgata di Santa Margherita. Tale ambito si caratterizza per la presenza 

di strutture alberghiere di interesse sovralocale, inserite nella pineta di 

Santa Margherita. 

I nuclei turistico-residenziali della lottizzazione costiera di Pinus 

Village, delle lottizzazioni di Eden Rock e di Capo Blu, sui versanti di 

Monti Cravellus, Punta de Santa Ruxera, sono in relazione funzionale 

con la fascia costiera. 

Il corridoio insediativo della fascia costiera, nei tratti compresi fra le 

foci del Rio Palaceris e Porto Agumu, legato originariamente ad usi 

agricoli e ad attività serricole, è interessato da processi di localizzazione 

di edifici alberghieri e di insediamenti residenziali ed alberghieri (Foxi 

e’ Sali) posti in prossimità del litorale. 

L’impianto strutturato agricolo produttivo della diffusione serricola 

sulla fascia pedemontana di Santa Margherita presenta una 

componente residenziale, localizzata sul fondo agricolo ed in relazione 

con le attività agricole stesse aventi sede in tale ambito: il sistema 

insediativo-serricolo è organizzato secondo una armatura viaria 

pedemontana che stabilisce un limite nell’organizzazione dello spazio 

destinato alla residenza ed allo spazio per la coltivazione e la 

localizzazione di impianti serricoli. 


Il territorio delle aree pedemontane dell’interno ospita un insieme di 

attività e di insediamenti che istituiscono relazioni di collegamento fra 

il territorio della costa e dell’interno, in funzione della capacità di 

inserire funzioni complementari alle principali attività turistiche, 

agricole e residenziali che sono localizzate nell’ambito della piana 

costiera: la specificità turistico-sportiva di Is Molas, impianto di 

lottizzazione residenziale realizzata in relazione all’infrastruttura 

sportiva del campo da golf internazionale di Is Molas, il corridoio 

ambientale del Rio Palaceris e del parco naturale di Piscinamanna, sede 

del parco tecnologico, dove si esercita l’attività di presidio ambientale e 

di tutela faunistica dell’Ente Foreste, possono esplicare azioni di 

connessione con il territorio di Domus de Maria nella foresta di Is 

Cannoneris. Il territorio del parco di Piscina Manna si collega con Is 

Molas e Pula attraverso alcuni percorsi ambientali utilizzati 

diffusamente per attività ricreative. 


normativo: 

Le attività di valorizzazione e di fruizione del sistema delle risorse ambientali 

localizzate in tale ambito (attività che riflettono specifici rapporti fra la popolazione 

insediata ed i loro territori) offrono la possibilità di individuare canali e reti di 

collegamento fisico, sociale ed economico sviluppate attorno a tali grandi riferimenti 

ambientali. 



fruizione delle risorse naturali, può costituire una grande elemento strategico per 

l’integrazione di specifici contesti territoriali locali che circoscrivono grandi ambiti di 

naturalità: i territori delle ecologie della specificita’ insediativa agricola del sistema 

della piana di Narcao, Nuxis e Santadi e della specificità insediativa agricola del 

Golfo di Palmas (137-138), dell’ ecologia dei processi insediativi agricolo turistici 

nel bacino del Rio Mannu - Rio Chia (140), dell’ecologia dei processi insediativi 

residenziali e della infrastrutturazione industriale nelle piane di Sarroch e di 

Capoterra (121), dell’ecologia dell’organizzazione infrastrutturale e insediativa 

nella fossa tettonica del Cixerri (120), dell’ecologia della singolarità ambientale 

insediativa di Teulada lungo l’incisione valliva del Rio Monti e del Rio Leonaxi 

(139) convergono verso la centralità ambientale dell’ecologia del massiccio del Sulcis 

(129). 

Il territorio della piana agricola colluvio-alluvionale di Pula e Villa S. 

Pietro presenta processi di diffusione dell’insediamento agricolo nel 

tratto compreso fra il Rio Palaceris ed i rilievi andesitici di Punta su 

Macciaroni, dove esiste una compresenza di attività produttive agricole 

e residenziali, organizzate attorno al tessuto della rete dei percorsi e 

delle linee di impluvio che definiscono i connotati ambientali dell’area. 

La vocazione agricola dell’area risulta interessata da processi che 

estendono le potenzialità dell’ambito produttivo verso altre tipologie 

di attività orientate verso la ricettività turistica. In quest’area emerge 

una stabilità dei processi insediativi residenziali e produttivi che 

denotano stretta relazione fra le popolazioni che risiedono in tale 

ambito e i caratteri produttivi dell’area stessa. I processi di 

valorizzazione delle residenze, di potenziamento o di riqualificazione 

delle strutture dell’agricoltura specializzata serricola denotano un forte 

legame, che contribuisce a definire un potenziale equilibrio e stabilità 

economica del sistema ambientale. 


normativo: 


Il circolo virtuoso di tale sistema di attività richiede opportune attenzioni per la 

conservazione della risorsa produttiva; il sistema di interventi deve prevedere due 

fondamentali aspetti relativi da un lato alla tutela della risorsa idrica, dall’altro 

della gestione del sistema insediativo, finalizzati alla conservazione di adeguate 

proporzioni fra le attività della residenza e le attività della produzione agricola. 

Il problema della tutela della risorsa idrica riguarda alcuni processi in cui il sistema 

delle attività produttive è minacciato dal fenomeno della salinizzazione della falda 

acquifera, sulla qualità della quale si basa l’intero settore delle colture specializzate 

serricole, intensive ed estensive, assi portanti per l’economia locale. In questo caso 

emerge sia a livello locale, ma anche in tutto l’ambito dei territori costieri, la 

necessità di strategie legate alla definizione di azioni strutturate per la 

razionalizzazione e per la realizzazione di un circuito integrato dell’acqua, in 

grado di organizzare il sistema degli usi, dei prelievi e del recupero della risorsa 

idrica. Si individuano elementi di relazione con l’ecologia 140 dei processi 

insediativi agricolo turistici del bacino del Rio Mannu Rio di Chia. 

Il secondo aspetto è relativo alla necessità di tutelare i rapporti fra strutture 

insediative e produttive secondo adeguate proporzioni fra residenza e suoli 

produttivi, sui quali, in parte, si basa la stabilità economica dell’area. 

L’insediamento urbano di Pula si sviluppa secondo uno schema di 

relazioni di continuità con altri processi insediativi che ne 

costituiscono il contorno. Il processo insediativo del tessuto 

connettivo rado, fra Pula e la Baia di Nora, che si sviluppa nella fascia 

periurbana di Pula, risulta costituito da un insieme di tipologie 

funzionali e produttive di insediamenti residenziali (ville) e strutture 

alberghiere, di insediamenti serricoli, di vigneti, abitazioni unifamiliari, 

abitazioni legate alle attività agricole del fondo, strutture di ristorazione 

localizzate attorno all’anello viario che collega l’insediamento storico di 

Nora con il tessuto edificato continuo dell’abitato. 

Il corridoio ambientale insediativo del Rio Pula istituisce una 

connessione fra la zona pedemontana e le strutture insediative della 

fascia costiera, attraversando il territorio e la diffusione residenziale 

agricola della piana alluvionale olocenica, l’insediamento di Villa S. 

Pietro (in cui è leggibile una struttura morfologica condizionata dalla 

presenza della componente fluviale) e la diffusione insediativa 

periurbana di Pula. 

Lungo la valle del Rio Pula sono localizzati gli insediamenti periurbani 

di Pula della produttività agricola; si coglie il passaggio da un ambito 

territoriale della destra idrografica del fiume, caratterizzato da un 

territorio più intensivamente insediato e coltivato, ad un ambito, alla 

sinistra idrografica, in cui il tessuto insediativo si dirada ed il sistema 

colturale cede il passo a colture seminative; l’alveo fluviale presenta 

caratteri di diversificazione passando dal tratto governato da argini, 

rilevati dai margini dell’edificato continuo dell’abitato di Pula e 

perdendo, in prossimità della foce, le strutture di regimentazione 

confluendo nella spiaggia di Foxi Durci. Sulla sinistra idrografica 

prevale un edificato rado e colture di tipo estensivo estensivo 

delimitati dalla strada comunale verso la foce del Rio e dalla strada 

comunale di connessione con la S.S.195, sui quali si localizzano i 

filamenti insediativi della produttività agricola dei poderi sulle pendici 

dei rilievi andesitici di Monte Mereu; sulla destra idrografica si 

localizzano l’insediamento diffuso nelle fasce periurbane dell’abitato 

comprese fra il Rio Pula e l’edificato continuo, l’organizzazione delle 


colture orticole, un tessuto serricolo, processi di diffusione di 

residenze comprese nei terreni coltivati. 

Nel corridoio infrastrutturale lungo la SS. 195, fra Pula e Villa S. 

Pietro, sono in corso di rafforzamento alcune dinamiche che tendono 

alla localizzazione di attività destinate a servizi ricreativi e attività 

artigianali. 

La S.S. 195 esplica anche una funzione di accesso al sistema 

insediativo dell’impianto residenziale specializzato (lavoratori SARAS) 

del Villaggio Moratti e del tessuto residenziale di seconde case di Porto 

Columbu e Perd’ ‘e Sali, interessati da processi di valorizzazione dei 

servizi portuali che determinano livelli crescenti di carico 

sull’infrastruttura viaria. 

In questo caso emergono, sia a livello locale, che relativamente a flussi 

di percorrenza che collegano più ampi domini territoriali, alcuni 

problemi rilevanti che la localizzazione dei servizi e delle attività 

produttive generano sul sistema della mobilità. 


normativo: 

Il sistema degli spostamenti locali che dall’insediamento urbano di Pula si volgono 

verso il territorio produttivo, posto oltre l’asse viario della S.S. 195, il sistema degli 

attraversamenti fra aree produttive e di servizio e la stessa S.S. 195, il sistema dei 

flussi turistici, della pendolarità lavorativa che percorrono la SS 195, con 

particolari concentrazioni in alcuni periodi dell’anno, definiscono una serie di 

interferenze con ripercussioni sulla scala locale e sovralocale della mobilità. 

Tali problemi impongono specifiche azioni, in grado di modellare il sistema della 

mobilità locale e sovralocale secondo criteri di sicurezza e di accessibilità ai servizi 

ed ai territori produttivi. In questo caso emerge la necessità di sistemi di interazione 

fra i soggetti territoriali (locali e sovraordinati) che si inquadrano e riconoscono in 

tali campi di problemi. 

ART. 7 COMPONENTI INSEDIATIVE 

ELEMENTARI 

L.R. 45/89, 


10401. L'altopiano basaltico di Barrocus-Pramasonis 

10402. L'ambito agricolo delle colture erbacee ad openfield nella 

piana di Setti-Piscina S'Egua-Coroneddas-Serretzi 

10403. Settore collinare di Monte Fortuna-Cortis Beccias-Pranu 

Quaddus 

10404. L'ambito delle colture erbacee e cerealicole nella piana 

alluvionale antica di Bruncu Molas-Baddoi-Campu Caddaxius 

10405. Il corridoio infrastrutturale della SS 131 - la fascia agricola 

compresa fra il nuovo e il vecchio tracciato della SS 131 

10406. Il corridoio infrastrutturale della SS 131 - gli insediamenti 

produttivi ai margini del centro urbano di Sardara 

10407. Il centro urbano di Sardara 

10408. La trama agricola minuta dei seminativi nel settore periurbano 

orientale di Sardara 


10409. La trama agricola minuta della specializzazione produttiva 

ulivicola ai margini sud-occidentali del settore collinare 

miocenico 

10410. L'ambito dei servizi turistici e ricettivi nell'area termale di 

Santa Maria de is Acquas 

10411. L'organizzazione minuta della trama agricolo-produttiva con 

ambiti di specializzazione frutticola di Strovina di Sardara 

10412. Il rilievo e il castello medioevale di Monreale 

10413. L'ambito agricolo dalla trama particellare minuta sul versante 

settentrionale del rilievo di Monreale (loc. Roia Is Codis) 

10414. L'ambito agricolo dalla trama particellare minuta sul versante 

meridionale del rilievo di Monreale 

10415. L'organizzazione agricolo-produttiva delle colture erbacee e 

dei seminaivi in località Terra Sisinni e Muru 

10416. La trama agricola delle colture erbacee e dei seminativi con 

ambiti di specializzazione frutticola sui terrazzi alluvionali di 

Sanluri 

10417. La fascia agricola collinare delle colture cerealicole ai margini 

della fossa tettonica del Campidano 

10418. L'organizzazione della trama agricola produttiva sulla piana 

alluvionale di Sanluri 

10419. Il corridoio infrastrutturale della SS 131 - gli insediamenti 

produttivi ai margini del centro urbano di Sanluri 

10420. Il centro urbano di Sanluri 

10421. L'organizzazione agricola minuta con ambiti di 

specializzazione frutticola nel settore collinare periurbano di 

Sanluri 

10422. L'ambito agricolo collinare dei seminativi asciutti nel settore 

orientale periurbano di Sanluri 

10423. L'ambito degli insediamenti produttivi di Villa Santa 

10424. Il settore agricolo dei seminativi asciutti in località S'Argidda- 

Gutturu Droxiu-Pisigoni ai margini della Fossa tettonica del 

Campidano 

10425. Rilievi di Monte Mannu 

10426. L'organizzazione della trama agricola minuta di Genna de 

Serrenti-Perda Fogu nel settore periurbano di Serrenti 

10427. Sistema dei rilievi di Monte Ladu-Monte Angurdu-Monte 

Ollastu 

10428. Gli ambiti agricoli infracollinari dei seminativi in località Serra 

Lostinco-Gruxi Olidi-Corratzu de is Eguas nel territorio 

comunale di Serrenti 

10429. Sistema dei rilievi di Monte Atzorcu-Monte Senzu-Monte 

Ibera-Monte Craccuri-Monte Atziaddei nel settore orientale 

del centro abitato di Serrenti 

10430. Il corridoio infrastrutturale della SS 131 - i margini dell'abitato 

di Serrenti 

10431. Il centro urbano di Serrenti 


10432. L'organizzazione minuta della trama agricola dei frutteti lungo 

la strada comunale di Trexanta 

10433. La fascia agricola delle colture erbacee e dei seminativi sulla 

piana di Serra Longa 

10434. L'organizzazione della trama agricola minuta con ambiti di 

specializzazione produttiva frutticola lungo la strada comunale 

di Monte Perdosu 

10435. Il nucleo abitato di Villagreca 

10436. L'area agricola delle colture erbacee e dei seminativi nella 

fascia collinare periurbana di Villagreca 

10437. Rilievi collinari di Serra Cannigas-Monte Su Cuccuru 

10438. La trama agricola minuta con ambiti di specializzazione 

frutticola nella piana alluvionale di Nuraminis 

10439. Il corridoio infrastrutturale della SS 131 - i margini dell'abitato 

di Nuraminis 

10440. Il centro urbano e l'area degli insediamenti produttivi di 

Nuraminis 

10441. Il settore agricolo dei seminativi asciutti sui rilievi collinari 

miocenici di Serra sa Scrocca 

10442. L'ambito agricolo dei seminativi nell'area di fondovalle del Riu 

su Rettori-Riu Mixeddu 

10443. L'ambito produttivo delle cementerie di Monastir 

10501. L'altopiano basaltico della Giara di Gesturi 

10502. I versanti meridionali della Giara di Gesturi 

10503. Il territorio delle colture cerealicole con ambiti di 

specializzazione olivicola nel settore collinare miocenico di 

Gesturi 

10504. L'ambito agricolo della specializzazione olivicola e delle 

colture cerealicole nella fascia periurbana di Genuri 

10505. Il sistema insediativo microurbano della Marmilla: il centro 

abitato di Genuri 

10506. L'ambito agricolo della specializzazione olivicola nella fascia 

periurbana di Tuili 


abitato di Tuili 

10508. L'organizzazione delle colture cerealicole asciutte sul versante 

meridionale della Giara di Gesturi 

10509. L'ambito agricolo della specializzazione olivicola nella fascia 

periurbana di Gesturi 


abitato di Gesturi 

10511. L'ambito delle colture cerealicole nell'ambito periurbano di 

Gesturi 

10512. L'ambito agricolo collinare della specializzazione olivicola ai 

margini dell'abitato di Gesturi (località Tana) 

10513. Versante agricolo collinare di Tana sulla destra idrografica del 

Flumini Mannu 


10514. Gli ambiti agricoli della specializzazione olivicola sui versanti 

collinari di Bruncu Giantommaso-Pranu Spedu sulla destra 

idrografica del Flumini Mannu 

10515. Gli ambiti agricoli ripari e golenali del Flumini Mannu nel 

territorio collinare della Marmilla 

10516. Il paesaggio delle colture cerealicole ad openfield nel territorio 

agricolo collinare di relazione fra i centri urbani di Genuri, 

Setzu, Tuili, Barumini, Turri, Las Plassas e Ussaramanna 

10517. L'ambito agricolo della specializzazione olivicola in prossimità 

dell'abitato di Turri 


abitato di Setzu 


abitato di Turri 


abitato di Barumini 

10521. L'ambito agricolo collinare della specializzazione olivicola in 

prossimità dell'abitato di Barumini 

10522. L'ambito agricolo della specializzazione olivicola di Pranu 

Zedda sulla destra idrografica del Flumini Mannu 

10523. Gli ambiti agricoli collinari della specializzazione olivicola 

sulla sinistra idrografica del Flumini Mannu 

10524. Il territorio delle colture cerealicole ad openfield nella fascia 

collinare miocenica nei territori di Barumini e Gesturi 


abitato di Siddi 


abitato di Ussaramanna 

10527. L'organizzazione idraulica dell'ambito produttivo agricolo di 

Su Pauli 


abitato di Pauli Arbarei 

10529. L'ambito agricolo collinare di Mollargiu e della dorsale di 

Monte Leonaxi 

10530. La dorsale di Monte Coloru 


abitato di Las Plassas 

10532. I sistema dei versanti di Monte Fenogu-Monte Donau-Sa 

Trona 

10533. Gli ambiti agricoli della specializzazione olivicola sugli alti 

morfologici di Monte Fenogu, Monte Donau e Sa Trona 

10534. L'altopiano basaltico di Pranu Siddi 

10535. Versanti miocenici di Pranu Siddi 

10536. Il versante collinare agricolo di Monte Pilloni-Palaxirga ai 

margini dei bassopiani alluvionali del Flumini Mannu 

10537. Il territorio delle colture cerealicole ad openfield nel sistema 

collinare miocenico di Villanovafranca e Barumini 


10538. La trama agricola e insediativa di Piano Argiolas ai margini del 

centro abitato di Villanovafranca 


abitato di Villanovafranca 

10540. L'altopiano basaltico di Pranu Mannu 

10541. Gli ambiti agroforestali del versante dell'altopiano di Pranu 

Mannu 

10542. Le colture cerealicole nel settore collinare occidentale di 

Collinas 


abitato di Collinas 

10544. Le colture cerealicole nel settore collinare orientale di Collinas 

10545. Il territorio delle colture cerealicole ad openfield nel settore 

collinare di Collinas, Sanluri e Villanovaforru 


abitato di Villanovaforru 

10547. L'ambito agricolo e naturale periurbano di Collinas 

10548. L'ambito agricolo periurbano delle colture cerealicole e della 

specializzazione olivicola nel settore collinare di Lunamatrona 


abitato di Lunamatrona 

10550. Gli ambiti agricoli di Zinnigas, Campus Acquas e Pauli lungo 

la strada provinciale di Sanluri 

10551. Gli ambiti delle colture cerealicole ad openfield sui versanti 

collinari in località Niu Crobu 

10552. Il sistema agricolo collinare con ambiti di specializzazione 

olivicola e viticola Bruncu Giniu-Bruncu Genieddu-Bruncu 

s'Ollastu 

10553. L'infrastrutturazione agricola nella piana alluvionale di 

Villamar in località Su Pauleddu 

10554. L'organizzazione agricola di cresta nel sistema collinare di S. 

Antioco 


abitato di Villamar 

10556. L'ambito agricolo produttivo nel sistema delle piane 

alluvionali del Flumini Mannu e del Rio Mannu di Geni 

10557. Il territorio agricolo collinare compreso fra le alluvioni del 

Flumini Mannu e del Riu Lanessi 

10558. Gli ambiti della specialzzazione produttiva olivicola di 

Villamar in località Sargidda su Pranu 

10559. Fascia agricola lungo la piana alluvionale del Flumini Mannu 


abitato di Furtei 

10561. L'ambito agricolo periurbano di Furtei lungo la piana 

alluvionale del Riu Lanessi 

10562. L'ambito agricolo di Segariu lungo la piana alluvionale del Riu 

Lanessi 



abitato di Segariu 

10564. L'ambito di cava ai margini dell'abitato di Segariu 

10565. L'ambito agricolo ai margini della piana alluvionale del 

Flumini Mannu e del versante occidentale del Monte Santu 

Miali 

10566. I rilievi vulcanici del Monte Santu Miali con le aree minerarie 

aurifere di Furtei 

10567. L'ambito agricolo produttivo lungo le alluvioni del Riu 

Lanessi 

10568. L'ambito delle colture cerealicole e della specializzazione 

olivicola nel settore collinare miocenico di Siddi e 

Ussaramanna 

10569. Il sistema agricolo produttivo sulle piane alluvionali di Pauli 

Arbarei e Villamar 

10601. Il sistema agricolo collinare con ambiti di specializzazione 

produttiva di Monte Ollioni-Cuccuru Niu Crobu 

10602. L'ambito agricolo di Guasila nel settore collinare miocenico di 

Tres Montis-Monte Craddaxius-Nuraghe Carrogas 

10603. Il sistema collinare di Bruncu S'Arruda 

10604. Rilievo di Pranu Lasina 

10605. L'ambito delle colture cerealicole ad openfield nel sistema 

collinare di Monte Fenu-Monte Zimborro-Monte Titas- 

Cùccuru Casteddu 

10606. I cantieri estrattivi di cava di Gutturu Coa Cerbus 

appartenenti al ciclo produttivo delle cementerie 

10607. I cantieri estrattivi di cava di Serra Corona e Su Concali 

appartenenti al ciclo produttivo delle cementerie 

10608. L'ambito delle colture cerealicole nella fascia agricola 

periurbana di Samatzai 

10609. Il centro urbano di Samatzai 

10610. Le aree produttive delle cementerie 

10611. L'ambito delle colture cerealicole ad openfield nel sistema 

agricolo collinare di Perda Lada-Bruncu Murdegu-Bruncu 

S'Arena 

10612. Il settore agricolo-collinare dei seminativi di Cuccuru Conca 

Quaddu-Cuccuru Sa Tumba ai margini dell'abitato di Pimentel 

10613. Il centro urbano di Pimentel 

10614. Il sistema agricolo collinare specializzato dei frutteti sul 

versante di Bruncu Arcuentu ai margini dell'abitato di 

Pimentel 

10615. I rilievi agricoli collinari di Bruncu Arcuentu e degli 

affioramenti granitici di S'Arruidroxiu 

10616. L'ambito dell'organizzazione e della specializzazione 

produttiva viticola di Su Cannisoni 

10617. Il fondovalle agricolo del Riu Mannu e del Rio Funtana 

Brebeis con ambiti di specializzazione produttiva dei vigneti e 

dei frutteti 


10618. La specializzazione produttiva agricola dei frutteti di Barrali 

sulla piana alluvionale del Riu Mannu 

10619. Il Centro urbano di Barrali 

10620. Il settore agricolo dei seminativi nella fascia periurbana di 

Barrali 

10621. Il sistema agricolo collinare dei seminativi asciutti sui versanti 

di Monte Domu S'Orcu-Monte Onigu 

10622. I pascoli e le aree boscate di Monte Domu S'Orcu-Monte 

Onigu 

10623. Gli ambiti delle colture cerealicole ad openfield nel sistema 

agricolo collinare di Bruncu Paolo Lilliu 

10624. Le aree agricole di fondovalle sulla destra idrografica del Riu 

Mannu 

10625. Le aree a pascolo sul rilievo di Monte Assorgia 

10701. L'ambito agricolo periurbano di Guasila ai margini del sistema 

collinare miocenico 

10702. L'organizzazione agricola minuta di Secca su Lillu-Pegularis- 

Pardu Siddu 

10703. Il centro urbano di Guasila 

10704. Il rilievo collinare di Serra Pardu 

10705. L'organizzazione agricolo-produttiva dei seminativi sulla piana 

concavo-depressa di Ortacesus 

10706. L'organizzazione agricolo-produttiva delle colture cerealicole 

asciutte sulla piana colluviale di Guamaggiore-Selegas-Suelli- 

Senorbì 

10707. Il centro urbano di Guamaggiore 

10708. Il centro urbano di Selegas 

10709. Il nucleo abitato di Seuni 

10710. Il centro urbano di Suelli 

10711. Il nucleo abitato di Sisini 

10712. L'ambito agricolo collinare in prossimità dell'abitato di Sisini 

10713. L'ambito agricolo collinare dei frutteti di Pranu Mesa-San 

Cosimo e San Damiano 

10714. L'ambito agricolo della specializzazione viticola di Angialis 

10715. Il centro urbano di Ortacesus 

10716. L'organizzazione produttiva delle aziende agricole e 

zootecniche nella piana di Ortacesus 

10717. L'ambito agricolo di Sa Pirixedda-S'Arcu sa Pira lungo la 

direttrice infrastrutturale ai margini della piana alluvionale di 

Ortacesus 

10718. Il centro urbano di Senorbì 

10719. L'ambito collinare della specializzazione agricola degli oliveti e 

dei frutteti di Arixi sulla sinistra idrografica del Rio Santa 

Barbara 

10720. Il nucleo abitato di Arixi 


10721. L'ambito della specializzazione agricola degli oliveti e dei 

frutteti nel settore collinare di Monte Luneddu sulla sinistra 

idrografica del Riu Santu Teru 

10722. L'ambito ripariale boscato del Rio Cardaxius 

10723. L'ambito agricolo a sistemi colturali e particellari complessi di 

Gennas Arrubias nella piana colluvio-alluvionale di Tupellocas 

10724. L'ambito di specializzazione produttiva viticola di Tanca di 

Campu Pirastu nella piana colluvio-alluvionale di Tupellocas 

10725. Sistema di frammentazione particellare a campi allungati degli 

ambiti agricoli sulla destra idrografica del Riu Cirrus 

10801. Versanti settentrionali del sistema agricolo collinare di Mandas 

10802. Ambiti agricoli periurbani di Mandas 

10803. Ambito dei pascoli collinari nel bacino idrografico del Rio 

Cerasa 

10804. Alta valle del Rio Mulargia 

10805. Sistema agricolo collinare di Mandas-Gesico nel bacino 

miocenico della Marmilla 

10806. Insediamento urbano di Mandas 

10807. Ambito dei seminativi del Pianoro di Corongedda 

10808. Versanti sudoccidentali del bacino artificiale del Rio Mulargia 

10809. Lago artificiale del Mulargia 

10810. Diffusione insediativa rurale associata a prati pascoli sui 

versanti del sistema orografico scistoso del lago del Mulargia 

10811. Sistema agricolo vallivo del Riu Mannu di Gesico 

10812. Insediamento urbano di Gesico 

10813. Sistema insediativo agricolo del pianoro di Planu su Teulargiu 

10814. Organizzazione agricola produttiva in località Sarria Arezza 

10815. Sistema agricolo della fascia collinare miocenica di Suelli 

10816. Sistema insediativo agricolo di Bidinessi nella fascia collinare 

miocenica di Siurgus Donigala 

10817. Ambiti insediativi agricoli periurbani di Genna Arena- 

Bangiolu nella fascia collinare miocenica di Siurgus Donigala 

10818. Insediamento urbano di Siurgus Donigala 

10819. Altopiano di Siurgus Donigala 

10820. Versanti di Monte Nuxi Monte Maiori 

10821. Impianti di riforestazione di Planu de Corti de Baccas 

10822. Sistema agricolo collinare di Gesico-Guamaggiorre-Selegas nel 

bacino miocenico della Marmilla 

10823. Ambiti insediativi agricoli sui versanti della sinistra idrografica 

del Riu su Cannisoni nella fascia collinare miocenica di 

Siurgus Donigala 

10824. Ambiti insediativi agricoli di Scala Marixedda e Palas 

Minadroxiu nella fascia collinare miocenica di Siurgus 

Donigala 

10901. Sistema ambientale insediativo dei rilievi del Gerrei - ambito 

del sistema oro-idrografico del Rio Uvini e Corongiu- 

Nottizzi-Umbrarutta 


10902. Versanti della destra idrografica del Flumendosa - ambito di 

Genna Ruina-Padenti Mardis-Bruncu Bulleo-Is Terras Malas 

10903. Sistema insediativo rurale diffuso associato a pascoli sugli 

altopiani del Gerrei-ambito di Sa Mattixedda 


altopiani del Gerrei-ambito di Sedda sa Mandara 


altopiani del Gerrei-ambito di Pitzu Mudulu 


altopiani del Gerrei-ambito di Pranumuteddu Goni 


altopiani del Gerrei-ambito delle superfici di spianamento di 

Cracca Brigaxiu Streccogialle Serra su 'Onigalla 

10904. Attività di cava sui versanti sudoccidentali del bacino 

artificiale del Rio Mulargia in località Murdeghina-Uvini 

10905. Insediamenti rurali lungo la valle del Rio Uvini 

10906. Ambiti agricoli insediativi periurbani di Goni 

10907. Insediamento urbano continuo di Goni 

10908. Ambiti agricoli di is Foradas e Arcu is Pirastus 

10909. Sistema ambientale insediativo dei rilievi del Gerrei-ambito 

del sistema idrografico del Riu Annallai 


altopiani del Gerrei-ambito di Scuccurus 


altopiani del Gerrei-ambito di Calledi 

10911. Sistema insediativo rurale di Nuraghe Santu Damianu, Santa 

Maria de Nuraxi, su Nuraxi, Bidda 'e Fracci, Riu Su Caffu, sui 

versanti scistosi della destra idrografica del Flumendosa 

10912. Ambiti insediativi connessi ad attività estrattiva delle miniere 

di Genna Tres Montis e Ortu 

10913. Ambiti agricoli insediativi periurbani di Silius – ambito Riu 

Piscina Bois 


del sistema oro-idrografico dei Rii Cannas-Corongiu-Bintinoi 

10915. Ambiti agricoli insediativi periurbani di Silius – ambito di 

Sassai 

10916. Insediamento urbano di Silius 

10917. Ambiti di riforestazione e versanti boscati di Monte Ixi-Mitza 

is Alinos-su Strumpu 


Pallaxius-Monte Scrocca-su Nuraxi 


del sistema oro-idrografico del Rio Marrada-Rio Mannu-Rio 

Tolu-Riu Spigulu 

10920. Ambiti agricoli insediativi periurbani di San Nicolò Gerrei 

10921. Insediamento urbano di San Nicolò Gerrei 

10922. Ambiti agricoli sulle alluvioni del Riu Spigulu 


10923. Impianti di riforestazione di Matta Masonis e Bruncu Marrada 

10924. Ambiti agricoli insediativi periurbani sulle superfici di 

spianamento di Armungia 

10925. Insediamento urbano di Armungia 

10926. Sistema ambientale insediativo dei rilievi paleozoici del 

Gerrei-ambito del sistema oro-idrografico del Rio Ciurixedda 

10927. Sistema ambientale insediativo dell'altopiano di Villasaltoambito 

della diffusione insediativa agricola di Santu Cristolu 


della superficie di spianamento di Pranu Casteddanu- 

Arriola e dei bacini di Cracconi e Serra 'e Mesu 


di Bruncu Bia sa Pira 

10928. Insediamento urbano di Villasalto 

10929. Ambiti agricoli periurbani sulla superficie di spianamento di 

Monte Pardu di Villasalto 

10930. Versanti della destra idrografica del Flumendosa ambito di 

Marrupiu-Domueu e del sistema idrografico del Riu 

Cannachili 


forestale del Bacino del Rio S'Acqua Callenti 

10932. Sistema ambientale insediativo del Monte Genis-ambiti degli 

insediamenti rurali di Riu Zoicu 

10933. Sistema ambientale insediativo del Monte Genis-ambito degli 

impianti di riforestazione di Serra Longa 

10934. Sistema ambientale insediativo del Monte Genis-ambito degli 

impianti di riforestazione di Monte Arrubiu Monte Casargius 

10935. Ambiti di fondovalle sul sistema alluvionale del basso 

Flumendosa 

10936. Versanti della sinistra idrografica del Flumendosa-ambito di 

Bruncu Bonifacio Cuccuru e Domu e Monte Acutzu 

10937. Insediamenti rurali sul sistema collinare di Cuccuru 'e Domu 

10938. Versanti della destra idrografica del Riu Flumineddu-ambito 

di Bruncu 'e is Olias 

10939. Versanti della sinistra idrografica del Riu Flumineddu e del 

Flumendosa-ambiti forestali delle Falde scistose occidentali 

del sistema di altopiani del Salto di Quirra 

10939. Versanti della destra idrografica del Riu Flumineddu-ambito 

di Pala 'e Corra 

10940. Ambiti agricoli periurbani di Ballao sulle alluvioni del 

Flumendosa 

10941. Insediamento urbano di Ballao 

10942. Versanti della destra idrografica del Flumendosa - ambiti 

periurbani di Ballao 


Santu Predu Ballao 

10944. Ambiti agricoli di fondovalle sulle alluvioni del Flumendosa 


10945. Versanti della destra idrografica del Flumendosa - ambiti 

forestali di Monte Lora Monte Perdosu 

10946. Versanti della sinistra idrografica del Flumendosa - ambiti 

forestali del sistema oro-idrografico del Rio Gruppa e di 

Murdega 

10947. Versanti della sinistra idrografica del Flumendosa - ambiti 

forestali da Arcu Frucaxias a Monte S'Untruxiu 

10948. Sistema ambientale insediativo dei versanti occidentali dei 

rilievi del Gerrei-ambiti forestali della sinistra idrografica del 

Riu su Cannisoni 


rilievi del Gerrei-ambiti forestali del sistema oro-idrografico 

del Rio Prunas 


rilievi del Gerrei-ambiti agricoli seminativi e rurali di Monte 

Atziu 


rilievi del Gerrei-ambiti forestali del Riu s'Umprixi 

10952. Ambiti agricoli periurbani di San Basilio 

10953. Versanti boscati di Pitzu Pranu San Basilio 

10954. Ambito di riforestazione periurbano di Pitzu Pranu San 

Basilio 

10955. Ambiti agricoli sulla fascia collinare miocenica di San Basilio 

10956. Insediamento urbano di San Basilio 

10957. Ambiti agricoli periurbani di San Basilio sui versanti di Pinn'e 

Mairana e di S'Aradroxiu 

10958. Versanti boscati del Riu Canneddu 

10959. Ambiti insediativi rurali e agricoli di Corte Zippiri San Basilio 

10960. Sistema insediativo rurale diffuso associato a prati pascoli 

sugli altopiani del Gerrei-ambito di su Sessini e Bruncu Pei 

Cani 


sugli altopiani del Gerrei-ambito di Pranu Moguru 


sugli altopiani del Gerrei-ambito di Perd'e su Paule-Arcu sa 

Della 


sugli altopiani del Gerrei-ambito di Planu Sanguni-sa Cea 

Sanuedda 

10961. Impianti di riforestazione di Cuccuru is Procaxius-Colonia 

Sacro Cuore 


rilievi del Gerrei-ambiti di riforestazione di Sa Serra de is 

Perdas-Monte Uda 

10963. Ambiti agricoli seminativi lungo la valle del Riu s'Inguttosu 

Sant'Andrea Frius 

10964. Ambiti agricoli e insediativi degli uliveti e frutteti di Pabeddori 

e Gruttas de Sicci sulla piana colluvio alluvionale di 


Tupellocas e sulla fascia collinare miocenica di Sant'Andrea 

Frius 

10965. Ambiti agricoli dei seminativi di Campu sa Spina sulla destra 

idrografica Riu Flumini Basili nella fascia collinare miocenica 

di Sant'Andrea Frius 

10966. Ambiti agricoli insediativi periurbani di Sant'Andrea Frius 

10967. Insediamento urbano di Sant'Andrea Frius 

10968. Ambiti agroforestali periurbani di Sant'Andrea Frius 

10969. Ambiti agricoli della valle del Rio Coxinas 

10970. Ambiti agricoli di Bruncu S'Ollastu nella fascia collinare 

miocenica di Sant'Andrea Frius 


rilievi del Gerrei-ambito del sistema oro-idrografico del Riu 

Flumini Basili-Riu Coxinas 

10972. Ambiti di riforestazione di Serra Genna Scala 


sugli altopiani del Gerrei-ambito di Sedda Sazzaresu 

10974. Corridoio ambientale del sistema oro-idrografico del Rio 

Pireddu-Riu Bonarba-Riu Flumineddu e dello spartiacque di 

Costa s'Omu 

10975. Sistema insediativo rurale diffuso associato a prati pascoli del 

Gerrei-ambiti del corridoio ambientale del sistema oroidrografico 

del Rio Pireddu-Riu Bonarba-Riu Flumineddu e 

dello spartiacque di Costa s'Omu 

10976. Nucleo insediativo rurale di San Giorgio 

10977. Impianto di riforestazione di San Giorgio 

11001. Altopiano del Monte Cardiga 

11002. Versanti settentrionali dell'altopiano del Monte Cardiga 

11003. Monte Cardiga 

11004. Propaggini orientali del Salto di Quirra 

11005. Ambiti agricoli della valle alluvionale del Rio Quirra 

11006. Ambiti agroforestali dei versanti di sinistra idrografica del Rio 

Quirra 

11007. Versanti meridionali di Monte Perdosu 

11008. Ambiti di riforestazione di Iba is Abis-su Enazzu Mannu- 

Pranu Perdigonis 

11009. Ambiti agroforestali di Baccu Locci 

11010. Insediamenti minerari dismessi di Baccu Locci 

11011. Ambiti agricoli della valle alluvionale del Rio Quirra settore di 

confluenza del Rio Corr'e Cerbo 

11012. Ambiti agricoli sulle alluvioni della destra idrografica del 

Flumini Durci - settore di confluenza del Riu S'Oru 

11013. Sistema della spiaggia di Quirra 

11014. Ambiti insediativi rurali associati a pascoli in località Melonis e 

Bruncu Porcili 

11015. Ambiti agroforestali dei sistemi idrografici del Riu Bracconi e 

Baccu Ordoni 


11016. Ambiti insediativi rurali di Su Tramatzu-Baccu Ordoni 

11017. Versanti boscati di Monte Sant'Esu 

11018. Specializzazione agricola dei giardini agrumicoli sulle alluvioni 

attuali del Rio Quirra-Flumini Durci 

11019. Ambiti agricoli di Pranu Gialea sulle alluvioni attuali del Rio 

Quirra-Flumini Durci 

11020. Nucleo insediativo di Quirra e ambiti agricoli sui terrazzi 

alluvionali di San Lorenzo 

11021. Installazioni militari di Capo San Lorenzo 

11022. Ambiti agroforestali dei rilievi costieri di Capo San Lorenzo 

11101. Versanti della sinistra idrografica della bassa valle del 

Flumendosa ambito di Monte S'Untruxi-Villaputzu 

11102. Insediamenti rurali nella vallata di Brecca 

11103. Versanti di Monte Gironi-Bruncu Perda Bianca sulla piana 

agricola costiera del Rio Fenugraxiu 

11104. Piana agricola costiera del Riu Fenugraxiu 

11105. Insediamento turistico costiero di Porto su Tramatzu-Porto 

Corallo 

11106. Versanti della destra idrografica della bassa valle del 

Flumendosa - ambito del sistema oro-idrografico del Rio 

Flumini Uri 


Flumendosa -ambito di Monte Perdosu-Baccu de Cannas 

11108. Trama agricola delle valli alluvionali antiche-ambito del Rio de 

Cannas 

11109. Trama agricola delle valli alluvionali antiche - ambito 

insediativo di Sant'Angelo 

11110. Impianto di riforestazione periurbano di Villaputzu 

11111. Ambito della organizzazione agricola dei frutteti di 

Prusciminni 

11112. Alveo fluviale infrastrutturato da opere di regimazione del 

Flumendosa 

11113. Stagno di Sa Praia 

11114. Trama agricola delle valli alluvionali antiche - ambito della 

confluenza del Rio Flumini Uri nel Flumendosa 

11115. Insediamento urbano di San Vito 

11116. Giardini frutticoli di San Vito sulla piana alluvionale recente 

del Flumendosa 

11117. Giardini frutticoli di Villaputzu sulla piana alluvionale recente 


11118. Insediamento urbano di Villaputzu 


insediativo della confluenza del Rio Pibilia 


insediativo della confluenza del Rio Mannu di Muravera 

11121. Ambiti di specializzazione agricola risicola delle foci del 

Flumendosa 


11122. Giardini frutticoli di Muravera sulla piana alluvionale recente 


11123. Cordone litoraneo da Torre delle Saline a Porto Corallo 

11124. Insediamenti minerari dismessi di Monte Narba 

11125. Versanti costieri di Monti su Zippiri 


Flumendosa ambiti dei bacini idrografici del Riu Mannu di 

Muravera, del Rio Pibilia, Bruncu su Tidori 

11127. Insediamento urbano di Muravera 

11128. Fascia agricola costiera del glacis 

11129. Foci del Flumendosa 

11130. Insediamenti turistici costieri di Colostrai-Torre delle Saline 

11131. Stagno delle Saline di Muravera 

11301. Ambito dei processi della fruizione e della tutela naturalistica 

del sistema ambientale del Monte Linas 

11302. Comparto della gestione dell'Ente Foreste delle aree boschive 

del Linas 

11303. L’arco insediativo ambientale della miniera di San Benedetto 

sul sistema delle vette di Monte Perda, Punta Campu Spina, 

Punta Genna Ruxitta 

11304. Il comparto della gestione dell'Ente Foreste delle aree 

boschive di Punta Arbona 

11305. Comparto delle gestioni delle aree forestali dell'Ente Foreste 

in relazione con il sistema ambientale insediativo delle miniere 

11306. Il comparto ambientale ed insediativo dei siti minerari di Sa 

Duchessa, Tinnì, Rei Craxius, Barraxiutta sul sistema delle 

direttrici ambientali del Rio Tinnì-Rio Sa Duchessa e degli 

ambiti delle foreste del Marganai 

11307. Complesso delle aree delle gestioni dell'Ente Foreste in 

relazione con il sistema ambientale del Rio Leni 

11308. Ambiti montani di relazione con il comparto delle aree 

dell'Ente Foreste 

11309. Ambiti montani di relazione con il comparto delle aree 

dell'Ente Foreste e con il territorio di Vallermosa 

11310. Nucleo insediativo minerario di San Benedetto 

11311. Attività di presidio ambientale della caserma dell'Ente Foreste 

del Marganai 

11312. I nuclei insediativi minerari di Sa Duchessa sulla direttrice 

infrastrutturale viaria delle miniere lungo la valle del Rio Sa 

Duchessa 

11313. Il nucleo minerario di Barraxiutta sulla direttrice 

infrastrutturale viaria delle miniere lungo la valle del Rio Sa 

Duchessa 

11314. Il nucleo minerario contiguo alle grotte di S.Giovanni sulla 

direttrice infrastrutturale viaria delle miniere lungo la valle del 

Rio Sa Duchessa 

11501. La fascia periurbana dell’insediamento diffuso di Serramanna 

sulla riva destra del Flumini Mannu 


11502. L'ambito produttivo in prossimità del Rio Perda Longa 

11503. L'ambito produttivo nella piana alluvionale di Samassi 

11504. La diffusione degli insediamenti nella trama agricola in 

prossimità della riva destra del Rio Leni 

11505. La singolarità insediativa di Santa Maria di Monserrato 

nell'ambito produttivo orticolo sulla confluenza del Rio Leni e 

del Fluminimannu 

11506. Il centro urbano di Samassi 

11507. Il corridoio ambientale del Fluminimannu 

11508. Il corridoio ambientale del Rio Leni 

11509. Gli ambiti della produzione agricola nella piana di Serrenti 

11510. Gli ambiti della produzione agricola nella piana di Serramanna 

11511. I processi insediativi e produttivi lungo il corridoio delle 

alluvioni recenti e sulle confluenze del Flumini Mannu 

11512. L'ambito degli insediamenti produttivi di Serramanna 

11513. Il centro urbano di Serramanna sulla confluenza dei Rii Leni e 

Fluminimannu 

11514. Il centro urbano di Villasor 

11515. Gli ambiti della produzione agricola nella piana di Serramanna 

11516. La diffusione degli insediamenti nella trama agricola in 

prossimità della riva sinistra del Rio Leni 

11517. Gli ambiti della produzione agricola nei versanti collinari e 

nella piana di Vallermosa 

11518. L’insediamento urbano pedemontano di Vallermosa 

11519. Il territorio della produttività agricola estensiva lungo il 

corridoio delle vulcaniti (Decimoputzu) 

11520. L’insediamento diffuso delle aziende serricole di 

Decimoputzu 

11521. Il centro urbano di Decimoputzu 

11522. Gli insediamenti della specializzazione produttiva in 

prossimità del Rio Mannu di San Sperate 

11523. La risorsa ambientale dei rilievi della soglia di Siliqua 

11524. La diffusione dell'insediamento agricolo nella piana di 

Villaspeciosa 

11525. L'organizzazione della trama agricola in prossimità della diga 

11526. Il centro urbano di Villaspeciosa 

11527. L'ambito degli insediamenti produttivi specializzati di Villasor 

11528. La componente dell’insediamento diffuso delle aziende 

serricole di Uta 

11529. Il centro urbano di Uta in prossimità della confluenza dei Rii 

Cixerri e Flumini Mannu 

11530. L'ambito della salvaguardia ambientale nella confluenza dei 

Rii Cixerri e Flumini Mannu 

11531. L'organizzazione della trama agricola di Terramai ai margini 

del corridoio ambientale del Flumini Mannu 


11532. Le aree a destinazione speciale di importanza sovralocale 

(stazione Enel) 

11533. L'ambito degli insediamenti produttivi specializzati di 

Serramanna 

11601. Alveo infrastrutturato con opere di regimazione del Riu 

Mannu di San Sperate e del Riu Flumineddu 

11602. Ambito agricolo dei seminativi di Pranu Olla sulle alluvioni 

antiche della piana di Donori 

11603. Ambiti di specializzazione agricola degli uliveti e dei frutteti 

sulle alluvioni antiche della piana di Donori 

11604. Ambito agricolo insediativo di S'Ollastu Mannu-Mitza 

Corongiu sui colluvi e alluvioni antiche della piana di Donori 

11605. Ambito agricolo dei seminativi di Su Squidargiu sulle alluvioni 

recenti e antiche della piana di Donori 

11606. Ambito di diffusione insediativa residenziale e di 

specializzazione produttiva orticolo-frutticola sulle alluvioni 

recenti del Rio Coxinas 

11607. Organizzazione spaziale infrastrutturata delle attività agricole 

della tenuta San Michele nella piana alluvionale di Ussana 

11608. Ambito agricolo dei seminativi di is Cortis sulle alluvioni 

antiche della piana di Ussana 

11609. Ambito residenziale e agricolo periurbano della stazione 

ferroviaria di Donori 

11610. Insediamento urbano di Donori 

11611. Ambito della specializzazione agricola dell'ulivicoltura sui 

colluvi del sistema collinare miocenico di Donori 

11612. Insediamenti rurali sparsi e impianti di riforestazione sul 

sistema collinare di Monte su Zurru 

11613. Attività di cava e discarica controllata di rifiuti solidi urbani in 

località su Siccesu 

11614. Attività di cava e discarica controllata di rifiuti solidi urbani in 

località su Siccesu 

11615. Ambito agricolo dei seminativi di Monti Trexenta-Riu de 

Costara sulle alluvioni antiche della piana di Ussana 

11616. Ambito della specializzazione agricola dell'ulivicoltura sulle 

marne del sistema collinare miocenico di Donori Dolianova 

11617. Attività di cava in alveo e sulle alluvioni recenti del Rio 

Flumineddu 

11618. Ambito agricolo della dorsale marnoso-calcarea di Monte 

Mazzeddus 

11619. Ambito agricolo dei seminativi di Margine Arrubiu sulle 

alluvioni antiche del Rio Flumineddu 

11620. Insediamenti produttivi di Dolianova lungo l'infrastruttura 

viaria della SS 387 

11621. Ambito della specializzazione agricola dell'ulivicoltura sulle 

arenarie del sistema collinare miocenico di Dolianova 

11622. Nuclei insediativi di Monti Nou 


11623. Ambiti agricoli periurbani di Ussana sulle alluvioni recenti del 

Riu Mannu di San Sperate 

11624. Insediamento urbano di Ussana 

11625. Ambito della specializzazione produttiva orticolo-frutticola 

sulle alluvioni recenti e antiche del Rio Flumineddu 

11626. Ambito della specializzazione agricola dei vigneti sulle marne 

e arenarie di Isca Bardella del sistema collinare miocenico di 

Dolianova 

11627. Ambito periurbano agricolo insediativo di Murgioni sulle 


11628. Diffusione residenziale agricola periurbana di su Frassu, San 

Pantaleo, sa Funtana sul sistema collinare miocenico di 

Dolianova 

11629. Ambito agricolo dei seminativi e dei frutteti sui versanti 

settentrionali della dorsale collinare cenozoica di Monastir 

11630. Ambito agricolo periurbano intercluso tra l'insediamento di 

Ussana e la SS 466 sulle alluvioni recenti del Rio Mitza 

S'Ollastu 

11631. Ambito agricolo dei seminativi di sa Cenosida-Codinaxiu sulle 

alluvioni antiche della dorsale collinare di Monastir 

11632. Ambito agricolo collinare dei vigneti di Monte Sibiola 

11633. Ambito della specializzazione agricola ulivicola e viticola di 

Santa Maria di Sibiola sulle marne del sistema collinare 

miocenico di Serdiana 

11634. Insediamenti periurbani residenziali e produttivi di Serdiana 

lungo l'infrastruttura viaria della SS 387 

11635. Insediamento urbano di Serdiana 

11636. Ambito periurbano insediativo agricolo di Dolianova e 

Serdiana sulle arenarie del sistema collinare miocenico 

11637. Insediamento urbano di Dolianova 

11638. Rilievi di Sicci San Biagio 

11639. Rilievo di Monti Sa Frissa 

11640. Ambito agricolo di Isca sa Folla sul sistema collinare 

miocenico di Dolianova Serdiana Soleminis 

11641. Insediamenti produttivi agroindustriali sull'infrastruttura viaria 

della SS 387 bivio per Dolianova 

11642. Ambito di specializzazione agricola dell'ulivicoltura sulle 


11643. Propaggini occidentali dei rilievi del Sarrabus Gerrei 

11644. Ambito agricolo dei seminativi di Sedda su Zippiri sulla 

Dorsale miocenica di Soleminis 

11645. Insediamento urbano di Soleminis 

11646. Nucleo insediativo agricolo nella valle del Rio Misa versanti di 

Arcu Pattetus 

11647. Nucleo insediativo agricolo di Is Strias nella valle del Rio 

Mont'Arrubiu 


11648. Ambito di diffusione insediativa associata a specializzazione 

agricola frutticola di Pauli Arbeis alla confluenza dei Rii 

Funtana Baixiu e Misa di Soleminis 

11649. Ambito agricolo insediativo di Planu Mannu 

11650. Versanti di Scala su Perda Soleminis 

11651. Attività di cava in località S'Arenxiu 

11701. La risorsa ambientale del Monte Genis 

11702. L'ambito dell'insediamento rurale di Genna Arasili 

11703. La dispersione degli insediamenti rurali e minerari nel bacino 

del Rii Ollastu e Brabaisu 

11704. La risorsa ambientale della foresta primaria di Tuviois 

11705. Gli ambiti territoriali della salvaguardia ambientale organizzata 

di Monte Arrubiu 

11706. La risorsa ambientale e della tradizione mineraria di Masaloni 

alle pendici di Genna Argiolas 

11707. La risorsa ambientale della foresta di Musui 

11708. L'insediamento rurale di Garapiu 

11709. Gli ambiti della produttività agricola di Burcei 

11710. La centralità insediativa di Burcei nella singolarità scistosa 

11711. Il corridoio ambientale e infrastrutturale della valle del Rio 

Picocca 


11713. La risorsa ambientale montana di Bruncu Friargiu, di Monte 

Tratzalis, di Bruncu Zinnibiri e Bruncu Pauli Mannu 

11714. L'insediamento rurale e di testimonianza storica di Santa 

Itroxia 

11715. L'ambito della salvaguardia ambientale dei Bacini di Corongiu 

11716. L'ambito territoriale della singolarità insediativa di Villa 

Tasonis 


11801. La risorsa ambientale montana di Bruncu Nieddu Mannu 

11802. L'ambito della produttività agricola nella piana del Rio Picocca 

11803. Gli insediamenti turistici stagionali di Colostrai 

11804. La singolarità insediativa di San Priamo e gli ambiti produttivi 

(agricoltura e pesca) in prossimità degli Stagni di Feraxi e 

Colostrai 

11805. La risorsa turistica di Feraxi e di Colostrai (sistema di spiaggia) 

11806. L'organizzazione della produttività agricola nella piana del Rio 

Corr'e Pruna 

11807. La risorsa ambientale dei versanti di Monte Liuru, del Monte 

Ferru e del promontorio di Capo Ferrato 

11808. La risorsa ambientale dei versanti di Monte Liuru, del Monte 

Ferru e del promontorio di Capo Ferrato 

11809. Il policentro insediativo di Tuerra, Camisa, L'Annunziata, 

Masone Pardu 


11810. La risorsa ambientale della piana di Piscina Rei e di Capo 

Ferrato 

11811. Gli insediamenti turistici stagionali di Piscina Rei 

11812. La risorsa turistica di Cala Sinzias, Costa Rei, Piscina Rei 

11813. L'organizzazione dell'ambito agricolo di Piscina Rei- 

Capoferrato 

11814. L'organizzazione dell'ambito agricolo di Pranu Malloccu 

11815. La risorsa ambientale dei versanti di Monte Cannas, Bruncu 

Antoni Acca, Monte Nai e Serra Sa Tiria 

11816. L'insediamento turistico stagionale di Costa Rei 

11817. Gli insediamenti turistici stagionali di Santa Giusta, della piana 

di Su Cannisoni e di Cala Sinzias 

11818. L'organizzazione della produttività agricola nella piana di 

Masone Pardu, Sitò, Masone Murtas e di San Pietro 

11819. La singolarità insediativa di Castiadas nei versanti 

pedemontani di Bruncu Su Adulu 

11820. L'organizzazione produttiva agricola nei versanti collinari del 

Monte S'Ollastinu 

11821. La risorsa ambientale della piana costiera di Cala Pira 

11822. La risorsa ambientale del promontorio di Sinzias 

11823. L'insediamento turistico stagionale di Cala Pira 

11824. L'organizzazione produttiva agricola lungo la destra 

idrografica del Rio Perdosu 

11825. L'organizzazione produttiva agricola tra il Rio Perdosu e il Rio 

Masoni Pardu 

11826. L'ambito insediativo rurale in località La Mandria 

11827. La risorsa turistico-ambientale della spiaggia di Cala Pira 

12001. La diffusione insediativa pedemontana attorno al sistema 

viario alla base dei rilievi del Marganai 

12002. La direttrice insediativa infrastrutturale fra Domusnovas ed 

Iglesias 

12003. Ambito dell'organizzazione insediativa attorno alla direttrice 

fluviale del Rio Arrali 

12004. Diffusione insediativa rurale per nuclei sugli ambiti delle 

grandi estensioni fondiarie sulle terrazze alluvinali del Cixerri 

12005. Processi insediativi concentrati su tessuti agricoli intensivi fra 

Su Spurgu e Rio Molenti 

12006. Processi di concentrazione dell'organizzazione produttiva 

agricolo-serricola sulle terrazze alluvionali del Cixerri 

12007. Ambito delle strutture insediative del sistema dei poderi sul 

territorio rurale di Iglesias 

12008. Fascia ambientale dei suoli coltivati sui bordi del Rio Cixerri, 

alla base del rilievo di Monte Ollastu 

12009. Il sistema ambientale del rilievo di Monte Ollastu e dei 

processi di valorizzazione 

12010. Il sistema dei suoli coltivati sui rilievi spianati del bacino del 

Cixerri 


12011. Processi insediativi rurali alla base del rilievo di Monte S. Miai 

12012. Diffusione rurale insediativa sui sistemi delle falde del Monte 

S. Miai 

12013. Processi insediativi periurbani di Domusnovas lungo la valle 

del Rio S. Giovanni 

12014. L'insediamento urbano di Domusnovas lungo il Rio S. 

Giovanni 

12015. Processi di diffusione insediativa nell'ambito di relazione fra 

Domusnovas e Musei compreso fra il Rio S. Giovanni ed il 

Rio S'Arixeddu 

12016. L'insediamento urbano di Musei 

12017. Diffusione insediativa sugli ambiti agricoli con minuta 

tessitura fondiaria ai bordi del Cixerri 

12018. Processi di diffusione rada sugli orti periurbani di 

Villamassargia, ai bordi del Rio Cixerri 

12019. L'insediamento di Villamassargia ai bordi del Cixerri 

12020. Diffusione insediativa rurale su ambiti con regolare tessitura 

fondiaria attorno al Monte Exi 

12021. Diffusione insediativa rurale sui versanti pedemontani delle 

dorsali rocciose sul Cixerri 

12022. Ambito rurale dei processi insediativi per nuclei lungo il Rio 

S'Arixeddu 

12023. Sistema della dominante ambientale del Fiume Cixerri e 

dell'insediamento di Siliqua sulle fasce alluvionali fluviali 

12024. Fascia dell'organizzazione insediativa dei poderi attorno alla 

direttrice della SP 2 

12025. Ambito di relazione fra processi agricoli insediativi della Piana 

del Cixerri e processi di valorizzazione naturalistica delle aree 

montane 

12026. Ambito delle risorse storico ambientali del rilievo di Gioiosa 

Guardia e di Sa Corti de S'Ortu Mannu 

12027. Ambito delle strutture insediative tradizionali dei medaus sul 

bacino di Tanì Corongiu 

12028. Ambito dei poderi sugli ambiti agricoli organizzati per grandi 

divisioni fondiarie 

12029. Organizzazione strutturata dei poderi sulle regolari divisioni 

fondiarie dei suoli fra il Rio Forresu ed il Rio Cixerri 

12030. Organizzazione dei nuclei attorno ai suoli coltivati fra il Rio 

Cixerri, il Rio su Terrazzu ed il Rio Acqua Dolce 

12031. Il tessuto organizzato delle aziende sulle grandi divisioni 

fondiarie dei bassopiani di Siliqua 

12032. Processi di diffusione insediativa rurale rada attorno al sistema 

degli affluenti del Cixerri 

12033. Diffusione insediativa di Is Bingias su ambiti agricoli con 

minuta tessitura fondiaria 

12034. Diffusione periurbana di Siliqua sui bordi del Cixerri 

12035. Organizzazione delle strutture insediative lungo le direttrici 

fluviali e viarie nell'ambito di Zinnigas 


12036. Diffusione insediativa rada attorno al Castello di Acquafredda 

12037. Ambito di relazione ambientale fra il Lago del Cixerri ed il 

Lago di Medau Zirimilis 

12038. Ambito della regimentazione del Rio Cixerri 

12039. Ambito della dominante ambientale infrastrutturale del Lago 

del Cixerri 

12040. Sistema di raccordo fra il lago del Cixerri ed il tratto terminale 

del Rio Cixerri 

12041. Processi insediativi rurali sulla fascia di relazione ambientale 

fra il Lago del Cixerri ed il Flumini Mannu 

12042. Organizzazione dei suoli agricoli parcellizzati ai bordi del 

Lago del Cixerri 

12043. La diffusione insediativa rurale sui rilievi collinari di Siliqua 

lungo la SS 130 

12101. Il sistema delle attività di cava ai bordi delle emergenze 

collinari di Punta de Su Ferru e del Lago del Cixerri 

12102. I processi della diffusione insediativa e serricola di Uta, dalle 

sponde del Cixerri verso l'ambito delle conoidi alluvionali del 

Monte Arcosu 

12103. L'organizzazione strutturata del territorio agricolo di Uta ai 

margini dell'area di sviluppo industriale del Casic 

12104. I processi di utilizzazione mista agricola-industriale del 

territorio infrastrutturato dell'area industriale del Casic 

12105. Processi legati ad attività agricole ed estrattive pedemontane 

sul Rio S. Lucia, sull'imboccatura della valle del Rio Gutturu 

Mannu 

12106. La diffusione e la concentrazione degli impianti serricoli sui 

suoli delle alluvioni recenti della conoide del Rio S. Lucia 

12107. L'ambito di transizione fra i processi agricolo specializzati 

delle colture serricole e le attività agricolo-estrattive 

pedemontane lungo il Rio Santa Lucia 

12108. L'insediamento urbano di Capoterra alla base del rilievo di 

Monte Arbu e del Monte Arrubiu 

12109. La diffusione di insediamenti residenziali ed artigianali lungo 

la fascia periurbana di Capoterra alle pendici dei rilievi del 

Monte Arbu 

12110. La lottizzazione residenziale di Santa Rosa sulla fascia 

pedemontana del rilievo di Monte Arbu 

12111. Processi di diffusione degli insediamenti agricoli residenziali 

della piana delle alluvioni antiche di Capoterra 

12112. Ambito della regimentazione del Rio Santa Lucia 

12113. Gli impianti residenziali organizzati di Poggio dei Pini e della 

Residenza del Poggio, sulle pendici dell’arco collinare 

granitico di S. Barbara 

12114. Il corridoio ambientale-insediativo sul Rio S. Girolamo 

12115. L’ambito territoriale dei seminativi non irrigui sulla piana 

compresa fra Rio Masone ‘e Ollastus e Rio San Girolamo 

12116. L’insediamento residenziale del Rio S. Girolamo 


12117. L'ambito della localizzazione di servizi nell’area di raccordo 

fra Frutti d’Oro e Su Loi, sulla confluenza del Rio S. 

Girolamo e della vallata de Mason ‘e Ollastus 

12118. Il sistema dei servizi di Su Loi e degli impianti residenziali 

organizzati di Torre degli Ulivi e Su Spantu 

12119. La specificità produttiva dei vivai della floricoltura 

specializzata 

12120. Gli ambiti delle colture estensive compresi fra il corridoio del 

Rio Mason'e Ollastu ed il nuovo tracciato della SS 195 

12121. Il sistema delle componenti infrastrutturali e di servizio sulla 

vallata di Flumini Binu, sul nuovo tracciato della SS 195 

12122. L’ambito costiero delle colture specializzate di Villa D’Orri 

12123. Processi della infrastrutturazione industriale negli ambiti 

costieri e pedemontani dell'industria petrolchimica di Sarroch 

12124. Processi di organizzazione dei suoli agricoli negli ambiti 

pedemontani di Punta de Su Seinargiu 

12125. Processi dell'espansione residenziale di Sarroch sulle aree di 

Forada de Is Olias, contigue agli ambiti pedemontani 

12126. L'ambito dei rilievi collinari di S. Giorgio fra la Piana di 

Capoterra e la Piana agricola di Pula 

12127. L'insediamento di Sarroch fra gli ambiti delle aree industriali 

della Saras e la SS 195 

12128. L'ambito territoriale costiero fra Punta Zavorra e Porto Foxi 

12129. Ambito montano di Punta Macciaroni, di relazione fra il 

sistema insediativo della piana di Pula ed i processi insediativi 

di Sarroch 

12130. La componente infrastrutturale del nuovo tracciato della SS 

195 

12131. Le concentrazioni insediative strutturate delle lottizzazioni 

residenziali sulla fascia costiera di La Maddalena Spiaggia e di 

Frutti D’Oro 

12132. L’ambito territoriale organizzato delle aziende agricole di 

Sant’Angelo e San Giuseppe 

12133. Processi insediativi recenti della residenzialità stabile 

nell'ambito delle foci del Rio Santa Lucia, ai bordi della 

Laguna di Santa Gilla 

12201. L'ambito territoriale dell'aeroporto militare di Decimomannu 

12202. Gli ambiti della specializzazione produttiva lungo il Rio 

Mannu di San Sperate 

12203. Il corridoio ambientale del Rio Mannu di San Sperate 

12204. Il centro urbano di San Sperate 

12205. Il centro urbano di Monastir 

12206. Gli ambiti produttivi delle cave di Francischettu e Monte 

Agutzu 

12207. Gli ambiti agricoli di bordo nella piana alluvionale di Monastir 

12208. L'ambito produttivo delle cave di Monte Olladiri 

12209. Gli ambiti della risorsa forestale di Bruncu Arrubiu 


12210. L'ambito della diffusione residenziale e dell'organizzazione 

infrastrutturale di Decimomannu 

12211. Il centro urbano di Decimomannu 

12212. Gli ambiti della diffusione serricola nella piana di Assemini 

12213. Gli ambiti agricoli della piana di Assemini-Elmas 

12214. La risorsa ambientale dei rilievi di Monte Zara, Monte Crabas, 

Monte Agutzu e Bruncu Arrubiu 

12301. Ambito agricolo sulle alluvioni antiche lungo la valle del Riu 

San Gemiliano 

12302. Nucleo insediativo di San Gemiliano 

12303. Ambiti agricoli di Sa Matta Manna ai margini del corridoio 

infrastrutturale della SS 131 

12304. Ambito agricolo della valle del Rio di Sestu 

12305. Ambito agricolo sullo spartiacque Costa su Zippiri- 

Marginarbu 

12306. Ambito agricolo del bacino interno di su Stani di Serdiana sul 

sistema collinare di Santa Maria di Sibiola 

12307. Ambiti di diffusione insediativa agricola periurbana sulla 

soglia miocenica di Sestu 

12308. Insediamento urbano di Sestu 

12309. Ambiti di diffusione insediativa agricola e residenziale sulle 

alluvioni antiche e recenti lungo la valle del Rio is Cannas-Riu 

Durci-Riu Sassu 

12310. Ambito agricolo di su Pranu su Canonigu alla confluenza tra 

Riu Durci e Riu Sassu 

12401. L'ambito della produttività agricola nel sistema collinare e 

nella piana di San Lorenzo e del Rio Saliu 

12402. L'ambito della produttività agricola nel sistema collinare e 

nella piana alluvionale del Rio Selargius 


nell'area collinare di Sa Pira 

12404. La frammentazione fondiaria nei territori agricoli del sistema 

collinare e nelle piane alluvionali dei Rii Su Padru, Foxi, 

Corongiu e Barzolu 

12405. L'insediamento urbano di Sinnai 

12406. L'insediamento urbano di Settimo San Pietro 

12407. L'insediamento urbano di Maracalagonis 

12408. I territori agricoli di bordo nella piana del Rio Is Cungiaus e 

Riu Su Padru 

12409. L'insediamento collinare di Tasonis nei versanti pedemontani 

del Rio Corongiu e Barzolu 

12410. Le attività estrattive di cava di Spialis di Mortola 

12501. La diffusione degli insediamenti residenziali tra il Rio 

Corongiu e la SS 125 

12502. La risorsa ambientale e boschiva dei versanti pedemontani 

della valle del Riu Longu/Riu Sa Pispisa 


12503. Il nucleo residenziale e produttivo di San Basilio e la 

diffusione degli insediamenti produttivi lungo l'alveo del Riu 

Longu/Riu Sa Pispisa 

12504. L’ambito territoriale dell’insediamento storico di San Gregorio 

12505. La singolarità insediativa storica di San Gregorio e la 

diffusione degli insediamenti residenziali di Riu Longu 

12506. Il nucleo insediativo residenziale di San Paolo 

12507. L'ambito insediativo di impianto recente in prossimità del Rio 

Sa Forada 

12508. Il centro residenziale del Villaggio delle Mimose 

12509. Gli ambiti produttivi nei versanti collinari e in prossimità del 

Riu Longu 

12510. L'ambito insediativo di impianto recente nei versanti collinari 

di Bruncu Lilliu 

12511. Il centro residenziale del Villaggio dei Gigli 

12512. L'ambito insediativo di impianto recente nei versanti collinari 

di Bruncu Lilliu 

12513. Il centro residenziale del Villaggio delle Rose 

12514. La diffusione insediativa residenziale della valle del Rio Monte 

Nieddu 

12601. L'ambito produttivo nei versanti pedemontani e in prossimità 

del Rio Piscina Nuscedda 

12602. L'ambito produttivo e degli insediamenti rurali nei versanti di 

Bruncu Lepuris 

12603. Gli annucleamenti produttivi e gli insediamenti rurali in 

prossimità della singolarità storica di San Pietro Paradiso 

12604. Gli insediamenti rurali e residenziali nell’area montana dei 

Sette Fratelli e della valle del Rio Monte Cresia 

12605. Gli insediamenti rurali e produttivi di Sa Corti alle pendici del 

Monte Eccas 


nell'area montana dei Sette Fratelli e nei versanti di Bruncu Su 

Adulu e della foresta di Minniminni 

12607. La risorsa ambientale dell'ambito territoriale di Bruncu Su 

Gattu 

12608. La risorsa ambientale dell'ambito territoriale di Bruncu Bentu 

Estu 

12609. La risorsa ambientale dell'ambito territoriale e degli 

insediamenti rurali dei versanti di Monte Porceddus 

12610. L'ambito della riforestazione produttiva e degli insediamenti 

rurali lungo la valle del Rio Camisa 

12611. Gli insediamenti rurali e gli ambiti produttivi di Monte Paulis 

e della valle del Rio Corti Ois 

12612. Gli ambiti produttivi nei versanti di Monte Paulis 

12613. Gli ambiti produttivi di Bruncu Birrocci 

12614. Gli insediamenti rurali di Su Reu lungo la valle del Rio Solanas 


12615. La risorsa ambientale del versante granitico costiero di Bruncu 

S'Antinta e Monte Maria 

12616. La risorsa ambientale del complesso montano dei Sette 

Fratelli 

12901. Il corridoio ambientale fra Capoterra e Santadi lungo la valle 

del Rio Gutturu Mannu 

12902. Il percorso ambientale fra il sistema dei rilievi di Punta de Su 

Luru, Punta Montilongu, Punta Moru Nieddu, Punta Maxia, 

Punta Acqua Callenti, Punta Ginestra, Punta Bidda Beccia, 

Monte Ossiga, Ega sa Corti 

12903. Il corridoio ambientale verso Punta Maxia lungo il canale di Is 

Canargius 

12904. Il corridoio ambientale verso Punta Monti Longu lungo la 

valle del Rio Nieddu 

12905. L'arco viario ambientale attorno a Punta Cresia e Monte 

Calcinaio, fra la valle del Rio Palaceris e del Rio Perda 

Pertunta 

12906. Il percorso ambientale di raccordo fra gli ambiti forestali di 

Piscina Manna e di Is Cannoneris 

12907. Il percorso ambientale di raccordo fra il sistema viario su 

Punta Maxia-Punta Su Luru e gli ambiti forestali di Is 

Cannoneris 

12908. La direttrice viaria verso il comparto ambientale del Monte 

Lattias 

12909. Percorso ambientale-insediativo fra Nuxis e Monti Genna 

Spina 

12910. Il sistema dei crinali fra Monte Nieddu, Monte Sa Mirra e 

Monte Tirocu 

12911. Il sistema ambientale della dorsale del Terraseo Rosas e del 

Monte Lattias - Monte Arcosu 

12912. Il sistema ambientale insediativo di Sirri e dei Medaus sui 

rilievi di Monte Sa Carrozzedda 

12913. Il sistema del medau S. Giuliana, del Canale Peddori e Punta 

Narboneddu 

12914. Ambito rurale compreso fra il sistema dei Medaus de Is 

Fonnesus e di Su Conti 

12915. Ambito dei processi insediativi rurali del sistema di Canale 

Garamanna, Monti Perda e la direttrice viaria Perdaxius 

Carbonia 

12916. Ambito dei processi insediativi rurali lungo la direttrice viaria 

Perdaxius - Carbonia 

12917. Ambito dei processi insediativi rurali sul Monte S. Miai, del 

sistema di Funtana Egua, Punta del Castello di Casas e la 

Azienda Stocchino 

12918. Ambito dei processi insediativi rurali su Punta Su Benazzu 

12919. Ambito dei processi insediativi rurali lungo il Rio Genna de 

Morus ed il Rio de Santu Tomau sotto M. S. Miai 

12920. Ambito dei processi insediativi rurali su Punta Sa Tiria 


12921. Ambito dei processi insediativi rurali contigui ai sistemi 

minerari di Guennì e Monte Scorra 

12922. Ambito dei processi insediativo minerari di Guennì 

12923. Corridoio di raccordo fra aree rurali 

12924. Processi insediativi rurali 

12925. Processi di erosione delle aree dei pascoli 

12926. Aree rurali 

12927. Aree di scavo 

12928. Il nucleo insediativo di Terraseo e l'ambito dei processi rurali 

12929. Sistema insediativo rurale sull'affluente del Rio Gutturu 

Cannedu 

12930. Sistema delle aree di pascolo con il sistema insediativo rurale 

in relazione ambientale con il Rio Gutturu Cannedu 

12931. Aree di pascolo ed arbustive in relazione con il sistema 

insediativo rurale sul Rio Gutturu Cannedu 

12932. Sito minerario abbandonato 

12933. Ambiti di relazione con il sistema minerario di Orbai 

12934. Ambito dei processi di valorizzazione del sistema insediativo 

minerario di Orbai 

12935. Ambito dei processi insediativi rurali e minerari di Rosas 

12936. Processi rurali insediativi contigui a siti minerari dismessi 

12937. Ambito pedemontano delle attività dell'estrazione delle acque 

minerali di Zinnigas -S. Giorgio 

12938. Sistema ambientale di raccordo fra Cixerri e Nuxis-Santadi - 

Terraseo lungo la direttrice viaria della SS 293 

12939. Ambito del sistema infrastrutturale ambientale del Lago 

artificiale di Bau Pressiu 

12940. Processi rurali insediativi fra il Lago di Bau Pressiu verso i 

comparti montani di M. Genna Spina 

12941. Processi rurali insediativi sotto il Monte Paris 

12942. Ambito del sistema infrastrutturale ambientale del Lago 

artificiale di Medau Zirimilis 

12943. Ambiti di relazione fra le diffusioni insediative della piana di 

Santadi e gli ambiti montani di Monte Nieddu 

12944. Ambito della gestione dell'Ente Foreste 

12945. Ambito delle aree boschive lungo la valle del Rio Gutturu 

Mannu 

12946. Ambito della gestione dell'Ente Foreste lungo il percorso 

ambientale su Punta Maxia Punta Moru Nieddu 

12947. Ambito dei processi rurali insediativi e delle gestioni speciali 

dell'Ente Foreste su Punta Sebera e Rocca Gravellus 

12948. Ambito dei processi di gestione dell'Ente Foreste 

12949. Processi rurali sulle aree di relazione con gli ambiti della tutela 

dell’Ente Foreste 

12950. Ambiti di relazione dei processi insediativi rurali fra Domus 

de Maria e Teulada 


12951. Ambiti delle gestioni dell’Ente Foreste 



12954. Ambito di relazione fra processi rurali e gli ambiti della tutela 

dell’Ente Foreste 

12955. Ambito dei processi insediativi e rurali di fruizione delle aree 

pedemontane contigue alle aree forestali 

12956. Comparto ambientale montano, di relazione con gli ambiti 

della infrastrutturazione scientifica del Parco Tecnologico sul 

Rio Palaceris 

12957. Processi insediativi rurali sui sistemi ambientali, montaniidrografici 

di Monte Pisanus - Punta Efis Foi e di Gutturu 

Efis Foi e di Gutturu Sa Tuvara 

12958. Ambito di relazione ambientale dei processi insediativi rurali 

fra Domus de Maria e Teulada 

12959. Ambito roccioso vegetato 

12960. Sistema di aree di pascolo connesse da rete viaria rurale 

12961. Ambito roccioso vegetato 

12962. Sistema ambientale del furriadroxius di Gennionimus sul Riu 

Murteras e sulla direttrice Santadi –Teulada 

12963. Processi rurali insediativi in relazione con la direttrice viaria 

Santadi - Teulada 

12964. Processi insediativi rurali dei nuclei montani sul sistema 

ambientale del Canale de Is Argenteras 


ambientale del Canale de Agostino Pili 


ambientale del Canale de Is Sannas 

12967. Processi insediativi rurali del sistema del medaus is Cruzzu e 

delle aree del rimboschimento 

12968. Processi insediativi rurali sul sistema del canale di Gutturu 

Sporta sulla rete dei percorsi montani 

12969. Processi insediativi rurali attorno al sistema della dominante 

ambientale di Punta Sebera 

12970. Processi insediativi rurali lungo la direttrice ambientale del Riu 

Gutturu Sporta 

12971. Processi insediativi rurali sul sistema ambientale del Rio Sisca 

e dell'Arcu de Su Sessini sulla rete dei percorsi montani 

12972. Processi insediativi rurali sul sistema ambientale del Rio Sisca 

12973. Processi insediativi rurali sul sistema del Rio Sisca 

12974. Processi insediativi dei Medaus e dei percorsi rurali sul sistema 

del Rio Sisca e del Monte Entosu 

12975. Processi insediativi dei Medaus e dei percorsi rurali sul sistema 

del Rio de Monte Orbai-Rio de Sa Craba e della Punta Perda 

Sa Cracaia 

12976. Presenze insediative sulla dominanate ambientale di Punta 

Sebera 


12977. Processi insediativi e aree di pascolo nell'ambito della 

Caserma Forestale di Is Cannoneris 

12978. Processi insediativi rurali 

12979. Comparto ambientale montano di relazione con il sistema 

della infrastrutturazione scientifica del Parco Tecnologico e 

con le aree delle gestioni speciali forestali di Piscina Manna 

12980. Direttrici ambientali di relazione fra gli ambiti delle piane di 

Uta-Capoterra ed i comparti montani lungo il Rio Gutturu 

Mannu 

12981. Ambito di relazione ambientale dei processi insediativi rurali 

pedemontani fra Capoterra ed i comparti montani 

13001. Gli ambiti agricoli e dell'organizzazione infrastrutturale sulla 

sponda destra del Rio Cixerri 

13002. Le aree del sistema perilagunare settentrionale di Santa Gilla 

13003. Le aree interessate dagli interventi di bonifica idraulica degli 

immissari Rio Fluminimannu, Rio Cixerri 

13004. La risorsa ambientale della laguna di Santa Gilla 

13005. L'area dell'aeroporto civile e militare di Elmas 

13006. L'ambito dell'organizzazione dei servizi commerciali in 

prossimità dell'aeroporto di Elmas 

13007. L'ambito territoriale dei bacini di fanghi di dragaggio e gli 

insediamenti in prossimità di Punta San Pietro 

13008. Gli ambiti territoriali del complesso delle saline di S. Gilla 

13009. Gli insediamenti nella paleo-isola di Sa Illetta 

13010. L'ambito perilagunare interessato dalle infrastrutture (ferrovia) 

13011. L’organizzazione urbana delle infrastrutture sovralocali 

(porto, ferrovia, centri commerciali, strutture produttive) 

13012. L’area del porto industriale di Cagliari 

13013. Gli insediamenti e le infrastrutture lungo il cordone litorale di 

La Plaia e l'ambito delle colmate detritiche 

13014. La risorsa ambientale del cordone litorale di La Plaia 

13015. L’organizzazione insediativa delle strutture di servizio delle 

saline Conti Vecchi 

13101. I processi di localizzazione delle strutture produttive e 

commerciali lungo la SS 131 

13102. Il tessuto continuo delle strutture produttive e commerciali di 

Cagliari, Elmas e Sestu tra la SS 130 e la SS 131 

13103. Il centro urbano di Assemini 

13104. L'area produttiva e di cava delle Fornaci di Assemini 

13105. L'ambito delle discariche dei materiali della miniera di Silius in 

prossimità del Fluminimannu 

13106. La diffusione degli insediamenti residenziali e produttivi nei 

territori di Assemini ed Elmas 

13107. Il centro urbano di Elmas 

13108. L'ambito delle singolarità insediative di Villa Asquer, 

dell'Istituto Agrario e della Casa Santa Caterina 

13109. Il corridoio infrastrutturale della SS 130 


13201. L'ambito urbano delle strutture di servizio sovralocale 

(ospedali, strutture commerciali, strutture sportive) 

13202. L'ambito residenziale, produttivo e commerciale di Is Corrias 

13203. La localizzazione degli impianti produttivi e commerciali 

lungo la SS 554 e delle strutture di livello sovralocale in 

prossimità del Riu Saliu (Università, Policlinico) 

13204. Gli insediamenti residenziali e produttivi della piana di San 

Lussorio 

13205. La localizzazione degli impianti produttivi e commerciali 

lungo la SS 554 

13206. L'organizzazione degli impianti produttivi artigianali e 

commerciali tra i rii Selargius e Is Cungiaus 

13207. Gli ambiti di espansione dell'area produttiva e commerciale di 

Settimo San Pietro 

13208. L'organizzazione degli impianti produttivi artigianali e 

commerciali nei territori di Quartucciu 

13209. Gli ambiti residenziali in prossimità della SS 554 

13210. Gli ambiti produttivi e commerciali e della localizzazione dei 

servizi di livello sovralocale tra il bacino del Simbirizzi e la SS 

554 

13301. Il tessuto insediativo dell'area urbana di Cagliari-Pirri 

13302. Il parco urbano del colle di San Michele 

13303. Il parco urbano del colle di Monte Claro 

13304. Il parco urbano di Tuvixeddu-Tuvumannu 

13305. La risorsa ambientale del Monte Sant’Elia e Monte Urpinu 

13306. Il tessuto insediativo dell'area urbana di Monserrato e di 

Selargius 

13307. L'ambito dei servizi urbani nell'area di colmata del Terramaini 

13308. L'ambito della trasformazione insediativa nell'area peristagnale 

di Terramaini 

13309. L'ambito della trasformazione insediativa nell'area peristagnale 

di Terramaini 

13310. L'ambito dei servizi urbani nella piana del Terramaini 

13311. L'organizzazione degli insediamenti produttivi e commerciali 

lungo il Viale Marconi tra Cagliari e Quartu S. Elena 

13312. L'organizzazione degli insediamenti produttivi e commerciali 

lungo il Viale Marconi tra Cagliari e Quartu S. Elena 

13313. L'ambito della trasformazione insediativa nella piana di Santa 

Lucia 

13314. Il tessuto insediativo dell'area urbana di Quartucciu 

13315. Gli ambiti dell'espansione residenziale, delle strutture di 

servizio urbano e del risanamento ambientale 

13316. Gli insediamenti produttivi, commerciali e di servizio nell'area 

peristagnale di Su Idanu 

13317. Gli ambiti del risanamento urbano e della diffusione delle 

strutture produttive e commerciali 

13318. Il tessuto insediativo dell'area urbana di Quartu Sant'Elena 


13319. La risorsa ambientale-naturalistica del Bellarosa Minore 

13320. L’organizzazione produttiva delle saline (Stagno di Quartu, 

Saline di Stato, Medau Su Cramu) 

13321. I processi di colonizzazione a bassa densità insediativa del 

paleocordone litorale di Is Arenas 

13322. La risorsa ambientale-naturalistica del Perda Longa 

13323. L'ambito dell'espansione residenziale e della localizzazione dei 

servizi urbani di Pizz'e Serra e Margine Rosso 

13324. L’organizzazione produttiva delle saline 

13325. Il quartiere residenziale lungo il cordone litorale del Poetto 

13401. L’ambito agricolo di margine tra la SS 554 e l’area peristagnale 

del Simbirizzi 

13402. L’ambito territoriale della risorsa ambientale del bacino di 

Simbirizzi 

13403. L’ambito dell’espansione residenziale di Su Paris 

13404. L’ambito del risanamento ambientale delle cave e delle 

discariche di Su Paris 

13405. La dispersione residenziale del versante meridionale del 

bacino di Simbirizzi 

13406. Il tessuto agricolo-residenziale di Flumini 

13407. Il quartiere giardino residenziale lungo la fascia costiera del 

Margine Rosso 

13408. L’organizzazione dei nuovi quartieri residenziali in prossimità 

del rio Foxi 

13409. L’area produttiva interessata dalle cave di Cuccuru Gannì 

13410. La concentrazione insediativa nell’area agricola pre-collinare 

di Flumini 

13411. La struttura insediativa residenziale e produttiva di Flumini 

13412. La diffusione insediativa compresa tra il Rio Corongiu e Rio 

Sa Pispisa nell’ambito territoriale di Sant’Isidoro 

13413. L’organizzazione dell’insediamento turistico-residenziale 

nell’ambito pre-collinare di Capitana 

13414. Il tessuto insediativo turistico-residenziale sul fronte mare 

Foxi-Costa degli Angeli 

13415. Gli insediamenti residenziali nelle collina di Pizz’e Serra 

13416. L’area dei servizi urbani di interesse sovralocale di Pizz’e Serra 

13417. Il tessuto residenziale di Sant’Andrea 

13418. Il tessuto residenziale di Sant’Andrea 

13419. Il porto turistico di Costa degli Angeli 

13420. Il quartiere giardino residenziale nell’ambito collinare del 

Margine Rosso 

13421. Il territorio delle attività agro-ambientali tra gli ambiti 

residenziali di Capitana e l’area montana dei Sette Fratelli 

13501. L'insediamento turistico stagionale di Marina delle Nereidi 

13502. Gli insediamenti rurali nella valle del Rio Geremeas 


13503. Gli insediamenti turistici stagionali di Torre delle Stelle e 

Geremeas 

13504. Gli insediamenti rurali e turistici diffusi di Baccu Mandara 

13505. La dispersione degli insediamenti rurali lungo la valle del Rio 

Solanas 

13506. La diffusione degli insediamenti turistici stagionali della valle 

del Rio Solanas 

13507. L’insediamento residenziale strutturato di Solanas 

13508. La risorsa turistico-ambientale della spiaggia di Solanas 

13509. La risorsa turistico-ambientale della spiaggia di Portu Sa Ruxi 

13510. L'insediamento turistico stagionale di Portu sa Ruxi 

13511. La risorsa turistico-ambientale della spiaggia di Campus 

13512. L'insediamento turistico stagionale nella piana del Rio Foxi 

13513. La diffusione degli insediamenti produttivi e rurali nella piana 

del Rio Foxi 

13514. La risorsa ambientale del sistema collinare di Cuccureddus e 

di Campulongu 

13515. L'insediamento turistico stagionale nella piana e nel sistema 

collinare di Campu Longu 

13516. La risorsa turistico-ambientale della spiaggia di Campulongu 

13517. La città costiera di Villasimius 

13518. La risorsa ambientale del sistema collinare di Bruncu 

Espollittus 

13519. La risorsa ambientale del sistema collinare di Bruncu Bigia 

Arrabia e di Bruncu Tiriargiu 


nell'area collinare Monte Maccioni 

13521. L'insediamento turistico stagionale di Is Traias 

13522. La risorsa turistico-ambientale della spiaggia di Simius 

13523. L'insediamento turistico-residenziale nella piana di Simius 

13524. L'insediamento turistico stagionale di Tanca Village 

13525. La risorsa turistico-ambientale della spiaggia di Simius 

13526. La diffusione degli insediamenti turistici residenziali e 

alberghieri nella piana costiera e ai bordi dell’area stagnale di 

Noteri 

13527. Gli ambiti interessati dalle strutture di servizio al turismo 

(porto turistico, campeggio) nella cala di Torre Vecchia 

13528. L'ambito perilagunare dello stagno di Noteri 

13529. La risorsa ambientale dello stagno di Noteri 

13530. La risorsa ambientale di Capo Carbonara 

13531. L'insediamento turistico stagionale di Santo Stefano nel 

promontorio di Capo Carbonara 

13532. La risorsa ambientale dell'Isola di Serpentara 

13533. La risorsa ambientale dell'Isola dei Cavoli 

13801. Sistema dei corpi dunari di Punta S'Arena 

13802. L'ambito agricolo nella piana costiera di Corongiu Ali 


13803. L'area di rimboschimento nella fascia costiera in località S'Ega 

Manna 

13804. Piana agricola costiera di San Giovanni Suergiu 

13805. Nucleo insediativo agricolo di Matzaccara 

13806. Area riparia marino-lagunare e freccia litoranea di Punta 

Trettu 

13807. L'impianto di acquacoltura in localita Guardia Craboni 

13808. Area riparia del sistema marino-lagunare di Sant'Antioco 

13809. L'organizzazione insediativa tradizione dei Medaus nella piana 

costiera di San Giovanni Suergiu 

13810. L'organizzazione insediativa del centro urbano di San 

Giovanni Suergiu lungo le direttrici viarie della Sulcitana e 

della SS 126 

13811. La Piana agricola di Tratalias 

13812. L'insediamento urbano di nuova fondazione di Tratalias 

13813. L'insediamento storico di Tratalias 

13814. La struttura insediativa urbana a impianto ortogonale di 

Palmas 

13815. Sistema umido dello Stagno di Santa Caterina-Salina di 

Sant'Antioco 

13816. Sistema fluviale regimato della foce del Riu Palmas 

13817. Sistema umido costiero dello Stagno di Mulargia e di Porto 

Botte e Baiocco 

13818. Piana agricola costiera fra Monte Palmas e lo Stagno di 

Mulargia 

13819. Il rilievo del Monte Palmas 

13820. I rilievi di Monte Pranu e Monte Crobu di sponda alla diga del 

lago artificiale 

13821. Lago artificiale di Monte Pranu 

13822. L'ambito agricolo e dei pascoli ai margini meridionali dei 

rilievi di Monte Crobu 

13823. L'ambito agricolo delle colture erbacee e cerealicole nell'area 

di Campissa 

13824. La piana agricola periurbana di Giba 

13825. L'organizzazione insediativa del centro urbano di Giba lungo 

la direttrice viaria della Sulcitana 

13826. I margini agricoli e naturali dei rilievi di Monte Perda Morta- 

Monte Medau-Monte Sa Turri 

13827. La piana agricola periurbana di Piscinas 

13828. L'organizzazione insediativa del centro urbano di Piscinas 

lungo le direttrici infrastrutturali viarie 

13829. Il bordo agricolo e naturale sulla fascia pedemontana di 

Piscinas 

13830. La direttrice agricola montana lungo il corso del Riu di 

Piscinas 

13831. L'insediamento di Villarios sui rilievi vulcanici di Giba 


13832. L'organizzazione della rete idraulica dell'ambito agricolo della 

piana alluvionale costiera di Giba-Masainas-Sant'Anna Arresi 

13833. Rilievi vulcanici di Masainas 

13834. L'organizzazione insediativa del centro urbano di Masainas 

lungo la direttrice viaria della sulcitana 

13835. Il contesto produttivo agricolo di Masainas e Sant'Anna Arresi 

ai margini orientali della piana costiera 


costiera di Masainas 

13837. Sistema dei rilievi dell'area montuosa di Monte Floris, Serra 

Manna, Serra sa Laccana, Monte Moddizzi ai margini 

occidentali del massiccio del Sulcis 

13838. Rilievi di Monte Sarri e Monte sa Perda nella fascia costiera 

tra Porto Pino e Paristeris 

13839. L'organizzazione delle attività agricole sui versanti del Monte 

Sarri e Monte sa Perda 


agricola di Sant'Anna Arresi 

13841. Gli ambiti collinari in località di Erbaxi-Corti Attongiu tra la 

piana costiera e l'abitato di Sant'Anna Arresi 

13842. L'organizzazione insediativa del centro urbano di Sant'Anna 

Arresi lungo la direttrice viaria della sulcitana 

13843. L'ambito agricolo di margine all'abitato di Sant'Anna Arresi 

13844. L'insediamento turistico residenziale di Porto Pino 

13845. Sistema umido costiero della peschiera di Porto Pino 

13846. L'organizzazione agricolo-insediativa sulla piana di Sant'Anna 

Arresi 

13847. La direttrice insediativa montana di Gùtturu Saidu, Su de is 

Seis, Su Fonnesu 

13901. Ambito vincolato degli usi militari sulle aree della tutela 

ambientale sulla piana di Sa Portedda 

13902. Ambito dei vincoli militari sulle aree della tutela ambientale 

del sistema costiero e dei rilievi fra Punta Tintionargiu e 

Monti Lapanu 

13903. Il sistema ambientale del bacino fra Punta Acuzza e Punta Is 

Guardianus afferente al settore costiero di Porto Tramatzu 

13904. Ambito di relazione attorno allo spartiacque di Monte Idu sul 

Rio Leonaxi e sulla piana di S. Isidoro 

13905. Sistema delle strutture insediative turistiche e portuali del 

Porto Tramatzu e del Porto di Teulada 

13906. Processi turistici sui versanti costieri di Punta Murteras - 

Punta de is Guardianus e sui bordi della Ria di Teulada 

13907. Sistema produttivo-ambientale della peschiera e del 

porticciolo tradizionale sulla Ria di Teulada 

13908. Processi di diffusione insediativa residenziale sul tessuto 

agricolo intensivo lungo la valle del Rio Leonaxi 

13909. Ambito montano di Punta Planedda e della Serra del 

Calcinaio, di relazione ambientale con il Rio Leonaxi 


13910. Ambito degli insediamenti e degli usi rurali pascolativi sui 

rilievi di Punta Campu de Pira 

13911. Sistema delle strutture turistico ricettive e turistico residenziali 

sulla piana costiera di Porto Sa Canna 

13912. Ambito delle insenature sulla costa rocciosa di Guardia 

Manna 

13913. Il sistema degli accessi alle aree collinari nel bacino di Punta 

Planedda 

13914. Processi insediativi turistici di Campionna e di Piscinnì sul 

sistema della direttrice ambientale del canale Trega Drusu, 

delle zone umide e del canale di Piscinnì 

13915. La diffusione degli insediamenti rurali tradizionali dei 

Furriadroxius sulla valle del Canale di Malfidano 

13916. I servizi stagionali alle attività diportistiche sulla Peschiera 

della Ria di Capo Malfatano 

13917. La singolarità dell’approdo naturale della Peschiera della Ria di 

Capo Malfatano 

13918. Processi della residenzialità e fruizione turistica di Tuerredda e 

Perda Longa 

13919. Diffusione insediativa rurale di Sa Portedda 

13920. Specificità ambientale-insediativa del nuraghe e del 

furriadroxiu di Antonio Pia 

13921. Direttrice insediativa ambientale del sistema dei furriadroxius 

di Giuanni Arcaxiu, is Carillus, is Scattas lungo il tratto 

Teulada - Santadi ed il Rio is Scattas 

13922. Specificità ambientale-insediativa del furriadroxiu di Sa Tiria 

lungo il Gutturu Sa Tiria 

13923. Processi dell'organizzazione insediativa agricola della Piana di 

S. Isidoro, sulla rete dei canali naturali e dei furriadroxius, 

lungo il tratto Teulada-Sant'Anna Arresi 

13924. Sistema dei rilievi collinari di Punta de Su Scovargiu, Pranu de 

Si Ilixi, Monte Arrubiu verso Teulada e delle valli del Rio Sa 

Rutedda e del Rio Cruccuroni lungo la direttrice Santadi- 

Teulada 

13925. Specificità ambientale-insediativa del furriadroxiu di Langoni 

lungo il canale di Tommaso Giacu 

13926. La singolarità insediativa del centro urbano di Teulada e sul 

Rio Monti - Rio Leonaxi 

13927. La rete insediativa dei percorsi e delle aree dei pascoli e del 

rimboschimento sui versanti collinari lungo le direttrici del 

sistema idrografico del Rio Leonaxi-Rio Monti 

13928. Nucleo insediativo lungo il Rio Cruccuroni 

13929. Sistema insediativo del Furriadroxiu Arrubiu lungo la 

direttrice Teulada - Santadi, attorno al Rio de Tommaso 

Giacu 

13930. Processi rurali e di rimboschimento nell'ambito del Rio Monti 

13931. Ambito dei rilievi lungo il Rio Monti 

13932. Diffusione insediativa rurale lungo la direttrice montana per 

Punta Gutturu Casola 


13933. Nucleo rurale su Punta S. Micheli ai bordi delle aree di 

rimboschimento 

13934. Aree rurali periurbane 

13935. Ambito collinare montano di Punta Su Scorriu, Rocca 

Niedda, Punta de S'Ega de Su Tramatzu, di relazione fra le 

strutture dell'insediamento turistico costiero 

14001. Processi della diffusione insediativa agricolo-turistica sulla 

Piana di Spartivento 

14002. Sistema degli insediamenti della ricettività turistico alberghiera 

fra le piane di Spartivento e di Tanca Sa Tuerra sul Monte 

Settiballas e Monte Cogoni 

14003. Ambito agricolo dei processi di conversione delle attività della 

filiera dell'allevamento bovino verso l'offerta di servizi turistici 

14004. L’insediamento residenziale turistico di Brigara e Corti Sa 

Perda sulla valle del Rio Baccu Mannu e sui versanti 

meridionali del Monte Settiballas 

14005. L’insediamento storico di Baccu ‘e Idda 

14006. Sistema delle strutture insediative residenziali turistiche e 

tradizionali agricole orientate all’offerta e produzione di 

servizi e beni per il turismo lungo la valle del Rio Chia 

14007. Sistema dei processi di fruizione ambientale turistico costiero 

e dei processi di degrado ambientale del Monti sa Guardia 

14008. Ambito dei processi agricoli e della residenzialità tradizionale 

dei medaus nell'ambito periubano di Domus de Maria 

14009. L'insediamento di Domus de Maria sui bordi della valle del 

Rio Mannu 

14010. Processi rurali-insediativi sull'ambito periurbano di Domus de 

Maria lungo il corridoio ambientale del Rio Mannu 

14011. Struttura rurale contigua agli ambiti dei pascoli di Punta sa 

Cruxi e Punta S' Ilixi Antosu 

14012. Ambiti dei pascoli di Punta sa Cruxi e Punta S' Ilixi Antosu 

14013. Corridoio infrastrutturale viario sul sistema ambientale de 

S'Arcu de Is Cassadoris, Is Cannoneris, Punta Sebera 

14014. Ambito montano dei rilievi di Punta Antiogu Nieddu e Punta 

Is Crobus 

14015. Ambito dei processi agricolo estensivi e delle strutture 

serricole lungo la valle del Rio Mannu - Rio di Chia 

14101. Il corridoio ambientale insediativo del Rio Mannu-Rio Pula 

14102. Il sistema delle attività rurali ai bordi della piana del Rio 

Mannu-Rio Pula 

14103. L’organizzazione del sistema dei poderi sui territori collinari 

fra Monte Mereu e Monte Arrubiu 

14104. Le attività di cava sui versanti del Monte Arrubiu 

14105. Il nucleo rurale residenziale di Is Crabileddu sui bordi della 

piana agricola di Pula e Villa san Pietro 

14106. L'organizzazione insediativa lineare sui versanti del Monte 

Arrubiu 


14107. La diffusione serricola-residenziale sulla piana olocenica del 

Rio Mannu-Rio Pula 

14108. Il corridoio delle attività produttive e ricreative di Pula e Villa 

San Pietro lungo la SS.195 

14109. Il nucleo residenziale di Perd’e Sali 

14110. L’insediamento di Villa San Pietro sulla direttrice ambientale 

del Rio Mannu-Rio Pula e sulla SS195 

14111. L’ambito agricolo dei seminativi di Tanca Manna strutturato 

secondo grandi divisioni fondiarie attorno al rilievo di Monte 

Mereu 

14112. Il tessuto residenziale costiero di Porto Columbu 

14113. L’insediamento di Pula ai bordi della direttrice ambientale del 

Rio Mannu-Rio di Pula 

14114. L’ambito fluviale del Rio di Pula ai bordi del tessuto agricolo 

periurbano di Pula 

14115. Il nucleo residenziale di Broccetta, sui territori collinari ai 

bordi della SS195 e del Rio di Pula 

14116. Processi agricoli di intensificazione della maglia fondiaria sui 

terreni collinari di Caddori ai margini del Rio di Pula 

14117. La specificità turistico-sportiva e residenziale di Is Molas 

14118. L’ambito dei processi agricoli periurbani di Bingia Gironima, a 

Pula, contigui al tratto finale del Rio di Pula 

14119. Il processo insediativo del tessuto residenziale turistico 

connettivo rado fra Pula, la Baia di Nora e Porto Agumu 

14120. Il complesso storico-religioso ed ambientale di Nora e S. 

Efisio sulla baia di Nora 

14121. Il corridoio ambientale del Rio Palaceris nell'ambito del parco 

naturale di Piscinamanna e del parco tecnologico 

14122. Il sistema insediativo del medau Is Molas sul rio Is Molas 

14123. Il corridoio ambientale del Rio Palaceris nell'ambito della 

piana agricolo costiera di Pula - Santa Margherita 

14124. Cuneo di relazione di Punta Agumu fra i processi insediativi 

periurbani di Pula ed i processi insediativi costieri di Foxi 

e’Sali 

14125. L'organizzazione insediativa costiera strutturata nell'ambito 

della Pineta di Foxi e’ Sali 

14126. L’impianto strutturato agricolo produttivo della diffusione 

serricola e delle residenze sulla Piana di Santa Margherita 

14127. La fascia di transizione dei processi di utilizzazione degli 

ambiti pedemontani, ai bordi della piana di Santa Margherita 

di Pula 

14128. L'organizzazione residenziale turistica sulla fascia costiera 

della Pineta di Santa Margherita 

14129. Il sistema dei nuclei turistico-residenziali di Eden Rock, Sa 

Rocca Dorada e Capo Blu, in relazione con la fascia costiera 

sui versanti di Monti Cravellus, Punta de Santruxera 

14130. Processi di residenzialità e di fruizione turistica sull'ambito 

costiero di Cala Bernardini 


14131. Il nucleo turistico di Pinus Village sull'ambito costiero di Cala 

Bernardini 


ART. 8 ECOLOGIE GEO-AMBIENTALI L.R. 45/89, art.16, lett. a), b) 

220. ECOLOGIA DEL SISTEMA COSTIERO DI PORTO 

PINO 

Il settore costiero in esame, sia emerso che sommerso, mostra una 

spiccata sensibilità morfologica alle modificazioni dei parametri fisici 

che regolano l’evoluzione del sistema di spiaggia. Il bilancio dei 

sedimenti, mancando apporti solidi ad opera di corsi d’acqua, i quali 

vengono intercettati dagli stagni e dal canale circondariale, è regolato 

dall’interscambio spiaggia sommersa-spiaggia emersa-sistema dunare 

che, in assenza di importanti interferenze legate alla presenza di 

infrastrutture ed a eccessivi carichi turistici, può esprimersi in funzione 

delle naturali dinamiche evolutive del sistema. 

Qualsiasi intervento sul sistema di spiaggia (spiaggia sommersa – 

spiaggia emersa – corpi dunari mobili e stabilizzati – settore 

retrodunare) comporterebbe variazioni degli equilibri sedimentari con 

effetti sulle dinamiche di interscambio tra le diverse componenti e sul 

bilancio dei sedimenti. 

221. ECOLOGIA DELLA COSTA DEL SUD 

Il sistema costiero della costa di Teulada appare, dal punto di vista 

morfologico, estremamente complesso e sensibile. Le naturali 

dinamiche morfoevolutive e gli equilibri sedimentari possono pertanto 

essere facilmente alterati dall’intervento dell’uomo e dall’introduzione 

di strutture sia nei settori sommersi, sia in quelli emersi, nonché in 

tutto il sistema orografico che afferisce dal punto di vista 

idrogeologico con quello costiero. 

L’evoluzione geomorfologica e pedologica del settore continentale 

assume grande importanza in relazione ai processi fluviali e di 

dilavamento. L’estensione di alcuni bacini idrografici, il manifestarsi di 

eventi meteorici rilevanti ed eccezionali, l’elevata energia del rilievo ed 

il degrado del manto vegetale, rappresentano fattori predisponenti 

l’attivazione di fenomeni di dissesto idrogeologico sia nel settore 

costiero, sia in quello continentale. Ciò rappresenta una 

predisposizione territoriale all’instabilità morfodinamica che si 

manifesta in seguito l’alterazione degli equilibri morfopedologici e al 

degrado del manto vegetale delle aree interne che racchiudono i bacini 

imbriferi. 

222. ECOLOGIA DELLA COSTA DI CHIA E DEL BACINO 

DEL RIO MANNU-RIO DI CHIA 

Si tratta di un settore costiero ad alta energia, ove possono avvenire, in 

conseguenza di eventi meteomarini più o meno importanti, notevoli 

modificazioni stagionali ed annuali nelle morfologie dei litorali 

sabbiosi. L’alterazione, anche minima, del regime energetico del 

settore sommerso determinerebbe variazioni negli equilibri 

sedimentari dell’unità fisiografica costiera e nelle tendenze evolutive 

dei sistemi di spiaggia. 

Il degrado della prateria di posidonie conseguente azioni meccaniche 

che arrechino danno diretto alla formazione vegetale, variazioni nei 

flussi energetici e nel bilancio sedimentario nel settore sommerso, 


fenomeni d’inquinamento delle acque, innescherebbero 

l’allontanamento verso il settore della piattaforma continentale del 

materiale detritico che verrebbe perciò escluso dal circuito 

sedimentario del sistema di spiaggia. 

Il processo di scalzamento ed erosione delle formazioni dunari 

stabilizzate determina uno squilibrio sedimentario nel sistema di 

spiaggia che, anche se attualmente permette il ripascimento 

dell’avanspiaggia, in tempi più o meno lunghi, con il venir meno 

dell’azione di contenimento delle sabbie trasportate dal vento verso 

l’entroterra, si tradurrà in diminuzione del materiale sedimentario a 

disposizione, con prevedibile arretramento della linea di riva. Inoltre, 

l’eccessivo apporto detritico verso la fascia dominata dalle dinamiche 

marine da parte del sistema dunare in erosione determina, in accordo 

con gli equilibri morfologici e sedimentari dei sistemi di spiaggia, un 

incremento del processo di dispersione verso il largo di tale materiale, 

con conseguente perdita netta di risorsa sabbiosa all’interno del 

sistema. Tali processi sedimentari hanno, inoltre, conseguenze sulla 

distribuzione della prateria di posidonie. 

La particolare configurazione geomorfologica e stratigrafica delle piane 

costiere, caratterizzate da depositi colluvio-alluvionali poggianti su un 

substrato impermeabile posto ben al di sotto del livello del mare, 

costituisce un fattore predisponente l’ingressione marina nelle falde 

costiere. L’eccessivo sfruttamento della risorsa idrica sotterranea 

superiore alla capacità di ricarica della falda stessa determinerebbe 

rilevanti abbattimenti della superficie piezometrica esponendo 

l’acquifero ad irreversibili ingressioni marine. 

223. ECOLOGIA DEL TRATTO COSTIERO TRA PUNTA 

DE SU SCOVARGIU E P.TA D’AGAMU E BACINO 

IDROGRAFICO DEL RIO PALACERIS 

La sensibilità morfologica del settore costiero in esame, emerso e 

sommerso, consiglia, a monte di qualsiasi intervento, un’attenta analisi 

delle attuali dinamiche costiere la cui alterazione, anche attraverso la 

realizzazione di opere finalizzate alla difesa dei litorali dall’erosione, 

determinerebbe irregolarità spaziali nella distribuzione dei sedimenti e 

dell’andamento delle correnti sottocosta. 

Per quanto riguarda le dinamiche che regolano l’evoluzione 

geomorfologica del settore montano assumono grande importanza i 

processi legati alle acque di ruscellamento ed al deflusso lungo le 

principali linee d’impluvio, queste ultime periodicamente soggette ad 

eventi alluvionali che storicamente si sono resi responsabili di ingenti 

danni alle infrastrutture ed alle colture ubicate nella fascia 

pedemontana. 

Il deflusso idrico e solido verso il settore costiero contribuisce al 

naturale ripascimento dei litorali sabbiosi. Ne consegue che qualunque 

intervento che ostacoli o alteri il naturale deflusso dei corsi d’acqua 

verso il settore costiero avrebbe ripercussioni sui già parzialmente 

compromessi equilibri sedimentari dell’unità fisiografica costiera in 

esame. 

224. ECOLOGIA DELLA PIANA DI PULA E DEL SETTORE 

COSTIERO DI NORA 


Il fabbisogno idrico agricolo della piana e delle strutture insediative è 

garantito dalla presenza di una ricca falda sotterranea il cui eccessivo 

emungimento operato sia per scopi agricoli, sia per scopi turistici, può 

determinare problemi di salinizzazione delle falde Il fenomeno della 

salinizzazione delle falde subirà un incremento in conseguenza 

dell’entrata in funzione dello sbarramento sul Rio Monte Nieddu, 

importante affluente del Rio di Pula. Tale opera determinerà una 

drastica riduzione del deflusso superficiale lungo il corso d’acqua con 

conseguente decremento delle acque d’infiltrazione che alimentano la 

risorsa idrica sotterranea. In un simile contesto un inadeguato 

sfruttamento della risorsa idrica sotterranea, superiore alla capacità di 

ricarica della falda, può determinare un irreversibile processo di 

inquinamento della stessa. 

Il settore costiero in esame, sia emerso che sommerso, mostra una 

spiccata sensibilità morfologica alle modificazioni dei parametri fisici 

che regolano l’evoluzione del sistema. L’alterazione delle attuali 

dinamiche costiere, anche attraverso la realizzazione di opere 

finalizzate alla difesa dei litorali dall’erosione, determinerebbe 

irregolarità spaziali nella distribuzione dei sedimenti e dell’andamento 

delle correnti sottocosta. Inoltre la riduzione degli apporti detritici del 

Rio di Pula, in previsione della costruzione dello sbarramento sul Rio 

Monte Nieddu, accentuerà e rendererà di difficile soluzione il 

problema dell’erosione dei litorali. 

225. ECOLOGIA DELLA PIANA DI CAPOTERRA E DEL 

BACINO IDROGRAFICO DEL RIO SANTA LUCIA 

Il mantenimento degli equilibri idrogeologici in questo settore è di 

fondamentale importanza per quanto riguarda la salvaguardia delle 

attuali potenzialità idriche delle falde sotteranee. Ne consegue che 

qualsiasi intervento o attività che riduca il deflusso idrico superficiale 

dei corsi d’acqua, o che impedisca o ostacoli i naturali fenomeni 

d’infiltrazione attraverso canalizzazioni degli alvei fluviali o 

impermeabilizzazioni di ampie porzioni di territorio all’interno della 

stessa piana, determinerebbe la drastica riduzione dell’infiltrazione 

efficace che alimenta la falda con conseguente depressione della 

superficie piezometrica e risalita dell’interfaccia acqua dolce – acqua 

salata. Gli stessi fenomeni possono essere indotti dallo sfruttamento 

eccessivo della risorsa attraverso emungimenti che sovrastimano le 

potenzialità di ricarica della falda. 

Una delle principali problematiche del territorio è rappresentata dal 

periodico manifestarsi di fenomeni di dissesto idrogeologico che 

spesso hanno coinvolto i centri abitati e le strutture viarie. La 

vicinanza ed il netto stacco morfologico tra piana e settore montano 

costituiscono un fattore di predisposizione morfologica al manifestarsi 

di eventi alluvionali nel settore pedemontano e in quello di pianura. 

Tali fenomeni sono inoltre connessi con l’assetto idrogeologico e 

forestale dei bacini idrografici dei corsi d’acqua, cui è legato il 

controllo dei rapporti tra acque di ruscellamento e d’infiltrazione e 

delle modalità di deflusso lungo le aste fluviali. In particolare 

l’ostruzione del deflusso e la presenza di strutture nelle potenziali aree 

di esondazione è all’origine dei rilevanti fenomeni alluvionali che 

recentemente si sono verificati. Questi fenomeni sono spesso causati 

dall’insufficiente dimensionamento dei canali e dei manufatti di 

attraversamento stradale e dall’incremento delle aree impermeabili 


nelle superfici drenanti. Durante eventi di piena i canali artificiali ed i 

corsi d’acqua minori non sempre riescono a smaltire la portata affluita, 

provocando allagamenti dei centri abitati, dove spesso i canali 

vengono intubati. 

Alla luce delle precedenti osservazioni, ostacoli al naturale deflusso 

delle acque lungo le linee di drenaggio, determinerebbero squilibri nei 

processi fluviali con accentuazione dei fenomeni d’esondazione anche 

in aree morfologicamente fuori dalla normale portata delle acque 

fluviali, nonché di erosione laterale delle sponde fluviali e delle 

superfici terrazzate che delimitano l’alveo attuale e la piana olocenica. 

Inoltre qualsiasi intervento lungo gli alvei fluviali e nei settori 

d’nfluenza dei corsi d’acqua, anche finalizzati alla protezione delle 

sponde fluviali ed alla regimazione dei sistema di drenaggio, avrebbero 

ripercussioni sulle dinamiche fluviali in altri settori del sistema 

idrografico. 

226. ECOLOGIA DEL SISTEMA COSTIERO DELLO 

STAGNO DI CAGLIARI 

Al di là della sua attuale specifica configurazione strutturale e 

funzionale, le cui tendenze evolutive risultano essenzialmente 

dipendenti da scelte gestionali dell’articolato sistema di canali artificiali 

e di chiuse, interni e periferici al compendio, la zona umida dello 

Stagno di Cagliari, nel suo significato territoriale più originale e 

completo, rappresenta un ecosistema estremamente complesso e 

dinamico, la cui stabilità e straordinaria efficienza in termini ecologici e 

ambientali risultano sostanzialmente basate sul delicato bilanciamento, 

attualmente significativamente alterato, tra afflussi idrici, solidi e 

nutritivi provenienti dall’entroterra, scambi di materia, organismi 

viventi ed energia con il mare e con il limitrofo sistema di spiaggia, 

regolati dal sistema delle bocche a mare e dei canali sub-lagunari di 

marea, e processi interni di rielaborazione chimico-biologica e di 

evoluzione sedimentaria dei prodotti organici ed inorganici, oggetto 

delle relazioni con le componenti ambientali continentali e marine che 

ad essa afferiscono. 

In funzione di tali caratteri essenziali, qualsiasi considerazione e 

approccio progettuale riguardante la qualità ambientale del settore 

costiero in esame e, particolarmente, del complesso umido nel suo 

insieme non può che avere come riferimento, nell’entroterra, un 

sistema territoriale vasto, esteso all’intero bacino idrografico e 

idrogeologico di appartenenza. 

227. ECOLOGIA DELLA DORSALE STRUTTURALE DI 

CAGLIARI 

Le risorse idriche sotterranee dell’area cagliaritana, oggi trovano 

alimentazione anche dalle cospicue perdite nelle condotte idriche della 

città che vanno ad alimentare un non trascurabile deflusso idrico 

sotterraneo. In questo senso le Arenarie di Pirri sono sede di un 

importante acquifero, permeabile per porosità, la cui falda in alcuni 

settori della città, risulta pressoché superficiale. Anche i sedimenti 

tirreniani e quelli versilliani sono sede di falde di discreta produttività. 

Negli alti strutturali della città sono evidenti fenomeni derivanti dalla 

pregressa attività di cava che, in seguito all’alterazione del profilo dei 

rilievi, ha determinato l’insorgere di intensi processi d’instabilità 


geomorfologica sui versanti, con attivazione di fenomeni franosi di 

crollo nei fronti rocciosi a strapiombo e fenomeni di ruscellamento 

diffuso nelle superfici mediamente inclinate. Le gallerie e le numerose 

cisterne di epoca punica-romane, costituiscono un dedalo di vuoti che 

caratterizza il sottosuolo dell’area cagliaritana che spesso hanno creato 

problemi di stabilità alle sovrastanti strutture urbane e sono sede di 

un’intensa circolazione idrica. Fenomeni di instabilità dei fronti 

rocciosi e cedimenti strutturali possono essere indotti dall’alterazione 

dei profili dei versanti o da eccessivi carichi là dove siano presenti 

cavità sotterranee. 

La dorsale strutturale di Cagliari termina in mare in corrispondenza del 

promontorio di Capo S. Elia, che costituisce un importante elemento 

di separazione fisiografica all’interno del Golfo e condiziona in misura 

determinante le dinamiche e gli equilibri geomorfologici in questo 

tratto di costa. Il promontorio roccioso assume, infatti, un ruolo 

fondamentale nella circolazione delle correnti marine lungo la costa e 

nella conseguente distribuzione dei sedimenti nel settore sommerso, 

nonché nella produzione di materiale detritico che contribuisce al 

ripascimento dei sistemi di spiaggia. L’alterazione delle naturali 

dinamiche costiere, in riferimento alla circolazione delle correnti 

sottocosta ed ai processi di scalzamento dei fronti rocciosi, 

determinerebbero ripercussioni sul bilancio sedimentario dei sistemi 

detritico-sabbiosi presenti in questo tratto costiero. 

228. ECOLOGIA DEL COMPLESSO TERRITORIALE- 

COSTIERO DEL POETTO E DELLE ZONE UMIDE DI 

MOLENTARGIUS 

Il complesso territoriale si configura in un sistema unitario delineato 

dai processi di relazione spaziale e temporale tra le singole unità 

ambientali in cui la modificazione di un fattore determina nel tempo 

una variazione morfoevolutiva, e quindi anche strutturale e funzionale, 

del sistema territoriale nel suo insieme. 

La mancata gestione dei regimi idrologici nei bacini sottesi dal 

compendio stagnale, compresa la regolamentazione delle interazioni 

tra acque naturali e acque di uso urbano, determina una tendenza al 

prosciugamento e successiva estinzione del sistema stagnale. 

I processi idrogeologici che si esplicano nei bacini tributari del 

Bellarosa Minore stabiliscono precisi rapporti di causa-effetto con la 

depressione stagnale, tra cui emerge il ruolo originario svolto da 

quest’ultima come vaso di espansione per i deflussi di piena dei rii di Is 

Cungiaus e di Selargius. 

L’estinzione del compendio stagnale determinerebbe, tra le numerose 

conseguenze negative che avrebbe sul sistema costiero e continentale, 

la perdita dell’azione termoregolatrice sul microclima locale, venendo 

meno il contenimento delle escursioni termiche stagionali da parte del 

vasto volume d’acqua presente nella depressione. 

Tenuto conto dell’elevata densità del tessuto urbano limitrofo, la 

definizione e la regolamentazione delle interazioni tra le attività umane 

e il sistema naturale permette un mantenimeno equilbrato e dinamico 

delle risorse ambientali. 

Gli interventi e le attività che non si integrano con gli elementi 

strutturali e funzionali dei sistemi ambientali, comportano la 

regressione delle risorse e la comparsa di processi critici per il 


territorio. In particolare gli elementi prioritari nel funzionamento 

equilibrato di questo sistema territoriale comprendono: 

− 

− 

− 

L’assetto idrogeologico, con particolare riguardo al corretto 

uso dei suoli e loro reale potenzialità, alla qualità dei corpi 

idrici, ai processi delle acque incanalate (contenimento del 

rischio di piene occasionali connesse ad eventi metereologici 

estremi), alla idrodinamica delle falde acquifere (rischio di 

salinizzazione delle falde), alla regimazione idrica delle zone 

umide, considerando anche l’eventuale utilizzo di acque reflue 

o depurate; 

La conservazione dell’elevato numero di nicchie ecologiche e 

della biodiversità, in quanto permettono una maggiore 

elasticità del sistema nell’evoluzione complessiva; 

Il sostentamento dei naturali processi marino-litorali in modo 

che non venga ostacolato o alterato, neanche minimamente, il 

ripascimento naturale del cordone litorale, l’assetto 

morfologico dell’avanspiaggia, della retrospiaggia e della 

spiaggia sommersa, assecondando anche le naturali dinamiche 

stagionali dell’intero sistema. 

229. ECOLOGIA DEL COMPLESSO OROGRAFICO- 

COSTIERO DI FOXI-CALA REGINA E DEL SISTEMA 

IDROGRAFICO AFFERENTE 

I processi fluviali identificano un alto rischio idrogeologico del 

territorio se rapportato alla presenza di un tessuto insediativo 

ampiamente diffuso e discontinuo, che talvolta si distribuisce con 

maggiore concentrazione lungo i fondovalle e la piana costiera 

prospicente. Il dissesto idrogeologico di questo territorio risulta inoltre 

aggravato dalle precarie condizioni idrauliche in cui versano i collettori 

di drenaggio principali, interessate a lungo da attività estrattive di inerti 

lungo gli alvei, dalla scarsa manutenzione dei principali canali drenanti, 

da banchinatura delle sponde e altre regimentazioni che hanno 

contribuito ad accentuare l’imprevedibilità evolutiva di certi fenomeni. 

Il contesto idrogeologico assume fondamentale importanza in 

riferimento a corpi idrici sotterranei, soprattutto da quando 

l’incremento della popolazione residente e turistica lungo la costa, 

hanno contribuito ad un sovrasfruttamento delle falde con un 

conseguente peggioramento in termini di quantità e qualità della 

risorsa idrica sotterranea a causa dei diffusi fenomeni di intrusione 

marina. 

La fascia litorale, oltre ai già citati fenomeni di urbanizzazione che 

talvolta hanno ridotto drasticamente gli esigui sistemi di spiaggia 

esistenti, presenta particolari segni di degrado qualitativo delle acque e 

delle principali dinamiche morfoevolutive marino-litorali, che si 

evidenziano rispettivamente con processi di eutrofizzazione e con 

locali fenomeni di erosione costiera, come quelli indotti generalmente 

dalla presenza di manufatti portuali ad uso turistico. 

L’ambito territoriale presenta importanti relazioni spaziali con il 

sistema costiero del Poetto soprattutto per quanto concerne i deflussi 

idrici superficiali e gli apporti solidi alla spiaggia sommersa antistante, 

dove le dinamiche dei flussi di corrente contribuiscono alla deriva dei 

sedimenti condizionando il bilancio sedimentario del lido sabbioso del 

Poetto. 


230. ECOLOGIA DEL BACINO IDROGRAFICO DEL RIO 

MURTAUCCI E DEL SETTORE COSTIERO COMPRESO 

TRA KALA ’E MORU E TORRE DI CALA REGINA 

La struttura del massiccio roccioso è controllata da una intensa 

fratturazione primaria e secondaria oltre che dall’attraversamento di 

numerosi filoni acidi e basici, secondo direttrici prevalenti NW-SE, 

che si comportano come efficaci discontinuità per l’inflitrazione nel 

sottosuolo delle acque meteoriche tendendo in parte a immagazzinarsi 

nel massiccio fessurato. 

L’ambito ha una naturale predisposizione ai processi di erosione 

diffusa e concentrata che, se non adeguatamente contenuti mediante 

l’azione protettiva del manto vegetale, evolvono verso processi di 

denudamento dei versanti, oltre che determinare una mancata 

regimazione sul deflusso delle acque meteoriche con ripercussioni 

dirette su eventuali fenomeni di piena e di esondazione negli attigui 

bassopiani alluvionali-costieri. 

La scarso deflusso idrico degli impluvi, collegato strettamente 

all’andamento delle precipitazioni, limita drasticamente l’attività 

morfo-evolutiva degli alvei ma non diminuisce il pericolo di fenomeni 

alluvionali, che proprio a causa degli elevati tempi di ritorno possono 

avere notevoli conseguenze distruttive, coinvolgendo periodicamente 

il territorio costiero. 

Qualsiasi intevento che altera le reciproche interazioni tra i processi 

delle zone interne e la dinamica marino-litorale avrebbe delle 

ripercussioni negative sullo stesso sistema costiero che si potrebbero 

manifestare da un lato con l’imprevidibilità evolutiva degli eventi di 

piena dei torrenti che attraversano la piana costiera e dall’altra con 

variazioni della linea di riva all’interno della baia, con locali fenomeni 

di erosione delle cale sabbioso-ciottolose. 

231. ECOLOGIA DEL BACINO IDROGRAFICO DEL RIO DI 

GEREMEAS E SETTORE COSTIERO COMPRESO TRA IL 

PROMONTORIO DI SOLANAS E KALA’E MORU 

Un incremento del tessuto insediativo, ampiamente diffuso e 

discontinuo, che si distribuisce con maggiore concentrazione presso i 

bassopiani costieri prospicenti determina un alto rischio idrogeologico. 

Il dissesto idrogeologico di questo territorio risulta inoltre aggravato 

dalle precarie condizioni idrauliche in cui versano le principali aste 

fluviali, interessate talvolta dalla presenza di manufatti che limitano la 

sezione idraulica, dalla scarsa manutenzione dei principali canali 

drenanti, dalla banchinatura delle sponde e altre regimentazioni che 

hanno contribuito ad accentuare l’imprevedibilità evolutiva dei 

fenomeni alluvionali. 

L’ambito denota una significativa esposizione verso i processi di 

erosione diffusa e concentrata che, se non adeguatamente contenuti 

mediante l’azione protettiva del manto vegetale, determinano processi 

di denudamento dei versanti, oltre che una mancata regimazione sul 

deflusso delle acque meteoriche con ripercussioni dirette su eventuali 

fenomeni di piena e di esondazione per gli attigui bassopiani 

alluvionali-costieri. 

Il contesto idrogeologico assume inoltre fondamentale importanza in 

riferimento a corpi idrici sotterranei, in quanto un sovrasfruttamento 


delle falde superficiali e profonde, contribuisce ad un peggioramento 

in termini di quantità e qualità della risorsa idrica sotterranea attraverso 

diffusi fenomeni di intrusione marina nella piana costiera. 


delle zone interne e la dinamica marino-litorale delle spiagge di fondo 

baia, avrebbe delle ripercussioni negative sui cordoni sabbiosi, 

manifestandosi da un lato con l’imprevidibilità evolutiva degli eventi di 

piena dei torrenti che attraversano i bassopiani costieri e dall’altra con 

modificazioni dell’assetto morfologico dei sistemi di spiaggia. 


DI SOLANAS E SETTORE COSTIERO COMPRESO TRA 

CAPO BOI E IL PROMONTORIO DI SOLANAS 

Esiste un alto rischio idrogeologico del territorio se rapportato alla 

presenza di un tessuto insediativo ampiamente diffuso e discontinuo, 

che si distribuisce con maggiore concentrazione presso i bassopiani 

costieri prospicenti. Il dissesto idrogeologico di questo territorio 

risulta inoltre aggravato dalle precarie condizioni idrauliche in cui 

versano le principali aste fluviali, interessate talvolta dalla presenza di 

manufatti che limitano la sezione idraulica o che occupano i territori 

esondabili, dalla scarsa manutenzione dei principali canali drenanti e 

altre regimentazioni che hanno contribuito ad accentuare 

l’imprevedibilità evolutiva dei fenomeni alluvionali. 

Risultano ricorrenti l’esposizione verso i processi di erosione diffusa e 

concentrata che, se non adeguatamente contenuti mediante l’azione 

protettiva del manto vegetale, determinano fenomeni di denudamento 

dei versanti, oltre che una diminuzione della regimazione dei deflussi 

con ripercussioni dirette su eventuali fenomeni di piena e di 

esondazione per gli attigui bassopiani alluvionali-costieri. 

Un sovrasfruttamento delle falde superficiali e profonde, contribuisce 

ad un peggioramento in termini di quantità e qualità della risorsa idrica 

sotterranea attraverso diffusi fenomeni di intrusione marina nella 

piana costiera. 


delle zone interne e la dinamica marino-litorale, avrebbe delle 

ripercussioni negative sul cordone sabbioso, manifestandosi da un lato 

con l’imprevidibilità evolutiva degli eventi di piena dei torrenti che 

attraversano i bassopiani costieri e dall’altra con modificazioni 

dell’assetto morfologico dei sistemi di spiaggia. 


FOXI E DEL SETTORE COSTIERO DI VILLASIMIUS 

La struttura del massiccio roccioso è controllata da una intensa 


numerosi filoni acidi e basici, che si comportano come efficaci 

discontinuità per l’inflitrazione nel sottosuolo delle acque meteoriche, 

andando in parte a immagazzinarsi nel massiccio fessurato e in parte, 

tendono ad alimentare le falde acquifere presenti nei bassopiani 

costieri e alluvionali. 

Sui glacis di accumulo si esplicano intensi fenomeni di ruscellamento 

diffuso che contribuiscono ulteriormente all’azione di spianamento. 


La concomitanza dei fattori lito-strutturali, insieme a quelli climatici e 

idrologici del bacino idrografico risultano favorevoli alla 

manifestazione di fenomeni alluvionali e di esondazione lungo il corsi 

d’acqua principali, che coinvolgono soprattutto la piana alluvionale 

olocenica del Rio Foxi, dalle zone di confluenza dei suoi tributari fino 

alla foce. 

In corrispondenza della piana alluvionale-costiera, in prossimità della 

foce del Rio Foxi, un ulteriore sfruttamento degli acquiferi freatici, 

presenti nella coltre alluvionale attuale e recente, determina un 

incremento della contaminazione salina di tali risorse. 

Una ulteriore pressione turistica sui sistemi di spiaggia, che si esplica 

sia ciclicamente con un alto carico umano nelle stagioni estive sia in 

modo permanente con l’occupazione da parte degli insediamenti a 

ridosso degli arenili fino all’invasione della stesso retrospiaggia, 

comporta all’estremo l’estinzione irreversibile dei corpi dunari con 

conseguenti alterazioni morfodinamiche di tutto il sistema di sabbioso, 

la cui maggiore evidenza è data dalla regressione dell’avanspiaggia. 

234. ECOLOGIA DEL SETTORE COSTIERO DI COSTA REI 

– CALA SINZIAS 

Variazioni in direzione ed intensità del regime energetico, sia nel 

settore emerso, sia in quello sommerso dei diversi sistemi di spiaggia, 

comporterebbe modifiche nella circolazione delle correnti marine, 

nonché nella distribuzione dei sedimenti e nel bilancio sedimentario 

delle spiagge stesse. Inoltre eventuali interferenze al naturale deflusso 

idrico, o attività di prelievo di materiale alluvionale negli alvei dei corsi 

d’acqua indurrebbero una riduzione dei deflussi torbidi verso il settore 

costiero, con conseguente depauperamento della risorsa sedimentaria, 

inducendo fenomeni erosivi sui sistemi sabbiosi. 

Il sistema delle piane colluvio-alluvionali sono sede di acquiferi di 

modesta produttività. Qualsiasi intervento o attività che riduca il 

deflusso idrico superficiale dei corsi d’acqua, o che impedisca o 

ostacoli i naturali fenomeni d’infiltrazione attraverso canalizzazioni 

degli alvei fluviali o impermeabilizzazioni di ampie porzioni di 

territorio all’interno delle stesse piane, determinerebbe la riduzione 

dell’infiltrazione efficace che alimenta la falda con conseguente 

depressione della superficie piezometrica e risalita dell’interfaccia 

acqua dolce – acqua salata. Gli stessi fenomeni possono essere indotti 

dallo sfruttamento eccessivo della risorsa attraverso emungimenti che 

sovrastimano le potenzialità di ricarica della falda. 

235. ECOLOGIA DELLA PIANA COSTIERA DEL RIO 

PICOCCA-CORR’E PRUNA E DEL SISTEMA STAGNALE 

DI COLOSTRAI-FERAXI 

Qualsiasi intervento o attività che riduca il deflusso idrico superficiale 

dei corsi d’acqua, o che impedisca o ostacoli i naturali fenomeni 

d’infiltrazione attraverso canalizzazioni degli alvei fluviali o 


stessa piana, determinerebbe la drastica riduzione dell’infiltrazione 

efficace che alimenta la falda con conseguente depressione della 

superficie piezometrica e risalita dell’interfaccia acqua dolce – acqua 

salata. Gli stessi fenomeni possono essere indotti dallo sfruttamento 


eccessivo della risorsa attraverso emungimenti che sovrastimano le 


Da sottolineare la grande rilevanza che gli apporti solidi del Rio 

Picocca e del Corr’e Pruna hanno sul ripascimento naturale dei vasti 

sistemi di spiaggia di Colostrai-Feraxi-San Giovanni, la cui riduzione, 

conseguente opere ed infrastrutture che alterino il deflusso idrico ed il 

trasporto solido dei corsi d’acqua, nonché attività che riducano le 

volumetrie sedimentarie dell’alveo olocenico-attuale, determinerebbe 

un grave deficit sedimentario, in un settore già fortemente penalizzato 

in questo senso dalla ormai cronica mancanza di apporti detritici da 

parte del Flumendosa (vedi Ecologia del sistema di spiaggia di San 

Giovanni - Colostrai – Feraxi). 

236. ECOLOGIA DEL PROMONTORIO DI CAPO 

FERRATO 

Qualunque trasformazione sul promontorio che interferisce sulla 

distribuzione e sull’andamento delle correnti marine lungo la costa, 

oltre che sui processi costieri legati all’azione diretta ed indiretta del 

mare sui fronti rocciosi, determina significative variazioni 

sull’evoluzione delle piccole baie sabbiose (come Cala sa Figu e Porto 

s’Ilixi), essendo geneticamente interconnesse con le dinamiche ed i 

processi sedimentari di erosione, trasporto e deposizione che si 

esplicano nella limitata unità fisiografica che il promontorio individua. 

Inoltre, eventuali interventi e attività che comportassero qualche 

alterazione dei processi costieri sul promontorio, determinerebbero 

significative variazioni negli scambi di energia e materia tra le unità 

fisiografiche del settore sommerso di Colostrai - Feraxi a nord e quello 

di Costa Rei - Cala Sinzias a sud, in quanto Capo Ferrato costituisce 

un importante elemento di interazione fisica con i due domini costieri. 

Un ulteriore degrado della copertura pedologica e vegetale, ormai 

giunto ad uno stadio avanzato e direttamente imputabile alle ripetute 

pratiche di incendio e di sovrapascolo, continuerebbe ad aggravare i 

fenomeni di dilavamento sui versanti. 

237. ECOLOGIA DEL SISTEMA DI SPIAGGIA DI SAN 

GIOVANNI - COLOSTRAI – FERAXI 

La variazione in direzione ed intensità del regime energetico, sia nel 

settore emerso, sia in quello sommerso della spiaggia di San Giovanni- 

Colostrai-Feraxi, comporterebbe modifiche nella circolazione delle 

correnti marine, nonché nella distribuzione dei sedimenti e nel 

bilancio sedimentario della spiaggia stessa. Inoltre l’ulteriore riduzione 

degli apporti detritici nel Picocca e nel Flumendosa, derivante da 

interferenze al naturale deflusso idrico o da asportazione del materiale 

alluvionale dagli alvei, comporterebbe un ulteriore depauperamento 

della risorsa sedimentaria inducendo un’accentuazione del fenomeno 

erosivo. 

238. ECOLOGIA DELLA PIANA COSTIERA E DELLE 

ZONE UMIDE DELLE FOCI DEL FLUMENDOSA 

Il ristabilimento del corretto bilanciamento tra l’entità dei prelievi idrici 

nelle falde sotterranee e tasso complessivo ricarica di queste ultime 


appresenta la condizione indispensabile per il ripristino delle 

condizioni di equilibrio idrogeologico del sistema. 

A questo proposito interventi ed attività che limitassero l’apporto 

idrico fluviale, superficiale e di sub-alveo, verso la piana costiera, che 

impedissero o riducessero le possibilità di infiltrazione delle acque in 

corrispondenza delle aree di ricarica attraverso rivestimenti di 

canalizzazioni fluviali, riduzione delle aree di divagazione dei corsi 

d’acqua e pavimentazioni stradali ed urbane di vaste porzioni di 

territorio rappresenterebbero fattori di ulteriore scompenso nel quadro 

della attuale situazione di compromissione del regime idrogeologico 

sotterraneo. 

La sostanziale riduzione degli apporti detritici alla fascia costiera da 

parte del sistema idrografico del Fumendosa, connessa alla drastica 

diminuzione del deflusso fluviale nel tratto terminale del corso d’acqua 

rappresenta un fattore di estrema criticità ambientale in relazione alle 

sue ripercussioni sulla stabilità del sistema di spiaggia. 

La compromessa capacità di regimazione dei deflussi superficiali 

connessa alla situazione di rilevante degrado della copertura pedovegetativa 

in vaste porzioni dei bacini montani, si configura come un 

fattore di estrema criticità in relazione alla attivazione e manifestazione 

di questi fenomeni. 

Interventi ed attività che comportassero elementi di ostacolo al 

naturale deflusso idrico e solido all’interno degli alvei di piena dei corsi 

d’acqua che afferiscono al sistema costiero in esame, porterebbero ad 

una amplificazione degli effetti dei fenomeni di alluvione durante 

eventi pluvio-climatici di maggiore entità, determinando facilmente un 

coinvolgimento all’interno di questi ultimi processi di porzioni 

territoriali altrimenti al di fuori delle originarie dinamiche fluviali. 

239. ECOLOGIA DEL SISTEMA COSTIERO ROCCIOSO DI 

COSTA SU FRANZESU; 

Lungo il settore litorale, i principali processi evolutivi riguardano 

l’erosione esercitata dagli agenti meteo-marini sulle formazioni 

rocciose della costa, i cui prodotti detritici di disfacimento concorrono 

ad alimentare il bilancio sedimentario costiero ed in particolare i 

limitrofi sistemi di spiaggia di Quirra e di S.Giovanni-Colostrai-Feraxi. 

Le componenti interne sono caratterizzate da un significativo degrado 

della copertura vegetale, aspetto questo che riveste caratteri di criticità 

ambientale sopratutto in relazione alla scarsa efficacia protettiva 

offerta alla coltre pedogenica superficiale nei confronti dei fenomeni di 

erosione da parte delle acque dilavanti ed incanalate. 

240. ECOLOGIA DEL SISTEMA COSTIERO E 

TERRITORIALE DI QUIRRA; 

L’elevata acclività media dei bacini idrografici, la frequentemente 

scarsa copertura vegetale dei versanti e i caratteri del regime 

pluviometrico locale concorrono a favorire lo sviluppo di fenomeni di 

erosione accelerata dei suoli presso le pendici dei rilevi e l’attivazione 

di processi di intenso ruscellamento sia diffuso che concentrato, che, 

in occasione di eventi meteorici di eccezionale entità, nei settori di 

fondovalle, pedemontani e di piana alluvionale si manifestano, in 

relazione alla incapacità degli alvei a smaltire il carico idrico e solido in 


eccesso, con fenomeni di esondazione fluviale, erosione laterale delle 

sponde e di alluvione. 


naturale deflusso idrico e solido all’interno degli alvei di piena dei corsi 

d’acqua che afferiscono al sistema costiero in esame, porterebbero ad 

una amplificazione degli effetti dei fenomeni di alluvione durante 

eventi pluvio-climatici di maggiore entità, determinando facilmente un 

coinvolgimento all’interno di questi ultimi processi di porzioni 

territoriali altrimenti al di fuori delle spontanee dinamiche fluviali. 

241. ECOLOGIA DEGLI ALTOPIANI DEL SALTO DI 

QUIRRA 

Condizioni locali di maggiore permeabilità della superficie 

dell’altopiano, correlate sopratutto ai fenomeni di carsismo che 

interessano le litologie carbonatiche eoceniche e alla presenza di livelli 

detritici meno ricchi di matrice, unite ai caratteri di deflusso 

superficiale limitato a causa della scarsa acclività del territorio, 

configurano situazioni di elevata vulnerabilità all’inquinamento delle 

falde idriche sotterranee ospitate nel complesso sedimentario. In 

termini di entità queste ultime subirebbero dirette ripercussioni 

negative in seguito ad interventi che portassero alla diminuzione della 

infiltrazione in porzioni significative del tavolato, ovvero in 

corrispondenza delle più specifiche aree di ricarica degli acquiferi, 

caratterizzate da più favorevoli condizioni morfologiche, di 

permeabilità e di connessione idraulica con le zone di accumulo e di 

circolazione idrica sotterranea. In queste circostanze, un ruolo 

particolarmente importante nel regolare e favorire i processi di 

infiltrazione nel sottosuolo delle acque meteoriche è svolto della 

copertura pedo-vegetativa, il cui incremento in termini qualiquantitativi 

rappresenta una condizione essenziale per il miglioramento 

dell’equilibrio idrogeologico del settore. 

I caratteri dei suoli, in relazione anche alle condizioni di rilevante 

deficit idrico dell’area, tipiche della stagione secca, individuano 

situazioni di elevata predisposizione del settore nei confronti 

dell’erosione accelerata e del degrado delle già scarse risorse ecopedologiche. 

In porzioni considerevoli del territorio considerato 

questo processo presenta, allo stato attuale, un grado di evoluzione 

avanzato. Tali fenomeni verrebbero facilmente incentivati da interventi 

ed attività, quali l’eccessivo carico pascolativo o pratiche di incendio, 

che inducessero o favorissero il degrado della copertura pedovegetativa, 

nonché l’instaurazione di fenomeni di scorrimento idrico 

concentrato sulla superficie dell’altopiano. 

242. ECOLOGIA DEL SISTEMA OROGRAFICO DEL 

FLUMENDOSA 

Il dinamismo morfo-evolutivo dell’area si manifesta con frequenti 

fenomeni cedimento e riassetto statico-gravitativo delle falde montane, 

sopratutto in coincidenza di situazioni morfologiche e litologicostrutturali 

predisponenti quali, l’elevata acclività delle pendici, e la 

presenza di litotipi particolarmente fratturati o alterabili. Inoltre 

ulteriori situazioni di instabilità sono connesse alla ricorrenza locale di 

rapporti giaciturali tra versanti e discontinuità strutturali dell’ammasso 

roccioso favorevoli allo sviluppo di cinematismi, nonché alla presenza 


di falde detritiche impostate su substrati fortemente acclivi o alterabili 

e instabili. 

Tali manifestazioni generalmente di entità limitata, possono 

localmente assumere caratteri parossistici e coinvolgere porzioni più 

significative dell’ammasso roccioso. 

Rilevanti processi di ruscellamento diffuso e concentrato e di 

dilavamento superficiale risultano favoriti in particolare dalle 

condizioni di elevata energia del rilevo, dalla scarsa permeabilità 

complessiva del substrato litologico che caratterizza buona parte del 

settore e dal carattere estremamente irregolare, e propenso a 

manifestazioni occasionali di particolare intensità, del regime pluvioclimatico 

della regione. In tale situazione, il ruolo di una copertura 

vegetale sufficientemente evoluta in termini sia qualitativi che 

quantitativi appare essenziale per garantire un adeguato equilibrio tra i 

diversi termini del bilancio idrogeologico locale, ed in particolare del 

rapporto tra i processi di deflusso superficiale e quelli di infiltrazione 

nel suolo, nonché per assicurare una opportuna protezione della stessa 

coltre pedogenica nei confronti dei fenomeni di erosione accelerata e 

di perdita della risorsa pedo-ecologica. Quest’ultimo fenomeno di 

degrado tende progressivamente ad assumere, in molte aree, caratteri 

di irreversibilità, anche in corrispondenza di una specifica intrinseca 

predisposizione alla erosione mostrata dalle formazioni pedologiche 

sviluppate sui substrati litologici, paleozoici ed eocenici, del settore. Da 

questo punto di vista, fattori che agiscono in maniera specifica rispetto 

alla attivazione delle dinamiche di dissesto sono costituiti dal taglio 

indiscriminato delle formazioni boschive ed arbustive, dalle ripetute 

pratiche di incendio e dall’eccessivo carico pascolativo. Simili effetti 

negativi sulla stabilità dei suoli possono anche verificarsi in 

conseguenza di operazioni di forestazione, effettuate attraverso 

tecniche non adeguate, che prevedano l’impianto di specie vegetali non 

idonee, eccessive movimentazioni della coltre pedogenico-regolitica, 

rimozione della vegetazione spontanea arbustiva o la creazione di 

solchi longitudinali al pendio o condizioni di microrilievo capaci, con 

le piogge, di innescare o di favorire fenomeni di ruscellamento 

concentrato ed erosione accelerata. 

Qualsiasi intervento ed attività che comportasse modificazioni anche 

limitate al profilo longitudinale dei corsi d’acqua, attraverso prelievi o 

riporti di materiali detritici e litoidi dagli alvei, e realizzazione di 

strutture di sbarramento o elementi in ogni modo costituenti 

potenzialmente un ostacolo, anche parziale, ai naturali fenomeni di 

deflusso ordinario e di piena, avrebbe rilevanti ripercussioni sulla 

stabilità geomorfologica del sistema fluviale, con l’attivazione di 

processi di riassetto dinamico che tenderebbero a coinvolgere 

quest’ultimo ad una scala tipicamente non limitata solo all’ambito 

locale. Con riferimento a queste dinamiche, qualsiasi alterazione delle 

capacità e modalità di trasporto idrico-detritico del sistema idrografico 

del Flumendosa avrebbe diretti riflessi sulla stabilità ambientale del 

settore litoraneo, incidendo in particolare sui processi di ripascimento 

detritico di quest’ultimo, e sul bilancio idrogeologico della piana 

costiera. 

Locali situazioni di criticità ambientale sono connesse alla presenza sul 

territorio di centri in passato sede di attività mineraria, sebbene tale 

problematica non rivesta, nell’area considerata, una rilevanza pari a 

quella riscontrabile presso altri settori, sopratutto del Sulcis-Iglesiante- 

Guspinese. 


243. ECOLOGIA DEL SISTEMA OROGRAFICO 

METARENACEO DELLA DESTRA IDROGRAFICA DEL 

FLUMENDOSA 

Il ruolo di una copertura vegetale sufficientemente evoluta in termini 

sia qualitativi che quantitativi appare essenziale per garantire un 

adeguato equilibrio tra i diversi termini del bilancio idrogeologico 

locale, ed in particolare del rapporto tra i processi di deflusso 

superficiale e quelli di infiltrazione nel suolo, nonché per assicurare 

una opportuna protezione della stessa coltre pedogenica nei confronti 

dei fenomeni di erosione accelerata e di perdita della risorsa pedoecologica. 

Quest’ultima tende progressivamente ad assumere, in molte 

aree, caratteri di irreversibilità, anche in corrispondenza di una 

specifica, intrinseca predisposizione alla erodibilità mostrata dalle 

formazioni pedologiche sviluppate sui substrati litologici del settore. 

Da questo punto di vista, fattori che agiscono in maniera specifica 

rispetto alla attivazione delle dinamiche di dissesto sono costituiti dal 

taglio indiscriminato delle formazioni boschive ed arbustive, dalle 

ripetute pratiche di incendio e dall’eccessivo carico pascolativo. Simili 

effetti negativi sulla stabilità dei suoli possono anche verificarsi in 

conseguenza di operazioni di forestazione effettuate attraverso 

tecniche non adeguate che prevedono l’impianto di specie vegetali non 

idonee, eccessive movimentazioni della coltre pedogenico-regolitica, 

rimozione della vegetazione spontanea arbustiva o la creazione di 

solchi e condizioni di microrilevo capaci con le piogge di innescare o 

favorire fenomeni di ruscellamento concentrato ed erosione accelerata. 

Alla compromissione delle capacità di regimazione idrogeologica dei 

deflussi idrici delle coltri pedo-vegetative corrisponde direttamente, in 

occasione di eventi pluviometrici di maggiore entità, una rilevante 

amplificazione delle manifestazioni di intenso ruscellamento 

concentrato in corrispondenza degli impluvi montani e pedemontani, 

solo in parte riconducibili alla caratteristica, spontanea dinamicità 

evolutiva del sistema geo-territoriale esaminato, nonché la 

manifestazione di fenomeni di accresciuto carico alluvionale, idrico e 

detritico, che interessano in particolare i settori di fondovalle e le 

strette piane fluviali dei principali corsi d’acqua. 


PICOCCA 

I deflussi torbidi unitari del Rio Picocca e del Corr’e Pruna hanno una 

grande rilevanza sul ripascimento naturale dei vasti sistemi di spiaggia 

di Colostrai-Feraxi-San Giovanni, la cui riduzione, conseguente ad 

opere ed infrastrutture che alterino il deflusso idrico ed il trasporto 

solido dei corsi d’acqua, nonché attività che riducano le volumetrie 

sedimentarie dell’alveo olocenico-attuale, determinerebbe un grave 

deficit sedimentario del settore marino litorale. 

La protezione idraulico-forestale dei versanti attraverso l’impianto di 

specie vegetali autoctone e la conservazione della copertura vegetale 

naturale, contribuisce decisamente ad esercitare un afficace azione 

regimante sul deflusso delle acque di ruscellamento, oltre che a 

prevenire eventuali fenomeni di instabilità gravitativa dei versanti, 

favorendo da un lato l’infiltrazione nel sottosuolo e contenendo 

dall’altra eventuali fenomeni di piena e di esondazione nei bassopiani 

fluviali. 


Il dilavamento dei versanti, risulta ulteriormente aggravato da tutte 

quelle attività e interventi che comporterebbero il degrado delle 

naturali protezioni pedo-vegetali, aumentando la vulnerabilità nei 

confronti dei processi di desertificazione e di denudamento della 

coltre pedogenica. Questi ultimi sarebbero ulteriormente enfatizzati se 

le attività agro-silvo-pastorali fossero condotte con tecniche e 

interventi non adeguati al contenimento di questi fenomeni, non 

evitando ad esempio il sovraccarico di capi di bestiame rispetto alle 

reali capacità pascolative del territorio. 

Il mantenimento degli equilibri idrogeologici in questo settore è 

dunque di fondamentale importanza per quanto riguarda la 

salvaguardia delle attuali potenzialità idriche delle falde sotteranee e 

per il contenimento dei rischi idrogeologici. Ne consegue che qualsiasi 

intervento o attività che alteri il naturale deflusso idrico superficiale dei 

corsi d’acqua, o che impedisca o ostacoli i naturali fenomeni 

d’infiltrazione determinerebbe da un lato la drastica riduzione 

nell’alimentazione delle falde nei bassopiani alluvionali e costieri e 

dall’altra aumenterebbe l’entità delle manifestazioni di esodanzione e 

alluvione che già si verificano ciclicamente, con un ulteriore aggravio 

dei danni agli insediamenti, alle infrastrutture e alle attività della 

popolazione. 

245. ECOLOGIA DELLA FASCIA COLLINARE DEL 

MARGINE ORIENTALE DEL BACINO MIOCENICO 

L’alterazione e l’interferenza, sulle dinamiche di deflusso e di 

smaltimento idrico dell’area, di strutture e manufatti comunque rilevati 

o depressi rispetto alla superficie, specie se disposti trasversalmente 

rispetto agli assi di drenaggio, può facilmente comportare ripercussioni 

di notevole entità per quanto attiene la manifestazione di fenomeni di 

erosione fluviale e di inondazione, favorendo anche il coinvolgimento 

di porzioni territoriali naturalmente non predisposte a tali fenomeni. 

Se le attuali pratiche agricole non venissero condotte conciliando le 

esigenze produttive con il contenimento dei fenomeni di 

denudamento della coltre pedogenica da parte dei deflussi a carattere 

estensivo, verrebbero riscontrate perdite critiche della risorsa suolo 

che si ripercuoterebbero, inoltre, in un aumento dei volumi solidi 

veicolati dai deflussi incanalati, con ulteriore generale incremento delle 

probabilità di alluvionamento di territori anche non predisposti 

normalmente a tali eventi. 

246. ECOLOGIA DEL BACINO ALLUVIONALE DI 

GUASILA-SENORBI - SUELLI 



o depressi rispetto alla superficie, specie se presenti nelle depressioni 

umide infracollinari o disposti trasversalmente rispetto agli assi di 

drenaggio, può facilmente comportare ripercussioni di notevole entità 

per quanto attiene la manifestazione di fenomeni di esondazione, 



Sopratutto nelle aree in cui si riscontrano situazioni morfologiche 

depresse si possono verificare difficoltà di deflusso delle acque 


superficiali, fenomeni di ristagno, nonché problemi di smaltimento 

degli apporti idrici provenienti dai settori collinari. 

L’assenza di una manutenzione ordinaria dei principali canali drenanti 

contribuisce ad accentuare l’imprevedibilità evolutiva dei fenomeni 

alluvionali, incrementando le situazioni di pericolosità idrogeologica. 

Le generali condizioni di permeabilità configurano una situazione di 

elevata vulnerabilità ambientale nei confronti di potenziali fenomeni di 

contaminazione degli corpi idrici. L’eccessiva ricorrenza di numerosi 

pozzi anche a largo diametro rappresenta un ulteriore fattore che 

favorisce l’ingresso e la dispersione di prodotti contaminanti nel 

sistema idrico sotterraneo. 

247. ECOLOGIA DELLE PROPAGGINI OCCIDENTALI 

DEI RILIEVI PALEOZOICI DEL SARRABUS-GERREI 

Nel settore considerato il ruolo di una copertura vegetale 

sufficientemente evoluta in termini sia qualitativi che quantitativi 

appare essenziale per garantire un adeguato equilibrio tra i diversi 

termini del bilancio idrogeologico locale, ed in particolare del rapporto 

tra i processi di deflusso superficiale e quelli di infiltrazione nel suolo, 

nonché per assicurare una opportuna protezione della stessa coltre 

pedogenica nei confronti dei fenomeni di erosione accelerata e di 

perdita della risorsa pedo-ecologica. Quest’ultimo fenomeno di 

degrado tende progressivamente ad assumere, in molte aree, caratteri 

di irreversibilità, con l’affioramento diretto delle formazioni rocciose 

del substrato in seguito alla pressoché totale asportazione della 

copertura superficiale pedogenica. Da questo punto di vista, fattori che 

agiscono in maniera specifica rispetto alla attivazione delle dinamiche 

di dissesto sono costituiti dal taglio indiscriminato delle formazioni 

boschive ed arbustive, dalle ripetute pratiche di incendio e 

dall’eccessivo carico pascolativo. Simili effetti negativi sulla stabilità dei 

suoli possono anche verificarsi in conseguenza di operazioni di 

forestazione, effettuate attraverso tecniche non adeguate, che 

prevedano l’impianto di specie vegetali non idonee, eccessive 

movimentazioni della coltre pedogenico-regolitica, rimozione della 

vegetazione spontanea arbustiva o la creazione di solchi longitudinali 

al pendio o condizioni di microrilievo capaci, con le piogge, di 

innescare o di favorire fenomeni di ruscellamento concentrato ed 

erosione accelerata. 

Il degrado delle coltri pedo-vegetative produce una proporzionale 

compromissione delle capacità di regimazione idrogeologica di queste 

ultime che a sua volta si riflette, in occasione di eventi pluviometrici di 

maggiore entità, in una rilevante amplificazione delle manifestazioni di 

intenso ruscellamento concentrato in corrispondenza degli impluvi 

montani e pedemontani, nonché in fenomeni di accresciuto carico 

alluvionale, idrico e detritico che interessano in particolare i canali di 

drenaggio, i settori di fondovalle e le piane fluviali dei corsi d’acqua. In 

particolare, in occasione di eventi pluviometrici di maggiore entità, le 

vallecole incise e i ripidi impluvi montani convogliano rilevanti volumi 

idrici e detritici verso i settori di fondovalle, causando gravi problemi 

di smaltimento delle piene, di alluvione ed di erosione degli argini, 

specialmente in corrispondenza dello sbocco dei canali nei settori 

pedemontani. Inoltre, l’aumento del carico idrico e detritico dei corsi 

d’acqua provenienti dai sistemi montani si ripercuote direttamente in 

un proporzionale aumento delle portate di piena dei principali sistemi 


idrografici drenanti il settore, con il conseguente incremento della 

frequenza ed entità dei fenomeni di esondazione e di inondazione in 

corrispondenza delle piane fluviali di questi ultimi. 

Peraltro, dal mantenimento delle capacità di regimazione idrogeologica 

delle coltri regolitico-pedogeniche e dei soprasuoli vegetali dei sistemi 

montani dipende anche, in misura rilevante, la salvaguardia delle 

potenzialità idriche riconducibili agli acquiferi sotterranei del settore, in 

funzione dell’influenza da parte di tali coperture superficiali sulle 

dinamiche di ricarica di questi ultimi. 

248. ECOLOGIA DEL BACINO MIOCENICO DEL 

CAMPIDANO SUD-ORIENTALE - PARTEOLLA 


naturale deflusso idrico e solido all’interno degli alvei di piena 

ordinaria e straordinaria dei corsi d’acqua porterebbero ad una 

amplificazione degli effetti dei fenomeni di alluvione durante eventi 

pluvio-climatici di maggiore entità. D’altra parte, in funzione della 

limitata pendenza generale del territorio e delle caratteristiche 

idrogeologiche del settore, l’alterazione e l’interferenza, sulle 

dinamiche di deflusso e di smaltimento idrico dell’area, di strutture e 

manufatti comunque rilevati o depressi rispetto alla superficie, specie 

se presenti nelle depressioni concave infracollinari con tendenza al 

ristagno idrico, oppure disposti trasversalmente rispetto agli assi di 

drenaggio, può facilmente comportare ripercussioni di notevole entità 

per quanto attiene la manifestazione di fenomeni di esondazione, 



Nell’ambito del settore collinare, anche in relazione alla scarsa 

permeabilità complessiva delle formazioni geologiche mioceniche e 

alla mancanza di una copertura vegetale degli interfluvi, idonea a 

svolgere un efficace ruolo regimante, si manifestano rilevanti fenomeni 

di dinamica torrentizia, che in occasione di eventi pluviometrici di 

maggiore entità, possono configurare situazioni di pericolosità 

idrogeologica anche in corrispondenza di canali di drenaggio ed 

impluvi generalmente non soggetti a deflusso evidente. 

Le caratteristiche di limitata resistenza delle formazioni sedimentarie 

cenozoiche predispongono il territorio a processi di evoluzione 

accelerata dei versanti, fortemente incentivati in particolare dalle 

pratiche agricole di aratura. Queste ultime, soventemente condotte 

mediante l’utilizzo di macchinari pesanti, con profondità di 

lavorazione spesso rilevanti, e seguendo le linee di massima pendenza 

dei versanti, espongono i suoli a fenomeni di degrado e di erosione 

accelerata, con conseguenze più o meno di rilevante entità in funzione 

delle diverse condizioni morfologiche locali ed attitudine alla 

pedogenesi delle litologie di substrato. 

Specifiche aree di ricarica delle falde idriche sotterranee risultano 

localizzate in particolare in corrispondenza delle strutture di alveo e 

subalveo del Rio Mannu e degli altri corsi d’acqua, nonché presso le 

fasce di contatto con i rilevi paleozoici, entro le formazioni vulcaniche 

cenozoiche andesitiche e le zone di arenizzazione dei graniti. Qualsiasi 

attività o intervento che comportasse una significativa riduzione delle 

caratteristiche di permeabilità del suolo, come, la riduzione delle aree 

di divagazione dei corsi d’acqua, rivestimenti di canalizzazioni fluviali 

ed estese pavimentazioni stradali ed urbane, all’interno delle suddette 


aree di ricarica, porterebbe ad una corrispondente compromissione 

delle risorse idriche sotterranee. Queste ultime, in corrispondenza di 

favorevoli condizioni idrogeologiche localizzate, assumono una 

discreta rilevanza quantitativa. Nei medesimi ambiti, in rapporto ai 

particolari caratteri di permeabilità e di connessione agli acquiferi 

sotterranei, nonché in corrispondenza dei numerosi vuoti strutturali 

minerari, che, oltre a comportare importanti fattori di pericolosità 

connessi alla instabilità strutturale dei fronti e delle scarpate non 

sottoposti a bonifica, costituiscono siti preferenziali per l’ingresso di 

contaminanti verso le falde, qualsiasi attività od intervento che per sua 

natura comportasse la produzione o l’utilizzo di sostanze 

potenzialmente inquinanti, in caso di rilascio, determinerebbe con 

facilità gravi ed estesi fenomeni di inquinamento delle risorse idriche 

sotterranee. 

249. ECOLOGIA DEL BACINO MIOCENICO DELLA 

MARMILLA-TREXENTA 



o depressi rispetto alla superficie, specie se presenti nelle depressioni 

concave infracollinari con tendenza al ristagno idrico, oppure disposti 

trasversalmente rispetto agli assi di drenaggio, può facilmente 

comportare ripercussioni di notevole entità per quanto attiene la 

manifestazione di fenomeni di esondazione, erosione fluviale e di 

inondazione, favorendo anche il coinvolgimento di porzioni territoriali 

naturalmente non predisposte a tali fenomeni. 

L’assenza di una manutenzione ordinaria dei principali canali drenanti 

contribuisce ad accentuare l’imprevedibilità evolutiva dei fenomeni 

alluvionali, incrementando le situazioni di pericolosità idrogeologica 

sul bacino del Flumini Mannu. 

Le generali condizioni di permeabilità da media ad elevata di una parte 

rilevante della copertura detritica alluvionale del settore, connesse alle 

strette interazioni tra le falde e i deflussi superficiali in alveo, 

configurano una situazione di elevata vulnerabilità ambientale nei 

confronti di potenziali fenomeni di contaminazione degli corpi idrici. 

Se le attuali pratiche agricole non venissero condotte conciliando le 

esigenze produttive con il contenimento dei fenomeni di 

denudamento della coltre pedogenica da parte dei deflussi a carattere 

estensivo, verrebbero riscontrate perdite critiche della risorsa suolo 

che si ripercuoterebbe, inoltre, in un aumento dei volumi solidi 

veicolati dai deflussi incanalati, con ulteriore generale incremento delle 

probabilità di alluvionamento di territori anche non predisposti 

normalmente a tali eventi. 

250. ECOLOGIA DEL SISTEMA COLLINARE 

MIOCENICO E DEI TERRAZZI FLUVIALI DEL 

CAMPIDANO MERIDIONALE-PARTEOLLA 

Le manifestazioni di dinamica torrentizia possono configurare, in 

occasione di eventi pluviometrici di maggiore entità, situazioni di 

pericolosità idrogeologica anche in corrispondenza di canali di 

drenaggio ed impluvi generalmente non soggetti a deflusso evidente. 

Qualsiasi intervento ed attività che comportasse alterazioni anche 

limitate al profilo longitudinale dei corsi d’acqua o alle depressioni 


concave infracollinari con tendenza al ristagno idrico, attraverso 

prelievi o riporti di materiali detritici e litoidi, e realizzazione di 

strutture di sbarramento o elementi in ogni modo costituenti 

potenzialmente un ostacolo, anche parziale, ai naturali fenomeni di 

deflusso ordinario e di piena, avrebbe rilevanti ripercussioni sulla 

stabilità geomorfologica del sistema idrico superficiale, con 

l’attivazione di processi di riassetto dinamico che tenderebbero a 

coinvolgere quest’ultimo ad una scala tipicamente non limitata solo 

all’ambito locale. 

Interventi ed attività che comportassero elementi di ostacolo ai 

naturali fenomeni di deflusso ordinario e di piena dei canali di 

drenaggio porterebbero alla amplificazione delle manifestazioni di 

esondazione, alluvione ed erosione spondale, con il coinvolgimento 

all’interno di queste dinamiche anche di settori naturalmente non 

predisposti verso tali eventi. 

Le caratteristiche di limitata resistenza delle formazioni sedimentarie 

cenozoiche predispongono il territorio a processi di evoluzione 

accelerata dei versanti, fortemente incentivati sopratutto dalle pratiche 

agricole di aratura. 

I caratteri di maggiore permeabilità e di connessione con i sistemi 

idrici sotterranei riscontrabili in corrispondenza delle piane alluvionali 

recenti, dei rilevi vulcanici cenozoici, e del settore di contatto tra i 

rilevi paleozoici e i terreni sedimentari oligocenici e miocenici, nonché 

in corrispondenza dei numerosi vuoti strutturali minerari, che, oltre a 

comportare importanti fattori di pericolosità connessi alla instabilità 

strutturale dei fronti e delle scarpate non sottoposti a bonifica, 

costituiscono siti preferenziali per l’ingresso di contaminanti verso le 

falde, determinano una intrinseca vulnerabilità della delle risorse 

idriche sotterranee a fenomeni di contaminazione ad opera di sostanze 

inquinanti le quali, una volta raggiunta quest’ultima, verrebbero 

facilmente diffuse all’interno dell’acquifero. Ne consegue che qualsiasi 

attività od intervento che per sua natura comporti la produzione o 

l’utilizzo di sostanze potenzialmente inquinanti, in caso di rilascio, 

determinerebbe, con facilità, in questi settori, gravi ed estesi fenomeni 

di inquinamento nelle falde sotterranee. 

251. ECOLOGIA DEL DISTRETTO VULCANICO DI 

FURTEI 

Il degrado della copertura pedo-vegetazionale dell’area appare un 

fattore particolarmente critico a questo riguardo in relazione alla 

associata compromissione delle sue capacità di garantire una adeguata 

regimazione del bilancio tra processi di ruscellamento superficiale e di 

infiltrazione nel suolo e sottosuolo, nonché di fornire una efficace 

protezione diretta della coltre regolitico-pedogenica nei confronti dei 

processi di erosione. 

In rapporto alla composizione chimico-fisica dei materiali contenuti 

all’interno del bacino di decantazione dei fanghi minerari, attualmente 

in esercizio, importanti elementi di criticità ambientale risultano 

costituiti dalla ingente quantità e dalle caratteristiche chimico-fisiche 

del materiale in esso contenuto, caratterizzato in particolare da 

elevatissimi tenori in elementi quali arsenico, mercurio e piombo. 

Adeguate e puntuali procedure di monitoraggio e di manutenzione, sia 

in fase di esercizio che successivamente alla dismissione degli impianti, 


isultano indispensabili al fine di controllare ed impedire la attivazione 

di fenomeni di dispersione ambientale di tali prodotti nei comparti 

idrici sotterranei e superficiali, pedologici e atmosferici del settore. 

Analoghe cosiderazioni valgono anche per quanto riguarda gli altri 

cantieri minerari, sia di tipo estrattivo, che di esplorazione e 

valutazione del giacimento che infine quelli degli impianti di 

trattamento e di raccolta del minerale. 

I numerosi vuoti minerari presenti nel settore, oltre che comportare 

importanti fattori di pericolosità connessi alla instabilità strutturale dei 

fronti e delle scarpate non sottoposti a bonifica, costituiscono siti 

preferenziali per l’ingresso di contaminanti verso le falde idriche 

sotterranee. In tale situazione qualsiasi attività od intervento che per 

sua natura comportasse la produzione o l’utilizzo di sostanze 

potenzialmente inquinanti, in caso di rilascio, determinerebbe con 

facilità gravi ed estesi fenomeni di inquinamento delle risorse idriche 

sotterranee. 

La presenza sul territorio di rilevanti quantitativi di materiale fine ed 

ultrafine facilmente esposta a processi di dispersione ad opera degli 

agenti eolici, risulta causa di una rilevante polverosità diffusa che 

rappresenta un importante fattore di compromissione delle risorse 

ecologiche del settore e della stessa qualità ambientale dell’area 

258. ECOLOGIA DEL SISTEMA OROGRAFICO 

MERIDIONALE DELLA DORSALE PALEOZOICA DEL 

MARGANAI-IGLESIENTE 

Il sistema carsico dell’unità carbonatica cambriana si configura come 

un acquifero di estrema importanza per estensione e potenzialità, che 

per sue caratteristiche intrinseche rappresenta un bacino ad elevata 

vulnerabilità, limitando tutte quelle attività che possono rappresentare 

potenziali fonti di contaminazione per i corpi idrici superficiali e 

sotterranei. La pericolosità di inquinamento deriverebbe in parte anche 

dalle attività minerarie pregresse (discariche e abbancamenti di sterili, 

bacini di sterili, pozzi, ecc.), che se non venissero opportunamente 

eliminate coinvolgerebbero sistemi idrici superficiali e sotterranei di 

aree ben più vaste. 

Gli interventi di riqualificazione ambientale delle aree minerarie 

dismesse consentono, nell’ottica dell’integrazione con i processi 

naturali portanti di questo ambito territoriale, di consolidare eventuali 

fenomeni di instabilità degli scavi superficiali e sotterranei, degli 

abbancamenti e delle discariche, e di minimizzare i rischi di 

inquinamento attraverso la neutralizzazione delle fonti di degrado, la 

bonifica e il disinquinamento dei sistemi contaminati. 

Il ruscellamento superficiale contribuisce ai fenomeni di incisione 

lineare e di dilavamento soprattutto sui versanti carbonatici, 

ostacolando anche il processo di pedogenesi che notoriamente su tali 

substrati determina suoli esigui e particolarmente sensibili ad usi 

differenti da quelli forestali. 

Risulta fondamentale l’azione regimante dei sistemi pedo-forestali, la 

cui degradazione comporterebbe incontrollate variazioni del bilancio 

idrogeologico e conseguenti alterazioni del naturale andamento 

morfodinamico dei processi di scorrimento delle acque superficiali che 

si configurerebbero con scostamenti dell’equilibrio energetico tra 

erosione e trasporto solido degli assi di drenaggio, determinando 


l’interramento accelerato dei bacini artificiali e un innalzamanto del 

rischio alluvionale nei sistemi pedemontani e nelle piane che risultano 

in relazione funzionale con l’ambito delimitato (Cixerri e piana di 

Vallermosa). 

262. ECOLOGIA DEL MASSICCIO STRUTTURALE DI 

TERRASEO-ROSAS 

Il sistema carsico dell’unità carbonatica cambriana si configura come 

un acquifero di estrema importanza per estensione e potenzialità, che 

per sue caratteristiche intrinseche rappresenta un bacino ad elevata 



sotterranei. La pericolosità di inquinamento deriverebbe in parte anche 

dalle attività minerarie pregresse (discariche e abbancamenti di sterili, 

bacini di sterili, pozzi, ecc.), che se non venissero opportunamente 

eliminate coinvolgerebbero sistemi idrici superficiali e sotterranei di 

aree ben più vaste. 

Gli interventi di riqualificazione ambientale delle aree minerarie 

dismesse consentono, nell’ottica dell’integrazione con i processi 

naturali portanti di questo ambito territoriale, di consolidare eventuali 

fenomeni di instabilità degli scavi superficiali e sotterranei, degli 

abbancamenti e delle discariche, e di minimizzare i rischi di 

inquinamento attraverso la neutralizzazione delle fonti di degrado, la 

bonifica e il disinquinamento dei sistemi contaminati. 

Il ruscellamento incanalato contribuisce ai fenomeni di incisione 

lineare sui versanti carbonatici, ostacolando anche il processo di 

pedogenesi che notoriamente su tali substrati determina suoli esigui e 

particolarmente sensibili ad usi differenti da quelli forestali. 

La naturale predisposizione dei versanti all’instabilità si configura 

prevalentemente nei rilievi metarenacei e argilloscistosi qualora 

vengano soddisfatti i criteri cinematici dei movimenti franosi, 

dipendenti dai rapporti giaciturali tra elementi strutturali degli ammassi 

litoidi e versanti. In particolare tali ambiti riguardano le pendici le cui 

acclività risultano maggiori di 30°, quando viene meno l’azione 

regimante della copertura vegetale, favorendo così le forze 

perturbatrici derivanti dalle sovrappressioni idrauliche fessurali in 

concomitanza di eventi pluviometrici di una certa entità. Tuttavia, 

dove sussistono condizioni di elevata pendenza e rade coperture 

vegetali, la coltre pedogenica risulta potenzialmente esposta ai 

fenomeni di dilavamento da parte delle acque meteoriche. 

264. ECOLOGIA DELLA CORONA PALEOZOICA 

OCCIDENTALE DEL MASSICCIO DEL SULCIS 

Relativamente a tale contesto risulta fondamentale l’azione regimante 

dei sistemi pedo-forestali ad alta naturalità diffusi in questo settore, la 

cui degradazione comporterebbe incontrollate variazioni del bilancio 

idrico e conseguenti alterazioni del naturale andamento 

morfodinamico dei processi di scorrimento delle acque superficiali che 

si configurerebbero con variazioni dell’equilibrio energetico tra 

erosione e trasporto solido degli assi di drenaggio, determinando un 

innalzamento del rischio alluvionale nei sistemi pedemontani e un 

aumento del carico detritico delle acque incanalate che si riverserebbe 

in parte all’interno dei bacini artificiali. 


Date le particolari condizioni strutturali del substrato litoide, 

caratterizzato dalla presenza di discontinuità di particolare frequenza e 

persistenza distribuite in più sistemi diversamente orientati, 

unitamente all’elevate inclinazioni delle pendici, possono configurarsi 

situazioni favorevoli all’instabilità dei versanti che si esplicano 

attraverso fenomeni franosi o intensi processi di erosione della coltre 

pedogenica qualora venissero alterati gli equilibri dei sistemi pedoforestali. 

L’acquifero carsico contenuto nell’unità carbonatica cambriana si 

definisce di estrema importanza per estensione e potenzialità, che per 

sue caratteristiche intrinseche rappresenta un sistema ad elevata 



sotterranei. 

265. ECOLOGIA DEL SISTEMA OROGRAFICO DEL 

BACINO IDRICO MONTANO DEL RIU MONTE NIEDDU 

Risulta fondamentale l’azione regimante dei sistemi pedo-forestali ad 

alta naturalità diffusi in questo settore, la cui degradazione 

comporterebbe incontrollate variazioni sul bilancio idrico e 

conseguenti alterazioni del naturale andamento morfodinamico dei 

processi di scorrimento delle acque superficiali che si 

configurerebbero con problematiche variazioni dell’equilibrio 

energetico tra erosione e trasporto solido degli assi di drenaggio, 

determinando un innalzamento del rischio alluvionale nei sistemi 

pedemontani e costieri. 

Una alterazione dei deflussi superficiali comporterebbe significative 

variazioni sul processo di ricarica degli acquiferi alluvionali e 

pedemontani della piana di Pula e Nora, a causa delle relazioni di 

natura idrogeologica con i suddetti ambiti, determinati da un lato dai 

complessi andamenti idrodinamici dei flussi sotterranei tendenti ad 

alimentare gli acquiferi, altamente produttivi, presenti nelle conoidi 

alluvionali e nei glacis, e dipendenti dall’altra dai deflussi superficiali 

che scorrono negli alvei fluviali e torrentizi fino a interessare le piane 

alluvionali costiere antistanti. 

Date le particolari condizioni strutturali del substrato litoide, 

caratterizzato dalla presenza di discontinuità di particolare frequenza e 

persistenza distribuite in più sistemi diversamente orientati, 

unitamente all’elevate inclinazioni delle pendici, possono configurarsi 

situazioni favorevoli all’instabilità dei versanti che si esplicano 

attraverso fenomeni franosi o intensi processi di erosione della coltre 

pedogenica qualora venissero alterati gli equilibri dei sistemi pedoforestali. 

266. ECOLOGIA DELLA GIARA DI GESTURI 

Le attività umane e i vari elementi insediativi risultano 

pericolosamente esposti a agli eventi franosi se localizzate nella fascia 

perimetrale il tavolato basaltico e nei versanti sottostanti, oltre che 

contribuire, attraverso l’aumento di carico sui terreni e con variazioni 

morfologiche non coerenti con il profilo di equilibrio delle pendici, 

alla formazione di fenomeni gravitativi stessi. 

Le manifestazioni sorgentizie, particolarmente sensibili al regime 

pluviometrico della regione, risultano risorse importanti per lo 


sviluppo delle manto arboreo lungo le pendici del rilievo, 

particolarmente efficace nella stabilizzazione dei terreni in condizioni 

di equilibrio precario e nel contenimento dei fenomeni di 

denudamento dei suoli. Di conseguenza qualunque attività o 

intervento che provochi la riduzione delle portate sorgentizie o il 

degrado della copertura vegetale comporterebbe un immediato 

incremento di tutti i processi di erosione sia del substrato roccioso, 

che avrebbe la sua maggiore evidenza con le manifestazioni franose, 

sia delle coltri detritiche e pedogeniche, attraverso fenomeni di 

denudamento e alterazione chimico-fisica irreversibile degli orizzonti 

costitutivi, soprattutto per i suoli, particolarmente vulnerabili, di 

origine vulcanica. 

Infine il mantenimento delle depressoni palustri all’interno della Giara, 

anche se risentono negli ultimi anni delle drastiche diminuzioni degli 

afflussi meteorici, risulta indispensabile per la conservazione degli 

ecosistemi locali, caratterizzati da unicità strutturale e funzionale anche 

per la presenza di importanti endemismi. 

268. ECOLOGIA DELLA FOSSA TETTONICA DEL 

CAMPIDANO 

La copertura vegetale fortemente degradata costituita in prevalenza 

da coltivi e pascoli frequentemente in stato di abbandono, oppure 

locali rimboschimenti di essenze vegetali non autoctone, come gli 

Eucaliptus, si configurano come fattori che favoriscono intensi 

processi di erosione della coltre pedogenica che tendono a evolvere 

nelle superfici più inclinate verso condizioni di erosione incanalata. 

Per questa ragione se le attuali pratiche agricole non venissero 

condotte conciliando le esigenze produttive con il contenimento dei 

fenomeni di denudamento della coltre pedogenica da parte dei 

deflussi a carattere estensivo, verrebbero riscontrate perdite critiche 

della risorsa suolo che si ripercuoterebbe, inoltre, in un aumento dei 

volumi solidi veicolati dai deflussi incanalati, con ulteriore generale 

incremento delle probabilità di alluvionamento di territori anche non 

predisposti normalmente a tali eventi. 

Manifestazioni di rilevante dinamica torrentizia, attive particolarmente 

in occasione di eventi pluviometrici di maggiore entità, possono 

configurare situazioni di pericolosità idrogeologica in corrispondenza 

dei principali assi drenanti di pianura e dei canali afferenti, anche non 

soggetti a deflusso evidente per periodi più o meno lunghi. 

Le generali condizioni di permeabilità da media ad elevata della 

potente copertura detritica alluvionale delle piane fluviali e delle 

conoidi, connesse anche alla entità della risorsa idrica sotterranea, 

nonché alle strette interazioni tra queste falde e i deflussi superficiali in 

alveo, configurano una situazione di elevata vulnerabilità ambientale 

nei confronti di potenziali fenomeni di contaminazione degli corpi 

idrici. 

269. ECOLOGIA DELLA FOSSA TETTONICA DEL 

CIXERRI 

La copertura vegetale fortemente degradata costituita in prevalenza da 

coltivi e pascoli frequentemente in stato di abbandono, oppure locali 

rimboschimenti di essenze vegetali non autoctone, come gli Eucaliptus, 

si configurano come fattori che favoriscono intensi processi di 


erosione della coltre pedogenica che tendono a evolvere nelle superfici 

più inclinate verso condizioni di erosione incanalata. 

Manifestazioni di rilevante dinamica torrentizia, attive particolarmente 

in occasione di eventi pluviometrici di maggiore entità, possono 

configurare situazioni di pericolosità idrogeologica in corrispondenza 

dei principali assi drenanti di pianura e dei canali afferenti, anche non 

soggetti a deflusso evidente per periodi più o meno lunghi. 


rilevante della potente copertura detritica alluvionale del settore, 

connesse anche alla entità della risorsa idrica sotterranea, nonché alle 

strette interazioni tra queste falde e i deflussi superficiali in alveo, 

configurano una situazione di elevata vulnerabilità ambientale nei 

confronti di potenziali fenomeni di contaminazione degli corpi idrici. 

Inoltre, l’eccessivo emungimento delle acque di falda può 

rappresentare un fattore che favorisce locali fenomeni di subsidenza a 

causa della variazione nella ripartizione delle tensioni interne dei mezzi 

porosi, quali i terreni quaternari, tra fluido e frazione solida. 

ART. 9 COMPONENTI GEO-AMBIENTALI L.R. 45/89, 

art.16, lett. a), b) 

22001. Promontorio di Porto Pino: I lineamenti costieri del 

promontorio sono caratterizzati dalla presenza di imponenti depositi 

dunari cementati che rappresentano, un importante bacino sedimentario 

che contribuisce al ripascimento naturale della spiaggia di P.to Pino in 

seguito alla rielaborazione del materiale detritico ad opera delle onde e 

delle correnti marine che costituiscono il veicolo di trasporto del 

sedimento verso sud. Eventuali ostacoli all’azione del moto ondoso su 

questo tratto di costa possono pertanto ridurre gli stessi apporti detritici 

ai corpi sabbiosi della spiaggia emersa e sommersa 

Il diradamento della copertura vegetale, imputabile alla non 

regolamentata frequentazione turistica, favorisce l’attivazione di 

processi di dilavamento ed erosione eolica. La vegetazione a ridosso di 

questi percorsi e camminamenti risente in maniera evidente di questi 

processi erosivi, specie nei tratti a maggior pendenza, ad esempio in 

corrispondenza degli accessi a mare, dove si sviluppano profondi 

canaloni che spesso mettono a nudo la roccia sottostante. Il processo di 

erosione dei depositi sabbiosi determina una progressiva degradazione 

della copertura boschiva naturale a Pinus Halepensis. 

22002. Spiaggia sommersa di P.to Pino: Il settore costiero è 

esposto prevalentemente alle mareggiate di SW, alle quali è attribuibile 

un’elevata energia in grado di modificare in maniera consistente l’assetto 

del litorale. Qualsiasi intervento nella spiaggia sommersa o al limite tra 

questa a la spiaggia emersa, che abbia come risultato una variazione, in 

direzione ed intensità, del regime delle corrente di deriva litorale e del 

moto ondoso, determinerebbe ripercussioni sul bilancio sedimentario 

della spiaggia emersa e sommersa e variazioni, positive e/o negative, 

della linea di riva rispetto all’attuale posizione. 

22003. Spiaggia emersa e corpo dunare mobile e 

semistabilizzato: La spiaggia individua un’ampia falcata sabbiosa che 

separa lo stagno di Porto Pino dal mare. Nel settore settentrionale e 

centrale il cordone di retrospiaggia, che individua il limite dei massimi 

frangenti, è in continuità con i retrostanti depositi eolici semistabilizzati 

oltre i quali si estende lo stagno di Porto Pino. Questi depositi eolici 


svolgono l’importante azione di contenimento delle sabbie che, sospinte 

dal vento, verrebbero altrimenti disperse entro il bacino idrico e tolte 

dal circuito sedimentario del sistema spiaggia. Da ciò deriva l’assoluta 

necessità di preservare lo sviluppo della vegetazione naturale anche con 

eventuali interventi di riforestazione, con essenze vegetali autoctone, la 

dove sono evidenti segni di degrado del manto vegetale. L’importanza 

di queste superfici nell’evoluzione dei corpi dunari retrostanti sconsiglia 

l’introduzione di qualsiasi tipo di struttura fissa in tutta l’avanspiaggia e 

retrospiaggia centro-meridionale del litorale sabbioso. 

22004. Corpo dunare stabilizzato: I corpi sabbiosi stabilizzati 

mostrano evidenti segni di degrado del manto vegetale, con 

conseguente mobilitazione della sabbia ad opera del vento verso 

l’entroterra. Ciò è particolarmente evidente nei settori più interni del 

campo dunare stabilizzato, dove sono solite compiersi le esercitazioni 

militari con mezzi motorizzati che hanno determinato l’apertura di 

ampie piste entro la vegetazione naturale. 

Anche nei settori maggiormente interessati dal flusso turistico è 

possibile evidenziare solchi di erosione imputabili al continuo passaggio 

pedonale e dei mezzi motorizzati entro i corpi sabbiosi. Queste forme 

erosive determinano, alla lunga, la venuta a giorno dell’apparato radicale 

delle piante con conseguente disseccamento delle essenze vegetali 

coinvolte. La destabilizzazioni dei depositi sabbiosi determina 

l’eliminazione del naturale ostacolo offerto alle dune mobili. Ciò 

comporta una maggior dispersione del materiale sabbioso che risulta 

pertanto tolto dal circuito sedimentario del sistema di spiaggia. Questo 

fenomeno può avere ripercussioni sul bilancio sedimentario della stessa 

e sulle volumetrie di sedimento in gioco nel sistema costiero, con 

conseguente arretramento della linea di riva e modificazione dell’asseto 

morfologico dei corpi sabbiosi. 

22005. Zone umide di Porto Pino: I processi naturali 

d’interrimento delle aree stagnali sono legati agli apporti solidi dei corsi 

d’acqua che sfociano all’interno del sistema stagnale e nel canale 

circondariale che collega le zone umide in esame con le saline di S. 

Caterina. In particolare il Rio Badde de Gutturu Saidu, specie nei 

periodi di piena, assicura un importante carico detritico che causa 

l’interrimento dei canali di circolazione idrica e delle bocche di 

comunicazione tra i diversi bacini del comprensorio. Ciò rappresenta un 

fattore limitante lo sfruttamento economico delle zone umide, anche 

per quanto attiene l’utilizzo come vasca di prima evaporazione nel 

sistema del ciclo del sale delle saline di Santa Caterina. 

22006. Piana alluvionale-detritica occidentale: Le arature e la 

leggera inclinazione di alcune porzioni del settore in esame possono 

favorire l’insorgere dei processi di dilavamento e ruscellamento 

concentrato con conseguente asportazione e trasporto verso le zone 

umide di limitate quantità di suolo e materiale detritico, anche se, nel 

complesso, la configurazione geomorfologica del territorio non agevola 

tali dinamiche. Esistono inoltre relazioni di carattere idrogeologico con i 

sistemi stagnali legato ai flussi delle acque di falda. 

22007. Piana alluvionale-detritica orientale: In questo settore 

si verificano processi erosivi legati al ruscellamento diffuso e 

concentrato di media entità. La presenza di depositi sabbiosi 

pedogenizzati e solo in parte cementati, l’assenza di una copertura 

vegetale continua, l’ampiezza delle superfici e l’attuale uso del territorio 

soggetto ad esercitazioni militari con mezzi motorizzati favoriscono 


l’attivazioni dei suddetti processi con conseguente trasporto verso le 

aree stagnali di rilevanti quantità di materiale detritico e suolo. La 

presenza di suoli appartenenti ai sottogruppi Typic Xerofluvents e Typic 

Palexeralf, cui si associa un’ampia scelta di colture, suggerisce un uso 

agricolo e/o forestale del territorio. Ciò appare auspicabile anche in 

termini di mantenimento degli equilibri morfo-sedimentari nei corpi 

dunari stabilizzati e di riduzione degli apporti solidi verso le aree stagnali 

e del loro conseguente utilizzo in termini produttivi. 

22008. Eolianiti: La grande facilità di alterazione e disgregazione 

del deposito congiuntamente agli evidenti segni di degrado del manto 

vegetale conseguente il passaggio di mezzi militari determina l’insorgere 

di intensi processi di ruscellamento e deflazione eolica che alimentano 

di materiale detritico le superfici stagnali. La funzione della componente 

in esame all’interno del sistema è, inoltre, quella di ostacolo alla 

dispersione eolica del materiale sabbioso dei corpi dunari, funzione che, 

in seguito al degrado dell’originario manto vegetale protettivo, viene 

meno. 

22009. Costa rocciosa tra Guardia Desogus e P.ta Cala 

Piombo: Questo settore chiude il sistema di spiaggia di P.to Pino con il 

quale esistono rilevanti relazioni morfodinamiche legate all’importanza 

che la barriera fisica, rappresentata dal tratto di costa rocciosa, ha sui 

processi di sedimentazione nel settore di Cala passo a Mare da cui 

avvengono i prelievi per l’alimentazione dei corpi dunari di P.to Pino. 

L’alterazione del regime energetico in direzione ed intensità 

determinerebbe variazioni nel circuito e nel bilancio sedimentario del 

sistema costiero di P.to Pino. 

Nel settore interno l’assenza di copertura vegetale, imputabile a 

numerosi incendi ed alle spinte condizioni fisico-climatiche, favorisce 

l’insorgere dei processi di erosione laminare e concentrata sui i versanti 

ad opera delle acque di ruscellamento, cui è imputabile l’asportazione di 

suolo e materiale detritico che amplifica il processo di degrado degli 

orizzonti pedologici e della copertura vegetale. 

22101. Promontorio di Capo Teulada e settore interno: L’istmo che 

unisce il promontorio alla era ferma, individua due spiagge di fondo 

baia. Le dinamiche costiere del tratto occidentale del promontorio 

risentono in misura determinante dei venti dei quadranti occidentali ed 

il regime energetico è molto più intenso rispetto a quello riscontrabile 

nel tratto orientale dove, invece, predominano i venti e le correnti 

provenienti dal settore sud-orientale. L’alterazione di tali regimi 

energetici avrebbe ripercussioni sulla distribuzione dei sedimenti nel 

settore sommerso ed emerso. 

22102. Cala di Porto Zaffaranu: La genesi della spiaggia di P.to 

Zaffaranu è imputabile agli accumuli detritici che la corrente di deriva 

litorale e la rifrazione dei treni d’onda sedimentano nella baia di 

Zaffaranu. Eventuali ostacoli in direzione e intensità del regime delle 

correnti sotto costa avrebbe ripercussioni sugli equilibri sedimentari del 

sistema di spiaggia. La degradazione dei corpi dunari, inoltre, determina 

processi di deflazione e movimentazione del materiale sabbioso verso 

l’entroterra, togliendolo dal circuito sedimentario del sistema. 

22103. . Rilievi carbonatici di P.ta della Torre e M.te Lapanu: Le 

forme ed i processi che su tali rilievi si manifestano sono principalmente 

legati all’intensa azione chimica e meccanica delle acque sia marine che 


continentali, cui è imputabile la dissoluzione del carbonato di calcio, gli 

accumuli di terra rossa e la produzione di materiale detritico. 

22104. Ria di Porto Scudo: Eventuali alterazioni in direzione e 

intensità del regime delle correnti all’interno della ria e nel settore 

immediatamente esterno avrebbe ripercussioni sugli equilibri 

sedimentari del sistema di spiaggia e sulla circolazione idrica. La 

degradazione dei corpi dunari, inoltre, determina processi di deflazione 

e movimentazione del materiale sabbioso verso l’entroterra, togliendolo 

dal circuito sedimentario del sistema. 

22105. Piana alluvionale del Rio Porto Scudo: I caratteri morfologici 

del territorio risultano predisponenti nei confronti di eventi alluvionali 

in concomitanza di episodi meteorici particolarmente significativi. 

22106. Sistema orografico granitico-riolitico di Monte S’Impeddau 

e Monte Benazzeddus: Individua il bacino idrografico del Rio di P.to 

scudo. In esso si esplicano intensi processi erosivi legati allo scorrere 

superficiale delle acque meteoriche, agevolati dall’assenza di un manto 

vegetale regimante. Ne deriva in molti casi l’asportazione delle coltri 

detritiche superficiali con conseguente esumazione del substrato 

roccioso. L’ulteriore degrado del manto vegetale, conseguente incendi e 

sovrapascolo, determinerebbe l’accentuazione dei deflussi superficiali 

con conseguente incremento dei fenomeni erosivi sui versanti e dei 

fenomeni di alluvionamento nei settori a valle. 

22107. Porto Pirastru e bacino idrografico afferente: La spiaggia 

deve la sua origine all’interazione tra le dinamiche torrentizie e quelle 

marine. In particolare l’accumulo di materiale sabbioso è reso possibile 

dalle favorevoli condizioni di direzione ed energia delle correnti nel 

settore sommerso. Qualsiasi intervento che alteri tale regime avrebbe 

ripercussioni negative sul sistema di spiaggia. 

22108. Settore costiero di P.to Tramatzu e bacino idrografico 

afferente: La componente individuata si colloca immediatamente ad 

ovest della ria di P.to Teulada. Si riscontra uno spinto grado di 

alterazione idrolitica della roccia responsabile della produzione di grandi 

quantità di materiale detritico che rivestono un ruolo fondamentale nel 

ripascimento naturale delle piccole spiagge del settore costiero. 

22109. Spiaggia di Porto Tramatzu e Isola Rossa: La genesi della 

spiaggia è in gran parte imputabile alla presenza dell’Isola Rossa che 

determina fenomeni di rifrazione delle onde ed individua una zona 

d’ombra di bassa energia che favorisce la deposizione del materiale 

sabbioso all’interno della baia. Qualsiasi intervento che alteri o 

interferisca con le dinamiche sottocosta avrebbe effetti negativi sugli 

equilibri sedimentari della spiaggia di porto Tramatzu. La degradazione 

dei corpi dunari, inoltre, determina processi di deflazione e 

movimentazione del materiale sabbioso verso l’entroterra, togliendolo 

dal circuito sedimentario del sistema. Il materiale di degradazione fisica 

e chimica e di rilevante importanza per l’alimentazione detritica della 

spiaggia di Porto Tramatzu. 

22110. Paleosuperfice di Guardia is Ogus: Individua un alto 

morfologico a sommità pseudopianeggiante. L’area, che ricade in zona 

militare, ha subito numerosi e devastanti incendi che hanno eliminato in 

maniera quasi totale la vegetazione arborea ed arbustiva con 

conseguente asportazione del materiale detritico ad opera delle acque di 

ruscellamento ed esumazione del substrato roccioso. L’ulteriore 

degrado del manto vegetale, determinerebbe l’accentuazione dei 

fenomeni erosivi 


22111. Sistema orografico granitico di Punta de Su Scovargiu: I 

rilievi confinano con il sistema della piana del Rio Leonaxiu, con la 

quale instaurano relazioni in termini di apporto detritico ed idrico. La 

degradazione del manto vegetale determina un’accentuazione dei 

deflussi superficiali che possono indurre fenomeni di alluvionamento 

nei settori a valle ed erosione per dilavamento lungo i versanti. 

22112. Piane alluvionali antiche ed attuali del corso medio del Rio 

Leonaxiu e suoi affluenti: Costituiscono il più importante sistema di 

piane alluvionali del territorio in esame in gran parte utilizzato in campo 

agricolo. I processi che in esse si manifestano sono riconducibili 

principalmente alla dinamica fluviale che, specie in eventi meteorici 

significativi, così come riscontrabile nelle piane costiere olocenicheattuali, 

può essere soggetto a fenomeni di esondazione nelle alluvioni 

attuali e recenti, ed erosione laterale delle superfici alluvionali terrazzate. 

Tali fenomeni sono strettamente legati ai rapporti tra infiltrazione e 

ruscellamento riscontrabili nei rilievi contornanti la piana che, a loro 

volta, dipendono dal tipo di copertura del suolo, sia in senso qualitativo, 

sia quantitativo, che caratterizza il bacino idrografico. Inoltre, eventuali 

interferenze al naturale deflusso delle acque accentuerebbero i già 

presenti fenomeni di esondazione ed erosione delle sponde dei corsi 

d’acqua. 

22113. Ria di Porto Teulada e Piana alluvionale olocenica del Rio 

Leonaxiu: La piana alluvionale costiera olocenica-attuale si sviluppa nel 

tratto terminale del sistema idrografico del Rio Leonaxiu che, in eventi 

meteorici particolarmente significativi, può essere soggetta a fenomeni 

di alluvionamento. Tali fenomeni sono strettamente legati ai rapporti tra 

infiltrazione e ruscellamento riscontrabili nei rilievi contornanti la piana 

che, a loro volta, dipendono dal tipo di copertura del suolo, sia in senso 

qualitativo, sia quantitativo, che caratterizza il bacino idrografico. 

Inoltre, eventuali interferenze al naturale deflusso delle acque 

accentuerebbero i già presenti fenomeni di esondazione ed erosione 

delle sponde dei corsi d’acqua. 

22114. Rilievi carbonatici di Serra de Calcinaio e P.ta de Sardori: 

La natura litologica dei rilievi costituenti la Serra de Calcinaio influenza 

in misura determinante i processi idrogeologici determinando assenza di 

deflusso superficiale lungo le aste torrentizie. Sono altresì attivi processi 

di dissoluzione chimica ed accumuli di terra rossa. 

22115. Sistema orografico metarenaceo (Formazione di Nebida) 

orientale (M.te Perdaia): La grande estensione del bacino idrografico, 

congiuntamente ai rilevanti processi di ruscellamento che in questo 

settore si esplicano, sono alla base del manifestarsi di eventi alluvionali 

nella valle del Rio Leonaxiu e dei suoi principali affluenti. Il degrado del 

manto vegetale conseguente incendi e sovrapascolo, nonché interventi 

di forestazione attuati con mezzi meccanici che movimentano terra ed 

eliminano la copertura vegetale naturale o effettuati con specie vegetali 

non autoctone, determinerebbe uno squilibrio nel rapporto tra 

infiltrazione e ruscellamento con aumento del deflusso idrico 

superficiale e del trasporto solido verso valle. Ciò aumenta il rischio di 

eventi alluvionali. 

Inoltre qualsiasi attività e intervento che alteri l’equilibrio dei versanti 

accentuerebbe i fenomeni di instabilità geomorfologica nel sistema 

orografico (frane, erosione accelerata). 

22116. Ria di Porto Malfatano: Rappresenta la più profonda 

insenatura della costa del sud la cui origine è da collegare con la 


sommersione del prolungamento a mare del Canale Malfatano. 

Internamente alla ria si sviluppa una piccola piana costiera elevata 

mediamente 10 metri s.l.m.. Questo settore più prossimo al mare è 

soggetto a periodiche esondazioni in eventi meteorici particolarmente 

significativi. Il settore interno della ria è utilizzato come peschiera, al cui 

scopo è stato costruito un argine che riduce i già scarsi scambi idrici con 

il mare aperto. Questa struttura, indispensabile per lo sfruttamento 

economico della peschiera, ha d’altro canto effetti negativi sul deflusso 

delle acque continentali in mare durante gli eventi di piena del canale di 

Malfatano. Ciò accentua l’entità degli eventi alluvionali nella piana 

costiera retrostante. 

La presenza di piccole spiagge nella riva in corrispondenza del 

promontorio di Capo Malfatano è legata alla degradazione e 

rielaborazione detritica, ad opera del moto ondoso, di una piccola 

scarpata d’erosione, scolpita su depositi arenacei. Tali depositi 

rappresentano il bacino di alimentazione principale di tutte le spiagge e 

calette sabbiose presenti all’interno della ria. Qualsiasi intervento che 

alteri il regime energetico, in dirzione ed intensità, avrebbe ripercussioni 

sulla distribuzione dei sedimenti e sugli equilibri sedimentari delle 

spiagge. 

22117. Porto di Piscinni e piana alluvionale del canale di Piscinni e 

sistema orografico afferente: Il Porto di Piscinnì costituisce una 

piccola baia sul fondo della quale si sviluppa un piccolo arco di spiaggia. 

Qui trova sbocco temporaneo ed occasionale il Canale Piscinnì, 

originando una piccola area stagnale nella depressione retrodunare. Il 

cordone di spiaggia che separa l’avanspiaggia dalla retrospiaggia è 

ricoperto da sporadiche coperture vegetali erbacee, oltre il quale, in 

continuità, si sviluppa un campo dunare embrionale in fase di 

stabilizzazione nei settori più interni. Gli accumuli sabbiosi 

rappresentano un importante bacino di prelievo ed accumulo di 

materiale sabbioso che regola gli scambi tra spiaggia emersa e spiaggia 

sommersa. L’utilizzo durante la stagione estiva delle depressioni 

interdunari come luogo di accesso e sosta di mezzi motorizzati provoca 

degrado dei corpi sabbiosi e mobilizzazione di materiale sabbioso ad 

opera del vento e delle mareggiate estreme, determinando significativi 

squilibri sedimentari nel sistema di spiaggia. 

Il sistema rappresentato dalla spiaggia emersa e sommersa e dal settore 

di alluvionamento del canale Piscinnì è regolato dalle interazioni tra le 

dinamiche prettamente marine della spiaggia sommersa e quelle fluviali 

del canale di Piscinnì. Queste interazioni sono in parte ostacolate dalla 

presenza della strada che ricopre gran parte del settore retrodunare e 

attraversa il canale di sfogo del corso d’acqua con uno stretto ponte che 

costituisce un ostacolo al naturale deflusso idrico attraverso il cordone 

di spiaggia. Ciò può indurre o accentuare eventi alluvionali in 

concomitanza con episodi meteorici importanti. Tale pericolo di 

esondazione è riscontrabile anche nel settore poco più a monte dove 

sono presenti alluvioni riferibili alla colmata versiliana. 

Le principali dinamiche identificabili nel bacino del canale di Piscinnì 

sono riconducibili all’attivazione di processi di ruscellamento diffuso ed 

incanalato che vanno ad alimentare la portata liquida e solida del Canale 

Piscinn’. La degradazione del manto vegetale conseguente a incendi e 

sovrapascolo e a interventi di forestazione attuati con mezzi meccanici 

che movimentino terra ed eliminino la copertura vegetale naturale o 

effettuati con specie vegetali non autoctone, peraltro già ampiamente 

realizzati, determinerebbero squilibri nel bilancio idrogeologico in 


termini di incremento del deflusso idrico superficiale e del trasporto 

solido verso valle. Ciò, come evidenziato nelle altre piane costiere 

analizzate, rappresenta un fattore scatenante fenomeni di dissesto 

idrogeologico. Inoltre qualsiasi attività ed intervento che produca 

instabilità nei versanti accentuerebbe il rischio di eventi di dissesto 

idrogeologico. 

22118. Sistema orografico di Monte Filau – Capo Spartivento: Capo 

Spartivento è un promontorio roccioso costituito da rocce di natura 

essenzialmente granitica nella sua parte centrale e da gneiss affioranti 

nella punta estrema, che chiude ad oriente la Costa del Sud e la separa 

sia da un punto di vista fisiografico, sia dinamico, dalla costa rettilinea 

che, con andamento NE-SW, individua il tratto terminale del Golfo di 

Cagliari. I due settori, infatti, sono controllati da dinamiche costiere 

indipendenti ed esiste pertanto una netta separazione fisica tra i due 

ambiti. Il sistema individuato, grazie ai caratteri litologici 

particolarmente favorevoli all’instaurarsi di processi di disgregazione 

meccanica e di alterazione chimica, rappresenta un importante fonte di 

produzione di materiale detritico in seguito all’attivazione di processi di 

ruscellamento che si esplicano nei settori più interni del promontorio, 

ed all’azione diretta del moto ondoso sui fronti rocciosi. Il materiale 

detritico, veicolato dalla corrente di deriva litorale, entra nel circuito 

sedimentario della spiaggia di Tuarredda e delle altre spiagge presenti 

nel Golfo di Teulada. Qualsiasi intervento nella parte sommersa e sui 

canali di drenaggio avrebbe ripercussioni sulla distribuzione del 

materiale sedimentario nell’arco costiero. 

22119. Sistema orografico metarenaceo meridionale (P.ta su 

Scorriu – Rocca Niedda) e settore costiero: Racchiude un tratto di 

costa rocciosa, estesa circa 10 chilometri e disposta in direzione NW- 

SE, scolpito sui metasedimenti della formazione di Nebida. Il sistema 

idrico superficiale possiede un forte potere erosivo specie nei tratti a 

monte, che si traduce in processi di approfondimento lineare dei corsi 

d’acqua. All’acqua di ruscellamento è inoltre imputabile il prelievo ed il 

trasporto di materiale detritico che, immesso in mare, alimenta il carico 

solido all’interno del circuito sedimentario del Golfo di Teulada. Una 

rilevante produzione di materiale detritico è inoltre determinata 

dall’intensa azione delle mareggiate provenienti dai quadranti 

meridionali. Qualsiasi intervento nella parte sommersa avrebbe delle 

ripercussioni sulla distribuzione del materiale sedimentario nell’arco 

costiero, in seguito a fenomeni di intercettazione del materiale 

sedimentario e di alterazione del regime dinamico delle correnti 

sottocosta. 

22120. Spiaggia di Tuarredda: Si trova nel fondo della baia retrostante 

l’isola omonima, immediatamente ad est della ria di Porto Malfatano. 

Nel cordone di spiaggia trova la sua foce temporanea il Rio Tuarredda, 

che in eventi eccezionali di piena riesce ad aprirsi un varco attraverso le 

sabbie e defluire direttamente a mare. Le mareggiate originate dai venti 

meridionali trovano un importante ostacolo e dissipatore di energia 

nell’isola di Tuarredda, distante poche centinaia di metri dalla linea di 

costa. Alla rifrazione dei treni d’onda oltre l’isola è imputabile la genesi 

della cuspide che caratterizza il settore centrale della spiaggia. Grande 

importanza per quanto riguarda la produzione di materiale detritico che 

alimenta lo stock sedimentario della spiaggia sono gli intensi processi di 

degradazione chimica e fisica degli gneiss e dei graniti del promontorio 

di Capo Sartivento e dei retrostanti rilievi di M. Pranedda e P.ta Padenti. 

L’azione del moto ondoso sui fronti rocciosi di Capo Spartivento 


determina la produzione di grandi quantità di materiale detritico che 

viene preso in carico dalla corrente di deriva litorale. La baia di 

Tuarredda individua una prima zona di rifrazione dei fronti d’onda e 

riduzione dell’energia delle correnti sottocosta all’interno del Golfo di 

Teulada al cui interno avvengono importanti processi di 

sedimentazione.Qualsiasi intervento nella spiaggia sommersa o al limite 

tra questa e la spiaggia emersa e, ancora, nel tratto costiero che 

individua la baia di Tuarredda che abbia come risultato una variazione, 

in direzione ed intensità, del regime delle corrente di deriva litorale e del 

moto ondoso, determinerebbe ripercussioni sul bilancio sedimentario 

della spiaggia emersa e sommersa e variazioni di posizione della linea di 

riva rispetto all’attuale. 

22121. Bacino idrografico del Canale Malfatano: Le principali 

dinamiche identificabili nel settore in esame sono riconducibili 

all’attivazione di processi di ruscellamento diffuso ed incanalato che 

vanno ad alimentare la portata liquida e solida del Canale Malfatano. La 

degradazione del manto vegetale conseguente a incendi e sovrapascolo 

e a interventi di forestazione attuati con mezzi meccanici che 

movimentino terra ed eliminino la copertura vegetale naturale o 

effettuati con specie vegetali non autoctone, peraltro già ampiamente 

realizzati, determinerebbero squilibri nel bilancio idrogeologico in 

termini di incremento del deflusso idrico superficiale e del trasporto 

solido verso valle. Ciò, come evidenziato nelle altre piane costiere 

analizzate, rappresenta un fattore scatenante fenomeni di dissesto 

idrogeologico. Inoltre qualsiasi attività ed intervento che produca 

instabilità nei versanti accentuerebbe il rischio di eventi di dissesto 


22201. Settore Sommerso tra Capo S’Isulotto e Su Cardolinu: Gli 

equilibri sedimentari della spiaggia sommersa e di quella emersa 

dipendono in primo luogo dal mantenimento dell’attuale regime 

energetico del settore sommerso e dalla presenza della prateria di 

posidonie che costituisce il limite esterno verso il largo oltre il quale i 

sedimenti non riescono ad arrivare. Qualsiasi intervento che alteri tale 

regime energetico, in direzione ed intensità, nonché qualsiasi attività che 

abbia come risultato la degradazione della prateria di posidonie e dei 

cordoni sabbiosi sottomarini avrebbe delle ripercussioni sul bilancio 

sedimentario dei sistemi di spiaggia in esame e sulle attuali tendenze 

evolutive dei corpi sabbiosi già in parte influenzate dalle attività che si 

esplicano nel settore emerso. 

22202. Stangioni de Su Sali e sistema di spiaggia emersa tra 

Monte Cogodi, Porto Campana e Capo S’Isulotto: I corpi dunari 

semistabilizzati e stabilizzati hanno un ruolo di fondamentale 

importanza nel mantenimento degli equilibri sedimentari della spiaggia 

in quanto svolgono l’importante azione di contenimento delle sabbie 

che altrimenti, in seguito all’azione di prelievo e trasporto ad opera del 

vento, verrebbero sospinte nelle depressioni retrodunari e nei bacini 

stagnali ed allontanate dal circuito sedimentario del sistema. Qualsiasi 

intervento o attività che alteri ed ostacoli, anche minimamente, le 

dinamiche eoliche e gli equilibri biologici, con particolare riferimento 

alla copertura vegetale che colonizza i corpi sabbiosi, avrebbe delle 

immediate conseguenze sulla stabilità dei corpi dunari e sui delicati 

equilibri sedimentari del sistema di spiaggia. Inoltre qualsiasi intervento 

o struttura che alteri ed ostacoli le dinamiche nell’avanspiaggia avrebbe 

ripercussioni sugli equilibri della spiaggia e sull’evoluzione dei corpi 

dunari. Le depressioni stagnali presenti nei settori retrodunari sono 


alimentate dagli apporti idrici di alcuni corsi d’acqua. Ostacoli alla 

naturale divagazione delle acque nelle depressioni retrodunari e di 

retrospiaggia costringerebbe il corso d’acqua a trovare vie di sfogo 

alternative, determinando fenomeni di esondazione e modifiche 

nell’assetto morfologio del sistema. D’altro canto la canalizzazione del 

tratto terminale del corso d’acqua, che di fatto eliminerebbe la 

depressione stagnale, avrebbe ripercussioni sugli equilibri sedimentari 

del sistema di spiaggia. L’importanza di queste superfici stagnali nel 

quadro delle dinamiche costiere è inoltre legata ai fenomeni di 

intercettazione dei sedimenti trasportati dal vento entro il bacino idrico 

specie nei momenti in cui è presente l’acqua. Le occasionali 

comunicazioni con il mare assicurano la rimessa in circolo dei detrito 

chiudendo il ciclo sedimentario del sistema di spiaggia. La scomparsa 

delle depressioni stagnali o il loro utilizzo come aree di sosta per 

motoveicoli o altre attività, determinerebbe pertanto l’alterazione del 

circuito sedimentaro del sistema di spiaggia e degli equilibri 

idrogeologici che attengono alla zona umida. 

22203. Stagno di Chia e spiaggia di Foxi Cogoni: Nel sistema 

di spiaggia di Foxi Cogoni, qualsiasi intervento o attività che alteri ed 

ostacoli, anche minimamente, le dinamiche meteomarine e gli equilibri 

biologici, sia nell’avanspiaggia che nella retrospiaggia, avrebbe delle 

immediate conseguenze sulla stabilità dei corpi dunari e sui delicati 

equilibri sedimentari del sistema di spiaggia. Lo stagno di Chia è 

alimentato da apporti idrici di origine fluviale. Ostacoli alla naturale 

divagazione delle acque nelle depressione stagnale costringerebbe il 

corso d’acqua a trovare vie di sfogo alternative, determinando fenomeni 

di esondazione e modifiche nell’assetto morfologio del sistema. D’altro 

canto la canalizzazione del tratto terminale del corso d’acqua, che di 

fatto eliminerebbe la depressione stagnale, avrebbe ripercussioni sugli 

equilibri sedimentari del sistema di spiaggia. L’importanza di queste 

superfici stagnali nel quadro delle dinamiche costiere è inoltre legata ai 

fenomeni di intercettazione dei sedimenti trasportati dal vento entro il 

bacino idrico specie nei momenti in cui è presente l’acqua. Le 

occasionali comunicazioni con il mare assicurano la rimessa in circolo 

dei detrito chiudendo il ciclo sedimentario del sistema di spiaggia. 

La scomparsa delle depressioni stagnali o il loro utilizzo come aree di 

sosta per motoveicoli o altre attività, determinerebbe pertanto 

l’alterazione del circuito sedimentaro del sistema di spiaggia e degli 

equilibri idrogeologici che attengono alla zona umida. 

22204. Spiaggia de Su Cardolino e foce del Rio di Chia: E’ 

un’area da un punto di vista morfodinamico molto rilevante, in cui 

maggiormente si concentrano gli scambi di energia e materia tra mare e 

continente. Il tratto terminale e la foce del Rio di Chia, specie in 

concomitanza di importanti deflussi, possono essere soggetti a 

modificazioni di posizione conseguente la naturale dinamica fluviale e le 

interazioni con il mare. Ne deriva l’importanza del libero e naturale 

deflusso delle acque fluviali in mare che, contrariamente, possono 

venire ostacolate da interventi ed attività prossime alla foce. Qualsiasi 

intervento o attività in questo settore avrebbe ripercussioni sulle naturali 

interazioni fluvio-marine specie per quanto attiene al deflusso idrico e 

solido verso il mare. 

La fondamentale importanza rappresentata dai deflussi solidi e liquidi 

del Rio di Chia per quanto riguarda la stabilità e la naturale evoluzione 

dei sistemi di spiaggia presenti nell’ecologia in esame, suggerisce 

un’attenta valutazione di tutti quegli interventi ed attività che abbiano 


come risultato la riduzione degli apporti idrici e detritici al settore 

costiero o che alterino le interazioni fluvio-marine. 

22205. Rilievo e tratto di costa rocciosa dei monti Sa 

Guardia: Il tratto costiero è soggetto all’intensa azione degli eventi 

meteomarini i quali inducono processi di degradazione dell’ammasso 

roccioso, specie nelle facies intrusive, e produzione di materiale detritico 

che, veicolato verso sud dalla corrente di deriva litorale, contribuisce al 

ripascimento dei litorali sabbiosi di Chia. Qualsiasi intervento o attività 

che alteri le dinamiche costiere avrebbe ripercussioni sulla distribuzione 

del sedimenti nel settore sommerso. 

22206. Su Pianu Spartivento: Un eccessivo emungimento delle 

acque di falda nel settore della piana può determinare fenomeni di 

ingressione marina e salinizzazione delle falde d’acqua dolce con 

conseguente perdita della risorsa. Inoltre le irrigazioni effettuate con 

acque inquinate determinano la riduzione della fertilità nei suoli per 

fenomeni di salinizzazione indiretta. Lo sfruttamento della risorsa idrica 

sotterranea superiore alla capacità di ricarica della falda stessa 

determinerebbe rilevanti abbattimenti della superficie piezometrica 

esponendo l’acquifero ad irreversibili ingressioni marine. In questo 

senso è di particolare importanza definire i settori privilegiati di ricarica 

della falda, identificabili in tutta la piana in esame e lungo le linee di 

impluvio. Da ciò si evince che la riduzione dei deflussi lungo le aste 

fluviali determinerebbe una minor alimentazione della falda ed un 

depauperamento della stessa risorsa. Inoltre, valutata l’elevata 

vulnerabilità degli acquiferi, qualsiasi attività che determini rilascio di 

sostanze inquinanti avrebbe ripercussioni immediate sulla qualità delle 

acque sotterranee. 

22207. Piana costiera del Rio di Chia: Un eccessivo 

emungimento delle acque di falda, sia per scopi agricoli, sia turistici, nel 

settore della piana, può determinare fenomeni di ingressione marina e 

salinizzazione delle falde d’acqua dolce. Inoltre, qualsiasi intervento che 

riduca l’entità dei deflussi lungo l’asta fluviale del Rio Mannu – Rio di 

Chia, determinerebbe una minor alimentazione della falda ed un 





22208. Rilievi di P.ta S.Andrea – P.ta de su Sfundau: 

l’aumento del ruscellamento superficiale lungo i versanti può avere gravi 

conseguenze sul regolare deflusso idrico lungo il Rio di Chia; ciò 

determina un aumento del rischio idrogeologico nel settore a valle che 

risulta pertanto maggiormente esposto a fenomeni alluvionali in 

concomitanza di eventi meteorici di intensità e durata elevata. 

22209. Piana alluvionale terrazzata del Rio Mannu – Rio di 

Chia: L’attività agricola sfrutta le risorse idriche sotterranee che si 

collocano all’interno delle formazioni alluvionali. Un eccessivo 

emungimento delle acque di falda può determinare fenomeni di 

ingressione marina e salinizzazione delle falde d’acqua dolce. La 

riduzione dei deflussi lungo l’asta fluviale del Rio Mannu – Rio di Chia 

determinerebbe una minor alimentazione della falda ed un 






22211. Sistema orografico di Monte Orbai: Il mantenimento degli 

equilibri pedogenetici è di fondamentale importanza per la 

conservazione qualitativa e quantitativa della risorsa forestale che, come 

già evidenziato negli altri sistemi orografici, attiene al controllo del 

bilancio idrogeologico della regione, limitando il ruscellamento ed 

accentuando l’infiltrazione nel sottosuolo con conseguente 

alimentazione delle falde idriche sotterranee. 

22212. Sistema orografico orientale di Punta Is Crobus – Punta 

Antiogu Nieddu: Racchiude un territorio su cui disboscamenti storici, 

sovrapascolo ed incendi hanno determinato il degrado della copertura 

vegetale e l’asportazione ad opera delle acque di ruscellamento del suolo 

e del materasso alteritico. 

L’aumento del deflusso superficiale comporta una più facile 

predisposizione del settore a valle a fenomeni di dissesto idrogeologico. 

Tali fenomeni possono essere mitigati attraverso opere di forestazione 

con essenze vegetali autoctone che non comportino movimentazione di 

terra. 

22301. Tratto costiero tra Porto de Su Scovargiu e Forte Village: 

L’evidenziata sensibilità morfologica del settore costiero in esame 

consiglia, a monte di qualsiasi intervento sia nel settore emerso che in 

quello sommerso, un’attenta analisi delle attuali dinamiche costiere la 

cui alterazione, anche attraverso interventi finalizzati alla difesa dei 

litorali dall’erosione, determinerebbe irregolarità spaziali nella 

distribuzione dei sedimenti e dell’andamento delle correnti sottocosta 

con ulteriori ripercussioni sui delicati equilibri del sistema di spiaggia. La 

realizzazione di opere di difesa a mare se da un lato riducono l’energia 

del moto ondoso ed attenuano localmente i fenomeni erosivi, dall’altro 

determinano una minore circolazione idrica nel settore sottocosta, con 

ripercussioni negative sulla qualità delle acque, ed inducono processi 

erosivi nei settori costieri limitrofi. 

22302. Tratto di costa tra Forte Village e Cala d’Ostia: 

Questo tratto di costa costituisce un importante bacino di alimentazione 

dello stock sedimentario del litorale sabbioso di Forte Village. Eventuali 

ostacoli alle dinamiche ed ai flussi di energia avrebbero ripercussioni 

sulla distribuzione del materiale sedimentario nel settore sommerso. 

22303. Tratto di costa tra Cala d’Ostia e P.ta d’Agumu: Nel 

tratto di costa trova la sua foce il Rio Palaceris. Il corso d’acqua assicura 

un discreto apporto detritico che, rimaneggiato dal moto ondoso e dalla 

corrente di deriva litorale, viene distribuito nel litorale sabbioso e nel 

settore sommerso. Eventuali interferenze sul naturale deflusso fluviale, 

sia nel tratto prossimo alla foce, sia nel settore a monte, avrebbero 

ripercussioni sulle volumetrie detritiche che il corso d’acqua trasporta in 

mare. Ciò si tradurrebbe in una riduzione del materiale a disposizione 

con conseguente variazione del bilancio sedimentario delle spiagge. In 

un regime trasgressivo come quello oggi riscontrabile in questo tratto di 

costa, ciò può accentuare in misura notevole il già evidenziato 

fenomeno di arretramento della linea di costa. 

Eventuali ostacoli alle dinamiche ed ai flussi di energia nel settore 

sommerso avrebbero ripercussioni sulla distribuzione del materiale 

sedimentario nell’intero tratto costiero in esame, anche con 

modificazioni dell’attuale profilo morfologico della linea di costa. 

22304. Fascia pedemontana di Su Putzu - Campu Matta: Un 

eccessivo emungimento delle acque di falda nel settore della piana può 

determinare fenomeni di salinizzazione delle falde d’acqua dolce con 


conseguente perdita della risorsa. Lo sfruttamento della risorsa idrica 

sotterranea superiore alla capacità di ricarica della falda stessa 

determinerebbe rilevanti abbattimenti della superficie piezometrica 

esponendo l’acquifero ad irreversibili ingressioni marine. In questo 

senso è di particolare importanza definire i settori privilegiati di ricarica 

della falda, identificabili in tutta la piana in esame e lungo le linee di 

impluvio. Da ciò si evince che la riduzione dei deflussi lungo le aste 

fluviali determinerebbe una minor alimentazione della falda ed un 





22305. I fenomeni alluvionali che a valle si possono verificare 

sono direttamente connessi con l’assetto idrogeologico, e quindi 

forestale, del sistema orografico di Monte Cravellu e Punta Truba 

Manna e dei rilievi che racchiudono il bacino idrografico del Rio 

Palaceris. 

22306. Piana alluvionale olocenica ed attuale del Rio 

Palaceris: Le modificazioni dell’assetto idrogeologico e del naturale 

deflusso del Rio Palaceris imposte dai recenti lavori finalizzati alla 

realizzazione del Parco Tecnologico determinano variazioni degli 

apporti idrici e nel trasporto solido verso il settore costiero. Ciò induce 

da un lato la drastica riduzione dell’alimentazione della falda nel settore 

costiero, con conseguente pericolo di salinizzazione della stessa, 

dall’altro viene a mancare al litorale sabbioso di Santa Margherita 

un’importante fonte di ripascimento detritico. 

22307. Sistema orografico del bacino del Rio Palaceris: In 

relazione alla configurazione morfologico-strutturale del territorio che 

in conseguenza di ciò appare predisposto all’instaurarsi di fenomeni di 

dissesto idrogeologico, l’assetto forestale del sistema orografico in 

esame assume pertanto un’importanza strategica per quanto riguarda la 

loro prevenzione. 

22401. Settore sommerso compreso tra Punta Zavorra e l’Isola di 

San Macario: L’alterazione del regime energetico nel settore 

sommerso, sia in direzione ed intensità, avrebbe ripercussioni sulla 

distribuzione del materiale sedimentario e sull’azione dei frangenti sui 

litorali. Il settore costiero è soggetto a rapido arretramento della linea di 

riva a cui si sta cercando di porre rimedio tramite la realizzazione di 

strutture rigide nel settore sommerso a difesa delle aree urbanizzate. 

Gli interventi atti a ridurre il fenomeno erosivo ubicati nel tratto di 

Porto Columbu, sono rappresentati da una serie di barriere soffolte, 

parallele alla linea di riva, ubicate a circa un centinaio di metri da 

quest’ultima e distanziate tra loro di circa 35 metri. Le barriere se da un 

lato riducono l’energia del moto ondoso ed attenuano i fenomeni di 

riflessione, dall’altro determinano una minore circolazione idrica nel 

settore sottocosta con ripercussioni negative sulla qualità delle acque. La 

riduzione del regime energetico induce, inoltre, variazioni dei caratteri 

sedimentari sottocosta, sia in senso qualitativo, con deposizione di 

materiale fini e colloidali, sia quantitativo, rappresentando le barriere un 

ostacolo all’ingresso del materiale sedimentario, specie per quanto 

riguarda le frazioni detritiche sabbiose. Allo stato attuale non si 

conoscono, inoltre, le conseguenze che la variazione del regime 

energetico e sedimentario operata dalle barriere può indurre sui settori 

costieri limitrofi. 


22402. Sistema costiero di Nora: Il settore costiero di Nora è 

un sistema geomorfologico articolato e composito. Esso è il risultato di 

complesse fasi morfoevolutive, legate alle interazioni tra parametri 

litologici, strutturali ed eustatici che hanno originato sistemi ambientali 

estremamente vulnerabili e sensibili alle modificazioni dei parametri 

fisici che ne regolano l’evoluzione. L’alterazione delle dinamiche 

costiere, sia nel settore emerso, attraverso l’alterazione e l’ostacolo dei 

movimenti trasversali che sull’avanspiaggia e retrospiaggia si verificano, 

sia in quello sommerso, variando direzione ed intensità del regime delle 

correnti sottocosta, determinerebbe modifiche nel delicato equilibrio 

sedimentario del sistema di spiaggia. 

22403. Spiaggia di Foxi Durci: Si estende in corrispondenza 

della foce del Rio di Pula. All’apporto sedimentario dell’importante 

corso d’acqua ed alla rielaborazione ad opera delle correnti marine è 

imputabile la genesi del litorale sabbioso. Il trasporto di materiale solido 

ad opera della corrente di deriva litorale da sud verso nord è di 

fondamentale importanza per quanto attiene il mantenimento dei 

precari equilibri sedimentari dei litorali di Porto Columbu e Perd’e Sali. 

La diminuzione degli apporti sedimentari conseguenti il prelievo di 

materiale sedimentario da cave, ormai abbandonate, ubicate nell’alveo 

del Rio di Pula, ha contribuito alla riduzione del materiale sedimentario 

a disposizione del sistema di spiaggia che, come evidenziato da recenti 

studi, è in fase di erosione. Il prosieguo di queste attività e l’alterazione 

del deflusso idrico e solido del corso d’acqua determinerebbero una 

repentina e irreversibile accentuazione dei fenomeni erosivi, non solo 

nella spiaggia in esame, ma in tutto il settore costiero che si estende fino 

a nord di Perd’e Sali. In riferimento alla riduzione degli apporti 

sedimentari per il ripascimento del sistema di spiaggia estrema 

importanza rivestono in proposito i futuri apporti detritici del Rio di 

Pula, anche in previsione della costruzione dello sbarramento sul Rio 

Monte Nieddu, la cui riduzione accentuerà e renderà di difficile 

soluzione il problema dell’erosione dei litorali in tutto il sistema 

costiero. 

22404. Settore costiero di Porto Columbu e Perd ‘e Sali: Il 

tratto di costa in esame mostra un’intensa dinamica costiera. Il litorale è 

soggetto ad una continuo arretramento della linea di riva che minaccia la 

stabilità delle strutture edificate in prossimità del mare. Le cause che 

coralmente concorrono all’attivazione di questi fenomeni sono da 

ricercare, sia nelle naturali dinamiche endogene ed esogene che nella 

regione si esplicano, sia nelle attività dell’uomo e nelle infrastrutture ad 

esse connesse. Le dinamiche evolutive del sistema costiero in esame, in 

condizioni naturali ed in assenza di strutture rigide a riva, fermo 

restando il sollevamento del livello medio del mare, vedrebbero un 

progressivo arretramento della linea di costa fino al conseguimento di 

un nuovo equilibrio, raggiunto il quale, a meno di ulteriori sollecitazioni 

eustatiche, si determinerebbe un rallentamento del fenomeno erosivo 

con formazione di un deposito sabbioso-ciottoloso derivante dal 

progressivo smantellamento della ripa d’erosione e dagli apporti detritici 

del Rio di Pula fin qui veicolati dalla corrente di deriva litorale. Le 

strutture rigide presenti nei settori prossimi alla linea di riva non 

consentono questo riequilibrio naturale del sistema costiero ma, come 

detto, accentuano il fenomeno erosivo. Le soluzioni proponibili atte a 

mitigare il problema e a salvaguardare le aree urbanizzate, portano con 

sé, in ogni caso, conseguenze morfoevolutive che, se non attentamente 


analizzate e preventivate, possono creare ulteriori problematiche e 

sensibili modificazioni al sistema fisiografico. 

22405. Tratto di costa rocciosa compresa tra Punta Zavorra e 

foce Canale Peppino: La costa rocciosa, è caratterizzata dalla presenza 

di falesie e fronti rocciosi degradanti verso il mare. Qui avvengono, 

seppur limitatamente, processi di disgregazione dell’ammasso roccioso 

in seguito all’azione energica dei marosi determinando il progressivo 

scalzamento alla base della formazione rocciosa e produzione di 

materiale detritico. L’alterazione del regime energetico delle correnti 

marine nel settore sommerso determinerebbe variazioni nella 

distribuzione del materiale sedimentario 

22406. Piana alluvionale olocenica ed attuale del Rio di Pula: 

La componente rappresenta l’ambito di influenza delle piene fluviali, e 

costituisce pertanto la porzione di territorio che periodicamente può 

essere soggetta a fenomeni di esondazione. Il limite è rappresentato 

dalla ripa d’erosione fluviale che delimita le superfici terrazzate delle 

alluvioni antiche le quali, per la loro posizione topografica elevata di 

qualche metro sopra l’alveo attuale, non sono soggette a fenomeni di 

alluvionamento. D’altro canto, in concomitanza di eventi di piena 

eccezionali, si può verificare un processo di erosione laterale della 

superficie terrazzata con attivazione di fenomeni di crollo di materiale 

sabbioso-ciottoloso che possono far arretrare la ripa d’erosione di 

parecchi metri. 

Qualsiasi intervento o attività che ostacoli il naturale deflusso delle 

acque o che determini variazione nel profilo longitudinale del corso 

d’acqua, determinerebbe squilibri nei processi fluviali con accentuazione 

dei fenomeni di esondazione, anche in aree morfologicamente non 

raggiungibili, ed erosione laterale delle sponde e delle superfici 

terrazzate. 

L’alterazione del profilo longitudinale del corso d’acqua, conseguente ad 

esempio attività di cava, determinerebbe squilibri nei processi fluviali 

con attivazione di fenomeni alluvionali erosivi e deposizionali fuori dal 

normale andamento fluviale. 

22407. Rilievi andesitici di Monte Arrubiu, P.ta Marturedda 

e Monte Mereu: Costituiscono delle modeste dorsali collinari di natura 

vulcanica che presentano un grado di erodibilita da medio ad elevato. Il 

degrado del manto vegetale determina intensi processi di erosione 

laminare e concentrata lungo i versanti. detritica. Nel settore sudorientale 

del rilievo si apre un vasto fronte di cava da dove si estrae 

materiale litoide per uso ornamentale e blocchi per massicciate. I fronti 

di cava possono presentare problemi di stabilità. 

22408. Piana colluvio-alluvionale di Pula: La piana è costituita 

per la gran parte dalle alluvioni antiche del Rio di Pula, e, nella fascia 

pedemontana, da depositi colluviali e glacis. Su questi si sviluppano 

suoli dotati di buona fertilità cui si associa un’ampia scelta di colture ed 

una discreta propensione all’irrigabilità. 

L’uso eccessivo della risorsa idrica sotterranea che contribuisce al 

fabbisogno idrico delle attività agricole, può determinare fenomeni di 

ingressione marina nei settori più prossimi alla costa. Eventuali opere 

che abbiano come conseguenza il depauperamento del deflusso idrico 

superficiale dei corsi d’acqua determinerebbero un abbattimento della 

superficie piezometrica con conseguente maggior sensibilità 

dell’acquifero ad irreversibili processi di intrusione salina. 


22501. Conoide alluvionale antica del Rio Santa Lucia: La 

componente è interessata da manifestazioni di rilevante dinamica 

torrentizia, attive particolarmente in occasione di eventi pluviometrici di 

maggiore entità, possono configurare situazioni di pericolosità 

idrogeologica anche in corrispondenza di canali di drenaggio ed impluvi 

generalmente non soggetti a deflusso evidente. 

In funzione della limitata pendenza generale del territorio e delle 

caratteristiche idrogeologiche del settore, l’alterazione e l’interferenza, 

sulle dinamiche di deflusso e di smaltimento idrico dell’area, di strutture 

e manufatti comunque rilevati o depressi rispetto alla superficie, specie 

se disposti trasversalmente rispetto agli assi di drenaggio della conoide, 

può facilmente comportare ripercussioni di notevole entità per quanto 

attiene la manifestazione di fenomeni di esondazione, erosione fluviale e 

di alluvione, favorendo anche il coinvolgimento di porzioni territoriali 

naturalmente non predisposte a tali fenomeni. 


rilevante della potente copertura detritica alluvionale del settore, 

connesse anche alla significativa entità della risorsa idrica sotterranea, 

nonché alle strette interazioni tra queste falde e l’adiacente compendio 

umido dello Stagno di Cagliari, configurano una situazione di elevata 

vulnerabilità ambientale nei confronti di potenziali fenomeni di 

contaminazione degli acquiferi sotterranei. La ricorrenza di numerose 

cavità superficiali e di pozzi anche a largo diametro, spesso sede di 

smaltimento incontrollato di rifiuti di ogni sorta, rappresenta un 

ulteriore fattore che favorisce l’ingresso e la dispersione di prodotti 

contaminanti nel sistema idrico sotterraneo. 

22502. Area industriale di Sarroch: All’attività dello 

stabilimento industriale sono imputabili gravi forme di inquinamento 

dei suoli e delle falde sotterranee la cui entità, sia in termini di superficie 

interessata dal fenomeno, sia in riferimento alla gravità del problema, 

necessita di opportune analisi e verifiche. 

22503. Piana di Capoterra: I caratteri di permeabilità del terreni 

e la bassa soggiacienza della superficie piezometrica relativa alla falda 

più superficiale determinano una intrinseca vulnerabilità dell’acquifero a 

fenomeni di contaminazione ad opera di sostanze inquinanti le quali, 

una volta raggiunta la falda, verrebbero facilmente diffuse all’interno 

dell’acquifero. Tale aspetto costituisce un fattore fortemente limitante la 

localizzazione di attività e di strutture potenzialmente inquinanti su tutta 

la superficie della piana di Capoterra e nei territori idrogeologicamente 

ad essa connessi. Ne consegue che qualsiasi attività o struttura che per 

sua natura tratti o produca sostanze potenzialmente contaminanti, in 

caso di rilascio, determinerebbe gravi ed estesi fenomeni 

d’inquinamento nelle falde sotterranee. 

Qualunque intervento che riduca il deflusso dei corsi d’acqua o che 

impedisca i naturali fenomeni d’infiltrazione attraverso canalizzazioni ed 

impermeabilizzazioni degli alvei o delle superfici di ricarica, identificabili 

in tutta la piana in esame, lungo le linee di impluvio e nelle aree 

montane retrostanti la piana, avrebbe come risultato la riduzione 

dell’infiltrazione efficace che alimenta la falda, con conseguente 

fenomeni di depressione della superficie piezometrica e di risalita 

dell’interfaccia acqua dolce – acqua salata. Gli stessi fenomeni possono 

essere indotti dallo sfruttamento eccessivo della risorsa attraverso 

emungimenti che sovrastimano le potenzialità di ricarica della falda 

stessa, determinando rilevanti abbattimenti della superficie piezometrica 


ed esponendo l’acquifero ad irreversibili ingressioni marine con 

conseguente perdita della risorsa. 

22504. Piana olocenica-attuale del Rio S. Lucia: Tutto il 

settore racchiuso dalla componente elementare rappresenta il possibile 

ambito di influenza delle piene fluviali e costituisce, pertanto, la 

porzione di territorio che periodicamente può essere soggetta a 

fenomeni di esondazione. 

Qualsiasi intervento o attività che ostacoli il naturale deflusso delle 

acque o che determini variazioni nel profilo longitudinale del corso 

d’acqua, determinerebbe squilibri nei processi fluviali con accentuazione 

del rischio di esondazioni, anche in aree morfologicamente fuori dalla 

portata delle acque fluviali, e di erosione laterale delle sponde fluviali e 

delle superfici terrazzate che delimitano la piana olocenica. 

Inoltre qualsiasi intervento o attività che insista sulla piana olocenica 

può determinare squilibri idraulici e sedimentari durante gli eventi di 

piena, accentuando ed aggravando i fenomeni alluvionali. 

Particolare importanza, in termni di smaltimento delle ondate di piena, 

riveste il settore della foce fluviale la cui ostruzione può aumentare il 

rischio di esondazioni nel tratto prossimo alla foce. 

22505. Conoide alluvionale recente del Rio Santa Lucia: La 

conoide alluvionale costituisce una morfologia estremamente recente, 

generatasi dai continui e naturali fenomeni di divagazione del corso 

d’acqua nel suo tratto terminale. Le recenti canalizzazioni del corso 

d’acqua hanno solo in parte rallentato ed ostacolato i naturali fenomeni 

di esondazione i quali, anche in conseguenza della periodica occlusione 

della foce, localizzata nel settore sud-orientale della laguna di Santa 

Gilla, possono tutt’oggi verificarsi ed interessare anche le aree 

urbanizzate. Qualsiasi intervento o attività che insista sulla conoide può 

determinare squilibri idraulici e sedimentari ed innescare ed essere esse 

stesse esposte a fenomeni alluvionali, in seguito anche alla riattivazione 

di paleo linee di drenaggio. 

22506. Sistema orografico del M. S. Barbara (settore 

occidentale): L’alterazione qualitativa e quantitativa della copertura 

vegetale determinerebbe squilibri tra acque di ruscellamento ed 

infiltrazione con attivazione di processi di dilavamento lungo i versanti 

e favorendo eventi alluvionali nel settore pedemontano e lungo l’asta 

fluviale del Rio San Gerolamo. 

22507. Sistema orografico di P.ta Picchirillu: Racchiude un 

limitato sistema orografico collinare dai lineamenti morfologici aspri e 

versanti fortemente acclivi. Questo aspetto congiuntamente alla rada 

copertura vegetale determinano una spiccata instabilità morfologica dei 

versanti con attivazione di intensi fenomeni di ruscellamento diffuso e 

concentrato e conseguente asportazione degli orizzonti pedologici. 

L’ulteriore alterazione della copertura vegetale determinerebbe squilibri 

tra acque di ruscellamento ed infiltrazione con attivazione di processi di 

dilavamento lungo i versanti e favorendo eventi alluvionali nel settore 

pedemontano. 

22508. Area mineraria di S.Leone: L’elevata acclività dei 

versanti del settore minerario, associata alla totale assenza di 

vegetazione, è causa di intensi fenomeni di ruscellamento superficiale 

che in taluni casi da origine a solchi di ruscellamento molto profondi. 

L’ulteriore alterazione della copertura vegetale determinerebbe squilibri 

tra acque di ruscellamento ed infiltrazione con attivazione di processi di 


dilavamento lungo i versanti e favorendo eventi alluvionali nel settore 

pedemontano. 

22509. Settore sud-occidentale del bacino idrografico del Rio 

Gutturu Mannu – Guttureddu: Racchiude un vasto ed articolato 

sistema orografico in cui l’assetto idrogeologico risulta d’importanza 

estrema nel controllo degli eventi di piena che a più riprese interessano 

il settore pedemontano e quello della piana di Capoterra. La 

conservazione qualitativa e quantitativa dell’attuale copertura vegetale è 

di fondamentale importanza per il mantenimento degli equilibri 

idrogeologici di tutta l’ecologia in esame. Ne consegue che qualsiasi 

intervento sul territorio che implichi eliminazione del manto vegetale, 

movimentazione di terra, o impermeabilizzazioni diffuse, possono 

determinare squilibri nel bilancio idrogeologico della regione con 

accentuazione del rischio di eventi alluvionali nel settore pedemontano 

e nella piana di Capoterra. Inoltre il degrado del manto vegetale implica 

l’attivazione di processi di ruscellamento superficiale con asportazione 

degli orizzonti pedologici e conseguente riduzione delle potenzialità 

produttive del territorio. 

22510. Settore nord-orientale del bacino idrografico del Rio 

Gutturu Mannu – Guttureddu: L’assetto litologiche, morfologiche e 

forestale del territorio individuano caratteri preferenziali per 

l’attivazione di processi di ruscellamento superficiale e, in generale, di 

instabilità morfologica sui versanti. 

Qualsiasi intervento sul territorio che implichi eliminazione del manto 

vegetale, movimentazione di terra, e impermeabilizzazioni diffuse, 

possono determinare squilibri nel bilancio idrogeologico della regione 

con accentuazione del rischio di eventi alluvionali. 

Anche in questo settore il degrado del manto vegetale implica 

l’attivazione di processi di ruscellamento superficiale con asportazione 

degli orizzonti pedologici e conseguente riduzione delle potenzialità 

produttive del territorio. 

22511. Versanti orientali di M. S. Barbara (Poggio dei Pini): La rada 

copertura del suolo, congiuntamente alla generale forte pendenza dei 

versanti ed alla impermeabilizzazione conseguente le diffuse 

urbanizzazioni, determinano l’insorgere di intensi processi di 

ruscellamento superficiale che, oltre a determinare perdita di suolo e 

riduzione delle potenzialità produttive del territorio, rappresentano un 

elemento determinante per l’attivazione di processi alluvionali nel 

settore pedemontano e nella vallata del Rio San Gerolamo. Qualsiasi 

intervento sul territorio che implichi eliminazione del manto vegetale, 

movimentazione di terra, e impermeabilizzazioni diffuse, determinerbbe 

squilibri nel bilancio idrogeologico della regione ed accentuazione del 

rischio di eventi alluvionali. 

22512. Piana olocenica-attuale del Rio San Gerolamo: La 

componente individua un settore potenzialmente soggetto a fenomeni 

di esondazione conseguenti eventi meteorologici eccezionali. La 

presenza di strutture viarie che in più punti attraversano il sistema 

idrografico tramite ponti con falcate non adeguatamente calibrate alle 

sezioni d’alveo, incrementa il rischio di eventi alluvionali e di stabilità 

delle stesse strutture viarie ed insediative ubicate nella piana. 

Qualsiasi intervento o attività che insista sulla piana alluvionale 

olocenica-attuale ed ostacoli il naturale deflusso delle acque 

determinerebbe squilibri nei processi fluviali con accentuazione dei 

fenomeni d’esondazione, anche in aree morfologicamente fuori dalla 


normale portata delle acque fluviali, e di erosione laterale delle sponde 

fluviali e delle superfici terrazzate che delimitano l’alveo attuale e la 

piana olocenica. 

22601. Spiaggia sommersa tra P.ta Zavorra e il promontorio del 

Colle di S.Ignazio: Gli unici apporti sedimentari significativi che 

attualmente partecipano al ripascimento del complesso di spiaggia, 

subendo una ridistribuzione lungo la fascia costiera principalmente ad 

opera della corrente di deriva litoranea prevalente, diretta da sud verso 

nord, sono riconducibili alle portate solide dei corsi d’acqua che 

sfociano nel settore sud-occidentale della componente esaminata, e in 

particolare del principale tra questi costituito dal Rio Santa Lucia, 

nonché ai prodotti dell’erosione meteo-marina delle coste presenti tra la 

località La Maddalena e P.ta Zavorra, impostate su formazioni detritiche 

antiche. Tali processi di ripascimento rappresentano un fattore 

indispensabile per il mantenimento degli equilibri sedimentari all’interno 

della componente costiera. 

Un importante elemento di degrado ambientale all’interno di questa 

componente è costituito dal significativo inquinamento delle acque, dei 

fondali e delle comunità biotiche marine, riconducibile alla immissione 

di reflui e di sostanze contaminanti sia industriali che civili da parte dei 

numerosi centri abitati e insediamenti produttivi che afferiscono al 

sistema litorale considerato. Quest’ultimo, oltre ad avere evidenti 

conseguenze da un punto di vista sanitario e della fruibilità della risorsa 

costiera da parte della popolazione, manifesta serie ripercussioni anche 

in termini geomorfolologici, influendo negativamente sullo sviluppo e 

sulla integrità delle vaste praterie di Posidonia oceanica che popolano i 

fondali del golfo e che rappresentano un fattore di primaria importanza 

relativamente al mantenimento della stabilità morfo-dinamica del 

sistema di spiaggia in esame. 

Le attuali situazioni di compromissione della risorsa non appaiono 

adeguatamente contenibili in assenza di specifici interventi di 

riqualificazione ambientale del sistema volti, da un lato, alla 

eliminazione dei fenomeni di contaminazione delle acque e dei 

sedimenti, e dall’altro, al ripristino degli essenziali equilibri dinamici 

all’interno della componente e tra quest’ultima e le altre componenti 

ambientali ad essa legate da un punto di vista fisico e funzionale. 

Appare inoltre da evidenziare che eventuali interventi e attività posti in 

essere nell’ambito di questo settore, anche finalizzati alla soluzione di 

specifici processi di degrado, come i fenomeni di erosione dell’arenile, 

manifesterebbero in generale ripercussioni non limitate ad un ambito 

strettamente locale ma che facilmente coinvolgerebbero equilibri 

morfo-dinamici appropriatamente inquadrabili, in termini di influenza 

evolutiva, solo alla scala dell’unità fisiografica complessiva. 

22602. Cordone litoraneo di La Plaia: La recente formazione 

dei depositi detritici che costituiscono il cordone costiero, la rilevante 

variabilità delle correnti marine e delle perturbazioni meteo-marine in 

questo settore del Golfo di Cagliari e la presenza di strutture rigide 

all’interno o vicine alla zona di influenza diretta dei marosi, quali la 

strada litoranea e manufatti edilizi lungo la costa, risultano elementi che 

concorrono ad accentuare sensibilmente la vulnerabilità intrinseca della 

fascia litoranea nei riguardi dei fenomeni di erosione costiera. In 

particolare queste strutture limitano in maniera significativa l’elasticità 

del sistema di spiaggia in rapporto alla sua capacità di adattarsi a 

occasionali o graduali modificazioni del profilo costiero, riconducibili a 

eventi meteo-marini di carattere eccezionale, fasi evolutive spontanee 


nell’ambito della unità fisiografica o a variazioni, naturali o artificiali, del 

regime energetico lungo la costa. Infatti, l’azione dei frangenti su tali 

opere causata da una eventuale rimozione della fascia sabbiosa 

prospiciente provocherebbe, oltre che il danneggiamento degli stessi 

manufatti, anche una forte accentuazione del processo erosivo a causa 

dell’effetto di riflessione del moto ondoso sulle strutture coinvolte. 

Di elevata importanza inoltre, lungo questo tratto di litorale, risulta 

l’azione di stabilizzazione delle sabbie da parte della vegetazione 

psammofila e idrofila presente subito all’interno della fascia di 

avanspiaggia, che in questo settore ostacola attivamente la dispersione 

detritica al di fuori della zona costiera, favorendo la formazione di 

accumuli sedimentari e l’accrescimento detritico del cordone litoraneo. 

Il degrado della copertura vegetale, il cui sviluppo peraltro risulta 

seriamente limitato dai gia ricordati manufatti presenti lungo la costa, 

nonché compromesso, in termini sia qualitativi che quantitativi, dai 

frequenti episodi di incendio e da attività quali l’accumulo di materiali 

detritici e di scarto e la frequentazione dell’arenile con mezzi 

motorizzati, contribuisce in misura rilevante a pregiudicare la stabilità 

geomorfologica del sistema di spiaggia. 

Infine il lato interno della componente presenta caratteri più 

tipicamente peristagnali e passa gradualmente, senza soluzioni di 

continuità, nella zona umida retrolitorale. Questo settore, in quanto 

sede di scambi sia sotterranei che superficiali tra il dominio marino e 

quello stagnale, mostra caratteri ambientali peculiari nell’ambito dell’area 

umida soprattutto in relazione alla sua articolazione in specifici habitat 

ecologici. 

22603. Complesso stagnale e saliniero occidentale dello 

Stagno di Cagliari: Le attuali dinamiche e tendenze evolutive della 

componente risultano totalmente dipendenti dalla gestione del sistema 

di idrovore, canali, chiuse e vasche, separate da esili argini limosi, che 

permettono, in particolare, lo sfruttamento di buona parte dell’area ai 

fini della produzione saliniera, la cui attività peraltro condiziona 

l’esistenza di specifiche nicchie e habitat ecologici, strutturati in 

relazione alla crescente salinità all’interno del sistema evaporante, che 

rivestono un valore estremamente elevato in termini naturalistici. 

L’efficacia del settore umido dello Stagno di Capoterra in termini di 

laminazione delle piene fluviali dipende essenzialmente dalle 

caratteristiche di pervietà delle foci del corso d’acqua all’interno del 

bacino, dalle dimensioni di quest’ultimo e dalla facilità da parte del 

sistema di ripristinare all’occorrenza le comunicazioni con il mare, 

permettendo perciò lo scarico dell’eccedenza idrica al suo interno. 

Interventi a carico di questi caratteri producono evidentemente diretti 

riflessi sulle modalità e capacità del sistema idraulico di compensare e di 

smaltire gli effetti delle piene fluviali. 

Da un punto di vista naturalistico, la struttura stagnale di Capoterra 

presenta una elevata rilevanza in relazione alla ricchezza e alla 

diversificazione degli habitat e nicchie ecologiche che in esso trovano 

occasione di sviluppo. A tale riguardo uno dei fattori essenziali che 

concorrono a conferire al sistema i suoi connotati ambientali e ecologici 

è costituito dalla significativa presenza di aree peristagnali, create in 

buona parte dalla attività di deposito e di divagazione delle foci del Rio 

Santa Lucia. 

Le relazioni con il sistema idrografico e idrogeologico alimentatore 

risultano, evidentemente, essenziali per definire la qualità ambientale 


dell’area stagnale. In particolare le caratteristiche qualitative e 

quantitative dei deflussi idrici e sedimentari provenienti dal bacino 

idrografico del Rio Santa Lucia, con le significative alterazioni da esse 

subite in relazione agli interventi ed attività a cui è stato sottoposto il 

territorio (v.di Ecologia della Piana di Capoterra e del Bacino 

Idrografico del Rio Santa Lucia) condizionano direttamente le tendenze 

evolutive della zona umida, in particolare per quanto riguarda aspetti 

quali la tendenza all’interrimento, la regolazione della salinità e degli 

apporti nutritivi, la presenza nei sedimenti di metalli pesanti, la tendenza 

all’eutrofizzazione etc. 

Per quanto attiene i processi idrogeologici sotterranei, facendo 

riferimento alla complessiva componente ambientale considerata, 

risultano intercorrere tra quest’ultima e la conoide del Rio Santa Lucia 

significative e complesse dinamiche di relazione. In particolare l’apporto 

idrico sotterraneo al sistema umido rappresenta certamente una voce 

non trascurabile del bilancio idrogeologico di quest’ultimo, mentre le 

condizioni di maggiore o minore salinità del compendio, nonché il suo 

sviluppo areale verso l’entroterra, costituiscono fattori influenti 

relativamente alla impostazione dell’interfaccia tra acque dolci e acque 

saline nelle falde sotterranee presenti nel settore. 

22604. Laguna di Santa Gilla: In rapporto ai suoi connotati 

tipicamente lagunari, le dinamiche e le tendenze evolutive del sistema 

considerato risultano essenzialmente connesse agli scambi ed interazioni 

da un lato con il dominio marino, attraverso la grande bocca a mare e, 

dall’altro, con quello continentale, in relazione sopratutto agli apporti 

liquidi e solidi provenienti dagli immissari fluviali. 

La creazione di una serie di strutture di controllo e di regimazione degli 

afflussi fluviali e marini al sistema, attualmente in buona parte ultimate, 

permetterà in funzione di esigenze specifiche di condizionare in misura 

pressoché completa le dinamiche su cui sono basati gli equilibri 

geomorfologici e ecologici della componente. 

In particolare, da un punto di vista fisico-idraulico, di estrema 

importanza risulta il ruolo svolto dal sistema lagunare in relazione alla 

laminazione delle piene fluviali. A tale riguardo l’efficacia di 

quest’ultimo dipende essenzialmente dalle caratteristiche di pervietà 

delle foci fluviali all’interno del bacino, dalle sue dimensioni e dalla 

capacità del sistema di canali sublagunari e della bocca a mare di 

smaltire il carico idrico in eccesso. 

Adeguati apporti idrici, solido-detritici e nutritivi da parte dei sistemi 

idrografici immissari risultano indispensabili, assieme ai fattori di 

influenza marina, per il mantenimento e lo sviluppo dei tipici connotati 

ecologico-ambientali della laguna e per il sostentamento dell’enorme 

ricchezza biologica di quest’ultima che si esprime con l’eccezionale tasso 

di produttività di biomassa e il notevole contenuto in termini di 

biodiversità. A tale riguardo risulta inoltre rilevante la differenziazione 

dei fondali e dei diversi settori della laguna da un punto di vista 

morfologico, fisico e chimico, la cui articolazione dipende sopratutto 

dalla posizione all’interno del sistema lagunare anche in funzione delle 

relazioni spaziali con la rete di canali sublagunari che regolano i flussi di 

materia e di energia con il settore costiero. Questi caratteri presiedono 

alla impostazione di una notevole varietà di habitat e nicchie ecologiche 

all’interno del complesso umido costiero. 

22605. Vasche salanti delle saline Contivecchi: La sostanziale 

impermeabilità del fondo delle vasche, nonché l’isolamento idrografico 


del settore, corrispondenti a specifiche esigenze funzionali della attività 

produttiva condotta, impediscono, di fatto, significativi processi di 

relazione sia superficiale che sotterranea tra queste ultime e i limitrofi 

sistemi territoriali stagnali e continentali. 

22606. Paleo-isola di Sa Illetta: Processi di relazione di natura 

idrogeologica risultano stabiliti in particolare con la attigua laguna di 

Santa Gilla, favoriti dalla natura altamente permeabile delle formazioni 

arenacee e biogeniche che costituiscono la struttura della componente. 

Il prelievo di acque a carico della esigua falda idrica dolce e salmastra 

presente nel sottosuolo porterebbe con estrema facilità a fenomeni di 

degrado di quest’ultima e dei suoli a causa del richiamo delle acque 

saline della laguna. 

22607. Sistema perilagunare settentrionale di Santa Gilla: Le 

caratteristiche morfologiche del settore rendono quest’ultimo 

fortemente vulnerabile a fenomeni di alluvionamento causati anche da 

sistemi di drenaggio occasionali e periferici rispetto a quelli principali, le 

cui naturali vie di deflusso possono, peraltro, facilmente essere 

ostacolate e modificate da strutture e manufatti comunque rilevati o 

depressi rispetto al piano di campagna, soprattutto se disposti 

trasversalmente alle direzioni di flusso e realizzati senza la dovuta 

considerazione riguardo tali dinamiche. Inoltre lo stesso sviluppo della 

copertura vegetale, specialmente nei settori di transizione verso l’area 

lagunare e di foce, può comportare con facilità l’ostruzione delle vie di 

deflusso verso la zona umida compromettendo la capacità di 

quest’ultima di smaltire le portate di piena. 

Da un punto di vista idrogeologico la componente presenta strette 

relazioni da un lato con il complesso lagunare e dall’altro con i sistemi 

fluviali e l’entroterra, svolgendo anche a tale riguardo un ruolo di 

interfaccia e di passaggio tra i due domini. 

In rapporto ad una specifica predisposizione geologico-stratigrafica 

dell’area, potenziali processi di ingressione salina all’interno delle falde, 

con dirette ripercussioni negative a carico della elevata qualità dei suoli 

presenti, si manifesterebbero in relazione alla alterazione degli equilibri 

idrogeologici del settore. Eventuali cause di tale alterazione possono 

essere rappresentate dalla diminuzione dei volumi idrici di 

alimentazione delle falde sotterranee dovuti a impermeabilizzazione 

degli alvei e delle zone di infiltrazione, deviazioni fluviali, costruzione di 

bacini di raccolta a monte, emungimenti superiori alle capacità di 

ricarica degli acquiferi, variazioni di salinità del corpo idrico all’interno 

della zona umida. 

La scarsa profondità e talvolta lo stesso affioramento in superficie del 

livello piezometrico e della zona di saturazione idrica, anche in 

corrispondenza di scavi artificiali e cave attive e abbandonate presenti 

nell’area, rappresenta un fattore particolarmente critico in relazione a 

possibili fenomeni di contaminazione della falda freatica libera e della 

circolazione idrica sotterranea. 

In rapporto alla zona umida, i settori di transizione, in cui si stabilisce il 

passaggio graduale al sistema lagunare, caratterizzati dalla presenza di 

acquitrini e condizioni paludose, e periodicamente soggetti a fenomeni 

di risalita superficiale della tavola d’acqua e sommersione, costituiscono 

ambienti di rilevante importanza in termini ecologici. 

Al loro interno particolare rilevanza riveste nello specifico la notevole 

diversificazione in termini di habitat e di nicchie ecologiche, a cui 

corrisponde anche una straordinaria valenza in relazione agli aspetti 


della biodiversità, nonché la ricchezza di dinamiche biologiche che si 

manifesta in tassi di produttività di biomassa spesso superiori alla stessa 

zona lagunare permanentemente sommersa. In riferimento a tali 

caratteri ambientali, nell’ambito del sistema territoriale, il ruolo svolto 

dal settore perilagunare risulta essenziale ad assicurare la piena 

funzionalità tipica dell’area umida. 

22608. Sponda perilagunare orientale di Santa Gilla: Rilevanti 

relazioni con le componenti ambientali attigue risultano stabilite in 

particolare per quanto attiene alle dinamiche di tipo idrogeologico, 

favorite dalla natura relativamente permeabile delle formazioni 

detritiche su cui risulta impostato il settore considerato. Consistenti 

apporti sotterranei di acque dolci provengono in particolare dagli 

acquiferi insediati all’interno della formazione detritica tirreniana 

presente al di sotto dei quartieri occidentali della città, mentre attivi 

processi di interscambio idrico appaiono intercorrere con il settore 

lagunare. 

Tale circolazione sotterranea manifesta caratteri di notevole 

vulnerabilità in relazione a potenziali fenomeni di inquinamento e di 

dispersione ambientale di prodotti contaminanti. A questo riguardo 

significativi elementi di criticità riveste la presenza nel settore di notevoli 

quantità di rifiuti civili ed industriali, talvolta utilizzati come materiali di 

colmamento e di bonifica delle depressioni perilagunari. 

22609. Colmate detritiche del Porto Canale di Cagliari: 

Relazioni di natura idrogeologica risultano intercorrere a livello della 

circolazione idrica sotterranea, in relazione alla relativamente elevata 

permeabilità dei riporti detritici e delle formazioni litologiche che 

costituiscono l’area. 

22610. Bacini dei fanghi di dragaggio tra Grogastu e 

Cabunastasiu: Processi di dispersione sotterranea degli inquinanti 

verso la zona umida potrebbero manifestarsi in relazione ad interventi 

ed attività che comportino il rilascio di tali sostanze nel terreno 

22701. Colle di S. Ignazio: Eventuali ostacoli alle dinamiche ed ai flussi 

di energia nel settore antistante il promontorio avrebbero ripercussione 

sulla distribuzione del materiale sedimentario nel settore sommerso. 

Inoltre interventi di stabilizzazione del fronte roccioso o ostacoli ai 

naturali fenomeni di frangenza del moto ondoso determinerebbero una 

minore produzione di materiale detritico ed un depauperamento dello 

stock sedimentario. 

Il settore sommerso antistante il Capo di S. Elia è di estrema 

importanza in relazione al primario ruolo del promontorio roccioso sul 

controllo del regime di circolazione delle correnti marine all’interno del 

Golfo di Cagliari e dei relativi interscambi idrici e sedimentari tra Golfo 

degli Angeli e Golfo di Quartu. Ne consegue che qualsiasi intervento 

nella parte orientale del settore sommerso in esame può indurre 

significative variazioni nel regime delle correnti marine ben aldilà della 

dimensione locale. In particolare tali modificazioni possono determinare 

la diffusione di sostanze inquinanti, provenienti dall’area industriale di 

Cagliari, all’interno del Golfo di Quartu e della rada del Poetto. 

L’alterazione del profilo del versante può indurre fenomeni d’instablità 

morfologica che si possono manifestare in eventi franosi anche di 

rilevanti dimensioni. 

22702. Vallata di Is Mesas: Dal punto di vista idrogeologico la 

valle individua, con ogni probabilità, una linea di deflusso idrico 


sotterraneo, ubicata all’interno delle sottostanti Arenarie di Pirri, 

eventualmente sfruttabile. In questo senso è opportuno sottolineare 

l’alta vulnerabiltà all’inquinamento dell’acquifero in questione legata 

all’elevata permeabilità per porosità della roccia ed alla vicinanza con il 

mare. 

22704. Alto strutturale di Monte Urpinu – Monte Mixi - 

Bonaria: Il Colle di M.te Urpinu individua un alto strutturale che si 

contrappone alla depressione, di origine in parte tettonica, del settore di 

Molentargius. Le rive di quest’ultimo lambiscono le pendici del colle, 

definendo il probabile limite della trasgressione tirreniana. Tra colle e 

stagno, prima della realizzazione del canale di Terramaini che circonda 

lo stagno e della rete stradale che di fatto separa le due unità 

fisiografiche, esistevano non trascurabili rapporti morfoevolutivi in 

termini di modellamento del versante orientale del colle e successiva 

colmata del settore peristagnale. Rimangono tuttavia attivi rapporti di 

natura idrogeologica, anche se non si conoscono modalità e quantitàtivi 

di deflusso idrico sotterraneo. Il versante orientale del colle, quello che 

guarda verso lo stagno di Molentargius, è un settore fortemente alterato 

dal punto di vista vegetazionale e quello in cui si esplicano 

maggiormente processi di erosione laminare che tendono ad asportare 

l’esigua copertura pedogenica che ricopre il versante. 

22706. Alto strutturale di S. Michele – M.te Claro – Castello – 

Tuvixeddu – Tuvumannu: Nel settore di Tuvumannu, in particolare, 

l’attività estrattiva ha portato alla scomparsa di un rilievo, denominato 

nella cartografia storica Monte della Pace, che si elevava oltre 100 metri. 

La presenza di queste vaste aree di cava, ormai in stato di abbandono, 

comporta l’insorgere di processi di instabilità nei versanti, in risposta 

all’alterazione degli equilibri morfologici e litostatici. Ne derivano 

fenomeni di crollo nei fronti rocciosi verticali, anche di rilevanti 

dimensioni, e processi di ruscellamento diffuso ed incanalato nelle 

superfici mediamente inclinate. 

22709. Superfici terrazzate di Su Planu: Il settore è sede di 

circolazione idrica sotterranea di cui non sono a disposizione 

indicazioni di carattere idrogeologico. 

22710. Piattaforma sedimentaria e colmata detritica di S. 

Avendrace – Viale Trento: I depositi tirreniani sono sede di una falda 

di discreta produttività che presenta una direzione di deflusso verso la 

laguna di Santa Gilla. In questo senso è opportuno sottolineare l’elevata 

vulnerabilità dell’acquifero in questione e la facile diffusione di sostanze 

inquinanti in direzione del settore lagunare. 

22801. Cordone litorale del Poetto: Le correnti litoranee, il moto 

ondoso e i processi eolici rappresentano i principali agenti 

morfodinamici del sistema, i quali risultano particolarmente suscettibili 

all’inserimento di qualunque edificio, struttura o manufatto permanente 

sul cordone litorale sia nella avanspiaggia che nella spiaggia intertidale. 

Infatti la presenza di strutture, barriere, piattaforme o platee fisse 

costituisce e causa una alterazione alla naturale diffusione trasversale e 

longitudinale dei sedimenti, attiva soprattutto durante la stagione 

invernale e quelle intermedie, impedendo il raggiungimento del naturale 

assetto morfologico del sistema e favorendo fenomeni di accumulo e di 

erosione locali che a lungo termine accentuano negativamente il bilancio 

sedimentario complessivo, ad esempio con l’aspersione sabbiosa da 

parte del vento verso le retrostanti zone umide o nell’area marina, 


comportando la sottrazione irreversibile degli accumuli detritici dal 

sistema di spiaggia. 

Negli esigui corpi sabbiosi di retrospiaggia, che andrebbero 

opportunamente salvaguardati, è intenso il depauperamento della 

copertura vegetale per il continuo calpestio provocato dalla 

frequentazione, assidua nelle stagioni estive, e per la periodica pulizia 

della spiaggia eseguita con metodi e tecniche non idonee, favorendo un 

ulteriore incremento della deflazione eolica. 

L’attività di pulizia dell’arenile, effettuata con l’ausilio di mezzi 

meccanici che comportano operazioni di spianamento, di rastrellatura e 

di grigliatura, con la mancanza di una opportuna pianificazione 

dell’intervento, contribuiscono all’alterazione della naturale costipazione 

degli strati superficiali delle sabbie, all’aumento dell’areato per la 

sottrazione delle ghiaie e dei ciottoli, all’eliminazione della naturale 

difesa operata dai residui fogliari della Posidonia spiaggiata con una 

maggiore esposizione della battigia e dell’avanspiaggia ad una ulteriore 

erosione da parte del vento e dei frangenti. 

Inoltre, l’eccessivo carico localizzato trasmesso dai manufatti 

sull’avanspiaggia, il calpestìo derivante dalle attività ricreative localizzate, 

e in generale qualunque operazione di livellamento delle ondulazioni 

sabbiose e delle berme, il movimento di ingenti quantità di sabbia con la 

formazione di abbancamenti, spianamenti e depressioni anche 

temporanee su tutto il cordone litorale determinano un generale 

abbassamento della spiaggia e una maggiore esposizione della stessa 

all’avanzamento dei flussi montanti dei frangenti e all’azione incisiva e 

profonda delle mareggiate, con l’allagamento, ad esempio, di vaste aree 

nell’avanspiaggia. 

Il manto vegetale del retrospiaggia, rappresentato prevalentemente da 

rimboschimenti a pino, pur essendo in condizioni di elevato degrado, ha 

una funzione indispensabile nel contenimento delle sabbie, che 

altrimenti migrerebbero irreversibilmente verso le retrostanti zone 

umide sotto l’azione dei venti meridionali. Tuttavia una eventuale 

rinaturazione della zona, che preveda anche la sostituzione graduale 

dell’attuale manto vegetale artificiale con elementi arbustivi e arborei 

autoctoni, si inserisce positivamente nel contesto dinamico del sistema 

esclusivamente se affiancata alla ricostituzione del cordone di spiaggia e 

dei corpi dunari, alla valutazione dell’attuale assetto morfologico del 

sistema di spiaggia e della sua tendenza evolutiva, senza che venga 

contrastata l’azione eolica dei venti di Maestrale indispensabili per 

l’alimentazione dell’avanspiaggia e per lo scambio trasversale dei 

materiali sedimentari. 

Inoltre la spiaggia avendo perso il naturale equilibrio morfodinamico e 

l’originario assetto morfologico, si configura come un sistema che non è 

in condizione di autosostenersi, per cui gli interventi di conservazione e 

ripristino possono essere pianificati attraverso un continuo 

monitoraggio dei fattori e dei processi biologici, geomorfologici, marini 

e meteoclimatici che regolano il funzionamento del sistema. 

22802. Sistema della spiaggia sommersa del Poetto: Il 

fenomeno dell’arretramento del limite superiore della Posidonia può 

avere cause differenti e sovrapposte che derivano sostanzialmente dal 

depauperamento diretto delle piante marine, dalla modificazione delle 

correnti di deriva litorale, dall’alterazione in direzione e intensità delle 

onde che arrivano a frangere sulla costa e dalla induzione di fenomeni di 

riflessione e rifrazione degli stessi determinati dalla presenza di 


manufatti o strutture estranee al contesto morfodinamico, comportando 

fenomeni di turbolenza delle correnti di fondo e scalzamento alla base 

del substrato interessato dalle radici e dai rizomi delle bio-formazioni 

marine. 

Gli equilibri delle correnti litoranee risultano estremamente instabili, 

messi in evidenza dalla notevole variabilità nell’intesità e direzione dei 

flussi di corrente con la modificazione dei parametri generatori esterni, 

per cui anche una variazione della morfologia del fondo, così come la 

presenza di qualunque struttura o manufatto, inducono fenomeni di 

scompensazione che si traducono con la degradazione del limite della 

Posidonia, variazione della linea di riva e l’allontanamento verso aree 

esterne dei materiali detrititici. 

Poiché l’attuale sistema di spiaggia appare altamente instabile a causa 

dell’elevato deficit sedimentario, una diminuzione della consistenza 

volumetrica degli apporti clastici naturali alla spiaggia del Poetto, si 

manifesta con profonde e immediate modificazioni sull’assetto 

morfologico del litorale sabbioso anche se tale decremento risultasse 

minimo in rapporto ai volumi in gioco del bilancio sedimentario 

complessivo. 

22803. Promontorio del Monte Sant’Elia: La stabilizzazione dei 

movimenti franosi incide direttamente sull’incremento del deficit 

sedimentario della spiaggia del Poetto; inoltre la presenza di strutture o 

manufatti aderenti o a ridosso della costa determinano una 

modificazione delle direzioni e delle intensità di flusso delle correnti in 

un settore particolarmente sensibile e importante per la circolazione 

complessiva delle masse d’acqua nel Golfo e nel litorale del Poetto. 

22804. Sistema delle zone umide dello Stagno di Quartu e 

delle Saline di Stato: Il ciclo di salificazione, seguendo il ritmo 

stagionale, favorisce da un lato il ricambio delle acque e dall’altra 

contribisce ad una differenziazione delle nicchie ecologiche. La mancata 

ingressione artificiale delle acque nella zona umida e delle loro 

regolamentazione e gestione porterebbe in tempi rapidi al 

prosciugamento dello stagno e alla sua totale estinzione, in quanto non 

sono sufficienti al mantenimento permanente del sistema le acque 

pluviali e l’eventuale interazione con la falda salina sotterranea. 

Medesime conseguenze evolutive spetterebbero agli stagni limitrofi con 

una scompensazione diretta sull’assetto morfologico del cordone litorale 

del Poetto che, non avendo più il contenimento dello specchio d’acqua 

retrostante, tenderebbe ad un progressivo arretramento verso 

l’entroterra. 

La zona umida potrebbe rappresentare un ecosistema artificiale 

complesso e calibrato tra le attività dell’uomo e le dinamiche 

dell’ambiente naturale, tra cui emerge la funzione del Bellarosa Minore 

come bacino di smaltimento parziale delle acque reflue urbane 

sfruttando la capacità dei processi di fito-depurazione ossidativa dello 

stagno stesso. 

22805. Paleocordone litorale di Is Arenas: La degradazione dei 

suoli in quest’area è dovuta principalmente ad attività dell’uomo non 

propriamente adatte al contesto ecologico e paesaggistico, come 

avvenuto in maniera intensa e diffusa nel corso degli ultimi decenni. La 

scomparsa dei suoli produttivi, maggiormente diffusi in passato e 

sicuramente più sfruttati, è dovuta sostanzialmente alle attività estrattive 

di cava e alle diffuse discariche presenti nella zona, oltre che ai numerosi 

insedimenti abitativi, generalmente abusivi. 


Le caratteristiche e la posizione geografica di Is Arenas nel contesto 

geomorfologico del compendio stagnale risultano di fondamentale 

importanza nell’equilibrio idrogeologico della piana costiera, 

contribuendo al mantenimento del delicato equilibrio tra le falde saline e 

di acqua dolce e l’interazione che queste hanno con le zone umide 

limitrofe. 

Eventuali interventi che comportino fenomeni di impermeabilizzazione 

del substrato o della superficie del suolo causano modificazioni 

nell’altezza della piezometrica e una maggiore saturazione di sali disciolti 

nelle acque di falda aumentando, come conseguenza, il contenuto di sali 

solubili nel suolo compreso nel franco di oscillazione stagionale della 

tavola d’acqua e orientando a sua volta lo sviluppo della vegetazione e 

degli apparati radicali delle piante. 

L’elevata permeabilità dell’area e le dirette interazioni di flusso tra zone 

umide e falde sotterranee determinano una elevata vulnerabilità della 

falda nei confronti di eventuali fonti inquinanti che, se presenti, 

potrebbero facilmente contaminare anche gli specchi d’acqua limitrofi. 

Inoltre l’alterazione della idrodinamica delle falde, ad esempio attraverso 

profonde modificazioni della morfologia superficiale con sbancamenti, 

scavi e trincee, presenza di pozzi di eduzione o interventi che 

comportino rilevanti modificazioni della permeabilità della superficie e 

del substrato, determinano una variazione delle dinamiche di flusso tra 

acquifero e stagno, variazioni in altezza e pendenza della piezometrica 

che, come conseguenza, avrebbero un maggiore richiamo delle acque 

saline verso le acque di falda con conseguenti variazioni di sali residui 

negli orizzonti pedogenici. 

22806. Sistema delle zone umide dello stagno di 

Molentargius e Sa Perda Bianca: Il regime idrologico dell’intero 

complesso stagnale è da ritenersi completamente artificiale se si 

prescinde dagli afflussi meteorici sul bacino stesso e le eventuali 

interazioni con i corpi idrici sotterranei. L’esclusione dell’impianto 

saliniero dal bilancio idrologico complessivo del bacino stagnale, 

nonchè la mancanza di regolamentazione e gestione idrica dell’intero 

compendio, porterebbero in tempi rapidi al prosciugamento degli stagni 

e al loro totale interrimento. 

Tra i vantaggi della permanenza dello specchio d’acqua nella 

depressione stagnale particolarmente importante è l’effetto sui processi 

meteoclimatici locali, avendo un’azione termoregolatrice del microclima 

attraverso un maggiore contenimento delle escursioni termiche 

stagionali e condizionando il tasso di umidità con l’evaporazione dei 

volumi d’acqua presenti. 

Il ciclo di salificazione, seguendo il ritmo stagionale, favorisce da un lato 

il ricambio delle acque e la loro permanenza mentre dall’altra contribisce 

ad una maggiore differenziazione delle nicchie ecologiche. Di 

conseguenza un ridimensionamento delle superfici evaporanti comporta 

uno stravolgimento al ciclo del sistema di salificazione con 

modificazioni sull’assetto idrogeologico e morfologico delle zone umide 

e delle comunità biotiche collegate. 

Il contesto geomorfologico di Sa Perda Bianca e dai terreni paludosi 

limitrofi è attualmente caratterizzato dalla presenza di depositi limosoargillosi 

di origine lagunare con la presenza della falda sotterranea 

superficiale, che conferiscono ai terreni qualità geotecniche molto 

scadenti. I suoli inoltre sono caratterizzati dall’affiormento stagionale 

della piezometrica, da cui derivano fenomeni di impaludamento favoriti 


anche da un drenaggio estremamente lento, oltre che un’alta 

concentrazione salina che orienta in senso alofilo la vegetazione. È 

possibile che questo settore rappresenti ancora un importante fascia di 

transizione sotterranea tra le acque di ingressione salina e quelle dolci 

drenate dai rilievi limitrofi, che se venisse in qualche modo ostacolata, 

ad esempio attraverso la presenza di strutture che si comportano come 

diaframmi impermeabili, condizionerebbe anche le interazioni che 

esistono con le acque dello stagno. 

Il Canale di Terramaini ha un ruolo di importanza essenziale nelle 

modalità di scarico delle portate di massima piena, per cui tutti gli 

interventi, attività o processi che comportano un peggiormento delle 

caratteristiche idrauliche del canale, come l’ingombro da parte di corpi 

estranei, diminuzione della sezione di flusso, ect. aggravano la capacità 

di smaltimento dei volumi d’acqua dando luogo a fenomeni di 

tracimazione dagli argini con possibili danni a strutture e infrastrutture 

limitrofe. 

22807. Sistema stagnale-lacustre del Bella Rosa Minore: La 

funzione originaria, ma tutt’ora corrente, di quest’area è quella di servire 

da vaso di espansione per le piene provenienti dai bacini idrografici 

tributari del Riu Mortu attualmente tombinato, del Riu di Selargius e del 

Rio Is Cungiaus, costituendo un efficace sistema di protezione delle 

saline da eventuali deflussi di piena. 

Tenuto conto del bilancio idrologico del bacino della zona umida, 

affinchè venga scongiurato il disseccamento dello stagno, è neccessario 

un approvigionamento idrico artificiale, anche con un contenuto di 

sostanze nutritizie bilanciato in funzione della capacità atodepurativa 

dell’ecosistema. 

Tuttavia il sistema risulta pericolosamente esposto ai fenomeni di 

inquinamento dei corpi idrici, dei sedimenti del fondo, dei suoli limitrofi 

e al progressivo interrimento del bacino quando viene in qualche modo 

instaurata una scompensazione degli equilibri tra attività della 

popolazione, fruizione della risorsa e dinamiche ambientali. 

22808. Area peristagnale Su Idanu-Quartu Sant’Elena: Gli 

interventi di sistemazione idraulica realizzati nell’alveo del Rio Is 

Cungiaus hanno certamente contenuto i problemi di esondazione che 

hanno caratterizzato questo settore, tuttavia rappresenta sempre un 

ambito attivo nell’evoluzione delle dinamiche fluviali e idrogeologiche, 

soprattutto per i processi di relazione esistenti tra corso d’acqua, 

acquifero sotterraneo e stagno, che necessitano sempre di una attenta 

valutazione in quanto modificazioni o interventi localizzati possono 

coinvolgere inaspettatamente le dinamiche degli ambienti correlati. 

Rappresenta un territorio che può essere coinvolto in fenomeni di 

esondazione o interessato in prossimità delle aree riparie dalla 

sommersione occasionale da parte delle acque stagnali. 

Le caratteristiche dei terreni indicano una scadente qualità geotecnica e 

una elevata vulnerabilità degli acquiferi all’inquinamento che, per 

l’interazione esistente tra corpi idrici sotterranei e stagno, si estende 

anche allo specchio d’acqua del Bellarosa Minore. 

L’interazione dinamica tra corpi idrici stagnali e sotterranei risulta 

facilmente alterabile anche con interventi che comportano profonde 

modificazioni della morfologia superficiale oppure intensi emungimenti 

delle acque di falda, che possono favorire ad esempio l’ingressione delle 

acque saline. 


22809. Area peristagnale e di colmata artificiale di Pirri- 

Terramaini: Costituisce un ambiente di transizione al sistema stagnale, 

in cui esistono specifiche interazioni tra corpi idrici sotterranei, acque 

incanalate e stagno, che condizionano la dinamica evolutiva 

dell’interfaccia tra falda di acque dolci e acque saline. 

I terreni presentano una scadente qualità geotecnica e una elevata 

vulnerabilità degli acquiferi all’inquinamento che, per l’interazione 

esistente tra corpi idrici sotterranei e acque superficiali, si estende fino al 

bacino del Molentargius e Bellarosa Minore. 

L’interazione dinamica tra corpi idrici superficiali e sotterranei risulta 

facilmente alterabile anche con interventi che comportano profonde 

modificazioni della morfologia superficiale oppure intensi emungimenti 

delle acque di falda, che possono favorire ad esempio l’ingressione delle 

acque saline e favorire il processo di salinizzazione dei suoli. 

22810. Depressione morfologica di Monserrato-Santa Lucia: I 

terreni presentano una scadente qualità geotecnica e una elevata 

vulnerabilità degli acquiferi all’inquinamento, inoltre emungimenti delle 

acque di falda possono favorire l’ingressione delle acque saline. I 

processi di ruscellamento superficiale possono determinare fenomeni di 

ristagno idrico per la presenza di terreni il cui drenaggio appare 

piuttosto lento. 

22811. Sistema delle depressioni stagnali dulcicole di Bingia Spada 

e Perdalonga: Il delicato equilibrio morfologico e idrogeologico che si 

è instaurato tra questi sistemi e gli stagni salini limitrofi dipende 

principalmente dalle regolamentazione e gestione del regime idrico e 

dalla qualità delle acque immesse, oltre che dal mantenimento delle 

condizioni geomorfologiche ed ecologiche dell’area riparia. 

Rilevanti modificazioni morfologiche della superficie o dei sistemi 

spondali possono innescare delle interazioni negative con gli stagni 

salini che possono subire fenomeni di contaminazione dei corpi idrici 

anche attraverso processi di infiltrazione sotterranea. 

22812. Depressione morfologica del sistema urbano di Quartu: Il 

particolare assetto morfologico presenta specifici processi di relazione 

con il sistema fluviale di Is Cungiaus, nonostante quest’ultimo sia stato 

interessato da significativi interventi di sistemazione idraulica finalizzati 

soprattutto al contenimento dei deflussi di piena. 

In riferimento alle piene improvvise che possono verificarsi nel Rio Is 

Cungiaus il basso morfologico di Quartu rappresenta un territorio ad 

alto rischio idrogeologico, in quanto una eventuale tracimazione dagli 

argini del corso d’acqua porterebbe all’inondazione dei territori 

circostanti, anteponendo quelli morfologicamente depressi. Tale 

fenomeno appare contenuto qualora gli interventi di sistemazione 

idraulica siano condotti attraverso una opportuna valutazione delle 

dinamiche fluviali e idrogeologiche del bacino, e vengano eseguiti 

permanentemente il monitoraggio dei processi in atto e la 

manutenzione dell’assetto morfo-strutturale dell’alveo ordinario e di 

piena del Rio Is Cungaus e dei canali ad esso collegati. 

22813. Basso morfologico della piana alluvionale pleistocenica 

Selargius-Monserrato-Pirri: La maggior parte dei terreni sono 

rappresentati da depositi alluvionali pleistocenici che si interdigitano 

con i detriti colluviali provenienti dai versanti circostanti, che hanno 

dato origine a suoli profondi ed evoluti con caratteristiche idonee 

all’impianto di culture irrigue. 


I settori maggiormente concavo-depressi, di cui la maggior parte oggi 

bonificati e occupati dai centri urbani di Pirri e Monserrato, risentono 

più facilmente dei fenomeni di ristagno idrico e della oscillazione della 

falda freatica con occasionali affioramenti in superficie della tavola 

d’acqua. 

L’inattività prolungata degli assi di drenaggio e i processi di erosione 

laminare delle superfici attigue, anche in funzione delle pratiche agricole 

eseguite, determinano un progressivo innalzamento del talweg per 

l’interramento detritico dell’alveo, che in occasione di afflussi meteorici 

particolarmente abbondanti e intensi non possiede più la capacità di 

smaltire i deflussi di piena provocando fenomeni di esondazione e 

inondazione dei terreni circostanti. 

22814. Piana alluvionale olocenica-attuale del Rio Is Cungiaus: Le 

caratteristiche pedologiche dei suoli sono riconducibili prevalentemente 

al grande gruppo degli Xerofluvents, dal notevole sviluppo in profondità e 

con una ampia scelta per l’utilizzazione agricola. Tuttavia rappresentano 

suoli inondabili in occasioni di eventi di piena del corso d’acqua il quale, 

pur risentendo di lunghi periodi di inattività o di prolungati deflussi in 

condizioni di magra, costituisce il principale asse drenante di un bacino 

idrografico che già in passato ha dato luogo a fenomeni di piene 

alluvionali anche con effetti devastanti. 

22815. Fascia colluvio-alluvionale di Quartu-Quartucciu: I versanti 

a debole acclività immergono verso la depressione di Quartu e sono 

caratterizzati da una vegetazione degradata che accentua i fenomeni 

erosivi sulle superfici indotti dall’azione di scorrimento areale delle 

acque meteoriche e dallo scalzamento operato lungo le principali linee 

di drenaggio. I processi di infiltrazione nel sottosuolo sono ridotti per la 

natura poco permeabile del substrato, favorendo in questo modo il 

ruscellamento e l’accumulo delle acque verso il bassopiano di Quartu. 

22816. Sistema collinare del bacino idrografico del Rio Is 

Cungiaus: La permeabilità del substrato è generalmente medio-bassa 

per porosità favorendo in questo modo un maggior scorrimento 

superficiale che sui suoli privi della copertura vegetale e maggiormente 

acclivi da luogo ad un intenso processo erosivo della coltre pedogenica, 

aumentando in questo modo il trasporto solido lungo il corso d’acqua 

principale. Un eccessivo carico solido delle acque incanalate 

contribuisce ulteriormente al fenomeno dell’interrimento del Bellarosa 

Minore, essendo il Rio di Cungiaus uno dei suoi immissari. Gli 

interventi di sistemazione idraulica del bacino risultano efficaci per il 

contenimento degli eventi di piena considerando nel processo valutativo 

l’attuale assetto morfoevolutivo dei versanti e degli impluvi, visto che 

rappresenta uno dei bacini tributari principali i cui deflussi superficiali 

risultano essenziali al sostentamento dell’ecosistema umido del Bellarosa 

Minore. 

22817. Sistema montuoso del bacino alto del Rio Is Cungiaus e 

Rio di Selargius: La protezione idraulico-forestale dei versanti risulta 

particolarmente efficace in questo ambito per il contenimento degli 

eventi di piena del Rio Is Cungiaus e del Rio di Selargius, in quanto ad 

una maggiore impermeabilità del basamento è simultaneamente 

presente anche una maggiore altezza pluviometrica, per una influenza 

del fattore orografico sui processi meteoclimatici, che contribuisce al 

pericolo di fenomeni alluvionali nei bassopiani fluviali. 

22818. Sistema collinare del bacino idrografico del Rio di 

Selargius: La permeabilità del substrato è generalmente medio-bassa 


per porosità favorendo in questo modo un maggior scorrimento 

superficiale che sui suoli privi di copertura vegetale e maggiormente 

acclivi da luogo ad un intenso processo erosivo degli orizzonti 

pedologici, aumentando in questo modo il trasporto solido lungo il 

corso d’acqua principale. Un eccessivo carico solido delle acque 

incanalate contribuisce ulteriormente al fenomeno dell’interrimento del 

Bellarosa Minore, essendo il Rio di Selargius uno dei suoi immissari. Gli 


contenimento degli eventi di piena, considerando nel processo 

valutativo l’attuale assetto morfoevolutivo dei versanti e del corso 

d’acqua visto che rappresenta uno dei bacini tributari i cui deflussi 

superficiali risultano essenziali al sostentamento dell’ecosistema umido 

del Bellarosa Minore. 

22819. Sistema collinare del bacino idrografico del Rio Saliu: La 

permeabilità del substrato è generalmente medio-bassa per porosità 

favorendo in questo modo un maggior scorrimento superficiale che sui 

suoli privi della copertura vegetale e maggiormente acclivi da luogo ad 

un intenso processo erosivo degli orizzonti pedologici, aumentando in 

questo modo il trasporto solido del corso d’acqua principale. Gli 


contenimento degli eventi di piena, considerando nel processo 

valutativo l’attuale assetto morfoevolutivo dei versanti e del corso 

d’acqua visto che rappresenta uno dei bacini tributari i cui deflussi 

superficiali risultano essenziali al sostentamento dell’ecosistema umido 

del Bellarosa Minore. 

22820. Versanti occidentali della dorsale marnosa miocenica 

di Pitz’e Serra-Margine Rosso: Questo settore appare in condizioni 

di intenso degrado soprattutto per le alterazioni provocate dalle attività 

estrattive e dal depauperamento della vegetazione. Le cave attive e 

dismesse per le coltivazioni di inerti hanno determinato profonde 

modificazioni morfologiche ad elevato impatto visivo a causa di una 

scarsa pianificazione degli interventi. Inoltre scavi e sbancamenti 

accentuano sicuramente il fenomeno del dilavamento dei versanti che in 

questo settore appare piuttosto intenso a causa dell’acclività delle 

pendici e della scarsa protezione idraulico-forestale. 

22901. Piana costiera di Foxi-Capitana: I caratteri idrogeologici dei 

terreni determinano una intrinseca vulnerabilità dell’acquifero 

superficiale a fenomeni di inquinamento da eventuali fonti 

contaminanti. Tale aspetto rappresenta un fattore estremamente 

limitante nella localizzazione di attività o interventi che possano 

rilasciare sostanze inquinanti capaci di diffondersi nelle falde 

sotterranee. 

Qualunque intervento o attività che limita il naturale processo di ricarica 

degli acquiferi, oppure un emungimento sovrastimato rispetto alle 

potenzialità di ricarica della falda, determinerebbero un ulteriore 

depressione della piezomentrica e una conseguente ingressione 

dell’interfaccia acqua dolce-acqua salata verso l’entroterra. 

La prolungata inattività degli alvei e degli impluvi, conduce ad una 

progressiva ostruzione detritica dei canali con la conseguente 

diminuzione delle sezioni di deflusso idrico determinando fenomeni di 

tracimazione ed esondazione anche in zone morfologicamente non 

predisposte a tali fenomeni. L’elevata pericolosità idrogeologica di 

questo settore rappresenta quindi un processo che condiziona e limita le 

attività dell’uomo e gli interventi sul territorio, i quali se venissero 


condotti senza un attenta valutazione delle attuali dinamiche di 

ruscellamento e delle acque inacanalate, non farebbero altro che 

aggravare ulteriormente i fenomeni alluvionali. 

Le soluzioni finalizzate a mitigare il problema dell’arretramento della 

linea di riva possono avere delle conseguenze morfoevolutive che, se 

non sono attentamente analizzate e preventivate, possono accentuare 

negativamente le modificazioni del sistema fisiografico costiero. In 

questa ottica anche tutti gli interventi che venissero realizzati lungo il 

sistema litorale in modo da condizionare o alterare i naturali processi 

costieri e quelli che interagiscono con questa unità fisiografica, come i 

processi fluviali, comporterebbero inevitabili ripercussioni che non 

farebbero altro che accentuare gli eventi negativi evidenziati. 

22902. Piana alluvionale attuale del Rio Corongiu e del Rio 

Sa Pispisa: Tali ambito presenta una generale predisposizione a 

fenomeni di allagamento di vaste superfici anche in concomitanza di 

normali eventi pluviomentrici, che possono essere ulteriormente 

accentuati se venissero condotti interventi che modificassero la naturale 

tendenza evolutiva degli alvei e delle piane alluvionali circostanti, e non 

fossero finalizzati invece ad una manutenzione ordinaria per la 

mitigazione dei processi di interrimento e di ostruzione detritica delle 

sezioni idrauliche durante i periodi di inattività dei deflussi. 

Una eventuale contaminazione dei corpi idrici in questo settore, 

avrebbe immediate e estese ripercussioni anche su aree molto vaste del 

bacino, oppure interventi sul territorio che avessero in qualche modo 

una interferenza con i processi di scambio idrogeologico tra acque 

superficiali e sotterranee modificherebbero l’idrodinamica delle falde, 

portando in estremo alla loro compromissione. 

22903. Piana alluvionale terrazzata del Rio Corongiu: Gli 

emungimenti delle falde profonde dagli orizzonti arenacei o sabbiosi in 

prossimità del contatto con il basamento paleozoico, offrono maggiori 

produttività con effetti trscurabili sulle interazioni con i corpi idrici 

superficiali. 

La composizione chimico-fisica delle falde sotterranee mostra una 

concentrazione salina indotta da fenomeni di ingressione marina che, 

nel caso delle falde profonde, si sovrappone talvolta ad una 

salinizzazione di base attribuibile alla dissoluzione dei sali contenuti nei 

sedimenti miocenici. Tali processi se non venissero opportunamente 

valutati in funzione dell’effettiva quantità emungibile delle falde sia 

superficiali che profonde continuerebbero ad aggravare ulteriormente il 

fenomeno, con l’eventualità di accumuli salini anche negli orizzonti 

pedogenici superficiali a causa di possibili risalite capillari della 

superficie freatica per l’elevata evaporazione in clima sub-arido, 

caratteristico di questa regione. 

22904. Sistema collinare del bordo del bacino sedimentario 

terziario del Sarrabus: Eventuali azioni di impermeabilizzazione dei 

suoli in prossimità del contatto con le formazioni granitiche o interventi 

che in generale impedissero l’alimentazione verticale delle falde 

sotterranee cointribuirebbero al depaupermanto delle risorsa idriche 

anche a valle del settore individuato. Tali processi rappresentano un 

fattore estremamente limitante nella localizzazione di attività o 

interventi che possano rilasciare sostanze inquinanti capaci di 

diffondersi nelle falde sotterranee. 

22905. Piana alluvionale antica e falde detritiche alla destra 

idrografica del Rio Corongiu: I fenomeni di ruscellamento possono 


assumere un importanza non secondaria in riferimento a eventi 

pluviomentrici di una certa intensità, in quanto se venisse impedito lo 

scorrimento superficiale dell’acqua e la sua naturale organizzazione in 

rivoli, si avrebbero imprevedibili fenomeni di allagamento di vaste 

superfici, anche di quelle aree che nelle normali condizioni 

geomorfologiche non sarebbero necessariamente coinvolte. 

22906. Piana alluvionale attuale del Rio Is Ammostus-Rio 

Foxi: I regimi di deflusso del corso d’acqua risultano condizionati dal 

canale di derivazione realizzato a monte che, in casi di piena, permette 

di convogliare le acque nell’invaso del Simbirizzi e di isolare il bacino a 

valle dalla tracimazione di eventuali acque di piena. Tale intervento se 

da un lato ha scongiurato il ripertersi dei fenomeni di esondazione, che 

in passato hanno interessato la piana alluvionale costiera, dall’altra, con 

la limitazione del deflusso, sono state proporzionalmente modificate le 

portate di materiale solido che veniva evacuato, soprattutto durante gli 

eventi estremi, nell’area marina sommersa prospicente, dove la dinamica 

delle correnti di deriva e del moto ondoso permettava il 

rimaneggiamento e la distribuzione dei sedimenti lungo la costa fino al 

Margine Rosso, contribuendo sostanzialmente al ripascimento naturale 


La contaminazione delle acque superficiali, come quella determinata 

dallo scarico dei reflui urbani, ha la capacità di diffondersi anche nei 

corpi idrici sotterranei. Inoltre, un ulteriore riduzione dei deflussi o 

interventi di impermeabilizzazione dell’alveo, insieme ad un 

sovrasfruttamento degli acquiferi sotterranei rispetto alla loro capacità 

di ricarica, contribuiscono in maniera determinate al depauperamento 

della falda freatica, per altro non particolarmente produttiva per le 

caratteristiche climatiche della regione, favorendo i processi di 

salinizzazione delle falde per l’avanzamanto dell’interfaccia acqua 

marina-acqua dolce verso l’entroterra. 

22907. Piana alluvionale antica del Rio Su Padru-Rio Foxi: 

L’assetto morfologico insieme alle peculiarità geopedologiche 

conferiscono una modesta suscettività all’uso agricolo, come sembra 

confermare anche la diffusa presenza di colture a pieno campo, ma con 

locali limitazioni in riferimento al lento drenaggio o all’accumulo di 

carbonati negli orizzonti intermedi. 

Le falde fratiche contenute nell’acquifero alluvionale non sembrano 

avere una elevata potenzialità di immagazzinamento soprattutto a causa 

della scarsa profondità a cui dovrebbe risiedere il substrato 

impermeabile; tuttavia non si possono escludere anche in questo 

contesto territoriale fenomeni di interazione idrica con il corso d’acqua 

principale, da cui consegue una maggiore esposizione dei corpi idrici 

sotterranei a processi di contaminazione da parte di inquinananti che 

venissero riversati nelle acque incanalate. 

La debole pendenza dei versanti e la scarsa capacità drenante che 

localmente si manifesta nella coltre pedogenica, favoriscono i fenomeni 

di allagamento delle superfici in concomitanza di particolari condizioni 

pluviometriche, che potrebbero perdere il carattere di episodicità e 

coinvolgere territori ben più estesi qualora venisse in qualche modo 

impedito o ostacolato il deflusso delle acque di ruscellamento. 

22908. Versanti orientali della dorsale marnosa miocenica di 

Pitz’e Serra-Margine Rosso: Scavi e sbancamenti hanno sicuramente 

accentuato il fenomeno dell’erosione dei suoli che in questo settore 

appare piuttosto intenso per la scarsa copertura vegetale. Le inflitrazioni 


verticali nel sottosuolo non sembrano rappresentare un cospiqua fonte 

di alimentazione per gli acquiferi sotterranei a causa della scarsa 

permeabilità del complesso litoide, tuttavia le depressioni stagnali 

infracollinari, come quella di S.Forzorio, rappresentano i siti di 

maggiore vulnerabilità delle falde avendo origine in parte 

dall’intercettazione della tavola d’acqua con la superficie topografica. 

22909. Depressione stagno-lacustre del Simbirizzi: I processi 

di ruscellamento diffuso sugli interfluvi di questo bacino, anche se 

caratterizzati da un relativa scarsa pendenza, contribuiscono alla perdita 

di suolo dagli orizzonti superficiali per la scarsa protezione idrologica 

della copertura vegetale; tale processo sarebbe eventualmente 

accentuato dalle pratiche colturali eseguite secondo tecniche di aratura a 

ritocchino, contribuendo di conseguenza al processo di interrimento 

detritico del bacino di Simbirizzi con diminuzione della propria capacità 

di invaso. 

22910. Sistema collinare del complesso sedimentario miocenico 

del bacino del Rio Is Ammostus: La scarsa protezione idrologica 

delle culture a pieno campo che interessano diffusamente questo 

territorio favorisce i processi di erosione areale della superficie 

pedogenica, i quali risulterebbeo ulteriormente aggravati se le pratiche 

agricole venissero condotte prescindendo da tecniche adeguate a 

contenere tale fenomeno. Localmente la degradazione dei versanti 

risulta innescata da sbancamenti e scavi a cielo aperto per la coltivazione 

di inerti che talvolta hanno intercettato la tavola d’acqua delle falde 

contenute nella successione sedimentaria miocenica, esponendo a 

maggiori rischi di contaminazione i corpi idrici sotterranei. 

22911. Sistema montuoso paleozoico del bacino alto del Rio Su 

Padru-Is Ammostus: Tale ambito risente di una maggiore altezza 

pluviometrica annule rispetto alla restante area del bacino idrico, per un 

più incisiva inlfuenza del fattore orografico sui processi meteoclimatici. 

Per questa ragione la protezione idrologica dei versanti con una 

copertura vegetale costituita da impianti forestali autoctoni contribuisce 

decisamente a prevenire eventuali fenomeni di instabilità gravitativa 

oltre che ad esercitare un afficace azione regimante sul deflusso delle 

acque di ruscellamento, contenendo in questo modo gli eventuali 

fenomeni di piena dei corsi d’acqua nei bassopiani solcati dal Rio Su 

Padru e Is Ammostus. 

22912. Sistema orografico del bacino alto del Rio Corongiu: Tale 

ambito risente di una più elevata altezza pluviometrica annule rispetto 

alla restante area del bacino idrico, per un più incisiva influenza del 

fattore altimentrico sui fenomeni meteoclimatici. Per questa ragione la 

protezione idraulico-forestale dei versanti attraverso l’impianto di 

essenze vegetali autoctone contribuisce decisamente a prevenire 

eventuali fenomeni di instabilità gravitativa dei versanti oltre che ad 

esercitare un afficace azione regimante sul deflusso delle acque di 

ruscellamento, favorendo da un lato l’infiltrazione nel sottosuolo e 

contenendo dall’altra eventuali fenomeni di piena dei corsi d’acqua nei 

bassopiani antistanti. 

La scarsa esiguità dello spessore dei suoli, derivante da fattori 

pedogenici, denota una notevole fragilità della risorsa, mentre 

l’accentuata acclività dei versanti e l’elevata intensità pluviometrica, 

rappresentano una naturale predisposizione ai processi di erosione 

diffusa che se non adeguatamente contenuti mediante l’azione 

protettiva del manto vegetale, determina processi di denudamento dei 


versanti, concentrandosi in particolar modo durante i primi mesi 

autunnali, quando il deficit idrico dei suoli favorisce tale predisposizione 

per un maggiore vulnerabilità della coltre pedogenica all’azione 

meccanica della pioggia. 

22913. Versanti pedemontani del sistema idrografico sinistro del 

Rio S. Barzolu: Dalla pregressa arenizzazione del substrato granitoide 

discende l’evoluzione pedogenica delle superfici detritiche, avendo 

originato suoli poco evoluti e con scarsa capacità di ritenzione idrica per 

limitata presenza della frazione argillosa nella componente tessiturale. I 

caratteri fisionomici di tale settore sono tipici di condizioni 

microclimatiche di più spinta aridità rispetto ai territori limitrofi, 

probabilmente derivante dal particolare assetto morfologico, essendo 

un’area racchiusa tra i rilievi circostanti ed esposta esclusivamente verso 

i quadranti meridionali. Tali fattori limitano lo sviluppo della copertura 

vegetale, e indicano una maggiore vulnerabilità verso i processi di 

desertificazione e di denudamento della coltre pedogenica i quali 

sarebbero ulteriormente enfatizzati se le attività agro-silvo-pastorali 

fossero condotte con tecniche e interventi che non siano mirate al 

contenimento di questi fenomeni, evitando ad esempio le arature a 

ritocchino o un sovraccarico di capi di bestiame rispetto alle reali 

disponibilità pascolative. 

22914. Depressione stagnale di “Su Staini” di Maracalagonis: I 

suoli presentano uno scarso drenaggio e un alto contenuto in sali che 

limitano notevolmente la suscettività agricola di tipo intensivo, che non 

giustificherebbe neppure una eventuale intervento di bonifica, a causa 

degli oneri elevati e la difficoltà del processo di dessalazione dei suoli 

per la presenza di argille espandibili che appartengono alle 

montmorilloniti e al gruppo delle illiti. 

22915. Dorsale miocenica di Sant’Isidoro: La costituzione litostratigrafica 

dell’areale e l’assetto idro-strutturale del complesso 

consentono il drenaggio delle acque di infiltrazione verso gli acquiferi 

freatici dei bassopiani. Per questa ragione il rilascio di sostanze 

inquinanti nel suolo innescherebbe un processo di contaminazione delle 

falde presenti nelle bassure alluvionali e costiere dei settori attuigui. 

22916. Sistema orografico del settore di Burcei-Corongiu: La 

struttura del massiccio roccioso è controllata da una discreta 


filoni di differenziati porfirici che si comportano come efficaci 


alimentando eventuali acquiferi contenuti nel massiccio fessurato. 



eventuali fenomeni di denudamento dei versanti oltre che ad esercitare 

un afficace azione regimante sul deflusso delle acque di ruscellamento, 

favorendo da un lato l’infiltrazione nel sottosuolo e contenendo 

dall’altra eventuali fenomeni di piena dei corsi d’acqua verso i 

bassopiani fluviali e costieri. 

22917. Sistema orografico del bacino alto del Rio Sa Pispisa: La 

struttura del massiccio roccioso è controllata da una intensa 


numerosi filoni di quarzo e di differenziati porfirici che si comportano 

come efficaci discontinuità per l’inflitrazione nel sottosuolo delle acque 

meteoriche, immagazzinandosi nel massiccio fessurato e alimentando gli 


acquiferi presenti nella successione sedimentaria dell’attiguo bacino 

miocenico. 






contenendo dall’altra eventuali fenomeni di piena e di esondazione nei 

bassopiani alluvionali degli ambiti attigui. 

La scarsa esiguità dello spessore dei suoli, derivante da fattori 

pedogenici, denota una notevole fragilità della risorsa, mentre 




l’azione protettiva del manto vegetale, determina processi di 

denudamento dei versanti, concentrandosi in particolar modo durante i 

primi mesi autunnali, quando il deficit idrico dei suoli favorisce tale 

predisposizione per un maggiore vulnerabilità della coltre pedogenica 

all’azione meccanica della pioggia. 

22918. Bacino imbrifero del Rio Cuba: La struttura del massiccio 

roccioso è controllata da una intensa fratturazione primaria e secondaria 

oltre che dall’attraversamento di numerosi filoni di quarzo e di 

differenziati porfirici, secondo direttrici prevalenti NW-SE, che si 

comportano come efficaci discontinuità per l’inflitrazione nel 

sottosuolo delle acque meteoriche tendendo a immagazzinarsi nel 

massiccio fessurato e alimentando gli acquiferi presenti nella 

successione sedimentaria dell’attiguo bacino miocenico. 






contenendo dall’altra eventuali fenomeni di piena e di esondazione negli 

attigui bassopiani alluvionali-costieri. 

La scarsa esiguità dello spessore dei suoli, a causa della naturale 

evoluzione pedogenetica, denota una notevole fragilità della risorsa, 

mentre l’accentuata acclività dei versanti e l’elevata intensità 

pluviometrica, rappresentano una naturale predisposizione ai processi di 

erosione diffusa e concentrata che, se non adeguatamente contenuti 

mediante l’azione protettiva del manto vegetale, determina processi di 

denudamento dei versanti, manifestandosi in particolar modo durante i 


predisposizione per un maggiore vulnerabilità della coltre pedogenica 

all’azione meccanica della pioggia. 

22919. Bacino afferente il settore costiero compreso tra Torre Is 

Mortorius e Torre Cala Regina: La struttura del substrato roccioso è 

controllata da una intensa fratturazione primaria e secondaria oltre che 

dall’attraversamento di numerosi filoni di quarzo e di differenziati 

porfirici, secondo direttrici prevalenti NW-SE, che si comportano come 

efficaci discontinuità per l’inflitrazione nel sottosuolo delle acque 

meteoriche tendendo a immagazzinarsi nel massiccio fessurato con 

drenaggio verso la piana costiera. 

Le condizioni climatiche locali limitano lo sviluppo della copertura 





fossero condotte con tecniche e interventi che non siano mirate al 



disponibilità pascolative. La protezione idraulico-forestale dei versanti 

attraverso l’impianto di essenze vegetali autoctone contribuisce 

decisamente a prevenire eventuali fenomeni di instabilità gravitativa dei 

versanti oltre che ad esercitare un afficace azione regimante sul deflusso 

delle acque di ruscellamento, favorendo da un lato l’infiltrazione nel 

sottosuolo e contenendo dall’altra eventuali fenomeni di piena lungo le 

principiali linee di drenaggio che coinvolgerebbero inevitabilmente la 

piana costiera antistante. 

22920. Piana costiera tra Is Mortorious e Torre Cala Regina: 

I fenomeni deflusso torrentizio messi in relazione ai processi di 

diffusione dell’insediamento, espongono questo ambito ad un elevato 

rischio di dissesto idrogeologico. 

Il degrado del manto vegetale assume un carattere di peculiarità per 

questo settore, determinata dall’elevata densità degli insediamenti 

turistici e residenziali, esponendo la coltre pedogenica ad un maggior 

rischio di erosione sotto l’azione delle acque dilavanti. 

I processi di foce fluviale presentano strette interconnessioni con la 

dinamica marino litorale, in termini di apporti della frazione solida al 

settore sommerso, per cui la linea di riva in prossimità delle foci fluviali 

può essere soggetta a variazioni continue in relazione al moto ondoso e 

le reciproche interazioni con i deflussi delle acque incanalate. D’altra 

parte l’alterazione dei processi di rifrazione del moto ondoso e dei flussi 

di corrente derivati, in termini di direzione e intensità, coinvolgono i 

processi di foce fluviale ostacolando al limite il naturale deflusso delle 

acque e favorendo di conseguenza i processi alluvionali nella piana 

costiera. 

23001. Sistema orografico del bacino idrico del Rio Murtaucci: 

All’interno di un bacino imbrifero la cui compagine litologica risulta 

sostanzialmente impermeabile, le discontinuità strutturali si comportano 

come efficaci vie di inflitrazione nel sottosuolo per le acque meteoriche, 

tendendo a immagazzinarsi nel massiccio fessurato, con drenaggio 

diretto in parte verso il bassopiano costiero antistante. 

La scarso deflusso idrico degli impluvi, collegato strettamente 

all’andamento delle precipitazioni, limita drasticamente l’attività morfoevolutiva 

degli alvei ma non diminuisce il pericolo di fenomeni 

alluvionali, che proprio a causa degli elevati tempi di ritorno possono 

avere notevoli conseguenze distruttive, coinvolgendo periodicamente il 

territorio costiero. 

L’ambito presenta una naturale predisposizione ai processi di erosione 


l’azione protettiva del manto vegetale, evolvono verso fenomeni di 

denudamento dei versanti, oltre che una mancata regimazione sul 

deflusso delle acque meteoriche con ripercussioni dirette su eventuali 

fenomeni di piena e di esondazione. 

23002. Piana alluvionale olocenica – attuale del Rio 

Murtaucci: L’attività morfo-evolutiva degli alvei assume un carattere di 

discontinuità nel corso degli anni, legata prevalentemente alle 

sporadiche e occasionali piene che si possono verificare in maniera assai 

imprevedibile in funzione delle caratteristiche meteoclimatiche. La 


prolungata inattività degli alvei e degli impluvi, dovuta al loro regime 

torrentizio, conduce ad una progressiva ostruzione detritica dei canali 

con la conseguente diminuzione delle sezioni di deflusso idrico che, in 

occasione degli eventi pluviometrici estremi, possono determinare 

fenomeni di tracimazione ed esondazione nella piana alluvionalecostiera. 

I caratteri idrogeologici del territorio determinano una intrinseca 

vulnerabilità dell’acquifero superficiale a fenomeni di inquinamento da 

eventuali fonti contaminanti, oltre che il pericolo di ingressione 

dell’interfaccia acqua dolce-acqua salata verso l’entroterra, qualora venga 

limitato il naturale processo di ricarica degli acquiferi, oppure vengano 

effetuati degli emungimenti sovrastimati rispetto alle potenzialità di 

ricarica della falda. 

23003. Settore di spiaggia emersa e sommersa compresa tra 

Torre di Cala Regina e Kal’e Moru: Eventuali interventi o attività che 

provocassero da un lato l’alterazione dei flussi di corrente litorale o del 

moto ondoso, in termini di direzione e intensità, oppure la modifica 

della naturale tendenza morfo-evolutiva degli impluvi che sfociano nella 

baia, anche attraverso l’alterazione delle loro portate solide e liquide, 

determinerebbero inaspettati e indesiderati riassestamenti nell’assetto 

morfodinamico del litorale attraverso fenomeni di scalzamento ed 

erosione delle cale e una maggiore predisposizione ai processi di 

alluvionamento nella piana costiera. 

23101. Sistema orografico del bacino imbrifero del Rio Geremeas: 

La struttura dell’ammasso roccioso è controllata da una intensa 


corpi filoniani sia acidi che basici che si comportano come efficaci 

discontinuità per l’inflitrazione nel sottosuolo delle acque meteoriche, le 

quali immagazzinandosi nel massiccio fessurato tendono a drenare 

verso i fondovalle e i bassopiani costieri antistanti dove contribuiscono 

alla alimentazione delle falde contenute nelle successioni detritico 

alluvionali. 


specie autoctone e il mantenimento della copertura vegetale naturale, 

contribuiscono a prevenire eventuali fenomeni di instabilità gravitativa 

dei versanti oltre che ad esercitare un afficace azione regimante sul 

deflusso delle acque di ruscellamento, favorendo da un lato 

l’infiltrazione nel sottosuolo e contenendo dall’altra eventuali fenomeni 

di piena e di esondazione nei bassopiani alluvionali e costieri. 

La scarsa esiguità dello spessore dei suoli, derivante dai fattori morfopedogenici, 

denota una notevole fragilità della risorsa, mentre 




l’azione protettiva del manto vegetale, determina processi di 

denudamento dei versanti, concentrandosi in particolar modo durante i 

primi mesi autunnali. 

23102. Sistema idrografico meridionale del Rio Meriagu Mannu e 

del Rio Suergiu Mannu: Il dilavamento dei versanti risulta 

ulteriormente aggravato da tutte quelle attività e interventi che 

comportano il degrado delle naturali protezioni idraulico-forestali, 

aumentando la vulnerabilità nei confronti dei i processi di 

desertificazione e di denudamento della coltre pedogenica. Questi ultimi 



fossero condotte con tecniche e interventi che non fossero mirate al 



disponibilità pascolative. 

La protezione idrologica dei versanti attraverso la copertura vegetale 

contribuisce decisamente ad esercitare un afficace azione regimante sul 

deflusso delle acque di ruscellamento, contenendo in questo modo 

anche eventuali fenomeni di piena nei corsi d’acqua principali. 

Il regime torrentizio degli impluvi, collegato strettamente all’andamento 

delle precipitazioni, limita drasticamente l’attività morfo-evolutiva degli 

alvei ma non diminuisce il pericolo di fenomeni alluvionali, che proprio 

a causa degli elevati tempi di ritorno possono avere notevoli 

conseguenze distruttive, coinvolgendo periodicamente i fondovalle e il 

territorio costiero. 

I fenomeni di ruscellamento possono assumere un importanza non 

secondaria in riferimento a eventi pluviomentrici di una certa intensità, 

in quanto se venisse impedito lo scorrimento superficiale dell’acqua e la 

sua naturale organizzazione in rivoli, si avrebbero imprevedibili 

fenomeni di allagamento di vaste superfici, anche di quelle aree che 

nelle normali condizioni geomorfologiche non sarebbero 

necessariamente coinvolte. 

23103. Piana alluvionale olocenica–attuale del Rio Geremeas: 

L’attività morfo-evolutiva degli alvei assume un carattere di 

discontinuità nel corso degli anni, legata prevalentemente alle 


imprevedibile in funzione delle caratteristiche meteoclimatiche. La 

prolungata inattività degli alvei e degli impluvi, dovuta al loro regime 

torrentizio, conduce ad una progressiva ostruzione detritica dei canali 

con la conseguente diminuzione delle sezioni di deflusso idrico che, in 


fenomeni di tracimazione ed esondazione nella piana alluvionalecostiera, 

con alto rischio di dissesto idrogeologico se si considera la 

presenza del tessuto insediativo ampiamente diffuso e continuo. 

I caratteri idrogeologici determinando una intrinseca vulnerabilità 

dell’acquifero superficiale a fenomeni di inquinamento da eventuali 

fonti contaminanti, oltre che il pericolo di ingressione dell’interfaccia 

acqua dolce-acqua salata verso l’entroterra, qualora venga limitato il 

naturale processo di ricarica degli acquiferi, oppure vengano effettuati 

degli emungimenti sovrastimati rispetto alle potenzialità di ricarica della 

falda. 

23104. Settore di spiaggia emersa e sommersa di Geremeas: La 

complessità fisiografica del sistema rispecchia la varietà dei processi 

meteomarini che pongono in relazione i singoli elementi morfocostitutivi 

della spiaggia, essendo controllati dalle dinamiche eoliche, da 

quelle fluviali e dal moto ondoso, tra loro interdipendenti. Per questa 

ragione la scomparsa o l’alterazione anche di un singolo elemento 

costitutivo del sistema, come il degrado dei corpi dunari e della 

vegetazione di retrospiaggia, l’invasione delle zone umide da parte delle 

strutture insediative e dei manufatti o l’ostruzione della naturale 

evoluzione sia stagionale che a lungo termine della foce fluviale del Rio 

Geremeas e dei suoi deflussi, conduce alla compromissione 

morfodinamica dell’intero sistema di spiaggia con il progressivo 

depauperamento dell’intera risorsa naturale. 


23105. Sistema di spiaggia di Cann’e Sisa (settore occidentale di 

Torre delle Stelle): La scomparsa o l’alterazione anche di un singolo 

elemento morfo-costitutivo dell’unità fisiografica e delle dinamiche 

regolatrici, come il degrado dei corpi dunari e della vegetazione di 

retrospiaggia, l’estinzione delle zone umide intradunari da parte delle 

strutture insediative e manufatti, o l’impedimento dei naturali deflussi 

alla foce fluviale del Rio di Gavoi, conduce alla compromissione 

morfodinamica dell’intero sistema di spiaggia, comportando al limite la 

totale estinzione dell’intera risorsa naturale. 

23106. Sistema di spiaggia di Genn’e Mari (settore meridionale di 

Torre delle Stelle): Essendo minimi gli apporti clastici naturali 

all’interno della baia, l’alterazione anche di un singolo elemento morfocostitutivo 

del sistema di spiaggia e delle dinamiche meteomarine 

regolatrici, determinate ad esempio dall’eccessiva pressione delle 

strutture turistico-insediative o dalla presenza di manufatti estranei al 

contesto morfodinamico, si manifesta con profonde e immediate 

modificazioni sull’assetto morfologico del litorale sabbioso anche se tali 

alterazioni risultassero minime in rapporto ai volumi in gioco del 

bilancio sedimentario complessivo all’interno dell’unità fisiografica. 

23107. Piana alluvionale-costiera del Rio Gavoi: L’attività morfoevolutiva 

degli alvei assume un carattere di discontinuità nel corso degli 

anni, legata prevalentemente alle sporadiche e occasionali piene che si 

possono verificare in maniera assai imprevedibile in funzione 

dell’andamento meteoclimatico. La prolungata inattività degli alvei e 

degli impluvi, conduce ad una progressiva ostruzione detritica dei canali 

che, in occasione degli eventi pluviometrici estremi, possono 

determinare fenomeni di tracimazione ed esondazione nella piana 

alluvionale-costiera, con alto rischio di dissesto dovuto alla presenza del 

tessuto turistico-insediativo ampiamente diffuso. 

I caratteri idrogeologici determinano una intrinseca vulnerabilità 

dell’acquifero superficiale a fenomeni di inquinamento da eventuali 

fonti contaminanti, oltre che il pericolo di ingressione dell’interfaccia 

acqua dolce-acqua salata verso l’entroterra, qualora venga limitato il 

naturale processo di ricarica degli acquiferi, oppure vengano effettuati 

degli emungimenti sovrastimati rispetto alle potenzialità di ricarica della 

falda. 

Tenuto conto delle importanti relazioni tra i deflussi fluviali e le 

dinamiche litorali in riferimento alle consistenza volumentrica degli 

apporti sedimentari all’interno della baia veicolati attraverso la foce del 

Rio di Gavoi, funzionali all’evoluzione della spiaggia di Cann’e Sisa, un 

decremento di tali apporti clastici anche minimo in rapporto ai volumi 

in gioco nel bilancio sedimentario complessivo si manifesta con 

profonde e immediate modificazioni sull’assetto morfologico del litorale 

sabbioso. 

23108. Sistema idrografico del Rio Gavoi e del settore costiero 

meridionale: Il dilavamento dei versanti risulta ulteriormente aggravato 

da tutte quelle attività e interventi che comportano il degrado delle 

naturali protezioni idraulico-forestali, aumentando la vulnerabilità nei 

confronti dei i processi di desertificazione e di denudamento della coltre 

pedogenica. Questi ultimi sarebbero ulteriormente enfatizzati se le 

attività agro-silvo-pastorali fossero condotte con tecniche e interventi 

che non fossero mirate al contenimento di questi fenomeni, evitando ad 

esempio le arature a ritocchino o un sovraccarico di capi di bestiame 

rispetto alle reali disponibilità pascolative. 


La protezione idrologica dei versanti attraverso la copertura vegetale 


deflusso delle acque di ruscellamento, contenendo in questo modo 

anche eventuali fenomeni di piena nei corsi d’acqua principali. Il regime 

torrentizio degli impluvi, collegato strettamente all’andamento delle 

precipitazioni, limita drasticamente l’attività morfo-evolutiva degli alvei 

ma non diminuisce il pericolo di fenomeni alluvionali, che proprio a 

causa degli elevati tempi di ritorno possono avere notevoli conseguenze 

distruttive, coinvolgendo periodicamente i fondovalle e il territorio 

costiero. Anche i fenomeni di ruscellamento possono assumere un 

importanza non secondaria in riferimento a eventi pluviomentrici di una 

certa intensità, in quanto se venisse impedito lo scorrimento superficiale 

dell’acqua e la sua naturale organizzazione in rivoli, si avrebbero 

imprevedibili fenomeni di allagamento di vaste superfici, anche di quelle 

aree che nelle normali condizioni geomorfologiche non sarebbero 


In funzione delle condizioni meteomearine è possibile che vi siano delle 

relazioni tra la baia di Genn’e Mari e questo tratto costiero, in termini di 

apporto sedimentario alla spiaggia, regolato fondalmentalmente dalle 

correnti di deriva che, se venissero in qualche modo alterate in direzione 

e intensità, condizionano non solo gli apporti volumentrici di detrito ma 

possono generare fenomeni di rifrazione sul moto ondoso e 

concentrazioni dei fronti d’onda in alcuni tratti litoranei con immediate 

modificazioni sull’assetto morfologico della linea di riva. 

23201. Sistema orografico del bacino imbrifero del Rio di Solanas: 

La struttura dell’ammasso roccioso è controllata da una intensa 


corpi filoniani sia acidi che basici che si comportano come efficaci 


tendendo a drenare verso i fondovalle e i bassopiani costieri dove 

contribuiscono alla alimentazione delle falde contenute nelle colmate 

detritico alluvionali. 

L’elevata intensità pluviometrica unitamente ai bassi tempi di 

corrivazione, rappresentano i principali parametri perturbatori nei 

processi di alluvionamento ed esondazione che coinvolgono i 

fondovalle e la piana costiera prospicente. Per questa ragione la 

protezione idraulico-forestale dei versanti attraverso l’impianto di specie 

autoctone e il mantenimento della copertura vegetale naturale, 

contribuisce ad esercitare un afficace azione regimante sul deflusso delle 

acque di ruscellamento, oltre che a prevenire eventuali fenomeni di 

instabilità gravitativa dei versanti, favorendo da un lato l’infiltrazione nel 

sottosuolo e contenendo dall’altra eventuali fenomeni di piena e di 

esondazione nei bassopiani alluvionali e costieri. 

Il dilavamento dei versanti risulta ulteriormente aggravato da tutte 

quelle attività e interventi che comportano il degrado delle naturali 

protezioni idraulico-forestali, aumentando la vulnerabilità nei confronti 

dei processi di desertificazione e di denudamento della coltre 



non adeguati al contesto pedo-morfologico. 

Esiste una naturale predisposizione ai processi di erosione diffusa e 

concentrata che, se non adeguatamente contenuti mediante l’azione 

protettiva del manto vegetale, determina processi di denudamento dei 


versanti, concentrandosi in particolar modo durante i primi mesi 

autunnali. 

23202. Fascia detritica di versante e alluvionale antica del 

Rio di Solanas: La presenza suoli poco evoluti e con scarsa capacità di 

ritenzione idrica, e un clima locale tendente verso l’aridità limitano lo 

sviluppo della copertura vegetale, predisponendo il sistema verso una 

maggiore vulnerabilità ai processi di desertificazione e di denudamento 

della coltre pedogenica. Tali fenomeni sarebbero ulteriormente 

enfatizzati se le attività agro-silvo-pastorali fossero condotte con 

tecniche e interventi non coerenti al contesto morfo-climatico. 








23203. Piana alluvionale olocenica – attuale del Rio di 

Solanas: Le caratteristiche pedologiche dei suoli sono riconducibili 

prevalentemente al grande gruppo degli Xerofluvents, dal notevole 

sviluppo in profondità e con una ampia scelta all’utilizzazione agricola. 

Tuttavia rappresentano suoli inondabili in occasioni di eventi di piena 

del corso d’acqua, come avvenuto in passato. 

L’elevata intensità pluviometrica e la scarsa stabilità morfoevolutiva del 

corso d’acquarappresentano una generale predisposizione del territorio 

a fenomeni di allagamento di vaste superfici, che possono essere 

ulteriormente aggravati se venissero condotti interventi che 

modificassero la naturale tendenza evolutiva dell’alveo e dei terreni 

alluvionali contigui, e non fossero finalizzati invece ad una 

manutenzione ordinaria per l’efficienza delle sezioni idrauliche. 

Una diminuzione della consistenza volumetrica degli apporti clastici 

naturali sversati nel settore marino sommerso, si manifesta con 


sabbioso anche se tale decremento risultasse minimo in rapporto ai 

volumi in gioco del bilancio sedimentario complessivo. 



bacino. D’altro lato un decremento dei deflussi superficiali e di subalveo 

non permetterebbe una sufficiente alimentazione della falda freatica con 

conseguente depressione della piezometrica. 

23204. Piana alluvionale-costiera di Solanas: La prolungata 

inattività degli alvei e degli impluvi, dovuta al loro regime torrentizio, 

conduce ad una progressiva ostruzione detritica dei canali con la 

conseguente diminuzione delle sezioni di deflusso idrico che, in 


fenomeni di tracimazione ed esondazione nella piana alluvionalecostiera, 

con alto rischio di dissesto idrogeologico se si considera la 

presenza del tessuto insediativo ampiamente diffuso e continuo. 

I caratteri idrogeologici indicano una intrinseca vulnerabilità 

dell’acquifero superficiale nei confronti di eventuali fonti contaminanti, 

oltre che il pericolo di ingressione dell’interfaccia acqua dolce-acqua 

salata verso l’entroterra, qualora venga limitato il naturale processo di 


icarica degli acquiferi, oppure vengano effettuati degli emungimenti 

sovrastimati rispetto alle potenzialità di ricarica della falda. 

23205. Settore di spiaggia emersa e sommersa di Solanas: A 

causa dei processi di relazione morfo-evolutiva tra sistema di spiaggia e 

reticolo idrografico dell’entroterra, l’alterazione dei naturali deflussi alla 

foce fluviale del Rio di Solanas, conduce in breve tempo alla 

modificazione dell’assetto morfodinamico del cordone sabbioso. 

Inoltre, la scomparsa o l’alterazione anche di un singolo elemento 

morfo-costitutivo del sistema di spiaggia e delle dinamiche regolatrici, 

come il degrado dei corpi dunari e della vegetazione di retrospiaggia, o 

l’inserimento di manufatti estrenei al contesto morfodinamico del 

sistema, detremina la scompensazione dei processi evolutivi della 

spiaggia, comportando al limite la totale estinzione dell’intera risorsa. 

Un decremento degli apporti clastici anche minimo in rapporto ai 

volumi in gioco nel bilancio sedimentario complessivo si manifesta con 


sabbioso. 

23301. Sistema litorale sommerso e spiagge di fondo baia del Golfo 

di Carbonara fino a Capo Boi: Gli equilibri morfodinamici risultano 

estremamente sensibili, per cui una variazione della morfologia del 

fondo, così come la presenza di qualunque struttura o manufatto, 

inducono fenomeni di scompensazione che si traducono con la 

degradazione del limite della Posidonia, la variazione della linea di riva 

dei lidi sabbiosi e l’allontanamento, talvolta irreversibile, verso la 

piattaforma esterna dei materiali detrititici. 

23302. Sistema collinare di Bruncu Campulongu: La struttura 

del massiccio granitoide è controllata sia dalla fratturazione primaria e 

secondaria, sia dall’attraversamento dei dicchi microgranitici e dei 

differenziati lamprofirici, che si comportano come efficaci discontinuità 

favorevoli all’inflitrazione nel sottosuolo delle acque meteoriche, le quali 

tendono in parte a immagazzinarsi nel massiccio fessurato e in parte 

contribuiscono alla ricarica delle falde freatiche dell’acquifero 

alluvionale nella piana del Rio Foxi. Per questa ragione eventuali 

interazioni con l’acqua di infiltrazione fessurale cointribuirebbero 

all’alterazione delle risorse idriche presenti anche nei bassopiani 

alluvionali limitrofi. 

23303. Spiaggia emersa e corpi dunari di Campu Longu: 

Qualsiasi intervento o attività che alteri ed ostacoli, anche 

minimamente, le dinamiche eoliche e gli equilibri della copertura 

vegetale, che colonizza i corpi dunari, avrebbe delle immediate 

conseguenze sulla stabilità dell’intero sistema di spiaggia. 

23304. Piana costiera di Simius: L’elevata concentrazione del 

tessuto insediativo turistico che si spinge a ridosso dei sistemi sabbiosi 

dunari e al limite delle avanspiagge, contribuisce al degrado delle piante 

alofile e psammofile, all’estinzione delle depressioni palustri di 

retrospiaggia, ai processi di denudamento della coltre pedogenica e degli 

stessi corpi sedimentari di spiaggia a causa della drastica riduzione del 

grado di libertà delle sabbie. 

L’area è attraversata dai brevi incisioni torrentizie dalle quali possono 

scaturire occasionali processi di alluvionamento in funzione 

dell’intensità pluviometrica. Tali fenomeni messi in relazione alla 


notevole diffusione dell’insediamento, espone questo ambito ad un 

elevato rischio di dissesto idrogeologico. 


dinamica marino-litorale, in termini di apporti della frazione solida al 

settore sommerso. Per questa ragione qualunque intervento che ostacoli 

il naturale deflusso delle acque incanalate, che avviene anche 

sporadicamente in occasione di particolari condizioni meteoclimatiche, 

determina sottrazioni detritiche che possono essere significative nel 

bilancio sedimentario complessivo dei sistemi di spiaggia. 

23305. Spiagge emerse da Porto Giunco a Simius e 

depressione stagnale di Notteri: Il lido sabbioso è un sistema a bassa 

energia, risultando estremamente dinamico anche ad una debole 

variazione delle forze generatrici esterne derivanti dal vento e dal moto 

ondoso. 

Tale sistema presenta una notevole continuità dinamica sia longitudinale 

che trasversale alla linea di riva, per cui qualunque intervento che 

ostacoli la diffusione di materia ed energia induce delle perturbazioni 

alla naturale tendenza morfoevolutiva della spiaggia, che hanno come 

conseguenza drastiche variazioni della linea di riva, la progressiva 

erosione dei corpi dunari e la riduzione, fino alla totale estinzione, delle 

depressioni stagnali di retrospiaggia. 

23306. Settore sommerso compreso tra Capo Carbonara ed il 

Promontorio di Is Traias: Gli equilibri morfodinamici risultano 

estremamente sensibili, per cui una variazione della morfologia del 

fondo, così come la presenza di qualunque struttura o manufatto, 

inducono fenomeni di scompensazione che si traducono con la 

degradazione del limite della Posidonia, la variazione della linea di riva 

dei lidi sabbiosi e l’allontanamento, talvolta irreversibile, verso la 

piattaforma esterna dei materiali detrititici. 

23307. Promontorio di Capo Carbonara, isola dei Cavoli e di 

Serpentara: Il perimetro dell’estremità meridonale del promontorio 

risulta particolarmente esposto alle azioni demolitrici del moto ondoso, 

le quali se venissero in qualche modo ostacolate influeribbero 

negativamente sul bilancio sedimentario complessivo dei sistemi di 

spiaggia posti sia a occidente che oriente della penisola, in quanto il 

materiale prodotto dall’azione meccanica sulle rocce e dall’alterazione 

idrolitica, contribuisce al loro ripascimento. 

Il susbtrato granitico è ricoperto prevalentemente da una copertura 

colluviale e regolitica, sui quali il manto vegetale, ridotto a causa di una 

esposizione ai venti notevolmente arricchiti nei componenti salini, 

risulta particolarmente vulnerabile ma estremamente utile alla 

protezione dei processi dilavanti degli afflussi meteorici. 

23308. Piana costiera olocenica – attuale del Rio Foxi: Il 

regime pluviometrico della regione condiziona notevolmente i processi 

di alluvionamento ed esondazione che coinvolgono il fondovalle e la 

piana costiera. Il territorio, date le sue caratteristiche, presenta un certa 

predisposizione ai fenomeni di allagamento di vaste superfici anche in 

concomitanza di normali eventi pluviomentrici, che possono essere 

ulteriormente aggravati se venissero condotti interventi che 

modificassero la naturale tendenza evolutiva dell’alveo e dei terreni 

alluvionali contigui, e non fossero finalizzati invece ad una 

manutenzione ordinaria per la mitigazione dei processi di interrimento e 

di ostruzione detritica della sezione idraulica durante i periodi di 

inattività del deflusso. 


Una diminuzione della consistenza volumetrica degli apporti clastici 

naturali sversati nel settore marino sommerso, si manifesta con 

profonde e immediate modificazioni sull’assetto morfologico dei litorali 

sabbiosi anche se tale decremento risultasse minimo in rapporto ai 

volumi in gioco del bilancio sedimentario complessivo. 



bassopiano alluvionale, così come interventi sul territorio che avessero 

in qualche modo una interferenza con tali processi fluviali 

modificherebbero l’idrodinamica delle falde, portando in estremo alla 

compromissione della risorsa sotterranea. D’altro lato un decremento 

dei deflussi superficiali e di subalveo oppure un eccessivo sfruttamento 

delle falde soprattutto in prossimità della fascia costiera, avrebbe la 

conseguenza di favorire la contaminazione salina dei corpi idrici 

sotterranei. 

23309. Settore costiero di Porto sa Ruxi: Una minima 

alterazione delle dinamiche di presa in carico, trasporto e accumulo del 

materiale sedimentario provoca immediate ripercussioni negative sul 

mantenimento dell’equilibrio morfodinamico delle spiagge. 

23310. Sistema orografico di Fogoneras: La copertura vegetale 

esercita una importante protezione nei processi di dilavamento e 

denudamento del suolo che in questo settore appaiono significativi, e 

contribuirebbe inoltre alla regimazione dei deflussi torrentizi, 

contenendo eventuali episodi di criticità in concomitanza di piogge 

particolarmente intense. 

23311. Sistema orografico di Bruncu su Casteddu - Monte 

Minniminni - Bruncu Espollittus - Bruncu Sa Gabbia: La struttura 

dell’ammasso roccioso è controllata da una intensa fratturazione 

primaria e secondaria oltre che dall’attraversamento di corpi filoniani sia 

acidi che basici che si comportano come efficaci discontinuità per 

l’inflitrazione nel sottosuolo delle acque meteoriche, le quali 

immagazzinandosi nel massiccio fessurato tendono a drenare verso i 

bassopiani alluvionali, contribuendo all’alimentazione delle falde ivi 

contenute. 


specie autoctone e il mantenimento della copertura vegetale naturale, 


deflusso delle acque di ruscellamento, oltre che a prevenire eventuali 

fenomeni di instabilità gravitativa dei versanti, favorendo da un lato 

l’infiltrazione nel sottosuolo e contenendo dall’altra eventuali fenomeni 

di piena e di esondazione nei bassopiani alluvionali e costieri. 

Il dilavamento dei versanti, in un area che per la concomitanza di una 

serie di fattori morfoclimatici, morfografici e pedologici appare 

particolarmente predisposta, risulta ulteriormente aggravato da tutte 

quelle attività e interventi che comportano il degrado delle naturali 

protezioni idraulico-forestali, aumentando la vulnerabilità nei confronti 

dei processi di desertificazione e di denudamento della coltre 



non adeguati al contenimento di questi fenomeni, non evitando ad 

esempio il sovraccarico di capi di bestiame rispetto alle reali capacità 

pascolative del territorio. 

23312. Falde detritiche e glacis del bacino del Rio Foxi: I fattori 

pedologici e morfo-climatici limitano lo sviluppo della copertura 





fossero condotte con tecniche e interventi non adeguate al 

contenimento di questi fenomeni. 








Nonostante la modesta permeabilità di questi accumuli detritici 

pleistocenici, rappresentano aree importanti nel processo di ricarica 

delle falde contenute negli acquiferi alluvionali dei fondovalle. 

23313. Settore costiero emerso e sommerso di Punta Molentis: Il 

sistema nel suo complesso risulta notevolmente sensibile a qualunque 

minima variazione dei processi morfodinamici in quanto l’attuale 

equilibrio evolutivo risulta controllato da parametri generatori e 

costitutivi, sia continentali ma soprattutto meteo-marini, reciprocamente 

strutturati nel funzionamento globale di questa unità fisiografica. 

23314. Settore costiero emerso e sommerso di Cala Pira: Una 

minima alterazione delle dinamiche di presa in carico, trasporto e 

accumulo del materiale sedimentario sia nel sistema idrico affente che 

nel sistema sabbioso emerso e sommerso provoca immediate 

ripercussioni negative sul bilancio sedimentario complessivo della 

spiaggia. 

Tale sistema inoltre presenta una notevole continuità dinamica sia 

longitudinale che trasversale allo sviluppo della spiaggia, per cui 

qualunque intervento che tende a diminuire il grado di libertà delle 

sabbie induce delle perturbazioni irreversibili alla naturale tendenza 

morfoevolutiva della spiaggia, che hanno come conseguenza drastiche 

variazioni della linea di riva, la progressiva erosione dei corpi dunari e la 

riduzione, fino alla totale estinzione, delle depressioni paludose di 

retrospiaggia. 

23315. Piana costiera di Cala Pira: La prolungata inattività degli alvei e 

degli impluvi, dovuta al loro regime torrentizio, conduce ad una 

progressiva ostruzione detritica dei canali con la conseguente 

diminuzione delle sezioni di deflusso idrico che, in occasione degli 

eventi pluviometrici estremi, possono determinare fenomeni di 

tracimazione ed esondazione nella piana circostante. 

Una eventuale diminuzione delle portate solide sversate 

occasionalmente dai corsi d’acqua nel settore marino-sommerso 

influirebbe negativamente sul bilancio sedimentario complessivo del 


I caratteri idrogeologici dei terreni e del substrato risultano favorevoli 

all’esistenza della falda freatica, determinando di conseguenza una 

intrinseca vulnerabilità dell’acquifero superficiale a fenomeni di 

inquinamento da eventuali fonti contaminanti, oltre che il pericolo di 

contaminazione salina, qualora venga limitato il naturale processo di 

ricarica degli acquiferi, oppure vengano effettuati degli emungimenti 

sovrastimati rispetto alle potenzialità di ricarica della falda. 


23316. Sistema orografico di Bruncu Bigia Arrabbia: La copertura 

vegetale esercita una importante protezione nei processi di dilavamento 

e denudamento del suolo che in questo settore appaiono significativi, e 

contribuirebbe inoltre alla regimazione dei deflussi torrentizi, 

contenendo eventuali episodi di criticità in concomitanza di piogge 

particolarmente intense. 

Il mantenimento delle piccole spiagge di fondo baia di questo settore 

dipende sostanzialemente dall’andamento dei deflussi solidi dei canali 

torrentizi in corrispondenza del loro sbocco a mare, per cui una 

eventuale diminuzione delle portate solide sversate occasionalmente dai 

corsi d’acqua nel settore marino-sommerso influirebbe negativamente 

sul bilancio sedimentario complessivo dei sistemi di spiaggia. 

23401. Spiagge emerse e sommersa compresa tra Porto Pirastu- 

Costa Rei e Cala di Sinzias-Punta de is Cappuccinus: Gli equilibri 

morfodinamici risultano estremamente sensibili, per cui una variazione 

della morfologia del fondo, così come la presenza di qualunque 

struttura o manufatto, inducono fenomeni di scompensazione che si 

traducono con la degradazione del limite della Posidonia, la variazione 

della linea di riva dei lidi sabbiosi e l’allontanamento, talvolta 

irreversibile, verso la piattaforma esterna dei materiali detrititici. 

I lidi sabbiosi sono sistemi a bassa energia ma estremamente dinamici 

anche ad una debole variazione delle forze generatrici esterne come il 

vento e il moto ondoso. 

Il sistema presenta una notevole continuità dinamica sia longitudinale 

che trasversale alla linea di riva, per cui qualunque intervento che 

ostacoli la diffusione di materia ed energia in questo senso induce delle 

perturbazioni alla naturale tendenza morfoevolutiva della spiaggia, che 

hanno come conseguenza drastiche variazioni della linea di riva, la 

progressiva erosione dei corpi dunari e la riduzione, fino alla totale 

estinzione, delle depressioni stagnali retrolitorali. 

23402. Settore retrodunare di Cala Sinzias: L’attività morfoevolutiva 

degli alvei assume un carattere di discontinuità nel corso degli 

anni, legata prevalentemente alle sporadiche e occasionali piene che si 

possono verificare in maniera assai imprevedibile in funzione delle 

caratteristiche meteoclimatiche. 

I caratteri idrogeologici dei terreni e del substrato indicano una 

intrinseca vulnerabilità dell’acquifero superficiale a fenomeni di 

inquinamento da eventuali fonti contaminanti, oltre che il pericolo di 

ingressione dell’interfaccia acqua dolce-acqua salata verso l’entroterra, 

qualora venga limitato il naturale processo di ricarica degli acquiferi, 

oppure vengano effetuati degli emungimenti sovrastimati rispetto alle 


In tale ambito una elevata pressione turistico-insediativa, che si spinge a 

ridosso dei sistemi dunari e al limite delle avanspiagge, contribuisce 

significativamente al degrado del manto vegetale, all’interrimento delle 

depressioni palustri di retrospiaggia, ai processi di denudamento della 

coltre pedogenica e degli stessi corpi sabbiosi di spiaggia provocando 

una drastica riduzione del grado di libertà delle sabbie dell’intero sistema 

dinamico-sedimentario. 

23403. Fascia pedemontana di San Pietro: Alto grado di 

esposizione della coltre pedogenica al rischio di erosione sotto l’azione 

delle acque dilavanti. 









Grazie alle caratteristiche morfo-sedimentarie, tale ambito ha un ruolo 

significativo nel processo di ricarica delle falde contenute negli acquiferi 

alluvionali del bassopiano alluvionale-costiero, che se venisse in qualche 

modo alterato potrebbe incidire in modo sotanziale sul fenomeno di 

ingressione salina nei corpi idrici sotterranei. 

23404. Piana costiera di Su Cannisoni e Piscina Rei: L’elevata 

pressione turistico-insediativa, che si spinge a ridosso dei sistemi 

sabbiosi dunari e al limite delle avanspiagge, contribuisce 

significativamente al degrado del manto vegetale, all’interrimento delle 

depressioni palustri di retrospiaggia, ai processi di denudamento della 

coltre pedogenica e all’erosione dei corpi sabbiosi di spiaggia, 

provocando inoltre una drastica riduzione del grado di libertà delle 

sabbie dell’intero sistema dinamico-sedimentario. 


dinamica marino litorale, in termini di apporti della frazione solida al 

settore sommerso. Per questa ragione qualunque intervento che ostacoli 

il naturale deflusso delle acque incanalate, anche attraverso le bocche a 

mare, che avviene sporadicamente in occasione di particolari condizioni 

meteo-marine, determina sottrazioni detritiche che possono essere 

significative nel bilancio sedimentario complessivo dei sistemi di 

spiaggia. 

23405. Fascia pedemontana di Piscina Rei: I fattori 

pedogenici limitano lo sviluppo della copertura vegetale, e indicano una 

maggiore vulnerabilità verso i processi di desertificazione e di 

denudamento dei suoli, che sarebbero ulteriormente enfatizzati se le 


non adeguate al contenimento di questi fenomeni. 





fenomeni di allagamento di vaste superfici e profondi solchi di erosione, 

anche in quelle aree che nelle normali condizioni geomorfologiche non 

sarebbero necessariamente coinvolte. 

Nonostante la modesta permeabilità di questi accumuli detritici 

pleistocenici, essi rappresentano aree importanti nel processo di ricarica 

delle falde contenute negli acquiferi alluvionali dei fondovalle. 

23406. Fascia collinare e pedemontana di Monte S’Ollastinu, 

Monte Badulesu e Bruncu Antoni Acca: La struttura dell’ammasso 

roccioso è controllata da una intensa fratturazione primaria e secondaria 

oltre che dall’attraversamento di corpi filoniani che si comportano come 

efficaci discontinuità per l’inflitrazione nel sottosuolo delle acque 

meteoriche, le quali immagazzinandosi nel massiccio fessurato tendono 

a drenare verso i bassopiani alluvionali e costieri, contribuendo 

all’alimentazione delle falde ivi contenute. 



essenze vegetali autoctone e la conservazione del manto vegetale 

naturale, contribuisce decisamente ad esercitare un afficace azione 

regimante sul deflusso delle acque di ruscellamento, favorendo da un 

lato l’infiltrazione nel sottosuolo e contenendo dall’altra eventuali 

fenomeni di piena e di dilavamento dei suoli. 

L’elevato diradamento del manto vegetale indica una maggiore 

vulnerabilità verso i processi di desertificazione e di denudamento della 

coltre pedogenica i quali sarebbero ulteriormente enfatizzati se le attività 

agro-silvo-pastorali fossero condotte con tecniche e interventi non 

adeguate al contenimento di questi fenomeni. 





fenomeni di allagamento di vaste superfici e profondi solchi di erosione, 

anche in quelle aree che nelle normali condizioni geomorfologiche non 

sarebbero necessariamente coinvolte. 

Nonostante la modesta permeabilità del substrato, essi rappresentano 

aree importanti nel processo di ricarica delle falde contenute negli 

acquiferi alluvionali e costieri, grazie alle discontinuità dell’ammasso 

roccioso e alla presenza dei glacis pleistocenici che si raccordano alla 

fascia litorale. 

23407. Promontorio di Sinzias: Il perimetro è costituito da una 

costa rocciosa esposta alle azioni demolitrici del moto ondoso, che se 

venisse in qualche modo ostacolato condizionerebbe negativamente il 

bilancio sedimentario complessivo del sistema di spiaggia posto a nord 

della penisola, in quanto il detrito prodotto dall’alterazione chimicofisica 

e meccanica delle rocce, contribuisce significativamente alla 

produzione di materiale che, venendo distribuito dalle correnti correnti 

litoranee, contribuisce all’alimentazione sedimentaria dei sistemi 

sabbiosi. 

Il manto vegetale, prevalentemente arbustivo, risulta particolarmente 

vulnerabile ma estremamente utile alla protezione dei processi dilavanti 

degli afflussi meteorici. 

23501. Sistema stagnale e peristagnale di Colostrai e Feraxi: Il 

sistema umido assume un’importanza essenziale in relazione ad una 

serie di funzioni di fondamentale importanza nell’ambito 

dell’ecosistema territoriale, tra cui: 

- il contenimento degli effetti delle piene fluviali, svolgendo un ruolo 

di bacino di espansione e di laminazione di queste ultime; 

- il controllo degli equilibri climatici alla scala locale, in rapporto 

all’influenza mitigatrice indotta dalla rilevante massa idrica 

permanentemente esposta alle interazioni con l’atmosfera; 

- la depurazione delle acque e la regolazione del ciclo di nutrienti, 

funzionali al sostentamento bilanciato dell’enorme attività biologica 

e di produzione di biomassa all’interno del sistema. 

In termini più specificatamente biologico-ambientali il complesso 

umido rappresenta un importante habitat per l’avifauna acquatica e per 

numerose specie ittiche e bentoniche, rivestendo a tale riguardo 

un’elevata valenza anche in relazione alle notevoli potenzialità di 

sfruttamento economico 


23502. Fascia collinare e pedemontana di Baracca su Entu: 

Qualsiasi attività che induca fenomeni di inquinamento o di alterazione 

qualitativa delle acque superficiali e sotterranee, avrebbe conseguenze 

anche sui delicati equilibri dell’ecosistema stagnale e lagunare. 

23503. Fascia pedemontana di San Priamo: Qualsiasi attività 

che induca fenomeni di inquinamento o di alterazione qualitativa delle 

acque superficiali e sotterranee, avrebbe conseguenze anche sui delicati 

equilibri dell’ecosistema stagnale e lagunare 

23504. Piana alluvionale costiera del Rio Picocca – Rio 

Corr’e Pruna: Qualsiasi intervento o attività che riduca il deflusso 

idrico superficiale dei corsi d’acqua, o che impedisca o ostacoli i naturali 

fenomeni d’infiltrazione attraverso canalizzazioni degli alvei fluviali o 


stessa piana e nei settori privilegiati di ricarica della falda, 

determinerebbe la drastica riduzione dell’infiltrazione efficace che 

alimenta la falda con conseguente depressione della superficie 

piezometrica e risalita dell’interfaccia acqua dolce – acqua salata. Gli 

stessi fenomeni possono essere indotti dallo sfruttamento eccessivo 

della risorsa attraverso emungimenti che sovrastimano le potenzialità di 

ricarica della falda, determinando rilevanti abbattimenti della superficie 

piezometrica ed esponendo l’acquifero ad irreversibili ingressioni 

marine con conseguente perdita della risorsa. 

I caratteri di permeabilità del terreni e la bassa soggiacienza della 

superficie piezometrica relativa alla falda più superficiale determinano 

un’intrinseca vulnerabilità dell’acquifero a fenomeni di contaminazione 

ad opera di sostanze inquinanti le quali, una volta raggiunta la falda, 

verrebbero facilmente diffuse all’interno dell’acquifero. Tale aspetto 

costituisce un fattore fortemente limitante la localizzazione di attività e 

di strutture potenzialmente inquinanti su tutta la superficie della piana e 

nei territori idrogeologicamente ad essa connessi. Ne consegue che 

qualsiasi attività o struttura che per sua natura tratti o produca sostanze 

potenzialmente contaminanti, in caso di rilascio, determinerebbe gravi 

ed estesi fenomeni d’inquinamento nelle falde sotterranee e negli 

ecosistemi stagnali e lagunari di Colostrai e Feraxi. 

23505. Piana alluvionale e colmate alluvionali olocenicheattuali 

del sistema di drenaggio del Rio Corr’e Pruna: Qualsiasi 

intervento o attività che ostacoli il naturale deflusso delle acque 

determinerebbe squilibri nei processi fluviali con accentuazione dei 

fenomeni d’esondazione, anche in aree morfologicamente fuori dalla 

normale portata delle acque fluviali, e di erosione laterale delle sponde 

fluviali e delle superfici terrazzate che delimitano l’alveo attuale e la 

piana olocenica. 

Inoltre qualsiasi intervento o attività che insista sulla piana alluvionale 

olocenica-attuale può determinare squilibri idraulici e sedimentari 

durante gli eventi di piena, accentuando ed aggravando i fenomeni 

alluvionali. 

23506. Rilievi granitici di Monte Idda: Individua un territorio a 

copertura vegetale arbustiva fortemente degradata, su cui agiscono 

processi d’erosione laminare ed incanalata ad opera delle acque di 

ruscellamento che alimentano, anche se con entità estremamente 

limitate, il deflusso dei due suddetti corsi d’acqua. 

23507. Fascia pedemontana di Pranu Ontroxiu - Giba 

Brillanu e Tuerra Manna: Settore soggetto a fenomeni d’esondazione 


in relazione alle dinamiche fluviali del Rio Mont’Arbu e di altri piccoli 

corsi d’acqua che drenano il settore montano. 

23508. Sistema orografico di Monte Liuru – Bruncu sa 

Tuppa: L’assetto forestale assume pertanto un’importanza strategica 

per quanto riguarda la prevenzione nei confronti dei fenomeni di 

dissesto idrogeologico in tutto il sistema orografico. 

23509. Piana alluvionale antica di Bau sa Perda - sa 

Musciulida: Qualsiasi intervento o attività che ostacoli il naturale 

deflusso delle acque determinerebbe squilibri nei processi fluviali con 

accentuazione dei fenomeni d’esondazione, anche in aree 

morfologicamente fuori dalla normale portata delle acque fluviali, e di 

erosione laterale delle sponde fluviali e delle superfici terrazzate che 

delimitano l’alveo attuale e la piana olocenica. 

Inoltre qualsiasi intervento o attività che insista sulla piana alluvionale 

olocenica-attuale può determinare squilibri idraulici e sedimentari 

durante gli eventi di piena, accentuando ed aggravando i fenomeni 

alluvionali. 

In particolare le massicciate atte alla protezione delle sponde fluviale 

possono determinare significative variazioni di direzione del flusso 

d’acqua con conseguente attivazione di fenomeni erosivi in settori 

limitrofi. 

Qualsiasi attività o struttura che per sua natura tratti o produca sostanze 

potenzialmente contaminanti, in caso di rilascio, determinerebbe gravi 

ed estesi fenomeni d’inquinamento alla falda sotterranea. 

23510. Piana alluvionale pedemontana olocenica-attuale del Rio 

Picocca: In considerazione dell’elevata dinamica fluviale qualsiasi 

intervento o attività che ostacoli il naturale deflusso delle acque 

determinerebbe squilibri nei processi fluviali determinando 

accentuazione dei processi di erosione laterale delle sponde fluviali ed 

eventuali fenomeni d’esondazione. Inoltre il prelievo di materiale 

dall’alveo fluviale, determinando variazioni nel profilo longitudinale del 

corso d’acqua, avrebbe ripercussioni sulle dinamiche fluviali oltre che 

produrre una riduzione del materiale detritico convogliato dal corso 

d’acqua verso il settore costiero. 

Grande importanza rivestono i fenomeni d’infiltrazione idrica, che 

avvengono attraverso il materasso alluvionale del letto fluviale attuale, ai 

fini della ricarica delle falde superficiali e profonde presenti nella piana. 

La riduzione dei deflussi superficiali comporterebbe pertanto il 

depauperamento della risorsa idrica sotterranea. 

23511. Settore pedemontano di Tuerra: L’elevata fatturazione della 

roccia e la formazione di una spessa coltre alteritica può consentire un 

discreto accumulo idrico sotterraneo. 

23512. Sistema orografico del bacino idrografico del Rio di Monte 

Porceddus: Qualsiasi intervento sul territorio che implichi eliminazione 

del manto vegetale, movimentazione di terra, o impermeabilizzazioni 

diffuse, possono determinare squilibri nel bilancio idrogeologico della 

regione con accentuazione del rischio di eventi alluvionali nel settore 

pedemontano e nella piana del Corr’e Pruna. Inoltre il degrado del 

manto vegetale determinerebbe l’attivazione di processi di 

ruscellamento superficiale con asportazione degli orizzonti pedologici e 

conseguente riduzione delle potenzialità produttive in senso forestale 

del territorio 


23513. Sistema orografico del bacino idrografico del Rio Su 

Ganciu: qualsiasi intervento sul territorio che implichi eliminazione del 

manto vegetale, movimentazione di terra, o impermeabilizzazioni 

diffuse, possono determinare squilibri nel bilancio idrogeologico della 

regione con accentuazione del rischio di eventi alluvionali nel settore 

pedemontano e nella piana del Corr’e Pruna. Inoltre il degrado del 

manto vegetale determinerebbe l’attivazione di processi di 


conseguente riduzione delle potenzialità produttive del territorio. 

23514. Sistema orografico del bacino idrografico del Rio Acqua 

Calenti-Perdosu: Qualsiasi intervento sul territorio che implichi 

eliminazione del manto vegetale, movimentazione di terra, o 

impermeabilizzazioni diffuse, possono determinare squilibri nel bilancio 

idrogeologico della regione con accentuazione del rischio di eventi 

alluvionali nel settore pedemontano e nella piana di Capoterra. Inoltre il 

degrado del manto vegetale determinerebbe l’attivazione di processi di 



23515. Sistema orografico del bacino idrografico del Rio Gutturu 

Frasca e Baccu sa Figu: qualsiasi intervento sul territorio che implichi 

eliminazione del manto vegetale, movimentazione di terra, o 

impermeabilizzazioni diffuse, possono determinare squilibri nel bilancio 

idrogeologico della regione con accentuazione del rischio di eventi 

alluvionali nel settore pedemontano e nella piana di Capoterra. Inoltre il 

degrado del manto vegetale determinerebbe l’attivazione di processi di 



23516. Settore pedemontano di Castiadas, Olia Speciosa e di 

Annunziata: le attività che implicano modificazione ed alterazione delle 

naturali linee di deflusso effimero che si sviluppano nelle superfici 

debolmente inclinate e frequentemente mascherate da arature e attività 

agroforestali, determinerebbero, in occasione di eventi meteorici 

significativi, fenomeni di allagamento connessi con i processi di 

ruscellamento diffuso. 

Qualsiasi attività o struttura che per sua natura tratti o produca sostanze 

potenzialmente contaminanti, in caso di rilascio, determinerebbe 

fenomeni d’inquinamento nella falda sotterranea. 

23517. Settore pedemontano di Pranu Malloccu e Pranu Sito: La 

scarsa manutenzione dei canali di drenaggio del sistema di bonifica ed il 

progressivo colmamento sedimentario degli stessi è spesso un elemento 

determinante l’attivazione dei fenomeni di esondazione degli stessi 

canali nelle campagne circostanti. 

23518. Sistema orografico granitico-scistoso di Punta Gennedidu, 

P.ta Ruggeri e Bruncu Nieddu Mannu: Il mantenimento ed il 

miglioramento della copertura forestale in questo settore è di 

fondamentale importanza per quanto concerne la prevenzione dei 

fenomeni di dissesto idrogeologico. Eventuali interventi ed attività sul 

territorio, anche di forestazione, che implichino movimentazione di 

terra ed eliminazione del manto vegetale naturale comporterebbero un 

incremento dei fenomeni di ruscellamento e di erosione degli orizzonti 

pedologici, nonché un’accentuazione dei fenomeni alluvionali nelle 

piane sottostanti. 


23601. Promontorio di Capo Ferrato: L’origine delle spiagge di fondo 

baia di Portu de s’Ilixi e di Cala sa Figu, ubicate nel tratto di costa 

settentrionale, e di quella di Porto Pirastu nella parte meridionale del 

promontorio è legata al particolare regime energetico che si instaura nei 

lati settentrionali e meridionali del promontorio, la cui alterazione 

avrebbe ripercussioni sulla distribuzione dei sedimenti e sull’equilibrio 

sedimentario delle spiagge. 

23602. Cono vulcanico del Monte Ferru: Il mantenimento ed il 

miglioramento della copertura forestale in questo settore è di 

fondamentale importanza per quanto concerne la regimazione dei 

processi di ruscellamento e di erosione degli orizzonti pedologici. 

Eventuali interventi ed attività sul territorio, anche di forestazione, che 

implichino movimentazione di terra ed eliminazione del manto vegetale 

naturale comporterebbero un incremento dei fenomeni di 

ruscellamento e di erosione del suolo. 

23603. Sistema orografico di Bruncu Perda sub’e pari: Il 

mantenimento ed il miglioramento della copertura forestale è di 

fondamentale importanza per quanto concerne la regimazione dei 

processi di ruscellamento e di erosione degli orizzonti pedologici. 

Eventuali interventi ed attività sul territorio, anche di forestazione, che 

implichino movimentazione di terra ed eliminazione del manto vegetale 

naturale comporterebbero un incremento dei fenomeni di 

ruscellamento e di erosione del suolo. 

23701. Spiaggia sommersa compresa tra Porto de s’Ilixi e Portu su 

Tramatzu: La continuità del settore sommerso risulta elemento 

determinate la reciproca influenza di tutti gli ambiti di spiaggia emersa 

che dal promontorio di P.to Corallo si estendono fino a Capo Ferrato. 

Qualsiasi intervento o opera che interessi il settore sommerso 

determinerebbe variazioni nel regime energetico e nella distribuzione 

dei sedimenti lungo tutto il sistema di spiaggia di San Giovanni- 

Colostrai-Feraxi. 

23702. Spiaggia emersa di Prumare di Feraxi: La relativa 

chiusura del sistema induce una spiccata sensibilità morfologica e 

sedimentaria dello stesso ad intensi eventi meteo-marini ed ad eventuali 

interventi ad opera dell’uomo. 

23703. Settore delle bocche a mare degli Stagni di Feraxi e 

Colostrai: Trasformazioni che inducano interazioni delle dinamiche 

costiere accentuano ulterioremente il disequilibrio del profilo di 

spiaggia, il quale mostra già evidenti segni alterazione rispetto al 

normale andamento della linea di riva nel resto del sistema di spiaggia, 

in seguito ai rilevanti disturbi offerti dai bracci a mare nei confronti 

delle correnti marine che dominano il settore sommerso. 

23704. Spiaggia emersa di Colostrai-Feraxi: L’alterazione delle 

naturali dinamiche morfoevolutive nel sistema ed all’interno delle 

singole componenti fisiche dello stesso, determinerebbe ripercussioni 

sugli equilibri sedimentari e morfologici della spiaggia e sui rapporti tra 

avanspiaggia, retrospiaggia e sistema dunare. 

23705. Spiaggia emersa compresa tra il promontorio di Torre 

Salinas e Porto Corallo: Qualsiasi intervento che alteri le dinamiche 

nel settore di avanspiaggia, retrospiaggia e nelle foci fluvialisi avrebbe 

ripercussioni sui delicati equilibri del sistema di spiaggia, peraltro già in 

gran parte fortemente intaccati dalle opere di ingegneria idraulica 

esistenti. 


23706. Promontorio granitico di Torre Salinas e Monte 

Antoni Peppi: L’azione energica dei marosi sui fronti rocciosi 

determina la produzione di materiale detritico, il quale venendo alterato, 

anche in misura estremamente ridotta, determinerebbe una variazione 

negativa sul bilancio sedimentario del sistema di spiaggia di Torre 

Salinas da quella di Colostrai. 

23801. Piana alluvionale costiera recente del Flumendosa: Il 

perdurare del rapporto squilibrato tra eccessivi prelievi idrici dalle falde 

sotterranee e compromessa capacità di ricarica naturale degli acquiferi 

profondi e superficiali comporta un progressivo incremento del 

fenomeno della intrusione salina all’interno della piana costiera con una 

concomitante crescente compromissione della risorsa idrica sotterranea, 

a cui risulta direttamente connesso un corrispondente grave degrado 

della rilevante risorsa pedologica presente nel settore a causa del 

crescente accumulo salino negli orizzonti dei suoli. 

I caratteri di elevata permeabilità dei terreni determinano una intrinseca 

vulnerabilità della falda idrica freatica a fenomeni di contaminazione ad 

opera di sostanze inquinanti le quali, una volta raggiunta quest’ultima, 

verrebbero facilmente diffuse all’interno dell’acquifero. Ne consegue 

che qualsiasi attività od intervento che per sua natura comporti la 

produzione o l’utilizzo di sostanze potenzialmente inquinanti, in caso di 

rilascio, determinerebbe, con facilità, gravi ed estesi fenomeni di 

inquinamento nelle falde sotterranee. 

In termini di dinamiche superficiali, l’ambito considerato presenta una 

propensione geomorfologica naturale nei confronti dei processi di 

esondazione e di alluvione, le cui manifestazioni risultano però 

sostanzialmente ridimensionate in relazione alla variazione del regime 

idraulico del Flumendosa riconducibile alla presenza degli invasi 

artificiali a monte della piana costiera e alle opere di regimazione 

inalveamento e canalizzazione nel tratto terminale del corso fluviale. La 

prevenzione di tali fenomeni risulta attualmente essenzialmente 

connessa alla adeguata gestione e alla manutenzione delle suddette 

strutture, sebbene eventi di entità relativamente meno significativa, 

possono verificarsi in relazione ad episodi di piena straordinaria da parte 

dei corsi d’acqua minori che afferiscono direttamente alla componente 

in esame. 

23802. Sistema umido costiero delle foci del Flumendosa: 

Elementi di criticità relativamente alla qualità ambientale del compendio 

umido sono rappresentati dalla presenza di scarichi di origine sia civile 

che agricola che tuttora si riversano all’interno del sistema. 

Le dinamiche evolutive e ecologiche della componente in questione 

risultano principalmente controllate dal preciso bilanciamento tra gli 

afflussi idrici, solidi e nutritivi provenienti dall’entroterra tramite la rete 

idrografica e di ruscellamento afferente, gli scambi di organismi viventi, 

sostanze solide ed energia con il settore marino, e processi interni di 

rielaborazione chimico-biologica e di evoluzione sedimentaria di tali 

prodotti organici e inorganici di provenienza esterna. A questi ultimi 

processi partecipano in modo specifico le aree perilagunari, 

periodicamente inondate e caratterizzate da connotati vegetazionali e 

ecologici assolutamente peculiari e rilevanti nell’ambito dell’ecosistema 

territoriale. 

Qualsiasi alterazione di tali dinamiche, in termini sia di quantità che di 

qualità, comporterebbe dirette ripercussioni a carico dell’attuale assetto 

morfo-evolutivo ed ecologico delle aree umide considerate. 


In occasione della apertura della bocca di comunicazione con il mare del 

sistema di foce del Flumendosa, nel settore settentrionale della 

componente considerata, una parte considerevole dei prodotti 

sedimentari depositati sui fondali dell’area umida dalla attività fluviale 

del basso corso del sistema idrografico, l’unica tuttora afferente al 

settore costiero in esame, dopo l’intercettazione del deflusso delle parti 

superiori e medie del bacino imbrifero ad opera degli invasi artificiali 

costruiti a partire dagli anni ’50, subisce una movimentazione verso il 

settore marino rappresentando una risorsa assolutamente essenziale, 

anche se largamente inferiore rispetto alla situazione pregressa, e 

verosimilmente non più adeguata in termini quantitativi, in funzione del 

ripascimento detritico del sistema di spiaggia e perciò al mantenimento 

dell’originario assetto morfo-evolutivo del sistema costiero e della sua 

stabilità. 

Il sistema umido assume un’importanza essenziale in relazione ad una 

serie di funzioni di fondamentale importanza nell’ambito 

dell’ecosistema territoriale, tra cui: 

- il contenimento degli effetti delle piene fluviali, svolgendo un ruolo 

di bacino di espansione e di laminazione di queste ultime; 

- la depurazione delle acque e la regolazione del ciclo di nutrienti, 

funzionali al sostentamento bilanciato dell’enorme attività biologica 

e di produzione di biomassa all’interno del sistema. 

In termini più specificatamente biologico-ambientali il complesso 

umido rappresenta un importante habitat per l’avifauna acquatica e per 

numerose specie ittiche e bentoniche, rivestendo a tale riguardo 

un’elevata valenza anche in relazione alle notevoli potenzialità di 

sfruttamento produttivo ed economico. 

23803. Sistema umido dello Stagno Sa Praia: L’efficacia del 

settore umido in termini di laminazione delle significative piene fluviali 

a carattere occasionale del sistema idrografico del Rio de su Fenugraxiu, 

dipende essenzialmente dalle caratteristiche di pervietà delle foci del 

corso d’acqua all’interno del bacino, dalle dimensioni di quest’ultimo e 

dalla facilità da parte del sistema di smaltire l’eccedenza idrica al suo 

interno attraverso lo scarico nell’attiguo sistema di foce fluviale del 

Flumendosa.. Interventi a carico di questi caratteri producono 

evidentemente diretti riflessi sulle modalità e capacità del sistema 

idraulico di compensare e di smaltire gli effetti delle piene fluviali. 

23804. Isola paleozoica di Gibas-Porto Corallo: Il settore è 

interessato da un marcato degrado della copertura pedologica e 

vegetativa, che ormai manifesta caratteri di sostanziale irreversibilità a 

meno di specifici interventi ricostitutivi. 

23805. Spiaggia di Porto su Tramatzu: L’integrità della prateria 

di Posidonia oceanica, al limite della spiaggia sommersa verso il largo, e 

le formazioni vegetazionali psammofile nei settori di retrospiaggia 

contribuiscono al mantenimento degli equilibri dinamici che regolano 

l’evoluzione geomorfologica della componente. 

Eventuali alterazioni in termini di direzione e di intensità del regime del 

moto ondoso e delle correnti marine sotto costa avrebbero 

ripercussioni sugli equilibri sedimentari e sulla stabilità del sistema di 

spiaggia. 

23806. Terrazzo alluvionale-colluviale di Pranu Portu: Stretti 

rapporti idrogeologici sussistono tra questo settore e la limitrofa piana 

alluvionale recente e zona umida retrocostiera. In particolare, i processi 


di infiltrazione attivi all’interno della componente concorrono alla 

alimentazione delle falde idriche sotterranee presenti all’interno della 

vasta piana costiera, ma le stesse caratteristiche idrogeologiche del 

settore favoriscono anche eventuali fenomeni di dispersione di 

contaminanti all’interno dei corpi idrici sotterranei e superficiali, causati 

da potenziali rilasci di tali sostanze nel territorio in esame. 

L’eccessivo pascolamento e pratiche agricole non idonee comportano in 

generale una alterazione dei caratteri chimici e fisici dei suoli che espone 

questi ultimi a processi di erosione accelerata con la possibile 

attivazione di fenomeni di trasporto in massa di notevoli quantitativi di 

prodotti detritici e pedogenici in occasione di eventi pluviometrici 

eccezionali. 

23807. Piana alluvionale recente del sistema idrografico del 

Riu de su Fenugraxiu: Qualsiasi attività ed intervento che alterasse od 

ostacolasse le naturali dinamiche di deflusso delle piene fluviali, 

all’interno della piana alluvionale, determinerebbe serie ripercussioni a 

carico del delicato equilibrio idrografico del sistema, con l’eventuale 

accentuazione degli effetti di alluvionamento, inondazione e erosione 

fluviale, e il possibile coinvolgimento anche di settori da un punto di 

vista geomorfologico non predisposti naturalmente a tali fenomeni. 

I caratteri di elevata permeabilità delle formazioni detritiche costituenti 

la piana alluvionale determinano una intrinseca vulnerabilità della falda 

idrica freatica a fenomeni di contaminazione ad opera di sostanze 





determinerebbe con facilità gravi ed estesi fenomeni di inquinamento 

nelle falde sotterranee. 

23808. Alluvioni terrazzate e colluvi del sistema idrografico 

del Riu de su Fenugraxiu: Stretti rapporti idrogeologici sussistono tra 

questo settore e la limitrofa piana alluvionale recente e zona umida 

retrocostiera. In particolare, i processi di infiltrazione attivi all’interno 

della componente concorrono alla alimentazione delle falde idriche 

sotterranee presenti all’interno della vasta piana costiera, ma le stesse 

caratteristiche idrogeologiche del settore favoriscono anche eventuali 

fenomeni di dispersione di contaminanti all’interno dei corpi idrici 

sotterranei e superficiali, causati da potenziali rilasci di tali sostanze nel 

territorio in esame. 






eccezionali. 

Sebbene la componente in esame non presenti caratteri di particolare 

propensione verso rilevanti fenomeni di alluvionamento, ad eccezione 

degli ambiti localizzati delle incisioni torrentizie del Riu de su 

Fenucraxiu, Riu Gironi e Riu Flumini Mortu, la presenza di ostacoli, sia 

naturali che artificiali, lungo le linee di deflusso e di compluvio, può 

facilmente portare al verificarsi di fenomeni di disalveamento, 

esondazione e alluvionamento in questo settore della piana costiera. Tali 

vie di drenaggio, infatti, anche apparentemente di scarsa rilevanza, in 

occasione di precipitazioni di eccezionale entità si riattivano e 


permettono lo smaltimento di rilevanti quantitativi idrici e solidi 

confluiti dai versanti degli attigui rilevi paleozoici 

23809. Piana alluvionale del Rio Flumini Uri: La salvaguardia 

degli alvei di piena ordinaria e straordinaria dei corsi d’acqua assume 

caratteri di particolare criticità in relazione alla manifestazione degli 

effetti delle piene fluviali nell’ambito di fondovalle. 

In particolare attività ed interventi che comportassero la creazione di 

ostacoli o l’alterazione delle naturali dinamiche di deflusso delle piene 

fluviali, all’interno della piana alluvionale attiva, determinerebbero 

dirette ripercussioni a carico del delicato equilibrio idrografico del 

sistema, con l’eventuale accentuazione degli effetti di alluvionamento, 

inondazione e erosione fluviale, e il possibile coinvolgimento anche di 

settori da un punto di vista geomorfologico non predisposti 

naturalmente a tali fenomeni. 

Sebbene il sistema dei terrazzi alluvionali non risulti da un punto di vista 

geomorfologico particolarmente esposto nei confronti dei fenomeni di 

esondazione fluviale e di alluvionamento, in occasione di eventi di piena 

eccezionali risultano comunque possibili processi di erosione, 

scalzamento al piede e retrocessione delle scarpate fluviali che 

delimitano i terrazzi, a causa sia di dinamiche naturali che per processi 

indotti direttamente od indirettamente da interventi ed attività 

dell’uomo. 

Le caratteristiche morfologiche e idrogeologiche del complessivo 

ambito considerato, fanno di quest’ultimo una importante area di 

alimentazione delle falde idriche sotterranee presenti nella piana 

alluvionale e costiera, perciò qualsiasi attività od intervento che 

comportasse una significativa riduzione delle caratteristiche di 

permeabilità del suolo, come rivestimenti di canalizzazioni fluviali ed 

estese pavimentazioni stradali ed urbane, porterebbe ad una 

proporzionale diminuzione delle capacità di ricarica delle falde e perciò 

ad un progressivo degrado della risorsa idrica sotterranea, anche in 

relazione al fenomeno della salinizzazione dell’acquifero costiero. 

I caratteri di elevata permeabilità delle formazioni detritiche presenti nel 

settore, specialmente marcati nell’ambito della piana alluvionale attuale 

del Rio Flumini Uri e del Riu Baccu Nuedda, e meno accentuati in 

corrispondenza dei terrazzi alluvionali antichi, a causa del 

ferrettizzazione del deposito, determinano una intrinseca vulnerabilità 

della falda idrica freatica a fenomeni di contaminazione ad opera di 

sostanze inquinanti le quali, una volta raggiunta quest’ultima, verrebbero 






23810. Piana alluvionale del Rio Pibilia: La salvaguardia degli alvei di 

piena ordinaria e straordinaria dei corsi d’acqua assume caratteri di 

particolare criticità in relazione alla manifestazione degli effetti delle 

piene fluviali nell’ambito di fondovalle. 










Sebbene il sistema dei terrazzi fluviali quaternari non risulti da un punto 

di vista geomorfologico particolarmente esposto nei confronti dei 

fenomeni di esondazione fluviale e di alluvionamento, in occasione di 

eventi di piena eccezionali risultano comunque possibili processi di 

erosione, scalzamento al piede e retrocessione delle scarpate fluviali che 



dell’uomo 











caratteri di elevata permeabilità delle formazioni detritiche presenti nel 


del Rio Pibilia e meno accentuati in corrispondenza dei terrazzi 

alluvionali antichi, a causa del ferrettizzazione del deposito, 

determinano una intrinseca vulnerabilità della falda idrica freatica a 


una volta raggiunta quest’ultima, verrebbero facilmente diffuse 

all’interno dell’acquifero. Ne consegue che qualsiasi attività od 

intervento che per sua natura comporti la produzione o l’utilizzo di 

sostanze potenzialmente inquinanti, in caso di rilascio, determinerebbe 

con facilità gravi ed estesi fenomeni di inquinamento nelle falde 

sotterranee. 

23811. Alluvioni terrazzate e recenti del Rio Mannu di Muravera: 

La salvaguardia degli alvei di piena ordinaria e straordinaria dei corsi 

d’acqua assume caratteri di particolare criticità in relazione alla 

manifestazione degli effetti delle piene fluviali nell’ambito di fondovalle. 









Sebbene il sistema dei terrazzi fluvial non risulti da un punto di vista 

geomorfologico particolarmente esposto nei confronti dei fenomeni di 

esondazione fluviale e di alluvionamento, in occasione di eventi di piena 

eccezionali risultano comunque possibili processi di erosione, 

scalzamento al piede e retrocessione delle scarpate fluviali che 



dell’uomo. Inoltre la presenza di ostacoli, sia naturali che artificiali, 

lungo le linee di deflusso e di compluvio, anche apparentemente di 

scarsa rilevanza, che in occasione di precipitazioni di eccezionale entità 


si riattivano e permettono lo smaltimento di rilevanti quantitativi idrici e 

solidi confluiti dai versanti degli attigui rilevi paleozoici, può facilmente 

portare allo sviluppo di fenomeni alluvionali anche in questo settore 

della componente. 











I caratteri di elevata permeabilità delle formazioni detritiche presenti nel 


del Rio Pibilia e meno accentuati in corrispondenza dei terrazzi 

alluvionali antichi, a causa del ferrettizzazione del deposito, 

determinano una intrinseca vulnerabilità della falda idrica freatica a 


una volta raggiunta quest’ultima, verrebbero facilmente diffuse 

all’interno dell’acquifero. Ne consegue che qualsiasi attività od 

intervento che per sua natura comporti la produzione o l’utilizzo di 

sostanze potenzialmente inquinanti, in caso di rilascio, determinerebbe 

con facilità gravi ed estesi fenomeni di inquinamento nelle falde 

sotterranee. 

23812. Fascia pedemontana di Muravera: I processi di infiltrazione 

attivi all’interno della settore concorrono, in parte, alla alimentazione 

delle falde idriche sotterranee presenti all’interno della vasta piana 

costiera, ma le stesse caratteristiche idrogeologiche del settore 

favoriscono anche eventuali fenomeni di dispersione di contaminanti 

all’interno dei corpi idrici sotterranei e superficiali, causati da potenziali 

rilasci di tali sostanze nel territorio in esame. 






eccezionali. 



degli ambiti localizzati delle incisioni torrentizie, la presenza di ostacoli, 

sia naturali che artificiali, lungo le linee di deflusso e di compluvio, può 





permettono lo smaltimento di non trascurabili quantitativi idrici e solidi 


23813. Area stagnale delle Saline di Muravera: Da un punto di vista 

ambientale presenta un interesse sopratutto quale peculiare habitat 

ecologico e per la presenza stagionale di varie specie di avifauna. 

23814. Falde scistose di Muravera-Bruncu Padenteddu: Nel settore, 

l’assetto forestale assume un’importanza strategica per quanto riguarda 


la prevenzione nei confronti dei fenomeni di dissesto idrogeologico, in 

funzione dell’effetto regimante di una adeguata copertura vegetale dei 

versanti relativamente allo sviluppo di fenomeni di ruscellamento e di 

erosione accelerata dei suoli. 

23815. Bacino idrografico del Rio Mannu di Muravera: Il ruolo di 

una copertura vegetale sufficientemente evoluta in termini sia qualitativi 

che quantitativi appare essenziale per garantire un adeguato equilibrio 

tra i diversi termini del bilancio idrogeologico locale, ed in particolare 

del rapporto tra i processi di deflusso superficiale e quelli di infiltrazione 

nel suolo, nonché per garantire una opportuna protezione della stessa 

coltre pedogenica nei confronti dei fenomeni di erosione accelerata e di 

perdita della risorsa pedo-ecologica. 

23816. Bacino idrografico del Rio Pibilia e settore minerario di 

Monte Narba: In assenza di un adeguato effetto regimante e 

contenitivo da parte di una copertura vegetale sufficientemente 

sviluppata, risultano ulteriormente favoriti i fenomeni di ruscellamento 

diffuso ed incanalato, con associati processi di erosione accelerata della 

coltre pedogenica e alteritico-detritica superficiale, che, sui versanti, 

portano a situazioni di progressivo impoverimento pedo-ecologico del 

territorio, e nei settori più a valle, pedemontani e di piana alluvionale, in 

relazione alla incapacità degli alvei fluviali e torrentizi di smaltire il 

carico idrico e detritico in eccesso, producono effetti di esondazione, 

erosione delle sponde ed alluvionamento. 

I notevoli quantitativi di detriti minerari presenti nel settore, 

costituiscono spesso imponenti corpi di discarica in precario stato di 

equilibrio statico, che, sopratutto quando localizzati in corrispondenza 

di impluvi e canali di drenaggio, frequentemente subiscono una 

movimentazione e presa in carico del materiale detritico da parte delle 

acque dilavanti e torrentizie. Tali dinamiche possono manifestarsi con 

modalità più o meno parossistica, assumendo eventualmente caratteri di 

vero e proprio cedimento statico. 

La presenza, presso i vecchi impianti della laveria della miniera, di 

abbancamenti detritici costituiti dai prodotti di risulta, fini ed ultrafini, 

del processo di cianurazione utilizzato,in passato, nel centro minerario, 

per il trattamento mineralurgico del minerale estratto, costituisce un 

fattore di pericolosità ambientale relativamente alla potenziale 

dispersione, nel territorio, di prodotti contenenti una elevata 

concentrazione di metalli pesanti. 

23817. Basso sistema oro-idrografico del Rio Flumini Uri: La 

copertura pedo-vegetazionale del settore, in condizioni di sufficiente 

sviluppo, svolge un ruolo essenziale quale agente regimante il drenaggio 

dei versanti, garantendo un adeguato equilibrio tra i diversi termini del 

bilancio idrogeologico locale, ed in particolare del rapporto tra i 

processi di deflusso superficiale e quelli di infiltrazione nel suolo, 

nonché assicurando una opportuna protezione della stessa coltre 


perdita della risorsa pedo-ecologica, tendente progressivamente, nel 

settore, ad assumere caratteri di sostanziale irreversibilità, anche in 

relazione alla significativa lentezza dei processi naturali di rigenerazione 

della coltre pedogenica, funzione sopratutto delle caratteristiche 

litologiche del substrato roccioso dell’area. 

23818. Alto sistema oro-idrografico del Rio Flumini Uri: Il marcato 

degrado della copertura pedo-vegetazionale determina, in occasione di 

eventi pluviometrici di significativa intensità, una accentuazione 


particolarmente rilevante dei fenomeni di ruscellamento, diffuso ed 

incanalato, conseguente alla inefficiente dell’azione regimante di tale 

copertura, nei confronti delle modalità di drenaggio dei versanti. Un 

sufficientemente sviluppato manto vegetale garantisce infatti un 

adeguato equilibrio tra i diversi termini del bilancio idrogeologico locale, 

ed in particolare del rapporto tra i processi di deflusso superficiale e 

quelli di infiltrazione nel suolo, ed inoltre assicura una opportuna 

protezione della stessa coltre pedogenica nei confronti dei fenomeni di 

erosione accelerata e di perdita della risorsa pedo-ecologica, tendente 

progressivamente, nel settore, ad assumere caratteri di sostanziale 

irreversibilità anche in relazione alla significativa lentezza dei processi 

naturali di rigenerazione della coltre pedogenica, funzione sopratutto 

delle caratteristiche litologiche del substrato roccioso dell’area 

23819. Versanti scistosi di Villaputzu: In assenza di un adeguato 

effetto regimante e contenitivo da parte di una copertura vegetale 

sufficientemente sviluppata, risultano favoriti intensi fenomeni di 

ruscellamento diffuso ed incanalato, con associati processi di erosione 

accelerata della coltre pedogenica e alteritico-detritica superficiale, che 

nei settori più a valle, pedemontani e di piana alluvionale, in relazione 

alla incapacità degli alvei fluviali e torrentizi di smaltire il carico idrico e 

detritico in eccesso, si manifestano frequentemente con fenomeni di 

esondazione, erosione delle sponde ed alluvionamento. 

L’erosione accelerata dei suoli produce, inoltre, una progressiva perdita 

della risorsa pedo-ecologica del settore, che gradualmente, anche in 



litologiche del substrato roccioso dell’area, tende ad assumere 

localmente caratteri di sostanziale irreversibilità. 

23901. Costa alta rocciosa di Costa su Franzesu: Le caratteristiche 

morfologiche e dinamiche della componente concorrono a definire un 

territorio naturalmente soggetto ad attivi fenomeni di evoluzione dei 

versanti, che possono manifestarsi sia sotto forma latente e molto lenta 

oppure con modalità parossistiche di violento cedimento gravitativo. 

Queste ultime possono coinvolgere le coperture alteritico-eluviali 

superficiali e le falde detritiche presenti sul versante, oppure interessare 

una porzione più o meno importante della compagine rocciosa scistosa 

che localmente si presenta particolarmente fratturata ed alterata, 

sopratutto a causa delle rilevanti sollecitazioni tettoniche a cui è stato 

sottoposto il settore in seguito all’Orogenesi Ercinica 

Un eventuale degrado della copertura vegetale presente e interventi o 

attività che comportassero sbancamenti e la modifica del profilo 

morfologico del pendio, porterebbero facilmente all’instaurazione di 

condizioni di instabilità e di erosione accelerata dei versanti, che 

facilmente coinvolgerebbero un territorio più vasto rispetto a quello 

direttamente interessato dall’intervento stesso. 

23902. Versanti scistosi di S’Acuzzadroxia e Baccu Loccu: La 

coltre pedogenica del settore appare notevolmente degradata e 

scarsamente sviluppata, a causa sia delle caratteristiche mineropetrografiche 

del substrato, sia in relazione alle pregresse attività di 

incendio e sovra-pascolamento, nonché a pratiche agricole non idonee, 

che progressivamente hanno fortemente compromesso la copertura 

vegetale del terreno, esponendo quest’ultimo a rilevanti fenomeni di 

erosione accelerata da parte dei processi di ruscellamento diffuso e 

concentrato. 


Il perdurare di tali fenomeni di degrado, che localmente già manifestano 

espressioni avanzate di sviluppo, aggraverà progressivamente l’attuale 

situazione di compromissione, producendo in settori sempre più ampi 

effetti di natura irreversibile. 

Nell’ambito del sistema territoriale più vasto, la alterazione, nella 

componente esaminata, dei termini del bilancio idrogeologico, 

riconducibile alla limitazione dei fenomeni di infiltrazione nel terreno in 

seguito al venir meno dell’effetto regimante prodotto dalle naturali 

condizioni strutturali del sistema suolo-soprassuolo, comporta, in 

occasione di eventi pluviometrici di carattere eccezionale, una 

accentuazione dei processi di deflusso superficiale, sia solido che 

liquido, determinando, in corrispondenza dei settori più a valle, una 

maggiore esposizione del territorio nei confronti dei fenomeni di 

esondazione ed di alluvione. 

23903. Dorsale scistosa tra Br.cu S’Acciou e Su Perdosu: Il 

fattore ambientale più rilevante relativamente al contenimento di tali 

fenomeni di dissesto è rappresentato dalla copertura vegetale del 

territorio, e particolarmente di quella boschivo-forestale, che in 

relazione al marcato sviluppo degli apparati radicali produce una più 

efficace azione di stabilizzazione della coltre regolitica e alteritica 

superficiale, regimando inoltre il tasso di infiltrazione idrica nel terreno 

e i processi di ruscellamento sui versanti. 

L’attuale stato della copertura forestale del territorio presenta 

frequentemente sensibili caratteri di degrado, in termini sia qualitativi 

che di densità, e comunque una condizione di sviluppo insufficiente al 

fine di garantire una adeguata azione preventiva nei riguardi dei 

fenomeni di instabilità statica dei versanti e di erosione accelerata del 

manto pedogenico. 

24001. Sistema di spiaggia di Quirra: L’azione di contenimento e di 

stabilizzazione della coltre detritica di spiaggia da parte della vegetazione 

psammofila spontanea appare particolarmente preziosa nel settore 

dunare e retrodunare, dove costituisce un elemento essenziale per la 

conservazione del cordone litoraneo. L’integrità di tale copertura 

vegetale rappresenta una condizione necessaria ad assicurare l’efficacia 

di quest’ultima in relazione al mantenimento degli equilibri morfoevolutivi 

del sistema. 

Nel settore sommerso un ruolo simile è svolto dalle praterie di 

Posidonia oceanica che, oltre alla loro estrema importanza in termini di 

habitat ecologico, contribuiscono in maniera rilevante a limitare la 

dispersione del materiale sedimentario all’esterno dell’unità fisiografica 

sottomarina. 

Per quanto riguarda la piccola zona umida retrodunare degli Stagni di 

Murtas, soggetta durante la stagione estiva a fenomeni di 

prosciugamento pressoché completo, essa costituisce, nel periodo di 

persistenza della tavola d’acqua e della idromorfia dei suoli, un ambiente 

di significativo interesse ecologico in relazione alle sue caratteristiche 

stagnali, svolgendo nel contempo una efficace azione di contenimento 

del fronte dunare verso l’entroterra. L’utilizzo delle depressioni stagnali 

durante il periodo di prosciugamento estivo, sopratutto come aree di 

sosta e di transito per autoveicoli, comporta una alterazione delle 

caratteristiche fisiche del substrato e l’attivazione di fenomeni di 

instabilità delle sponde del sistema, con ripercussioni dirette sugli 

equilibri idrogeologici e sulla stabilità stessa della zona retrodunare. 


In relazione alla elevata dinamicità e sensibilità degli equilibri che 

regolano l’evoluzione geomorfologica della componente qualsiasi 

intervento e attività che avesse una influenza, anche apparentemente 

limitata, sui questi processi comporterebbe modificazioni, anche 

rilevanti, dell’attuale assetto costiero di spiaggia, in termini sia 

morfologici che, eventualmente, di tendenze evolutive. 

24002. Sistema umido costiero degli Stagni di Flumini Durci 

e Longu Flumini: Le dinamiche evolutive e ecologiche della 

componente in questione risultano principalmente controllate dal 

preciso bilanciamento tra gli afflussi idrici, solidi e nutritivi provenienti 

dall’entroterra tramite la rete idrografica e di ruscellamento afferente, gli 

scambi di organismi viventi, sostanze solide ed energia con il settore 

marino, attivi soprattutto in occasione del saltuario ripristino delle 

comunicazioni dirette tra i due ambiti durante le mareggiate e gli eventi 

di piena fluviale, nonché in seguito ad interventi specifici da parte 

dell’autorità di gestione del compendio, e processi interni di 

rielaborazione chimico-biologica e di evoluzione sedimentaria di tali 

prodotti organici e inorganici di provenienza esterna. A questi ultimi 

processi partecipano in modo specifico le aree perilagunari, 

periodicamente inondate e caratterizzate da connotati vegetazionali e 

ecologici assolutamente peculiari e rilevanti nell’ambito dell’ecosistema 

territoriale. 

Qualsiasi alterazione di tali dinamiche, in termini sia di quantità che di 

qualità, comporterebbe dirette ripercussioni a carico dell’attuale assetto 

morfo-evolutivo ed ecologico delle aree umide considerate. Inoltre, 

modificazioni sensibili dello stato di salinità e delle dimensioni del 

sistema e variazioni della permeabilità dei suoi fondali porterebbero a 

squilibri rilevanti per quanto riguarda l’assetto idrogeologico sotterraneo 

della piana costiera, con l’eventuale attivazione di fenomeni di 

intrusione salina all’interno delle falde idriche dell’area. 

In termini prettamente geomorfologici, la naturale tendenza 

all’interrimento dei sistemi stagnali in questione risulta 

significativamente accentuata dal degrado complessivo della copertura 

vegetale presente nei bacini idrografici afferenti, in conseguenza di 

pratiche agricole non idonee, eccessivo pascolamento, fenomeni di 

incendio e deforestazione. In occasione della apertura delle bocche di 

comunicazione con il mare una parte considerevole dei prodotti 

sedimentari depositati dai processi fluviali sul fondo delle aree umide 

costiere, e in modo particolare dello Stagno di Flumini Durci, subisce 

una movimentazione verso il settore marino rappresentando una risorsa 

assolutamente essenziale in funzione del ripascimento detritico del 


Per quanto riguarda il sistema stagnale del Flumini Durci, specifici 

elementi di crisi ambientale potrebbero manifestarsi in relazione alla 

possibile presenza, nei sedimenti di fondo del compendio, di prodotti 

contaminanti fini di origine mineraria, derivati dagli scarti mineralurgici 

e estrattivi prodotti dagli impianti minerari e di trattamento della 

miniera di solfuri misti e arsenico di Baccu Locci, attiva fino agli anni 

’60. Questi ultimi venivano direttamente scaricati nell’omonimo corso 

d’acqua e quindi trasportati a valle in occasione dei ricorrenti fenomeni 

di piena dello stesso. 

24003. Piana alluvionale costiera recente del Rio di Quirra: 

In funzione di queste caratteristiche intrinseche, attività ed interventi 

che comportino: 


- il sovra-sfuttamento della risorsa idrica sotterranea, con 

emungimenti superiori alle capacità di ricarica di quest’ultima; 

- la significativa riduzione dei naturali fenomeni di infiltrazione, 

sopratutto presso gli alvei fluviali e le aree di alimentazione delle 

falde; 

- l’intercettazione, in quantità cospicua, nei settori a monte della 

piana costiera, del deflusso idrico superficiale attraverso invasi 

artificiali e captazioni, che determinino la riduzione netta degli 

apporti fluviali e idrogeologici nei sistemi a valle; 

rappresenterebbero fattori specifici di alterazione del rapporto di 

equilibrio nel sottosuolo tra acque dolci e acque saline marine. Sarebbe 

in particolare favorita una progressiva intrusione di queste ultime verso 

l’entroterra con una corrispondente compromissione di importanti 

risorse di natura idrogeologica oltre che, eventualmente, pedologica, a 

causa dell’accumulo di sali nei suoli superficiali. 

I caratteri di elevata permeabilità dei terreni determinano una intrinseca 

vulnerabilità della falda idrica freatica a fenomeni di contaminazione ad 

opera di sostanze inquinanti le quali, una volta raggiunta quest’ultima, 

verrebbero facilmente diffuse all’interno dell’acquifero. Ne consegue 

che qualsiasi attività od intervento che per sua natura comporti la 

produzione o l’utilizzo di sostanze potenzialmente inquinanti, in caso di 

rilascio, determinerebbe, con facilità, gravi ed estesi fenomeni di 

inquinamento nelle falde sotterranee. 

La presenza di strutture e manufatti capaci di rappresentare un ostacolo 

al deflusso idrico di piena dei corsi d’acqua, quali attraversamenti viari di 

aste fluviali con falcate non adeguatamente calibrate alle sezioni d’alveo, 

incrementa sensibilmente la possibile entità nonché le stesse probabilità 

di manifestazione di fenomeni di esondazione e di alluvionamento 

all’interno della piana. 

Infine, in relazione alla rilevanza che rivestono gli apporti detritici 

fluviali del Rio di Quirra per il ripascimento sedimentario del omonimo 

sistema di spiaggia, qualsiasi intervento e attività che alterasse il naturale 

processo di trasporto detritico da parte del corso d’acqua, 

determinerebbe significative alterazioni del bilancio sedimentario del 

settore costiero. Inoltre il prelievo di prodotti clastici lungo il suo corso 

manifesterebbe anch’esso ripercussioni nel bilancio sedimentario della 

spiaggia, mentre, verso monte, la destabilizzazione del profilo 

longitudinale di equilibrio del corso d’acqua provocherebbe fenomeni di 

erosione regressiva e di riassetto morfologico dell’alveo fluviale. 

24004. Piana alluvionale costiera recente del Rio Baccu 

Cungiau: La presenza di strutture e manufatti capaci di rappresentare 

un ostacolo al deflusso idrico di piena dei corsi d’acqua, quali 

attraversamenti viari di aste fluviali con falcate non adeguatamente 

calibrate alle sezioni d’alveo, incrementa sensibilmente la possibile entità 

nonché le stesse probabilità di manifestazione di fenomeni di 

esondazione e di alluvionamento all’interno della piana. 

Stretti rapporti idrogeologici sussistono tra questo settore e la limitrofa 

area umida degli Stagni di Murtas. Fenomeni di inquinamento di 

quest’ultima e della falda idrica sotterranea risultano significativamente 

favoriti dalla elevata permeabilità della coltre detritica alluvionale della 

piana. 


Fenomeni di intrusione salina all’interno dell’acquifero costiero possono 

manifestarsi, nonostante il settore non presenti una particolare 

predisposizione morfo-stratigrafica in tal senso, a causa di alterazioni 

dei processi di ricarica delle falde idriche sotterranee nonché in seguito 

ad emungimenti superiori alle capacità di rigenerazione delle stesse. 

24005. Affioramenti granitici e alluvioni terrazzate di Murtas: 






eccezionali. 

Stretti rapporti idrogeologici sussistono tra questo settore e le limitrofe 

piane alluvionali recenti e zone umide retrocostiere. In particolare, i 

processi di infiltrazione attivi all’interno della componente concorrono 

alla alimentazione delle falde idriche sotterranee presenti all’interno 

della vasta piana costiera, ma le stesse caratteristiche idrogeologiche del 




24006. Terrazzi alluvionali di S.Lorenzo: Stretti rapporti 

idrogeologici sussistono tra questo settore e la limitrofa piana 

alluvionale recente e zona umida retrocostiera. In particolare, i processi 

di infiltrazione attivi all’interno della componente concorrono alla 

alimentazione delle falde idriche sotterranee presenti all’interno della 

vasta piana costiera, ma le stesse caratteristiche idrogeologiche del 









eccezionali. 



degli ambiti localizzati delle incisioni torrentizie, la presenza di ostacoli, 

sia naturali che artificiali, lungo le linee di deflusso e di compluvio, può 





permettono lo smaltimento di rilevanti quantitativi idrici e solidi 


24007. Versanti granitici di Monte Perdosu: L’elevata acclività 

delle pendici e lo stato di rilevante degrado della copertura forestale del 

territorio determinano l’attivazione di rilevanti fenomeni di 

ruscellamento diffuso ed incanalato, che, in corrispondenza dei 

principali canali di deflusso torrentizio, originano, in occasione di eventi 

pluvio-metereologici eccezionali, notevoli portate liquide e solide. 

Queste ultime in tempi assai rapidi raggiungono la sottostante piana 

costiera provocando problemi di smaltimento e conseguenti allagamenti 

e alluvionamenti. Nel settore in esame le stesse cause e processi 


determinano fenomeni di erosione accelerata della limitata coltre 

pedogenica presente sui versanti granitici, provocando effetti di degrado 

che localmente assumono caratteri di irreversibilità.. 

Ulteriori fattori di pericolosità sono inoltre connessi alla instabilità 

morfologica delle pendici rocciose e delle coperture detritiche 

superficiali, favorite anche dalle generali condizioni di elevata 

alterazione e fratturazione della compagine granitica. 

24008. Dorsale scistosa di Quirra: Sui versanti predominano i 

processi di ruscellamento diffuso e incanalato favoriti anche dalle 

condizioni di scarsa permeabilità dei terreni scistosi. Nei settori 

caratterizzati da situazioni di degrado e scarsità della copertura vegetale, 

si verificano processi di erosione accelerata dei suoli che localmente 

hanno portato alla diretta esposizione in superficie delle sottostanti 

formazioni litoidi non pedogenizzate. 

Le condizioni avanzate di alterazione e di fratturazione dell’ammasso 

roccioso, ricorrenti sopratutto nel settore settentrionale della 

componente, rappresentano elementi che l’instabilità morfodinamica dei 

versanti. Quest’ultima, in coincidenza di altri fattori predisponenti come 

la rilevante acclività e l’insufficienza della copertura vegetale, può 

facilmente manifestarsi con fenomeni, più o meno parossistici, di 

movimento in massa. Interventi ed attività che rappresentassero 

ulteriori cause di degrado della copertura vegetale e delle caratteristiche 

chimico-fisiche dei suoli, e che comportassero modifiche del profilo 

morfologico dei versanti, anche attraverso sbancamenti, movimenti 

terra e riporti detritici, determinerebbero facilmente, sopratutto in 

presenza delle condizioni morfo-strutturali predisponenti, l’attivazione 

di processi gravitativi di massa e di erosione accelerata dei suoli. 

24009. Rilievo marmoreo paleozoico del Castello di Quirra: Il 

processo ambientale prevalente appare quello di lenta dissoluzione della 

massa marmorea ad opera delle acque meteoriche e di infiltrazione che 

producono evidenti manifestazioni carsiche sia superficiali che 

sotterranee. Queste ultime cavità, in corrispondenza di un loro ipotetico 

consistente sviluppo nel sottosuolo, potrebbero in particolare ospitare 

falde idriche carsiche di entità potenzialmente meritevole di 

considerazione. Peraltro le stesse caratteristiche di elevata permeabilità 

delle formazioni carbonatiche comporta una sensibile vulnerabilità 

intrinseca degli acquiferi sotterranei verso eventuali fenomeni di 

dispersione di contaminanti al loro interno. 

Per quanto riguarda i processi di evoluzione dei versanti, risultano 

possibili dinamiche parossistiche connesse a fenomeni gravitativi di 

crollo delle pendici rocciose verticali e subverticali che caratterizzano i 

margini del rilevo, specie in relazione alla notevole frequenza e 

dimensione di cavità e vuoti carsici, di varia età, che interessano la 

compagine marmorea. 

24010. Piana alluvionale del Rio di Quirra: Qualsiasi attività ed 

intervento che alterasse od ostacolasse le naturali dinamiche di deflusso 

delle piene fluviali, all’interno della piana alluvionale, determinerebbe 

serie ripercussioni a carico del delicato equilibrio idrografico del sistema, 

con l’eventuale accentuazione degli effetti di alluvionamento, 




In relazione alla rilevanza che rivestono gli apporti detritici fluviali del 

Rio di Quirra per il ripascimento sedimentario del omonimo sistema di 


spiaggia, qualsiasi intervento e attività che alterasse il naturale processo 

di trasporto detritico da parte del corso d’acqua, determinerebbe 

significative alterazioni del bilancio sedimentario del settore costiero. 

Sempre a tale riguardo, il prelievo di prodotti clastici lungo il suo corso 

manifesterebbe anch’esso ripercussioni nel bilancio sedimentario della 

spiaggia, mentre, verso monte, la destabilizzazione del profilo 

longitudinale di equilibrio del corso d’acqua provocherebbe fenomeni di 

erosione regressiva e di riassetto morfologico dell’alveo fluviale. 

I caratteri di elevata permeabilità delle formazioni detritiche costituenti 

la piana alluvionale determinano una intrinseca vulnerabilità della falda 

idrica freatica a fenomeni di contaminazione ad opera di sostanze 







Infine, la componente in esame rappresenta, per le sue caratteristiche 

morfologiche e idrogeologiche, una importante area di alimentazione 

delle falde idriche sotterranee presenti nella piana alluvionale e costiera, 

perciò qualsiasi attività od intervento che comportasse una significativa 

riduzione delle caratteristiche di permeabilità del suolo, come, la 

riduzione delle aree di divagazione dei corsi d’acqua, rivestimenti di 

canalizzazioni fluviali ed estese pavimentazioni stradali ed urbane, 

porterebbe ad una proporzionale diminuzione delle capacità di ricarica 

delle falde e perciò ad un progressivo degrado della risorsa idrica 

sotterranea. 

24011. Terrazzi alluvionali del Rio Antas e del Rio del Rio Uluedu: 

Sebbene la componente non risulti da un punto di vista geomorfologico 

particolarmente esposta nei confronti dei fenomeni di esondazione 

fluviale e di alluvionamento, in occasione di eventi di piena eccezionali 

risultano comunque possibili processi di erosione, scalzamento al piede 

e retrocessione delle scarpate fluviali che delimitano i terrazzi, a causa 

sia di dinamiche naturali che per processi indotti direttamente od 

indirettamente da interventi ed attività dell’uomo. 

Sebbene la sensibile cementazione e ferrettizzazione del materiale 

detritico produce una significativa riduzione delle caratteristiche di 

permeabilità di quest’ultimo, la componente manifesta comunque 

caratteri di vulnerabilità relativamente elevata per quanto riguarda 

eventuali fenomeni di inquinamento delle falde idriche sotterranee. 

24012. Bassi versanti scistosi di Nuraghe Uluedu: Le caratteristiche 

morfologiche del settore e la netta variazione di pendenza tra 

quest’ultimo e il retrostante sistema orografico concorrono a definire 

una vulnerabilità intrinseca non trascurabile della componente 

esaminata nei riguardi dei fenomeni di alluvionamento ed erosione 

torrentizia, verificabili in coincidenza di eventi pluviometrici di carattere 

eccezionale. In queste ultime circostanze, notevoli quantitativi idrici e 

solidi affluisco verso il settore pedemontano dagli acclivi impluvi alle 

sue spalle, creando problemi di smaltimento e di erosione specialmente 

in corrispondenza di ostacoli al drenaggio incanalato sia naturali che 

artificiali, localizzati in particolare presso le linee di compluvio, più o 

meno effimere e occasionali, talvolta completamente mascherate da 

pratiche agricole e crescita della vegetazione. 


24013. Falde scistose orientali dell’altopiano del Salto di Quirra: 

Manifestazioni di ruscellamento diffuso ed incanalato di elevata 

intensità risultano favorite in particolare dalle condizioni morfologiche 

del rilevo, dalla scarsa permeabilità del substrato litologico e dal 

carattere estremamente variabile del regime pluvio-climatico della 

regione considerata. In tale situazione, il ruolo di una copertura vegetale 

sufficientemente evoluta in termini sia qualitativi che quantitativi appare 

essenziale per garantire un adeguato equilibrio tra i diversi termini del 

bilancio idrogeologico locale, ed in particolare del rapporto tra i 

processi di deflusso superficiale e quelli di infiltrazione nel suolo, 

nonché per garantire una opportuna protezione della stessa coltre 


perdita della risorsa pedo-ecologica, tendente progressivamente ad 

assumere caratteri di irreversibilità. 


componente esaminata, dei termini del bilancio idrogeologico 

comporta, in occasione di eventi pluviometrici di carattere eccezionale, 

una accentuazione dei fenomeni di deflusso superficiale, sia solido che 

liquido, che confluendo verso i settori vallivi e pedemontani 

determinano problemi di alluvionamento ed erosione fluviale. 

24014. Sistema oro-idrografico scistoso del Rio Corr’e Cerbu: Le 

condizioni avanzate di alterazione e di fratturazione dell’ammasso 

roccioso, nonché l’elevata acclività dei versanti rappresentano elementi 

che inducono una instabilità morfodinamica del territorio. Fenomeni 

movimento in massa, parossistici o a lenta evoluzione, possono con 

facilità subire una attivazione soprattutto in occasione di eventi 

pluviometrici rilevanti. Interventi ed attività che rappresentassero cause 

di degrado della copertura vegetale e delle caratteristiche chimico-fisiche 

dei suoli, e che comportassero modifiche del profilo morfologico dei 

versanti, anche attraverso sbancamenti, movimenti terra e riporti 

detritici, determinerebbero facilmente, in presenza delle condizioni 

morfo-strutturali predisponenti, l’attivazione di processi gravitativi di 

massa e di erosione accelerata dei suoli. 

Rilevanti processi di ruscellamento diffuso e concentrato risultano in 

particolare favoriti dalle caratteristiche morfologiche del rilevo, dalla 

scarsa permeabilità del substrato litologico e dal carattere estremamente 

variabile del regime pluvio-climatico della regione considerata. In tale 

situazione, il ruolo di una copertura vegetale sufficientemente evoluta in 

termini sia qualitativi che quantitativi appare essenziale per garantire un 

adeguato equilibrio tra i diversi termini del bilancio idrogeologico locale, 

ed in particolare del rapporto tra i processi di deflusso superficiale e 

quelli di infiltrazione nel suolo, nonché per garantire una opportuna 

protezione della stessa coltre pedogenica nei confronti dei fenomeni di 

erosione accelerata e di perdita della risorsa pedo-ecologica, tendente 

progressivamente ad assumere caratteri di irreversibilità. 


componente esaminata, dei termini del bilancio idrogeologico 

comporta, in occasione di eventi pluviometrici di carattere eccezionale, 

una accentuazione dei fenomeni di deflusso superficiale, sia solido che 

liquido, che confluendo verso i settori vallivi e pedemontani 

determinano problemi di alluvionamento ed erosione fluviale. 

24015. Area mineraria di Baccu Locci: I peculiari caratteri 

mineralogici e strutturali della mineralizzazione geologica, le rilevanti 

dinamiche di interazione di quest’ultima e i cantieri estrattivi con i corpi 


idrici sotterranei, i significativi quantitativi di detriti minerari, 

geochimicamente reattivi, presenti sul territorio, nonché le passate 

pratiche di scarico dei prodotti di scarto provenienti dalle operazioni di 

laveria, direttamente nel Rio Baccu Locci, concorrono a definire un 

quadro di criticità ambientale non trascurabile per quanto riguarda gli 

aspetti di contaminazione da metalli pesanti del sistema territoriale 

considerato, con ripercussioni, attualmente non adeguatamente valutate, 

che potenzialmente possono interessare porzioni significative del 

sistema idrografico che drena l’area mineraria, compresi, nel settore 

della piana costiera, lo stesso complesso stagnale recettore. Inoltre le 

frequenti condizioni di instabilità strutturale degli scavi e delle discariche 

configurano, alla scala locale, situazioni di pericolosità legate a potenziali 

fenomeni di subsidenza, crollo e cedimento statico. 

24016. Sistema oro-idrografico scistoso, sud-occidentale della 

piana costiera di Quirra: La copertura vegetale del territorio si 

presenta da mediamente a fortemente degradata, costituita in buona 

parte da macchia bassa e da limitate aree di macchia alta. Tali condizioni 

associate alle caratteristiche morfo-litologiche del settore concorrono a 

determinare situazioni di maggiore vulnerabilità del territorio in 

relazione a manifestazioni di intenso deflusso superficiale, sia solido che 

liquido, in occasione di eventi pluviometrici di particolare rilevanza, 

caratteristici del regime climatico regionale. In particolare, in assenza di 

un adeguato effetto regimante e contenitivo da parte di una copertura 

vegetale sufficientemente sviluppata, risultano favoriti intensi fenomeni 

di ruscellamento diffuso ed incanalato, con associati processi di 

erosione accelerata della coltre pedogenica e alteritico-detritica 

superficiale, che nei settori più a valle, pedemontani e di piana 

alluvionale, in relazione alla incapacità degli alvei fluviali e torrentizi di 

smaltire il carico idrico e detritico in eccesso, producono effetti di 

esondazione, erosione delle sponde ed alluvionamento. 

L’erosione accelerata dei suoli produce, inoltre, una progressiva perdita 

della risorsa pedo-ecologica del settore, che gradualmente, anche in 



litologiche del substrato roccioso dell’area, tende ad assumere 

localmente caratteri di sostanziale irreversibilità. 


ART. 10 ECOLOGIE AGRARIE-FORESTALI L.R. 45/89, 

art.16, lett. a) 

309. ECOLOGIA DELLE AREE PEDEMONTANE DELLA 

FASCIA COSTIERA OCCIDENTALE DEL GOLFO DI 

TEULADA 

L’ecologia del Golfo di Teulada comprende tutte le classi di naturalità 

che non presentano tracce di continuità. Si passa da situazioni in cui il 

potenziale vegetativo è basso, ad aree con alta naturalità, in prossimità 

soprattutto delle zone militari. La non facile accessibilità della località 

ha comunque favorito il preservarsi di ampie porzioni di vegetazione 

forestale, specialmente in prossimità della fascia costiera. 

Fitoclimaticamente l’area è compresa nel lauretum sottozona-calda ed 

alcuni lembi appartengono alla sottozona media. 

Le componenti elementari sono eterogenee in questa ecologia, 

mettendo in luce il fatto che l’attività umana ha agito in due modi 

differenti. La presenza di servitù militari ha consentito di mantenere 

intatta la boscaglia litoranea che in questo caso rappresenta il grado di 

maggior potenziale della vegetazione. La percentuale di copertura 

risulta essere assai elevata in questa area ove alla boscaglia litoranea 

ritroviamo associati, all’allontanarsi dalla costa, le fustaie e i cedui. Le 

fustaie, prevalentemente di conifere, si ritrovano anche in prossimità 

della costa. L’area degradata e rappresentata dalla presenza di garighe 

in cui gli elementi della macchia diradata costituiscono l’aspetto 

predominante. La macchia prevalentemente a olivastro e lentisco si 

ritrova accorpata alla boscaglia litoranea costituendo visivamente 

un'unica componente elementare. L’attività di pascolo avviene in 

prossimità delle isole agricole-pastorali, di bassa estensione e nelle 

garighe. La presenza delle garighe in prossimità del tratto costiero ci 

segnala come gli incendi abbiamo avuto una ampia presenza in questa 

ecologia. 


normativo: 

Nel comune di Teulada è stata fatto una cospicua richiesta per gli interventi legati 

alla forestazione in aree agricole, a dimostrazione della necessità di riconvertire i 

coltivi in aree forestali, laddove l’attività agricola, per diversi motivi, quali 

l’orografia accidentata, la scarsezza delle produzioni, l’inaccessibilità di alcune 

zone, non risulta redditizia. Questo fatto consente di riconquistare gli spazi 

degradati del pascolo, consentendo di riacquisire quel grado di naturalità che 

consente di mantenere un equilibrio stabile delle componenti elementari, ma 

soprattutto non contrasta con l’attività della zootecnia estensiva, che comprende 

l’allevamento delle razze domestiche su aree ricoperte da macchia, pascoli (nudi, 

cespugliati e arborati) e limitate aree aratorie. Al fine di poter coordinare le attività 

di produttività e salvaguardia è necessario che i comuni e le entità regionali 

stabiliscano delle azioni comuni. al fine di regimare la coesistenza fra selvicoltura e 

pastorizia. Inoltre altro importante obiettivo da perseguire è quello di miglioramento 

dei pascoli, attraverso infittimenti, trasemine, realizzazione di prati stabili, 

polifitici ed asciutti. 

Pertanto la gestione delle coperture vegetali rimane il fattore determinante per 

elevare la naturalità e la resilienza ai fattori di disturbo degli ecosistemi. La 


tendenza attuale è quella di avviare il ceduo all’alto fusto per diverse ragioni, tra 

cui ricordiamo la maggiore valenza della fustaia (soprattutto se disetanea e mista) 

nella difesa idrogeologica delle pendici montane e nell’incremento della biodiversità, 

senza per questo compromettere una fruizione di tipo turistico ricreativa. Infatti si 

riscontra in questa ecologia complessa la presenza di un corredo floristico indicante 

la presenza di pascolamento, incendi, pressione turistica. 

310. ECOLOGIA DELL’AREA DI PIXINAMANNA, IS 

CANNONERIS, GUTTURU MANNU, MONTE NIEDDU 

L’area comprende il settore centromeridionale delle montagne 

sulcitane ed è estesa per una superficie che va dai promontori del 

Sulcis fino al mare. Ha una valenza naturalistica assai elevata, come si 

può notare dalla carta della naturalità, ove sono presenti i valori più 

alti. Le specie vegetali che ivi si trovano, sono quelle caratteristiche del 

nucleo termoxerofilo di Pixinamanna e mesofilo di Is Cannoneris. Si 

riscontra questo paesaggio nella strada che conduce alle due caserme 

dell’Azienda Foreste Demaniali, Is Palaceris a Pixinamanna e a Is 

Cannoneris. 

Il complesso forestale citato ha un’estensione di oltre 9500 ettari, in un 

corpo unico per ciò che riguarda la foresta di Pixinamanna. La storia 

della sua nascita risale alle leggi del 1863 e del 1865 che abolivano gli 

usi pubblici sui boschi e pertanto venne affidata alla compagnia reale 

delle Ferrovie Sarde, che nel 1870 la affidò nuovamente al Demanio. 

Nel 1881 venne acquisita dall’imprenditore Tonietti, che la sfruttò, 

traendone, con tagli a raso, il legname, il carbone e la scorza da 

tannino. Dopo varie vicende, in cui si verificarono ingenti incendi e 

sovrapascolamento, l’area ritornò di proprietà del Demanio nel 1910, 

identificandola come bene suscettibile di sola coltura forestale. A 

quella data ritroviamo un bosco degradato, con la presenza di 

cespugliame di lentisco, fillirea e corbezzolo, con alcuni nuclei di 

fustaie di leccio di minime dimensioni. Il soprassuolo forestale è 

costituito, attualmente di cedui matricinati ed in avviamento ad alto 

fusto di leccio, pinete artificiali, esemplari di acacia, tra cui Acacia saligna 

e Acacia pycnantha, introdotte intorno agli anni ’20 e in misura ancora 

minore Acacia mollissima, ove si notano fenomeni di rinnovazione 

naturale, e Acacia melanoxylon. La macchia comunque ricopre vaste 

zone e deriva da una degradazione del bosco o è propria di quelle aree. 

Fitoclimaticamente l’area ricade nella classe lauretum-sottozona media 

e fredda. 

Percorrendo la strada che conduce dalla caserma di Pixinamanna a 

Punta Montixi, si incontrano ampie pinete, che si espandono oltre la 

strada, costituendo una copertura compatta. Queste pinete furono 

oggetto di studio, alla fine degli anni ’80, in quanto vennero identificati 

i sintomi di deperimento, la cui possibile causa era da attribuirsi alle 

piogge acide. Infatti lo sfoltimento di alcune chiome, la ridotta crescita 

degli aghi di pino, hanno determinato degli scompensi funzionali che 

hanno alterato il ciclo fisiologico, causandone la moria. Alcuni 

ritengono che, non tanto le piogge acide, quanto fattori come 

l’esposizione dei versanti, il terreno, il microclima di quelle aree 

circoscritte, siano la causa di questo fenomeno. In ogni caso, ad 

avvalorare la tesi delle piogge acide, sono le quantità di metalli pesanti 

riscontrati negli aghi di pino. La non funzionalità stomatica, causata da 

questi fattori, determina la ridotta attività fotosintetica, con 

progressivo deperimento dell’albero. Non si esclude comunque che un 


tale fenomeno sia l’effetto di cause concomitanti. Pertanto si 

avvalorano entrambe le opinioni scientifiche al riguardo. Nel 

percorrere questa strada e inoltrandosi nella pineta, si riscontra un 

sottobosco povero di specie, a causa della copertura arborea, che non 

lascia penetrare la luce e soprattutto il tappeto di aghi di pino non 

consente la colonizzazione del soprassuolo. Ai bordi della pineta, 

vigorosa si espande la macchia con elementi arborei, quali la sughera 

(Quercus suber L.), che viene periodicamente decorticata, il leccio, la 

roverella e l’alaterno. 

Cambiando completamente scenario si incontrano le aree percorse 

dall’incendio del 1993 in località “Monte Bagadiu” e “S’arcu 

Abruxiau”, ove si rileva la presenza di boschi misti di conifere e 

latifoglie, quali leccio e sughera. 

Spostandosi verso le località “Sa Pala Ombrosa” e “Bacca de Sidori” 

ritroviamo boschi a prevalenza di leccio, con sottobosco costituito 

dalle specie indicatrici dell’orizzonte mesofilo della foresta di leccio. E’ 

proprio da queste zone che, spingendosi verso Is Cannoneris, si 

intravede il trapasso dall’orizzonte xerofilo a quello mesofilo. Lungo il 

letto del fiume Piscinamanna, che attraversa le valli che da P.ta Su 

Spinoso raggiungono la Dispensa Tonietti, incontriamo una 

vegetazione ripariale, costituita da oleandri, olivastri, carrubi, salici, 

lentischi, tamerici, cisto, euforbie, artemisie ed eriche. 

I versanti esposti verso sud, invece, laddove l’altitudine non è elevata, 

sono ricoperti da un manto di macchia, costituita da lentisco, fillirea e 

olivastro, con alcuni esemplari di perastri che si integrano talvolta con 

la macchia costituita da corbezzolo, lillatro (Phyllirea latifolia L.) ed erica 

arborea. Si riscontra inoltre la presenza di una macchia bassa costituita 

dal cisto salvifoglio, villoso e marino, integrato con la lavanda, con 

esemplari di ginestra corsa ed efedroide, ove più spinti risultano i 

processi di degrado- (si ritrova l’endemismo dell’Armenia sulcitana nel 

Monte Santo). 

Il leccio, rappresentante di aree boschive ben più estese, è prevalente 

nei versanti più freschi, mentre la sughera ben si adatta in quelli più 

caldi, anche se si ritrovano esemplari in ambiti mesofili. 

La foresta di Is Cannoneris è costituita prevalentemente da formazioni 

di leccio di origine agamica, espressione delle originarie foreste e solo 

in epoche recenti ceduate ogni 25 anni. Attualmente il turno che si 

attua è di circa 30-40 anni. Questo intervallo più lungo ha determinato 

una tipologia forestale tra le più significative nel Mediterraneo per 

estensione ed interesse ambientale, naturalistico e turistico-ricreativo. 

In generale, ritroviamo popolamenti evoluti a dominanza di leccio, con 

presenza variabile di corbezzolo (Arbutus unedo L.), (Phyllirea latifolia L.), 

ginepro (Juniperus communis L.), erica (Erica arborea L. Smilax aspera L.) e 

ciclamino (Cyclamen repandum L.). Si riscontrano stadi di degradazione 

del soprassuolo come i cisteti, residui di fenomeni di disturbo umani, 

quali incendi, o ambientali, quali esposizione, pendenza e alluvioni. 

Altro fenomeno di degrado ambientale lo si evince dalle frequenti 

pullulazioni di lepidotteri defogliatori, quali Lymantria dispar, che ha 

determinato parziali, se non addirittura totali, defogliazioni dei 

soprassuoli forestali. 

Alle quote elevate rinveniamo l’orizzonte mesofilo della foresta di 

leccio, ove si hanno cedui matricinati a dominanza di leccio e 

corbezzolo con presenza di fillirea, erica e ginepro. L’avviamento ad 

alto fusto, in questa foresta, come anche in altre delle stesse 


caratteristiche, ha i suoi presupposti nella valorizzazione delle funzioni 

non produttive, favorendo l’evoluzione verso formazioni che 

maggiormente si avvicinano alle strutture originarie dei boschi. 

Il governo a fustaia determina una modifica delle caratteristiche 

strutturali e bioecologiche dei soprassuoli. Nonostante che la diversa 

articolazione della struttura e gli equilibri tra le specie siano stati variati 

dall’attività di diradamento, che ha energicamente soppresso la 

componente dominata, limitato la disposizione a strati delle chiome e 

impedito la successione ininterrotta della copertura arborea, si 

riscontrano comunque effetti positivi del taglio colturale. Essi si 

manifestano nella normalizzazione (è un riferimento antropico, che 

poco ha di naturalità) della struttura forestale e in un più vantaggioso 

utilizzo individuale dello spazio epigeo. Pertanto la pratica del 

diradamento, avendo diminuito la consistenza delle specie 

dell’orizzonte mesofilo del leccio, non ne ha mutato la potenzialità di 

prossima diffusione, localizzandola nel piano soggetto ai ricacci. 

Si tratta di una copertura forestale dislocata a ovest delle montagne di 

Capoterra. L’area di interesse di questa ecologia è costituita da un 

soprassuolo boschivo di sughera e leccio, con un sottobosco tipico 

dell’orizzonte mesofilo del leccio. L’area, che comprende i versanti 

attraversati dal Rio Gutturu Mannu è a rischio idrogeologico molto 

alto. La vetta del Monte Lattias raggiunge i 1086 m s.l.m. ed è stata 

rilevata la presenza dell’Helicrisium Montelinasa num., specie rara. 

L’area è solcata profondamente dai canaloni del Rio Gutturedddu e 

ove la vallata è sormontata da vette di granito, sulle sue scoscese pareti, 

si è insediata la macchia a prevalenza di corbezzolo, roverella, sughere 

e lecci. Le radure che si incontrano percorrendo le strade interne sono 

destinate al pascolamento, principalmente ovino e caprino. La 

vegetazione riparia che affianca i letti dei fiumi è costituita da oleandri, 

ontani, salici e agnocasto. 

Si tratta di un’area che comprende la foresta demaniale di monte 

Nieddu, le vette limitrofe quali le montagne di S. Barbara e altre. Si 

raccorda a nord con il Demanio di Gutturu Mannu. Ritroviamo anche 

qui boschi a prevalenza di leccio e sughera con sottobosco costituito 

da specie indicatrici dell’orizzonte mesofilo. Esempi di questa 

associazione, le ritroviamo in località quali “Porcileddu Su Fune 

Trainu”; mentre ritroviamo, in località “Monte Longu”, “Serra 

Lumbrosa” e “Su Sugraxia”, impianti misiti di conifere e latifoglie, 

quali leccio e sughera. Queste località hanno subito ingenti danni a 

causa degli animali selvatici. Infatti i giovani rimboschimenti di 

sughera e leccio, nella parte a nord di questa area, come anche quelle di 

carrubo e ginepro, nella parte più bassa, sono stati risarciti. 

Sintetizzando, quest’area è caratterizzata da tre settori, che vengono 

distinti in funzione dell’esposizione dei versanti e dell’altitudine delle 

località, in quanto il grado di naturalità risulta elevato in tutta l’area 

considerata, ad eccezione di un’area che degrada verso la pianura. 

Conseguentemente tale versante è costituito da un ambiente arido, 

interrotto da boschetti di ginepro. Inoltrandosi verso l’interno si trova 

la macchia sia a prevalenza di corbezzolo sia di olivastro e carrubo, 

con la presenza di elementi arborei quali il leccio. Proseguendo verso 

l’interno il leccio assume un carattere predominante e ritroviamo i 

boschi a prevalenza di leccio. 


normativo: 


Questa ecologia circoscrive un ambito in equilibrio dinamico con il proprio 

ambiente. Le attività dell’uomo, laddove controllate, rispettano la biodiversità e 

incentivano la produzione del soprassuolo boschivo. In aree degradate e/o pascolate 

risulta necessario un intervento di recupero funzionale dei suoli, soprattutto dove la 

pendenza è elevata, sia per evitare il fenomeno della desertificazione, sia per 

garantire un migliore apporto nutritivo al bestiame, attraverso il miglioramento dei 

pascoli. A questo scopo gli usi delle risorse ambientali, nelle aree sottoposte all’uso 

civico, andrebbero opportunamente regolamentate, garantendo quel minimo di 

stabilità produttiva, atta a garantire l’apporto nutritivo necessario al bestiame, ma 

soprattutto la protezione del suolo e del soprassuolo dall’azione degradante dei 

fattori sia ambientali sia umani. Pertanto si potrebbe ipotizzare, all’interno di 

queste aree degradate, l’introduzione di specie di pregio, tipiche del paesaggio 

mediterraneo, consentendo di ricostituire il paesaggio del pascolo arborato, che 

favorisce la protezione del suolo e del gregge. 

311. ECOLOGIA DELL’AREA COSTIERA DI PULA E DEL 

MONTE SA GUARDIA E SA MURTA BIANCA 

Il territorio comprende la fascia costiera del settore occidentale del 

golfo di Cagliari e parte del bacino idrografico di Monte Sa Guardia e 

Sa Murta Bianca. 

Si tratta di un’area sottoposta a una forte pressione antropica, anche 

laddove incontriamo aree il cui evidente rischio idrogeologico è 

presente. In particolare questo lo ritroviamo nelle pendici delle colline 

che proteggono la spiaggia di Santa Margherita dai venti dominanti, 

provenienti da nord. 

La ricerca di parametri ambientali idonei alla costruzione di 

un’ecologia complessa, che consenta di esprimere delle possibili 

soluzioni, in aree ove si verificano conflittualità, si rivela interessante in 

zone densamente infrastrutturate per fini turistici. Nell’avanzare 

l’infrastrutturazione richiede spazi, sottraendo aree alla frangia 

limitrofa delle zone naturali-rurali. Essa può essere controllata, 

secondo le normative urbanistiche vigenti, ma molto spesso è 

incontrollata, dando origine al fenomeno dell’abusivismo edilizio. 

Questo spostamento di confini turistico-forestali e/o rurali determina 

la snaturalizzazione dei luoghi, che per loro intrinseche caratteristiche 

sono definibili come aree a naturalità media. 

Fitoclimaticamente l’area ricade nella classe lauretum-sottozona calda. 

L’area di studio, comprendente sia aree attrezzate ai fini turistici che 

con destinazione diverse, è costituita in gran parte da un esteso 

rimboschimento (zona litoranea) e da vegetazione caratteristica della 

fascia costiera mediterranea. 

I primi rimboschimenti, finalizzati al rinsaldamento del versante 

costiero, risalgono al settennio 1934-1940, nella zona di S. Margherita 

di Pula. Nell’immediato dopoguerra si ripresero le attività di 

rimboschimento. Le specie prevalentemente usate sono il pino e 

l’eucalipto. Tra i pini impiantati risalta il pino domestico e in minor 

misura il pino delle Canarie. 

All’interno dell’area che circoscrive l’ecologia sono stati delimitati i 

confini delle componenti elementari, che ne rispecchiano i molteplici 

aspetti. La componente elementare maggiormente interessante è quella 

rappresentata da un impianto di rimboschimento che risale intorno 

agli anni ‘35-‘40. L’essenza utilizzata è il pino delle Canarie, 


esattamente sulle sponde del rio Mesau. Esso è in prossimità 

dell’impianto, avvenuto in epoca successiva, del pino domestico e degli 

eucalipti. L’impianto di Pino delle Canarie originariamente doveva 

essere costituito da 1.462 piante, con un’età di 62 anni. La modalità di 

impianto è stata la semina. Il terreno ben si adattava a tale tipo di 

semina, in quanto pianeggiante e in aree costiere. La densità di 

impianto si è mantenuta tale e quale, in quanto non sono stati fatti i 

necessari diradamenti. Ciò si evidenzia anche dall’analisi degli 

accrescimenti eseguita sui fusti degli alberi modello. 

Altrettanta scarsa attenzione è stata posta nei confronti del pino 

domestico. Hanno pressoché la stessa età del pino delle Canarie, in 

quanto l’impianto venne fatto nello stesso periodo. Anche qui si rileva 

che non sono stati fatti gli adeguati diradamenti. Si ha infatti 

un’eccessiva presenza di alberi in rapporto alla funzione selvicolturale 

e paesaggistica (Vannelli e San Filippo, 1988) e alla mancata capacità di 

espansione della chioma, tipica del pino domestico. 

Una valutazione empirica fa rilevare che la pineta presenta 

un’eccessiva densità, evidenziando un basso tasso di crescita. Gli alberi 

si trovano in evidente stato di stress, dovuto al fatto che competono 

per le risorse nutritizie, a causa di una densità eccessiva, e soprattutto 

non hanno lo spazio necessario per espandere la chioma e svolgere 

una corretta fotosintesi. La fittezza dell’impianto ha innalzato il 

coefficiente di snellezza del fusto, determinandone l’assottigliamento, 

tanto che raramente il fusto raggiunge i 30 cm di diametro, misura 

standard per l’utilizzazione forestale quale paleria. Suddividendo la 

chioma nei 3/3, si può riscontrare che i primi 2/3 sono privi di aghi, 

mentre la parte superiore, l’ultimo terzo, difficilmente raggiunge una 

percentuale di copertura elevata. Tutto ciò è evidente sintomo di 

competizione, che denuncia uno stato di stress fisiologico. 

In questo caso l’area ricade nella classe di naturalità media, subunità 

rimboschimento. 

Le aree destinate alla lottizzazione urbanistica sono ormai 

completamente trasformate, se si confrontano con l’area prima 

descritta. Anche queste facevano parte del rimboschimento postguerra, 

successivamente destinate all’espansione turistica. L’aspetto 

interessante da rilevare è stato quello per cui, attraverso una 

valutazione empirica nei confronti della vegetazione, l’area edificata 

paradossalmente ha avvantaggiato lo sviluppo della pineta. Una visione 

d’insieme, possibile nel picco di Punta sa Figu de Arega, ha 

evidenziato una completa copertura delle chiome dei pini, 

nascondendo completamente le costruzioni sottostanti. La 

lottizzazione ha avuto il merito di operare il diradamento, necessario 

all’espandersi della chioma, e di diminuire l’effetto di competizione tra 

alberi vicini. Dall’osservazione a terra dei pini si è riscontrato che, oltre 

all’espansione della chioma, gli aghi di pino sono presenti nei due terzi 

della chioma. La copertura degli alberi è quasi completa nella fascia 

costiera. Si potrebbe quindi evincere che laddove sono stati fatti i 

diradamenti, la pineta gode di ottima salute. E’ inoltre presente il 

fattore legato alla rinnovazione, ovvero presupporre una rinnovazione 

artificiale, accompagnata da sostituzione, parziale o integrale, della 

specie. L’afflusso turistico ha comunque avuto il merito, secondo 

quanto previsto dalle lottizzazioni in essere, di preservare la pineta, 

facendola respirare, ossia sottraendola alla eccessiva densità del sesto 

di impianto. Vi è da considerare che lo stesso risultato si poteva avere 

con un diradamento, che avrebbe evitato il calpestio, favorito la 


innovazione e create le condizioni per la realizzazione di associazioni 

vegetali più vicine alla naturalità. 


normativo: 

Si ritiene che un’adeguata normativa urbanistica, in merito alla pressione turistica, 

possa favorire l’espandersi artificiale della vegetazione, laddove carente è il controllo 

forestale. Da questo esempio, si rileva dunque che la presenza dell’uomo ha 

comunque favorito lo sviluppo della vegetazione, consentendo di raggiungere un 

equilibrio, come dimostrato dallo stato di salubrità nelle aree turistiche, rispetto alle 

aree vincolate, ove non sono stati previsti dei lavori di sistemazione idraulicoforestale. 

312. ECOLOGIA DELLA PIANA DI CAPOTERRA, PULA E 

AREA PEDEMONTANA DI SARROCH 

Si tratta di un’area pianeggiante, ove, oltre ad un’intensa attività di 

trasformazione dei prodotti petroliferi, prende corpo un’attività 

agricola, molto sviluppata, prettamente serricola,. Le pendenze lievi, 

l’esposizione ottimale verso sud, la protezione dai venti dominanti del 

quadrante nord, i suoli pregiati conferiscono all’area delle peculiarità 

ambientali tali da favorire non solamente una fiorente economia 

agricola, ma anche un’intensa attività turistica. Tali attività si integrano 

aumentando l’offerta al mercato del turismo. L’attività agrituristica si 

sposa con l’offerta alberghiera della zona, senza conflittualità. Si 

affiancano inoltre diverse aziende florovivaistiche e ortofrutticole. 

Esistono anche esempi di aziende agrumicole biologiche. 

La presenza di un numero cospicuo di serre, che si aggira oltre le 800 

unità, delinea perfettamente una componente elementare la cui 

complessità è legata all’indirizzo produttivo delle stesse. Di tutte le 

presenti, estrapolate attraverso una ricerca selettiva dal rilievo aereofotogrammetrico, 

solamente poche non sono in attività, in seguito 

anche alla crisi che ha investito il settore ortofrutticolo negli anni 

passati e che è stata parzialmente superata con la nascita del consorzio 

per la produzione del pomodoro camona. Anche il florovivaismo ha 

un ruolo importante nell’economia agricola della zona. L’indirizzo 

frutticolo, tra cui agrumeti (la cui produzione è rigorosamente 

biologica), è sviluppato nelle aree pedemontane in prossimità del 

centro abitato di Sarroch. Nella piana di Capoterra sono presenti 

numerosi vigneti (circa 800 per stima approssimativa) la cui singola 

dimensione è esigua. 

La cospicua presenza delle serre implica un forte utilizzo e consumo 

delle risorse idriche. Le coltivazioni, come prima accennato, sono 

prevalentemente orticole e floricole, il che, in base a ricerche condotte 

su situazioni analoghe, può provocare un aumento della salinità sia in 

serra che nei terreni confinanti non coltivati. Può avvenire inoltre che, 

al fine di incrementare le produzioni, si ecceda nell’uso dei fertilizzanti 

minerali, i cui residui, soprattutto in assenza della mancanza di 

dilavamento e diluizione da parte dell’acqua piovana, possono causare 

fenomeni di tossicità con successiva diminuzione della produzione e 

conseguente sterilizzazione del suolo. 


normativo: 


Oltre a pratiche agronomiche adeguate, sarebbe auspicabile inoltrare, 

considerando l’aspetto dell’eccessivo uso della risorsa acqua, delle politiche 

tariffarie e di incentivazione che tengano conto, con trasparenza, dei costi 

ambientali (inquinamento, sterilizzazione e conseguente desertificazione) e di 

quelli che attengono alla progressiva riduzione della risorsa idrica. 

Il decreto legislativo 152/99 avvalora l’applicazione di una moderna gestione 

della risorsa al fine di conseguire lo scopo del risparmio idrico in agricoltura. Tale 

politica viene esplicitata nell’art.25, ove si dichiara che le regioni devono 

approvare specifiche norme basate sulla “pianificazione degli usi, sulla corretta 

individuazione dei fabbisogni nel settore e sui controlli degli effettivi 

emungimenti”. Il primo passo compiuto è quello dunque di monitorare 

geograficamente le serre in fase di attività al fine di prevenire eventuali problemi 

di inquinamento. 

313. ECOLOGIA DEL SISTEMA AGRICOLO 

TERRITORIALE DELLA CINTA URBANA DI CAGLIARI 

L’area periurbana di Cagliari, interessata da processi produttivi agricoli 

di tipo orticolo, è rappresentata da una fascia che si sviluppa nell’arco a 

nord-est della città. 

L’area considerata non riveste particolare importanza per i processi di 

natura agricola e forestale; risulta di particolare interesse solamente 

laddove è stato istituito il nuovo parco di Molentargius, a cui si 

rimanda alle ecologie geoambientali per una descrizione accurata 

dell’ecologia e delle componenti elementari. 

314. ECOLOGIA DELL’AREA PEDEMONTANA DELLA 

FASCIA COSTIERA DI VILLASIMIUS 

L’ecologia della fascia pedemontana e costiera di Quartu fino a 

Villasimius, in cui sono presenti tutte le classi di naturalità, riveste un 

particolare interesse paesaggistico e turistico. L’ecologia costiera 

affrontata con dovizia di particolari dalla ecologia geoambientale a cui 

si rimanda per una più approfondita conoscenza, è sicuramente 

interessante per l’insediamento turistico, mentre l’area interna della 

fascia pedemontana riveste una particolare attenzione in quanto essa 

rappresenta il punto di passaggio verso il massiccio dei Sette Fratelli e 

delle aree forestate del Sarrabus Gerrei. Questo passaggio avviene in 

maniera progressiva, passando da aree a naturalità media ad alta. Le 

condizioni fitoclimatiche includono la zona appartenente alla classe 

lauretum-sottozona calda. 

La presenza dei coltivi non è predominante, ma bensì è fisiologica alle 

attività umane del luogo. Sporadici i vigneti e gli oliveti, specialmente 

indirizzati all’autoconsuno. Anche qui le aree agricole con spazi 

naturali e/o pascolo sono estese. L’area è ricompresa, per buona parte 

della sua estensione, in un’area SIC. 

Le aree agricole, principalmente seminativi in aree asciutte, cingono 

l’abitato,e sono caratterizzate da e una notevole frammentazione dal 

punto di vista catastale che si può ipotizzare dovuta all’attesa di un 

cambiamento di destinazione d’uso del territorio da agricolo ad 

urbano. Non è dunque pensabile che queste aree siano destinate a 

raggiungere economie di scala, soprattutto perché la mancanza 

dell’irrigazione e la frammentazione non consente questo processo di 


iconversione. Inoltre la presenza di spazi naturali ampi all’interno 

delle aree agricole indica un’attività legata alla pastorizia. 

L’aspetto botanico riveste maggiore interesse soprattutto perché 

abbiamo gradi di naturalità media e alta, in cui riconosciamo la 

presenza della macchia ad olivastro, lentisco e ginepro fenicio, alcune 

aree isolate di cedui puri, sugherete e fustaie miste. L’orografia 

accidentata e la presenza di torrenti stagionali crea le condizioni per lo 

sviluppo della vegetazione fluviale con laghetti stagionali in cui il 

rigoglio vegetativo durante la primavera si accende dei colori e dei 

profumo tipici dell’ambiente mediterraneo. 


normativo: 

Sarebbe auspicabile un progressivo recupero della naturalità nelle aree agricole ove 

la scarsa ampiezza dell’appezzamento non consente di realizzare economie di scala. 

L’incentivazione comunitaria al miglioramento dei soprassuoli boschivi e la vigente 

normativa comunitaria per la realizzazione di impianti forestali in area agricola, 

consentirebbero di raggiungere questo obiettivo. Quindi le aree agricole con ampi 

spazi naturali, meglio definite come pascoli/macchia, dovrebbero essere tutelate, al 

fine di garantire una adeguata produttività per il pascolo, altrimenti andrebbero 

riconvertite in aree forestali 

Sulla base delle direttive comunitarie riguardanti l’organizzazione comune del 

mercato vitivinicolo, relativamente al potenziale produttivo, viene concessa ai 

produttori la possibilità di dichiarare, attraverso l’accatastamento, i propri vigneti 

ma soprattutto possono riscattare le quote di reimpianto, tramite l’estirpazione e, o 

possono cedere le quote alla Regione o ad altri produttori, in alternativa è consentito 

reimpiantare vitigni di qualità, così come richiesto dal mercato. 


TERRITORIALE DELLA PIANA DI CASTIADAS, 

MURAVERA E VILLAPUTZU 

Il sistema è costituito da una pianura alluvionale, delimitata dalle 

montagne dei Sette Fratelli e del Sarrabus Gerrei, bonificata intorno 

agli anni trenta: risulta complesso e articolato, in ragione sia 

dell’orografia accidentata del suo territorio, ma anche della dinamica 

temporale nell’utilizzo agricolo. Quest’ultimo si è trasformato nel 

passaggio dalla mentalità contadina, ancorata a modelli estensivi di 

allevamento e all’autoconsumo familiare per viticoltura e 

agrumicoltura, all’agricoltura moderna (grazie ad una nuova classe di 

imprenditoria agricola) al passo non solamente con le esigenze 

manifestate dagli indirizzi delle politiche comunitarie, ma anche 

dall’esigenze di un turismo costiero che sempre più si spinge 

nell’entroterra, alla ricerca di percorsi alternativi e di attrattive legate 

alla tradizione. Pertanto, da non trascurare risulta l’indotto del flusso 

turistico costiero, che ha influenzato l’attività agricola, facendola 

sviluppare verso l’agriturismo, che ben concilia le pratiche meramente 

agricole con quelle di accoglienza, sia come ristoro sia come ospitalità. 


Nell’area diversi sono gli indirizzi colturali, che si orientano verso 

l’agricoltura dedita alla frutticoltura, alla cerealicoltura in regime asciutto, 

alla viticoltura e in minor misura all’olivicoltura e all’orticoltura. 

Sono presenti anche aziende che coltivano piante officinali, 

prevalentemente per la produzione di essiccati per uso erboristico e/o 


condimentario, e aziende di trasformazione del liquore di mirto. Altra 

attività, strettamente connessa al tipo di vegetazione presente e alle 

specie officinali presenti in alcune aziende, tra cui alcune nettarifere di 

pregio (Arbutus, Asphodelus, Galactites, Erica, Inula, Lavandula, Rosmarinus, 

etc.), è l’apicoltura, che in quest’area è rappresentata da produzioni di 

qualità. 

La frutticoltura, è ben rappresentata intorno ai poli agrumicoli di 

Muravera e San Vito, anche per la presenza di efficienti centrali di 

condizionamento del prodotto gestite da associazioni di produttori. 


normativo: 

Lo sviluppo del settore appare legato all’effettiva e costante disponibilità di acqua 

per l’irrigazione, alla presenza di un’assistenza tecnica specialistica e a specifici 

programmi regionali di sviluppo, e, infine, al concentramento dell’offerta e alla 

razionalizzazione della fondamentale fase della commercializzazione. 

L’irrigazione consentirebbe la riconversione di alcuni degli ordinamenti culturali. 

Ciò significa che le potenzialità delle colture agrarie ed in particolare di quelle 

orticole e da pieno campo, non possono estrinsecarsi appieno per la mancanza della 

risorsa acqua In attesa che la risorsa sia disponibile in maggiore quantità, si 

suggeriscono alcuni interventi utili per la valorizzazione delle aree irrigue consortili: 

- individuazione e delimitazione dei suoli più fertili (1° e 2° classe di 

irrigabilità) per concentrarvi, in annate a ridotta disponibilità, l’acqua 

assegnata all’agricoltura dando certezza agli imprenditori. In queste aree si 

dovranno adottare ordinamenti colturali imperniati su modelli ad alto 

reddito (ortoflorofrutticoli) capaci di remunerare il valore crescente della 

risorsa idrica, ovvero sulle colture ortive “protette” e di pieno campo; 

- predisposizione, per le aree con suoli meno fertili o con minore disponibilità 

idrica, di ordinamenti colturali economizzatori d’acqua piuttosto che 

dissipatori. I modelli, non definibili a priori perché legati alla politica 

agricola comunitaria e al variabile regime dei prezzi, potranno comprendere: 

girasole e oleaginose da industria (nella fase attuale sostenute dall’UE); 

mandorlicoltura e olivicoltura in alternativa a pesco e agrumi; sorgo, medica, 

sulla e loglietti in sostituzione e/o integrazione del mais e di altre foraggiere 

dissipatrici, ecc.; 

- un terzo livello di intensificazione colturale sarà attribuito alle aree meno 

vocate tra quelle attrezzate (3° e 4° classe di irrigabilità), dove si potrà 

attuare un irrigazione ”di soccorso” o “invernale-primaverile” in funzione 

dei variabili andamenti meteorici annuali; qui si favorirà la diffusione di 

modelli semintensivi quali quelli basati su mandorlicoltura, viticoltura e 

olivicoltura, arboricoltura da legno, foraggiere non dissipatrici, piante 

officinali e suffrutici, ecc.. 

Merita ricordare, riguardo la viticoltura, che grazie alle direttive comunitarie 

riguardanti l’organizzazione comune del mercato vitivinicolo (attraverso la 

realizzazione del catasto viticolo e le sue modalità di applicazione), relativamente al 

potenziale produttivo, viene concessa ai produttori la possibilità di dichiarare i 

propri vigneti ma, soprattutto, di riscattare le quote di reimpianto, che possono 

essere estirpate o cedute alla Regione o ad altri produttori; in alternativa è 

consentito reimpiantare vitigni di qualità, così come richiesto dal mercato. Questi 

interventi specifici si inseriscono in un quadro più ampio, che coinvolge gli esperti di 

diversi settori, comprendente le seguenti linee di azione: 

- a livello territoriale, la razionalizzazione della gestione attraverso la 

riorganizzazione e centralizzazione degli enti deputati alla captazione e 


distribuzione della risorsa idrica; il rifacimento delle reti di adduzione e 

distribuzione (sia in ambito urbano che nell’agro); 

- a livello aziendale, la diffusione di metodi irrigui ad alta efficienza 

idrologica; 

- l’incremento dell’entità della risorsa mediante il recupero delle acque reflue 

dei centri urbani. 

Quanto proposto può essere realizzato con un accordo che riunisca gli attori 

operanti sul territorio (singoli agricoltori, loro associazioni, comuni, Consorzi di 

Bonifica, EAF, Ersat, ecc) e che preveda meccanismi di compensazione per gli 

imprenditori agricoli che saranno privati, in toto o in parte, della risorsa idrica. 

Anche qui come in molte aree del Campidano il problema cronico da risolvere, 

ritenendosi un fattore limitante dello sviluppo e della crescita del settore, è quello 

della dimensione media aziendale sotto alla media europea, spesso aggravata dalla 

polverizzazione. 

316. ECOLOGIA DEL PROMONTORIO DI CAPO 

FERRATO, MONTE FERRU E DELLO STAGNO DI 

FERAXI 

Le pendici di Capo Ferrato rimangono racchiuse tra la foce del Rio 

Corr’e Pruna, che alimenta lo stagno Feraxi, e la spiaggia del Rio de 

Sisinni, in prossimità di Porto Pirastu. Si tratta di un’area collinare 

vulcanica, di alto valore paesaggistico, ove le massima elevazione delle 

pendici del promontorio è rappresentata dalla vetta di “Bruncu 

Scoradinu” (146 m s.l.m.), mentre le scogliere si mantengono intorno 

ai 30-40 m. d’altezza. A ridosso troviamo il complesso dei monti di 

Capo Ferrato, che raggiungono altezze intorno ai 300 metri e 

circondano la conca pianeggiante di Castiadas; il promontorio è 

dominato dal Monte Ferru (300 m s.l.m.). 


L’area è interessata da un grado di naturalità media, per la presenza di 

garighe, macchia e e rimboschimenti. In alcuni punti la naturalità 

risulta medio alta, laddove si incontrano i mosaici di vegetazione degli 

stagni costieri e dei bacini salini, e naturalità bassa, ove riscontriamo la 

penetrazione dell’attività agricola. 

L’area collinare è ricoperta da macchia a prevalenza di corbezzolo, 

erica, fillirea frammisti con elementi arborei e cedui misti, 

rappresentati prevalentemente da ginepro (Juniperus Oxycedrus), 

olivastro (Olea europea var. sylvestris), pino d’Aleppo (Pinus Alepensis 

Mill.), coccifera (Quercus coccifera), carrubo (Ceratonia siliqua), che sono 

anche le essenze destinate al rimboschimento e al risarcimento delle 

fallanze dei precedenti rimboschimenti. La macchia è interrotta anche 

da cedui puri, prevalentemente di leccio nella vallata del Rio sa Figu e 

del Monte Liuru e da fustaie miste, nell’area di Gutturu Padenti. 


normativo: 

L’obiettivo da raggiungere, attraverso il rimboschimento mirato, è quello di 

rinsaldare le pendici del monte Ferru e delle retrostanti cime, maggiormente esposte 

all’azione dei venti. Infatti nei versanti esposti a nord e nord-est, è opportuno 

impiantare essenze resistenti all’azione del vento prevalente, al fine di raggiungere 

un grado di naturalità elevato. Inoltre la gradualità della vegetazione, con cui si 

passa da un sistema ecologico disturbato a un sistema in via di rinnovamento per 


aggiungere la stabilità ecologica, determina la valenza paesaggistica, ove si 

riscontano non solo i diversi colori ma anche le diverse forme che questo paesaggio 

assume e connotano un’insieme unico, in quanto circondato da ecosistemi diversi, 

quali quello agricolo e quello delle spiagge. 

L’area interessata dall’attività agricola, che si trova racchiusa all’interno di questo 

sistema, è prevalentemente dedita a colture non irrigue. Si tratta di un sistema 

ecologico non inserito in un contesto produttivo, in quanto circondato da aree a 

valenza paesaggistica e naturalistica. Pertanto si potrebbe pensare ad una 

riconversione, attraverso la riforestazione, nel tentativo di raggiungere un grado di 

naturalità superiore, che riqualifichi l’area e consenta inoltre una adeguata 

protezione delle risorse presenti. 

La compresenza nell’ambito considerato di diverse componenti elementari, quali 

quelle appartenenti all’agricoltura e alla copertura forestale nelle sue diverse 

espressioni, motiva l’esigenza di tutela di questa ecologia che si esplica in termini di 

tutela da un eccessivo impatto antropico, dovuto all’attività agricola; ciò 

consentirebbe un recupero del grado di naturalità, perduto anche a causa degli 

incendi frequenti. Nelle aree più esposte all’azione eolica, si dovrebbe ipotizzare 

l’uso di essenze ancora più resistenti, anche alloctone, mentre nelle aree retrostanti, 

maggiormente protette e nelle incisioni vallive sarebbe auspicabile l’uso di specie 

autoctone, come comunque si sta verificando. 

317. ECOLOGIA DEL SALTO DI QUIRRA, DEL MONTE 

CASTELLO DI QUIRRA E COSTA DI MURTAS 

Il Salto di Quirra e il Monte Castello di Quirra si trovano al confine 

con la provincia di Nuoro. L’area ricadono territori comunali di 

Villaputzu, S. Vito e Perdasdefogu, appartenente alla provincia di 

Nuoro. 

Si tratta di un’area estremamente accidentata, attraversata dai corsi del 

Rio S. Giorgio, Rio Gruppa, e Baccu Locci. Sono presenti vaste aree 

interessate da rimboschimenti con conifere, estese pietraie e boschi di 

leccio e macchia secondaria, dove elementi morfologici, quali gole 

profonde e fenomeni carsici, interrompono il paesaggio così articolato 

del Salto di Quirra (altopiano di Monte Cardiga). Attraversando il 

torrente Quirra, si raggiunge, dall’altra parte del versante, il Castello di 

Quirra, che, con i suoi ruderi, domina l’area costiera, in cui si estende 

la spiaggia di Murtas e la Cala de s’Acqua Durci. 

L’area si caratterizza per un’ alta naturalità anche se non mancano 

porzioni di territorio in cui l’intervento antropico ha modificato 

profondamente lo stato dei luoghi. Questo è il caso dei coniferamenti 

che, assolto l’iniziale compito di difesa del suolo e riavvio delle 

successioni vegetazionali, debbono essere sottoposti a processo di 

rinaturalizzazione. Nelle piane alluvionali, laddove non si hanno 

restrizioni d’uso, l’agricoltura è l’attività prevalente, condotta 

comunque con modelli semintensivi per la carenza di risorse idriche. 


e fredda. 

Il monte Cardiga è un altopiano di forma pressoché regolare, 

interrotto a nord dal rilievo di Sa Planedda di M. Cardiga che 

raggiunge l’altitudine di 673 m. s.l.m.. L’area è ricoperta da pascoli, 

interrotti dalla macchia, che si dispiegano lungo le fenditure 

dell’altopiano. Un tempo questo era ricoperto da un fitto manto 

boschivo, ricordato anche nelle descrizioni del Lamarmora. Pertanto la 

macchia rappresenta la degradazione del bosco originario, in 


prevalenza di leccio; la presenza di elementi arborei consente, nelle 

aree più protette, la formazione della macchia-foresta, mentre dove i 

suoli risultano superficiali o erosi la vegetazione è rappresentata da 

forme di degradazione quali i cisteti e le garighe. La macchia-foresta, 

ivi presente, comprende il leccio, la fillirea, l’alaterno, il corbezzolo, il 

lentisco e il ginepro: la prevalenza dell’una o dell’altra specie è anche 

funzionale all’esposizione dei versanti. Sono rimasti dei lembi di 

boschi puri di leccio presso le pendici del M. Cardiga. 

Il pastoralismo risulta l’attività prevalente, e le specie allevate sono 

rappresentate soprattutto da caprini e bovini appartenenti a razze 

rustiche locali. 

Percorrendo la valle che dal M. Cardiga si raccorda a Baccu Locci, si 

attraversano zone di notevole interesse ecologico. L’ampiezza della 

valle viene arginata dalle pareti delle montagne che prendono il nome 

di “Iba”. Tra questi ricordiamo Iba S’Ilixis e Iba is Abis interessati da 

estesi rimboschimenti. Nell’area posta a nord rispetto a Baccu Locci si 

erge una montagna di modesta altezza, Bruncu Su Spinosu, che si 

estende per un lungo tratto; nell’incisione valliva, compresa tra le due, 

scorre il Riu Baccu Locci, lungo le cui sponde, la vegetazione ripariale 

è decisamente intatta. Un elevato grado di naturalità è rinvenibile 

anche nei soprassuoli forestali localizzati nelle zone delle ex 

concessioni minerarie e che pertanto venivano sfruttati con maggiore 

razionalità, giungendo fino a noi in buono stato di conservazione. 

Percorrendo il letto del rio verso la foce, si giunge a una serie di 

altipiani, chiamati Pianedda Mummusa e Bruncu Pedrarba, dove la 

morfologia risulta essere più dolce; qui la copertura del manto vegetale 

è ancora caratterizzata dalla presenza di macchia alta con fenomeni di 

degradazione a stadi diversi, quali i cisteti. 

Il Monte Castello di Quirra, 296 m s.l.m., domina la fascia costiera 

compresa tra Cala Murtas e gli omonimi stagni, area in cui ricadono le 

spiagge di Cala de s’Acqua Durci e quelle in prossimità di Bucca de 

Flumini Durci. Il promontorio del Castello di Quirra si raccorda, 

attraverso un sistema di colline degradanti verso la costa e verso il 

corso del torrente Quirra, con le colline di Serra Camposa e Serra 

Baccu Majori, che rappresentano l’elemento di cerniera con il 

complesso montano di Monte Perdosu, nella Provincia di Nuoro. 

L’ecologia di questa porzione di territorio è molto varia; poichè ad aree 

ad alta naturalità si alternano aree agricole; in queste ultime sono 

presenti colture da pieno campo e colture arboree da frutto, mentre 

l’acquicoltura è praticata su un’estensione di circa 90 ettari, in 

prossimità del mare allo sbocco del Flumini Pisale. Non mancano 

comunque aree con intrusione della vegetazione naturale (aree 

pascolative),. Il Monte Castello di Quirra è ricoperto da una fitta 

boscaglia litoranea, prevalentemente costituita nell’area esposta a sudest, 

da ginepro fenicio (Juniperus phoenicea L.), lentisco (Pistacia lentiscus 

L.) ecc, in cui si intercala la macchia a olivastro; nel versante esposto a 

nord-ovest ritroviamo sempre la macchia ma con prevalenza di 

elementi arborei, quali il leccio. Nelle colline di raccordo al Monte 

Perdosu, si sviluppa una fitta macchia a olivastro e lentisco con relative 

facies di derivazione antropica. Infatti ritroviamo aree destinate al 

pascolo, che formano delle corone di passaggio tra gli ecosistemi 

naturali e quello agricolo. 

Nei rilievi di Serra Camposa, Bruncu e s’Ortu e Serra Baccu Majori, 

sono stati attuati dei rimboschimenti; le aree che si trovano esposte a 

nord, verso la provincia di Nuoro e in località M. Rugginosu, sono 


icoperte da aree boschive in transizione, intercalate da macchia a 

olivastro e lentisco e da aree in fase di degradazione, costituite 

prevalentemente da cisteti. 

Le aree agricole del territorio posseggono una tradizione storica 

risalente alla presenza, nel luogo, dei giudicati cagliaritani, che nel 

medioevo raggiunsero uno splendore e un grado di sviluppo non 

paragonabile ad altre aree, così difficilmente accessibili. Percorrendo la 

SS 125, laddove si snoda tra Capo S. Lorenzo e le aree montuose che 

separano la costa dal corso del fiume Flumendosa, il paesaggio si apre 

verso la pianura di Quirra e la piana di Pranu Gialea. Qui l’agricoltura è 

caratterizzata dalla presenza di frutteti, modello agricolo presente 

anche nei territori di Castiadas e Muravera, con vaste aree a seminativo 

e a prati stabili. Vigneti, di ampie dimensioni e di forme regolari, sono 

presenti in località Curreli, vicino al torrente Quirra. Le superfici 

racchiuse in aree boscate, sono destinate ai pascoli, talvolta migliorati. 


normativo: 

L’area risulta di estremo interesse sia dal punto di vista agricolo che ambientale. 

L’alta valenza paesaggistica del Salto di Quirra pone le premesse per l’istituzione 

di un’area protetta. Questa potrebbe costituire anche la via per la valorizzazione 

della tipicità e genuinità delle locali produzioni agricole. Uno stratagemma che 

aumenterebbe la valenza dell’area, sarebbe quello di riconquistare le aree agricole, 

meglio identificate come “atolli agricoli”, circondate da aree con alta naturalità, in 

cui la presenza del bosco prende il sopravvento sull’ agricoltura. Ciò sarebbe 

auspicabile laddove i suoli presentano limitazioni d’uso per lo spessore, per la 

pendenza e per il tipo di costituzione. 

Pertanto l’avvio della ricostituzione boschiva dei soprassuoli consentirebbe di 

recuperare le aree agricole marginali facendole rapidamente evolvere verso modelli a 

maggiore naturalità. Altro intervento, ormai indispensabile, è quello di identificare 

gli impianti maturi di bosco, derivanti dai vecchi rimboschimenti, per sottoporli a 

tutti gli interventi colturali e manutentori: tagli intercalari, infittimenti e 

utilizzazioni. Questo comporta due vantaggi: il primo riguarda il riacquisto della 

naturalità, con gradualità e senza forzare i tempi; il secondo la produzione del 

legno, che significa reddito e occupazione. Infatti la disponibilità di significativi 

volumi legnosi e di assortimenti mercantili potrebbero far sviluppare le attività 

collaterali, legate alla lavorazione secondaria del legno. 

Per quanto riguarda l’attività agricola, diffusa nelle aree alluvionali si sottolinea 

l’opportunità di puntare su produzioni “di nicchia” anche finalizzate a soddisfare 

la domanda turistica estiva, poiché il modesto grado di capitalizzazione e l’elevata 

frammentazione fondiaria comportano un loro modesto grado di efficienza sul 

mercato globale. 

318. ECOLOGIA DEL COMPLESSO MONTANO DEI 

SETTE FRATELLI E DEL SARRABUS GERREI 

Il complesso montano dei Sette Fratelli e del Sarrabus Gerrei è 

racchiuso tra le aree agricole del Campidano e di Castiadas, e le coste 

sud orientali. I confini di questa ecologia ricalcano quelli previsti dalla 

L.R. 31/89 sull’istituzione dei parchi e delle aree protette con 

esclusione dei territori che circondano i paesi montani del Sarrabus 

Gerrei, ove si ritrova un’attività agricola di norma più intensiva di 

quanto avvenga nel territorio extra urbano. Questi atolli produttivi, 

come si rileva dalla carta dell’uso del suolo, rappresentano l’eredità di 

una antica tradizione agricola, legata al podere “fuori dal paese” e che 


spesso funge da “orto-giardino” per l’autoconsumo del nucleo 

familiare. 

Il complesso montano raggiunge altezze che superano i mille metri 

s.l.m., e molte sono le vette superiori ai settecento metri; la morfologia 

è complessa e varia, ma sempre limitante per le attività agricole, che si 

concretizzano nell’allevamento semiestensivo di bovini e caprini di 

razza rustica locale, e ovini da latte di razza sarda e in un’agricoltura 

povera basata sulla produzione di foraggi e limitate estensioni di 

colture arboree. Di particolare rilievo la cerealicoltura presente in agro 

di Burcei, che trova collocazione commerciale sul mercato di Cagliari. 

Fitoclimaticamente l’area ricade nella classe lauretum-sottozona fredda 

e media. 

Il settore settentrionale dell’area comprende in prevalenza i territori di 

Villasalto, San Nicolò Gerrei, Armungia. Gli ecosistemi terrestri 

presentano livelli di naturalità disomogenei, che si distribuiscono nel 

territorio in relazione alla presenza e intensità delle attività antropiche. 

Pertanto in prossimità dei centri abitati e nelle zone più facilmente 

accessibili, si riscontrano gradi di naturalità da bassa a intermedia. Tale 

fenomeno è dovuto ad un eccessivo sfruttamento legato sia alle attività 

agricole esercitate nel passato, sia all’utilizzo dei boschi come fonte 

energetica. Gli incendi, di origine agropastorale, hanno determinato la 

degradazione del manto vegetale spesso rappresentato da formazioni a 

macchia derivanti dall’involuzione della lecceta. L’insediarsi successivo 

dell’allevamento semiestensivo ha poi influito negativamente sulla 

ricostituzione agamica e la rinnovazione naturale della copertura 

forestale. Gli ecosistemi risultano meno antropizzati nelle località ad 

altimetria e pendenza più elevate per la ridotta accessibilità. 


normativo: 

Queste aree hanno ritrovato un equilibrio ecologico per il fatto che non sono state 

attraversate da incendi e per l’attività di ricostituzione boschiva condotta 

dall’Azienda Foreste Demaniali nei soprassuoli pubblici. La ricostituzione 

boschiva non ha escluso le attività zootecniche, per le quali si vanno ricercando 

nuovi modelli che abbinino alla tutela del bosco una minima valenza economica. 

Infatti il carico di bestiame, bovino, caprino e ovino, si distribuisce su estesi 

territori, in particolare nelle zone più accidentate per i caprini e i bovini, dove queste 

specie, dalla grande adattabilità, riescono a fornire un modesto reddito. Risulta 

necessario però implementare il modello definendo meglio i carichi e i turni al fine di 

trovare il giusto equilibrio tra la rinaturalizzazione della copertura vegetale e il 

mantenimento della popolazione sul territorio. 

L’area di Monte Arrubiu e Monte Casargius è costituita 

prevalentemente da un soprassuolo rappresentato dalla macchia con 

prevalenza di corbezzolo (Arbutus unedo L.), erica (Erica Arborea L.) e 

fillirea (Phillyrea latifolia L.) con presenza di giovani rimboschimenti 

misti di conifere e latifoglie [prevalentemente leccio (Quercus ilex L.) e 

sughera (Quercus suber L.)] Ad esempio nell’area di “Mitza Canuda” e 

“Perda Boscus”, i rimboschimenti si alternano a ceduo misto di leccio 

e fillirea ormai invecchiato, con un sottobosco costituito da specie 

indicatrici dell’orizzonte mesofilo della foresta di leccio. Si evidenziano 

inoltre ampi rimboschimenti, a prevalenza di leccio e sughera, mentre 

in località Bruncu Tradori non è stato possibile inserire la sughera, se 

non in casi isolati, a causa dell’esposizione settentrionale. In località 

Monte Casargius si riscontrano soprassuoli di pino marittimo (Pinus 

pinaster Sol) e pino laricio (Pinus laricio Poiret) in mescolanza con 


overella (Quercus pubescens Ills) e leccio; i boschi si alternano con estese 

aree pascolive,. In località Serra Longa, caratterizzata da suoli scistosi, 

sono presenti estesi soprassuoli di pino delle Canarie (Pinus canariensis 

Smith), capace di tollerare i fuochi radenti e di fornire legname 

tecnologicamente valido. 

Areali a macchia di ginepro fenicio (Juniperus phoenicea L.), lentisco 

(Pistacia lentiscus L.) con prevalenza di olivastro (Olea europea L.) 

ricoprono superfici di dimensioni inferiori rispetto alla precedente 

consociazione. L’esistenza di queste associazioni vegetali conferma la 

presenza di un’intensa attività legata all’allevamento estensivo e 

semiestensivo. I rimboschimenti eseguiti nell’area di Monte Arrubiu, 

favoriranno la ripresa della associazioni vegetali in equilibrio con le 

condizioni pedoclimatiche dell’area, consentendo un recupero 

funzionale e la rinaturalizzazione degli ambienti particolarmente 

degradati; inoltre favoriranno l’economia agrosilvopastorale, 

consentendo di fare il legnatico con turni adeguati, e la contemporanea 

conversione del ceduo in alto fusto. Infatti il legname per uso 

domestico, costituito prevalentemente dal leccio, è una risorsa 

fondamentale in questo tipo di economia pastoraleSpostandosi verso 

nord-est si incontra Monte Lora (583 m s.l.m.), prevalentemente 

ricoperto di macchia con elementi arborei, quali leccio e sughera; la 

macchia, in alcuni punti estremamente degradata, è l’espressione del 

ricostituirsi del manto vegetale post-incendio e della volontà umana di 

accrescere le aree destinate al pascolo. La vegetazione è caratterizzata 

in questa località dalla presenza di corbezzolo, erica, cisto (Cistus 

monspeliensis L.) e in alcuni tratti di olivastro. Imponenti sono le pareti a 

dirupo (falesie) ricoperte di leccete e fitta macchia. Si rilevano 

numerosi endemismi della vegetazione rupicola tra cui si annovera la 

Stachys glutinosa L., la Santolina insularis Arrigoni, la Saxifraga corsica. E’ 

inoltre presente la Brassica insularis Moris, specie di rilevante interesse 

fitogeografico. Queste specie sopravvivono grazie alla loro 

inaccessibilità, che le preserva dal pascolamento. 

Tali formazioni vegetali costituiscono un anello attorno all’ampia area, 

costituita prevalentemente da pascolo con macchia degradata, sede 

dell’allevamento estensivo e semiestensivo, e dall’agro dei paesi 

considerati. Questo territorio nel suo complesso costituisce il sistema 

agrosilvopastorale, caratteristico di queste zone. 

Le zone antropizzate, già citate, sono interessate dalla presenza di aree 

agricole, in particolare seminativi non irrigui, ove vengono coltivati 

cereali (secondo il modello del maggese) o utilizzati secondo il 

tradizionale sistema del “vidazzone”, entrambi alternati con il pascolo. 

I vigneti presenti, espressione di una precedente viticoltura di scarso 

pregio, si estendono nella collina antistante Armungia. La superficie è 

stata ridotta come conseguenza dell’introduzione del regolamento 

comunitario che incentivava l’espianto dei vigneti, ma comunque 

tradizionalmente e storicamente il vino non è stato mai considerato di 

pregio. In ogni caso, non sfugge all’osservatore attento, come le aree 

agricole vengano riassorbite progressivamente dal pascolo/macchia, 

meglio definite come aree “agroforestali”, risorsa fondamentale per 

l’attività trainante di quest’area: l’allevamento del bestiame. Gli 

appezzamenti più prossimi al tessuto urbano, sono rappresentati da 

piccoli poderi, frammentati ed economicamente non remunerativi, che 

però rivestono un’importanza strategica nelle abitudini delle famiglie 

del luogo. Si riscontra comunque che nei territori prossimi a Silius e S. 


Nicolò Gerrei, l’agro è più uniforme, per la vicinanza alla pianura del 

Campidano e per le condizioni orografiche meno accidentate. 

La parte centrale dell’ecologia è delimitata dal Monte Genis a nord, a 

nord-ovest dal paese di Sant’Andrea Frius, mentre a nord-est il 

territorio è delimitato dal paese di San Vito e comprende la Foresta 

Campidano, il paese di Burcei e le gole del Rio Cannas-Rio Picocca, 

fino quasi a San Priamo. 

Questa porzione di territorio mostra una naturalità alta, soprattutto 

nell’area che si colloca in prossimità delle gole del fiume e attorno 

all’agro di Burcei. Spostandosi verso nord, ritroviamo un grado di 

naturalità medio, con tendenza al basso, per l’area che si protende fino 

a Sant’Andrea Frius, mentre si riscontra un grado medio-alto per 

quelle zone che si estendono verso il nord-est, ed infine basso laddove 

sono stati attuati i rimboschimenti:, Ciò vale anche per la Foresta 

Campidano la cui naturalità è stata ridotta da un esteso incendio 

doloso, che ha distrutto un’ampia parte della pineta. 

Il Monte Genis svetta per un’altezza di 976 metri s.l.m.: da questo 

complesso montano nasce il Rio Ollastu. La cima montuosa è 

ricoperta da cedui puri di leccio; scendendo i versanti, a seconda 

dell’esposizione ritroviamo la consociazione della macchia a erica, 

corbezzolo e fillirea con individui sparsi di leccio e oleastro, 

specialmente nelle zone più fresche e meno esposte al sole, mentre 

nelle aree esposte a meridione si rinviene lentisco e fillirea. Queste 

formazioni sono sporadiche, ma sono la testimonianza di una 

precedente copertura boschiva, distrutta dal passaggio degli incendi, 

dai tagli e dal pascolamento. Le conseguenze di tali eventi dolosi sono 

il nascere di un’estesa area ricoperta a cisto, grazie al suo potere 

rigenerativo. Il pascolamento ha favorito l’insediarsi di specie non 

pabulari, determinandone un generale degrado delle associazioni 

vegetali. Infatti tra le specie erbacee rilevate si trovano l’asfodelo ( 

Asphodelus microcarpus Viv.) e la carlina raggio d’oro (Carlina corymbosa 

L.). Si ritrovano diverse specie di importanza fitogeografica tra cui 

l’Ambrosina basii L., la Gagea granatelli Parl. e una minuscola felce di 

nome Ophyoglossum lusitanicum L.. Il cespugliame con elementi arborei 

comunque rappresenta la componente elementare più caratteristica. 

Pertanto l’interferenza umana, sia per il pascolamento che per gli 

incendi, è costante ed è confermata dalla presenza di ovili, sparsi in 

quest’area. Conseguentemente quest’area è di importanza 

fondamentale per l’economia pastorale e qualsiasi azione volta a 

mitigare tali effetti, con un tentativo di recupero della naturalità, 

risulterebbe di vana utilità se non condotta in accordo con gli 

operatori agricoli. 

Nell’area di Tuviois si rinviene una fustaia di leccio, unica per lo stato di 

conservazione, con una densità di piante secolari intorno a 100 

esemplari per ettaro. Sono presenti inoltre specie endemiche. 

Le aree agricole circondano, come una corona, il paese di Burcei, la cui 

attività primaria è l’allevamento del bestiame. L’attività strettamente 

agricola si pratica nelle terrazze, ove si coltivano piante da frutto, 

prevalentemente alberi di ciliegio, ma anche vite e olivo, alcuni dei 

quali irrigati. Si trovano aree a seminativi asciutti, che vengono sfruttati 

prevalentemente per il foraggio. Ma gran parte delle aree, 

tendenzialmente agricole, sono rappresentate da sistemi agroforestali, 

ossia aree con ampi spazi naturali, che si estendono oltre i seminativi. 

Essi rappresentano delle fasce di raccordo con il bosco. Questo 


conferma che la vera attività trainante è la pastorizia, basata piuttosto 

sui caprini rispetto agli ovini, e sull’allevamento del bovino da carne in 

maniera estensiva e semiestensiva mediante il ricorso a razze locali o al 

loro incrocio con tori da carne. 

Punta Serpeddì è caratterizzata invece da boschi con un soprassuolo 

ceduo di leccio, ormai invecchiato, e con un sottobosco costituito da 

specie indicatrici dell’orizzonte mesofilo della foresta di leccio. Qui, in 

prossimità del Rio Musui, Genna Comida e Bruncu Accu Seda e nelle 

altre aree limitrofe, si trovano diverse tipologie di macchia con foresta 

di leccio e dominanza del corbezzolo. In queste aree sono presenti 

individui di pino marittimo, pino d’Aleppo (Pinus halepensis Mill.) e 

sughera. 

Si rinvengono inoltre specie interessanti come diversi tipi di orchidee. 

Si notano i lavori di miglioramento boschivo, nell’area esposta verso 

est, che consentiranno un recupero funzionale e la rinaturalizzazione 

dei cedui invecchiati di leccio con il loro avviamento all’alto fusto 

soprattutto dei popolamenti misti latifoglie/conifere più evolute, 

espressione di precedenti rimboschimenti . Invece il crinale esposto a 

nord-ovest è occupato dal pascolo, con evidente stadio di 

degradazione della vegetazione. Infatti la vegetaione si presenta nello 

stadio evolutivo della gariga e priva di specie pioniere, artefici della 

ricostituzione vegetale, che consentono di raggiungere gradi di 

naturalità elevata. 

La Foresta Campidano, localizzata vicino al paese di Sinnai, è stata 

attraversata da un incendio devastante che ha distrutto la pineta.. 

L’impianto della pineta risaliva al 1902, con interventi successivi di 

reimpianto, con essenze di pino d’Aleppo (Pinus halepensis Mill.). 

L’importanza della pineta era legata, tra l’altro, alla funzione sociale, in 

quanto sede di svago e ricreazione per gli abitanti dei paesi vicini. 

Il bacino di Corongiu, data la sua rilevanza ambientale e considerati i 

vincoli presenti, è sede di una vegetazione naturale molto fitta 

rappresentata da macchia foresta, con prevalenza di leccio, sughera, 

fillirea, ginepro, lentisco, olivastro e qualche carrubo. Si rilevano anche 

alcuni esempi di rimboschimenti con diverse conifere. 

La Foresta dei Settefratelli è un’area in buono stato di conservazione, in 

un territorio in cui rilevanti sono i fenomeni di erosione e di incessante 

avanzare del fenomeno della desertificazione. Le zone di valenza e di 

pregio bioecologico ricadono in aree di proprietà dell’Azienda Foreste 

Demaniali, in cui si riscontra un alto indice di naturalità. Ivi vengono 

perseguiti gli scopi di conservazione e tutela del patrimonio naturale. 

La copertura vegetale è rappresentata per circa il 50% della superficie 

da cedui matricinati di leccio, puri o misti, alcuni dei quali avviati verso 

l’alto fusto; la macchia mediterranea è presente per il restante 40% in 

diverse fasi di evoluzione, lasciando la minor parte a fustaie pure e 

miste di conifere e latifoglie, alcune delle quali rappresentate da 

sugherete. Gli interventi di conversione del bosco, a prevalenza di 

leccio, consentono di raggiungere una diversificazione strutturale 

dell’ambiente forestale, soprattutto nel suo aspetto paesaggistico e 

nella capacità di ottenere la stabilità ecologica, attraverso l’equilibrio 

delle risorse naturali presenti. 

La Foresta dei Settefratelli rientra nell’orizzonte mesofilo del climax delle 

foreste di leccio con elementi propri della macchia-foresta, quali 

Arbutus unedo, Phyllirealatifolia, Erica arborea, Rhamnus alaternum e Juniperus 

communis. Il bosco presente proviene da un ceduo matricinato in 


invecchiamento avviato ad alto fusto circa 15 anni fa, con diradamenti 

selettivi di tipo misto. La copertura vegetale è costituita 

prevalentemente dal leccio, componente essenziale della copertura 

arborea del luogo, mentre ritroviamo secondariamente la presenza 

della fillirea e dell’alaterno; si può inquadrare nell’associazione Asplenio- 

Quercetum ilicis, in quanto sono state rilevate alcune specie (Galium 

scabrum, Asplenium onopteris e Luzula forsteri) indicatrici di questa 

associazione, che tende a ricoprire aree elevate e fresche della fascia 

mediterranea. Nelle località “Antiogu Oi”, troviamo popolamenti misti 

di latifoglie e conifere, periodicamente sottoposti a diradamento ove le 

conifere risultano eccessivamente adduggianti le latifoglie. Nelle 

località di Punta sa Ceraxa, Monte Lampara Manna si trovano le 

garighe, costituite dalla Santolina insularis, di particolare interesse, il 

Teucrium marum L., Thymus herba-barona Loisel., Helichrysium microphyllum 

e Genista corsica Loisel. Nel Monte Arrubiu ritroviamo fustaie miste, 

ove vengono diradate le conifere, al fine di favorire l’accrescimento 

delle specie autoctone. In località Genna Manna ritroviamo le 

caratteristiche terrazze, lavorate con mezzo meccanico, per 

l’insediamento delle popolazioni forestali miste, che si mescoleranno 

con i cedui circostanti. 

In località Bruncu Su Perdosu si osservano impianti giovani di pino 

marittimo, leccio e sughera, , mentre in Br.cu de Monte Arrubiu si 

procede alla conversione i del ceduo di leccio in alto fusto, nell’area 

esposta verso est, mentre nell’area esposta verso nord ritroviamo la 

macchia, più resistente alle avversità meteorologiche. 

Le gole del Rio Piccocca sono paesaggisticamente notevoli e la sua 

vegetazione lo è altrettanto, in quanto si riscontrano alcuni endemismi, 

quali Arum pictum L., Barbarea rupicola Moris, Bellium bellidioides L., 

Stachys glutinosa, etc, e specie rare. Tra queste ricordiamo Potamogeton 

lucens e Spiranthes aestivalis. Le gole, parti delle quali risultano esposte al 

versante nord nord-est, sono maggiormente degradate rispetto alle 

altre. 

Il Rio Ollastu è particolare in quanto si rilevano specie che denotano 

un paesaggio insolito per la Sardegna. Infatti la presenza di garighe a 

cisto giallo (Halimium halimifoilum) con ontani, oleandri, salici ed elicriso 

conferiscono al paesaggio un aspetto peculiare e di alta valenza 

ambientale. Sono presenti diversi endemismi, quali quelli citati 

poc’anzi. Si ritrovano inoltre dei ginepreti che si presentano a gruppi, 

perdendo la discontinuità tipica di questa formazione in seguito al 

pascolamento. Non mancano comunque i cisteti di Montpellier. 

Nelle vicinanze del villaggio di San Gregorio, si riscontrano 

popolamenti puri di sughera, che si estendono nell’area di Br.cu sa 

Castangia e oltre ed affiancano il rio Longu. Questi boschi di sughera 

sono caratterizzata dalla presenza di un sottobosco costituito 

prevalentemente da erica arborea e corbezzolo. Si nota che la specie 

quercina cresce con maggior vigoria nelle aree ricoperte dalla macchia, 

accelerando il processo di ricostituzione della vegetazione naturale. 

In località Acqueddas ritroviamo cedui di leccio ormai già avviati 

all’alto fusto, , mentre il corbezzolo si trova in posizione subordinata, 

insieme a fillirea ed alaterno. In studi recenti viene riportata la 

produzione di biomassa, che risulta essere discreta in confronto ai dati 

riportati in letteratura. 


La Foresta di Montarbu è costituita principalmente da cedui 

matricinati di specie arbustive. L’esposizione prevalente è verso Nord 

Nord-Ovest. 


normativo: 

Le aree di proprietà comunale presentano uno stato di degrado notevole, in quanto 

soggette agli usi civici e, pertanto, sedi di intensa attività pastorale. Si verifica 

quindi l’abituale scontro tra protezionismo, in questo caso selvicolturale, e attività 

prevalente, ossia la pastorizia. Pertanto la riuscita degli interventi di 

rimboschimento e di miglioramento dei boschi esistenti persegue l’obiettivo di 

riconquistare le “macchie degradate”, oggetto del pascolo. Ma al fine di non 

suscitare scontri sociali è importante che venga stabilito un organico programma di 

assorbimento del territorio ad uso civico, sia da enti pubblici che privati, con 

regolamentazione del carico di bestiame e dei relativi turni. Dato che, con mezzi 

differenti, ma con finalità simili, sia il soggetto privato che quello pubblico 

perseguono la produttività del soprassuolo sarebbe auspicabile una adeguata 

perimetrazione delle aree altamente vulnerabili al fine di programmarne interventi 

di recupero e di ristrutturazione produttiva. Al fine di poter coordinare le attività 

di produttività e salvaguardia è necessario che i comuni e le entità regionali 

stabiliscano delle azioni comuni. Questo consentirebbe di regimare la coesistenza fra 

selvicoltura e pastorizia. Inoltre altro importante obiettivo da perseguire è quello di 

miglioramento dei pascoli, attraverso infittimenti, trasemine, realizzazione di prati 

stabili, polifitici ed asciutti. 

Pertanto la gestione delle coperture vegetali, rimane il fattore determinante per 

elevare la naturalità e la resilienza ai fattori di disturbo degli ecosistemi. La 

tendenza attuale è quella di avviare il ceduo all’alto fusto per diverse ragioni, tra 

cui ricordiamo la maggiore valenza della fustaia (soprattutto se disetanea e mista) 

nella difesa idrogeologica delle pendici montane e nell’incremento della biodiversità, 

senza per questo compromettere una fruizione di tipo turistico ricreativa. Il corredo 

floristico di questa ecologia indica la presenza di pascolamento, incendi, pressione 

turistica, fenomeni che, in una qualche misura, ostacolano la penetrazione delle 

specie tipiche della lecceta. 

Sarebbe auspicabile un progressivo recupero della naturalità, nelle aree agricole ove 

l’ampiezza dell’appezzamento non consente di realizzare economie di scala. 

L’incentivazione comunitaria al miglioramento dei soprassuoli boschivi, la vigente 

normativa comunitaria per la realizzazione di impianti forestali, consentirebbero di 

raggiungere questo obiettivo. Quindi le aree agricole con ampi spazi naturali, che 

meglio si potrebbero definire come pascoli/macchia, dovrebbero essere tutelate, al 

fine di garantire una adeguata produttività per il pascolo, altrimenti andrebbero 

riconvertite in aree forestali. 

Sulla base delle direttive comunitarie riguardanti l’organizzazione comune del 

mercato vitivinicolo, relativamente al potenziale produttivo, viene concessa ai 

produttori la possibilità di dichiarare, attraverso l’accatastamento, i propri vigneti 

ma soprattutto possono riscattare le quote di reimpianto, attraverso l’estirpazione e, 

o possono cedere le quote alla Regione o ad altri produttori, in alternativa è 

consentito reimpiantare vitigni di qualità, così come richiesto dal mercato. 

Inoltre, essendo presenti in queste aree i perimetri dell’Ente Foreste, sarebbe 

opportuno che venissero avviate le procedure volontarie di certificazione forestale 

“ISO 140001”. E’ opportuno che tale azione venga manifestata primariamente 

dall’Ente, in quanto sono i responsabili della valorizzazione dei propri patrimoni 

forestali, raggiungendo l’obiettivo di promuovere la filiera foresta-legno, ottenendo il 

riconoscimento formale del valore ambientale e delle modalità con cui il prodotto 

“legno” viene prodotto in forma sostenibile in tutto il territorio provinciale. Il 

braccio operativo dell’Ente Foreste, la ex Azienda Foreste Demaniali, data la sua 


struttura burocratica e le sue stesse finalità, consentirebbero di programmare e 

attuare questa attività. 

319. ECOLOGIA DELLE RIVE DEL LAGO MULARGIA E 

DELLE AREE FORESTATE DEL MONTE ILIXI 

BENTOSU 

E’ una ecologia localizzata al confine della provincia di Cagliari, 

adiacente alla provincia di Nuoro, la cui perimetrazione ha consentito 

di delineare un’area ad alta valenza naturalistica, sia per la presenza di 

molte specie di interesse forestale e botanico, sia perché rappresenta il 

tramite tra un’area a prevalente cerealicoltura, con i paesaggi aperti 

dell’openfield della Trexenta, e le aree forestate del Sarrabus Gerrei. 

Le aree agricole rappresentano in percentuale, una piccola parte, 

caratterizzata comunque da zone agroforestali, in cui risulta difficile 

capire quale sia la risorsa prevalente che condiziona l’uso del suolo, e 

seminativi in cui trovano un naturale spazio le piante foraggere. Sono 

presenti inoltre oliveti e alcuni frutteti. 

Il Lago Mulargia avvantaggia il ricostituirsi di aree di interesse 

paesaggistico arricchite da percorsi storici. 


e fredda. 

Le risorse naturali presenti costituiscono due associazioni importanti 

per la comprensione del potenziale vegetativo, intendendo non 

solamente la capacità di evolversi in forme più alte di naturalità, ma 

anche l’opportunità di quantificare la produttività del bosco. In questa 

area sono presenti, in maniera consistente sia i cedui puri che i cedui 

misti in cui la capacità riproduttiva viene regolarmente sfruttata. 

Pertanto la produzione del legname rappresenta per questa ecologia un 

elemento che la contraddistingue. Ma si rinviene la presenza di fustaie 

miste e pure, sia di latifoglie che di conifere, che si confondono con la 

macchia alta, prevalentemente a corbezzolo, erica e fillirea, date le 

condizioni climatiche presenti. Laddove si dirada la vegetazione, 

ritroviamo il pascolo, in cui sono presenti elementi arborei, spesso 

sugherete, almeno nei versanti meno esposti. Questo lento degradare 

verso la pianura dal complesso montano del Sarrabus Gerrei, è 

cromatico nel suo aspetto paesaggistico, in quanto da una vegetazione 

verde intensa, tipica della macchia alta, e quasi severa nei punti di 

displuvio del bacino idrografico, si passa nelle forme e nei colori ad 

una rarefazione della vegetazione che trova, nelle colline addolcite 

dalla presenza della sughera, altrettanto importante ai fini della 

produzione forestale, l’espressione naturale del paesaggio agrarioforestale. 

I seminativi si raccordano con il Sistema Agricolo Territoriale della 

Trexenta e da cui traggono gli indirizzi produttivi e gli ordinamenti 

colturali. 


normativo: 

Sarebbe opportuno promuovere in quest’area, in cui è presente una felice 

combinazione dei cedui e delle fustaie, la filiera foresta-legno. In prossimità delle 

sponde del lago e nelle zone limitrofe dovrebbero prevedersi delle azioni miranti al 

rimboschimento di aree degradate. 


Sarebbe inoltre auspicabile un progressivo recupero della naturalità, nelle aree 

agricole ove l’ampiezza dell’appezzamento non consente di realizzare economie di 

scala. L’incentivazione comunitaria al miglioramento dei soprassuoli boschivi e la 

vigente normativa comunitaria per la realizzazione di impianti forestali in area 

agricola, consentirebbero di raggiungere questo obiettivo. Quindi le aree agricole con 

ampi spazi naturali, meglio definite come pascoli/macchia, dovrebbero essere 

tutelate, al fine di garantire una adeguata produttività per il pascolo, altrimenti 

andrebbero riconvertite in aree forestali 


TERRITORIALE DELLA TREXENTA 

Il Sistema è situato sulle colline marnose della Trexenta, la cui modesta 

pendenza ha favorito la meccanizzazione degli interventi tecnici; 

benché prevalgano ancora modelli tradizionali (cereali asciutti e vigneti 

e oliveti di ridotta superficie soventi finalizzati all’autoconsumo 

familiare) , non mancano esempi di agricoltura e di allevamento non 

tradizionali. Nell’area gli indirizzi colturali presenti sono il cerealicolo, la 

viticoltura e in minor misura l’olivicoltura. 

L’area confina con il Sarrabus Gerrei e con l’area del Medio 

Campidano. Nel versante sud confina con il distretto irriguo del 

Campidano di Cagliari, ove l’agricoltura irrigua ha la sua massima 

espressione. 

In quest’area invece più che altrove si evidenzia il paesaggio agrario 

dell’openfield, il cosiddetto campo aperto, tipico della cerealicoltura 

estensiva. Si tratta di un paesaggio in cui dominano gli spazi 

appartenenti al campo-vidazzone, in cui trova spazio anche la 

pastorizia transumante. La vita contadina all’interno di questo grande 

spazio è rappresentata dalla attività collettiva, che viene smembrata in 

prossimità dell’abitato dove troviamo orti e giardini familiari. Questa 

configurazione si scorpora con il progredire della proprietà fondiaria, 

ma si può evincere che, laddove è sopravvissuta, gli abitanti avevano 

un rapporto diretto con il campo ma anche uno stretto controllo delle 

aree coltivate. L’elemento che configura il sistema dell’openfield è 

l’assenza di filari di alberi, che in questa zona sono pressoché assenti 

come elementi separatori. 


e calda. 

Le colture irrigue praticate sono in genere la barbabietola, il mais, il 

medicaio, gli erbai, mentre di poco rilievo risultano i fruttiferi. Tra i 

cereali in asciutto, il grano duro ed altri cereali autunno vernini sono 

sicuramente i più rappresentati. La coltivazione di grano duro ha 

favorito la produzione del “Pistoccu”; tipico pane locale la cui 

produzione si aggira intorno alle 50 tonnellate annue. La possibilità di 

usufruire di incentivazioni comunitarie ha portato alla coltivazione del 

girasole (considerata una coltura no-food). La presenza, inoltre, del 

caseificio di Mandas, cui viene conferito il latte ovino e caprino, 

influenza la coltivazione di erbai, medicai e quant’altro possa essere 

utilizzato per l’alimentazione del bestiame. 

Ritroviamo inoltre la presenza di vigneti, la cui produzione è legata a 

nuove realtà emergenti: le Cantine Cooperative di Senorbì (Trexenta), 

e tra i privati, le Cantine Argiolas (Parteolla), che, puntando sulla 

qualità, hanno occupato delle nicchie di mercato di estremo interesse. 



normativo: 

I sistemi di irrigazione utilizzati sono l’aspersione e l’irrigazione localizzata a 

microportata di erogazione; questa seconda tipologia, consente un risparmio della 

risorsa idrica e soprattutto della manodopera. Dato che l’orografia del territorio in 

cui sussite l’attività agricola non risulta accidentata, i rischi di erosione si possono 

considerare moderati. E’ sempre valida la considerazione in merito al fatto che 

l’utilizzo dei bollettini agrometereologici e del bilancio idrico delle colture, 

consentirebbe un effettivo risparmio della risorsa idrica. Attualmente questo aspetto 

non è ancora stato sviluppato adeguatamente. 

Merita ricordare che, sulla base delle direttive comunitarie riguardanti 

l’organizzazione comune del mercato vitivinicolo, relativamente al potenziale 

produttivo, viene concessa ai produttori la possibilità di dichiarare, attraverso 

l’accatastamento, i propri vigneti ma soprattutto possono riscattare le quote di 

reimpianto, attraverso l’estirpazione e, o possono cedere le quote alla Regione o ad 

altri produttori, in alternativa è consentito reimpiantare vitigni di qualità, così come 

richiesto dal mercato. 

325. ECOLOGIA DEL SISTEMA OROGRAFICO DEL BASSO 

SULCIS 

L’area del Sulcis comprende un territorio dalla morfologia molto 

mossa, con altimetrie tali da collocarlo tra l’ambiente collinare e quello 

montano. Le cime più alte ed impervie sono quelle che dominano la 

valle del Cixerri e del Basso Sulcis. L’area si estende ad ovest di 

Santadi, a sud-ovest di Nuxis e a nord-ovest di Narcao. Essa tende a 

restringersi ad una fascia montana a cavallo tra la pianura del 

Campidano, solcata dal fiume Cixerri e quella del Basso Sulcis, con 

l’omonimo comprensorio di bonifica. Si nota come la continuità del 

grado di naturalità, presente nelle montagne di Pixinamanna e delle 

foreste demaniali di Monte Nieddu, venga ad assottigliarsi 

progressivamente nello stretto passaggio, solcato dalla strada che da 

Nuxis e Acquedda conduce a Siliqua, evidenziando il raccordo tra le 

due aree pianeggianti. La presenza di aree destinate al pascolo o anche, 

in minima parte, a una poco proficua attività agricola, si evince dalla 

fascia a media naturalità, interposta tra le due aree ad alta naturalità. 

Essa provoca discontinuità nella copertura vegetale non sempre 

consona a quel tipo di ambiente. Sia gli incendi, sia gli interventi di 

tipo forestale e agronomico non adeguati hanno indotto questo livello 

di naturalità. Si tratta ora di verificare la congruità di eventuali 

interventi che modifichino sostanzialmente questo aspetto e facilitino 

la ripresa vegetativa, senza però compromettere le tradizionali attività 

di allevamento zootecnico. Attualmente tale fascia è sottoposta in 

parte ad attività di rimboschimento, che consentiranno di avviare delle 

successioni secondarie dotate di un più elevato equilibrio ecologico. 

Fitoclimaticamente le aree del Sulcis ricadono nella classe lauretumsottozona 

fredda e media. 

Pantaleo è un’area di rilevante importanza turistico-ricreativa e 

naturale che si estende a sud-ovest dell’agro di Santadi. L’area è 

contornata da una corona agricola in cui si ritrovano appezzamenti per 

la coltivazione dell’olivo, orti, ma anche aree agricole con ampie steppe 

erbacee, destinate all’allevamento del bestiame. Percorrendo la strada 

che conduce alla stazione di Pantaleo, troviamo un soprassuolo 

ricoperto da sugherete miste a conifere. Queste ultime sono state via 


via tagliate, in quanto non sono riuscite a sopravvivere all’incendio del 

1991. Pertanto la sughera, maggiormente resistente al fuoco, ha 

progressivamente recuperato la sua funzionalità. Proseguendo lungo la 

strada che conduce verso la “Chiesa di S. Pantaleo”, ci si inoltra in un 

bosco di leccio, tipicamente una fustaia frammista a cedui. Nelle 

località “Tuppu Granella” e “Pili Muloi”, il soprassuolo è costituito da 

cedui di leccio con un sottobosco tipico; anche queste aree vennero 

interessate da incendi boschivi che hanno richiesto interventi di 

ricostituzione al fine di eliminare le piante avvampate. La foresta è 

inoltre importante sotto il profilo naturalistico in quanto sono presenti 

esemplari di agrifoglio in forma arborea e la ginestra dell’Etna. Nelle 

vallate solcate dal Rio Siriddi e dagli altri canali, si trovano piante di 

sambuco oltre alla tipica vegetazione fluviale. Merita ricordare la 

presenza di una sorgente perenne, in località “Is Concas de Pantaleo” 

la cui acqua è da lungo tempo utilizzata dalle popolazioni locali. 

Ad ovest dell’agro di Nuxis si incontra la foresta di leccio del Monte 

Tamara. Prima di raggiungere la foresta ci si imbatte in aree degradate 

da attività estrattive in quanto sede dell’estrazione del marmo. Il 

soprassuolo è costituito inizialmente da una fitta macchia, cresciuta in 

seguito ad un incendio che devastò l’originaria lecceta, i cui resti si 

inerpicano nella vetta del Monte Tamara. La lecceta è fitta, ben tenuta 

e capace di sopportare il diritto di legnatico esercitato dai residenti. 

Sempre nell’area incontriamo la valle dei Barisoni, un luogo 

paesaggisticamente molto interessante per la presenza di versanti 

molto scoscesi, ricoperti di fitti cespugli e da un continuo manto di 

lecci. 

A nord-ovest di Nuxis si incontrano una accidentata serie di colline 

che culminano nel monte Orri, Monte Orbai, Monte Rosas e Monte 

Cadelano. Il Monte Orri, è stato attraversato, in tempi recenti, da un 

incendio devastante, che ha interessato l’area circostante di “Punta 

Mitzorgius”, distruggendo la macchia-foresta più o meno evoluta, con 

presenza di sughere, lentisco e olivastro. Tale associazione 

caratterizzava il Monte Orri, diversificandosi solamente nelle aree 

esposte all’azione degli agenti atmosferici, ove ritroviamo vaste aree 

ricoperte da cisteti e garighe. Attualmente l’area è utilizzata per 

l’allevamento dei caprini. 

Purtroppo anche il Monte Rosas è stato attraversato dall’incendio nelle 

località di “P.ta Susanna”, ove sono scomparse quasi del tutto le 

conifere, sostituite però da essenze di ginepro, olivastro e carrubo. 

Questo sistema ha una notevole valenza paesaggistica e culturale: sono 

diffuse le miniere, ormai abbandonate, ma che hanno lasciato una 

traccia indelebile nel paesaggio, laddove si ritrovano i detriti, portati in 

superficie, che con il passare del tempo subiscono la colonizzazione di 

piante adattabili a tale substrato. La ristrutturazione del villaggio 

minerario di Orbai, mette in risalto l’interesse da parte della comunità 

locale di far rivivere queste aree, talvolta inaccessibili. 


normativo: 

La presenza dell’uomo, in quanto fruitore del paesaggio storico e ambientale dovrà 

comunque essere guidata e resa interessante dal tracciato dei sentieri a tema. Queste 

iniziative richiedono, per la loro riuscita, di proteggere il territorio con adeguate 

normative e soprattutto che ogni intervento, atto a modificare l’equilibrio dinamico 

presente, sia sottoposto ad opportuni studi di fattibilità, non solamente economica, 

ma anche ambientale. Inoltre l’orografia accidentata comporta un rischio di erosione 


da moderato ad elevato, in particolare per quelle aree dismesse delle miniere. E’ 

opportuno ricordare che il prelievo di acqua da parte delle sorgenti della foresta 

Pantaleo deve essere sottoposta ad accurato studio, al fine di non indebolire 

l’equilibrio che consente di rimanere in vita agli agrifogli in forma arborea, che come 

precedentemente accennato, rivestono un’importanza naturalistica notevole. 

Inoltre, essendo presenti in queste aree i perimetri dell’Ente Foreste, sarebbe 

opportuno che venissero avviate le procedure volontarie di certificazione forestale 

“ISO 140001”. E’ opportuno che tale azione venga manifestata primariamente 

dall’Ente, in quanto sono i responsabili della valorizzazione dei propri patrimoni 

forestali, raggiungendo l’obiettivo di promuovere la filiera foresta-legno, ottenendo il 

riconoscimento formale del valore ambientale e delle modalità con cui il prodotto 

“legno” viene prodotto in forma sostenibile in tutto il territorio provinciale. Il 

braccio operativo dell’Ente Foreste, la ex Azienda Foreste Demaniali, data la sua 

struttura burocratica e le sue stesse finalità, consentirebbero di programmare e 

attuare questa attività. Tale proposta è da considerarsi valida anche per le 

successive ecologie, laddove esista un perimetro forestale dell’Ente Foreste. 

326. ECOLOGIA DELLE AREE PERIURBANE 

DELL’HINTERLAND CAGLIARITANO (SESTU, 

QUARTU, MARACALAGONIS, ELMAS E SELARGIUS) 

L’area periurbana di Cagliari, interessata da processi produttivi agricoli 

di tipo orticolo, è rappresentata da una fascia che si sviluppa nell’arco 

a nord-est della città. L’estensione della città minaccia l’attività 

agricola, che in quest’area è particolarmente ricca, in ragione degli 

ordinamenti produttivi presenti. Morfologicamente l’area è 

caratterizzata dalla presenza di superfici pianeggianti, ove ritroviamo 

suoli profondi, in cui viene praticata l’orticoltura in irriguo e il vigneto 

specializzato, e superfici collinari, ondulate, ove esistono delle effettive 

limitazioni d’uso del suolo per fini agricoli. 

L’effetto mitigante del mare addolcisce il clima, specialmente le 

eventuali gelate primaverili, che comunque mai raggiunge temperature 

tali da distruggere il raccolto. L’esposizione prevalente verso sud è 

determinante in questo senso. 


L’orticoltura da consumo è l’attività agricola trainante. 

Prevalentemente si producono sedani, pomodori, insalata iceberg. 

Non mancano comunque i frutteti, gli agrumeti e i vigneti, da cui si 

produce un vino di ottima qualità, specialmente da dessert. 

A tal proposito è importante ricordare che le superfici irrigate 

risultano estremamente rarefatte in relazione alle effettiva superficie 

attrezzata. Il rapporto tra la superficie attrezzata e quella irrigata è circa 

pari a un quarto. 


normativo: 

L’acqua rappresenta sempre un fattore limitante, come la dimensione minima 

aziendale, che in questo caso, dato l’indirizzo prevalente, influisce nel reddito 

aziendale. Inoltre è fondamentale conoscere i bollettini agrometereologici, che 

consentono di conoscere esattamente la quantità d’acqua necessaria, in un 

determinato momento produttivo, consentendo di risparmiare sulla risorsa. Infatti 

la conoscenza della fisiologia della pianta e del suo stadio produttivo, attraverso 

calcoli standard, legati alle radiazioni infrarosse emesse dalle foglie e di calcolo delle 


“linee di base”, aiuta nella scelta della portata e soprattutto nella giusta quantità 

di acqua da erogare. 

Conseguentemente, per quanto riguarda l’ortoflorofrutticoltura, è importante 

adottare metodi irrigui ad alta efficienza idrologica (irrigazione localizzata a 

microportata di erogazione), che consentono di applicare le stime irrigue sopra 

descritte. 

Per quanto riguarda la viticoltura si producono vini di qualità nella 

cantina privata di Meloni vini di Selargius, la cui produzione è 

completamente biologica, attuando così una politica di mercato volta 

all’esportazione presso i paesi europei, quali la Germania. 

I vitigni maggiormente ricorrenti sono il Nasco, la Malvasia, il Girò, il 

Moscato e il Nuragus, la Monica e il Vermentino. 


normativo: 

Merita ricordare che, sulla base delle direttive comunitarie riguardanti 




reimpianto, tramite l’estirpazione e, o possono cedere le quote alla Regione o ad 

altri produttori, in alternativa è consentito reimpiantare vitigni di qualità, così 

come richiesto dal mercato. 

327. ECOLOGIA FORESTALE DELLA EX MINIERA DI 

MONTE NARBA E PUNTA GENNA ARGIOLAS 

L’area è caratterizzata dalla presenza della ex miniera d’argento di 

Monte Narba, ove all’inizio del secolo si estraeva l’argento. La 

presenza della miniera ha avuto il merito, comune ad altri 

possedimenti minerari, per quanto riguarda l’aspetto naturalistico di 

non aver prodotto profonde modifiche del soprassuolo. Infatti lo stato 

di conservazione delle aree ricoperte dalla vegetazione è in più parti 

integro. Se da una parte l’incuria dell’uomo ha rallentato il processo di 

riconversione (per esempio verso l’accoglienza turistica), dall’altro ha 

positivamente agevolato il processo di evoluzione della vegetazione 

verso stadi di naturalità più alti o li ha fatti regredire in seguito al 

dirompere di eventi incendiari che hanno lasciato, come traccia 

inestinguibile del loro passaggio, la pianta pirrofita del cisto. 

Le colline che fanno da contorno a questa ecologia, in cui numerose 

sono le testimonianze delle attività e della vita della miniera, sono 

percorse da torrenti, la cui minaccia è rappresentata dallo 

straripamento in seguito alle alluvioni come è avvenuto nel 1993, in cui 

le acque trasportarono fanghiglia e detriti a valle. Il dissesto 

idrogeologico, causato anche dalla mancanza di un’adeguata copertura 

forestale, è il quadro che oggi si presenta e per cui è necessario 

intervenire. 


e fredda. 

Il grado di naturalità che in questa area si raggiunge è medio, con 

estensioni ridotte di naturalità alta in alcune zone. Come si è accennato 

precedentemente l’area della miniera è ricoperta da cedui puri e dalla 

presenza di fustaie miste, l’estensione delle quali è discreta. Tali aree 

vengono completamente avviluppate dalla macchia a lentisco, ginepro 


fenicio e olivastro, mentre nelle zone più fresche ritroviamo il 

corbezzolo, l’erica e la fillirea. Si nota che l’incisione valliva dei torrenti 

e le aree prossime sono ricoperte dalla macchia. Attorno alle strutture 

del monte Narba, vi sono dei pascoli arborati e modeste estensioni di 

olivi, tanto da far pensare ad un rilancio dell’attività agricola verso 

l’olivicoltura. 


normativo: 

Date le frequenti alluvioni e dato che la copertura forestale risulta essere un 

funzionale elemento di protezione, la direzione da seguire è quella per cui, nel 

raggiungere gradi di naturalità più alta, si possa associare il benefico effetto della 

protezione forestale. Pertanto laddove la macchia prende il sopravvento sarebbe 

opportuno prevedere opere di sistemazione idraulico forestale, tale da garantire la 

stabilità ai versanti. L’obiettivo primario dovrebbe essere quindi la ricostituzione 

del manto boschivo. La riconversione a fini turistici delle strutture edilizie esistenti 

potrebbe avere un effetto benefico anche sulla difesa dell’ambiente, tra l’altro 

stabilendo un presidio umano contro gli incendi che hanno inghiottito tanti ettari. 

L’attività agricola potrebbe avere un senso laddove si pensi di coltivare alberi da 

frutto, olivi, mandorli e quant’altro che non necessitano di irrigazione o di far 

ricorso a specie forestali. 

L’agricoltura, che qui non può rappresentare un’attività redditizia, in virtù del 

fatto che il soprassuolo non si adatta alla coltivazione, se non con difficoltà, 

trarrebbe vantaggio dall’incentivazione comunitaria al miglioramento dei 

soprassuoli boschivi; la vigente normativa comunitaria per la realizzazione di 

impianti forestali in area agricola, consentirebbe di raggiungere questo obiettivo. 

Quindi le aree agricole con ampi spazi naturali, meglio definite come 

pascoli/macchia, dovrebbero essere tutelate, al fine di garantire una adeguata 

produttività per il pascolo, altrimenti andrebbero riconvertite in aree forestali. 

Essendo inoltre la zona appartenente fitoclimaticamente al lauretum medio-freddo, 

una specie di interesse regionale, quale la sughera, avrebbe possibilità di crescere 

bene e di procurare del reddito, purtroppo però non nel breve periodo. 

328. ECOLOGIA DEL COMPRENSORIO MONTANO DI 

PUNTA NIEDDU E PRANU SU PIRASTRU 

Questa ecologia si trova racchiusa tra il salto di Quirra e le aree vallive 

delle miniere del Sarrabus. Si tratta di area in equilibrio sia in relazione 

alle risorse naturali presenti, che conferiscono un grado di naturalità 

medio-alto e alto, sia perché le attività di rimboschimento 

consentiranno di aumentare il grado di naturalità, favorendo il lento 

processo di riconversione verso potenziali più alti. Questa ecologia si 

inserisce nel contesto ambientale del Sarrabus Gerrei, ma si differenzia 

proprio perché è un’area in equilibrio evolutivo spinto verso 

l’acquisizione di un equilibrio vegetazionale, in armonia con le 

componenti ambientali presenti; tant’è che la dimostrazione più 

evidente è che le altre risorse sono rappresentate da livelli evolutivi più 

alti o almeno, nel caso del rimboschimento, proiettati verso 

l’acquisizione di potenziali alti. 

Le componenti elementari, che ci consentono di identificare il grado di 

naturalità, sono rappresentate per la quasi totalità da fustaie miste e da 

cedui puri. Una porzione inferiore del territorio è rappresentata dalla 

macchia a cisto erica e fillirea. Non si riscontrano territori agricoli, ma 

bensì l’intervento umano ha consentito di aumentare la superficie 


forestale, attraverso i rimboschimenti avvenuto in soprassuolo di 

lecceta. 


normativo: 

Le uniche ipotesi formulabili sono quelle di salvaguardia del sito, attraverso 

l’individuazione di attività umane sostenibili con l’ambiente, tra le quali citiamo, 

ad esempio, il turismo diffuso. 

329. ECOLOGIA DELL’AREA PEDEMONTANA OVEST 

DEI SETTE FRATELLI 

Questa area rappresenta il passaggio tra un’area ad alta valenza 

ambientale forestale e il campidano di Cagliari. La gradualità del 

passaggio è espressa sia dalle caratteristiche della copertura vegetale, 

sia orograficamente. Tale gradualità è sempre rappresentata dal 

passaggio di associazioni vegetali che raggiungono gradi di naturalità 

diversa. In questa ecologia difatti troviamo una naturalità media bassa, 

che si estende per quasi tutta la sua superficie ,lasciando macchie di 

naturalità alta, rappresentate dalle sugherete e dai boschi di leccio, 

frammisti a sughera. Tale consociazione qui trova una felice 

convivenza grazie all’esposizione ovest dei versanti. Il processo di 

integrazione fra i sistemi agricolo e forestale è rappresentato dalla 

presenza di rimboschimenti in porzioni di territorio orograficamente 

accidentate dove un’attività agricola non avrebbe potuto espletarsi. 

Le componenti elementari di questa ecologia sono rappresentate 

principalmente dalla presenza della macchia costituita prevalentemente 

da lentischio, ginepro fenicio e fillirea nei versanti esposti a sud-ovest, 

con una cospicua presenza di cisteti e di territorio sottoposto al 

pascolamento. Difatti la vicinanza a centri abitati, mostra come 

elemento spaziale il pascolo con elementi arborei, seguito o affiancato 

dai cisteti, espressione degli eventi incendiari. Sono sporadiche le 

macchie di vegetazione a macchia foresta, rappresentate da cedui puri 

di leccio e fustaie di sugherete. L’attività di rimboschimento è avvenuta 

principalmente utilizzando essenze di conifere che consentivano di 

ottenere, grazie al loro rapido accrescimento, una copertura ottimale 

del suolo e favorivano poi l’accrescimento delle specie autoctone. 


normativo: 

Considerando che si tratta di un’area di transizione o comunque di un’area in cui 

l’attività di pascolo è presente, si potrebbe pensare al miglioramento dei pascoli, 

secondo le diverse incentivazioni previste, attraverso l’inserimento di specie arboree o 

la semina di miscugli adatti al tipo di terreno e clima. In quest’area dovrebbe 

essere strategica per la riuscita dell’intervento l’adozione di tecniche di protezione 

individuale per le giovani piante messe a dimora e l’incremento delle produzioni 

foraggere tramite l’individuazione di aree specifiche, quali il pascolo permanente, da 

destinare alla realizzazione di erbai autunno-vernini. La loro pianificazione 

dovrebbe essere condotta in accordo con gli operatori agricoli e le amministrazioni 

comunali. In particolare si dovranno realizzare piantagioni “diradate” con un 

numero di individui arborei pari a circa 300 piante/ha. Le essenze utilizzabili, 

considerando l’area fitoclimatica dovranno comprendere sicuramente la sughera, 

l’acero, il gelso e il noce. L’andamento orografico variabile e lo studio 

dell’esposizione dei versanti, consente di optare per una specie piuttosto che per 

un’altra. I vantaggi potrebbero essere notevoli in quanto la conflittualità tra 

operatori forestali e pastori, potrebbe essere mitigata nell’aspetto di “competizione 


spaziale”, in quanto dovrebbero lavorare nello stesso territorio con reciproco 

vantaggio. Inoltre l’introduzione di specie di pregio e tipiche del paesaggio 

mediterrnaeo, consentirebbe di “ricostruire” il paesaggio del pascolo arborato, 

favorendo inoltre la protezione del suolo e del gregge. 


TERRITORIALE DELLE COLLINE OLIVETATE E DEI 

VIGNETI DEL PARTEOLLA E DEI CAMPIDANI 

MERIDIONALI. (USSANA, SERDIANA, DOLIANOVA, 

DONORI) 

Si tratta di un’area ove si pratica un’intensa attività agricola, con 

connotati particolari, in quanto troviamo ampie estensioni destinate 

alla coltura degli oliveti e della vite. Confina a sud-ovest con 

l’agricoltura irrigua dei Campidani di Cagliari, mentre a est con il 

complesso montano del Sarrabus. 

La morfologia dell’area è collinare, laddove degrada dalle aree montane 

del complesso montano del Sarrabus Gerrei, per poi assumere un 

aspetto pianeggiante quando si estende nella pianura del Campidano. Il 

paesaggio agricolo è pertanto caratterizzato dalla massiccia presenza 

dei vigneti, molti dei quali con tipico allevamento ad alberello sardo, e 

delle colline olivetate che si espandono alle pendici del complesso 

montano del Sarrabus. 

Tra i vitigni, significativi sono il Nuragus, la Monica, il Cannonau, il 

Vermentino; il riconoscimento dell’IGT è previsto per i seguenti vini: 

Angialis, Serraloiri, Turriga. 


e calda. 

Le colture principali in questa area sono rappresentate dall’olivo, dai 

vigneti, dai frutteti, e, in parte, da colture non irrigue ovvero cereali a 

ciclo autunno vernino. La presenza di tali colture caratterizza 

profondamente il paesaggio agrario e inoltre la copertura arborea, in 

particolare quella degli oliveti, consente, laddove il rischio di erosione 

è elevato in funzione dell’orografia, di proteggere il suolo. 

In quest’area sono attive le iniziative private delle cantine vitivinicole. 

In particolare sono importanti, per la produzione di vino di qualità, le 

cantine Argiolas e Pala di Serdiana, Picciau di Ussana, così come la 

Cantina Sociale di Dolianova, che conta circa 400 soci. 


normativo: 

Si auspica il rinnovo degli impianti, sottoposti alla rigida disciplina comunitaria e 

sempre finalizzati a produzioni di qualità, attraverso il vincolo della “dimensione 

minima conveniente” (>= 2 ettari). Talvolta il prevalere di impianti in età 

avanzata, capaci di livelli produttivi modesti, e il tipo di forma di allevamento a 

modesta espansione (“alberello sardo”) non favorisce il settore. Inoltre i regolamenti 

comunitari, andando incontro a una crescente esigenza dei consumatori, finanziano 

le produzioni “integrate” e “biologiche”, innalzando il reddito aziendale con il 

contributo per il mancato reddito. 

Inoltre la dichiarazione delle superfici vitate, richiesta dalla vigente normativa 

comunitaria, consentirà di ottenere un quadro preciso della situazione presente, al 

fine di riconvertire alcuni vigneti non produttivi verso una qualità superiore o 

migliorare la forma di allevamento. 


Il settore della trasformazione delle drupe dell’olivo è attivissimo; il livello di 

qualità raggiunto in quest’area, la rende famosa. L’associazionismo, presente nel 

polo cooperativo del Parteolla di Dolianova, consente di ottenere produzioni di 

qualità. 

331. ECOLOGIA DEL DISTRETTO IRRIGUO DELLE 

COLTURE DA INDUSTRIA E DELL’ARBORICOLTURA 

DA FRUTTO. SISTEMA AGRICOLO TERRITORIALE 

DELLE AREE IRRIGUE DEL BASSO CAMPIDANO 

(SERRAMANNA VILLASOR DECIMO S.SPERATE) 

Quest’area, che viene compresa nella più vasto territorio del Medio 

Campidano per configurazione territoriale, gode di una naturale 

vocazione all’attività agricola; la presenza di ampie pianure, di cui gran 

parte irrigate, con una morfologia da pianeggiante ad ondulata, ha 

consentito lo sviluppo di un’agricoltura incentrata inizialmente nella 

cerealicoltura tradizionale, per poi, grazie alla disponibilità idrica, 

evolversi verso le coltivazioni industriali quali la barbabietola, 

l’orticoltura da pieno campo (come il carciofo e il pomodoro da 

industria), le foraggiere specializzate, quali il mais e la medica. 

L’irrigazione, l’esposizione dei versanti e la pendenza fa ritenere che i 

rischi di erosione risultino moderati. 

L’industria agroalimentare è rappresentata nel Medio Campidano in 

modo significativo dalla conserviera di Serramanna, che rappresenta il 

polo di attrazione non solo dell’area del Medio Campidano ma anche 

di tutto il Campidano di Cagliari e, in minor misura, di Oristano. Lo 

zuccherificio di Villasor rappresenta un riferimento per i produttori del 

Medio Campidano, tanto è che la superficie destinata alla barbabietola 

si è attualmente triplicata. 

Negli ultimi anni la viticoltura da vino, sia per congiunture di mercato 

sia per l’incentivazione comunitaria all’espianto dei vigneti, quale 

rimedio alle ricorrenti crisi di sovrapproduzione, è praticamente 

scomparsa, determinando la chiusura delle cantine sociali dell’area. Tra 

queste si ricorda quella di Serramana, il centro di trasformazione dalla 

maggiore potenzialità nel passato ventennio. 

Da questo quadro emerge che il comparto agricolo con l’industria di 

trasformazione ad esso legata rappresenta il polo trainante 

dell’economia del Medio Campidano. 


L’area è destinata alla coltura del pomodoro da industria, del carciofo, 

degli agrumi, della barbabietola da zucchero, dei fruttiferi, degli erbai e 

del girasole; la dinamica di colture quali la barbabietola da zucchero e il 

girasole è direttamente collegata alla politica dell’U.E.: per la prima 

attraverso il sistema delle quote, per la seconda attraverso incentivi alla 

coltivazione. 

Un aspetto centrale nell’analisi del settore agricolo dell’area è 

rappresentato dalla incertezza nella disponibilità di risorse idriche per 

le attività agricole. Il bilancio tra richieste e disponibilità segnala un 

divario drammatico tra la superficie irrigabile e la superficie 

effettivamente irrigata, che risulta pari ad un quinto della superficie 

servita da infrastrutture irrigue. Ciò significa che le potenzialità delle 

colture agrarie ed in particolare di quelle orticole e da pieno campo, 

non possono estrinsecarsi appieno per la mancanza della risorsa acqua. 



normativo: 

L’aumento della superficie destinata a barbabietola da zucchero, (in seguito 

all’ingresso, sia nella gestione sia nella proprietà, di nuovi imprenditori nello 

zuccherificio di Villasor), o ad altre colture quali il carciofo, fa ritenere che ad una 

maggior disponibilità idrica corrisponderebbe un aumento delle superficie coltivata. 

Questo aspetto rappresenta certamente il punto debole di questo sistema 

agroalimentare che si trova condizionato nella disponibilità della risorsa esogena. A 

livello locale, la problematica dovrebbe essere affrontata incentivando l’uso razionale 

della risorsa, sia migliorando i sistemi di adduzione interaziendali, sia diffondendo 

metodi irrigui ad alta efficienza idrologica. L’efficienza nell’uso della risorsa 

potrebbe, ancora, essere incrementata con la diffusione capillare di bollettini 

agrometereologici, che consentono di valutare le condizioni fisiologiche delle colture in 

atto, programmando gli interventi irrigui strettamente legati alle esigenze della 

coltura. Questo tipo di applicazione integrata dell’uso degli strumenti meteorologici 

e della conoscenza delle colture in atto ha il vantaggio di consentire, oltre al già 

citato risparmio idrico, anche un uso razionale e meno impattante dei fitofarmaci, 

allineandosi alle norme comunitarie e agli indirizzi di settore. 

Un aspetto che va sottolineato come fattore limitante dello sviluppo e 

della crescita del settore è quello della dimensione media aziendale, al 

di sotto della media europea, spesso aggravata dalla polverizzazione. 

La frammentazione fondiaria assume un carattere fortemente negativo, 

data la vocazione sopra ricordata verso colture specializzate come la 

barbabietola, il carciofo, il pomodoro (ma anche nei riguardi della 

stessa cerealicoltura) che necessitano di grandi superfici per poter 

realizzare economie di scala che le rendano competitive nei mercati. 

Infatti, le colture sopra ricordate hanno la caratteristica di consentire 

grandi volumi di conferimento ma con prezzi molto bassi; la 

possibilità di garantire sufficienti margini di guadagno è legata 

esclusivamente a dimensioni aziendali medie o ampie. Le possibilità di 

intervento su questo specifico problema sono estremamente limitate e 

nel corso del tempo diversi interventi in questo settore non hanno 

sortito gli effetti sperati, soprattutto in termini di dimensionamento. 


normativo: 

Il potenziamento del comparto richiede l’arresto del processo di polverizzazione 

fondiaria, presente soprattutto nelle aree periurbane, anche attraverso il ricorso alla 

normativa sulla ricomposizione della proprietà contadina. Lo stato di crisi dell’area 

e la modesta efficienza dei modelli produttivi in presenza di limitate, o inesistenti, 

disponibilità idriche risulta chiaramente dalla richiesta di incentivi per la messa a 

riposo dei terreni agricoli, specialmente nelle aree che, un tempo, rappresentavano il 

cuore produttivo del Medio Campidano. La concomitanza dei fattori citati, relativi 

alla risorsa idrica, accompagnata dalle tecniche di coltivazione poco adatte alle 

attuali condizioni climatiche e fisiologiche delle colture, nonché la frammentazione, 

hanno spinto all’abbandono dei terreni. 

Merita ricordare inoltre che, grazie alle direttive comunitarie riguardanti 

l’organizzazione comune del mercato vitivinicolo (attraverso la realizzazione del 

catasto viticolo e le sue modalità di applicazione), relativamente al potenziale 

produttivo, viene concessa ai produttori la possibilità di dichiarare i propri vigneti 

ma, soprattutto, di riscattare le quote di reimpianto, che possono essere estirpate o 

cedute alla Regione o ad altri produttori; in alternativa è consentito reimpiantare 

vitigni di qualità, così come richiesto dal mercato. 


ART. 11 ECOLOGIE DEL PATRIMONIO 

CULTURALE 

L.R. 45/89, 

art.16, lett. b) 

1) ECOLOGIA DELL’INTERPRETAZIONE DEL 

PATRIMONIO CULTURALE DELLA PROVINCIA DI 

CAGLIARI 

1. Pianificazione 

La Provincia si impegna a fornire con accordi specifici con soggetti 

pubblici e privati le forme di analisi in suo possesso utili per la 

pianificazione del settore dei Beni e delle Attività culturali. 

2. Censimento dei Beni Culturali 

La Provincia incentiva azioni di censimento per i progetti che 

prevedono la valorizzazione, il recupero ed il restauro di Beni Culturali 

e ne verifica la coerenza con il sistema censitario regionale. 

3. La Tutela dei Beni Culturali 

La Provincia si impegna a privilegiare i progetti di valorizzazione su 

Beni Culturali già censiti e/o vincolati o nei quali i soggetti coinvolti si 

impegnano, con accordo di campo, a favorire il preventivo 

censimento. 

2) ECOLOGIA DELL’USO DEI BENI CULTURALI 

1. Gestione dei Beni Culturali 

La Provincia si impegna a favorire la cooperazione tra diversi soggetti 

(pubblici e privati), interessati alla gestione del patrimonio culturale . 

Si impegna inoltre a stabilire priorità, in base alle risorse disponibili e 

alla programmazione complessiva, e a incentivare i progetti di gestione 

del Patrimonio Culturale in cui siano esplicitati: 

• La rispondenza a standard certificabili delle strutture e dei 

soggetti nella gestione dei Beni Culturali; 

• I parametri di controllo della qualità e della quantità dei servizi 

offerti; 

• La gestione integrata dei Beni Culturali; 

• I profili professionali idonei e coerenti con gli standard 

2. La valorizzazione dei Beni Culturali 

La Provincia si impegna a monitorare le ricadute e gli effetti sulle 

comunità delle azioni di valorizzazione del patrimonio culturale. 

3. Progettazione integrata pubblico-privata sui Beni Culturali 

La Provincia si impegna a individuare le diverse componenti territoriali 

coinvolgibili in progetti di valorizzazione dei Beni Culturali. 


CAPO II 

I SISTEMI DI ORGANIZZAZIONE DELLO SPAZIO 

ART. 12 SISTEMA DEI SERVIZI SOCIALI L.R. 45/89, 

art.16, lett. d) 

1. L’approccio al sistema dei servizi sociali è orientato dall’idea di 

organizzazione dello spazio sottesa al PUP/PTC: quella della “città 

territoriale”. In questo senso il sistema dei servizi sociali – servizi 

assistenziali, servizi sanitari, servizi educativi e culturali – è concepito 

come “rete infrastrutturale”, secondo le teorie del welfare mix e welfare 

locale a sostegno non solo di questo settore ma anche di tutte le attività 

umane che trovano nella qualità di tale rete primaria basilare la 

condizione costitutiva della vivibilità e della possibilità di lavorare e 

operare in un territorio. 

2. Linee guida generali 

L’impostazione di base di un possibile modello di organizzazione e 

gestione, valida per l’intero ambito provinciale, è orientata rispetto ai 

seguenti obiettivi generali: 

ricognizione dell’attuale offerta di servizi e monitoraggio continuo; 

ricognizione dell’attuale domanda di servizi e monitoraggio 

continuo; 

quantificazione delle risorse umane e finanziarie disponibili; 

individuazione dei livelli minimi da garantire per ogni campo; 

definizione di strategie per il conseguimento, mantenimento e 

incremento dei “livelli minimi”. 

3. Livelli minimi 

Il concetto di “livello minimo” – la rete primaria basilare per garantire 

la vivibilità in un territorio e per sostenere economie innescate da altre 

attività favorite dalle condizioni di vivibilità in un’area e dalla facilità 

con cui in essa è possibile lavorare e operare – rappresenta l’elemento 

chiave rispetto al quale impostare il modello e il procedimento di 

campo. Esiste dunque un primo livello, quello dei servizi minimi, nella 

cui definizione non entrano in gioco né parametri di efficienza, né di 

bisogno o di povertà. Tali livelli sono contestualizzati, ossia definiti in 

funzioni della reale domanda e dei problemi propri dei campi del 

progetto, che scaturiscono dai campi descrittivi delle situazioni di crisi, 

di inerzia o di vitalità del territorio provinciale in relazione alla 

condizione di urbanità. 

Le linee guida proposte per l’individuazione dei livelli minimi sono: 

individuare i soggetti pubblici e privati chiamati a costruire e gestire 

questa nuova rete di servizi e i rispettivi ruoli; 

proporre ai soggetti locali, primi interlocutori dei cittadini, una griglia 

di lettura della propria realtà territoriale; 


individuare elementi chiave sulla base delle indicazioni emerse dalle 

percezioni spaziali e ambientali dei soggetti territoriali e delle analisi 

che hanno contribuito alla definizione dei campi. 

4. Linee guida specifiche per le aree di relativo benessere - area di Cagliari: 

Cagliari, Quartu, Quartucciu, Selargius, Monserrato, Capoterra, Elmas, 

Assemini, Decimomannu, Uta, Maracalagonis, Sestu, Settimo S. 

Pietro, Villasimius. 

Incremento dei livelli minimi di servizi rivolti ai minori e quindi alle 

famiglie sulla base degli elementi di problematicità descrittori del 

campo e degli attuali trends demografici caratterizzati, almeno nel 

breve periodo, da un incremento della popolazione residente nell’area, 

livello che attualmente non sembra essere calibrato sulle reali necessità 

delle società locali, cui si associa nel settore del sistema di trasporto 

pubblico un miglioramento dell’offerta per ampliare il bacino di 

utenza di alcuni servizi, in particolare quelli superiori, a beneficio del 

restante territorio provinciale. In relazione ai servizi superiori, 

concentrati sostanzialmente in quest’area, il cambiamento dei bisogni 

delle persone, delle possibili risposte in relazione alle opportunità 

offerte dalle nuove tecnologie – che a loro volta ampliano la gamma 

dei bisogni – richiama la necessità di esplorare e valutare le possibilità 

e le potenzialità di introduzione di nuove tecnologie nel settore, in 

particolare si richiede che: 

in tutti i corsi di base per operatori dei servizi alla persona siano 

introdotte nozioni sull’utilizzo degli strumenti informatici e 

telematici; 

in tutti i progetti formativi per lo sviluppo di nuovi servizi siano 

esaminate e valutate le opportunità offerte dalle nuove tecnologie; 

la formazione correlata all’introduzione di nuovi servizi e/o nuove 

tecnologie sia accompagnata da una valutazione dei diversi soggetti 

(amministratori, utenti finali, gestori e formatori) sulla loro utilità, 

fruibilità, convenienza e accessibilità. 

5. Linee guida specifiche per le aree gravitazionali di equilibrio instabile - 

Sarrabus montano, Parteolla, Bassa Trexenta, Campidano Centrale, Valle del 

Cixerri, fascia costiera del Sulcis Iglesiente: Carloforte, Gonnesa, 

Portoscuso, Sant’Antioco, San Giovanni Suergiu, Giba, Sant’Anna 

Arresi, Teulada, Domus de Maria, Pula, Tratalias, Perdaxius, Narcao, 

Siliqua, Villaspeciosa, Decimoputzu, Vallermosa, Villasor, San Sperate, 

Monastir Nuraminis, Serramanna, Samassi, Serrenti, Furtei, Guasila, 

Samatzai, Ussana, Donori, Doloanova, Sinnai, Burcei, Villasalto 

Così come per gli altri campi individuati, ma in modo particolare in 

questo caso, il monitoraggio continuo sul livello di dotazione dei 

servizi, sul rapporto tra domanda e offerta, sui trend demografici, può 

favorire una corretta gestione del settore che allo stato attuale mostra 

una staticità in qualche modo legata alla difficoltà di costruirsi chiare 

prospettive di sviluppo, in parte dovute alla predominanza di modelli 

di organizzazione, delle infrastrutture in genere, ancora di tipo 

gerarchico. 

Le linee guida per i servizi sociali o, in senso più ampio, per i servizi 

alla persona poggiano dunque su alcuni concetti basilari: 


il sistema dei servizi alla persona si configura come una rete 

infrastrutturale necessaria, come le altre infrastrutture, alla vita e al 

lavoro dei cittadini; 

il sistema dei servizi alla persona include i servizi sociali, i servizi 

sanitari, i servizi educativi e i servizi assistenziali, intesi quest’ultimi 

come interventi e attività di sostegno a persone in condizioni di 

bisogno con una differenziazione in relazione al reddito (means-testing 

in sostituzione del poverty testing); 

i servizi sociali sono connotati da requisiti tipici dei servizi pubblici, 

quali l’universalità, l’obbligatorietà di erogazione, la 

personalizzazione e la definizione dei livelli minimi e degli standards 

essenziali e dai requisiti di cultura privatistica quali l’efficienza, 

l’efficacia e l’analisi di costi/benefici; 

il concetto di rete infrastrutturale conduce ad una separazione tra la 

responsabilità di rete e la responsabilità di gestione. 

Le linee guida individuate per i servizi alla persona possono fornire un 

riferimento anche per le geografie della popolazione, delle economie e 

dell’attività, per la geografia delle reti infrastrutturali di comunicazione 

e telecomunicazione e più specificatamente per il campo dei beni 

culturali, per il campo dello sviluppo turistico, ecc. 

6. Linee guida specifiche per le aree di crisi - Sarrabus costiero-Gerrei-Alta 

Trexenta, Pimentel, Barrali, Ortacesus, Guamaggiore, Selegas, Mandas, 

Gesico, Suelli, Senorbì, Siurgus Donigala, San Basilio, Sant’Andrea 

Frius, Serdiana, Soleminis, San Niccolò Gerrei, Silius, Goni, Ballao, 

Armungia, Villaputzu, San Vito, Muravera, Castiadas. 

La sbilanciata distribuzione per fasce d’età della popolazione e le 

problematiche del campo suggeriscono di concentrare l’attenzione sui 

servizi agli anziani. Questa utenza “debole” può essere interpretata, in 

senso sistemico, come risorsa, ossia come utente dell’offerta da parte 

di una o più aree (contigue e non) dotate di servizi qualitativamente 

adeguati alla specificità ed alle necessità espresse. Il patrimonio 

ambientale e culturale e le prospettive di sviluppo ad esso associate 

richiamano una cura particolare nei confronti del territorio anche 

attraverso forme di presidio volontarie e una dotazione di servizi 

primari e alla persona da calibrare in funzione della capacità di 

attrazione raggiunta e raggiungibile nei confronti dei flussi turistici. 

Ancora, la crisi delle economie tradizionali rivela la necessità di una 

riconversione che coinvolge quindi anche l’area della formazione 

professionale e dei servizi alle imprese; 

In particolare l’area della formazione – professionale, specialistica e 

post-universitaria – coinvolge orizzontalmente tutti i diversi campi e 

richiede: 

relazioni, competenze e responsabilità dei diversi soggetti operanti 

nel campo della formazione (soggetti responsabili della costruzione 

dei progetti e piani formativi, soggetti gestori dei corsi formativi); 

definizione dei fabbisogni formativi, in termini di figure professionali 

e contenuti della formazione, correlati allo sviluppo dei settori; 

individuazione di soggetti valutatori dei risultati formativi e degli 

sbocchi occupazionali; 


introduzione delle nuove tecnologie nei progetti, nei contenuti, nelle 

didattiche e nelle metodologie formative. 

Il sistema delle relazioni, delle responsabilità e in primo luogo delle 

competenze decisionali richiede una prima revisione dell’attuale 

sistema formativo in campo legislativo (regionale), procedurale e 

valutativo, anche attraverso l’individuazione di clausole vincolanti e 

obbligatorie per la realizzazione di determinati corsi e progetti 

formativi. In questo quadro di relazioni appare indispensabile definire: 

il ruolo principale degli enti locali; 

vincoli tecnico-progettuali e competenze dei soggetti gestori (enti di 

formazione); 

sistemi di monitoraggio degli sbocchi occupazionali. 

ART. 13 SISTEMA DEI SERVIZI SUPERIORI 

L.R. 45/89, art.16, 

lett. d 

1. Nel territorio della provincia di Cagliari si osserva: 

 

 

la concentrazione dei servizi superiori nei centri di maggiori 

dimensioni (Cagliari, Quartu Sant’Elena) o comunque nell’area di 

Cagliari (Elmas, Selargius, Monserrato, ecc.) intorno ai quali 

gravitano il resto dei comuni per la fruizione di funzioni “rare” 

(commercio, beni di uso raro e grande distribuzione, istruzione e 

sanità, banche e assicurazioni, ecc.); 

la mancanza di specializzazione in termini di offerta che 

presuppone la replica delle medesime funzioni all’interno di ogni 

bacino di gravitazione. 

Al contempo, si assiste alla dislocazione di servizi superiori in altre 

aree della provincia secondo logiche che possono essere riconducibili 

a: 

scelte economico-strategico-tecniche dettate da soggetti 

internazionali o nazionali (il radio telescopio a San Basilio, la 

grande distribuzione a San Sperate); 

 

 

scelte derivanti dalle specificità locali, dalla capacità istituzionale di 

reperimento e gestione di risorse economiche e da volontà 

politiche (il parco tecnologico di Pula, il sistema delle aree protette 

e dei percorsi museuali come il parco geominerario e il consorzio 

turistico Sa Corona Arrubia, ecc.); 

scelte principalmente politiche e tecniche finalizzate alla riduzione 

dei flussi gravitanti nel capoluogo provinciale (motorizzazione 

civile a Selargius, cittadella universitaria a Monserrato). 

Da questi esempi è evidente come un’organizzazione dei servizi 

superiori che si diffonde in modo capillare nel territorio non possa 

avvenire in tempi brevi, né prescindere da vincoli discendenti dalla 

ricerca di economie di scala e da principi di indivisibilità tecnologica 

che ne limitano la possibilità di rilocalizzazione. 

2. Linee guida generali per i trends da favorire: 


scelte localizzative dei servizi superiori ancorate alle specificità locali 

così da esplicarne le potenzialità e in grado di richiamare un’utenza 

non solo locale ma anche extra-locale, creando “centri di eccellenza”; 

potenziamento delle reti di comunicazione sia fisiche sia telematiche, 

favorendo la cooperazione tra i vari servizi e una maggiore 

accessibilità su tutto il territorio a partire dagli accordi di campo; 

Per quanto attiene le possibili linee di riorganizzazione del sistema dei 

servizi superiori, in coerenza con la filosofia complessiva del piano 

provinciale, esse dovrebbero avere come obiettivo generale quello di 

costruire una “rete” di servizi rari capaci di sostenere le modalità di 

sviluppo endogeno che si esprimono attraverso gli accordi di campo. 

Si tratta, dunque, di superare una logica di localizzazione dei servizi 

basata unicamente sulla considerazione del carattere gerarchico dei 

centri, vale a dire una logica che porta: 

ad una iperconcentrazione dei servizi rari a Cagliari; 

ad una distribuzione dei restanti servizi sul resto del territorio 

provinciale in modi che non tengono conto delle specificità 

socioeconomiche, culturali ed ambientali dei vari contesti. 

Sulla base della conoscenza di sfondo costruita sui servizi alla persona 

e sui servizi superiori, è possibile individuare alcune linee guida per 

l’organizzazione del sistema dei servizi superiori, basate su alcuni 

requisiti del “progetto ambientale” di cui all’art. 1 della normativa in 

alcuni casi esplicitamente richiamati: 

integrazione tra i diversi servizi per la creazione di forme alternative 

di cooperazione e creazione di sinergie in ragione di un criterio di 

complementarità che tiene conto delle specificità locali (integrazione 

tra servizi per la formazione professionale – sulla base della reale 

richiesta di un certo tipo di professionalità in un dato contesto da 

parte degli operatori locali – per l’artigianato e il commercio, per i 

servizi ambientali e culturali); 

integrazione tra le attività universitarie e le attività produttive e di 

erogazione dei servizi alla luce del processo di riforma universitaria 

che prevede un sempre maggiore grado di autonomia e quindi 

richiede una maggiore capacità di attrazione e di competizione che si 

esplica nella definizione dei moduli formativi in termini di qualità 

didattica, di ricerca, di risposta alle esigenze del mondo del lavoro 

locale; 

monitoraggio continuo attraverso la creazione di “osservatori di 

campo”, all’interno degli accordi di campo, finalizzati ai progetti di 

integrazione tra i servizi che necessitano di analisi socio-economiche 

dei contesti locali, di orientamento e raccolta delle esigenze 

formative della società locale, di procedure di valutazione ex ante ed 

ex post rispetto al coinvolgimento dei vari soggetti pubblici e privati, 

alle priorità politiche, alla qualità, efficacia ed efficienza dei servizi 

erogati, all’affidabilità e capacità gestionale; 

potenziamento del sistema delle comunicazioni materiali e 

immateriali per la riqualificazione dei nodi del sistema già esistenti e 

la creazione di nuovi non vincolati a specifiche localizzazioni, 

incremento dell’accessibilità attraverso le reti telematiche, 

l’abbattimento delle eventuali barriere architettoniche, la diffusione 

dell’informazione sulla presenza e sulle modalità di fruizione dei 


servizi, l’aumento della potenzialità produttiva del sistema e la 

riduzione della mobilità pendolare centro-periferica; 

attivazione di una “politica del tempo” ottenuta mediante la 

riorganizzazione degli orari e dei calendari dell’erogazione dei servizi 

in conformità alle esigenze delle differenti categorie di utenti 

configurabili. 

3. Linee guida specifiche per l’area di Cagliari: Cagliari, Quartu, 

Quartucciu, Selargius, Monserrato, Capoterra, Elmas, Assemini, 

Decimomannu, Uta, Maracalagonis, Sestu, Settimo S. Pietro, 

Villasimius 

L’area di Cagliari, ancora legata nella distribuzione dei servizi ad un 

modello di tipo gerarchico, si caratterizza per una dotazione 

infrastrutturale del territorio superiore rispetto al resto del territorio 

provinciale. In questo senso appare necessario attivare azioni di 

decongestionamento dei flussi operando su due livelli, l’incremento 

del sistema di trasporto pubblico e l’implementazione delle reti 

telematiche per l’erogazione dei servizi e quindi in relazione ad esse 

valutare la possibilità di decentramento di alcune tipologie di servizi. 

A tal fine può essere esplorata e valutata la possibilità di utilizzo delle 

nuove tecnologie nel settore, in particolare si ritiene opportuno che: 

in tutti i corsi di base per operatori dei servizi alla persona siano 

introdotte nozioni sull’utilizzo degli strumenti informatici e 

telematici; 

in tutti i progetti formativi per lo sviluppo di nuovi servizi siano 

esaminate e valutate le opportunità offerte dalle nuove tecnologie; 

la formazione correlata all’introduzione di nuovi servizi e/o nuove 

tecnologie sia accompagnata da una valutazione dei diversi soggetti 

(amministratori, utenti finali, gestori e formatori) sulla loro utilità, 

fruibilità, convenienza e accessibilità. 

4. Linee guida per le aree gravitazionali di equilibrio instabile: Sarrabus montano, 

Parteolla, Bassa Trexenta, Campidano Centrale, Valle del Cixerri, fascia 

costiera del Sulcis, Teulada, Domus de Maria, Pula, Siliqua, Villaspeciosa, 

Decimoputzu, Vallermosa, Villasor, San Sperate, Monastir, Nuraminis, 

Guasila, Samatzai, Ussana, Donori, Dolianova, Sinnai, Burcei, 

Villasalto 

Per la loro posizione di transizione tra l’area di Cagliari in senso stretto 

e i territori più esterni della provincia, per essere lo spazio territoriale 

che accoglie parte delle principali infrastrutture di trasporto, si 

prestano ad accogliere alcuni servizi superiori successivamente ad 

un’opportuna contestualizzazione rispetto alle singole specificità locali; 

5. Linee guida per le aree di crisi: Sarrabus costiero-Gerrei-Alta Trexenta; 

Pimentel, Barrali, Ortacesus, Guamaggiore, Selegas, Mandas, Gesico, 

Suelli, Senorbì, Siurgus Donigala, San Basilio, Sant’Andrea Frius, 

Serdiana, Soleminis, San Niccolò Gerrei, Silius, Goni, Ballao, 

Armungia, Villaputzu, San Vito, Muravera, Castiadas. 

Queste aree sono state valutate come aree di crisi in relazione alla 

presenza dei servizi alla persona e di alcune tipologie di servizi 

superiori. In realtà la connotazione negativa viene ribaltata assumendo 

un punto di vista differente che abbandona la dimensione 

eminentemente urbana, per focalizzarsi sulla dimensione ambientale e 

culturale. Sono infatti i territori “densi di natura e di storia” per i quali 

può essere prospettata un’economia strutturale basata sulle risorse 


ambientali e culturali se adeguatamente sostenuta da servizi, sia alla 

persona sia superiori, per la formazione professionale sulle 

competenze richieste per l’utilizzo di tali risorse e da attività di ricerca 

orientate alla sperimentazione rispetto ad alcuni campi di problemi 

specifici del contesto (riqualificazione delle aree contaminate, gestione 

dei beni culturali, ecc.). 

ART. 14 SISTEMA DELLA MOBILITA’ E DEI TRASPORTI L.R. 45/89, 

art.16, lett. e) 

Lo sviluppo del territorio provinciale è fortemente caratterizzato da 

una crescente esigenza di mobilità. La domanda di trasporto che ne 

deriva discende dalla dimensione e dalla localizzazione degli 

insediamenti residenziali, produttivi e di servizio, dall'espansione 

economica, nonché dal movimento demografico. Nella Provincia di 

Cagliari l’espansione e la trasformazione del sistema dei trasporti e la 

realizzazione delle infrastrutture di comunicazione è avvenuta più a 

seguito di esigenze e di richieste settoriali e frammentate che in 

funzione di una complessiva pianificazione del territorio. Da ciò nasce 

la necessità di adeguare il sistema dei trasporti alle situazioni ambientali 

e storico-culturali del territorio. Le scelte trasportistiche andranno 

perciò considerate all’interno di un progetto complessivo del territorio 

che nello stesso tempo tenda a razionalizzare e consolidare i corridoi 

della grande mobilità e contribuisca a rafforzare l'accessibilità alle aree 

dello spopolamento. 

Il sistema della viabilità e delle comunicazioni nel territorio provinciale 

deve, da un lato, favorire l’accessibilità alle aree maggiormente 

urbanizzate e ai principali nodi sede di servizi superiori di trasporto; 

dall’altra, creare nuove opportunità di comunicazione e favorire lo 

sviluppo di condizioni di indifferenza localizzativa. 

Per quanto riguarda il primo aspetto, le linee guida sono rivolte 

soprattutto al miglioramento del servizio di trasporto collettivo su 

rotaia, verso il quale si possono indirizzare quote di domanda di 

viaggio (soprattutto a media e lunga percorrenza) che attualmente 

sono appannaggio del trasporto su gomma, soprattutto privato. 

Per ottenere ciò è necessario: 

- il raddoppio della linea nella tratta Decimomannu – Oristano e la 

sua elettrificazione (attualmente presenti soltanto nella tratta 

Cagliari – Decimomannu); 

- il medesimo intervento nelle direttrici Decimomannu – Iglesias e 

Decimomannu – Carbonia almeno nel tratto comune 

Decimomannu - Villamassargia, permettendo così una 

diminuzione dei tempi di collegamento tra il bacino del Sulcis- 

Iglesiente e il campo urbano di Cagliari; 

- lo sviluppo di un sistema di controllo automatico e centralizzato 

del traffico e l’introduzione di mezzi ad assetto variabile per un 

incremento delle velocità di percorrenza. 

Accanto a questi interventi sui corridoi ferroviari è necessario 

rafforzare la rete stradale con: 

- il completamento della Cagliari – Oristano – Sassari nel tratto 

Cagliari – Terralba; 


- l’adeguamento della direttrice stradale Cagliari - Iglesias a 

caratteristiche di progetto che permettano un miglioramento della 

velocità e della sicurezza della percorrenza. 

Relativamente al secondo aspetto considerato, è necessario rafforzare 

le generatrici di collegamento tra i bacini di mobilità, soprattutto con 

un miglioramento del servizio di trasporto collettivo su gomma di 

media percorrenza e la sua integrazione col trasporto su ferro. 

In particolare si individuano le seguenti linee guida: 

- migliorare i collegamenti sulle direttrici plurimodali Carloforte – 

Calasetta – Sant’Antioco – Carbonia – Cagliari e Carloforte – 

Portoscuso – Carbonia – Cagliari, attraverso l’integrazione, anche 

tariffaria, dei sistemi di trasporto su mare, su gomma e su ferro e 

l’adeguamento della stazione di Carbonia al fine di agevolare lo 

scambio modale; 

- migliorare il tracciato viario lungo la direttrice Cagliari – Teulada, 

prioritariamente nel tratto Domus de Maria – Teulada mediante 

l’adeguamento del tracciato viario; 

- migliorare i collegamenti lungo la direttrice plurimodale Cagliari – 

Senorbì - Mandas e la Decimomannu – Monastir – Mandas, da 

conseguire con: l’adeguamento, anche in variante, della sede 

ferroviaria a maggiori velocità (medie) di percorrenza rispetto alle 

attuali, la riorganizzazione del trasporto collettivo su gomma e la 

sua integrazione col trasporto ferroviario, l’adeguamento dei 

tracciati viari Dolianova – Sant’Andrea Frius e Monastir - Mandas; 

- migliorare l’integrazione tra i sistemi di trasporto collettivo su 

gomma e su ferro mediante l’adeguamento infrastrutturale delle 

stazioni interessate da scambi modali. 

Bacini della mobilità 

Si individua un sistema della mobilità costituito da un insieme di bacini 

in cui si svolge la prevalenza degli spostamenti giornalieri delle 

comunità che vi risiedono, per i quali si osserva un differente grado di 

autocontenimento e un differente livello di gravitazione verso quelli 

maggiormente urbanizzati. Sulla base di tali relazioni sono stati 

individuati i campi che caratterizzano la mobilità all’interno del 

territorio provinciale: il campo della mobilità di gravitazione del campo 

urbano di Cagliari, la cui influenza si estende oltre l’ambito provinciale; 

il campo della mobilità nel bacino del Sarrabus-Gerrei-Trexenta. 

Si descrivono le linee guida riferite ai campi della mobilità. 

1. Campo della mobilità di gravitazione del bacino del campo urbano di Cagliari 

L'influenza di tale campo interessa in modo particolare i comuni del 

basso Campidano, della Trexenta e del Gerrei. 

Le linee guida sono rivolte al miglioramento dell’accessibilità all’area 

urbana e ai servizi superiori di trasporto (aeroporto di Cagliari – 

Elmas, porto di Cagliari) attraverso: 

- il miglioramento dei collegamenti su rotaia tra Decimomannu e 

Cagliari mediante la riqualificazione della tratta in un servizio di 

tipo metropolitano che comporta un aumento di velocità, delle 

frequenze e del comfort; l’adeguamento della stazione di 

Decimomannu ad un terminal di scambio tra treni regionali e treni 

metropolitani, di scambio modale ferro - gomma e nodo regionale 

di controllo del sistema dei trasporti; 


- la realizzazione del collegamento tra la linea ferroviaria e il nodo 

aeroportuale; 

- la promozione di sistemi di trasporto collettivo su gomma a bassa 

e media percorrenza, sia integrativi sia sostitutivi del servizio su 

gomma esistente, di bassa capienza e alta frequenza svolto 

attraverso modalità di trazione a ridotto consumo energetico (ad 

esempio, la modalità elettrica per le basse percorrenze e la 

modalità ibrida per le medie); l’integrazione di tale servizio col 

servizio di lunga percorrenza sia su ferro sia su gomma; 

- la realizzazione della linea ferroviaria metropolitana di superficie 

nel campo urbano di Cagliari e integrazione con la linea regionale 

Cagliari – Senorbì – Mandas. 

4. Campo della mobilità nel bacino del Sarrabus – Gerrei - Trexenta 

Questo campo è caratterizzato da un autocontenimento della mobilità 

per i comuni del Sarrabus e da forti rapporti di dipendenza dei comuni 

del Gerrei e della Trexenta nei confronti del campo urbano di Cagliari 

e della centralità di Muravera, non supportati da un'adeguata 

infrastrutturazione. 

Le linee guida riguardano in particolare: 

- l'adeguamento del tracciato plano-altimetrico della direttrice 

Cagliari – Ballao nel tratto S. Andrea Frius - Ballao, al fine di 

migliorare le velocità di percorrenza; 

- la promozione di sistemi di trasporto collettivo su gomma a bassa 

e media percorrenza e di bassa capienza, sia integrativi sia 

sostitutivi del servizio su gomma esistente, attraverso modalità di 

trazione a ridotto consumo energetico (ad esempio, la modalità 

elettrica per le basse percorrenze e la modalità ibrida per le medie), 

per i collegamenti con le centralità di Muravera e Senorbì; 

integrazione tra tale servizio e il servizio su ferro Senorbì – 

Cagliari e Senorbì – Mandas, nell’ottica di una riqualificazione di 

quest’ultimo in termini di rapidità e comfort nell’accesso al campo 

urbano di Cagliari e in prospettiva della sua integrazione con la 

linea metropolitana di Cagliari; 

- l’integrazione tra luoghi dell’interno e luoghi costieri attraverso il 

miglioramento della direttrice Ballao – San Vito – Muravera, della 

Cagliari – Burcei e degli itinerari di penetrazione tra Burcei e 

Castiadas interni al parco regionale Sette Fratelli – Monte Genis. 

Trasporto marittimo 

Tenuto conto del Piano Regionale dei Trasporti (PRT), a livello 

provinciale si possono tracciare le seguenti linee guida per il sistema 

portuale: 

− 

attivare il Sistema dei Porti Turistici mediante il completamento 

dei lavori di infrastrutturazione e di dotazione di servizi portuali; 

Trasporto aereo 

Tenuto conto del Piano Regionale dei Trasporti (PRT), a livello 

provinciale si possono tracciare le seguenti linee guida per il trasporto 

aereo: 

promuovere una politica delle infrastrutture terrestri finalizzata al 

collegamento fra il porto e l’aeroporto di Cagliari e all’adeguamento 


delle infrastrutture di accesso allo scalo aeroportuale stradali e, 

soprattutto, ferroviarie; 

attivare una politica degli interporti, delle piattaforme logistiche e, 

ove opportuno, costruire raccordi ferroviari di accesso ai terminali 

cargo; rendere più svelte le procedure amministrative per il rilancio 

del trasporto merci e l’integrazione sistemica tra porto e aeroporto. 

Politica energetica nei trasporti 

Le principali linee guida per una politica energetica provinciale nel 

settore che consentano di conseguire consumi ed emissioni unitari più 

ridotti, contenendo l’incremento della domanda e orientandola verso le 

alternative modali a più ridotto consumo, sono le seguenti: 

promuovere le tecnologie migliorative o alternative (veicoli elettrici 

e/o ibridi, celle a combustibile, biocarburanti, ecc.), in linea con la 

nuova normativa nazionale e con gli sviluppi della ricerca 

tecnologica, per elevare l’efficienza energetica dei veicoli e adattarle a 

condizioni di circolazione urbana ed extraurbana congruenti con le 

regole dettate dal Codice della Strada. Tale azione va orientata 

primariamente verso il sistema di trasporto collettivo su gomma, e la 

scelta della tipologia di veicolo può essere fatta in funzione delle 

velocità e distanze medie di percorrenza desiderabili nei collegamenti 

interni al territorio della provincia. Occorre quindi studiare il 

potenziale di penetrazione sul territorio dei veicoli a trazione non 

convenzionale (elettrica, metano, ibrida) in funzione delle 

percorrenze, della capienza e della frequenza del trasporto nei diversi 

bacini della provincia di Cagliari; 

potenziare le reti di trasporto rapido di massa su sede fissa e delle 

infrastrutture di interscambio per gli spostamenti di lunga 

percorrenza, con l’obiettivo di privilegiare l’integrazione e lo scambio 

modale; 

sostenere le azioni di informazione sul trasporto su modalità di 

trazione energeticamente più efficienti e sostenere il ricorso a 

incentivi per la sostituzione dei veicoli attualmente in circolazione 

con veicoli a minor consumo e con minori emissioni inquinanti. 

Fabbisogno formativo nel settore dei trasporti 

Le linee guida in questo campo espresse dal Piano fanno ampio 

riferimento alla sezione del Piano Generale dei Trasporti che 

approfondisce il problema delle nuove professionalità e i percorsi 

formativi nella riorganizzazione del sistema. 

Si individuano i seguenti profili professionali: 

esperto di pianificazione dei sistemi di mobilità regionali, le cui aree 

di competenza richieste sono relative alla predisposizione dei piani di 

trasporto regionali e provinciali, dei programmi triennali dei servizi, 

dello svolgimento di gare per l’affidamento della gestione, della 

stipula di contratti, del monitoraggio sull’andamento dei servizi e sul 

rispetto dei contratti; 

esperto di pianificazione di sistemi di mobilità locali (ambito urbano 

e metropolitano), per consentire alle amministrazioni di gestire la 

mobilità urbana e metropolitana sia sul versante dell’offerta, che su 

quello della regolazione e gestione della domanda. Particolare 

valenza assume, all’interno di questo ruolo organizzativo, la 


trattazione degli aspetti urbanistici e territoriali, quelli finanziari degli 

interventi (costi e coperture pubblici e privati) nonché la 

progettazione, attuazione e controllo degli investimenti; 

esperto della contrattualistica, in virtù del fatto che il D.Lvo. 422/97 

implica il ricorso a forme contrattuali estremamente innovative per il 

settore, quali la stipula di contratti di servizio, ma anche l’analisi e la 

valutazione dei contenuti dei contratti connessi alla organizzazione e 

gestione di nuovi sistemi. La figura denominata “Esperto della 

contrattualistica” si pone dunque come necessario riferimento per 

ridurre le asimmetrie informative connesse all’esercizio dei servizi di 

trasporto locale e per utilizzare con consapevolezza i diversi 

strumenti contrattuali disponibili; 

esperto di sistemi di controllo e regolazione del traffico (sistemi di 

controllo della circolazione stradale, sistemi di comando e controllo, 

telerilevamento, etc.). La necessità di affidare la progettazione, la 

gestione e la manutenzione a operatori privati implica, di 

conseguenza, lo sviluppo all’interno delle amministrazioni locali di 

competenze tecniche oltre che contrattuali, al fine di valutare 

adeguatamente le diverse offerte nonché le prestazioni dei sistemi 

attivati e la loro effettiva corrispondenza alle caratteristiche del 

bacino di mobilità di riferimento; 

“mobility manager” di area: il Decreto del Ministero dell’Ambiente 

del 27 marzo 1998 sulla mobilità sostenibile fa riferimento a 

un’ampia gamma di competenze per la gestione dell’integrazione tra 

trasporto locale pubblico e privato, soprattutto attraverso 

l’organizzazione della domanda di trasporto. Le competenze 

richieste sono sui sistemi di monitoraggio dei flussi e di 

informazione a rete verso l’utenza e verso gli operatori, nonché di 

forme tariffarie e di offerta integrata di servizi, al fine di ridurre la 

congestione e le emissioni in ambito urbano. 

ART. 15 SISTEMA DEI SERVIZI DI TELECOMUNICAZIONI L.R. 45/89, 


Le infrastrutture di telecomunicazioni (reti fisse e mobili) in Sardegna 

sono tecnologicamente moderne; la rete fissa è sotto utilizzata rispetto 

alle capacità della larga banda (v. fibre ottiche). 

Il sistema dei servizi delle telecomunicazioni è composto dai seguenti 

ambiti tematici, per ognuno di essi sono elencate le linee guida: 

1. La formazione 

2. I servizi: Telemedicina e Telesoccorso, Teleamministrazione, 

Telelavoro, i servizi alle Piccole medie imprese (Pmi) 

3. La rete fissa e mobile 

4. La Compatibilità elettromagnetica e il territorio 

La formazione 

- promuovere corsi di aggiornamento per i docenti nel settore 

telematico 

- inserire dei corsi specifici e aggiornare i contenuti dei corsi 

esistenti 


- realizzare in ogni istituto almeno un laboratorio didattico con 

relativi collegamenti Internet 

- favorire iniziative per le raccolte bibliografiche multimediali, 

diffondere le riviste del settore telecomunicazione, informatica, 

PC, elettronica, ecc. in ogni scuola 

- favorire lo sviluppo di “reti telematiche” tra le varie scuole della 

Provincia (e anche fuori) 

- promuovere iniziative culturali, anche con altri Enti, Associazioni 

pubbliche, o private, o industrie (v. teledidattica a distanza) 

- partecipare alle iniziative pilota del Ministero della Pubblica 

Istruzione in Sardegna (Progetti Mercurio, Marte, ecc.) 

I servizi 

- favorire la diffusione del Telesoccorso. Con l’introduzione sempre 

più estesa della tessera sanitaria personale (tipo smartcard), si potrà 

evitare in molti casi la mobilità e il trasporto delle persone. Sarà 

infatti possibile via rete il trasferimento delle cartelle cliniche, 

acquisire l’esito di un esame, la prenotazione automatica di una 

visita, la trasmissione di una immagine diagnostica, il monitoraggio 

in remoto di un paziente, ecc. 

- favorire la diffusione della Telemedicina. In questa tipologia 

rientrano i collegamenti tra gli ospedali o i centri sanitari attrezzati. 

E’ questo il caso del teleconsulto, della analisi remotizzata da parte 

di un esperto di un’immagine (radiografia, TAC, etc) o di un 

segnale monodimensionale (ECG, EEG, ecc.). Per i piccoli centri 

di assistenza sociale, (ospizi, case di cura, piccoli presidi 

ospedalieri) può essere molto importante il collegamento con 

centri attrezzati per il teleconsulto riducendo così almeno in parte i 

costi di personale specializzato e l’abbandono delle aree territoriali 

più disagiate 

- favorire la diffusione della Teleamministrazione. La 

teleamministrazione (T.A.) può essere rivolta al cittadino, 

all’interno dei propri Enti dislocati sul territorio o per gli 

imprenditori (Pmi: Piccole e medie imprese) 

- favorire la diffusione del Telelavoro 

- favorire la diffusione dei servizi alle Piccole medie imprese (Pmi) 

La rete fissa e mobile 

favorire la riduzione dei tempi necessari per l’espletamento delle 

pratiche per le concessioni e la realizzazione di nuove stazioni radio 

base, nel rispetto dei vincoli ambientali 

favorire un miglior coordinamento tra i vari attori. Il passaggio da 

regime di monopolio a libero mercato, sta favorendo l’impiego di 

nuovi attori nel mondo delle telecomunicazioni fisse e mobili. 

Indubbiamente le opportunità tecnologiche più significative (larga 

banda, Video on demand, TV su cavo, ecc.) saranno più accessibili 

nei grandi centri urbani che non nelle zone periferiche. Nel 

promuovere un decentramento socio-economico sul territorio per 

favorire le zone meno sviluppate, indirettamente verrà imposto 

anche un decentramento telematico. 

La Compatibilità elettromagnetica e il territorio 

Energia e inquinamento elettromagnetico 


Negli ultimi anni, lo sviluppo tecnologico ha comportato un crescente 

aumento dell’esposizione della popolazione a campi elettrici, magnetici 

ed elettromagnetici. In particolare, il potenziamento della rete di 

trasporto e di distribuzione dell’energia elettrica sul territorio, richiesta 

per soddisfare la domanda energetica, hanno determinato l’aumento 

del cosiddetto inquinamento elettromagnetico. Sugli effetti immediati 

dati dalle esposizioni a radiazioni non ionizzanti non sussistono dubbi 

tra gli esperti, essendo riconosciuta la loro pericolosit. Il problema 

maggiore riguarda dunque i possibili effetti a lungo termine di 

esposizioni prolungate nel tempo. 

Le problematiche dei campi elettromagnetici coinvolgono la rete 

elettrica e dunque l’Enel come principale ente gestore della stessa. 

Tramite le società Terna ed Enel Distribuzione, l’Enel è proprietaria 

della maggior parte della rete di trasmissione nazionale e di gran parte 

delle reti di distribuzione. 

Analisi condotte dalla Azienda U.S.L. n. 8 di Cagliari dimostrano come 

in prossimità di elettrodotti e cabine di trasformazione i valori di 

inquinamento elettromagnetico si mantengano sempre ad un livello 

inferiori rispetto ai limiti fissati dal DPCM del 23 aprile 1992; i valori 

più elevati sono stati misurati presso l’elettrodotto da 380 kV Sarroch- 

Rumianca-Selargius, nei pressi di una sede di lavoro con annessa 

abitazione privata. In generale però per quanto riguarda le misure 

effettuate su cabine ed elettrodotti i risultati sono sempre di molto al 

disotto dei limiti di legge. 

Si individuano le seguenti linee guida: 

– creare corridoi di rispetto per gli elettrodotti all’interno dei quali non 

è consentita alcuna destinazione di edifici ad uso residenziale, 

scolastico, sanitario o altro che comporti una permanenza 

prolungata; 

– effettuare, nel caso di nuove installazione, una valutazione 

preventiva dei campi elettromagnetici preesistenti in modo tale da 

non superare in nessun caso i limiti imposti per legge; 

– sviluppare nuove tecnologie e soluzioni per ridurre i livelli di campo 

magnetico generati dai sistemi di trasmissione e distribuzione e 

contenere l’occupazione dello spazio. 

Telecomunicazioni e inquinamento elettromagnetico 

La Azienda U.S.L. n. 8 di Cagliari ha portato avanti una serie di 

rilevamenti per quanto riguarda l’inquinamento elettromagnetico 

legato alla localizzazione nel territorio di stazioni radio base e ripetitori 

TV. Per quanto riguarda le stazioni radio base il valore massimo 

misurato, nei siti dove sono installati, è uguale a 3,15 V/m. Nei siti 

dove sono installate, oltre alle stazioni radio base anche antenne di 

televisioni e radio locali i valori ottenuti risultano maggiori rispetto ai 

valori di qualità fissati dal D.M. 10 settembre 1998 n. 381. 

Le misure effettuate presso Ponti Radio, con annessa stazione radio 

base della TIM (GSM e TACS) hanno dato sempre risultati al di sotto 

delle soglie di sensibilità strumentali con valori di picco di campo 

elettrico comprese tra 0,5 e 2,39 V/m. 

I risultati ottenuti fino ad ora danno un quadro positivo della 

situazione relativa agli impianti di telefonia cellulare e ponti radio base. 

Qualche problema invece per quei siti dove sono installati anche 

ripetitori RAI o di televisioni private. 

Si individuano le seguenti linee guida: 


– creare di fasce di rispetto 

– per le nuove installazione è necessario effettuare una valutazione 

preventiva dei campi elettromagnetici preesistenti; 

ART. 16 SISTEMA DEI SERVIZI ENERGETICI L.R. 45/89, 


Il sistema dei servizi energetici è composto dai seguenti ambiti 

tematici, per ognuno di essi sono elencate le linee guida: 

Il sistema di approvvigionamento dell’energia 

- Favorire la diversificazione della produzione energetica 

provinciale, in modo da diminuire la dipendenza della generazione 

di energia elettrica dai combustibili fossili 

- favorire la realizzazione di impianti di piccola potenza sia per 

raggiungere la completa autosufficienza enegetica sia per andare 

incontro alle esigenze differenziate delle diverse realtà territoriali 

(industriali, agricole, residenziali) 

- favorire la diffusione della cogenerazione, in quanto mezzo di 

approvvigionamento energetico capace di combinare in modo 

efficiente e vantaggioso le richieste di energia elettrica e termica; 

- valorizzare risorse e competenze locali nella pianificazione della 

generazione distribuita dell’energia 

- promuovere strategie di risparmio e uso efficiente dell’energia 

nelle diverse attività all’interno della provincia di Cagliari: civile, 

industriale, agricolo (eventuale promozione di campagne per il 

cittadino di educazione agli usi durevoli dell’energia) 

La fonte metano per la produzione di energia 

- Favorire l’istituzione, a livello di Governo Regionale, di una 

commissione che produca uno studio di fattibilità della 

metanizzazione della Sardegna. 

Le fonti rinnovabili per la produzione di energia 

- elaborare studi approfonditi per ottenere un quadro conoscitivo 

adeguato sul potenziale teorico di produzione energetica da 

biomasse in provincia di Cagliari, sul quale impostare successivi 

studi di fattibilità per la costruzione di piccoli impianti di bassa 

potenza (≤5 MW) nel territorio provinciale, esaminando sia le 

possibilità fornite dalla presenza di residui di attività industriali, sia 

quelle legate più strettamente all’ambito agricolo, con lo 

sfruttamento di residui agricoli o coltivazioni specializzate 

- valutare la possibilità di uso di biomasse come combustibile 

complementare per gli impianti di termodistruzione a recupero 

energetico (inceneritori urbani), secondo schemi impiantistici già 

realizzati con successo in Nord Europa 

- censire gli insediamenti produttivi di residui organici (in particolare 

le lavorazioni di carta e mobili presenti in provincia), prendendo in 

esame la loro localizzazione per valutare dal punto di vista 


logistico la possibilità di aggregare consorzi di imprese in grado di 

raggiungere la massa critica richiesta per ottenere un ritorno 

economico dalla produzione energetica 

- effettuare l’analisi preliminare e il coordinamento con le 

amministrazioni locali per valutare compiutamente le potenzialità 

del territorio, dal punto di vista della capacità produttiva, della 

collocazione dei possibili siti di piantumazione delle “colture 

energetiche” e della facilità di trasporto della biomassa fino alla 

sede dell’impianto propriamente detto, della compatibilità con 

vincoli territoriali e paesaggistici, della struttura della proprietà 

agricola (terreni demaniali, comunali, privati) ai fini 

dell’individuazione dei soggetti pubblici o privati interessati alla 

realizzazione dell’impianto; 

- supportare la divulgazione 1) dei programmi di finanziamento 

comunitari per lo sviluppo della produzione energetica da fonti 

rinnovabili, in particolare il programma Altener quale supporto 

finanziario ad azioni dirette alla creazione o all'ampliamento delle 

infrastrutture di sviluppo delle fonti rinnovabili nella 

pianificazione locale e regionale, mobilitando gli investimenti 

privati e diversificando gli strumenti finanziari; 2) delle diverse 

facilitazioni utilizzabili secondo quanto previsto dalla normativa 

nazionale: a fianco del sovrapprezzo previsto dal Cip 6/92 per le 

energie da fonte rinnovabile, ad esempio, per piccoli impianti 

dimostrativi è possibile ottenere un minor costo utilizzando i 

benefici comunitari previsti dal Reg. 1765/92 relativi ai terreni 

mantenuti incolti. 

L’eolico 

- Sostenere la progettualità locale attraverso campagne informative 

sui programmi di finanziamento comunitari destinati all’energia 

eolica, con particolare riferimento a realizzazioni innovative od 

all’installazione in territori particolarmente difficili, quali i terreni 

montani 

- promuovere un’analisi di fattibilità per l’installazione di nuovi 

impianti aerogeneratori nel territorio provinciale, attraverso i 

seguenti passi: 

- individuazione, attraverso la collaborazione delle amministrazioni 

locali, di una serie di aree candidabili alla collocazione degli 

aerogeneratori, la cui scelta dovrà tenere conto sia, ovviamente, 

del valore della ventosità locale, desumibile dai dati disponibili, sia 

di altri parametri essenziali quali l’accessibilità del sito, la vicinanza 

e la facilità di connessione alla rete elettrica, l’impatto ambientale 

(per gli aerogeneratori è unicamente visivo ed acustico), la 

presenza di enti o privati interessati alla installazione e gestione del 

generatore; 

- installazione di anemometri nei siti selezionati, avviando una 

campagna di misure dell’intensità e direzione del vento della 

durata di almeno 12 mesi (il successo di un’installazione eolica 

dipende infatti dalle caratteristiche locali del vento, sia in termini 

di velocità media e media cubica, sia in termini di stabilità, 

turbolenza, presenza o meno di raffiche) anche attraverso 

un’estrapolazione dei dati di ventosità mediante l’utilizzo di 

metodologie teoriche (modelli di calcolo del potenziale) per una 


prima selezione dei siti di interesse, i cui risultati vanno comunque 

confermati con un’adeguata campagna di misure locali; 

- valutazione tecnico economica finale dei progetti (scelta del 

numero e della taglia dei generatori e valutazione dell’energia 

producibile). 

Energia solare e fotovoltaico 

Nel campo solare è opportuno: 

- incentivare l’utilizzo di pannelli solari a scopo di riscaldamento 

civile e/o produzione di acqua sanitaria. In tal modo, utilizzando 

un prodotto tecnologicamente maturo, si otterrebbero buoni 

vantaggi in termini di protezione ambientale. In particolare 

impianti per la produzione di acqua sanitaria sarebbero indicati per 

i luoghi del territorio provinciale maggiormente interessati dal 

turismo stagionale, che normalmente avviene proprio nel periodo 

di massima insolazione. Questo incentivo può avvenire come 

attività di supporto ad altri enti (quali l’Ersat) nella diffusione delle 

iniziative comunitari di finanziamento e nelle agevolazioni fiscali 

connesse all’installazione di pannelli solari per il residenziale e per 

l’agricoltura. 

- sostenere la progettualità locale attraverso campagne informative 

su programmi di finanziamento della Comunità Europea miranti a 

favorire l’utilizzo delle fonti energetiche rinnovabili in diverse 

regioni del Mezzogiorno, tra cui la Sardegna (ad es. progetto 

Valoren) 

Rifiuti 

- Promuovere un’analisi di fattibilità ed una valutazione più 

approfondita del potenziale sfruttabile in impianti dedicati, dato il 

potenziale e l’imminenza del decreto Ronchi 

- promuovere azioni di sostegno alla progettualità locale volte 

all’informazione sugli incentivi comunitari per l’utilizzo energetico 

dei rifiuti (esiste già una delibera riguardante l'incentivazione 

finanziaria per l’utilizzo energetico dei rifiuti). 


ART. 17 SISTEMA DELLE RISORSE IDRICHE: 

QUALITA’ E DEPURAZIONE 

L.R. 45/89, 


Il sistema delle risorse idriche riconosce indispensabile la correlazione 

tra qualità delle acque e depurazione. Al fine di favorire tale 

interdipendenza individua prioritarie le seguenti linee guida: 

Qualità e Depurazione 

- La Provincia favorisce la diffusione dei dati riguardanti tutti i 

possibili interventi sul territorio che hanno delle ripercussioni 

sull’uso della risorsa idrica. 

- La Provincia collabora alla predisposizione di una rete di 

monitoraggio fissa per i corpi idrici significativi affinché essi siano 

monitorati e classificati al fine del raggiungimento degli obiettivi di 

qualità ambientale. 

- La Provincia evidenzia corpi idrici minori individuati anche sulla 

base del censimento degli scarichi che necessitano di particolare 

protezione. Organizza ed effettua opportune campagne di 

monitoraggi con frequenze idonee alla stagionalità dei fenomeni e 

rende disponibili agli Enti Locali le conoscenze di dettaglio. 

- La Provincia è disponibile a programmare un adeguato 

censimento dei pozzi e delle sorgenti e a realizzare un idoneo 

sistema informativo in accordo con le necessità degli Enti Locali. 

- La Provincia promuove studi che vertano a un arricchimento della 

conoscenza sulla risorsa al fine di ottimizzarne gli usi attraverso la 

limitazione degli sprechi e un riutilizzo della risorsa stessa. 

- La Provincia predispone programmi di controllo per garantire 

adeguata archiviazione, integrazione, elaborazione e presentazione 

dei dati geograficamente referenziati. In questo modo è possibile 

integrare informazioni di origine e natura diverse al fine di un loro 

utilizzo da parte dei Comuni e di un facile aggiornamento. 

Nell’ambito delle problematiche sugli scarichi tra Provincia e 

Comuni si attua uno scambio di informazioni nell’ambito delle 

reciproche competenze. 

- La Provincia predispone un omogeneo sistema di raccolta dei dati 

e si attiva per una periodica trasmissione degli stessi ai Comuni 

interessati. 

ART. 18 SISTEMA DI GESTIONE DEI RIFUTI L.R. 45/89, 

art.16, lett. d)f) 

Il sistema relativo alla gestione dei rifiuti riguarda l’organizzazione 

della raccolta, il trattamento e lo smaltimento dei rifiuti e le procedure 

per l’individuazione delle aree idonee e non idonee alla localizzazione 

degli impianti. 


Le linee guida per l’elaborazione di piani di gestione inerenti 

l’organizzazione della raccolta, il trattamento e lo smaltimento dei 

rifiuti sono: 

− 

− 

− 

− 

− 

− 

− 

− 

definizione ed articolazione degli obiettivi e dei caratteri 

prioritari del piano, in relazione sia ai “vincoli” normativi ed alle 

competenze sia all’approccio metodologico del PUP ed ai suoi 

requisiti (Titolo I della normativa del Piano); 

costruzione di quadri territoriali di riferimento finalizzati ad una 

caratterizzazione quali-quantitativa del rifiuto prodotto, 

all’individuazione delle possibili forme di organizzazione 

spaziale, alla definizione di possibili obiettivi contestualizzati di 

raccolta differenziata 

progettazione e implementazione del sistema informativo di 

supporto alle decisioni; 

elaborazione dei materiali di base e di una procedura per l’attività 

di co-pianificazione; 

predisposizione degli strumenti per la valutazione e la gestione 

del processo di co-pianificazione; 

presentazione della bozza di piano e consultazioni con soggetti 

pubblici e privati per la sua discussione; 

costruzione di scenari di organizzazione territoriale con 

riferimento alla raccolta, trattamento e smaltimento dei rifiuti 

urbani, anche sulla base delle osservazioni di cui al punto 

precedente; 

redazione degli elaborati finali del Piano e sua presentazione per 

il conseguente iter di approvazione. 

Le linee guida per il progetto di individuazione delle aree idonee e non 

idonee alla localizzazione degli impianti possono essere così 

schematizzate: 

− 

− 

− 

− 

− 

definizione ed articolazione degli obiettivi e dei caratteri in 

relazione sia al Piano Provinciale di Gestione dei Rifiuti, sia alle 

competenze specifiche sia all’approccio metodologico del PUP 

ed ai suoi requisiti (Titolo I della normativa del Piano) 

costruzione di quadri normativi, ambientali e insediativi di 

riferimento finalizzati alla localizzazione degli impianti di 

trattamento e smaltimento dei rifiuti urbani, fondata sulla 

reintepretazione interdisciplinare delle strumenti del Piano 

Urbanistico Provinciale. 

progettazione e implementazione del sistema informativo di 

supporto alle decisioni; 

individuazione dei criteri di localizzazione di macroscala e dei 

livelli di attenzione contestualizzati ai dispositivi spaziali del PUP 

elaborazione di una direttiva per la localizzazione degli impianti, 

contenente elementi conoscitivi delle relazioni potenziali tra 

processi territoriali e tipologia degli impianti. 


− 

− 

− 

− 

− 

elaborazione di una procedura finalizzata alla gestione dei 

processi comunicativi di localizzazione tramite la costruzione di 

quadri procedurali strutturati, coerentemente con quanto 

proposto nel modello di cooperazione. In questa fase saranno 

definite le tecniche di analisi multicriteria di supporto alle 

decisioni. 

documento di indirizzi per la localizzazione di microscala tramite 

l’elaborazione di linee guida di progetto e per le valutazioni degli 

impatti. 

presentazione del piano e consultazioni con soggetti pubblici e 

privati per la sua discussione; 

attività di cooperazione con gli attori coinvolti nel progetto di 

localizzazione, finalizzate all’applicazione della procedura, 

coerentemente con quanto definito dal dispositivo giuridico del 

PUP, per la definizione delle proposte di localizzazione e la 

verifica dei criteri di valutazione. 

applicazione della procedura di valutazione al fine di individuare 

una classifica delle proposte in merito alla loro idoneità rispetto 

ai criteri definiti precedentemente. 

ART. 19 SISTEMA APPROVVIGIONAMENTO 

IDRICO 

L.R. 45/89, 


Approvvigionamento Idrico Potabile 

L’organizzare del servizio idrico integrato, intendendo in tal senso 

l’intero ciclo dalla captazione alla depurazione e alle alternative di 

riutilizzo delle acque, costituisce una opportunità per gli Enti Locali di 

svolgere un ruolo attivo sia nella formulazione dei problemi che nella 

costruzione di scenari di possibile soluzione di questi. 

In tal senso si sono individuate le seguenti linee guida: 

- La Provincia e gli Enti Locali ricadenti nella ATO anche nell’ottica 

di adeguare il sistema di depurazione agli standard definiti dal 

D.Lgs.152/1999, e successivamente ripresi dal D.Lgs 152/2006, 

promuoveranno la realizzazione di depuratori consortili al fine di 

contenere i costi gestionali e migliorare le efficienze depurative. 

- La Provincia e gli Enti Locali ricadenti nella ATO promuoveranno 

il riutilizzo dei reflui, opportunamente trattati, per fini meno 

pregiati quali l’irriguo ed industriale. Saranno altresì istituite 

campagne di monitoraggio allo scopo di valutare l’impatto dei 

reflui sul suolo e sui corpi idrici. 

- Nelle aree soggette a nuove urbanizzazioni che siano già servite (o 

che lo saranno in futuro) da sistemi di trattamento secondario o 

terziario dovranno essere previsti doppi sistemi di distribuzione 

per le acque potabili e quelle trattate. 

- La Provincia e gli Enti Locali ricadenti nell’ATO svolgeranno 

azione di vigilanza affinché il grado di sfruttamento delle falde non 

superi in nessun caso la capacità di ricarica delle falde stesse. A tal 

fine saranno istituite campagne di monitoraggio che permettano di 

inferire lo stato delle principali falde e di quelle più soggette a 

sfruttamento o comunque soggette a disequilibrio. 


ART. 20 SISTEMA DELLE GRANDI STRUTTURE DI VENDITA– PPUC L.R. 45/89, 

art.16, lett. c),d) 

PPR, NTA, art. 

106, pt.10 

Il Sistema delle Grandi Strutture di Vendita (GSV) assume le opzioni 

culturali del Piano Urbanistico Provinciale come requisiti prioritari del 

progetto. In particolare assume i seguenti requisiti per il progetto del 

sistema commerciale della nuova Provincia di Cagliari: 

1. Equità territoriale; 

2. Contestualizzazione; 

3. Integrazione 

4. Cooperazione; 

5. Innovazione. 

Poiché il PUP individua tra le opzioni culturali del piano quella della 

ricerca dell’equità territoriale, appare utile approfondire questo tema 

per verificare la possibilità di stabilire un livello di coerenza tra la 

pianificazione del sistema commerciale e il PUP, rispetto a questa 

opzione. 

Il requisito dell’equità territoriale è da intendersi in questa sede come 

opportunità di accesso ai servizi commerciali estesa sul territorio 

provinciale per tutti i consumatori. In quest’ottica il tema del 

commercio e della grande distribuzione rappresenta una tipologia di 

servizio alla persona scindibile in due sub-tipologie: 

− 

− 

servizi alla persona diffusi capillarmente sul territorio – esercizi di 

vicinato e medie strutture di vendita (EV, MSV); 

servizi rari e superiori – grandi strutture di vendita (GSV). 

Nella pianificazione dell’urbanistica commerciale, l’equità territoriale 

viene perseguita mediante le tecniche della perequazione urbanistica e 

della compensazione perseguendo l’obiettivo di compensare a livello 

intercomunale le esternalità negative e positive della eventuale 

localizzazione di nuove GSV e distretti commerciali. 

Il requisito della contestualizzazione è perseguito attraverso la 

reinterpretazione della normativa di coordinamento degli usi del PUP 

che articola le ecologie ambientali, insediative e agrario forestali del 

territorio della Provincia di Cagliari. Il piano tende infatti a identificare 

le matrici strutturanti dei processi territoriali al fine di individuare gli 

ambiti significativi su cui articolare le tematizzazioni dell’urbanistica 

commerciale in rapporto ai processi portanti dell’evoluzione del 

territorio. 

Il concetto di contestualizzazione si completa attraverso il requisito 

della integrazione dei servizi commerciali con i servizi alla persona 

identificando nell’urbanistica commerciale una opportunità per la 

localizzazione di altre tipologie di servizi. 

La dimensione cooperativa della pianificazione è volta in primo luogo 

a concertare con i comuni le scelte sulle aree da destinarsi alle attività 

commerciali di rilevanza sovralocale come previsto dalla disciplina del 

PPR, anche attraverso la promozione di accordi intercomunali. 

Il requisito dell’innovazione è perseguito attraverso un progetto 

complessivo di riqualificazione della rete e della urbanistica 

commerciale nella Provincia di Cagliari, che è orientato sulla 


opportunità di ampliare la varietà dei servizi commerciali accessibili 

nell’ambito di soluzioni urbanistiche che favoriscano l’articolazione e 

la diversificazione dell’offerta di tipologie commerciali dall’esercizio di 

vicinato fino alla grande distribuzione organizzata. 

ART. 21 SISTEMA DEI BENI E DELLE ATTIVITA’ CULTURALI L.R. 45/89, 

art.16, lett. b) 


106, pt.8 

1 Il sistema dei beni e delle attività culturali 

Per il PUP è sistema una forma di pluralità che veda coniugati in 

maniera omogenea e interdipendente differenti temi e attività di tutela, 

conservazione, fruizione, valorizzazione, formazione, gestione, 

divulgazione della memoria collettiva esistente, nei suoi aspetti 

materiali e spirituali. 

2 Attività culturali 

Per il PUP sono da intendersi attività culturali sia le manifestazioni 

legate all’espressione dell’identità locale (lingua, storia, tradizioni di vita 

e lavoro, produzione letteraria scritta e orale, espressione artistica e 

musicale, ricerca tecnica e scientifica, tutto il patrimonio culturale 

sardo nei suoi aspetti materiali e spirituali, così come all’art.2 comma 1, 

della L.R. 26/1997) sia le attività riassunte nell’art.3, comma 2 della 

L.R. 26/1997, ovvero quelle attinenti la valorizzazione, promozione, 

fruizione, tutela della memoria collettiva. 

3 Bene culturale 

Il PUP recepisce e condivide l’accezione ampliata di bene culturale 

fatta propria dalla normativa regionale, considerando bene culturale 

tutto ciò che costituisca espressione dell’identità culturale del popolo 

sardo, negli aspetti materiali e spirituali. 

4 Circuito del Patrimonio Culturale (CPC) Provinciale 

La Provincia si impegna a istituire il Circuito del Patrimonio Culturale 

(CPC) Provinciale. In particolare definisce i beni del patrimonio 

storico culturale che, individuati in un’ottica di rete, rappresentano 

significativi aspetti dell’identità territoriale dell’ambito provinciale. 

Il CPC si avvale del Data Base dei beni culturali che è parte integrante 

del Sistema dei Beni culturali e del mosaico dei Beni Culturali 

regionale. 

La Provincia si impegna, tramite accordi, a fornire i dati acquisiti e 

inseriti nel Data Base a soggetti pubblici e privati e ad esplicitare il 

senso della costituzione in rete per la promozione e valorizzazione dei 

beni che la costituiscono e a predisporre programmi di 

coordinamento, itinerari di fruizione e patrocinio. 

La Provincia si impegna, tramite accordi, a favorire l’integrazione del 

Data Base stesso in sinergia con i Comuni e ad agevolare forme di 

interazione tra le amministrazioni per favorire la programmazione e la 


pianificazione integrata sui beni delle reti dei beni culturali di valenza 

provinciale definiti dal Piano Urbanistico Provinciale. 

ART. 22 SISTEMA DELLA DIFESA DEL SUOLO E DEI DISSESTI 

IDROGEOLOGICI 

L.R. 45/89, 

art.16 


106, pt. 3 

Lo scopo della strategia regionale per la difesa del suolo è 

principalmente quello di creare condizioni generali di sicurezza 

“fisica” dei territori, riducendo i rischi e i danni economici per gli 

abitati e le attività produttive e di servizio, conseguenti ai fenomeni di 

dissesto idrogeologico. A tal fine, la Regione si è dotata, in attuazione 

della Legge 183/89 e ss.mm.ii, degli strumenti di pianificazione 

necessari a consentire un approccio mirato alla individuazione delle 

problematiche e a realizzare le opere strutturali e infrastrutturali di 

difesa del suolo. 

Già dalla L. 183/89 all’Art. 17 comma 6 ter, poi ripreso dall’Art. 65 

comma 8 del D.Lgs. 152/2006, i piani di bacino potevano essere 

redatti ed approvati anche per sottobacini o per stralci relativi a settori 

funzionali, che in ogni caso dovevano costituire fasi sequenziali e 

interrelate rispetto ai contenuti propri del Piano di bacino stesso, 

garantendo comunque un approccio sistemico al territorio. I piani 

stralcio sono, dunque, atti settoriali, o riferiti a parti dell'intero bacino, 

che consentono un intervento più efficace e tempestivo in relazione 

alle maggiori criticità ed urgenze, ma che devono essere proiettati 

all’interno di uno scenario progettuale organico e calibrato sui processi 

evolutivi del “Distretto Idrografico”, così come definito all’Art. 54 

comma 1 lettera t, del D.lgs 152/2006. 

L’impalcato concettuale espresso dalla L. 183/89, sostanzialmente 

confermato anche dal più recente Testo Unico Ambientale, risultava 

altamente innovativo in merito alla visione sistemica ed organica del 

territorio compreso nel bacino idrografico, considerato nell’Art. 12 

della stessa legge come “ecosistema unitario”. Attualmente il D.lgs. 

152/2006, assimila il concetto di approccio sistemico al territorio, ma 

supera la visione di bacino idrografico come unità di riferimento per la 

prevenzione dei dissesti idrogeologici; tale unità viene invece 

considerata come una porzione di territorio continentale e marino 

identificato dal “Distretto Idrografico”, così come definito dal citato 

T.U. Ambientale , per il quale devono essere “pianificate e 

programmate le azioni e le norme d'uso finalizzate alla conservazione, 

alla difesa e alla valorizzazione del suolo e alla corretta utilizzazione 

delle acque, sulla base delle caratteristiche fisiche e ambientali del 

territorio interessato” (D.lgs 152/2006 art. 65, comma 1). 

La tutela del suolo, dei versanti e dei sistemi idrogeologici in genere 

rappresenta un aspetto essenziale nella politica di protezione e 

valorizzazione del territorio regionale e provinciale. I processi di 

funzionamento del suolo e dei sistemi idrografici rappresentano 

dinamiche fondamentali nell’evoluzione ambientale, economica e 

socio-culturale, in quanto costituiscono risorse per il territorio e 

fenomeni che strutturano il paesaggio. Tali dinamiche, tuttavia, 

rappresentano sempre la sintesi di interazioni complesse e variabili nel 

tempo e nello spazio, controllate spesso da attività umane che tendono 

ad alterare le funzionalità spontanee ed i processi di relazione tra 

sistemi biotici e abiotici, con la conseguente sottrazione delle risorse 


disponibili e di nuove opportunità di reddito fondate su scenari di 

sostenibiltà delle risorse stesse. La strategia provinciale, pertanto, 

dovrebbe essere orientata ad affrontare, con un approccio sistemico, le 

diverse problematiche che riguardano il dissesto idrogeologico, in 

relazione ad un ambito territoriale unitario quale matrice di relazione 

funzionale tra processi di evoluzione del suolo e del rilievo, dei sistemi 

idrografici e marino-costieri, secondo un processo organico e 

multidimensionale dei fenomeni spontanei ambientali e indotti da 

interventi e attività umane. In questi termini il “distretto idrografico” a 

scala provinciale costituisce l’unità di base, ovvero il Campo del 

Progetto Ambientale, rivolto a fare emergere un quadro strutturato 

delle conoscenze e delle normative attualmente acquisite e funzionale 

alla definizione di discipline descrittive, finalizzate al coordinamento 

delle azioni per la gestione dei rischi idrogeologici, coerentemente con 

gli obiettivi generali e le regolamentazioni individuate puntualmente 

dai Piani Stralcio regionali da un lato e dai Piani Urbanistici Comunali 

dall’altro. 

Le discipline finalizzate alla difesa del suolo saranno così strutturate 

attraverso la definizione di obiettivi, azioni strategiche, interventi ed 

eventuali prescrizioni finalizzate alla gestione integrata del “Distretto 

Idrografico provinciale” che considera, attraverso un approccio 

sistemico, i parametri spontanei e indotti che predispongono il 

territorio a fenomeni di dissesto nell’ambito dei sub-bacini idrografici e 

che costituisce il quadro di riferimento per il coordinamento e la 

coerenza reciproca degli interventi di riduzione dei rischi idrogeologici 

in atto o potenziali, a supporto dei Comuni nell’atto di predisposizione 

dei propri strumenti urbanistici in adeguamento al PAI e al PPR. 

Sulla base di queste considerazioni il quadro di sfondo concettuale fa 

riferimento ad una visione strategica della gestione dei dissesti 

idrogeologici, sia nella prevenzione che nelle situazioni di emergenza, 

che richiama i concetti di gestione integrata e di cooperazione. 

La gestione integrata si fonda sulla consapevolezza che il “distretto 

idrografico provinciale” è un ambito unitario e multidimensionale in 

cui i processi di funzionamento, le tendenze evolutive dei sistemi 

ambientali continentali e marino-costieri, dei sistemi insediativi, i 

problemi ambientali, gli usi e le attività della popolazione risultano fra 

loro interdipendenti. Tale consapevolezza impone la necessità di 

promuovere azioni orientate alla massima ricerca della coerenza 

territoriale tra dinamiche naturali e antropiche, tra politiche, tra attori 

istituzionali e reti decisionali. In questo senso il “Distretto idrografico 

provinciale” costituisce il quadro territoriale di riferimento per 

l’integrazione tra piani generali e di settore operanti a diverso livello ai 

fini della gestione unitaria delle problematiche connesse ai fenomeni 

alluvionali, all’instabilità dei versanti e all’erosione del suolo e delle 

coste. 

Il processo di cooperazione si basa sul fatto che le attività di 

pianificazione e progettazione riguardano, come nel caso in esame, una 

pluralità di attori e gli aspetti relativi alla loro interazione. Una 

procedura mirata alla definizione di obiettivi comuni, strategie e scelte 

progettuali dovrà quindi anche comprendere il complesso insieme di 

negoziazioni e conflitti derivanti dalla contemporanea presenza sulla 

scena di attori che esprimono posizioni differenti perseguendo spesso 

interessi conflittuali. Tale esigenza è richiamata anche dall’ Art 70, 

comma 4 del D.Lgs. 152/2006 che dispone che gli interventi previsti 

dai programmi triennali siano di norma attuati in forma integrata e 


coordinata dai soggetti competenti, in base ad accordi di programma ai 

sensi dell'articolo 34 del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267. 

L’approccio ipotizzato a livello provinciale si integra anche con la 

strategia regionale (Documento Strategico Regionale 2007-2013) 

attraverso la quale la Regione identifica la necessità, in mancanza del 

Piano Unico di Bacino, di completare e aggiornare i Piani stralcio, 

permettendo di disporre di un corpo organico e coerente di strumenti 

conoscitivi, normativi e tecnico-operativi, grazie ai quali pianificare e 

programmare le azioni e le norme d'uso finalizzate alla conservazione, 

alla difesa e alla valorizzazione del suolo e alla corretta utilizzazione 

della acque. Un’altra esigenza richiamata dalla strategie regionali, che 

l’approccio integrato affrontato con la costruzione dei Campi sulla 

difesa del suolo tende a soddisfare, riguarda l’integrazione delle 

politiche di tutela e salvaguardia del territorio con quelle settoriali: 

agricoltura, industria, infrastrutture e turismo. 

Le fasi operative attraverso le quali si articola la costruzione dei 

“Campi del progetto ambientale per la difesa del suolo e dei dissesti 

idrogeologici” sono sviluppate come segue: 

− Identificazione e delimitazione dei “Distretti Idrografici 

Provinciali”, attraverso i seguenti criteri e condizioni: 

− 

− 

− 

- Presenza delle aree a pericolosità idrogeologica riconosciute 

dal PAI di interesse sovracomunale; 

- Presenza di bacini idrografici di interesse sovracomunale; 

- Coerenza con i sub-bacini idrografici regionali di cui al 

Deliberazione della Giunta regionale n. 45/57 del 30.10.1990; 

- Grado di predisposizione del bacino a fenomeni di dissesto 

identificati da altri piani di settore o da analisi spaziali mirate; 

- Interconnessione dei processi continentali con le dinamiche 

costiere delle Unità Marino-Litorali identificate dal PAOL; Le 

Unità Marino-Litorali costituiscono inoltre le unità areali di 

riferimento per:l’orientamento alla delimitazione delle Unità 

Fisiografiche costiere di dettaglio, indispensabili per la 

programmazione e progettazione di interventi che 

interagiscono direttamente con le dinamiche ambientali 

costiere; 

- Grado di complessità dei processi di relazione tra sistemi 

insediativi e geoambientali (attraverso l’analisi delle relazioni 

tra le ecologie e le componenti ambientali ed insediative), 

socio-economici ed agrario-forestali. 

Costruzione del quadro programmatico alla scala del “Distretto 

Idrografico provinciale”, aventi ricadute dirette sulla difesa del 

suolo e sulla prevenzione dei dissesti idrogeologici (alluvioni, 

frane, erosione costiera ed erosione del suolo); 

Raccolta, organizzazione e sistematizzazione della conoscenza 

relativa ai caratteri ambientali, insediativi, storico-culturali e socio 

economici e demografici descrittivi dei Distretti Idrografici 

Provinciali; 

Raccolta, organizzazione e sistematizzazione degli interventi di 

prevenzione e mitigazione dei dissesti idrogeologici previsti da 

piani e programmi regionali e comunali; 


− 

− 

− 

− 

Recepimento delle norme tecniche di attuazione previste per la 

pianificazione provinciale e disposte dai piani regionali; 

Valutazione del complesso delle relazioni intersettoriali dei 

processi di dissesto idrogeologico identificati, anche con l’ausilio 

dei dispositivi spaziali del Piano (ecologie e componenti 

geoambientali e insediative); 

Definizione della disciplina e delle norme di relazione, sulla base 

degli obiettivi generali stabiliti dal PPR, dal PAI e dagli altri Piani 

di settore regionale, strutturata secondo obiettivi specifici, strategie 

e azioni di campo; 

Definizione delle azioni di gestione del “distretto idrografico 

provinciale” principalmente rivolte alla identificazione di interventi 

non strutturali e di prevenzione attiva dei fenomeni di dissesto, 

che prevedono anche la definizione di proposte di linee guida e 

scenari di possibile soluzione. 

Nella tabella seguente (Tabella 1) si riporta il quadro di riferimento 

degli elementi necessari all’individuazione dei Distretti Idrografici 

Provinciali attraverso l’applicazione dei criteri precedente esposti. 





ART. 23 SISTEMA DELLA TRASFORMAZIONE AGRARIA L.R. 45/89, 



106, pt.4 

Al fine di garantire coerenza e complementarietà tra fondi strutturali e 

sviluppo rurale bisognerà fissare un principio di demarcazione che, in 

ciascun programma, consenta di definire a monte le azioni finanziate 

dal FESR, FSE e dal FEASR all’interno del quale è implicito il ruolo di 

coordinamento territoriale dell’Amministrazione provinciale. 

I criteri operativi utilizzabili, coerentemente al Piano Strategico 

Nazionale, potranno essere i seguenti: 

− 

− 

− 

la scala degli interventi; 

la tipologia di beneficiari e/o di area interessata; 

la tipologia di approccio adottato. 

In ogni caso, la definizione dei criteri di demarcazione dovrà 

rispondere a due fondamentali requisiti: 

− 

− 

essere formulata in modo coordinato e congiunto dal Piano 

Strategico Regionale e dai programmi operativi FESR e FSE, in 

quanto non può esistere un criterio di demarcazione assunto in 

modo unilaterale; 

essere soggetta a revisione dopo l’implementazione dei programmi 

e dopo un’attenta verifica delle modalità di funzionamento. 

Relativamente ai principali comparti di interesse alla scala provinciale si 

delineano i seguenti indirizzi di operatività: 

L’agricoltura irrigua. La valorizzazione della risorsa deve prevedere 

l’accettazione di un modello di gestione basato sull’impossibilità, nel 

medio termine, di fornire acqua a tutte le superfici agricole 

infrastrutturate e sull’opportunità di concentrare la risorsa negli ambiti 

a maggiore potenzialità: pedologica, suoli dotati di maggiore 

profondità (prime tre classi di irrigabilità USBR); economica, colture 

ad alto reddito (quali gli ortoflorofrutticoli e le colture protette); 

economico-politica, colture industriali (barbabietola da zucchero, 

pomodoro da industria, ortive industriali, vite ad uva da vino) che 

rappresentano la base di filiere industriali sottoposte al regime delle 

quote comunitarie. Un secondo livello di intensificazione colturale 

dovrà essere attuato, in funzione dell’entità dei corpi idrici disponibili, 

nelle aree di media potenzialità mediante la proposizione di 

ordinamenti colturali a basse esigenze idriche, modelli non definibili a 

priori perché legati alla politica agricola comunitaria e al variabile 

regime dei prezzi. 

Un terzo livello di intensificazione colturale sarà attribuito alle aree 

meno vocate tra quelle attrezzate (3° e 4° classe di irrigabilità), dove si 

potrà attuare un irrigazione ”di soccorso” o “invernale-primaverile” in 

funzione dei variabili andamenti meteorici annuali; qui si favorirà la 

diffusione di modelli semintensivi quali quelli basati su 

mandorlicoltura, viticoltura e olivicoltura, arboricoltura da legno, 

foraggiere non dissipatrici, piante officinali e suffrutici, ecc. Le aree 

escluse dagli apporti idrici, presumibilmente le meno fertili, dovranno 

sviluppare modelli di coltivazione estensiva. L’attribuzione delle aree ai 


diversi livelli di intensificazione colturale dovrà essere oggetto di 

specifici accordi di campo. 

Indispensabile risulta, inoltre, la realizzazione delle infrastrutture 

necessarie per la valorizzazione della risorsa: rifacimento delle reti di 

distribuzione nei centri urbani, recupero delle acque reflue mediante 

depurazione e riutilizzo in agricoltura, e collegamento dei due sistemi 

Flumendosa e Tirso. Attraverso accordi di campo si potrà realizzare il 

monitoraggio dei consumi a livello aziendale mediante la realizzazione 

di un sistema di misura affidabile; la ristrutturazione delle reti principali 

di distribuzione e l’adozione (anche attraverso incentivi finanziari) di 

metodi irrigui ad alta efficienza idrologica (irrigazione localizzata a 

microportata di erogazione in ortoflorofrutticoltura, aspersione da 

pivot per le foraggiere e le aziende di medie e grandi dimensioni, ecc); 

il potenziamento dei servizi all’agricoltura al fine sia di determinare in 

tempo reale i consumi idrici delle diverse colture (utilizzando anche le 

elaborazioni relative all’evapotraspirazione sviluppate dal SAR – di 

quest’ultimo, come disposto dalla delibera della Giunta Regionale n. 

54/62 del 30 dicembre 2004, è in corso l’accorpamento all’interno 

dell’A.R.P.A.S), sia di sostenere e favorire la commercializzazione e 

l’attuazione delle relative strategie di marketing. 

La Viticoltura. Si articola nelle aree di concentrazione produttiva della 

Trexenta – Parteolla e del Litorale cagliaritano. La riduzione dei costi 

di produzione deve essere perseguita attraverso l’ammodernamento 

delle strutture dei vigneti al fine di consentire la meccanizzazione di 

raccolta e potatura, fasi che rappresentano oltre il 60% dei costi di 

produzione; l’attuazione di accordi di campo, che vedano la 

partecipazione di tutti gli attori della filiera (dai viticoltori agli enopoli 

cooperativi e privati) può consentire di ammortizzare il costo delle 

macchine che potranno operare su superfici rilevanti. Di grande utilità 

può anche essere la definizione di strategie commerciali, tra le aziende 

private e gli enopoli cooperativi, per il più razionale impiego di DOC e 

IGT, nonché la le attività per la promozione delle produzioni 

enologiche regionali. 

L’Olivicoltura. Le strutture produttive si concentrano nei territori della 

Trexenta – Parteolla nella parte centro – orientale della provincia. Il 

potenziamento del comparto richiede l’arresto del processo di 

polverizzazione fondiaria, presente soprattutto nelle aree perturbane. 

Nel breve termine, l’indispensabile contenimento dei costi di 

produzione, soprattutto di raccolta, potrà essere ottenuto attraverso la 

promozione dell’associazionismo al fine di ammortizzare i costi degli 

scuotitori per la raccolta delle drupe. Lo sviluppo della più 

remunerativa olivicoltura da mensa è vincolata alla disponibilità di 

acqua, sia di superficie che sotterranea, per il cui utilizzo si rimanda al 

paragrafo dell’agricoltura irrigua. Sia per l’olio che per le olive da 

mensa, è indispensabile la disponibilità di una tempestiva e aggiornata 

assistenza tecnica soprattutto al fine di promuovere produzioni 

integrate e biologiche in linea con le attività di assistenza tecnica delle 

nuove agenzie regionali. L’attuazione di iniziative complesse e fra 

soggetti differenti, potrà svolgersi secondo il meccanismo degli accordi 

di campo. 

Opportuna appare, inoltre, l’adozione, nella fase della 

commercializzazione, di strategie comuni tra i due poli cooperativi per 

la promozione dell’olio di Sardegna (o di altre subregioni), e la 

contemporanea adesione a programmi regionali per il marketing 

regionale (dove l’origine del prodotto sarà, comunque, garantita). 


In definitiva, si ricorda che l’olivicoltura, presente sia nelle aree 

periurbane che agricole, assolve a molteplici funzioni che si sommano 

a quelle prettamente agricole (“olivicoltura a finalità multiple”): difesa 

del suolo, formazione di uno specifico paesaggio dell’olivo, 

miglioramento della qualità della vita e valorizzazione delle aree 

insediative periurbane, mantenimento della biodiversità. In tal senso le 

aree a maggiore concentrazione olivicola, soprattutto dove il 

soprassuolo sia minacciato dall’espansione edilizia ovvero 

abbandonato perché non più remunerativo quale coltura agraria per 

un’orografia accidentata, potrebbero essere inserite in un progetto 

complessivo orientato ala valorizzazione delle valenze paesaggistiche 

paesaggistici del territorio. 

Le aree dell’allevamento ovino e caprino. Il settore ovino risente della politica 

comunitaria di progressiva riduzione delle “restituzioni alle 

esportazioni” (premi alle esportazioni) finalizzata al livellamento dei 

prezzi comunitari a quelli internazionali; pertanto il Pecorino Romano 

spunterà prezzi di vendita sempre minori con conseguente 

diminuzione dei corrispettivi per i produttori del latte. Il pecorino 

romano, inoltre, ha sempre rappresentato un prodotto di qualità medio 

- bassa, a scarso valore aggiunto, mentre non è stata adeguatamente 

sfruttata la possibilità di ottenere prodotti ovini innovativi. Anche la 

remuneratività dell’agnello è ridotta dalla stagionalità dell’offerta e 

dall’assenza di un’efficiente politica di marketing; infatti solo nel 2000 

è stata riconosciuta la Denominazione di Origine Protetta all’agnello 

sardo. E’ importante sottolineare che la quotazione del prezzo del latte 

ovino può favorire lo spopolamento delle aree a minore fertilità 

ambientale, che, mancando di valide alternative all’utilizzazione 

zootecnica ovina e di apposite misure di sostegno reddituale, 

andrebbero incontro a ulteriore spopolamento e impoverimento 

specificatamente per le aree del Gerrei, del Sarcidano e della Barbagia 

di Seulo. Le prospettive di sviluppo restano, comunque, elevate per la 

carenza, sul mercato comunitario e internazionale, di prodotti ovini 

tipici di buona qualità. In particolare si dovrà incentivare la produzione 

di formaggi molli da commercializzare nel periodo estivo in 

concomitanza del flusso turistico estivo. Importante è invece lo sforzo 

compiuto dal settore caprino. Nella parte settentrionale della Provincia 

di Cagliari, l’allevamento caprino costituisce una importante risorsa, 

anche se ad oggi restano da compiere importanti sforzi di 

valorizzazione e di visibilità e di educazione al consumo delle 

produzioni. La dotazione di capre è infatti pari a quasi un terzo di 

quella regionale e consente la produzione di carne (capretti) e latte, 

quest’ultimo prevalentemente destinato alla caseificazione, mentre solo 

in una quota limitata viene destinata al consumo di latte fresco. Per 

quanto concerne le aziende operanti nelle aree irrigue potranno 

consolidare la propria competitività sia attraverso l’infrastrutturazione 

del territorio e lo sviluppo di servizi comuni per le imprese che, 

sfruttando la forte richiesta di prodotti ovini e caprini tradizionali 

(formaggi a pasta dura e semidura) e innovativi (formaggi molli, ricotta 

e yogurt) e dei derivati sostitutivi del latte materno. Questo tipologia 

aziendale si avvantaggia in misura importante dell’irrigazione che 

consente di disporre di foraggio verde per tutta l’estate e, pertanto, sia 

di sfruttare al meglio le “code di produzione” della curva di lattazione 

tradizionale che di ipotizzare lo slittamento dei parti dall’autunno a 

febbraio per ottenere latticini “freschi e di pronto consumo” nel corso 

dell’estate in coincidenza del flusso turistico. L’attivazione di questo 

modello richiede, però, la disponibilità della “massa critica” di latte 


necessaria per lo sviluppo di un processo industriale (almeno 8.000 - 

10.000 l/giorno nei 270 giorni di lattazione); si tratta, in definitiva, di 

spezzare l’attuale paradosso che vede gli allevatori poco propensi ad 

accettare il modello perché manca la fase di trasformazione, e gli 

industriali poco interessati perché manca il prodotto. Lo scivolamento 

dei parti a fine inverno richiederebbe, al contempo, una azione di 

sostegno al collocamento degli agnelli e dei capretti (surgelazione delle 

carcasse), finalizzata alla destagionalizzazione dei consumi e 

all’ampliamento del mercato oltre i confini regionali. Un analogo 

risultato può ottenersi con la surgelazione del latte e il differimento 

della lavorazione; la soluzione è di più facile realizzazione, ma meno 

rispettosa della genuinità e tipicità del prodotto finito. L’ottenimento 

della massa critica di latte e l’infrastrutturazione del territorio per 

un’organica diffusione della mungitura meccanica possono realizzarsi 

attraverso un accordo di campo che coinvolga i produttori e le loro 

associazioni, i caseifici (cooperativi e privati), le agenzie di sviluppo 

regionale e i comuni interessati. Di ciò si avvantaggia fortemente la 

produzione del latte caprino; il settore ha interessanti prospettive di 

sviluppo per la crescente richiesta e l’elevato regime dei prezzi (circa 4- 

6 volte il latte ovino). Ciò deriva dalla nota ipoallergeneità del prodotto 

e dal suo crescente impiego nell’alimentazione di anziani, neonati e 

allergopatici alimentari. 

Le aziende ovine e caprine marginali, con bassi investimenti fondiari e 

ubicate nelle aree ad orografia collinare e montana dove l’attività 

produttiva é condizionata in misura importante dai limiti ambientali 

ovvero comporta un marcato impatto sulla vegetazione e sul suolo, 

dovranno essere inserite piuttosto in un piano di sviluppo rurale (tutela 

del territorio, attività agrituristiche, recupero e valorizzazione delle 

coperture vegetali, e dell’ambiente in genere) che in un contesto 

produttivo e di permanenza su un mercato sempre più selettivo. 

L’individuazione e tutela delle aziende marginali e dei territori coinvolti 

nel relativo processo di crisi potrebbe essere condotta attraverso 

l’attivazione di un accordo di campo che coinvolga i produttori e le 

loro associazioni, i comuni, la provincia di Cagliari e le Agenzie 

Regionali. 

Le aree dell’allevamento bovino. Le prospettive di sviluppo risultano 

modeste per il modello produttivo, presente nelle aree irrigue, 

finalizzato alla produzione di latte da destinare all’alimentazione umana 

e alla caseificazione, sia in relazione al sistema delle quote comunitarie 

sia all’indisponibilità della risorsa idrica. Certo più interessanti quelle 

della filiera della carne, in quanto la produzione regionale non soddisfa 

la domanda interna e il flusso turistico pone le premesse per una 

remunerativa collocazione di prodotti ad alta tipicità e genuinità. Nelle 

aree asciutte, e in particolare nella Trexenta – Sarrabus – Gerrei, la 

Provincia di Cagliari potrà favorire la diffusione dell’allevamento 

bovino semintenivo ed estensivo, quale alternativa all’allevamento 

ovino e ovi-caprino nelle aree boscate o da sottoporre a ricostituzione 

boschiva; il sistema dovrà tutelare l’integrità della risorsa vegetazione e 

suolo attraverso la regolamentazione di turni e carichi. In questo 

contesto è possibile usufruire dei contributi comunitari per 

l’estensificazione delle attività produttive. Di particolare interesse 

l’abbinamento della bovinicoltura estensiva con processi di recupero 

delle foreste, mediante la conversione dei cedui in alto fusto verso la 

sughericoltura (Sarrabus-Gerrei). I vitelli degli allevamenti estensivi e 

semintensivi possono essere poi ingrassati in azienda nelle aree con 


sufficiente dotazione foraggiera, dando comunque luogo a carni di 

elevato valore dietetico e commerciale. 

La dispersione sul territorio e l’eterogeneità dell’offerta possono essere 

superati con un accordo di campo che veda la partecipazione dei 

produttori e delle loro associazioni, dei comuni, dalle Agenzie 

regionali. Infatti si dovrà valutare se indirizzare verso questo centro di 

raccolta le carni bovine ovvero se una massiccia adesione dei 

produttori consenta l’ammortamento di un centro locale di lavorazione 

e conservazione. Lo stesso accordo potrà comprendere l’istituzione di 

un marchio commerciale (“carni del Gerrei”, ad esempio) limitato alle 

produzioni “biologiche” e ad alta tipicità della collina, ovvero esteso ai 

vitelloni rifiniti nei centri di ingrasso della pianura irrigua (“carni del 

Campidano”). L’attività agrituristica potrebbe ottenere 

dall’allevamento dei bovini in forma semintensiva ed estensiva, 

prodotti ad elevata tipicità. 

ART. 24 SISTEMA DELLA GESTIONE FORESTALE E 

AGROFORESTALE 

L.R. 45/89, 


PPR, NTA, 

art. 106, pt.4 

In linea con gli indirizzi definiti a scala europea con il piano d’azione 

dell’UE per le foreste, fatti propri e precisati, come linee di azione a 

livello regionale, nell’ambito della attuale proposta di Piano Forestale 

Ambientale Regionale, il sistema della gestione forestale e agroforestale 

della Provincia di Cagliari, assume alla base del suo orientamento 

pianificatorio e della sua azione sul territorio i principi di Gestione 

Forestale Sostenibile e di multifunzionalità delle foreste. 

L’impostazione definita a scala regionale con l’intendimento di dare 

attuazione a suddetti principi individua, in base alla adozione di un 

approccio sistemico e riconoscendo la necessità di salvaguardare tutte 

le componenti degli ecosistemi e le loro articolate interconnessioni, 

una serie di obiettivi da perseguire che vengono di seguito richiamati 

1 -Tutela dell’ambiente 

- miglioramento funzionale dell’assetto idrogeologico, tutela delle 

acque, contenimento dei processi di degrado del suolo e della 

vegetazione; 

- miglioramento della funzionalità e della vitalità dei sistemi forestali 

esistenti con particolare attenzione alla tutela dei contesti forestali 

e preforestali litoranei, dunali e montani; 

- mantenimento e miglioramento della biodiversità degli ecosistemi, 

preservazione e 

- conservazione degli ecotipi locali; 

- prevenzione e lotta fitosanitaria; 

- incremento del patrimonio boschivo, anche al fine di aumentare il 

livello regionale di carbonio fissato dalle piante; utilizzo di 

biomassa legnosa per scopi energetici. 

2 - Miglioramento della competitività delle filiere: crescita economica, 

aumento dell’occupazione diretta e indotta, formazione professionale 

- potenziamento del comparto sughericolo; 


- valorizzazione economica del ceduo, azioni per la cooperazione e 

la promozione dell’associazionismo forestale; 

- impianti di arboricoltura per biomassa forestale; 

- formazione professionale; 

- certificazione forestale; 

- valorizzazione delle foreste con finalità turistico-ricreative. 

3 - Informazione ed educazione ambientale 

- coinvolgimento partecipativo diretto nelle diverse fasi dei processi 

decisionali, attraverso la comunicazione tra le amministrazioni 

locali e la popolazione sulle tematiche ambientali; 

- attivazione di progetti mirati alla diffusione delle buone pratiche di 

gestione agro-pastorale, alla sensibilizzazione sui rischi connessi 

all’assenza di una pianificazione forestale, all’avvio di processi di 

animazione territoriale; 

- incentivazione della formazione professionale di operatori 

ambientali, quali figure di riferimento sul territorio per azioni 

puntali di monitoraggio e promozione con finalità turistico 

ricreative, l’avvio di campagne di educazione ambientale estesa a 

tutti i livelli scolastici, a cominciare dai programmi di informazione 

rivolti ai più piccoli; 

- attivazione di una rete regionale di tutti i soggetti istituzionalmente 

coinvolti nel processo di educazione ambientale, al fine di definire 

impostazioni e moduli didattici certi, incentivando come luoghi di 

esperienza, almeno in prima istanza, le aree attrezzate delle foreste 

demaniali. 

4 - Potenziamento degli strumenti conoscitivi, ricerca applicata e 

sperimentazione 

- avvio del processo di catalogazione dei tipi forestali regionali, 

quale presupposto per la definizione dei moduli colturali adatti alla 

selvicoltura mediterranea ed ai suoi diversi contesti funzionali, alla 

predisposizione di programmi di monitoraggio ambientale e 

fitosanitario, alla definizione dei criteri per la redazione di Carta ed 

Inventario forestali regionali; 

- incentivazione e promozione di altre azioni specifiche di ricerca tra 

cui quelle relative alla valutazione delle effettive potenzialità dei 

serbatoi di carbonio, con particolare interesse agli 

approfondimenti relativi alle peculiarità del patrimonio 

vegetazionale regionale. 

Al fine di perseguire tali obiettivi l’impostazione strategica definita dal 

Piano regionale si incentra, oltre allo schema di pianificazione 

multilivello, precedentemente richiamato, sulla proposta di un insieme 

di 5 famiglie di indirizzi operativi-gestionali chiamati Linee operative, 

strutturate ulteriormente in Misure, Azioni e Sottoazioni, riferibili a 

contesti territoriali tipo descritti sulla base delle criticità ambientali, 

delle peculiarità e vocazioni territoriali, delle categorie forestali 

presenti. 

Le misure proposte rimandano, per la maggior parte dei casi, a 

specifiche gestionali di 

riferimento indicate come “Orientamenti Gestionali”, i quali 

assumono il significato di standard di buona gestione forestale, 


importante traccia per i livelli successivi della pianificazione forestale 

previsti del PFAR. 

Si rimanda al richiamato documento di PFAR in relazione agli 

articolati contenuti relativi a tali indirizzi operativi e gestionali. 

Facendo riferimento alle Linee guida di programmazione forestale, di 

cui al Decreto Ministero dell'Ambiente e Tutela del Territorio del 16 

Giugno 2005, anche la gestione forestale nelle aree naturali protette 

dovrà conformarsi, nel rispetto ed in applicazione della normativa 

nazionale e comunitaria vigente per tali aree, agli indirizzi di gestione 

forestale sostenibile e di politica forestale adottati dalle con il PFAR. 

Per quanto attiene alla gestione forestale dei siti Natura 2000, questa 

dovra' anche tenere in considerazione le recenti «Linee guida per la 

gestione dei siti Natura 2000» emanate con il decreto del Ministero 

dell'ambiente e della tutela del territorio 3 settembre 2002. 

In coerenza con gli strumenti di pianificazione e i documenti di 

programmazione relativi al settore forestale e definiti a scala 

comunitaria, nazionale e regionale, la Provincia di Cagliari, anche nel 

contesto di politiche e processi di pianificazione o operativi riferibili a 

settori differenti ma correlati direttamente o indirettamente con quello 

forestale, potrà adottare e promuovere strategie e iniziative orientate a 

perseguire gli obiettivi di gestione sostenibile delle risorse forestali del 

territorio provinciale, favorendo nel contempo le opportunità di 

sviluppo economico delle aree rurali e montane. 

In termini sia di impostazione che di valutazione delle azioni promosse 

sarà necessario, fare riferimento all’insieme degli Indicatori di Gestione 

Forestale Sostenibile definiti dall’AMPA. 

ART. 25 SISTEMA DEGLI INSEDIAMENTI TURISTICO RICETTIVI L.R. 45/89, 



106, pt. 10 

Il Piano Paesaggistico Regionale rappresenta il quadro di riferimento e 

di coordinamento per gli atti di programmazione e pianificazione 

provinciale e locale e per lo sviluppo sostenibile del territorio. Il PPR 

individua l’Ambito di paesaggio quale luogo del progetto unitario del 

territorio e per lo sviluppo sostenibile. 

Il Piano Urbanistico Provinciale rappresenta uno strumento di 

attuazione dei contenuti descrittivi, prescrittivi e propositivi del Piano 

Paesaggistico Regionale, il quale affida alla pianificazione provinciale il 

compito di individuare gli ambiti per la pianificazione dei nuovi 

insediamenti turistico ricettivi. Il PUP rappresenta quindi uno 

strumento che, attuando le previsioni del PPR, delinea percorsi di 

coordinamento territoriale individuando gli ambiti (tematici e 

territoriali) da sottoporre ad una pianificazione coordinata 

intercomunale. 

Il Piano di Sviluppo Turistico Sostenibile (PRSTS) propone di agire 

alla scala locale, attraverso l’individuazione di sub-ambiti provinciali 

entro cui definire una strategia di sviluppo turistico integrata. 

L’individuazione degli ambiti per la pianificazione e localizzazione di 

nuovi insediamenti turistico ricettivi da parte del piano provinciale è 

pertanto definita in stretta correlazione e coerenza con gli strumenti di 


pianificazione paesaggistica e con gli strumenti di sviluppo turistico 

sostenibile in fase di approvazione da parte della Regione Sardegna. La 

strategia della provincia per la pianificazione dei nuovi insediamenti 

turistico ricettivi assume le seguenti linee guida: 

1. Il Piano Urbanistico Provinciale in adeguamento al PPR individua 

ambiti sub provinciali entro cui delineare strategie di sviluppo 

turistico sostenibile e programmare l’eventuale localizzazione di nuovi 

insediamenti turistico ricettivi, coerentemente con le prime indicazioni 

delineate dal PRSTS in fase di elaborazione e approvazione da parte 

della RAS. La localizzazione di tali insediamenti turistici potrà 

riguardare la fascia costiera, così come individuata dal PPR, in 

coerenza con la sostenibilità dei caratteri fisico ambientale del settore 

costiero interessato. 

Nell’ambito della presente variante gli Ambiti di paesaggio del PPR 

(eventualmente sottoarticolati in settori territoriali significativi 

dell’ambito stesso) sono assunti quale “ambito per la pianificazione dei 

nuovi insediamenti (...) turistico-ricettivi”, coerentemente con il punto 

10 dell’art. 106, e quali sub-ambiti provinciali così come proposto dal 

PRSTS. 

Il Piano Urbanistico Provinciale individua gli Ambiti di paesaggio, e 

loro eventuali sottoarticolazioni territoriali, quali Ambiti subprovinciali 

che richiamano la necessità di una declinazione specifica 

delle strategie di sviluppo turistico sostenibile. 

Gli ambiti per la pianificazione dei nuovi insediamenti turisticoricettivi 

sono: 

- Salto di Quirra (ambito di interesse interprovinciale) 

- Foce del Flumendosa 

- Castiadas 

- Golfo orientale di Cagliari 

- Golfo di Cagliari 

- Nora 

- Chia 

- Golfo di Teulada 

- Anfiteatro del Sulcis (ambito di interesse interprovinciale) 

2. Per ogni ambito dovrà essere delineata e definita una strategia di 

sviluppo integrata mediante il coinvolgimento attivo di una pluralità di 

attori locali e degli enti interessati, così come delineato nell’ambito del 

PRSTS in fase di approvazione da parte della RAS, che dovrà 

considerare l’eventuale sotto articolazione dell’ambito stesso. 

3. Il dimensionamento degli insediamenti turistici dovrà essere valutato 

coerentemente con le strategie di sviluppo turistico che saranno 

delineate a livello d’Ambito sub-provinciale, con la capacità di carico e 

sostenibilità delle risorse presenti all’interno dell’ambito stesso, anche 

in riferimento alla localizzazione degli insediamenti stessi all’interno 

della fascia costiera del PPR, che rappresenta l’ambito prioritario per la 

gestione integrata del litorale. Il dimensionamento dei nuovi 

insediamenti turistico ricettivi dovrà considerare: 

- i caratteri fisico ambientali dell’ambito di riferimento o delle sue 

sottoarticolazioni, in termini di vulnerabilità e suscettività agli usi 

dei suoi elementi costitutivi, quali in particolare i suoli, i sistemi di 


spiaggia e le dune, le zone umide e i corpi idrici superficiali e 

sotterranei; 

- i beni e le componenti paesaggistiche presenti all’interno 

dell’ambito in esame; 

- gli insediamenti turistico ricettivi e turistico residenziali esistenti e 

la relativa capacità di accoglienza; 

- il grado di infrastrutturazione territoriale e dei servizi territoriali 

esistenti (risorse idriche e depurazione; gestione dei rifiuti; ecc.); 

- le opportunità di riconversione ed uso di insediamenti esistenti 

(all’interno dei centri abitati e dei paesi nonché le frazioni e 

agglomerati sotto utilizzati, gli insediamenti sparsi del territorio 

rurale ed i grandi complessi dismessi del territorio); 

la popolazione residente all’interno dell’ambito; 

- la popolazione fluttuante dell’ambito ed i sui fruitori occasionali; 

- la dimensione sociale e percettiva dei residenti e delle popolazioni 

turistiche. 

4. Le Unità marino litorali, così come definite e individuate nel PAOL 

e nel PUP in adeguamento al PPR, rappresentano gli ambiti all’interno 

dei quali si sviluppano le risorse marino costiere maggiormente 

sottoposte alla pressione turistica che necessitano di una valutazione 

della specifica capacità di carico della fruizione ai fini del 

dimensionamento della ricettività turistica. 

Le Unità marino litorali rappresentano inoltre le unità funzionali di 

base per la pianificazione degli aspetti riguardanti l’utilizzo dei litorali 

e l’organizzazione e gestione dei servizi di spiaggia nonché ambiti di 

riferimento per la pianificazione coordinata fra più comuni (quale il 

Piano di Utilizzo dei Litorali). 

5. Il PUP propone l’attuazione di una procedura di cooperazione 

intercomunale e interistituzionale che ha il compito di strutturare un 

percorso cooperativo per la definizione e attuazione degli obiettivi 

generali del PUP. La procedura proposta è strutturata sulla base del 

modello di cooperazione proposto dal PUP/PTC come strumento per 

l’attuazione di piani, programmi e progetti di rilevanza sovralocale. 

Il modello di cooperazione traccia una serie di attività “cooperative” - 

progettuali, valutative e decisionali sostenute da diverse attività 

tecniche. Suggerisce inoltre, i materiali da utilizzare e le procedure 

necessarie per portare avanti un processo progettuale cooperativo 

finalizzato al raggiungimento di uno scenario di sviluppo condiviso. 

La procedura di cooperazione trova applicazione in tutte le situazioni 

caratterizzate da presenza di potenziali conflitti e mancanza di 

consenso sugli obiettivi e sulle strategie proposte, e dalla necessità di 

individuare procedure condivise per la gestione integrata dei processi 

territoriali, che può essere impostato sulla comparazione di più 

alternative o scenari di progetto in relazione a criteri definiti dal 

gruppo degli attori coinvolti nel processo. 

6. Nell’ambito della procedura di cooperazione intercomunale e 

interistituzionale dovranno essere considerate e delineate le procedure 

ed i metodi di compensazione urbanistica territoriale fra i comuni 

appartenenti allo stesso ambito per la pianificazione dei nuovi 

insediamenti turistico ricettivi, al fine di garantire un equa ripartizione 

dei costi e dei benefici derivanti dalle scelte localizzative adottate. 

Dovranno pertanto essere definiti criteri di quantificazione e 


qualificazione dei costi e dei benefici per ciascuno dei comuni 

interessati e di conseguenza la condivisione delle tipologie di 

compensazioni intercomunale da adottare. 

7. L’Amministrazione provinciale acquisisce l’accordo di campo 

interistituzionale con le amministrazioni comunali interessate, 

riguardante la definizione degli scenari di sviluppo turistico sostenibile, 

la capacità di accoglienza turistica, il dimensionamento e la 

localizzazione dei nuovi insediamenti turistici, le procedure e i metodi 

di compensazione urbanistica territoriale da attivare, accordo che può 

rappresentare lo strumento tecnico amministrativo per la definizione 

dell’intesa ai sensi dell’art. 11 della normativa del PPR. 

ART. 26 SISTEMA DEGLI INSEDIAMENTI INDUSTRIALI E 

ARTIGIANALI 

L.R. 45/89, 

art.16, lett. c), d) 


106, pt. 10 

L’Amministrazione provinciale, coerentemente con il quadro normativo 

vigente e, in particolare, con gli indirizzi del PPR, interpreta il tema 

dell’insediamento delle attività produttive secondo i seguenti livelli: 

− 

− 

attività commerciali, artigianali di servizio e laboratoriali, uffici 

professionali, attività ricreative, per i quali è auspicabile che 

permangano all’interno dei centri abitati. Al riguardo, l’art. 93 del 

PPR prevede infatti, che nei centri storici e nei nuclei degradati o in 

via di abbandono, gli edifici esistenti siano destinati a funzioni 

artigianali, commerciali compatibili con l’utilizzo residenziale al fine 

di favorirne la rivitalizzazione, mentre le attività causanti 

inquinamento acustico, atmosferico e idrico esistenti all’interno dei 

centri abitati dovrebbero essere localizzate nelle aree PIP e nelle 

aree industriali attrezzate; 

attività di piccola industria, artigianali e di servizio ed 

eventualmente anche commerciali, insediabili in aree PIP 

tecnologicamente ed ecologicamente attrezzate, di iniziativa 

sovracomunale esterne ai centri abitati; 

− 

attività industriali medie e grandi, comprese le attività insalubri, da 

ubicarsi nelle grandi aree industriali attrezzate gestite dai Consorzi 

Industriali. 

La normativa assegna alle Province un ruolo di coordinamento e 

supporto ai Comuni, volto all’incentivazione di aree produttive 

sovracomunali al fine di: 

− 

agevolare la dotazione di area di infrastrutture e servizi non solo 

conformi alle normative settoriali vigenti ma anche in grado di 

garantire più elevati livelli di qualità nella tutela della salute, della 

sicurezza e dell’ambiente; 

− 

ridurre il consumo del territorio, evitando la duplicazione ed il 

sotto-utilizzo di aree produttive e realizzando economie di scala 

nella gestione delle infrastrutture e dei servizi. 

L’individuazione degli ambiti per la pianificazione e localizzazione di 

nuovi insediamenti industriali e artigianali da parte del piano provinciale 

assume le seguenti linee guida: 


− 

− 

il Piano Urbanistico Provinciale in adeguamento al PPR seleziona 

gli ambiti territoriali sovracomunali entro cui il dimensionamento, 

la localizzazione, l’organizzazione e la gestione degli insediamenti 

produttivi dovrà avvenire in forma coordinata tra più Comuni, 

coerentemente con gli ambiti territoriali ottimali di cui alla LR 12 

del 2005; tali ambiti sono: 

Sistema territoriale del Sarrabus 

Comuni interessati: Castiadas, Muravera, San Vito, Villaputzu e 

Villasimius. 

Sottoarticolazione territoriale: 

- Sistema insediativo di Muravera, San Vito e Villaputzu. 

- Singolarità insediativa dell’abitato diffuso di Castiadas 

- Singolarità insediativa di Villasimius 

Campo urbano di Cagliari 

Comuni interessati: Assemini, Cagliari, Decimomannu, Elmas, 

Maracalagonis, Monserrato, Quartu Sant’Elena, Quartucciu, San 

Sperate, Selargius, Sestu, Settimo San Pietro, Sinnai. 


- Sistema insediativo orientale dell’area vasta cagliaritana: Quartu 

Sant’Elena, Quartucciu, Monserrato, Selargius, Settimo San 

Pietro, Sinnai, Maracalagonis. Sistema produttivo organizzato 

in riferimento alla SS 554 ed alla direttrice Selargius-Settimo 

San Pietro 

- Direttrici di infrastrutturazione produttiva e commerciale lungo 

i corridoi della SS 131 e della SS 130: Cagliari, Sestu, San 

Sperate, Monastir, Elmas, Assemini, Decimomannu 

Aree di sviluppo industriale 

Comuni interessati: Assemini, Cagliari, Capoterra, Sarroch, Uta. 


- Area di sviluppo industriale di Macchiareddu: Assemini, 

Cagliari, Capoterra, Uta 

- Area industriale del petrolchimico di Sarroch: Capoterra e 

Sarroch. 

Sistema insediativo della Costa del sud 

Comuni interessati: Domus de Maria, Pula, Sarroch, Villa San 

Pietro, Teulada. 


- Sistema insediativo della piana di Pula: Pula, Sarroch, Villa San 

Pietro. 

- Singolarità insediative di Domus de Maria e Teulada. 

per ogni ambito dovrà essere definita una strategia di sviluppo 

produttivo, mediante il coinvolgimento degli enti interessati e degli 

operatori locali, che dovrà considerare l’attuale dotazione 


− 

− 

− 

infrastrutturale, il fabbisogno pregresso e futuro l’eventuale sotto 

articolazione dell’ambito stesso; 

il PUP propone che le attività di pianificazione, organizzazione e 

gestione delle aree produttive sovracomunali nonché le scelte 

insediative e infrastrutturali siano promosse mediante l’applicazione 

della procedura di cooperazione intercomunale e interistituzionale 

che ha il compito di strutturare un percorso per la definizione e 

attuazione degli obiettivi generali del PUP. La procedura proposta è 

strutturata sulla base del modello di cooperazione proposto dal 

PUP/PTC; 

nell’ambito della procedura di cooperazione intercomunale e 

interistituzionale dovranno essere delineati modelli gestionali e 

procedure e metodi di compensazione urbanistica territoriale fra i 

comuni, al fine di garantire una equa ripartizione dei costi e dei 

benefici derivanti dalle scelte localizzative adottate. Dovranno 

pertanto essere definiti criteri di quantificazione e qualificazione dei 

costi e dei benefici per ciascuno dei comuni interessati e di 

conseguenza la condivisione delle tipologie di compensazioni 

intercomunale ed i modelli gestionali da adottare; 

la Provincia acquisisce l’Accordo di campo interistituzionale con le 

amministrazioni comunali interessate, riguardante la definizione 

degli scenari di sviluppo produttivo, il dimensionamento e la 

localizzazione dei nuovi insediamenti industriali e artigianali, le 

procedure e i metodi di compensazione urbanistica territoriale da 

attivare. L’accordo può rappresentare lo strumento tecnicoamministrativo 

per la definizione dell’intesa ai sensi dell’art. 11 della 

normativa del PPR. 


TITOLO III 

NORMATIVA DI COORDINAMENTO DELLE PROCEDURE 

CAPO I 

I CAMPI DEL PROGETTO AMBIENTALE 

ART. 27 CAMPI DELLA MOBILITA’ E DEI TRASPORTI L.R. 45/89, 


1. CAMPO DELLA MOBILITÀ NEL BACINO DEL SARRABUS - GERREI – 

TREXENTA 

NOME CAMPO: CAMPO DELLA MOBILITÀ NEL BACINO DEL SARRABUS - 

GERREI - TREXENTA 

AMBITO (I) SUB PROVINCIALE: Sarrabus - Gerrei – Trexenta 

COMPETENZE PROVINCIALI: La Provincia ha competenze dirette in materia 

di infrastrutturazione e gestione della rete viaria di interesse provinciale, ma anche il 

compito di redigere i piani di bacino di traffico per l'assetto dei servizi di trasporto 

collettivo internamente al proprio territorio. Le prospettive aperte dal D.Lgs 422/97 

sono però quelle di un coinvolgimento sempre più ampio dell'amministrazione 

provinciale al governo e all'organizzazione del trasporto pubblico locale, su gomma, su 

ferro e via ma re. 

ANALISI DEI PROCESSI 

Requisiti di individuazione del Campo; descrizione della forma-processo; 

risorse coinvolte; potenzialità 

Quadro demografico 

Gli indici demografici evidenziano nel Gerrei una popolazione sostanzialmente 

anziana, tassi di variazione sempre negativi negli ultimi quaranta anni, valori negativi 

dei quozienti naturali e migratori. Silius si discosta dai comportamenti descritti per gli 

altri comuni per una tenuta della popolazione residente, valori degli indici di struttura 

vicini alle medie provinciali e quozienti naturali positivi in presenza comunque di flussi 

migratori in uscita. I dati relativi ai trasferimenti di residenza residenza evidenziano 

valori degli indici di autocontenimento bassi (15%) e relazioni mediamente forti con il 

campo urbano di Cagliari (oltre il 40%). Valori non trascurabili sono riscontrabili con 

il Sarrabus. 

Quadro della mobilità a livello comunale 

La geografia delle relazioni, ricavata a partire dagli spostamenti generati per 

lavoro/studio, mostra per i comuni del Gerrei un contenimento della mobilità a livello 

comunale variabile. Si passa da un minimo del 63% di spostamenti intracomunali, sul 

totale degli spostamenti generati, per Ballao, ad un massimo dell’89% circa per Silius. 

L’autocontenimento maggiore di Silius è legato soprattutto alla possibilità di trovare 

occasioni di lavoro e studio all’interno dello stesso territorio comunale; gli altri comuni 

del territorio mostrano una dipendenza più marcata verso luoghi di attrazione di 

lavoratori e studenti e luoghi dei servizi superiori, quali Senorbì, Muravera e il campo 


urbano di Cagliari. Degli spostamenti generati all’esterno del Gerrei, circa il 60% 

risultano diretti verso il campo urbano di Cagliari (72% dei quali lavoratori), con 

modalità di spostamento predominante rappresentato dall’auto privata e con una 

percentuale rilevante di spostamenti oltre i 60 minuti. Un ulteriore 15% degli 

spostamenti generati risulta diretto verso i comuni costieri del Sarrabus (quasi 

esclusivamente Muravera), con motivazione predominante per studio e una durata 

prevalente dello spostamento compresa tra i 30’ e i 60’. La restante parte degli 

spostamenti è quasi unicamente diretta verso il nodo ferroviario di Senorbì, 

generalmente per motivazione studio e con modalità prevalente autobus. 

Il Sarrabus mostra un autocontenimento della mobilità molto più marcato, con un’alta 

percentuale di spostamenti intracomunali e un bacino di scambio consolidato formato 

dai comuni di Muravera, San Vito, Villaputzu e Castiadas in cui Muravera ha il ruolo 

di centralità specializzata nell’attrarre mobilità pendolare. 

Gli spostamenti dei comuni della Trexenta mostrano una capacità attrattiva di 

Senorbì, il quale è anche un importante nodo ferroviario della linea a scartamento 

ridotto che fornisce i collegamenti con il campo urbano di Cagliari e con il Sarcidano. 

L’autocontenimento è medio-basso, con consistenti spostamenti in uscita verso il 

basso campidano e Cagliari. Si nota un uso del trasporto su ferro che è rilevante per 

piccole distanze, soprattutto negli spostamenti in ingresso dall’area del basso 

campidano (44,6 % degli spostamenti totali), è circa il 10% del totale degli spostamenti 

verso Cagliari (contro il 57% del privato su gomma e il 26% dell’autobus) e il 9% negli 

spostamenti interni alla Trexenta (contro il 48% del privato su gomma e il 39% 

dell’autobus). Da notare che sono direttamente serviti dalla ferrovia solo i comuni di 

Barrali-Pimentel, Senorbì, Suelli, Gesico e Mandas. 

Quadro dell'infrastrutturazione e dei servizi di trasporto 

Lo studio dell’infrastrutturazione del territorio e del livello di servizio di trasporto 

indica la presenza di due vettori di trasporto collettivo (l’ARST e le FdS), il primo a 

gestione regionale e il secondo in concessione statale, i quali forniscono entrambi un 

servizio su gomma generalmente organizzato per direttrici di attraversamento e scarsi 

collegamenti circolari tra comuni di una medesima regione, il che sposta gli scambi tra 

i comuni della Trexenta e del Gerrei verso la modalità privata. I collegamenti col 

campo urbano di Cagliari avvengono esclusivamente attraverso la SS 387, la cui 

gestione passerà in tempi brevi alla Regione Sardegna in attuazione del D. Lgs 461/99. 

Si tratta di un’infrastruttura assimilabile al tipo VI CNR (fonte: PPT), con velocità di 

percorrenza generalmente inferiori ai 40 km/h. Ultimamente è stato completato il 

tratto finale di collegamento tra Ballao e San Vito, con velocità mediamente più 

elevate. I collegamenti tra il Gerrei e la Trexenta avvengono attraverso strade statali e 

provinciali: la SS 547, che parte dalla SS 387 all’altezza di S.Andrea Frius e collega il 

Gerrei al nodo ferroviario di Senorbì, la strada provinciale 23 (Senorbì – San Basilio - 

Goni), in cui confluiscono i traffici provenienti dalle strade provinciali che servono la 

mobilità interna del Gerrei: la SP 26 (da Silius alla Sp 23), la SP 25 (da Pranu Sanguni a 

S.Lucia), la SP 27 (SS 387 - S. Cristolu – Villasalto – SS 387) e la SP 28 (S. Cristolu – 

Armungia – SS 387). I collegamenti con la provincia di Nuoro, peraltro limitati al solo 

comune di Ballao, sono effettuati attraverso la strada provinciale 22 Ballao- 

Escalaplano. Tutta la rete viaria provinciale di cui sopra è assimilabile come 

caratteristiche geometriche di progetto al tipo VI CNR. 

Si registrano forti escursioni della mobilità in periodo estivo dovuta ai flussi di traffico 

di tipo turistico che si svolgono prevalentemente attraverso la rete provinciale formata 

dalle strade 18, 19, 20, 97, 98. 

Gli spostamenti sul gommato verso le altre aree urbane avvengono prevalentemente 

lungo la statale 128, anch’essa assimilabile al tipo VI CNR, di cui sono una parte 

importante gli spostamenti diretti verso il Sarcidano, soprattutto da Mandas e Siurgus 

Donigala verso Isili. Tale arteria, la SS 547 (che ha la funzione di collegamento 

trasversale tra le statali 131, 128 e 387) e una serie di strade provinciali (dalla 37 alla 41) 


formano una maglia viaria in cui si svolge la gran parte della mobilità su gomma 

interna al bacino della Trexenta. 

COMUNI INTERESSATI Armungia, Ballao, Barrali, Gesico, Goni, 

Guamaggiore, Ortacesus, Pimentel, San Basilio, San Nicolò Gerrei, Sant'Andrea Frius, 

Selegas, Senorbì, Silius, Siurgus Donigala, Suelli, Villasalto 

ALTRI ENTI INTERESSATI 

Regione Sardegna, ARST, FS, 

PROBLEMATICHE DEI PROCESSI 

Problemi di bilancio popolazione-risorse; problemi di fruizioni in rapporto ai 

settori chiave del piano 

L’isolamento e la marginalizzazione delle aree interne è strettamente correlata alla 

perdita di risorsa demografica. I processi di indebolimento di tale risorsa in questi 

comuni portano alla debolezza della domanda di mobilità e tendono all’esclusione di 

queste aree dalla programmazione sui servizi di trasporto, tradizionalmente 

dimensionata sulla base dei flussi rilevati. Altresì la perdita della risorsa demografica 

porta ad una perdita dei servizi (primari e secondari) e quindi alla perdita di una 

capacità attrattiva di alcuni centri. Esistono poi fenomeni di migrazione della 

popolazione attivati dalla capacità di attrazione esercitata dai centri ormai consolidati – 

storicamente ed economicamente – legata alla loro immagine di luoghi delle 

opportunità, delle occasioni, e quindi dotati di una dimensione urbana. Il territorio 

interno vede, in seguito a questi fenomeni, fortemente limitate le sue opportunità di 

incontro e di scambio sociale ed economico. 

Dall’autorappresentazione emerge la figura del territorio “isolato” rispetto al contesto 

provinciale, e si pone l’attenzione sul fatto che non si tratta tanto di un problema di 

distanze spaziali ma di una viabilità diversa, migliore, interpretabile come l’esigenza di 

una migliore organizzazione e qualità del servizio di trasporto, la cui carenza acuisce il 

senso di isolamento e perdita della socialità poiché non in grado di soddisfare le 

esigenze della popolazione non solo in termini quantitativi ma anche di qualità e 

distribuzione equilibrata nel territorio. 

La mancanza di un servizio di trasporto collettivo efficiente e la mancanza di un suo 

dimensionamento funzionale ai rapporti sul territorio sono uno dei problemi 

principali sollevati dai sindaci di molti comuni della Trexenta e del Gerrei. I tempi di 

percorrenza per raggiungere il campo urbano di Cagliari sono estremamente elevati 

per i comuni del Gerrei, spesso oltre i 60 minuti per una percorrenza media di 55 – 60 

km, mentre ora il collegamento col Sarrabus avviene attraverso il nuovo tratto della SS 

387 da Ballao a San Vito che permette velocità di percorrenza mediamente più elevate 

e notevole risparmio di tempo. I servizi di trasporto collettivo non sembrano efficienti 

in termini di frequenze, distribuzione sul territorio e comfort: dai dati in possesso il 

servizio è assente per i collegamenti Goni – San Basilio – Senorbì lungo la Sp 23 che 

rappresenta l’asse principale di relazione tra il Gerrei e la Trexenta. I vettori presenti 

sul territorio mostrano una sovrapposizione di più linee lungo la 387 e la 125. La linea 

ferroviaria di collegamento tra la Trexenta e il campo urbano di Cagliari non 

rappresenta al momento una modalità di trasporto competitiva col mezzo privato o 

col servizio su gomma, soprattutto per gli spostamenti di media e lunga distanza. 

Infatti, nonostante la sua alta capacità di penetrazione nel campo urbano, è poco 

utilizzata per le sue basse velocità (40-50 km/h), il suo tracciato tortuoso e gli alti 

tempi di viaggio non accompagnati da un livello adeguato del servizio 

PROPOSTE DI LINEE GUIDA E SCENARI POSSIBILI 

Linee guida da sottoporre ai processi di campo; valutazione preliminare delle 

priorità; scenari,etc 


In questo territorio esistono già forme di cooperazione tra comuni per la gestione di 

alcuni servizi di assistenza o servizio di carattere scolastico e parascolastico, quindi una 

situazione cooperativa che può essere estesa alla gestione del servizio di trasporto su 

gomma e dei servizi complementari al traffico su rotaia. Il D.Lgs. 422/97, ponendo in 

attuazione le direttive sul decentramento delle competenze date dalla Legge Bassanini 

nel campo del trasporto pubblico locale, apre nuove prospettive sulla possibilità di 

partecipazione degli enti e delle figure imprenditoriali locali alla organizzazione e 

gestione dei servizi di trasporto, la quale si può dunque riconfigurare secondo criteri 

maggiormente rispondenti alle esigenze di scambio e comunicazione delle comunità 

locali, nonché in funzione delle nuove tecnologie sia dal punto di vista dei consumi 

energetici che dei sistemi di gestione. Le linee guida si propongono di portare avanti 

politiche di riequibrio dei servizi, delle opportunità, dell’accessibilità, a partire da un 

miglioramento dell’organizzazione dei servizi di trasporto collettivo. Gli sforzi 

maggiori andrebbero diretti nell’organizzazione di servizi di trasporto intergrativi al 

servizio esistente, orientati sia al rafforzamento della direttrice di collegamento 

Senorbì – Ballao – Muravera sia di ausilio alla mobilità all’interno di piccoli bacini. 

Ad esempio si individuano i seguenti: 

- bacino di Senorbì, costituito dai comuni di Senorbì, San Basilio, Siurgus, 

Mandas, Gesico, Guasila, Guamaggiore, Suelli, Selegas, Ortacesus, 

Sant’Andrea Frius; 

- bacino di Silius, costituito dai comuni di San Basilio, Silius, Goni, San Nicolò 

Gerrei, Villasalto, Armungia, Ballao; 

- bacino di Muravera, costituito dai comuni di Muravera, Castiadas, San Vito, 

Villaputzu, Villasalto, Armungia, Ballao 

Tale servizio, dimensionato sugli scambi interni e di relazioni tra il Gerrei e la 

Trexenta e il Gerrei e il Sarrabus, potrebbe inoltre avvalersi di nuove tecnologie che 

permettano un adeguamento giornaliero delle tratte e delle frequenze alla domanda, 

mediante l’ausilio di sistemi informatizzati. Oltre a questo si può pensare all’utilizzo di 

nuove modalità di trazione del servizio energeticamente più efficienti: nel caso dei 

collegamenti tra il Gerrei e la Trexenta o il Gerrei e il Sarrabus, poiché si tratta di 

distanze medio-brevi, si può pensare ad una tecnologia ibrida che sfrutti, in 

combinazione con i carburanti tradizionali, fonti energetiche quali il GPL, 

biocarburanti, il metano o l’energia elettrica. 

Esiste una progettualità in atto da parte delle FdS di riqualificazione del servizio su 

ferro, mediante una ridefinizione del tracciato, un ammodernamento del parco veicoli, 

in modo che la linea acquisti competitività, in termini di benefici percepiti, rispetto al 

gommato. È auspicabile che trovi la sua realizzazione in tempi brevi. 

Va in tal senso potenziata la caratteristica di Senorbì quale nodo intermodale e favorita 

l’integrazione del normale servizio collettivo con l’eliminazione delle sovrapposizioni 

tra le linee dei vettori attualmente attive probabilmente migliorerebbe la copertura 

territoriale del servizio. Andrebbero adeguate le sezioni degli assi viari di collegamento 

tra il Gerrei e la Trexenta (sp 23, 25, 26 e SS 387), nonché l’asse viario della SS 125 a 

caratteristiche geometriche che permettano maggiore sicurezza e minori tempi di 

viaggio (tipo V CNR), quindi anche una migliore percorribilità da parte dei mezzi di 

trasporto collettivo. Un adeguamento a condizioni di sicurezza maggiori andrebbe 

fatto per la maglia viaria della Trexenta, in particolare per le provinciali 30, 31 e 32 di 

collegamento tra Gesico, Siurgus Donigala e Mandas 

STATO DEI PROGETTI E DELLA PROGRAMMAZIONE 

ANAS: nessun intervento previsto sulla 128, 547 o 387 la cui gestione dovrebbe 

comunque passare entro breve alla Regione Sardegna in virtù del D.Lgs 461/99. 

Lavori appaltati: costruzione della nuova SS 125 tronco San priamo – Capo Boi (1°,2° 

e 3° lotto) e tronco Muravera – San Priamo (4° lotto) 


QCS 2000 – 2006 (secondo quanto individuato dal Piano Provinciale dei Trasporti): 

adeguamento al tipo IV CNR delle sezioni stradali della 128, della 547 nel tratto 

Sanluri – Senorbì – Sant’Andrea Frius, della 387 nel tratto Monserrato – Sant’Andrea 

Frius; adeguamento al tipo V CNR delle seguenti strade: SS 387 nel tratto Sant’Andrea 

Frius – Ballao; SP 23 da Goni a San Basilio; SP 24 da Sant’Andrea Frius a San Basilio; 

SP 27 e 28 ndi collegamento tra Armungia, Villasalto e San Nicolò Gerrei. 

Programmi di intervento FdS : riduzione del tracciato della tratta Cagliari – Senorbì di 2,2 

Km, introduzione di 4 nuove motrici con riduzione dei tempi di percorrenza di 13 

minuti; opere finanziate per 53 Mld ex L. 910/86; completamento dell’anello esterno 

della linea metropolitana di Cagliari Monserrato-San Paolo a doppio binario; tratta 

urbana San Paolo-Matteotti-Repubblica a chiusura dell’anello metropolitano interno. 

2. CAMPO DELLA MOBILITÀ DI GRAVITAZIONE DEL CAMPO URBANO DI 

CAGLIARI 

NOME CAMPO: Campo della mobilità di gravitazione del campo urbano di Cagliari 

COMPETENZE PROVINCIALI: La Provincia ha competenze dirette in materia 

di infrastrutturazione e gestione della rete viaria di interesse provinciale, ma anche il 

compito di redigere i piani di bacino di traffico per l'assetto dei servizi di trasporto 

collettivo internamente al proprio territorio. Le prospettive aperte dal D.Lgs 422/97 

sono però quelle di un coinvolgimento sempre più ampio dell'amministrazione 

provinciale al governo e all'organizzazione del trasporto pubblico locale, su gomma, su 

ferro e via mare. 




La forma processo è caratterizzata dalla capacità attrattiva del campo urbano di 

Cagliari nei confronti di tutto il territorio provinciale, che si manifesta 

prevalentemente mediante l'uso del mezzo privato. Una breve statistica sul totale degli 

spostamenti extraurbani per pendolarismo (rilevazioni Istat, 1991) che avvengono in 

un giorno feriale tipo all'interno della provincia di Cagliari mostra come il 59% di 

questi hanno come destinazione il comune di Cagliari, e di cui il 33,2% hanno come 

origine i comuni del campo urbano (Assemini, Capoterra, Decimomannu, Elmas, 

Maracalagonis, Monserrato, Quartu S.Elena, Quartucciu, Selargius, Sestu, Settimo San 

Pietro e Sinnai). A questi vanno aggiunti gli spostamenti che giornalmente avvengono 

all'interno dei confini comunali di Cagliari e che risultano molto superiori agli 

spostamenti provenienti da altri comuni. 

Gli indici di relazione calcolati sulla base dei flussi di scambio tra le diverse aree della 

provincia di Cagliari mostrano un marcato autocontenimento della mobilità nel bacino 

del campo urbano di Cagliari, nonché rapporti molto marcati tra i comuni del bacino 

del basso campidano (Uta, Villaspeciosa, Decimoputzu, Monastir, San Sperate, 

Ussana) e il campo urbano. La situazione è analoga per quanto riguarda le relazioni tra 

i comuni del Parteolla (Soleminis, Dolianova, Serdiana e Donori) e il campo urbano. 

Una breve indagine sulle modalità con cui avvengono tali spostamenti indica una 

prevalenza netta del privato su gomma rispetto all'uso del mezzo pubblico, con 

particolare basso utilizzo dell'uso della ferrovia per quei comuni che ne usufruiscono 

in modo diretto (comuni della direttrice ferroviaria Cagliari - Decimomannu): la 

modalità privata rappresenta il 64.21% di tutta la mobilità provinciale, mentre la quota 


assorbita dal trasporto collettivo su gomma e ferro è del 13.65%. Una quota pari al 

22.14% del totale degli spostamenti avviene invece con mezzi diversi: ciclo, motociclo, 

piedi o altro. Con riferimento ai soli dati intercomunali la percentuale di spostamenti 

su trasporto pubblico si riduce ulteriormente al 10.52%. Il ruolo del trasporto su ferro 

è inferiore a 1% del totale, assumendo rilevanza solo lungo la fascia della SS n°131 e 

per quanto riguarda i collegamenti tra il capoluogo e il bacino del Sulcis Iglesiente 

(attraverso le diramate a scartamento ordinario e binario unico Decimomannu – 

Villamassargia – Iglesias e Decimomannu – Villamassargia – Carbonia). 

Il confronto di questi dati con le tendenze evidenziate dagli indicatori forniti dall'ACI 

fanno supporre un ulteriore rafforzamento nell'uso del mezzo privato.Si rileva un 

numero di autovetture circolanti nell’area urbana di Cagliari pressoché costante nel 

periodo 1994 - 1997 (e pari a 64 ogni 100 abitanti) e una diminuzione della 

percorrenza media sui trasporti pubblici (si passa da 190 km/anno/abitante nel 1993 

ai 166 km/anno/abitante nel 1997, con un decremento medio annuo del 3%). 

COMUNI INTERESSATI Cagliari, Assemini, Capoterra, Decimomoannu, Elmas, 

Maracalagonis, Monserrato, Quartu S.Elena, Quartucciu, Selargius, Sestu, Settimo San 

Pietro, Sinnai, Dolianova, Serdiana, Soleminis, Villasimius, Uta, Villaspeciosa, 

Monastir, Decimoputzu, Ussana, Donori. 

ALTRI ENTI INTERESSATI FS, FdS, CTM, ARST 

CAMPI CORRELATI Campo della mobilità nel bacino del Sarrabus-Gerrei- 

Trexenta -Campo del sistema portuale e aeroportuale di Cagliari 




Una previsione sulle modalità di spostamento odierne porta a pensare che siano 

aumentati gli spostamenti extraurbani verso Cagliari, vista anche la distribuzione dei 

cambiamenti di residenza (da Cagliari verso le aree del campo urbano) con il 

mantenimento della professione e/o del luogo di studio all'interno del comune 

capoluogo. D'altro canto l'alto numero di autovetture circolanti (superiore al dato di 

tutte le altre aree metropolitane individuate dalla L. 142/90), l'incremento del possesso 

di auto e la diminuzione della percorrenza media sui trasporti pubblici portano a 

dedurre che gli spostamenti intracomunali non siano considerevolmente diminuiti 

nonostante la diminuzione della popolazione nel periodo 1992 - 1998, in media 

maggiore del 5 per mille all’anno, e che sia inoltre aumentata la percentuale di 

spostamenti con mezzo privato su gomma. 

I servizi collettivi di trasporto vengono attualmente utilizzati dai non possessori d’auto 

e per mancanza di alternative: questo nello specifico avviene per la linea ferroviaria a 

doppio binario Decimomannu – Cagliari, gestita dalle FS, e per la linea a binario 

unico Cagliari – Pirri – Monserrato – Settimo San Pietro – Soleminis – Dolianova. 

Esse, nonostante la capacità di penetrazione nel campo urbano, hanno scarso utilizzo 

in quanto non offrono garanzie di frequenza e comfort, non hanno integrazione 

trasversale del percorso e trovano nella rete di trasporto collettivo su gomma un forte 

concorrente anziché un servizio complementare (sono presenti sul territorio una linea 

gestita dal CTM Cagliari e una linea gestita dalle FMS che compiono il percorso 

Decimomannu - Cagliari, alcune linee gestite dall’ARST seguono il percorso della 

dorsale ferroviaria sarda). 

Le politiche di gestione della mobilità che prevedono l'espansione infrastrutturale 

viaria per gommato nel campo urbano di Cagliari devono tenere conto del fenomeno 

della domanda "indotta", vale a dire quella che si genera per effetto di miglioramenti 

della capacità delle infrastrutture e che può portare in tempi medio-brevi ad una nuova 

saturazione della rete. Tali azioni infatti, se non accompagnate da politiche di 


ampliamento del trasporto collettivo, generano ulteriori spostamenti della domanda 

dal collettivo al privato e incrementano ulteriormente il possesso d'auto. 

STATO DELLA PIANIFICAZIONE 

Piano generale dei trasporti (bozza del Luglio 1999) Piano regionale dei trasporti (3° 

progress); Studio di ristrutturazione della rete dei servizi nell’area vasta di Cagliari 


Linee guida da sottoporre ai processi di campo; valutazione preliminare 

delle priorità; scenari. 

In generale le linee guida sono rivolte al potenziamento della linea ferroviaria a 

scartamento ordinario a doppio binario Decimomannu - Cagliari mediante un 

aumento delle frequenze e della qualità del servizio. Favorire l'integrazione, spaziale, 

temporale e tariffaria, tra i servizi di trasporto collettivo su gomma e su ferro. La linea, 

già dotata di elettrificazione, diventa un servizio di livello metropolitano mediante un 

miglioramento consistente del comfort, delle frequenze e del numero delle fermate, 

una delle quali va creata in corrispondenza dello scalo aeroportuale di Elmas. Il nodo 

di Decimomannu, che svolge già la funzione di smistamento dei traffici regionali tra il 

campo urbano, il Sulcis - Iglesiente, il sistema insediativo del campidano e Oristano- 

Sassari, può diventare un importante centro di scambio modale tra il privato (e il 

collettivo) su gomma e il servizio su ferro metropolitano nonché il punto di scambio 

tra il servizio ferroviario regionale e quello urbano. 

Il servizio collettivo su gomma, per la sua capacità di diffusione sul territorio, è 

indicato per servire i comuni del basso e medio campidano con forti relazioni col 

campo urbano di Cagliari; per tale servizio andrebbe spezzata l’organizzazione del 

trasporto per direttrici, aumentata la frequenza del servizio, la diffusione dello stesso e 

organizzata la modalità di scambio col trasporto su ferro, con un’integrazione tariffaria 

che renderebbe meno pesante il trasbordo. Tutti gli interventi sono volti al riequilibrio 

territoriale ed energetico, attraverso un cambiamento dei sistemi di comunicazione che 

faciliti le relazioni tra i comuni del basso e medio campidano, che favorisca una 

limitazione dell’uso dell’auto a favore del trasporto collettivo e che allo stesso tempo 

offra un servizio di qualità nei collegamenti con Cagliari e con i sui principali nodi 

intermodali di interesse nazionale (porto e aeroporto). 

Vanno rinnovate le modalità di trazione, rivolgendo l’attenzione verso forme a maggiore 

efficienza energetica e a bassa emissione: i sistemi di trasporto su gomma che si 

integrano al servizio di trasporto collettivo su ferro dovrebbero servirsi di fonti 

energetiche più efficienti per la trazione come il gas (metano, GPL), biocombustibili o 

l’elettricità. un bacino di sperimentazione può essere quello costituito dai comuni di Uta, 

Villaspeciosa, Decimoputzu, Ussana, Monastir e San Sperate, collegati attraverso un 

sistema di trasporto collettivo su gomma al nodo ferroviario di Decimomannu. 

Il potenziamento della linea su ferro che copre la tratta Cagliari – Senorbì mediante una 

ridefinizione del tracciato, il rinnovo del parco macchine e delle modalità di trazione, la 

rende il principale servizio di trasporto per le comunità della Trexenta e del Parteolla. 

Senorbì diventa un importante nodo anche per i comuni del Gerrei, che in questo modo 

trovano modalità di trasporto realmente alternative al mezzo privato; questo va 

accompagnato da modalità collettive su gomma integrative delle linee attualmente 

esistenti che operino in maniera più diffusa sul territorio. 

Va favorito lo sviluppo di un sistema di collegamento trasversale su ferro che copra 

l’area dell’insediamento dei comuni del campo urbano Quartu, Quartucciu, Selargius, 

Monserrato, Cagliari, con nodi di scambio in corrispondenza della linea Cagliari – 

Senorbì. 



Piano triennale ANAS 1997-99: in fase di progettazione esecutiva la nuova strada statale 

554, 1° lotto, dal km 0+00 al km 11+800 (dalla strada provinciale 17, ex 1.42, alla strada 

statale 125); prevede una sezione tipo III CNR a 4 corsie. Nuova strada statale 125, di 

collegamento tra Cagliari e Tortolì per un totale di km 104+834: sono in fase di 

progettazione km 63+770, appaltati km 33+042 e da appaltare km 8+022. 

QCS 2000 – 2006 (secondo quanto individuato dal Piano Provinciale dei Trasporti): 

Completamento e realizzazione della linea metropolitana leggera di superficie della 

conurbazione cagliaritana; Ammodernamento e qualificazione del servizio di trasporto 

collettivo su gomma; Attuazione programma di mobilità alternativa: la mobilità ciclabile. 

Accordo FS-RAS-OO.SS. del 16/11/93: controllo centralizzato deltraffico sulla Cagliari- 

Oristano; servizi di informazione al pubblico e parcheggi (Serramanna e Samassi); 

automazione passaggi a livello; blocco conta assi sulla Decimo – Iglesias; treni ad assetto 

variabile. 

Accordo di programma FS-RAS 1996-2000: riqualificaizone livello di servizio; servizio di 

tipo metropolitano su Cagliari-Decimo; tariffa reginale unica viaggiatori. 

Programmi di intervento FdS : riduzione del tracciato della tratta Cagliari – Senorbì di 2,2 

Km, introduzione di 4 nuove motrici con riduzione dei tempi di percorrenza di 13 

minuti; opere finanziate per 53 Mld ex L. 910/86; completamento dell’anello esterno 

della linea metropolitana di Cagliari Monserrato-San Paolo a doppio binario; tratta 

urbana San Paolo-Matteotti-Repubblica a chiusura dell’anello metropolitano interno. 

ART. 28 CAMPI SERVIZI SUPERIORI TRASPORTO PERSONE E MERCI 

L.R. 45/89, 


1. CAMPO DEL SISTEMA AEROPORTUALE E PORTUALE DI CAGLIARI 

NOME CAMPO: Campo del sistema aeroportuale e portuale di Cagliari 

AMBITO (I) SUB PROVINCIALE: tutta la Provincia 




Cagliari Elmas è passato nel giro di pochi anni da un traffico di circa 800.000 

passeggeri annui ad un traffico più che doppio, 1.800.000 pass/anno. Con il progetto 

di ampliamento dell’offerta aeroportuale dello scalo (nuovo terminal passeggeri da 

completare entro il 2001) e in relazione alle nuove tendenze di aumento del traffico 

aereo, si prevede che a regime, entro il 2010 – 2020, lo scalo avrà circa 4.000.000 di 

passeggeri all’anno. Attualmente l’aeroporto fa parte dei primi dieci scali italiani per 

livello di traffico complessivo passeggeri e aeromobili, ma risale fino alla sesta 

posizione se si prende in considerazione il solo traffico di linea nazionale. Lo scalo è 

inserito nella rete transeuropea di trasporto, quale punto di interesse comunitario. Le 

statistiche di traffico degli ultimi anni denotano un trend di sviluppo medio superiore 

al 5% annuo, assunto a base della progettazione del nuovo scalo internazionale. La 

richiesta di finanziamento da parte della società che gestisce il servizio aeroportuale 

(SO.G.AER) e che si avvale del quadro comunitario di sostegno 2000-2006 consiste 

sostanzialmente nella riqualificazione delle infrastrutture ricettive e nel riclassamento 


della pista dello scalo, che dovrebbe passare dalla classe D alla classe E, permettendo 

così il decollo a pieno carico anche di vettori di stazza maggiore. 

La circoscrizione territoriale dell'Autorità Portuale di Cagliari fissata con D.M. n. 86 

del 94, si sviluppa per circa 30 km di costa. Il Porto di Cagliari ha le seguenti 

funzioni:quella commerciale o storica per le merci convenzionali rinfuse e Ro 

Ro,quella industriale del porto canale, di recente avviamento, per le merci 

containerizzate destinato al transhipment e al Ro Ro, quella industriale per le rinfuse 

liquide svolta ad Assemini e a Sarroch, località Porto Foxi, dove vengono 

movimentate circa 26 milioni di tonnellate all'anno, il servizio passeggeri, l'attività 

peschereccia, turistica e nautica da diporto nel porto storico. 

SUPERFICIE tutta la Provincia 

POPOLAZIONE tutta la Provincia 

COMUNI INTERESSATI tutti 

ALTRI ENTI INTERESSATI SO.G.AER, Regione Autonoma della Sardegna, 

ENAC, Autorità Portuale di Cagliari 

CAMPI CORRELATI Campo della mobilità di gravitazione del campo urbano di 

Cagliari 




L’analisi del sistema portuale da parte dell’Agg. PRT valuta come esuberante la 

dotazione portuale sarda rispetto alla reale domanda. Accanto a ciò esiste il problema 

della stagionalità: durante i mesi estivi si verifica infatti una domanda di gran lunga 

superiore a quella che caratterizza i mesi invernali. e linee di intervento, ipotizzate 

dall’Agg. PRT, riguardano la realizzazione di stazioni marittime in ogni terminale 

portuale al fine di agevolare e velocizzare le operazioni di imbarco dei passeggeri e 

delle auto, l’aumento della qualità dei servizi offerti a bordo per l’acquisizione di nuove 

quote di domanda, forme di incentivazione per evitare la sottoutilizzazione nei mesi 

invernali e la congestione nei mesi estivi, adeguamento e ristrutturazione dei mezzi, 

adozione nei principali scali portuali di sistemi di controllo e gestione del traffico 

navale. Con riferimento al sistema portuale minore viene individuata la necessità di 

specializzazione e, quindi, di separare gli scali merci, da scali passeggeri, da porti 

turistici, etc. Tali considerazioni vengono in linea generale riprese e fatte proprie dal 

Piano Provinciale dei Trasporti, in quale pone inoltre in evidenza la necessità di dover 

riesaminare le analisi svolte per il trasporto passeggeri alla luce delle analisi e quindi 

delle risultanze che scaturiranno dal Piano Regionale delle Merci. 

Proprio riguardo al trasporto delle merci, va sottolineata la sempre maggior 

importanza che in questi anni ha assunto l’intermodalità, e in particolare il Ro-Ro (roll 

on – roll off: si tratta di uno scambio gomma – mare in cui il caricamento delle merci 

avviene orizzontalmente attraverso il trasbordo dei soli rimorchi), che ha sia sostituito 

le modalità rinfuse sia sottratto quote sempre più significative di traffico al trasporto 

su ferro. In Sardegna è la modalità di gran lunga predominante ed ancor più in 

Provincia di Cagliari in cui non esiste un porto attrezzato per lo scambio ferro – mare 

e in cui la stessa rete ferroviaria ha una bassissima diffusione nel territorio. Infatti, 

eccetto alcuni insediamenti produttivi di grandi dimensioni, la realtà industriale isolana 

è fatta di tante piccole imprese sparse sul territorio e perlopiù distanti dalla rete 

ferroviaria. La tendenza è dunque rivolta verso un sempre maggiore traffico delle 

merci su gomma, il quale però ha bisogno di un’infrastrutturazione stradale più 

adeguata rispetto a quella attuale. 

Per quanto riguarda il sistema aeroportuale sardo, esso si può suddividere in due 

blocchi pressoché equivalenti per quantità di traffico, costituiti dall’aeroscalo di 

Cagliari e dai due della provincia di Sassari. Nel Piano Generale dei Trasporti il 


trasporto aereo è visto nella sua vasta problematica, connessa non solo alla correzione 

dei punti di crisi quali infrastrutture, esercizio, organizzazione giuridicoamministrativa, 

ma anche al ruolo che esso dovrà svolgere al di là del processo 

evolutivo in atto nella nuova configurazione del sistema dei trasporti in Italia. 

Tale configurazione, con riferimento a questa modalità, interessa in modo particolare 

la Sardegna, anche perché i trasporti aerei in ordine alla insularità ed alla posizione 

geografica nel contesto europeo e mediterraneo svolgono un ruolo di primissimo 

piano; la modalità aerea, da trasporto originariamente limitato ad un pubblico ristretto, 

ha sviluppato il ruolo di trasporto di massa diventando così per ogni paese fattore di 

promozione socio economica. Nell’ultimo decennio il traffico aereo ha conosciuto 

sviluppi eccezionali in tutto il mondo e la Sardegna non fa eccezione, anzi in tutti 

questi anni, nei confronti del flusso interno nazionale ha registrato livelli di incremento 

più costanti e meno discontinui, a motivo del maggior utilizzo del mezzo aereo, 

complice soprattutto la posizione geografica. Questa tendenza è evidente dai dati di 

traffico forniti dalla compagnia di gestione dello scalo di Cagliari – Elmas. Alla luce 

dell’adeguamento dello scalo di Cagliari, il cui completamento dovrebbe avvenire entro 

il 2001, il campo problematico più rilevante è la mancanza di un’organizzazione 

sistemica tra scalo portuale e aeroportuale e di un’infrastrutturazione adeguata per lo 

scambio modale e il traffico merci. Attualmente si ha un traffico di circa 3000 

tonnellate/anno mentre interventi di adeguamento e miglioramento delle infrastrutture 

di trattamento, stoccaggio e cambio di modalità di trasporto permetterebbero un 

traffico di circa 10-12 mila tonnellate annue (previsioni SO.G.AER). I rapporti con il 

Porto Canale di Cagliari sono molto deboli, mentre una integrazione dei due scali 

porterebbe ad una maggiore vivacità del nodo di Cagliari come centro di smistamento. 

Secondo le previsioni del Piano Generale dei Trasporti, il trasporto merci per via aerea 

è destinato a crescere, nei paesi avanzati, in misura maggiore di quello passeggeri, 

purché essi si dotino delle strutture, dei supporti logistici, dell’organizzazione e del 

coordinamento necessari. 

Un secondo campo problematico, riguardante il traffico passeggeri, è la mancanza di 

un’integrazione tra il servizio aereoportuale e la linea ferroviaria Cagliari – 

Decimomannu, quest’ultima destinata a diventare nei progetti della provincia un 

servizio di tipo metropolitano, mediante un adeguamento delle frequenze, del comfort, 

dei mezzi e delle velocità. 

Un terzo campo problematico consiste nella mancanza di una adeguata integrazione 

tra sistema viario e sistema aeroportuale. L’unico accesso allo scalo è attualmente 

costituito dalla SS 391 attraverso la SS 130. 

STATO DELLA PIANIFICAZIONE Piano Regionale dei Trasporti 




Anche alla luce della pianificazione già in atto si possono tracciare le seguenti linee 

guida per i due sistemi: 

- Costruzione delle infrastrutture di accesso allo scalo aeroportuale, stradali e, 

soprattutto, ferroviarie, i cui costi di investimento sono giustificati da 

dimensioni consistenti del traffico passeggeri e dalla prossimità della rete 

ferroviaria. 

- Politica delle infrastrutture terrestri finalizzata al collegamento fra il porto e 

l’aeroporto, appartenenti ad uno stesso bacino di traffico. 

- Politica degli interporti, delle piattaforme logistiche e, ove opportuno, 

costruzione di raccordi ferroviari di accesso ai terminali cargo, sveltimento 

delle procedure amministrative per il rilancio del trasporto merci e 

l’integrazione sistemica tra porto e aeroporto. 



Aeroporto di Cagliari-Elmas 

Il Governo Italiano ha presentato in sede comunitaria tramite l’ENAC, a valere sul 

programma QCS 2000-2006, richieste di finanziamenti per infrastrutture aeroportuali 

meridionali tali da attivare risorse dell’ordine di 1.500 miliardi. Le richieste avanzate in 

sede comunitaria, qualora accolte, consentirebbero di attivare risorse pari a 1.472 

miliardi di lire, che verrebbero così allocate: Calabria, 222; Campania, 148; Puglia, 231; 

Sardegna, 206; Sicilia, 619; multiregionale, 46. Di esse, la quota nazionale sarebbe pari 

a 883,2 miliardi, quella comunitaria di 588,8 miliardi. Una quota importante delle 

risorse della Regione Sardegna è destinata all’ammodernamento dello scalo 

aeroportuale di Cagliari Elmas, che permetterà all’hub di accogliere, con un servizio 

adeguato, circa 4 milioni di passeggeri annui a partire dal 2010. Il progetto prevede la 

costruzione del terminal partenze al secondo piano, con imbarco diretto a bordo 

tramite i fingers, la sezione arrivi al piano terra e un terzo piano dedicato ai servizi di 

accoglienza del viaggiatore ma anche a esposizioni, mostre, business center secondo 

un principio della polifunzionalità. 

Sistema portuale di Cagliari 

Piano Operativo Triennale del Porto di Cagliari 1999-2001 di adeguamento della 

dotazione infrastrutturale ai mutamenti della domanda di trasporto. In particolare si 

prevedono: 1) opere di grande infrastrutturazione, quali il banchinamento lato ovest Porto 

Canale; Piattaforma logistica interporto; Completamento dei lavori di escavo del 

Canale di Accesso del Porto di Cagliari; Opere marittime di costruzione nuovi 

banchinamenti sul Molo Sabaudo esterno e Molo Rinascita interno per la realizzazione 

del terminal Ro-Ro; Dragaggio specchi acquei antistanti avamporti Porto Canale; 

Realizzazione darsena per imbarcazioni di servizio a Porto Foxi (Sarroch) 

2) Opere da realizzarsi con coofinanziamento dello Stato, Regione, Enti Locali ed UE, quali: 

Realizzazione di un parcheggio attrezzato per semirimorchi nell' area di Ponente del 

Porto di Cagliari Realizzazione di un centro servizi; 

Opere da realizzarsi con finanziamento a carico dello Stato, Regione, Enti Locali ed UE: 

Consolidamento Molo Dogana di Ponente (Porto Storico); Pavimentazione e 

realizzazione dell'impianto elettrico sul Molo Rinascita (Porto Storico); Demolizione 

vecchio Molo di Levante e consolidamento della banchina Ichnusa (Porto Storico); 

Fornitura e messa in opera di numero 5 gru di banchina e 13 gru di piazzale (Porto 

Canale) 

ART. 29 CAMPI DELLE RISORSE ENERGETICHE L.R. 45/89, 


1 CAMPO DELL’APPROVVIGIONAMENTO DI ENERGIA DA FONTI INTEGRATIVE 

(RINNOVABILI) 

NOME CAMPO: Campo dell’approvvigionamento di energia da fonti integrative 

(rinnovabili) 

AMBITO (I) SUB PROVINCIALE: tutta la provincia 

ANALISI DEI PROCESSI: Requisiti di individuazione del Campo; 

descrizione della forma-processo; risorse coinvolte; potenzialità 

Si definiscono rinnovabili quelle fonti di energia che, a differenza dei combustibili 

fossili e nucleari, possono essere considerate virtualmente inesauribili. Esse 


comprendono l’energia solare che investe la terra e quelle che da essa derivano: 

l’energia idroelettrica, quella del vento, delle biomasse, delle onde e delle correnti. 

Sono inoltre considerate fonti rinnovabili l’energia geotermica, presente in modo 

concentrato in alcuni sistemi profondi nella crosta terrestre, e l’energia dissipata sulle 

coste dalle maree, dovute all’influenza della luna. Un’importante caratteristica delle 

fonti rinnovabili è l’impatto ambientale trascurabile, per quanto riguarda il rilascio di 

inquinanti nell’area e nell’acqua. L’impegno di territorio, inoltre, anche se vasto, è 

temporaneo e oltre a non provocare effetti irreversibili, non richiede nemmeno 

processi di ripristino. Nel mondo si consuma nei processi di trasformazione energetica 

un quantitativo di idrocarburi e di carbone ad una velocità di un milione di volte più 

grande di quanto la natura reintegri tali sorgenti. Inoltre, fattore di notevole 

importanza, tale massiccio sfruttamento implica problemi ecologici di enorme portata, 

legati al cambiamento del clima e all’inquinamento atmosferico. Per limitare le 

emissioni di inquinanti nell’atmosfera è dunque indispensabile ridurre l’uso dei 

combustibili fossili ed individuare fonti energetiche diverse e con più basso impatto 

ambientale. Un ruolo importante potrà essere giocato dall’uso delle energie alternative, 

anche se le fonti rinnovabili potranno offrire risultati concreti solo nel medio o lungo 

termine, e comunque non tali da modificare sostanzialmente la situazione energetica. 

Nel panorama mondiale, oggi, circa il 20% delle fonti di energia è rappresentato da 

quelle rinnovabili, con una netta prevalenza dell’energia delle biomasse (quasi il 14%) e 

di quella idraulica (il 6%). Nella Comunità europea, le energie rinnovabili 

contribuiscono per il 5,4% (equivalenti a circa 43 milioni di tonnellate di petrolio 

all’anno) alla copertura dei bisogni di energia primaria; le previsioni per il prossimo 

decennio prevedono il raddoppio di questa percentuale (che sarà nel 2005 pari al 

9,6%) grazie soprattutto alle biomasse, ai biocarburanti, alla valorizzazione dei rifiuti 

urbani, all’energia eolica e idraulica. Si tratta di valori del tutto paragonabili a quelli 

attuali di Giappone e Stati Uniti. Per quanto riguarda la produzione di energia elettrica, 

se si esclude il contributo dell’energia idraulica (17% del totale), l’apporto delle fonti 

rinnovabili nei Paesi industrializzati dell’Ocse è oggi inferiore allo 0,5 per cento. 

Previsioni attendibili stimano che nel 2005 tale contributo potrà raggiungere il 5 per 

cento. Una percentuale estensibile nel caso di una politica di incentivazione, ma 

riducibile nel caso di non sostenuto sviluppo delle nuove tecnologie di conversione. 

Occorre dire che In Italia alcune fonti di energie rinnovabili non potranno avere un 

sensibile ulteriore sviluppo: ad es. la fonte idroelettrica, che attualmente copre il 20% 

della domanda (la quota più alta tra i Paesi Ocse), è già sfruttato oltre il 70% del suo 

potenziale. Valori molto più bassi, inadeguati allo sviluppo atteso, riguardano la risorsa 

geotermica, che soddisfa l’1,5% della produzione nazionale e soprattutto le nuove 

fonti rinnovabili: eolica, solare, biomasse. Da uno studio dell’Iea (International Energy 

Agency) l’Italia è agli ultimi posti in Europa nell’eolico, con una produzione di energia 

di appena 70 MW annui. Secondo una previsione Enel, il contributo di tutte queste 

fonti alla produzione di elettricità dovrebbe superare solo di poco il 20 per cento nel 

2000. Le attività di ricerca, sviluppo e dimostrazione delle tecnologie di conversione 

delle energie rinnovabili sono svolte in Italia da tre principali attori:- l’Enea, che svolge 

significative attività di ricerca e sviluppo e di promozione industriale; - l’Enel, sia come 

architetto dei sistemi elettrici che come pianificatore della produzione di energia 

elettrica. L’Ente ha partecipato fin dal 1982 allo sviluppo della tecnologia di 

sfruttamento delle fonti alternative (soprattutto eolico e fotovoltaico) con l’intento di 

disporre, all’inizio del prossimo secolo, di fonti integrative per la produzione di energia 

da immettere in rete e per l’alimentazione di utenze remote. In Sardegna, soprattutto 

da parte di Enea ed Enel, sono stati realizzati vari impianti sperimentali e dimostrativi, 

per consentire il consolidamento delle tecnologie ed il loro decollo in termini che 

potrebbero essere definiti come accelerati; 

l’industria privata, che sviluppa le tecnologie in collaborazione con Enea ed Enel, 

assicurando la produzione di componenti e sistemi ed effettuando nel settore, 

soprattutto negli ultimi anni, consistenti investimenti che le consentiranno, in futuro, 

di divenire competitiva nel mercato internazionale. 


Analisi delle tecnologie di sfruttamento delle fonti rinnovabili: 

Fotovoltaico: nei sistemi fotovoltaici, la luce del sole viene assorbita da particolari 

materiali (i semiconduttori), che producono energia elettrica. L’attenzione verso il 

fotovoltaico è cresciuta da quando è stato dimostrato che esso ha un’efficienza 

superiore a quella di altre fonti rinnovabili. Il problema rimane il costo: l’energia 

elettrica ottenuta da conversione fotovoltaica è la più cara sia fra i sistemi 

convenzionali - escludendo gli accumulatori elettrochimici - sia fra le fonti rinnovabili. 

L’Italia, grazie al lavoro svolto da Enel ed Enea, si trova a buon punto nella ricerca in 

questo campo. Nei centri di ricerca si conducono programmi finalizzati a studiare 

nuovi materiali. In particolare si lavora su film sottili e sul silicio cristallino, il materiale 

fotovoltaico per eccellenza avendo il miglior rapporto costi/benefici. 

Per quanto riguarda gli impianti, nel territorio italiano sono stati installati impianti 

fotovoltaici per un totale di 15 MW, che pongono l’ Italia al primo posto in Europa 

nella produzione di energia con questa tecnologia pulita. Lo rilevano i dati forniti 

dall’ISES (International Solar Energy Society). Il fotovoltaico potrà avere un ruolo 

decisivo nel settore energetico mondiale, e soprattutto in Italia dove i livelli di 

insolazione sono elevati. I sistemi fotovoltaici offrono grandi vantaggi ambientali, in 

quanto non producono emissioni chimiche, termiche o acustiche; sono affidabili, a 

bassa manutenzione e possono essere usati per diverse applicazioni sia nel settore 

residenziale che in quello industriale. In Italia esistono oltre 5 mila impianti 

fotovoltaici per l’elettrificazione di case rurali isolate e rifugi di montagna; per quanto 

riguarda le applicazioni industriali, frequente è l’uso di questo impianto nei sistemi di 

pompaggio d’acqua, nell’alimentazione di stazioni per le telecomunicazioni, nei sistemi 

di segnalazioni del traffico marittimo, aereo e ferroviario, nelle stazioni di 

monitoraggio ambientale e nei sistemi di refrigerazione. Da segnalare, in questo 

settore, il progetto Valoren (finanziato in parte dall’Unione europea e realizzato 

principalmente dall’Enel), che punta a favorire l’utilizzo delle fonti energetiche 

rinnovabili in diverse regioni del Mezzogiorno, tra cui la Sardegna. Sinora nell’isola 

sono state realizzate con questo progetto 16 postazioni isolate funzionanti in corrente 

continua a 24 V; utilizzate dal servizio antincendi dell’assessorato regionale della 

Difesa dell’ambiente, hanno tutte una potenza di picco di 1,8 kW. Inoltre, sono state 

allestite altre 20 postazioni funzionanti in corrente alternata (220 V), di potenze 

comprese tra 1,5 e 6 kW di picco. Di notevole interesse l’impianto ubicato a 

Carloforte, sempre nell’ambito del progetto Valoren, finanziato dall’Unione europea e 

dalla Regione Sardegna. La particolarità di questo impianto consiste nel fatto che 

abbina il sistema fotovoltaico a quello eolico, per utilizzare al meglio l’energia solare ed 

il vento in ogni stagione. Il sistema fotovoltaico è composto da una struttura modulare 

basata su due sezioni indipendenti al silicio, ognuna delle quali sviluppa una potenza 

massima di 300 kW. I tre aerogeneratori (turbine a vento) sviluppano una potenza di 

320 kW ciascuno. Il potenziale elettrico complessivo raggiunge i 1560 kW, per una 

produzione annuale di 2 milioni e 245 mila kWh. Progetto Valoren a parte, nell’ambito 

del fotovoltaico l’Enel svolge in Sardegna prevalentemente attività di consulenza; ad 

esempio l’Ersat si propone di fornire agli agricoltori le conoscenze per un corretto e 

razionale uso delle tecnologie adatte a favorire il risparmio energetico. Sempre in 

Sardegna, l’Enea ha installato presso il Campo prove eolico dell’Alta Nurra (in località 

Cazzalarga, nel comune di Fiumesanto) un impianto fotovoltaico dimostrativo da 100 

kW. La produzione annua di energia elettrica dell’impianto è valutata in circa 120 

MWh; di conseguenza, la media giornaliera è di circa 330 kWh, che vengono immessi 

nella rete di distribuzione Enel. L’impianto è essenzialmente composto da due 

sottosistemi: il generatore fotovoltaico, costituito dall’insieme dei moduli fotovoltaici 

montati su apposite strutture metalliche, e il sistema di condizionamento e controllo 

della potenza (alloggiato in due containers), necessario sia per rendere compatibile la 

potenza generata con le caratteristiche della rete elettrica a cui l’impianto è collegato, 

sia per la gestione automatica dell’impianto nel suo complesso. 


Gli impianti fotovoltaici di piccole dimensioni sono particolarmente diffusi, in 

Sardegna, nelle aziende agricole. Sino al 1992 sono state presentate oltre 1.900 

domande all’assessorato regionale dell’Industria, che ha provveduto al loro 

finanziamento. Alcune domande sono poi state inoltrate da Comuni per 

l’illuminazione stradale con lampade ad alto rendimento e per impianti di varia natura. 

Poche sono state le industrie che si sono rivolte alla Regione per ottenere i contributi 

per l’installazione di questo tipo di impianti. Interessante per il suo carattere scientifico 

è l’impianto attivato dall’Enel nello scorso settembre sull’Isola dei Cavoli, nel sud 

Sardegna. Servirà alle esigenze del Circam, il Centro di ricerche sulle coste e 

sull’ambiente marino dell’Università di Cagliari (che ha avuto in concessione perpetua 

l’isola per studiare l’habitat marino e terrestre). Il centro, nato nel 1991, viene ora 

alimentato con un impianto fotovoltaico da 6 kilowatt. 

Eolico: l’energia che si può ottenere dal vento è una fonte rinnovabile che sembra 

offrire buone possibilità di sviluppo nel medio termine. È una forma di energia 

meccanica molto diffusa, direttamente trasformabile, caratterizzata però da una 

marcata irregolarità ed incostanza, oltre che da una concentrazione energetica 

relativamente bassa. Per questo motivo gli impianti eolici interessano aree di grandi 

dimensioni. Sono costituiti essenzialmente da un rotore, formato da alcune pale fissate 

su di un mozzo e progettate per sottrarre al vento parte della sua energia cinetica al 

fine di trasformarla in energia meccanica. Il rotore, tramite un moltiplicatore di giri, 

alimenta una macchina operatrice o un generatore elettrico; in quest’ultimo caso il 

sistema viene chiamato aerogeneratore. Se l’aerogeneratore è collegato direttamente ad 

una rete elettrica, non è necessario ovviare alla discontinuità della fonte, finché 

l’apporto è significativo; l’energia prodotta, quando è disponibile, contribuisce a 

ridurre il consumo di combustibile delle centrali elettriche che alimentano la rete. 

Allo scopo di valutare le disponibilità eoliche nazionali e di predisporre i mezzi tecnici 

per il loro sfruttamento, operano in Italia, nel rispetto dei propri ruoli, principalmente 

l’Enea e l’Enel, in collaborazione con l’industria nazionale del settore. L’Enea si 

occupa della certificazione delle macchine eoliche, della qualificazione dei siti eolici e 

del perfezionamento della tecnologia degli aerogeneratori. Dal suo canto, l’Enel ha 

svolto, fin dal 1979, attività di ricerca e dimostrazione in questo campo: progetto Vele 

per lo studio dei siti idonei alla produzione di energia elettrica, mediante raccolta ed 

elaborazione dei dati di oltre 50 stazioni anemometriche; realizzazione a Santa 

Caterina, nella Sardegna sud occidentale, di una stazione di prova per i prototipi di 

macchine di piccola taglia realizzati da alcuni costruttori nazionali; costruzione 

nell’Alta Nurra, nella Sardegna nord-occidentale, di un impianto dimostrativo da 500 

kW collegato alla rete elettrica e costituito da 10 macchine da 50 kW ciascuna. Oltre 

alle attività di questi enti principali, si osservano nell'isola e, soprattutto in provincia di 

Cagliari, diverse interessanti iniziative da parte di privati nel campo dell'eolico 

combinato col fotovoltaico. Esistono, infatti, in Sardegna numerosi autoproduttori 

utilizzanti generatori eolici e/o fotovoltaici, sparsi su tutto il territorio regionale, per 

una potenza complessiva di circa 6.400 kW. A questi va aggiunto l’impianto a turbine 

eoliche di grande potenza (due turbine da 150 kW) sito nella zona industriale di 

Villacidro, per fornire energia elettrica al sistema di depurazione delle acque. Meritano 

menzione alcune attività a San Gavino Monreale di produzione di generatori eolici a 

pale verticali, utilizzabili nei punti non raggiunti dall’elettrificazione, come alcune zone 

agricole e ovili, dove facilita la messa in azione di impianti di irrigazione ed 

abbeveraggio del bestiame, illuminazione ed utilizzo di piccoli elettrodomestici. È 

prevista anche l’integrazione del sistema eolico con moduli fotovoltaici, in modo da 

garantire col sole, in assenza di vento, la produzione di energia necessaria. 

Idroelettrico: in principio si trattava di un mercato in mano a privati, in seguito si è 

avuta la nazionalizzazione e la creazione dell’Enel, all’inizio degli anni ’60. Il settore 

con il passare del tempo si è rivelato attraente a numerosi operatori (Edison, Sondel, 

etc.). Quando si parla di impianti idroelettrici si parla di una realtà fatta soprattutto di 

numerosi impianti di minori dimensioni, realtà che ha cominciato ad emergere dopo 


che la legge 308 del ’92 ha recuperato l’idroelettrico minore, liberalizzandolo e 

consentendo alle aziende di fabbricare in proprio energia elettrica, soprattutto per 

soddisfare i consumi interni (da qui il termine autoproduzione). Lo stesso 

provvedimento legislativo ha consentito di incentivare la produzione idroelettrica dalle 

piccole derivazioni, con energia da cedere all’Enel a prezzi stabiliti dal Cip. In termini 

numerici, la maggior parte degli impianti idroelettrici attualmente in esercizio sono di 

piccola derivazione, ossia hanno una potenza installata inferiore ai 3 MW. Questi 

impianti contribuiscono in maniera significativa alla produzione privata di energia 

elettrica e sotto l’aspetto qualitativo, inoltre, rappresentano e utilizzano l’energia 

potenziale dei piccoli corsi d’acqua, restituendo integralmente al loro alveo naturale, 

dopo averle turbinate, le acque né più sporche né meno calde, ma anzi, più ossigenate. 

Gli impianti in generale possono essere distinti in due gruppi: le grandi centrali 

idroelettriche, la cui produzione è di alta qualità perché il bacino formato dalla diga 

permette di graduare il passaggio dell’acqua, e perciò dimensionare l’energia immessa 

in rete nell’arco della giornata a seconda della domanda dei consumatori; centrali dette 

«ad acqua fluente», cioè quegli impianti realizzati lungo i corsi d’acqua la cui 

produzione è legata a fattori climatici e che danno energia ma non potenza installata 

disponibile per le ore di punta (dunque necessitano di integrazione). In Sardegna 

esistono quindici impianti idroelettrici dell’Enel, che sviluppano nel loro complesso 

una potenza efficiente lorda di 408 MW; la produzione netta di energia è stata, lo 

scorso anno, di 383 MWh. Agli impianti Enel è da aggiungere quello di Santu Miali (40 

MW), di proprietà dell’Ente autonomo del Flumendosa. 

Rifiuti: Al 1997 circa il 90% dei 25 milioni di tonnellate di rifiuti prodotti in Italia 

veniva smaltito in discarica, contro il 4% circa avviato al riciclaggio. Il resto prende la 

via dei termocombustori, di cui pochi con recupero energetico. Eppure il rifiuto 

rappresenta una ricchezza in termini di recupero energetico che non può non essere 

sfruttata: è quindi fondamentale poter recuperare e riutilizzare questa risorsa, sia 

attraverso la raccolta differenziata ed il riciclaggio, sia attraverso il recupero energetico. 

La valorizzazione energetica, ritenuta una delle soluzioni più efficaci dalla stessa 

Unione europea per lo smaltimento dei rifiuti, è una strada che è stata percorsa da 

gran parte dei Paesi industrializzati. In Italia sono stati recentemente installati gli 

inceneritori della nuova generazione, che secondo il ministero dell’Ambiente devono 

avere due scopi: ridurre il volume dei rifiuti non recuperabili prima della discarica e 

produrre energia con il minimo di emissioni nocive in atmosfera. Si tratta di centrali 

alimentate dagli RSU (soprattutto la plastica, altamente energetica se bruciata). I 

recuperatori, così si chiama oggi la discendenza tecnologica degli inceneritori, 

allevieranno il problema dei residui e dello stoccaggio dei rifiuti, con produzione di 

nuova energia. 

In Sardegna è entrato in funzione il sistema di autoproduzione di energia elettrica 

collegato all’impianto di smaltimento dei rifiuti solidi urbani ed industriali del Casic, 

realizzato nell’agglomerato industriale di Macchiareddu, a fianco del depuratore 

consortile in esercizio da oltre un decennio. L’impianto ha una capacità di 

smaltimento annua di 180 mila tonnellate di rifiuti urbani e 40 mila tonnellate di rifiuti 

industriali. Nella sua configurazione attuale prevede una linea di produzione di energia 

elettrica mediante l’impiego di un gruppo turboalternatore, della potenza di 9,4 MW, 

che utilizza il vapore prodotto dalle caldaie ed è in grado di produrre alcuni TWh 

all’anno, di cui una parte viene utilizzata per i servizi di incenerimento ed il resto è 

ceduto all’Enel. Nel 1996 sono stati ceduti all’Enel quasi 13 milioni di kWh, oltre i 17 

milioni quelli ceduti nel 1997. L’impianto di Macchiareddu può essere definito una 

centrale termoelettrica a combustibile non convenzionale, cioè costituito da rifiuti 

urbani ed industriali (compresi i fanghi di depurazione): urbani, provenienti da Cagliari 

città e dall’area vasta, per complessivi 500 mila abitanti; industriali, provenienti da tutta 

la Sardegna, in prevalenza dall’agglomerato industriale di Macchiareddu. 

Biomassa: la biomassa è una materia prima destinata a fornire energia, costituita da 

tutti quei materiali organici di scarto o derivati da appropriate coltivazioni che 


possono essere trasformati in combustibili solidi, liquidi o gassosi. Si tratta di materiali 

di origine biologica non fossile: residui agricoli e colture energetiche specializzate, 

residui forestali, scarti dell’industria agro-alimentare e dell’industria del legno, reflui 

degli allevamenti zootecnici e parti organiche dei rifiuti urbani. Inoltre, la biomassa 

può essere trattata per fornire prodotti chimici sostitutivi di altri prodotti derivati dal 

petrolio. Dai cereali si può ricavare anche plastica biodegradabile. Paglie, residui dei 

raccolti, pioppi e robinie servono per ottenere acqua calda ed energia. Se finora il 

legname, gli scarti della lavorazione agricola, i residui zootecnici ed agroindustriali 

sono serviti a produrre energia termica, in futuro, sia in Europa sia in Italia, le 

biomasse avranno una valorizzazione energetica molto superiore. La situazione appare 

infatti condizionata dai rifiuti urbani, nel cui complesso le biomasse hanno finito per 

confluire ed essere confuse, e dalla produzione di energia termica. 

A fronte di un solo impianto che in Italia utilizza prodotti e rifiuti agroindustriali, con 

una potenza lorda effettiva di due MW ed una produzione di 13,5 GWh, esiste una 

miriade di piccoli impianti (circa 3.000 siti industriali con una potenza totale di quasi 2 

mila MW termici ma, data la frammentarietà del fenomeno, non è possibile raccogliere 

dati precisi) che ricorrono alle biomasse per produrre energia termica. 

Il principale freno al passaggio dall’utilizzo meramente termico a quello a fini elettrici è 

costituito dal basso potere calorico delle biomasse (4.200 Kcal per kg), rispetto a 

quello di petrolio (10 000 Kcal per kg) e carbone (6-8000 secondo i tipi). Questo 

ostacolo è alla base della convenienza ad utilizzare in loco le biomasse e delle difficoltà 

a trasformarle in combustibile liquido e, in parte, anche gassoso. 

Lo sviluppo della produzione da biomasse può essere da un lato alimentato con lo 

sviluppo con l’introduzione di colture adeguate (in Italia, il sorgo da fibra, le colture 

legnose a rapido accrescimento, la canna comune, che dà rese di oltre 40 tonnellate per 

ettaro, le piante spontanee e, in Sicilia, il ricino ed il carciofo selvatico) sulle superfici a 

riposo destinate ad un utilizzo non alimentare; dall’altro, con l’adozione di impianti 

tecnologicamente sempre più avanzati. 

Nell’Unione europea, invece, l’esperimento più riuscito è quello del biodiesel, che ha 

conosciuto un forte sviluppo a causa del cosiddetto set aside, ovvero la messa a riposo 

dei terreni voluta dal governo europeo per ridurre le produzioni agricole eccedenti. 

Questa ha reso disponibile un consistente numero di ettari, su una parte dei quali gli 

agricoltori hanno coltivato colza e girasole da trasformare in carburante. 

Le semine sono oggi diminuite per la progressiva riduzione del set aside, ma a rilanciare 

questo ed altri tentativi potrebbero essere alcuni accordi internazionali in materia 

ambientale. Entro il 2010 le emissioni di anidride carbonica dovranno essere ridotte 

del 10% e l’Ue ha chiesto agli Stati membri che per la stessa data il 12-13% dell’energia 

impiegata provenga da fonti rinnovabili. Non solo: ha anche stabilito che i 

combustibili liquidi presenti sul mercato debbano essere sostituiti - nella percentuale 

del 50% - con il biodiesel ed il bietanolo. Secondo la Confagricoltura potrebbero 

essere messi a coltura mirata almeno 8 milioni di ettari in ambito comunitario per la 

produzione di bioetanolo. 

L'uso del bioetanolo per fini energetici non è nuovo né in Italia né all'estero. In ambito 

nazionale sono già sei le province, oltre alla Valle d'Aosta, dove viene incoraggiato 

l'utilizzo delle biomasse agricole per il riscaldamento e l'autotrasporto. In Francia gli 

ettari dedicati a colture specifiche sono già 400 mila; in Germania il biodiesel per auto 

da tempo è disponibile alle pompe, mentre in Austria viene prodotto e, per ora, 

autoconsumato da cooperative di agricoltori grazie a incentivi fiscali. 

In Sardegna esiste un progetto avviato nel ’95 dalla Confagricoltura nuorese con il 

supporto tecnico dell’Eni, che prevedeva la realizzazione di uno stabilimento nella 

zona industriale di Nuoro, per la produzione integrata di bietanolo (25 mila tonnellate 

annue) e bioelettricità (11 Megawatt) da sorgo zuccherino. In provincia di Cagliari 

esiste un’azienda, a San Gavino Monreale, che da alcuni anni utilizza deiezioni animali 

per generare energia elettrica, affrontando in modo produttivo il problema dello 

smaltimento di rifiuti organici. I due motori del generatore, che funzionano 

alternativamente, hanno una potenza massima di 250 kW, che viene normalmente 


utilizzata all’80% (200 kW) e producono 3,5 MWh al giorno, poi immessi nella rete 

Enel. 

Cogenerazione: è una tecnologia mediante la quale si producono sia energia elettrica 

che calore; grazie allo sfruttamento del calore residuo vi può essere un risparmio di 

energia primaria con il conseguente calo della bolletta energetica globale e delle 

emissioni inquinanti. Inoltre, la generazione di elettricità nel punto di consumo evita 

perdite dovute al trasporto ed alla distribuzione. A livello di utente genera un 

risparmio della bolletta energetica e una maggiore sicurezza dei rifornimenti (meno 

dipendenti dall’azienda elettrica). 

In tali impianti è possibile utilizzare gas provenienti dalla gassificazione di combustibili 

solidi rinnovabili. La cogenerazione risulta quindi una tecnologia razionale ed 

efficiente per la produzione di energia in grado di venire incontro alla richiesta termica 

ed elettrica. Attualmente le centrali cogenerative in Italia funzionano quasi tutte a 

metano o gasolio e risultano semplici dal punto di vista impiantistico; l'uso di biomasse 

o di rifiuti solidi urbani, a fronte di una maggiore complicazione dell’impianto, per la 

presenza della sezione di gassificazione e per la necessità di onerosi 

approvvigionamenti e stoccaggi di combustibili, presenta una serie di caratteristiche 

estremamente positive dal punto di vista della necessità di diversificazione delle fonti 

energetiche e da quello dell’impatto ambientale. Non va trascurato poi il fatto che 

possono essere realizzate anche centrali cogenerative di piccola taglia, che rientrano 

nella cosiddetta microcogenerazione. Le biomasse infatti consentono un’emissione 

nulla di anidride carbonica nell’atmosfera, mentre l’impiego dei rifiuti solidi urbani 

permette un più facile smaltimento degli stessi senza dover ricorrere alle discariche. 

PROBLEMATICHE DEI PROCESSI:Problemi di bilancio popolazione-risorse; 

problemi di fruizioni in rapporto ai settori chiave del piano 

Sulle fonti rinnovabili si registrano comunemente due distinti atteggiamenti circa la 

loro importanza e le prospettive ad esse legate. Secondo un primo punto di vista, nel 

lungo termine tali fonti ridurranno drasticamente il ricorso ai combustibili fossili, il cui 

uso prolungato porterebbe ad insostenibili conseguenze. Per contro, c’è chi sostiene 

che nel breve e medio termine (un riferimento temporale, questo, indispensabile per la 

programmazione della politica energetica ed industriale) le fonti rinnovabili sono 

comunque da considerarsi irrilevanti ed il loro contributo continuerà a rimanere 

marginale. Una causa della divergenza tra potenziale ed effettiva possibilità di uso, 

risiede nella natura estremamente dispersa di tali forme di energia, che hanno una 

bassa densità per unità di superficie. Ciò comporta dimensioni notevoli dei sistemi di 

conversione, un non trascurabile impegno di territorio e un costo spesso più elevato 

rispetto ai sistemi a combustibile. Un secondo inconveniente di molte fonti rinnovabili 

è la loro discontinuità (giorno/notte, stagione). Un inconveniente che ne riduce 

l’affidabilità, a meno di ricorrere a sistemi di accumulo o di integrazione con altre 

fonti, sistemi che comportano però un aumento di costo. Un terzo fattore negativo è 

la disponibilità: basti pensare infatti che in Italia un sistema di conversione dell’energia 

solare può funzionare a piena potenza per sole 1.500 ore all’anno e un sistema eolico 

per 2.000. Piuttosto poco, a confronto con le 6.000 e più ore di funzionamento di una 

centrale tradizionale. Dunque una centrale eolica, per produrre un’equivalente quantità 

di energia, deve avere una potenza installata tre volte maggiore di una centrale 

convenzionale. Infine, un quarto fattore è il diverso stadio di sviluppo tecnologico e 

produttivo che ciascuna tecnologia per la conversione di fonti rinnovabili ha saputo 

raggiungere. Solo in pochi casi si può così parlare di «fonti» di energia. Delle trenta più 

importanti tecnologie analizzate dall’Ocse (Organizzazione per la cooperazione e lo 

sviluppo economico), solo undici hanno raggiunto lo stadio della «vitalità» economica, 

almeno in alcune nicchie di mercato. Tutte le altre abbisognano ancora di un gran 

lavoro di ricerca, sviluppo e di un forte incentivo economico per avvicinarsi alla fase 

industriale. L’insieme di questi fattori spiega perché il sistema energetico mondiale è 

basato prevalentemente sullo sfruttamento dei combustibili fossili (circa l’80%). 


Il ruolo delle nuove energie: le stime di alcuni organismi internazionali per il 2010 

indicano un contributo di queste risorse limitato al 18 per cento, nucleare a parte, che 

secondo gli esperti conquisterà appena il quattro per cento. Saranno inoltre quelli che 

vanno sotto il nome di Paesi in via di sviluppo che consumeranno più energia in 

futuro. Di fatto, si può dire che la proporzione dei consumi energetici tra mondo 

occidentale e i paesi in via di sviluppo, oggi rispettivamente pari al 60% e al 40%, si 

capovolgerà. In Italia circa il 20% dell’energia elettrica prodotta proviene oggi da fonti 

rinnovabili, principalmente dai settori idroelettrico e geotermico. Le nuove tecnologie 

per la produzione di elettricità, dal settore eolico a quello delle biomasse, saranno con 

tutta probabilità competitive solo dopo il 2000. Per la conversione fotovoltaica 

dell’energia solare, invece, bisognerà attendere la fine della prima decade del nuovo 

secolo. Anche nei migliori scenari ipotizzabili, si prevede comunque che in Italia il 

contributo di tali nuove fonti sarà solo di pochi punti percentuali rispetto al reale 

fabbisogno energetico. Un contributo che avrà quindi carattere di integrazione più che 

di alternativa ai combustibili tradizionali. Il potenziamento dell’apporto da fonti 

rinnovabili costituisce, comunque, un obiettivo primario per conseguire una decisa 

politica di diversificazione delle fonti di energia e di valorizzazione delle risorse 

nazionali. La messa a punto e la diffusione di tali tecnologie hanno, inoltre, un valore 

strategico e di sicurezza energetica in relazione a futuri scenari di disponibilità e di 

costo delle stesse fonti di energia. La ragionevolezza impone, quindi, di guardare a 

queste fonti con interesse, poiché esse possono rappresentare un alleggerimento al 

consumo delle risorse energetiche non rinnovabili e all’impatto sull’ambiente. Così 

come non bisogna dimenticare di perseguire con impegno e risorse il risparmio 

energetico e l’uso razionale dell’energia. 

TECNOLOGIA 1996 (MWe) 1996 (Mtep) 2010 MWe 2010 Mtep 

Idroelettrico>10MW 13.909,0 7,300 15.600 8,20 

Idroelettrico

con conseguente soluzione dei problemi legati allo smaltimento. L’utilizzo di biomasse 

per l’energia e l’industria permette una considerevole disponibilità di combustibili 

rinnovabili senza aumento del tenore di anidride carbonica nell’atmosfera. La 

biomassa è un mezzo primario per il controllo del clima, poiché i vegetali possono 

assorbire l’anidride carbonica rilasciata dalla combustione dei biocarburanti. Il suo 

utilizzo ha, allora, una influenza positiva sull’effetto serra e sui problemi di 

cambiamento climatico. Negli ultimi anni si è assistito, sia a livello nazionale che 

europeo, ad una notevole crescita di interesse nei riguardi dell’utilizzazione energetica 

delle biomasse, interesse che ha portato alla realizzazione di un gran numero di 

iniziative di carattere commerciale. In Italia le biomasse, se si esclude l’energia 

idroelettrica, costituiscono la più importante fonte rinnovabile di energia ed il loro 

contributo sembra destinato ad aumentare significativamente fino a situarsi, nei primi 

anni del prossimo secolo, intorno al 5% del fabbisogno energetico globale dell’intero 

paese (Fonte: ENEA). Le biomasse comunemente usate per la produzione di energia 

termica e/o elettrica sono costituite essenzialmente da residui forestali, agricoli ed 

agroindustriali. La situazione è invece profondamente diversa per quel che riguarda la 

produzione di combustibili liquidi, cosiddetti “biocombustibili”, da impiegare, puri o 

in miscela con benzina o gasolio, nei settori dell’autotrazione e del riscaldamento: in 

questo caso le materie prime vegetali sono quasi esclusivamente prodotti agricoli come 

cereali, barbabietole ed alcune colture oleaginose. In ogni caso, la previsione di una 

maggiore richiesta di biomasse da destinare, direttamente o indirettamente, alla 

produzione di energia, ha portato un gran numero di organizzazioni e istituti di ricerca 

di quasi tutti i paesi europei ad interessarsi allo sviluppo delle cosiddette “colture 

energetiche”. Nel contesto nazionale vengono considerate potenzialmente interessanti 

sia colture zuccherine e oleaginose da destinare alla produzione di biocombustibili, sia 

colture cellulosiche, utilizzabili come combustibili solidi per la produzione di calore 

e/o energia elettrica. Per quel che riguarda il primo tipo le colture più interessanti e 

adattabili alle condizioni pedoclimatiche ed al contesto produttivo dell’agricoltura 

italiana sono: Colture oleaginose: colza, girasole; Colture zuccherine: barbabietola, 

sorgo zuccherino, topinambur. Colza e girasole vengono utilizzati industrialmente per 

la produzione di biodiesel, la cui produzione costituisce a tutt’oggi l’unica forma, 

anche se limitata, di utilizzazione su scala industriale delle colture energetiche nel 

nostro paese. Le colture da biomassa sono state, invece, solo oggetto di attività 

sperimentali di ricerca, sviluppo e dimostrazione. Fra le numerose specie prese in 

esame, quelle che si sono rivelate più interessanti e suscettibili di sviluppo nel contesto 

italiano sono: 1) alcune specie annuali (es. il sorgo da fibra e lo kneaf); 2) alcune specie 

erbacee perenni, come il miscanthus, la canna comune e il cardo; 3) alcune specie 

legnose perenni come la robinia, la ginestra, l’eucalipto, il salice, il pioppo. Ai diversi 

tipi di colture da biomassa corrispondono particolari caratteristiche, che le rendono 

idonee all’impiego in diverse situazioni. 

E’ importante sottolineare che nel contesto specifico italiano, molte colture sono state 

e sono tuttora considerate anche possibili materie prime alternative per la produzione 

di paste cellulosiche per l’industria della carta, in considerazione della fortissima 

dipendenza dall’estero per l’approvvigionamento di questi prodotti. Dal punto di vista 

economico, la produzione di biocombustibili liquidi e solidi da colture energetiche è 

economicamente fattibile solo in presenza di incentivi finanziari, quali esenzioni fiscali 

(come avviene in Italia, Francia e Austria per i biocombustibili), maggiori tassazioni dei 

combustibili fossili, finanziamenti per gli agricoltori che producono colture 

energetiche sui terreni a set-aside. Il futuro delle colture energetiche in Italia appare, 

quindi, da un lato legato all’adozione di efficaci strumenti legislativi e fiscali, dall’altro 

al superamento di alcuni ostacoli di natura tecnico - scientifica ancora presenti. 

Eolico: Si può affermare che la produzione di energia elettrica da fonte eolica ha 

superato da tempo la fase sperimentale, e si presenta come un’opzione 

tecnologicamente matura e di notevole interesse economico, come dimostra 

l’incremento esponenziale delle installazioni in questi ultimi anni. Attualmente in 

questo settore il mercato europeo appare il più vivace, con punte di oltre 2GW 


installati in Germania ed 1GW in Danimarca. In effetti lo sviluppo tecnologico delle 

turbine eoliche inizia in tempi recenti; solo dopo la crisi energetica dei primi anni ’70 

vengono concepite le prime macchine moderne ed è nei primi anni ’80 che il settore 

acquista una fisionomia industriale. L’industria eolica si è ormai affermata, in alcuni 

paesi come la Danimarca e la Germania come una realtà strategica che offre lavoro a 

decine di migliaia di persone. Lo sviluppo del settore ha altresì ridotto i costi, cosicché 

l’elettricità dal vento è diventata competitiva con le fonti tradizionali come il carbone o 

il petrolio. 

Attualmente sono in funzione nel mondo impianti eolici per una potenza complessiva 

di 7700 MW di cui ben 4700 MW in Europa. E’ interessante notare come proprio il 

nostro continente presenti il più alto tasso di crescita in questo campo e come i 

maggiori costruttori mondiali siano proprio europei, in primo luogo danesi. Nel tempo 

è aumentata la scala delle macchine, e si è passati dai 200 kW dei primi anni ’90 agli 

attuali 600 kW corrispondenti a diametri del rotore di circa 40 metri. 

In Italia, il mercato eolico è stato nullo per tutti gli anni ’80 e solo all’inizio degli anni 

'90 si sono realizzati un paio di programmi Enel, di cui uno proprio in Sardegna, 

sull’utilizzo delle turbine commerciali che nel frattempo erano state sviluppate e 

perfezionate. Le difficoltà nelle autorizzazioni e negli allacci alla rete elettrica hanno 

ulteriormente frenato il settore caratterizzato da un sistema monopolistico, cosicché 

solo nel 1994 si sono viste le prime vere installazioni commerciali. Alla fine del 1997 in 

Italia erano stati installati meno di 100 MW che oltretutto sono ben al di sotto di 

quanto previsto dal Piano Energetico Nazionale (Pen) 10 anni fa mentre nel contempo 

le previsioni europee dovevano essere decisamente ritoccate verso l’alto. In questo 

momento sono stati autorizzati, sotto il regime tariffario previsto dal Cip 6/92 allacci 

alla rete per circa 700 MW e nel prossimo decennio ulteriori sviluppi sono prevedibili 

pur tenendo conto dei problemi sopra citati. 

Se è vero che le turbine attuali, di costruzione essenzialmente nordeuropea, hanno 

ridotto drasticamente i costi ed aumentato di molto l’affidabilità rispetto a non molti 

anni or sono, è anche vero che le condizioni sitologiche italiane rispetto a quelle 

classiche del nord europa sono molto più difficili. Ciò a causa della turbolenza e delle 

raffiche, dei venti estremi e dell’accessibilità dei siti più ventosi, spesso situati in zone 

dove la rete è debole. Le turbine più moderne sono progettate per tener conto di 

questi effetti. 

È stato messo a punto all’interno del PUP della Provincia di Sassari un modello di 

previsone del potenziale eolico sardo, in cui si registrano valori del potenziale medio 

alti per la regione montuosa del Gerrei e per il sud dell’Iglesiente. 

In conclusione la questione energetica è ricca di problematiche di natura economica ed 

attualmente anche di problematiche e considerazioni di tipo ambientale; l’energia deve 

essere prodotta con impianti di elevata efficienza e nel pieno rispetto dell’ambiente. La 

presa di posizione assunta in Italia dall’unione petrolifera lascia intendere quali siano le 

dimensioni del problema: da stime effettuate dal Ministero dell’ambiente, sono previsti 

aumenti delle emissioni di CO2 al 2000 pari al 6-9% rispetto ai valori del 1990, e 

questo farà si che le prospettive a medio e lungo termine costringeranno ad 

individuare nuovi modi di produrre energia se non si vuole rinunciare allo sviluppo. 

In questo contesto, l’utilizzo di fonti energetiche rinnovabili, permette di coniugare 

produzione di energia e gestione del territorio, anche se al momento non è permessa 

una piena competitività di tali fonti, quindi risulta poco realistica una sostanziale 

modifica, almeno nel breve termine, anche se entro il 2010 direttive comunitarie 

prevedono un raddoppio del contributo delle rinnovabili al soddisfacimento del 

fabbisogno energetico. 

Il mezzogiorno d’Italia e le isole sono le parti del Paese più idonee per incrementare il 

ricorso alle fonti rinnovabili; in tali zone si rinvengono infatti circa due milioni di ettari 

di terreni abbandonati dall’agricoltura per insussistenza di reddito agrario, che 

potrebbero essere utilizzate per la produzione energetica; nella stessa area sono 

concentrate le zone più interessanti dal punto di vista della ventosità e dell’insolazione 

giornaliera. 


In più, vi è stato ed è tuttora in corso uno spopolamento delle zone rurali e 

periferiche; in quest’ottica, il costo del combustibile sostituito da investimenti in 

impianti con energie rinnovabili, potrebbe creare nuove fonti di occupazione. 

PROPOSTE DI LINEE GUIDA E SCENARI POSSIBILI: linee guida da 

sottoporre ai processi di campo; valutazione preliminare delle priorità; scenari 

Lo sviluppo del territorio provinciale passa attraverso una sua capacità di 

autorganizzarsi, e questo vale anche in campo energetico. Il futuro 

dell’approvvigonamento energetico in termini di sostenibilità, ma anche in termini di 

mercato dell’energia la cui nuova regolamentazione favorisce la nascita di nuovi 

produttori e distributori locali, non può che essere caratterizzato da un ruolo sempre 

più importante della generazione distribuita dell’energia mediante fonti rinnovabili: 

piccoli impianti di bassa potenza localizzati in modo diffuso sul territorio, una 

maggiore capillarità della rete di distribuzione, una maggiore vicinanza tra produzione 

e utenza finale, una diminuzione delle tensioni delle reti di trasporto con conseguente 

diminuzione delle dissipazioni e dell’elettrosmog. 

Le linee guida riguardano la promozione della stesura di un Piano Energetico 

Regionale in cui siano affrontati e sviluppati i seguenti punti: 

- strategie di risparmio e uso ottimale dell’energia nelle diverse attività 

all’interno della provincia di Cagliari: civile, industriale, agricolo (eventuale 

promozione di campagne per il cittadino di educazione agli usi durevoli 

dell’energia); 

- studio approfondito dei rapporti tra consumi energetici e mobilità e strategie 

per la realizzazione di un sistema di trasporto ad alta efficienza energetica 

(promozione di veicoli a basso consumo di energia); in particolare si prende 

spunto dal decreto governativo “Mobilità sostenibile nelle aree urbane”, 

pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale il 3 agosto 1998, volto a regolare la 

mobilità in un’ottica di sviluppo secondo criteri di efficienza energetica: esso 

prevede l’introduzione di tre misure innovative di gestione del traffico urbano: 

interventi di incentivazione di veicoli elettrici e a gas. Questa tipologia di 

veicoli dovrà rappresentare nel 2003 il 50% del parco auto delle 

Amministrazioni Pubbliche e dei gestori di servizi di pubblica utilità. Questo 

obiettivo dovrà essere raggiunto in modo progressivo e lineare secondo le 

indicazioni della stessa normativa. Sono previsti incentivi economici per 

rendere conveniente l’acquisto dei veicoli a minor impatto ambientale. Il 

Piano dovrà quini fornire indicazioni per lo sviluppo dei seguenti punti: 

utilizzo di nuove modalità di trazione quali i biocarburanti; controllo del 

traffico urbano; dotazione di autoveicoli elettrici per la Pubblica 

Amministrazione e le aziende di trasporto pubblico; incentivi per la 

sostituzione del parco autoveicolare; aumento del trasporto delle persone e 

delle merci su ferrovia; 

- supporto ad altri Enti (quali l’Ersat) nella divulgazione dei programmi di 

finanziamento comunitari per lo sviluppo della produzione energetica da fonti 

rinnovabili, in particolare il programma Altener, che finanzia azioni dirette alla 

creazione o all'ampliamento delle infrastrutture di sviluppo delle fonti 

rinnovabili nella pianificazione locale e regionale, mobilitando gli investimenti 

privati e diversificando gli strumenti finanziari, azioni di controllo dei 

progressi registrati nell’attuazione della strategia comunitaria e azioni di 

valutazione del suo impatto. 

Fonti particolari. 

Biomasse 

Le biomasse rapprsentano forse la fonte energetica più interessante su cui basarsi per 

dar vita a sistemi di generazione distribuita dell’energia sul territorio della provincia di 

Cagliari, in virtù sia del potenziale teoerico sardo piuttosto cospicuo sia delle 


ipercussioni positive in termini di valorizzazione delle risorse agricole, come territorio 

e come competenze umane. Per tale fonte le linne guida prevedono in particolare: 

- elaborazione di studi approfonditi per ottenere un quadro conoscitivo 

adeguato sul potenziale teorico di produzione energetica da biomasse in 

provincia di Cagliari, sul quale impostare successivi studi di fattibilità per la 

costruzione di piccoli impianti di bassa potenza (≤5 MW) nel territorio 

provinciale, esaminando sia le possibilità fornite dalla presenza di residui di 

attività industriali, sia quelle legate più strettamente all’ambito agricolo, con lo 

sfruttamento di residui agricoli o coltivazioni specializzate. E’ opportuno, 

inoltre, valutare la possibilità di uso di biomasse come combustibile 

complementare per gli impianti di termodistruzione a recupero energetico 

(inceneritori urbani), secondo schemi impiantistici già realizzati con successo 

in Nord Europa. 

Per i residui di attività industriali si dovrà effettuare un censimento degli insediamenti 

produttivi di produzione di residui organici (in particolare le lavorazioni di carta e 

mobili presenti in provincia), prendendo in esame la loro localizzazione per valutare 

dal punto di vista logistico la possibilità di aggregare consorzi di imprese in grado di 

raggiungere la massa critica richiesta per ottenere un ritorno economico. 

Nel caso di biomasse agricole, lo sfruttamento di residui boschivi può rendere 

produttive le zone boscose altrimenti a rischio di degrado (soprattutto a causa degli 

incendi), mentre l’insediamento di coltivazioni ‘energetiche’ può valorizzare terreni 

poco competitivi per l’attività agricola tradizionale e creare occupazione in un settore, 

quello agricolo, che è parte della tradizione storica del territorio provinciale. Nella fase 

di analisi preliminare sarà fondamentale il coordinamento con le amministrazioni locali 

per valutare compiutamente le potenzialità del territorio, dal punto di vista della 

capacità produttiva, della collocazione dei possibili siti di coltivazione e della facilità di 

trasporto della biomassa fino alla sede dell’impianto propriamente detto, della 

compatibilità con vincoli territoriali e paesaggistici, della struttura della proprietà 

agricola (terreni demaniali, comunali, privati) ai fini dell’individuazione dei soggetti 

pubblici o privati interessati alla realizzazione dell’impianto. Qualora l’analisi 

preliminare evidenziasse la possibilità di realizzazione pratica, si osserva come 

nell’analisi economica occorra tenere conto delle diverse facilitazioni economiche 

utilizzabili: a fianco del sovrapprezzo previsto dal Cip 6/92 per le energie da fonte 

rinnovabile, ad esempio, per piccoli impianti dimostrativi è possibile ottenere un 

minor costo utilizzando i benefici comunitari previsti dal Reg. 1765/92 relativi ai 

terreni mantenuti incolti. Inoltre, come detto al paragrafo precedente, si ricorda come 

la realizzazione di impianti a biomasse rientra nelle attività finanziabili dai progetti di 

ricerca della Comunità europea. 

2. CAMPO DELL’APPROVVIGIONAMENTO DI ENERGIA DA FONTI TRADIZIONALI 

NOME CAMPO: Campo dell’approvvigionamento di energia da fonti tradizionali 




QUADRO NAZIONALE SULL’ENERGIA 

Il fabbisogno nazionale d’energia ha registrato un aumento del 3,8% rispetto al ’94, 

raggiungendo i 171,4 milioni di tep. La crescente domanda è stata soddisfatta per il 

55,6% dal petrolio, che è ancora la fonte energetica principale, seguito dal gas naturale 

(26,1%) e dai combustibili solidi (8,1%). Se da un lato sono state diversificate le fonti, 

diminuendo la dipendenza dal petrolio dai 105 milioni di tep del 1973 ai 95 milioni del 

1995 e con un aumento del gas naturale da 14,3 milioni di tep (1973) a 50 milioni 


(1995), non si sono ridotti i consumi e la dipendenza dall’estero, i primi passati da 139 

milioni di tep (1973) a 172 milioni (1995) e le importazioni da 143 a 158 milioni. I dati 

relativi all’energia elettrica indicano che, nel 1995, l’Italia ha prodotto circa 10 milioni 

di tep di energia elettrica (la stessa prodotta nel 1973), ma ne ha consumati quasi il 

doppio. Ciò significa che 9 milioni di tep sono di importazione (quasi completamente 

proveniente dalle centrali nucleari francesi). Di seguito si presenta un esame delle tre 

principali fonti energetiche tradizionali italiane: petrolio, metano e carbone. 

Petrolio: dagli ultimi dati disponibili (fine ’95) i consumi nazionali di greggio sono 

aumentati del 3,7%, giungendo a quota 95 milioni di tonnellate. Il sensibile incremento 

ha riguardato tutti i prodotti petroliferi, con la sola eccezione del gasolio da 

riscaldamento. Dopo la drastica flessione del ’94 (-25%) in cui si è registrato un 

aumento del consumo di metano, l’anno successivo il calo dei consumi di gasolio si è 

sostanzialmente stabilizzato (-2,8%). A causa dell’eccessiva disponibilità internazionale 

di greggio lavorato, il tasso di utilizzo delle raffinerie si è mantenuto inalterato al 91 %, 

con una quantità di petrolio lavorato nel ’95 pari a 90 milioni di tonnellate. Di queste, 

3,2 milioni sono stati raffinati per conto di committenti stranieri, quattordici 

trasportati sotto forma di semilavorati e prodotti finiti. Gli impianti italiani mostrano 

segni di crisi dovuti anche all’aumento delle importazioni di prodotti già lavorati 

all’estero (+11,4%) e al calo dell’import di petrolio grezzo (1,8%). Nonostante la 

leggera flessione delle importazioni, gran parte (60,7 milioni di tonnellate) del petrolio 

lavorato dalle raffinerie nazionali proviene da giacimenti stranieri. Il maggior fornitore 

di greggio è la Libia, con 112 mila barili-giorno. Nei primi dieci mesi del ’96, i 

giacimenti africani hanno assicurato complessivamente il 43% dell’import nazionale di 

petrolio e gli approvvigionamenti si sono consolidati nei successivi anni. Il 35% delle 

importazioni è stato poi garantito dai paesi del Medio Oriente e, in particolare, 

dall’Iran, da cui l’Italia acquista circa nove milioni di tonnellate di petrolio, il 58% in 

più rispetto all’anno precedente. Un discreto incremento ha riguardato anche il greggio 

importato dal Mare del Nord, così come sono in aumento le importazioni di petrolio 

grezzo dai Paesi dell’ex Unione Sovietica. L’aumento dei volumi acquistati all’estero ed 

il rialzo del costo unitario del greggio di importazione hanno determinato un aumento 

della fattura petrolifera, cioè del saldo tra il costo delle importazioni e il ricavo delle 

esportazioni. 

Metano: il metano continua a sottrarre quote di mercato al gasolio e all’olio 

combustibile sia nel settore civile (riscaldamento, acqua calda, cucina), dove ha 

acquisito una leadership indiscussa, sia in quello industriale, dove è divenuto ormai da 

otto anni la prima fonte energetica. Questo processo di sostituzione tra fonti 

energetiche è destinato a continuare con ogni probabilità anche nel prossimo futuro. 

Nel settore civile resta da completare la metanizzazione del Mezzogiorno 

(completamente assente la rete di distribuzione in Sardegna), in quello industriale sta 

crescendo la cogenerazione a metano e in generale sta aumentando l’impiego del gas 

nella produzione termoelettrica. 

Nel 1996 i consumi complessivi di metano sono aumentati in maniera considerevole, 

con una domanda che ha toccato i 55 miliardi di metri cubi, con un incremento del 

10% rispetto ai circa 50 miliardi dell’anno precedente. L’accelerazione della domanda è 

andata di pari passo con l’incremento delle importazioni. Nel ’96, infatti, sono 

aumentati gli acquisti di gas sui mercati esteri, anche in seguito ad un lieve decremento 

dell’attività estrattiva nazionale, fermatasi a 18 miliardi di metri cubi, con un 

incremento di circa il 10 per cento. 

Le previsioni di lungo periodo entro il 2010 il metano dovrebbe rappresentare il 35% 

dell’intero paniere energetico del Paese. L’Enel, che a fine ‘96 bruciava circa 6-7 

miliardi di metri cubi di gas per alimentare le proprie centrali termoelettriche, 

dovrebbe aver accresciuto gradualmente i propri prelievi fino a raggiungere la soglia 

dei 16 miliardi a giorni nostri (anche grazie ai numerosi programmi di cooperazione a 

più livelli tra Enel e Eni). 

Per quanto riguarda l’offerta a fine 96, un terzo era dovuta alla produzione nazionale e 

i restanti due terzi a tre fornitori esteri: Algeria (18,4 miliardi di metri cubi nel ’95); ex 


Urss (14,4 miliardi di metri cubi) e Olanda (4,2). Il sistema di approvvigionamento è 

legato, per tutti e tre i fornitori, a modalità di trasporto per gasdotto (la Snam spinge 

per la costruzione di un terminale di rigassificazione, in grado di importare via nave 

dalla Nigeria e dal Golfo Persico fino a 12 miliardi di metri cubi di gnl (gas naturale 

liquefatto), da riportare poi in forma gassosa e convogliare nella rete di condotte del 

sottosuolo nazionale. Porto Torres aveva posto la propria candidatura per giocare 

questo ruolo, mediante una richiesta di considerare la disponibilità della Sardegna ad 

ospitare un impianto di rigassificazione nel porto turritano avanzata all’Enel dal 

presidente della Giunta regionale Sarda nel 1998. 

Il sistema di distribuzione nazionale del gas è articolato. A monte operano la Snam, 

con una rete di distribuzione di circa 26 mila chilometri, e il gruppo Edison, con una 

rete più piccola, di circa 800 chilometri, alimentata in prevalenza dai suoi giacimenti 

nell’alto e medio Adriatico e in Sicilia. Ogni ente locale, poi, si avvale di un proprio 

operatore per trasportare il gas dai punti di prelievo Snam (o Edison) al centro abitato. 

Di conseguenza, in totale sono presenti oltre 800 aziende, con un fatturato che supera 

i 10 mila miliardi di lire. Fra queste, le municipalizzate sono le più rilevanti per 

dimensioni e hanno una quota del mercato delle utenze domestiche pari al 37%. La 

Sardegna, come è noto, è l’unica regione italiana non servita dal metano. 

Carbone: a causa dei problemi logistici ed ambientali che ne impediscono un utilizzo 

su larga scala, è una fonte in crisi, e i dati a livello internazionale sembrano confermare 

questa tendenza all’interno del paniere energetico complessivo. L’Enel, che assorbe la 

maggioranza degli impieghi nazionali, si è impegnata a riattivare alcuni impianti 

attualmente fermi, mentre l’ufficio studi dell’Eni, nel Quadro di riferimento 

economico ed energetico del settembre ’95 non lascia al carbone possibilità di 

recupero del proprio ruolo, condizionato dal progressivo consolidamento dei processi 

di sostituzione a favore del gas e dai crescenti vincoli ambientali. Altre ragioni della 

crisi risiedono nelle difficoltà nei trasporti e negli stoccaggi (soprattutto in una nazione 

come l’Italia, priva di grandi giacimenti) e nelle emissioni atmosferiche, ricche di ossidi 

di zolfo e di biossidi di carbonio. 

Le stime Enel parlano invece di un forte rilancio dell’uso del carbone che dovrebbe 

giungere a circa 12 milioni entro il 2002. Alla base di queste previsioni c’è l’impegno 

dell’Enel a riattivare alcuni impianti, fra cui quello di Brindisi sud, la centrale di La 

Spezia e, soprattutto gli impianti della Sardegna. Per tutti, l’Enel ha avviato un piano di 

investimenti per l’installazione di desolforatori e di denitrificatori. Il carbone ha 

convenienza economica poiché produce una megacaloria con meno di 15 lire, contro 

le 24 del gas naturale, un chilowattora ottenuto dal carbone costa all’Enel 35 lire, 51 

quello da olio combustibile e ben 75 lire quello ottenuto dal gas (fonte: Unione 

nazionale consumatori). 

Ogni italiano consuma in media 355 chili di carbone all’anno, contro i 2 mila di un 

inglese, i 2.400 di un danese e i 3.100 di un cittadino Usa. Sulle emissioni del processo 

di produzione si gioca il futuro dello sfrutamento del carbone come fonte energetica: 

le tecnologie per un processo a bassa emissione hanno superato la fase della 

sperimentazione e sta iniziando l’avviamento verso l’attivazione degli impianti. 

Il carbone presenta una serie di caratteristiche favorevoli che ne fanno auspicare un 

più ampio impiego nei prossimi anni; tuttora, soprattutto in Italia, dove la percentuale 

di energia elettrica prodotta da carbone raggiunge appena il 10% della totale 

produzione (contro il 40% a livello mondiale ed il 34% a livello europeo), tale fonte 

energetica non ha un buon impatto sulla sensibilità pubblica, in quanto non sono 

ancora ben comprese le tecnologie per il suo sfruttamento. 

In sintesi, le principali tecnologie per l’utilizzo del carbone sono le seguenti: 

polverizzazione del carbone (PFC); combustione a letto fluido pressurizzato (PFBC) e 

non (FBC); gassificazione del carbone (IGCC); polverizzazione pressurizzata del 

carbone (PPCC); Gassificazione del carbone in celle a combustibile (IGFC). 

Tali tecnologie consentono la produzione efficiente e pulita di energia elettrica; le 

emissioni riguardano infatti CO2 (come in altri combustibili), composti solforosi ed 

azotati, abbattibili con desolforatori e denitrificatori rispettivamente, ed infine polveri 


e ceneri, eliminabili con depolverizzatori e riciclabili per la produzione del cemento o 

di altri materiali per la costruzione. 

All’impiego del carbone si associano anche altri vantaggi; si devono, infatti, segnalare 

la facilità d’approvvigionamento (il carbone si trova distribuito in un centinaio di aree 

geografiche differenziate anche per stabilità politica) e l’elevata competitività su altre 

fonti energetiche (35 £/Kwh contro le 50 £/Kwh dell’olio e le 65 £/Kwh del gas), 

oltre all’elevato livello occupazionale garantito nelle centrali termoelettriche e nelle 

infrastrutture di trasporto e di movimentazione. 

In questo quadro generale, la Sardegna occupa un posto ad elevato potenziale, vista 

l’entità della riserva del Sulcis (circa 57 milioni di tonnellate di carbone con potere 

calorifico circa pari a 20000 kJ/kg e basso contenuto in ceneri). La produzione 

giornaliera raggiunge le 3000 t/giorno di carbone. Tra gli interventi di sviluppo 

dell’ENEL rientrano la realizzazione dell’impianto del Sulcis a gassificazione del 

carbone (IGCC) da 560 MW di potenza nominale di cui si è detto e l’eventuale 

conversione degli attuali due gruppi da 240 MW di potenza nominale con due gruppi a 

letto fluido pressurizzato (PFBC) da 200 MW ciascuno. L’impianto IGCC fornirà alla 

rete esterna una potenza di 450 MW e sarà impiegato con elevato fattore di utilizzo; 

verrà alimentato al 50% con carbone locale per un consumo medio giornaliero di 250 

t. Invece l’impianto PFBC potrà essere alimentato con una quantità di carbone del 

Sulcis fino ad un massimo del 20%. Nell’ipotesi di pieno utilizzo dei due impianti detti 

si può stimare un fabbisogno giornaliero di carbone locale di circa 300 t, pari ad un 

decimo della produzione delle miniere del Sulcis. 

La produzione di energia elettrica 

Secondo i dati a disposizione, nel periodo gennaio-settembre 1997 l’Enel ha ridotto la 

produzione del 3%, fermandosi a 131 miliardi di kWh rispetto ai 135 lordi dell’analogo 

periodo ’96. Gli altri produttori (privati, municipalizzate ecc.) sono invece saliti di 

quasi il 23%, giungendo a 46,5 miliardi di kWh. Alla richiesta complessiva di settembre 

1997 si è fatto fronte con una produzione nazionale netta di 20 miliardi di kWh (più 

8,3% sul 1996) e con importazioni nette di energia per 3,3, miliardi di chilowattora, 

con un incremento dell’8,8 per cento. Nel 1996 i privati autoproduttori hanno 

fatturato 52,5 miliardi di kWh (a fine 1997 l’Autorità dell’energia ha fissato le tariffe 

che dovranno essere pagate dall’Enel, fissate in 65 lire a kWh nel 2000). I produttori 

privati potranno anche vendere direttamente i surplus di energia prodotti dalle centrali 

indipendenti (ordinanza del Consiglio di Stato del 3 novembre 1997) per consentire ai 

privati di cedere sul mercato libero i cosiddetti surplus elettrici, che nel ’96 erano pari a 

quasi 4,8 miliardi di kWh per un valore vicino ai 500 miliardi di lire. Autoproduttori, 

municipalizzate e aziende elettriche private potranno dunque vendere le eccedenze 

non più solo all’Enel ma a chiunque vorrà acquistarle. La produzione Enel è in 

diminuzione tra l’1 e il 2% annuo mentre è in aumento quella dei produttori privati di 

circa il 21 per cento. 

QUADRO REGIONALE E PROVINCIALE 

Nel 1996 la produzione netta di energia elettrica destinata al consumo (definita come 

la somma delle quantità di energia elettrica prodotte, misurate all’uscita dagli impiantideducendo 

cioè la quantità di energia elettrica destinata ai servizi ausiliari della 

produzione- decurtata della quantità di energia destinata ai pompaggi) è stata pari a 

10171 GWh di cui l’80.3% prodotta dall’ENEL, e la restante da terzi. 

Per calcolare l’energia elettrica effettivamente destinata alle utenze, bisogna sottrarre le 

perdite (pari a 535 GWh), l’energia esportata in Corsica (che nell’arco del 1996 è stata 

in media pari a 201 GWh) e sommare il quantitativo medio annuo importato dalla 

Toscana pari a 509 GWh nel 1996. 

Questi dati acquisterebbero un valore più significativo se ne fossero analizzate le 

variazioni durante l’arco dell’anno, infatti, si deve tenere presente che la domanda di 

energia elettrica in Sardegna è fortemente condizionata dal turismo nel periodo estivo. 

Ad ogni modo si può rilevare come al graduale incremento del consumo di energia 

elettrica avutosi dagli anni 70 ad oggi sia seguito un aumento della produzione che ha 


permesso di mantenere il bilancio di energia elettrica dell'isola quasi sempre in pari, 

soprattutto negli ultimi anni a causa del significativo rallentamento della crescita dei 

consumi. La produzione di energia elettrica risulta quindi quasi sufficiente ai 

fabbisogni dell’isola, eccezione fatta per il quantitativo di energia elettrica importato 

dalla Toscana. 

In Sardegna è stato operato un taglio degli investimenti da parte dell’Enel: dai 444 

miliardi del 1997 ai 1244 del periodo 1998-2000 (473 i miliardi per adeguamento 

ambientale), con un calo percentuale dal 45% al 39% per la produzione: l’Enel, nel 

sottoscrivere l’accordo con la Regione per l’adeguamento del polo energetico di 

Portovesme alle normative anti inquinamento ha deciso di sostituire due dei tre gruppi 

da 240 MW della centrale, con due nuovi impianti da 400 MW anziché con due unità 

da 320 MW per evitare di creare un surplus energetico. In diminuzione anche gli 

investimenti per la trasmissione, mentre sono in aumento quelli destinati alla 

distribuzione (550 miliardi nel 1998-2000 contro 166 nel 1997). Il bilancio energetico 

dell’isola, dal primo gennaio al 31 dicembre 1996, mostra una produzione di energia 

destinata al consumo di 10.171 GWh (1 Gigawattora = 1 milione di kWh), dei quali 

8987 Enel e 2107 di terzi autoproduttori. Il dettaglio della produzione Enel è il 

seguente: 8425 GWh, termoelettrica tradizionale; 561, idroelettrica; 1, eolica e 

fotovoltaica. L’energia richiesta sulla rete, nello stesso periodo, è stata di 10.479 GWh, 

con un deficit di 308 GWh. 

Dall’analisi dei dati forniti dall’Enel e dal Centro regionale di programmazione (fonte: 

Sardegna Industriale), si osserva una domanda di energia nell’ultimo anno pari a 7,4 

Mtep. Nell’isola, per produrre energia elettrica, si bruciano quindi in media oltre sette 

milioni di tonnellate di petrolio equivalente. In realtà le fonti di produzione sono 

diverse - idroelettrica, termoelettrica, eolica e fotovoltaica - ma per portare a unità 

queste fonti così diverse e dare una dimensione al consumo di energia che non sia solo 

quella dei chilowattora, gli esperti esprimono il consumo globale di energia in milioni 

di tonnellate di petrolio. Il dato disaggregato di questo consumo globale indica nel 

79% la quota coperta da prodotti petroliferi, una percentuale più elevata rispetto alla 

media nazionale del 56% in quanto nelle regioni dell’Italia continentale esiste il 

metano. La domanda pro capite regionale è di circa 3 tep, contro un valore medio 

nazionale leggermente più basso. La maggiore intensità energetica regionale è spiegata 

dal peso dei consumi energetici industriali sul totale dei consumi. Mentre in Italia il 

settore industriale (industria più usi non energetici) copre circa il 50% dei consumi, in 

Sardegna questo valore arriva al 62%. 

Il ruolo predominante nella determinazione della domanda di energia regionale è dato 

dagli usi non energetici, ovvero la richiesta dei poli industriali della raffinazione e della 

chimica. Sulla disponibilità delle varie fonti energetiche, oltre al peso rilevante dei 

prodotti petroliferi, va segnalata un’elevata componente relativa all’elettricità. Anche 

questo squilibrio è attribuibile all’assenza di gas naturale (ad es. il ricorso all’elettricità 

per scaldare l’acqua). In ordine ai settori di consumo, l’industria consuma oltre la 

media nazionale (62% contro 50%), mentre il civile consuma di meno della media 

(22% contro 26%) per ragioni climatiche. Per quanto riguarda il settore dei trasporti, si 

osserva che mentre la media nazionale è del 30%, in Sardegna questo valore è del 

21%.. 

FATTURA ENERGETICA SARDA NEL 1995 

(confronto fra l'utilizzazione di gpl e gasolio rispetto al metano) 

______________________________________________________________________________ 

prodotto 

consumo costo metano eq costo diff. costo 

(tonnellate) (milioni) (mc) 

(milioni) (milioni) 

gpl uso industriale 90.000 55.800 120.000.000 38.280 17.520 

gpl uso civile 27.000 66.990 36.000.000 38.376 28.614 

gasolio uso civile 120.000 211.800 148.000.000 157.768 54.032 

totale 334.590 234.424 100.166 

fonte: Presidenza Regione Sardegna 


Dall’analisi del sistema energetico sardo emerge che il maggior produttore di energia 

presente nell’isola è l’Enel: la potenza disponibile Enel al 1997 è la seguente: impianti 

termoelettrici, 2.278 MW; impianti idroelettrici, 408 MW. Nel porto industriale di 

Portovesme si trovano due grandi centrali, la «Sulcis» e la «Portoscuso»: la prima 

comprende tre sezioni a vapore da 240 MW (carbone - olio combustibile); la seconda, 

due sezioni a vapore da 160 MW (olio combustibile). Nell’altro polo energetico 

dell'isola, a Fiumesanto, sono presenti quattro sezioni a vapore (due da 160 e due da 

320 megawatt), funzionanti ad olio combustibile. Nella centrale di Assemini esistono 

due sezioni turbogas da 88 MW (gasolio), mentre nella centrale di Codrongianus si 

trovano altre sei sezioni turbogas da 17 MW ciascuna (gasolio). Gli impianti 

idroelettrici, situati lungo il corso dei fiumi Coghinas, Taloro e Flumendosa, sono 15. 

PROBLEMATICHE DEI PROCESSI: Problemi di bilancio popolazionerisorse; 


Tutti i processi connessi con l'attività dell'uomo e finalizzati al suo sviluppo richiedono 

l'utilizzo, e pertanto la disponibilità, di opportune fonti energetiche: in quest'ottica si 

può assumere come indice di sviluppo tecnologico e sociale di un paese il suo 

fabbisogno di energia elettrica. La crisi petrolifera degli anni 70' ha posto all’attenzione 

del mondo l'esigenza di fonti energetiche alternative al petrolio, cha ha portato allo 

studio della possibilità di sfruttamento di fonti non convenzionali quali l'energia solare, 

l'energia eolica, geotermica, l'energia dalle maree e dai moti ondosi e dai gradienti 

termici dei mari; tuttavia, la modesta entità di energia prodotta ha fatto si che si siano 

sviluppati solo sporadici casi di sfruttamento di tali risorse e solo in presenza di 

opportune condizioni ambientali e climatiche. 

A complicare ulteriormente il quadro energetico mondiale ed in relazione alle grandi 

potenze impiegate, sono sopravvenuti ulteriori problemi connessi all'impatto 

ambientale, problema che, avendo le emissioni raggiunto proporzioni intollerabili, è 

diventato negli ultimi anni particolarmente sentito ed urgente. 

Attualmente, se si analizza la distribuzione mondiale dei consumi suddivisi per fonte 

primaria di energia, si osserva che di questa, in media, circa il 28% proviene da 

combustibili solidi ed emerge anche come, dopo il leggero aumento registrato tra gli 

anni 80 e 88 (si è passati dal 27,4% al 29%), si presenti un generale calo nel consumo 

di tale fonte, che ha portato dal 28,2% del 1990 al 26,6% dell'anno 1995. 

In aumento invece il consumo di gas naturale che è passato dal 18,5% del 1980 al 

21,3% del 1995, grazie anche allo sviluppo di nuove tecnologie ed all'impiego di 

impianti a ciclo combinato, caratterizzati ad alta efficienza e rapidità di costruzione. 

Per quel che riguarda il gas naturale, le relazioni di bilancio della Snam ne evidenziano 

la crescente richiesta in Italia, che si è tradotta in un aumento della produzione e delle 

importazioni, e che imporrà a breve un adeguamento ed un potenziamento tanto dei 

canali di distribuzione quanto dei sistemi di stoccaggio e di approvvigionamento. 

Risulta in calo il consumo di petrolio, passato dal 45,3% del 1980 al 38,9% del 1995, 

mentre l'andamento delle fonti nucleari ed idro-geotermiche mostra un andamento in 

leggero aumento, che ha portato le prime dal 2,4% del 1980 al 6% del 1995 e le 

seconde dal 6,4% al 6,8%. 

La materia delle fonti di energia è fra quelle in cui la Regione Sardegna ha potestà 

legislativa (art. 4 dello Statuto). Le deroghe imposte a tale potestà all’atto 

dell’istituzione dell’Enel sono poi state sostanzialmente mitigate dalla necessità 

dell’intesa della Regione sui programmi pluriennali dell’Enel e ancora di più vanno 

mitigandosi, oggi, in relazione alla nuova natura giuridica dello stesso Ente. Se si 

escludono il settore dei prezzi (amministrati dallo Stato) e l’energia nucleare (regolata 

da organismi internazionali), la Regione autonoma della Sardegna appare legittimata ad 

approntare, nel suo piano energetico, programmi che riguardino tutte le fonti 

energetiche, contrariamente a quanto è in potere delle Regioni a statuto ordinario (la 

cui competenza, attualmente, si limita agli interventi locali nell’ambito del risparmio 

energetico e dello sviluppo di fonti rinnovabili). 


Appare necessario, inoltre, considerare il nuovo quadro normativo nell’ambito del 

quale si colloca, attualmente, l’attività di pianificazione regionale, i cui elementi di 

maggiore interesse risultano: 

- il già avviato processo di privatizzazione dell’Enel; 

- il ruolo assunto dagli autoproduttori nel nuovo contesto di liberalizzazione del 

mercato energetico, resa indilazionabile dalle direttive comunitarie in materia 

che prevedono, entro l’anno 2001, la liberalizzazione di 1/3 del mercato della 

produzione energetica; 

- la rilevanza sempre crescente del ruolo delle amministrazioni regionali e locali 

nella programmazione e nella gestione delle attività in materia di energia, in 

funzione di uno sviluppo territoriale più equilibrato. 

L’obiettivo di fondo indicato in uno studio elaborato dal gruppo di lavoro istituito 

dalla Regione è quello di trasformare il consistente mercato regionale dell’energia da 

vincolo a occasione di sviluppo. Per il perseguimento di tale obiettivo risulta 

fondamentale arrivare, da un lato, a ridurre il grado di dipendenza energetica 

dall’esterno e, dall’altro, ad approvvigionarsi di fonti pulite a più basso costo, avendo 

riguardo alle esigenze di tutela del territorio e dell’ambiente, secondo quanto disposto 

dalle normative vigenti in materia. 

Esaminando l’attuale situazione energetica sarda, emergono come elementi più 

evidenti la progressiva riduzione del contributo dei prodotti petroliferi a vantaggio 

dell’energia elettrica e la riduzione degli usi industriali (industria più usi non energetici) 

per la crisi dell’industria sarda in generale, e del settore petrolchimico in particolare. 

Prospettive legate al gas naturale 

In seguito all’inasprimento delle normative sull’abbattimento delle emissioni risultanti 

dalla conferenza di Kyoto svoltasi nel novembre 1997, che ha sancito una riduzione 

dei gas serra pari al 5.2% negli anni compresi tra il 2008 ed il 2012, l’unica alternativa 

possibile per adeguarsi a questi standards così gravosi nei tempi previsti sarà un ricorso 

sempre più massiccio al gas naturale. 

Negli ultimi anni il gas naturale si è affermato in Italia e nel mondo come una delle 

fonti di energia primaria più popolari. L’utilizzo del metano come combustibile 

presenta infatti una serie di indubbi vantaggi, sia sul piano ambientale, sia su quello 

economico, sia su quello strategico. 

Dal punto di vista ambientale il metano si presenta come combustibile ‘pulito’: infatti, 

rispetto ai combustibili pesanti quali oli e combustibili solidi, si distingue per l’assenza 

di zolfo, per le buone caratteristiche di combustione e la conseguente assenza di 

particolati od incombusti, per una ridotta produzione NOX e di gas serra quali la 

CO2. In particolare, il metano rappresenta il combustibile di uso comune con la 

minore produzione di CO2 per unità di energia (termica) producibile; rispetto a 

gasolio, olio combustibile e carbone tale riduzione risulta del 30%, 45% e 70% 

rispettivamente. 

Dal punto di vista economico, in campo civile, il metano ha un prezzo al consumo 

inferiore rispetto al gasolio (circa del 20%) e al GPL (circa del 40%), ed un’evidente 

convenienza rispetto all’uso dell’energia elettrica a scopo di riscaldamento diretto. 

In campo industriale e di produzione elettrica, combustibili meno pregiati come gli oli 

combustibili hanno prezzi inferiori, ma i minori costi ambientali (sia diretti, per la 

realizzazione di sistemi di abbattimento delle emissioni, sia indiretti, a carico della 

comunità) e la semplicità costruttiva e l’elevato rendimento di impianti a metano 

possono ampiamente compensare la differenza. 

Il gas naturale è infatti il combustibile ideale per impianti di generazione elettrica a 

turbina a gas ed a ciclo combinato, che rappresentano oggi i cicli a maggiore efficienza 

realizzabili e consentono quindi un ulteriore riduzione di emissione a parità di energia 

elettrica prodotta. Il ridotto costo di impianto di una turbina a gas (ed anche del 

motore a combustione interna a gas o dei motori misti gas-gasolio) rispetto ai cicli a 

vapore tradizionali, i tempi di realizzazione ridottissimi, insieme ai vantaggi ambientali 

citati, hanno reso in generale il metano il combustibile per eccellenza per gli 

autoproduttori e la cogenerazione di piccola e media scala; tra il 1995 ed il 1996 si è 


iscontrato, infatti, un aumento del 58% dei consumi, da parte degli autoproduttori 

nazionali). In questo senso la possibilità di utilizzo del metano rappresenta un 

elemento importante di rilancio tecnologico, di miglioramento dell’efficienza del 

sistema energetico globale, ed una occasione imprenditoriale. 

Dal punto di vista strategico, le risorse e le riserve di gas naturale a livello mondiale 

sono piuttosto ampie e diversificate, includendo anche una significativa produzione 

nazionale che nel 1996 copriva il 34% del fabbisogno italiano. Lo sviluppo di estese 

reti di metanodotti nazionali ed europee assicura peraltro un rifornimento continuo e 

sicuro: in Italia il metano viene importato attraverso tre principali oleodotti dall’Algeria 

(attraverso il canale di Sicilia), Russia ed Olanda, mentre è presente un centro di 

rigassificazione per gas naturale liquido a Panigaglia, recentemente ammodernato ed in 

grado di gestire 3.5 miliardi di m3 di gas all’anno (prevalentemente destinato a trattare 

Gnl proveniente dall’Algeria). 

Occorre comunque sottolineare che l’utilizzo del metano come combustibile per 

impianti termoelettrici non rappresenta il consumo principale di gas naturale, né in 

Italia né nella media dei Paesi della UE. In Italia infatti (dati 1996) al 12.5 % di utilizzi 

termoelettrici corrisponde il 23.4% di utilizzo civile, il 47% di uso industriale ed il 

16.4% destinato all’industria chimica. Le corrispondenti percentuali medie della Ue 

risultano 18.4%, 35.9%, 36.2% e 9.5% rispettivamente, ed indicano quindi una 

condizione analoga, ma con una maggiore incidenza dei consumi termoelettrici. 

In campo nazionale la Sardegna è l’unica regione a non avere accesso alla 

metanizzazione, non esistendo né collegamenti alla rete di metanodotti continentale né 

centri di trattamento di gas naturale liquido trasportato via navi metaniere. A 

conseguenza di ciò la produzione elettrica dell’isola, ed in particolare della provincia di 

Cagliari, è pressoché totalmente fornita da centrali ad olio combustibile. 

PROPOSTE DI LINEE GUIDA E SCENARI POSSIBILI: linee guida da 

sottoporre ai processi di campo; valutazione preliminare delle priorità; scenari 

Metano 

Indubbiamente l’utilizzo del metano in Sardegna è di grande interesse; da alcune analisi 

condotte a partire dai dati del centro regionale di programmazione si può pensare ad 

un mercato potenziale dell’ordine dei 2 miliardi di m 3 /anno, nell’ipotesi di 

riconversione di 960 MW di generazione elettrica con impianti a metano e 

considerando le esigenze dei settori residenziale e terziario e dell’autoproduzione 

elettrica. Poiché il bilancio energetico sardo non denuncia deficit energetici 

significativi, la metanizzazione porterebbe vantaggi non in termini di incremento 

dell’offerta, quanto di differenziazione delle fonti di approvvigionamento energetico, 

riducendo la dipendenza dal petrolio, ed in termini di flessibilità, rendendo più 

appetibile la realizzazione di impianti di autoproduzione, che se connessi ad un 

servizio di cogenerazione permetterebbero un miglioramento dell’efficienza del 

sistema energetico complessivo e del suo rapporto con il territorio. 

Appare tuttavia evidente che una corretta impostazione del problema non può che 

seguire da un confronto con l’ente produttore di energia elettrica (o i soggetti che ad 

esso si potranno sostituire nella fase di liberalizzazione della produzione elettrica) per 

verificare se una significativa metanizzazione del sistema di produzione di energia 

elettrica in Sardegna è realizzabile o meno, anche alla luce di recenti investimenti 

destinati all’utilizzo del carbone. Inoltre occorre valutare attentamente le implicazioni, 

anche dal punto di vista dell’impatto sul territorio, delle infrastrutture richieste ai fini 

della metanizzazione, sia essa ottenuta con un collegamento via metanodotto 

(considerando la possibilità di connessione alla rete corsa) o con un impianto di 

rigassificazione di Gnl a Porto Torres, nonché alla verifica con gli amministratori locali 

dei possibili soggetti interessati ad autoproduzione e/o cogenerazione. 

E’ evidente che le ipotesi che si possono formulare sul numero e sulla potenza degli 

impianti alimentabili a metano dipendono dalla utilizzazione (ore di esercizio annuo) 


che verrà programmata per gli impianti, a gasificazione del carbone, della Saras (560 

MW) e dell’Enel (560MW) in fase di realizzazione e di approvazione. 

Possono essere alimentati a metano gli impianti a gas di Assemini (166 MW) e si può 

stimare la richiesta per una potenza di 150÷200 MW a metano da parte di 

autoproduttori di energia elettrica. 

Oltre alla necessità di concordare con l’Enel l’utilizzo del metano negli impianti citati e 

gli interventi di adattamento da effettuare su di essi, si dovrà programmare lo sviluppo 

di una rete di distribuzione del metano fra le centrali alimentate e fra le aree urbane 

servite, rispettosa delle esigenze territoriali ed ambientali. Sarà, inoltre, necessario 

incentivare la conversione al gas naturale degli impianti termici nei settori civili ed 

industriali. 

Progetti e programmazione: 

Studio per la pianificazione energetica elaborato dal Centro regionale di 

programmazione, in collaborazione con Snamprogetti e Cesem, aggiornamento del 

Piano precedente, che contempla un programma di breve-medio periodo (1990 - 

1997) per lo sviluppo del sistema energetico della Sardegna ed indica diverse opzioni, 

anche dal punto di vista finanziario, tra cui cinque esigenze fondamentali: 

- realizzare una nuova potenza atta a sostenere lo sviluppo economico e 

industriale dell’isola, che è basato (e lo sarà ancora per molti anni) su un 

apparato industriale che necessita di sicura disponibilità di energia a basso 

costo e pertanto va alimentato da fonti primarie energetiche diversificate; 

- utilizzare al massimo la risorsa locale carbone Sulcis, che viene considerata 

una ricchezza fondamentale per l’imponenza delle dimensioni accertate del 

giacimento e per le provate caratteristiche chimico fisiche del materiale, che si 

è dimostrato di agevole gassificabilità e pertanto capace di essere trasformato 

in un combustibile facile da usare nelle più avanzate centrali termoelettriche e 

distribuibile, previa metanazione, nella futura rete regionale del metano; 

- realizzazione di un terminale metanifero da situarsi nel nord della Sardegna, 

che consenta a quella parte della regione di beneficiare della risorsa insieme 

alla Sardegna meridionale che, negli stessi tempi, sarà servita dal gas sintetico 

prodotto dal carbone Sulcis e dalla gassificazione dei residui di raffineria; 

- favorire la produzione economica e pulita di energia elettrica nel più attento 

rispetto dell’ambiente; 

- adottare le tecnologie e i dispositivi che consentano di produrre energia 

elettrica con processi a più alto livello di rendimento, intrinsecamente puliti e 

con il minimo impatto ambientale e territoriale, nel rispetto della 

conservazione dei valori naturalistici e territoriali dell’isola (ciò è 

particolarmente necessario nell’area di Portovesme, che è stata dichiarata ad 

elevato rischio di crisi ambientale e pertanto sottoposta a degli interventi di 

risanamento, fra i quali i più importanti consistono nella riqualificazione delle 

centrali termoelettriche esistenti. 

Accordo di programma precedente all’intesa Stato – RAS per la metanizzazione 

dell’isola. L’accordo - che rappresenta un’anticipazione dell’intesa istituzionale di 

programma per l’attuazione di un piano pluriennale di interventi - prevede la 

realizzazione di un gasdotto sottomarino che permetterà di metanizzare l’isola, con un 

investimento in cinque anni di circa 2 mila miliardi. Dopo la ridda di voci sul progetto 

più gradito al Governo per metanizzare la Sardegna, è giunto dunque il momento della 

scelta definitiva: nell’isola il metano arriverà grazie al gasdotto che scenderà dagli 

Appennini, raggiungerà la Toscana e poi, attraverso la Corsica, sbarcherà in Sardegna. 

ART. 30 CAMPI DELLE TELECOMUNICAZIONI L.R. 45/89, 



1. CAMPO DELLE TELECOMUNICAZIONI E DELLA FORMAZIONE 

NOME CAMPO: Campo delle telecomunicazioni e della formazione 




Nell’ambito della provincia di Cagliari risulta una conoscenza “telematica” solo per il 

10% circa degli studenti delle scuole medie superiori. Nelle scuole medie Superiori 

della Sardegna il 56% ha già un collegamento internet e circa 3 Personal ogni 100 

studenti. 

La diffusione della fornitura del servizio Internet si rileva crescente e vede la presenza 

di numerosi “provider” sparsi nel territorio regionale (in tutto 26, di cui 21 presenti sul 

territorio della provincia di Cagliari) 

Il continuo ed incessante sviluppo nella telematica, genera conseguenze anche sulle 

PMI (Piccole e Medie Imprese). In questo contesto l’elemento più evidente nei 

prossimi anni sarà la diffusione del commercio elettronico. 

La presenza di industrie “hi-tech” è peraltro molto modesta anche se, proprio la 

Sardegna è sede di una delle più importanti attività legate alla “new economy”. 

Tale presenza segna una progressiva riconfigurazione della struttura produttiva. 

SUPERFICIE Tutta la provincia di Cagliari 

POPOLAZIONE 

COMUNI INTERESSATI 

Tutta la provincia di Cagliari 

Tutti 

ALTRI ENTI INTERESSATI Provveditorato agli Studi di Cagliari, spin-off 

sul territorio (CRS4, Atlantis, Tiscali..), RAS, Ministero Pubblica Istruzione, Università 

degli Studi di Cagliari e Sassari, CNR, Parco Scientifico e Tecnologico della Sardegna. 

CAMPI CORRELATI: Campo dei servizi sociali 



settori chiave del piano Piano Telematico Regionale. 

Anche se con tempi di risposta necessariamente lunghi, una opportuna didattica per 

promuovere la crescita telematica è di fondamentale importanza. Il coinvolgimento del 

Provveditorato Provinciale agli Studi è indispensabile e le scuole coinvolte possono 

essere sia la media inferiore che la superiore. Un ruolo non trascurabile devono poi 

avere le due Università (Cagliari – Sassari) per creare un sistema capace di qualificare a 

livello più alto nella formazione le risorse umane disponibili nonché di supportare le 

attività connesse di sperimentazione e ricerca. 

Le opportunità tecnologiche della telematica possono, sia pure in parte, compensare 

gli inevitabili disagi a seguito delle nuove normative sui presidi scolastici (scuole con 

almeno 500 studenti o 300 studenti per le zone più interne). Infatti alcune sedi 

periferiche potrebbero essere collegate telematicamente con l’Istituto principale per 

favorire un maggiore supporto agli studenti delle località più disagiate. Infine si 

sottolinea l’esigenza di creare nuove figure professionali legate ad Internet; in 

particolare esperti capaci di realizzare siti Web (autore di contenuti), Web master (cioè 

persone capaci di cercare i dati in rete, coordinarli e gestire le risorse umane). 

Occorre prevedere, parallelamente al potenziamento delle strutture tecniche, la 

possibilità di qualificazione ed aggiornamento degli operatori locali, realizzando anche 


centri interscientifici di ricerca e di didattica per la formazione professionale dislocati 

presso bacini di particolare interesse scientifico ed economico, collegati anche con le 

Università della Regione. I principali punti di riferimento del settore "ricerca" sono le 

due università di Cagliari e Sassari ed il CNR, Polaris, ma "l'utenza" della ricerca 

scientifica è variamente distribuita nel territorio e nei vari settori sociali e produttivi 

della regione, in particolare la formazione, la sanità e l'industria. Nell'ipotesi di lavoro 

la "domanda" di ricerca è stata suddivisa in due aree o bacini gravitanti su altrettanti 

poli urbani ritenuti capaci di condensarla: Cagliari e Iglesias. La Rete Interscientifica e 

quindi le strutture telematiche, principalmente basate su sistemi di videoconferenza e 

laboratori telematici attrezzati per la trasmissione simultanea di voce, dati e immagini 

anche ad alta definizione (vedi anche laboratori remotizzati). Tra gli scopi della ricerca 

dovrà essere considerato lo studio delle tecnologie avanzate in modo da ottenere, 

nuovi sistemi produttivi al alta tecnologia da applicare sul territorio (ad esempio il 

Parco Scientifico e Tecnologico di Pula e l’area industriale di Macchiareddu). Per far 

ciò dovrebbero essere garantite interconnessioni scientifiche ad alto livello con altre 

realtà operanti in campo nazionale ed internazionale. 

Attualmente in Italia un numero di persone sempre crescente hanno fatto di Internet 

un lavoro vero e proprio: esperti capaci di realizzare siti Web o navigatori per conto 

terzi che offrono alle imprese i loro servizi. Le aziende che operano già su Internet 

sono numerose e c'e' forte richiesta di nuove figure professionali. Le richieste sono 

quelle di autore di contenuti e di webmaster che richiedono un'alta specializzazione e 

un buon livello di creatività. Altre nuove professioni generate da Internet sono quelle 

di grafico, programmatore, esperto di reti e protocolli di interfacciamento, di data-base 

e di esperti in sicurezza. 

In particolare evidenza è da porre il commercio elettronico (cioè la vendita dei propri 

prodotti o servizi tramite la rete Internet). Se da un lato consente una accessibilità al 

mercato svincolata dalla presenza fisica in posizioni strategiche del negozio o del 

magazzino, dall’altro lato richiede conoscenza ed impiego di strumenti tutt’ora poco 

diffusi sia in Sardegna che nella Provincia di Cagliari. Occorre evitare che PMI siano 

“travolte dall’effetto Internet e new-economy”. Interessanti sono le recenti iniziative 

della Regione Sardegna per la definizione di un Piano Telematico Regionale (PTR) 

(anche se di questa iniziativa purtroppo se ne parla da molto tempo) e il progetto 

MPI-RAS (Marte) per il collegamento internet tra quasi tutte le scuole medie (circa 

700). Molti sono gli argomenti che dovrebbero far parte di questo PTR; in particolare 

si dovrebbero individuare gli strumenti, le architetture e i progetti per modificare 

attraverso la Telematica, il rapporto tra il cittadino (inteso come contribuente, utente, 

paziente e imprenditore) e la Pubblica Amministrazione. 




priorità; scenari 

Le principali linee guida possono essere così sintetizzate: 

- promuovere corsi di aggiornamento per docenti nel settore telematico 

- inserire dei corsi specifici e aggiornare i contenuti dei corsi esistenti 

- realizzare in ogni istituto almeno un laboratorio anche con diversi posti di 

lavoro e relativi collegamenti internet con accessibilità “estesa” del laboratorio 

anche fuori dell’orario scolastico “normale” 

- favorire iniziative per le raccolte bibliografiche multimediali, diffondere le 

riviste del settore telecomunicazioni, informatica, PC, elettronica, etc, in ogni 

scuola 

- abbonamenti ad internet per i più meritevoli con relative connessioni in rete 

gratuite 

- favorire lo sviluppo di “reti telematiche” tra le varie scuole della Provincia (e 

anche fuori) 

- promuovere iniziative culturali anche con altri enti, associazioni pubbliche, o 

private, o industrie (vedi teledidattica a distanza) 

- partecipare alle iniziative pilota del Ministero della Pubblica Istruzione in 

Sardegna (Progetti Mercurio, Marte, etc) 

- favorire la nascita di “forum” o incontri tra gli utenti di Internet per scambio 

di idee, problemi, esperienze e “help-desk” 

- incentivare e sensibilizzare a livello delle PMI, degli artigiani, delle cooperative 

e più in generale negli imprenditori iniziative in questo campo. Può essere 

molto utile la promozione di agevolazioni economiche, tariffarie, per le 

connessioni ad Internet per il commercio elettronico e quindi per la creazione 

di siti web, per diffondere i pagamenti tramite carta elettronica, coinvolgendo 

anche le Associazioni di categoria. La diffusione delle conoscenze delle 

modalità di funzionamento, i vantaggi e le problematiche relative del settore 

del commercio elettronico potranno essere affrontati anche con incontri 

seminariali, bollettini di informazioni, interviste televisive, articoli sui giornali 

etc. 

- formare nuove figure professionali (esperti di pagine Web, di navigazione in 

rete, webmaster, etc) per lo sviluppo di piccole e medie imprese nel settore 

telematico (hardware e software) nei vari comuni 

- agevolare l’inserimento delle PMI nel segmento “hi-tech” (progetti in 

compartecipazione con centri universitari e Enti di ricerca qualificati, progetti 

U.E., etc.), e rafforzare le iniziative imprenditoriali locali nel settore 

telematico, favorendo la collaborazione con spin-off sul territorio (vedi 

ATLANTIS, CRS4, TISCALI, etc.) 

- agevolare la creazione di strutture didattiche necessarie alla formazione ed 

all'aggiornamento del personale addetto alla realizzazione, alla gestione e alla 

diffusione delle potenzialità offerte dai nuovi servizi telematici (corsi di studio 

da tenersi presso strutture pubbliche e/o consorziali che utilizzino personale 

docente ad alta qualificazione professionale). Il personale così formato potrà a 

sua volta essere impiegato con funzioni di divulgazione della cultura 

telematica con sessioni di studio che saranno tenute all'interno degli stessi 

posti di lavoro. Dovranno quindi prevedersi tutti gli strumenti didattici più 

avanzati a sussidio della formazione professionale e della divulgazione 

culturale (teledidattica, corsi multimediali su CD, etc.); la struttura didattica 

sarà realizzata utilizzando anche laboratori nelle scuole e strutture a supporto 

della ricerca (Università, Enti di ricerca, etc.). 


2 CAMPO DELLE TELECOMUNICAZIONI E DEI SERVIZI 

NOME CAMPO: Campo delle telecomunicazioni e dei servizi 


SUPERFICIE: tutta la provincia; 

POPOLAZIONE: tutta la provincia; 

COMUNI interessati: tutti; 

ALTRI ENTI INTERESSATI: ASL, Comunità Montane, ESIT (Ente Sardo 

Industrie Turistiche), Parco scientifico e Tecnologico (Consorzio 21), API Sarda, 

ERSAT, Regione Sardegna (nello specifico l’Assessorato Affari Generali); 

Campi correlati: Campo delle telecomunicazione e della formazione; Campo dei 

servizi sociali; Campo della gestione dei beni culturali; 

STATO DELLA PIANIFICAZIONE: Piano Telematico della Regione Sardegna; 



Si riporta un inquadramento dei vari servizi telematici, in parte ricavato dal "Piano 

Telematico" della Sardegna redatto a fine degli anni '80 e aggiornato sulla base delle 

nuove evoluzioni tecnologiche in modo da fornire un quadro delle potenzialità delle 

applicazioni della telematica in diversi settori di attività delle comunità locali. 

Telemedicina: è un settore applicativo che può avere ricadute e implicazioni notevoli 

anche per la Provincia di Cagliari in considerazione della vastità del territorio, della 

difficoltà dei collegamenti locali e della dispersione dei Comuni. Il settore è in forte 

espansione; esistono già sistemi per la gestione unificata per la prenotazione di visite e 

analisi (vedi Bologna, Rovigo). Lo scambio di immagini diagnostiche e la discussione 

con un esperto patologo a distanza; il teleconsulto è già una realtà in atto (ad esempio. 

Tolmezzo – Udine) accanto a biblioteche multimediali remotizzate; anche in pediatria 

si stanno avviando esperimenti in questo senso. Il campo in cui si stanno muovendo 

forti interessi commerciali, attualmente, è quello però dei “centri di ascolto” (di solito 

privati) che offrono assistenza qualificata a distanza nei settori della cardiologia, 

pneumologia e monitoraggio della dialisi e nella teletrasmissione dei vetrini istologici, 

(Genova, Milano, Roma, Sondalo, Avezzano). Il segnale (per esempio di un 

elettrocardiogramma acquisito con un semplice apparecchio appoggiato sul torace) 

viene trasmesso via telefono a un centro che lo interpreta e favorisce la consulenza a 

distanza (vedi assistenza cardiologica a soggetti a rischio, infartuati, chi soffre di 

angina, aritmie o altre patologie cardiache). Analogamente esistono iniziative 

sperimentali per il monitoraggio remoto di pazienti oncologici (in chemioterapia a 

rischio di tossicità) con l’impiego del telefono e del video (vedi regione Campania) 

favorendo un dialogo diretto continuo con lo specialista remoto. Infine un sistema 

ormai molto diffuso è il telesoccorso per gli anziani e i disabili con numero di telefono 

a chiamata diretta a semplice pressione di un tasto (o in futuro anche automatica), 

servizio istituito anche dalla Provincia di Cagliari. 

Teleamministrazione: la telematica può favorire anche il dialogo tra il cittadino e 

l'amministrazione pubblica, in particolare si potrà sviluppare un sistema informativo 

integrato fra i vari Enti Pubblici (Comuni, Comunità Montane, Comprensori), la 


Provincia e quindi la Regione. La rete telematica potrà consentire lo scambio di 

informazioni remote anche tra i vari Enti. A titolo di esempio si potrà accedere alle 

seguenti informazioni (data base): atti legislativi e deliberativi della Provincia (o della 

Regione); atti degli Enti Locali; informazioni sul bilancio, contabilità economato e 

personale; pratiche autorizzative e concessive (ad esempio licenze edilizie); pratiche 

anagrafiche; gestione elettorale; archivio elettronico dei documenti. 

Catasto Elettronico: per la gestione del territorio da parte degli Enti preposti può 

essere utile disporre di un catasto elettronico (urbano e terreni) per una corretta 

informazione agli utenti. Per la individuazione delle celle territoriali si potranno 

utilizzare i moderni sistemi di telerilevamento; tali dati saranno integrati con i dati 

catastali tradizionali, ottenendo così un censimento del territorio e delle unità 

immobiliari. L’aggiornamento dei dati (Banca dati catastale) sarà un importante aspetto 

che dovrà essere considerato con le informazioni accessorie (ad esempio tasse sui 

rifiuti, ICI, consumi energetici, acqua, etc.). Questa banca dati sarà collegata in rete e 

interfacciata con la banca dati dei beni culturali (per i vincoli esistenti sul territorio e la 

banca dati territoriali). 

Telerilevamento: si intendono le possibili applicazioni della telematica per fini di 

monitoraggio del territorio e di protezione civile, da sviluppare insieme a delle reti 

locali di raccolta dati. La possibilità è quella di istituire un Sistema per la Sicurezza e la 

Protezione Civile con reti di monitoraggio superficiale e sistemi di telerilevamento 

realizzando mappe di rischi naturali e industriali e gestione delle emergenze in tempo 

reale. La banca dati del sistema dovrà contenere tutti i dati del territorio e fra questi: 

rilevazioni altimetriche del territorio per via satellite e digitalizzazione delle immagini 

rilevate in modo da poter essere caricate su server; banca dati di tipo geo-topografico 

realizzata mediante interconnessione con enti specializzati quali l'Istituto Geografico 

Militare ed i catasti urbano e rurale (elettronico); banca dati del territorio ed infrarosso 

con rilevamenti mediante satelliti (tipo LANDAT) articolati nelle varie stagioni a orari 

stabiliti della giornata in modo da poter gestire i parametri di inquinamento e il rilievo 

di incendi, smottamenti, alluvioni, etc.; banca dati meteo-climatici con rilevamenti 

tramite satelliti meteorologici; mappe di inquinamento acustico e elettromagnetico, 

etc.; mappe di rischio; procedure per la gestione delle emergenze. 

Telematica e Beni culturali: tramite una rete telematica si può favorire anche la 

diffusione del patrimonio culturale della Provincia. L'introduzione di sistemi telematici 

consente infatti una migliore utilizzazione e conoscenza delle risorse e del patrimonio. 

Possono considerarsi raggiungibili i seguenti obiettivi: diffusione dei beni culturali 

attraverso una “informatica domestica” (internet); realizzazione di banche dati 

orientate alla gestione del territorio, di supporto ad utenze specializzate in materia di 

tutela dei beni ambientali e agli studiosi; interconnessione con sistemi informativi 

regionali (Catasto elettronico, Sicurezza e Protezione civile, Sistema Informativo 

Territoriale, Turismo); realizzazione del catasto dei beni archeologici, artistici e 

monumentali della provincia interconnesso al Catasto elettronico in modo da 

costituire, attraverso sistemi CAD, utili strumenti di lavoro per gli addetti; 

realizzazione del Sistema Bibliotecario Provinciale, al fine di consentire la gestione in 

tempo reale delle risorse librarie e archivi storici della Provincia; realizzazione di tutti i 

sistemi di accesso remoto atti a garantire consultazioni da parte di scuole, università, 

istituti scientifici e di ricerca, enti pubblici, etc.; realizzazione di pagine su Internet con 

forme anche di commercio elettronico; copyright (water marking) sulle immagini 

elettroniche, realizzazioni di data base multimediali. 


Telepresenza (Teleaccesso): consiste in una possibile applicazione della telematica 

per favorire una presenza in realtà virtuale remotizzata: visita ai musei, turismo in rete, 

teleprenotazioni, giochi interattivi di rete, compartecipazione, etc.. 

Telematica e turismo: la telematica nel "Turismo" può integrarsi con: la 

realizzazione di una banca dati ed un servizio per la disponibilità e la prenotazione dei 

posti letto; l'interconnessione in rete per fornire informazioni del settore e con gli 

elaboratori delle aziende di trasporto nazionali ed internazionali per la prenotazione 

dei posti e l'emissione dei biglietti; il collegamento con i principali tour operators 

nazionali; la realizzazione di pagine Web su Internet; la realizzazione di 

cabine/chioschi sparsi nel territorio per informazioni turistiche. Il collegamento degli 

Enti Provinciali per il Turismo, delle Aziende autonome di soggiorno, delle pro loco, 

delle strutture alberghiere ed extra alberghiere e delle agenzie di viaggio consentirà la 

possibilità di operazioni di aggiornamento dei dati "caldi". 

Telematica e Agricoltura: tramite una rete telematica si può mettere a disposizione 

degli imprenditori agricoli servizi di formazione e di informazione tecnologicamente 

avanzati, contribuendo a superare alcuni fra i principali nodi del settore e, in 

particolare: carenze di preparazione giuridica e finanziaria e limiti di informazione 

tecnica; scarsa diversificazione delle produzioni non orientate alle reali necessità del 

mercato; inadeguata politica di incentivazione; mancanza di integrazione e conoscenza 

dei mercati; conoscenza delle forme “creditizie” più aggiornate (si veda campo delle 

telecomunicazioni e della formazione). 

Credito e Telematica: La particolare situazione socio-economica e la carenza di 

adeguate infrastrutture delle zone interne, penalizza fortemente l'attività economica e 

creditizia di queste zone. Un’integrazione, a livello di rete, del sistema bancario è 

condizione essenziale per la diffusione dei servizi creditizi anche nei piccoli centri. Una 

migliore e più diretta informazione creditizia e finanziaria ha una evidente funzione di 

stimolo per le imprese, mentre l'opportunità di compiere operazioni bancarie in sede o 

in casa e nuove forme di servizi bancari e parabancari supportati dalla telematica, 

possono consentire significative crescite di efficienza organizzativa per le imprese ed 

un aumento generalizzato di accessibilità al servizio. Il "credito" e la telematica 

intersecano e completano gli altri servizi (in particolare i progetti di amministrazione 

locale, turismo, agricoltura, artigianato) in quanto contengono una serie di iniziative 

miranti a dotare la provincia di un pacchetto di servizi di telebanca che interessano 

tutti i settori di intervento, sia produttivi che sociali. La banca dati economicofinanziaria 

utilizzando le strutture informatiche, raccoglierà anche le informazioni 

economiche e del credito nella Provincia. Si potrà così realizzare un valido strumento 

per la scelta di strategie e per le decisioni operative per lo stesso settore del credito, per 

gli Enti locali e, in generale, per tutti gli operatori economici. 

Telematica e Artigianato: tramite i servizi telematici si possono favorire la 

prenotazione e la vendita delle merci con l'impiego di fac-simile e messaggistica sia per 

l'inoltro ordini che per la promozione del prodotto tramite pagine elettroniche 

(Internet - multimedialità). I servizi che si possono fornire agli operatori del settore 

possono essere: informazione tecnica; informazione commerciale; gestione aziendale; 

pianificazione aziendale; credito: home banking, POS, cash management, consulenza 

bancaria, etc; trasporti: informazione e prenotazione. 

Telematica e Industrie: le aree industriali più importanti prevedono già una serie di 

interconnessioni tra loro e con l'esterno mediante reti informatiche. Tipicamente ogni 

industria di dimensioni medio-grandi, è dotata di reti interne per l'automazione dei 


sistemi gestionali e di processo. Ciò non si riscontra, se non in qualche rara eccezione, 

nella piccola e media industria, in cui soltanto si notano applicazioni informatiche ma 

non telematiche. A sussidio dei settori più svantaggiati si possono prevedere servizi 

accentrati di progettazione CAD/CAM che consentano di fornire a basso costo 

adeguati servizi informatici di consulenza e di gestione, facendo riferimento a un 

centro principale o a reti di tipo scientifico o con banche dati specializzate favorendo 

lo sviluppo di servizi per posta elettronica, Internet, informazioni su iniziative U.E., 

bandi di gara, linee creditizie, etc.. 

Telematica - Trasporti e Commercio: per il settore del commercio si potrà accedere 

a servizi di: informazione commerciale; teleprenotazione e teleacquisto sia dei servizi 

di trasporto che delle merci; gestione aziendale; consulenza commerciale e creditizia; 

messaggistica. Per il settore trasporti, oltre ai servizi di teleprenotazione si potrebbero 

realizzare delle stazioni di monitoraggio del traffico in grado di fornire la situazione 

delle vie di comunicazione e mostrare i risultati di elaborazioni effettuate con modelli 

che consentano di evidenziare dati e previsioni sugli andamenti dei flussi di traffico 

(tabelle informative alle stazioni di attesa dei mezzi pubblici sui tempi di arrivo stimati, 

richieste di soccorso, etc.). A livello portuale si possono vedere prevedere i seguenti 

servizi: servizi gestionali e amministrativi; controllo e automazione imbarco/sbarco 

delle navi; automazione e stockage dei container; gestione automatizzata dei mezzi 

necessari alla movimentazione delle merci; gestione delle emergenze; automazione 

delle operazioni di carico e scarico degli automezzi e mezzi ferroviari; sistemi 

telematici basati su LAN interni al porto e connessioni esterne; informazione e 

gestione flusso passeggeri. 

Il commercio elettronico: Gli acquisti via Internet in Italia hanno raggiunto i 110 

miliardi nel 1998 ma gli operatori prevedono che nel 2000 si avvicineranno ai 4 mila 

miliardi di lire. I più ottimisti si spingono oltre e prevedono un giro di affari di 6 mila 

miliardi di lire per vendite effettuate per via Internet. Nel 1997 si sono verificate 

vendite per quasi 23 miliardi di lire. Le previsioni di 6000 miliardi si riferiscono alle 

attività “business to business” cioè agli affari tra aziende. Per il “business to 

consumer” cioè per i privati la cifra dovrebbe essere sui 1500 miliardi. Gli abbonati di 

Internet sono passati in Italia da 1 milione e 400 mila (1997) a 3 milioni e 200 mila 

(1998) e si prevedono 4 milioni nel 2000, il trend di crescita è il 40% annuo, contro il 

20% della telefonia cellulare. Negli USA gli acquirenti “elettronici” a Dicembre 98 

(Natale) sono stati 17 milioni e il giro di affari previsto per il 2002 è di 94 miliardi di 

dollari. L’Italia è il terzo Paese europeo dopo la Germania e la Gran Bretagna per il 

numero di siti web delle aziende. Si prevedono facilitazioni per le P.M.I (Ministero 

dell’Industria) che presentino progetti di investimento nel settore “Telematico” per 

circa 800 miliardi. In Italia il fenomeno del commercio elettronico rispetto agli USA è 

ancora all’inizio. Uno dei motivi è l’insicurezza agli acquisti tramite la carta di credito è 

il timore delle “duplicazione informatica” da parte degli altri della carta stessa. In realtà 

le moderne tecniche di crittografia, rendono i numeri delle proprie carte di credito 

difficili da decifrare. Internet più carta di credito diventerà in futuro una combinazione 

vincente per le vendite telematiche con applicazione a tutti i comparti merceologici: 

dagli alimentari alle vacanze, all’acquisto dei libri a quello dell’abbigliamento. Forse la 

sola nota negativa può essere nelle spese delle spedizioni che provocano un aumento 

di prezzo del prodotto acquistato, via Internet e recapitato a casa, incremento pari a 

circa il 10 %; occorre però non trascurare la vastità della scelta possibile. Nel prossimo 

futuro si prevede che il 30% degli acquisti on-line riguarderà i viaggi. 

PROBLEMATICHE DEI PROCESSI: 

Tramite la Telemedicina si migliorerà il servizio medico offerto a tutto il territorio, 

consentendo una sensibile riduzione degli oneri dovuti, per esempio, ai minori 


spostamenti ed alla minore ospedalizzazione. Un altro aspetto collegato alla 

telemedicina, risiede nel Sistema Informativo Sanitario (SIS): questo sistema consentirà 

a ciascuna ASL un elevato grado di autonomia sia amministrativa che gestionale, 

garantendo nel contempo alla Provincia la disponibilità con rapidità e certezza di tutti 

gli elementi, sia sanitari che amministrativi, necessari per un efficace coordinamento 

delle ASL. 

Nel SIS si possono prevedere i seguenti servizi amministrativi-sanitari: gestione degli 

atti (memorizzazione e reperimento elettronico dei documenti amministrativi); 

gestione del personale (dipendente e convenzionato), gestione del bilancio, contabilità 

e magazzino; gestione delle presenze; gestione delle convenzioni; gestione delle unità 

mobili; anagrafe sanitaria. Per l’area più propriamente sanitaria si possono prevedere i 

seguenti servizi: gestione della prenotazione e dell’accettazione ambulatoriale; gestione 

della prenotazione e dell’accettazione ospedaliera e delle degenze; gestione dei 

laboratori d’analisi; automazione dei reparti ospedalieri (banche dati pazienti, cartelle 

climiche, etc.); tessera “multimediale” del paziente. 

La Teleamministrazione (T.A.) può essere rivolta al cittadino, all’interno dei propri 

Enti dislocati sul territorio o per gli imprenditori (PMI: piccole e medie imprese). Le 

recenti normative legislative nazionali favoriscono e incentivano l’uso della T.A. (ad 

esempio firma elettronica, costituzione dell’AIPA, iniziative a favore dell’informatica 

distribuita con normativa o suggerimenti per le gare pubbliche, etc). Tramite la T. A. si 

possono favorire molto le zone più decentrate: il cittadino può richiedere certificati, 

l’imprenditore la situazione per una licenza richiesta, la richiesta di documenti, la 

modalità di presentare progetti nuovi, la richiesta di mutui, di finanziamenti agevolati, 

etc. Ad esempio gli Uffici Postali, spesso già presenti nei piccoli centri, potrebbero in 

breve diventare il “terminale telematico” remoto: sarebbe sufficiente un breve corso 

per qualche operatore locale per realizzare l’interfaccia tra l’utente finale non esperto e 

il sistema telematico (interconnesso progressivamente su tutta la Regione tra tutti gli 

Uffici e Enti pubblici). Infine la Pubblica Amministrazione può costruire pagine 

informative aggiornate in tempo reale (ad esempio pagine lavoro, iniziative culturali, 

etc). 

La situazione locale in Sardegna è purtroppo ancora allo stadio iniziale. 

L'organizzazione e la razionalizzazione dei servizi di commercializzazione e di 

trasporto può consentire di limitare le difficoltà del settore legate all'accesso ai mercati 

esterni ed alla integrazione dei mercati interni. Tramite la rete telematica gli operatori 

del settore disporranno di validi strumenti di pianificazione e di organizzazione dei 

servizi, nonché di sistemi avanzati di gestione aziendale. 

Il turismo rappresenta una delle principali risorse della regione e la sua importanza si 

va sempre più estendendo. La condizione di insularità, la mancanza di adeguati sistemi 

informativi, la carenza di interattività fra gli operatori del settore, una non sempre 

adeguata commercializzazione del prodotto sono tra le principali cause di uno 

sviluppo non omogeneo e non adeguato alla potenzialità del turismo in Sardegna e in 

particolare ha creato squilibri nella Provincia di Cagliari. La qualità del servizio 

turistico, parallelamente alla salvaguardia del patrimonio ambientale, è data dalla 

organizzazione e dall'integrazione dell'offerta turistica per poter competere sui grandi 

mercati nazionali ed esteri. 

La disponibilità di informazioni aggiornate e di dati attendibili forniti da sistemi 

telematici è una necessità sia per il turista, sia per i fornitori dei servizi turistici, sia per 

coloro che istituzionalmente sono preposti al controllo e allo sviluppo del settore. E' 

evidente, inoltre, che chi opera quotidianamente nel turismo deve essere non solo 

fruitore del servizio telematico ma anche la principale fonte di informazione. La 

possibilità di rendere più efficiente il servizio di prenotazione può consentire di 

superare il nodo dei trasporti, può favorire il soddisfacimento della domanda turistica 

e con essa l'ampliamento della stagione e, in genere, può rendere più efficaci le 

politiche del settore. 


Una maggiore e più facile accessibilità alle informazioni del settore agricolo determina 

un miglioramento delle tecniche colturali, una migliore utilizzazione delle risorse, una 

produzione agricola più orientata al mercato, una migliore commercializzazione del 

prodotto. L'impiego integrato dei satelliti, dei radar e di stazioni automatiche per 

l'acquisizione e la trasmissione di dati meteo e fisico ambientali e di sistemi per 

l'elaborazione degli stessi consentirà di ottenere informazioni fondamentali per la 

programmazione delle attività agricole nelle diverse zone della Provincia e nei vari 

periodi dell'anno, per la segnalazione di situazioni critiche e di eventi straordinari, con 

ripercussioni sulla protezione e sulla difesa del territorio. 

L'artigianato, uno dei più qualificanti settori storici produttivi dell'economia, dimostra 

più d'ogni altro una carenza dei momenti di aggregazione imprenditoriale, generando 

difficoltà di penetrazione e commercializzazione del prodotto. In particolare la 

mancanza di moderne strutture di gestione, di pianificazione aziendale e di politiche 

del marketing, aggravata dalle condizioni di insularità e dal problema dei trasporti, 

determina una insufficienza nella competitività dei prodotti dell'artigianato isolano e 

nella loro diffusione e commercializzazione, in special modo verso i mercati del 

continente ed esteri. Pertanto è sempre più evidente la necessità di dotare il settore di 

efficaci sistemi di comunicazione tra il mondo produttivo artigianale, quello politico, 

culturale e di ricerca in modo da creare i presupposti necessari per recepire 

tempestivamente le esigenze di mercato, pianificare gli interventi e strutturare le realtà 

produttive in modo da consentire una miglior diffusione del prodotto sardo. 

Il servizio telematico del Telelavoro sarà attuabile in tempi più lontani; pur portando 

riflessi positivi sulla realtà locale, non è ancora molto sviluppato neppure a livello 

nazionale: le potenzialità sono comunque anche legate allo sviluppo di nuove figure 

professionali (ad esempio esperti Internet, esperti per costruire pagine web etc) e 

quindi iniziative anche sulla formazione.(vedi campo delle telecomunicazioni e della 

formazione). 

Il commercio elettronico rischia di creare difficoltà occupazionali ad alcune categorie 

quali intermediari, mediatori, agenti di commercio, rappresentanti, venditori, agenti di 

viaggio, agenti di cambio; l’economia tramite la telematica diventa sempre più del tipo 

self service. Occorre in questo nuovo scenario che i titolari dei siti web imparino ad 

offrire servizi innovativi, competitivi, veloci e sicuri ovvero di qualità, con opportune 

interfacce e strutture. 

PROPOSTE DI LINEE GUIDA E SCENARI POSSIBILI: Linee guida da 

sottoporre ai processi di campo; valutazione preliminare delle priorità; scenari. 

Promozione di servizi telematici remotizzati quali: agrometeorologia; informazione 

tecnica (ERSAT, Università); informazione economica e di mercato; informazione 

giuridica e finanziaria; assistenza gestionale e contabile; teleprenotazione e teleacquisto 

di attrezzature e prodotti del settore; interfacciamento con il progetto "Credito" per 

quanto concerne i servizi avanzati di credito (home banking, cash management, POS, 

etc.); informazioni e agevolazioni per iniziative nuove (ad esempio agriturismo, 

iniziative europee, fiere, corsi professionali). 

Nella telemedicina si distinguono due tipologie di interventi da favorire: 

specificatamente diretti al cittadino (telesoccorso); diretti principalmente alla struttura 

ospedaliera (telemedicina). Nel primo caso rientrano le “carte sanitarie”, il 

monitoraggio remoto, il telesoccorso: in questo caso il terminale è la carta a livello del 

singolo cliente o un semplice tasto. Con l’introduzione sempre più estesa della tessera 

sanitaria personale (tipo smartcard), si potrà evitare in molti casi la mobilità e il 

trasporto delle persone. Sarà infatti possibile via rete il trasferimento delle cartelle 

cliniche, acquisire l’esito di un esame, la prenotazione automatica di una visita, la 

trasmissione di una immagine diagnostica, il monitoraggio in remoto di un 

cardiopatico, di una persona anziana, etc. 


In questi casi l’ architettura del sistema è basata quindi su “sensori” molto dispersi sul 

territorio, facili da usare, semplici e particolarmente robusti e le necessità di 

telecomunicazione della rete di trasmissione dati sono modeste. 

Nel secondo caso (telemedicina), rientrano invece i collegamenti tra gli ospedali o i 

centri sanitari attrezzati. 

In questi casi occorrono utenti finali “esperti” o in grado di dialogare tramite una 

interfaccia “telematica” (video-tastiera) più complessa. E’ questo il caso del 

teleconsulto, della analisi remotizzata da parte di un esperto di un’ immagine 

(radiografia, TAC, etc) o di un segnale monodimensionale (ECG,EEG,etc). Entrambe 

le scelte (servizi al cittadino o alla struttura) possono avere implicazioni sociali, 

politiche, economiche non trascurabili: 

A livello nazionale si assiste a iniziative su entrambi i fronti; per la provincia di Cagliari 

per evitare fenomeni di spopolamento delle zone interne e per le difficoltà varie, può 

essere utile avviare al più presto sistemi di telesoccorso per gli anziani, sistemi di 

monitoraggio remoto per disabili o persone in terapia (un’iniziativa in tal senso è già 

stata avviata dalla Provincia di Cagliari). Per i piccoli centri di assistenza sociale, 

(ospizi, case di cura, piccoli presidi ospedalieri) può essere molto importante il 

collegamento con centri attrezzati per il teleconsulto riducendo così almeno in parte i 

costi di personale specializzato e l’abbandono delle aree territoriali più disagiate. 

Esistono diverse e interessanti iniziative a livello di alcuni Enti Pubblici (Comunità 

Montane, Comuni etc.) nel settore della teleamministrazione però non ben coordinate 

tra loro e quindi con problemi di: interfacciamento tra le varie banche dati (data-base), 

protocolli di comunicazione, procedure omogenee e relativa standardizzazione 

dell’interfaccia uomo-macchina (MMI), integrazione tra le varie iniziative. E’ così 

necessario la costituzione di un “forum” aperto tra i vari Enti interessati al settore 

telematico, su base volontaria, senza ridurre o condizionare le iniziative locali, ma per 

meglio raccordarle e coordinarle. A tale proposito si ricorda l’iniziativa in atto da parte 

della Regione (Assessorato Affari Generali, gruppo 8) per costituire un Consorzio per 

definire procedure standard comuni tra i vari Enti Locali. Interessante il progetto di 

rete telematica approvato recentemente dalla Regione Sardegna. 

Si ritiene particolarmente utile favorire lo sviluppo di strutture telematiche per il 

“turismo” (vedi iniziative FESR a Monaco di Baviera per sviluppare l’agriturismo) con 

dislocazione in punti chiave quali ad esempio stazioni ferroviarie, aeroporti, autogrill, 

porti turistici, principali luoghi di ritrovo, etc. Il servizio dei chioschi può fornire 

informazioni aggiornate su: località; struttura ricettiva alberghiera ed extra-alberghiera; 

beni culturali (musei, archeologia, monumenti, etc.); manifestazioni culturali (mostre, 

spettacoli, congressi, sagre, etc.); strutture quali ristoranti, pubblici esercizi, 

attrezzature congressuali, etc.; trasporti; porti turistici; agenzie di viaggio e tour 

operators; itinerari turistici, archeologici e culturali; agriturismo. Si può prevedere, 

inoltre, un collegamento a servizi di messaggistica e l'utilizzazione di bacheche 

elettroniche per la commercializzazione dei prodotti sia sul mercato nazionale che su 

quello estero e l'interfacciamento con le banche dati dell'artigianato, con quella dei 

trasporti e del commercio. 

L'interfacciamento tra le banche dati del turismo e dell’artigianato consente di ottenere 

l'interscambio di informazioni tra i due settori e l'utilizzazione dell'occasione turistica 

per la commercializzazione, sia all'interno che all'esterno della Sardegna, dei prodotti 

tipici dell'Isola. 


ART. 31 CAMPI DELL'APPROVVIGIONAMENTO IDRICO L.R. 45/89, 


1. IL CAMPO DEL SISTEMA IDROPOTABILE PROVINCIALE 

NOME CAMPO Il Sistema Idropotabile Provinciale 

COMPETENZE PROVINCIALI Legge 36/94 (Legge Galli), 

Legge Regionale 17.10.1997 n.29 e Legge Regionale 07.05.1999 n.15 

D. Lgs 152/2006 (Testo unico ambientale) 




Il sistema idropotabile provinciale è tradizionalmente suddiviso in schemi solo 

formalmente autonomi ed indipendenti a causa delle interconnessioni tra gli schemi 

stessi che permettono di compensare eventuali deficit nelle erogazioni. 

I sistemi 40 e 46 (rispettivamente “Campidano” e “Cagliari”) sono da un punto di 

vista quantitativo i più importanti servendo l’Area Vasta e il Campidano di Cagliari. I 

due schemi dipendono esclusivamente dal sistema idraulico Flumendosa-Campidano- 

Cixerri e quindi dalla risorsa superficiale. Sono attualmente in esercizio 13 opere, tra 

dighe e traverse, le più importanti delle quali sono ubicate in Provincia di Nuoro: 

- diga sul fiume Flumineddu a Capanna Silicheri (3,6 Mm3) 

- diga sul fiume Flumendosa a Nuraghe Arrubiu (316 Mm3) 

- diga sul fiume Mulargia a Monte su Rei (347 Mm3) 

- diga Sa Forada de s’Acqua a S. Miali (1,6 Mm3) 

- diga sul Fluminimannu a Casa Fiume (1,1 Mm3) 

- diga di Simbirizzi (33,8 Mm3) 

- diga sul fiume Cixerri a Genna is Abis (30 Mm3) 

- diga sul Fluminimannu a Is Barrocus (14 Mm3) 

- traversa sul Rio Mannu a Monastir 

- traversa sul Rio di Monti Nieddu 

- traversa sul Rio di S. Lucia 

- traversa di Assemini 

La rete principale di adduzione e distribuzione è formata da un canale adduttore 

principale (20 km) e da quattro ripartitori: Est-Ovest (11 km), Nord-Ovest (22 km), 

Sud-Ovest (26 km) e Sud-Est (54 km). 

Tutte le opere su indicate sono gestite dall’EAF. 

I restanti schemi 32 (Sarcidano), 35 (Gerrei), 36 (Marina di Arbus), 37 (Santu Miali) 38 

(Villacidro), 39 (Sud Orientale), 43 (Burcei), 44 (Iglesias),45 (Sulcis Nord), 49 (Sulcis 

Sud), 47 (Sud Occidentale) e 48 (Domus de Maria) dipendono da opere di invaso 

minori, da risorse locali (pozzi e sorgenti) e dal sistema Flumendosa-Mulargia-Cixerri 

(stabilmente o sotto forma di integrazioni). 

La gestione degli schemi è di competenza, di norma, di Abbanoa S.p.A., gestore unico 

del servizio idrico integrato, mentre le fonti di approvvigionamento sono per lo più 

gestite dalla stessa Abbanoa o dai singoli comuni. 

Il progetto di interconnessione dei sistemi idrici Tirso e Flumendosa consentirà di 

incrementare le disponibilità idriche dell’area della Sardegna meridionale garantendo 


l’approvvigionamento potabile per circa un terzo della popolazione della Sardegna e 

limitando la vulnerabilità del sistema. 




Tutto il sistema denuncia un sostanziale e pesante deficit in termini quantitativi. Allo 

stato attuale un bilancio risorse-fabbisogni appare estremamente difficile soprattutto 

per quanto riguarda le risorse sotterranee per le quali mancano, del tutto o in parte, 

valutazioni attendibili dei prelievi. Nonostante anche per la risorsa superficiale si 

riscontrino difficoltà a valutare gli effettivi consumi a causa di perdite, dall’inefficienza 

dei sistemi di misurazione e di non sporadici casi di furti d’acqua, la situazione, in 

questo caso, appare più sotto controllo, nel senso che i bilanci fatti in diga 

restituiscono un’idea molto realistica delle disponibilità. Per quanto riguarda la risorsa 

sotterranea, invece, mancano unitamente a misure attendibili di portata serie 

valutazioni sullo stato complessivo delle falde. 

Anche lo stato complessivo delle reti di adduzione denuncia alcuni deficit ai quali si sta 

tentando, almeno in parte, di porre rimedio attraverso gli interventi adottati per far 

fronte all’emergenza idrica. 

Gli interventi prospettati per un riassetto complessivo delle reti di distribuzione e 

civiche (così come previsto dal Piano Regolatore degli Acquedotti della Sardegna RE. 

2006) implicano investimenti cospicui, ma che tendono al superamento dei problemi a 

livello strettamente locale e a programmare interventi suscitati da situazioni di 

emergenza. 

Il sistema Flumendosa-Mulargia-Campidano è un sistema misto che fornisce la risorsa 

per gli usi agricolo, civile ed industriale. Questo fatto può mettere in competizione, in 

situazioni di crisi, il comparto agricolo con l’utenza civile, cosa che di norma non 

dovrebbe verificarsi dato che l’uso potabile è ovviamente prioritario. Tuttavia la nuova 

programmazione di settore è avviata verso il superamento di tale complessa 

problematica. 



priorità; scenari, ecc. 

La titolarità e la gestione (dirette o indirette) della risorsa idrica per uso potabile erano 

di competenza di una molteplicità di soggetti diversi. 

La legge 36/94 ha individuato invece come imprescindibile la semplificazione della 

gestione attraverso la riduzione degli enti gestori. La stessa legge trasferisce agli Enti 

Locali ampie competenze attraverso l’Autorità d’Ambito che ha tra l’altro il compito di 

trasferire a soggetti privati (o pubblico-provati) il problema gestionale. Tutto ciò 

garantendo una gestione economicamente efficiente e alti livelli di garanzia per il 

cittadino. 

Allo stato attuale la nascita dell’autorità d’ambito territoriale consente la 

programmazione e la realizzazione di acquedotti, fognature, impianti di depurazione e 

altre infrastrutture idriche di proprietà pubblica, mentre la gestione della risorsa idrica 

è affidata all’Abbanoa S.p.A.. 

Compito dell’Autorità d’Ambito sarà anche quello di operare l’adeguamento tariffario 

che incidendo (almeno in parte) sull’utenza determinerà auspicabilmente una 

contrazione degli sprechi e degli usi impropri. L’utenza dovrà avere come 

contropartita il miglioramento del servizio in termini qualitativi e quantitativi. Anche la 

riduzione delle perdite di rete rientrerebbe nell’ambito della gestione ottimale, l’acqua 

perdendo i connotati di res nullius andrebbe ad assumere quelli di risorsa economica. 


ART. 32 CAMPI DELLE RISORSE IDRICHE L.R. 45/89, 


1. IL CAMPO DELLO STATO DEI SERBATOI DEL SISTEMA FLUMENDOSA 

NOME CAMPO Il campo dello stato trofico dei serbatoi del sistema Flumendosa 




La maggiore risorsa del sistema proviene da invasi quali lago Flumendosa, lago Is 

Barrocus e lago Mulargia Dal lago Mulargia mediante una opera di trasporto (parte in 

galleria e parte a cielo aperto) le acque sono convogliate ai centri di utilizzazione 

passando attraverso i piccoli sbarramenti di Sa Forada, Casa Fiume e Monastir, i quali 

intercettano l’acqua dei rispettivi bacini imbriferi da riversare nel Simbirizzi. Tutti gli 

invasi del sistema risentono più o meno frequentemente della presenza di fioriture 

algali rappresentate solitamente da Cyanophiceae e ad eccezione del lago Flumendosa 

tutti gli altri presentano condizioni eutrofiche. Se poi consideriamo lo stato 

ambientale definito sulla base del D.Lgs 11 maggio 1999 n.152 nella provincia di 

Cagliari i laghi Cixerri e Simbirizzi erano stati classificati come pessimi. 


EAF, RAS, Abbanoa 




La qualità della risorsa invasata è una delle caratteristiche più importanti non solo dal 

punto di vista estetico e ricreativo (balneazione e attività sportive), ma in 

considerazione dell’utilizzo al quale questo bene è principalmente indirizzato e cioè 

l’uso idropotabile. Il processo critico più rilevante dal punto di vista della qualità è 

rappresentato dall’eutrofizzazione delle acque invasate nel sistema. La causa di questo 

fenomeno è da ricercarsi nell’eccessivo sviluppo algale dovuto alla presenza di 

nutrienti (azoto e fosforo) derivanti non solo da fonti urbane puntuali quali centri 

abitati e attività economiche urbane, ma anche da fonti semidiffuse quali impianti di 

trasformazione extraurbani, allevamenti intensivi (soggetti alla normativa per 

l’allontanamento delle deiezioni animali) e insediamenti umani sparsi. Non meno 

importanti, ma senza alcun dubbio più difficilmente quantizzabili sono gli impatti 

ambientali derivanti dalle fonti diffuse quali agricoltura, pastorizia e attività 

produttive. In particolare l’attività agro-pastorale è particolarmente incisiva nel 

territorio anche in conseguenza del notevole incremento della densità del bestiame 

negli ultimi anni, della sua mobilità e della presenza costante di capi pascolanti attorno 

ai bacini o addirittura all’interno delle zone soggette all’invaso. L’uso improprio del 

territorio, quali la deforestazione e l’eccessivo sfruttamento del pascolo favoriscono 

l’erosione e il trasporto di quantità aggiuntive di nutrienti. 

Fortemente produttive di azoto e fosforo sono anche le attività quali la macellazione e 

la caseificazione. Queste sono presenti soprattutto nell’Alto Flumendosa. 

L’interesse nei confronti della qualità degli invasi che fanno parte del sistema è 

notevolmente cresciuto negli ultimi quindici anni, anche in seguito alla imponente 

fioritura della Cyanophyceae Oscillatoria rubescens che ha colpito già nel febbraio 1985 i 


laghi Flumendosa e Mulargia. A causa dell’omogeneità termica, tale fioritura si 

distribuì su tutta la colonna dei laghi Flumendosa e Mulargia causando, ad esempio in 

quest’ultimo, problemi alle utenze della bocca di presa dislocata in quel periodo a 40 

metri di profondità. Un fatto da considerare è la diversa regimazione a cui furono 

sottoposti gli invasi a partire da quella data ed in particolare, il passaggio da una 

regolamentazione annuale a una pluriennale, con evidenti ripercussioni nel tempo di 

ricambio. L’alga fu accertato inoltre, essere produttrice di tossine. 




Attivazione di politiche di controllo dell’uso del suolo miranti ad attenuare l’eccessiva 

ruralità del quadro insediativo anche attraverso una migliore rete di comunicabilità. 

Un peso crescente riveste anche la sistemazione idraulico-forestale. 

L’attuazione di una zonizzazione ecologica a scopo di prevenzione e recupero. 

La legge istitutiva dei parchi (L.R. 7/6/1989, n.31) è uno strumento vincolistico utile 

anche alla protezione della risorsa idro-potabile, nonché tutta la normativa di settore 

relativamente alla Rete Natura 2000 

E’ chiaro che gli interventi sui corpi idrici non possono prescindere da una 

conoscenza dettagliata della situazione ecologica complessiva. Almeno per le fonti 

puntiformi ben localizzate e studiate per gran parte del sistema, gli interventi vanno 

mirati verso una diminuzione del carico di fosforo. E’ dunque necessario adottare 

processi di depurazione. 

Discorso a parte merita il Simbirizzi che poiché direttamente collegato agli schemi 

idrici del sistema Flumendosa - Campidano risente in maniera indiretta dello stato 

trofico del lago Mulargia. Inoltre le caratteristiche del lago (relativamente esteso ma 

poco profondo ed esposto a venti molto forti) favoriscono ulteriormente una costante 

e naturale tendenza alla condizione di eutrofia. 

Una linea di intervento è rappresentata dal potenziamento ed ammodernamento di 

alcuni impianti di potabilizzazione. 

Solo l’insieme di misure atte sia alla protezione delle acque per limitare 

l’eutrofizzazione, sia e in secondo luogo, l’intensivo trattamento delle acque grezze per 

l’eliminazione di alghe, dei biocolloidi e delle sostanze torbide determinano la 

produzione di acqua potabile di ottima qualità proveniente dalle acque grezze. 

Resta inteso che è sempre fondamentale il monitoraggio periodico delle acque lacustri 

e dei fiumi gravitanti nel bacino imbrifero. Il monitoraggio può seguire le direttive e la 

metodologia indicata dalla normative vigente fermo restando la necessità di proseguire 

gli studi sulla presenza di prodotti tossici sia nelle acque grezze sia dopo il trattamento 

di potabilizzazione. 

I problemi rilevati, per quanto concerne la presenza di invasi nel territorio, sono legati 

al fatto che la risorsa idrica non deve essere vista solo come fonte di 

approvvigionamento. Questi invasi, infatti si inseriscono nel territorio, talvolta 

contribuendo a valorizzarlo anche dal punto di vista estetico ed emerge spesso 

l’esigenza di utilizzare questa risorsa anche per altri usi quali ad esempio quelli 

ricreativi (turistico-balneare, sportivo). E’ dunque importante evitare il degrado 

irreversibile di questi ecosistemi. 

2. IL CAMPO DELLA RETE FLUVIALE DEL TERRITORIO DEL BASSO FLUMENDOSA 

NOME CAMPO La rete fluviale del territorio del basso Flumendosa 


COMPETENZE PROVINCIALI Applicazione del D.Lgs 152/99 e successive 

modificazioni e integrazioni da rivedere sulla base del D.lgs 152/2006. Competenze 

relativamente all’autorizzazione allo scarico. 




Il bacino idrografico del Flumendosa occupa una parte cospicua del territorio sud 

orientale della Sardegna. Il fiume ha una lunghezza di circa 125 Km ed il suo bacino 

idrografico si estende su una superficie di circa 1870 Kmq. Il Flumendosa nasce dal 

versante orientale del Gennargentu, tra Genna Combidarteri e Monte Pedulo e sfocia 

lungo la costa sud orientale nei pressi di Porto Corallo. Il fiume è convenzionalmente 

diviso in tre parti: l’Alto, il Medio e il Basso Flumendosa. 

In tratto del Basso Flumendosa riceve gli apporti di diversi affluenti: 

- riu Stanali (denominato Flumineddu nella parte che scorre in Provincia di 

Nuoro) che per estensione del bacino imbrifero e per portata è il maggiore 

affluente del Flumendosa. Si unisce a quest’ultimo in prossimità dell’abitato di 

Ballao; 

- riu Bintinoi, canalizzato nel centro abitato di Ballao; 

- riu Spigulu, che raggiunge il fiume principale nei pressi di Armungia drenando 

le campagne di San Nicolò Gerrei; 

- riu Gruppa, alla sinistra idrografica raggiunge la foce nel tratto in cui il 

Flumendosa forma un'ansa molto accentuata; subito a valle della confluenza 

sul Flumendosa è prevista la costruzione di un altro invaso; 

- riu S’Acqua Callenti. 

I corsi d’acqua citati sono caratterizzati da una notevole pendenza degli alvei e da un 

abbondante trasporto solido. 

Il fiume procede in questo tratto finale secondo la direzione Ovest-Est seguendo un 

percorso condizionato dalla cosiddetta faglia di Villasalto. In quest'ultimo tratto 

l’ampio alveo del fiume viene raggiunto dall’ultimo affluente, il Flumini Uri. 

Nei pressi della foce un cordone litorale lungo quasi sette chilometri racchiude un 

canale parallelo alla costa, intersecato dalle vecchie foci del Flumendosa. 

La piana costiera di Villaputzu, Muravera e San Priamo è caratterizzata dalla presenza 

di 2 acquiferi sovrapposti: 

- un acquifero superficiale, impostato nella formazione sabbiosa, generalmente 

freatico, caratterizzato da bassa soggiacenza (1-2 m) fortemente produttivo 

tradizionalmente sfruttato dagli agricoltori con pozzi a largo diametro, 

profondi non più di 4-6 m dal piano di campagna; 

- un acquifero profondo, in pressione, costituito da sabbie e ghiaie, confinato a 

tetto da un orizzonte argilloso che lo separa idraulicamente dal sovrastante 

acquifero freatico. E’ confermata l’esistenza continua dell’orizzonte argilloso 

lungo tutto il profilo longitudinale, con potenze variabili da un massimo di 

oltre 30 m a monte sino ad un minimo di una decina di metri al centro della 

piana; lo spessore dello strato argilloso cresce poi nuovamente a 10m e oltre 

in prossimità del mare. 

L’acquifero superficiale risulta attualmente contaminato da acque salmastre con valori 

di conducibilità di circa 3000-6000 µS/cm con picchi di 8000 µS/cm nell’area 

compresa tra il mare e Muravera. 

Anche l’acquifero in pressione è contaminato da acque salate e la zona è risultata la 

stessa dell’acquifero superficiale, ma con valori di conducibilità decisamente superiori . 


COMUNI INTERESSATI Goni, Ballao, Armungia, Silius, San Nicolò Gerrei, 

Villasalto, San Vito, Villaputzu e Muravera. 




Il Basso Flumendosa presenta, nel primo tratto, leggeri effetti di inquinamento. E’ da 

segnalare, a monte delle stazioni di campionamento, la presenza di invasi artificiali 

(Lago Alto presso Villagrande Strisaili, Lago Medio Flumendosa presso Villanovatulo 

e Lago Mulargia) e derivazioni d’acqua che possono alterare il regime idrologico 

naturale, disturbare la colonizzazione da parte della fauna macrobentonica e ridurre 

l’effetto di diluizione degli inquinanti. 

Caratteristica è la presenza di piccoli sbarramenti, denominati nassargius, costruiti con 

materiali naturali (ad esempio canne) e utilizzati per la cattura delle anguille. Questi 

possono rappresentare un ulteriore contributo al declassamento delle acque poiché se 

presenti in numero elevato e non adeguatamente distanti l’uno dall’altro, trasformano 

le caratteristiche ecologiche rendendole più simili a quelle di acque lentiche. 

In prossimità di Ballao la qualità delle acque canalizzate dal rio Bintinoi e le stesse 

acque del Flumendosa mostrano in qualche occasione segni di inquinamento. Infatti i 

dati disponibili (Provincia di Cagliari Assessorato Tutela Ambiente – mappaggio 

biologico 1997-1998) evidenziano come proprio a valle di Ballao, l’ambiente si 

presenti con moderati sintomi di alterazione e di inquinamento. E’ da rilevare il netto 

miglioramento della qualità rispetto alle condizioni evidenziate nei campionamenti 

effettuati negli anni 1990-1991. Tale miglioramento potrebbe essere legato all’entrata 

in funzione del depuratore di Ballao e all’eliminazione dello scarico del mattatoio. 

Sopralluoghi e campionamenti effettuati non lontano dallo scarico dell’impianto di 

depurazione di Ballao, avevano evidenziato uno stato di degrado del territorio 

circostante con rifiuti e materiale vario distribuiti lungo l’alveo asciutto. 

I campionamenti effettuati a Monte Scrocca (Ballao) in attuazione del D.Lgs 152/99 

evidenziano un stato ecologico SUFFICIENTE con il mantenimento di questo stato 

ambientale al 2008 e conseguimento dello stato ambientale di BUONO al 2016. Non 

sono state evidenziate criticità significative;ad eccezione di una criticità moderata per 

il COD, dovuta in prevalenza al carico zootecnico, per cui l’obiettivo specifico è dato 

dal controllo di questo parametro al fine di evitare che con un minimo aumento della 

pressione antropica si verifichi (Monografia U.I.O. Flumendosa - Piano di Tutela 

delle Acque della Regione Sardegna Delib. N. 14/16 del 4.4.2006). 

Nelle stazioni successive la qualità delle acque del fiume e degli affluenti migliora 

sensibilmente per poi mostrare un ulteriore leggero degrado negli ultimi tratti dove il 

fiume riceve gli scarichi di San Vito, Villaputzu e Muravera. 

Nel territorio sono diffusi aspetti di degradazione spinta caratterizzati dalla presenza di 

Carlina corimbosa, Aspergus albus e Asphodelus microcarpus. 

Fra le cause dei processi di salinizzazione, che interessano la parte terminale del 

Flumendosa, vi è sicuramente la generale riduzione della ricarica naturale delle falde, 

dovuta alla diminuzione degli apporti meteorici di questi ultimi anni, alla costruzione 

delle opere di arginatura del Flumendosa e ai diminuiti deflussi delle acque di 

scorrimento superficiale, intercettate dai grandi bacini artificiali. Tuttavia la causa 

diretta è dovuta all’eccessivo e incontrollato sfruttamento praticato per l’irrigazione 

della zona e soprattutto nei mesi estivi per l’aumento del flusso turistico. 

Ulteriore elemento da considerare è la prossima realizzazione di una traversa nel tratto 

vallivo del Flumendosa e successivamente di una diga poco più a monte (Monte 

Perdosu) che comporteranno una ulteriore diminuzione delle portate superficiali. 





In zone come quella di Ballao, dove l’ambiente fluviale ha una forte valenza 

ambientale, vanno impostate azioni di salvaguardia quali: 

- una corretta opera di vigilanza onde evitare che vengano depositati rifiuti di 

qualsivoglia genere con eventuale ripristino e controllo dello stato degli alvei 

mediante interventi di bonifica che possano coinvolgere anche il territorio 

circostante, 

- monitoraggi programmati ed adeguamenti di impianti di depurazione e di ogni 

altra infrastruttura fognario-depurativa tale da permettere al fiume di non 

subire alcun danno dall’immissione di acque trattate tenendo anche presente 

l’utilizzo potabile delle acque stesse; 

- progetti atti a valorizzare il sistema fluviale (salvaguardia, tutela del paesaggio, 

ricreatività), peraltro già programmati, rischiano di essere strettamente limitati 

alla sola porzione di territorio nel quale è stato eseguito l’intervento. E’ 

indispensabile considerare il fiume in maniera dinamica approfondendo le 

differenti problematiche a monte e a valle affinché gli interventi siano 

coordinati e non strettamente localizzati. 

Il problema della gestione del nuovo invaso e delle opere ad esso connesse appare 

centrale rispetto alla risoluzione dei processi di crisi sin qui delineati. Anche 

considerando le valutazioni espresse dallo studio di impatto ambientale del serbatoio 

di Monte Perdosu, l’attuale regime di emungimento e la costruzione dell’opera stessa 

possono apparire incompatibili. Bisogna tener conto, tuttavia, che contestualmente alla 

realizzazione dell’opera dovrà essere realizzata la rete infrastrutturale che potrà, in 

linea teorica, garantire lo svolgimento delle attività agricole rinunciando allo 

sfruttamento della risorsa sotterranea. 

Un accordo di campo i cui attori siano i Comuni interessati e la Provincia, che 

svolgerebbe azione di coordinamento, potrebbe riguardare la realizzazione di una rete 

di monitoraggio della falda attraverso stazioni per il controllo automatico che 

permetterebbe di definire il reale impatto della nuova opera rispetto agli equilibri tra 

acque dolci e salate. L’accordo di campo dovrebbe, inoltre, contemplare l’azione di 

controllo e garanzia affinché le opere di infrastrutturazione siano realizzate in tempi e 

modi tali da non creare alcun danno economico agli agricoltori i quali, come 

contropartita, limiterebbero lo sfruttamento della risorsa sotterranea. 

Vanno, inoltre citati i progetti di alcuni Comuni dell’area quali Villaputzu, Castiadas, 

Villasalto e San Vito miranti a una migliore gestione della risorsa idrica. In particolare 

progetti quali la realizzazione di una rete estesa di laghetti collinari testimoniano 

l’attenzione di queste aree nei confronti della risorsa idrica. Anche in questo caso, è 

auspicabile che si instaurino azioni di coordinamento e cooperazione affinché lo 

sfruttamento della risorsa non crei situazioni di squilibrio. 

3. IL CAMPO DEL RECUPERO DEL CIXERRI 

NOME CAMPO Il campo del recupero del Cixerri 








Il rio Cixerri, lungo circa 75 km e con un’estensione di 587 km, sfocia nello stagno di 

Santa Gilla. In questo fiume insiste l’invaso di Genna Is Abis (realizzato nel 1990, con 

uno sbarramento a gravità) la cui acqua è utilizzata sia per l’uso irriguo sia per l’uso 

potabile. L’invaso è collegato idraulicamente alla diga di Bau Pressiu che 

approvvigiona l’Iglesiente e, attraverso una stazione di pompaggio, al Simbirizzi.. Nel 

bacino imbrifero, esteso 426 kmq ed interessato per l’80% da attività agro-pastorali, 

sono presenti diversi insediamenti industriali e sei agglomerati urbani (42.000 abitanti) 

sprovvisti di impianti di depurazione con la rimozione del fosforo. Numerosi sono i 

tratti canalizzati. In questo bacino insistono i comuni di Iglesias, Domusnovas, 

Villamassargia, Musei, ma solo Siliqua, e Uta ricadenti nella Provincia di Cagliari. 


Siliqua Uta 

.Domusnovas Iglesias Musei Villamassargia (Comuni della Provincia di Carbonia- 

Iglesias) 


Consorzio di Bonifica del Cixerri EAF 




Il bacino del rio Cixerri manifesta un elevata alterazione dello stato ambientale, anche 

in considerazione delle opere di canalizzazione che determinano la perdita dei 

connotati di naturalità. Infatti le canalizzazioni impediscono la colonizzazione da parte 

degli organismi che giocano un ruolo attivo nella depurazione del fiume, aumentando 

la velocità delle acque e inibendo la capacità autodepurativa. Nel tratto non canalizzato 

pur ricevendo gli scarichi di Villamassargia e Musei il fiume riesce a recuperare parte 

della qualità delle sue acque. Le acque del lago Cixerri presentano gravi segni di 

inquinamento trovandosi in condizioni di eutrofia spinta con uno stato di qualità 

ambientale pessimo. Queste acque risultano sempre circolanti per l’assenza di una 

stratificazione stabile con conseguente disponibilità di nutrienti per uno sviluppo 

algale. Le specie algali dominanti quali Mycrocistis aeruginosa, Aphanizomenon flos-aquae e 

Anabaena planctonica sono tipiche negli ambienti eutrofici. Tutti i parametri del 

fitoplancton (composizione dinamica, densità, biomassa e contenuto di clorofilla a) 

portano a dare un giudizio di ipertrofia. La causa di questo stato trofico è da ricercarsi 

dunque nell’eccessivo sviluppo algale (valore di clorofilla "a" come media annuale 

9,19 mg m -3 ) dovuto alla presenza di nutrienti (azoto e fosforo) derivanti dagli scarichi 

urbani, dalle concimazioni agricole, dagli allevamenti zootecnici e dalle industrie. 



priorità; scenari. 

La sempre crescente richiesta di acqua impone il suo utilizzo per usi primari. Pertanto 

attualmente le acque invasate vengono principalmente destinate ad uso potabile, 

nonostante l’invaso avesse una destinazione originaria soprattutto agricola. In effetti le 

conseguenze negative dell’irrigazione con acque provenienti da ambienti eutrofici 

sono piuttosto contenute. Le caratteristiche di acque eutrofiche giudicate negative per 

altri usi (per esempio la presenza di ammoniaca) possono essere addirittura utili per 

l’agricoltura. 

Gli interventi proponibili anche alla luce dell’attuale utilizzo riguardano: 


- Operazioni di risanamento quali la realizzazione di impianti di depurazione 

adeguati, per i quali è comunque fondamentale garantire adeguati standard di 

gestione. 

- In alcuni casi i reflui, opportunamente stoccati, potrebbero trovare impiego 

per l’irrigazione, contribuendo, tra l’altro, a limitare il fenomeno 

dell’eutrofizzazione dei corpi idrici. 

- Rinaturalizzazione e ricomposizione del paesaggio degli ambienti fluviali 

tramite tecniche di ingegneria naturalistica soprattutto dove è assente la 

vegetazione ripariale. Infatti il mancato ombreggiamento oltre a creare uno 

sviluppo abnorme di idrofite sommerse che non consentono il regolare 

deflusso, agisce anche sulle caratteristiche chimico fisiche delle acque (un 

aumento della temperatura determina una minore solubilità dell’ossigeno, dei 

sali, ecc., con ripercussioni sulla qualità delle acque). 

4. IL CAMPO DELL'INQUINAMENTO DEL FLUMINIMANNU 

NOME CAMPO Il campo dell’inquinamento del Fluminimannu 







Il Flumini Mannu può essere chiamato fiume grazie ai deflussi permanenti, anche se le 

caratteristiche generali restano quelle di un torrente. Nasce dal Tacco del Sarcidano ed 

attraversa, prima di giungere nel Campidano, le regioni della Marmilla e della Trexenta. 

In località "Is Barroccus" nei pressi di Isili è stata costruita una diga in calcestruzzo 

tracimabile nella parte centrale. Passata questa stretta, il Flumini Mannu abbandona il 

paesaggio a tratti impervio del Sarcidano e fa il suo ingresso in Marmilla. Nella alta 

Marmilla l’asta fluviale riceve dalla destra idrografica i torrenti provenienti dalla Giara 

di Gestori, dalla sinistra idrografica riceve, tra l’altro, anche le acque del Rio Murera il 

cui percorso, soprattutto nell’ultimo tratto è costituito da stretti meandri incassati. I 

paesi presenti nell’area sono numerosi: Isili, Escolca, Gergei, Gesturi, Tuili, Barumini, 

Las Plassas, inoltre Serri e Nuragus ricadono nello spartiacque. 

La seconda parte in cui è diviso il bacino occupa un’area di circa 237 kmq. La sinistra 

idrografica è occupata quasi totalmente dal reticolo del Rio Lanessi. Dalla confluenza 

con il Rio Lanessi a quella col torrente Leni il Flumini Mannu percorre circa 21 km. E’ 

questa una frazione del bacino di grande interesse in quanto alcune opere di invaso, 

canalizzazione e bonifica ne hanno alterato profondamente l’originario aspetto. Più a 

valle la bonifica dello stagno di Sanluri ha dato impulso all’attività agricola grazie ad 

una rete di canalizzazione.Ricadono in quest’area i comuni di Sanluri, Furtei, Serrenti, 

Samassi.Dalla destra idrografica alla periferia di Serramanna affluisce nel Flumini 

Mannu il torrente Leni. Il corso d’acqua principale nasce dal complesso del Monte 

Linas prendendo origine dall’unione del Riu Cannisoni col Riu d’Oridda il quale 

scende con un percorso a meandri incastrati attraverso una serie di cascate. Assunto il 

nome di Leni riceve il contributo del suo principale affluente, il Riu Bidda Scema. 

Questo corso d’acqua ha un carattere decisamente torrentizio. E’ presente una diga 

immediatamente a valle della confluenza tra i due rii. L’unico centro abitato che ricade 

nei limiti del suo spartiacque è Villacidro. Dalla confluenza del Torrente Leni fino alla 


foce il Flumini Mannu percorre ancora 22 km. Il tratto terminale scorre in canali 

artificiali, tra le alluvioni terrazzate del Campidano depositate dallo stesso Flumini 

Mannu e dai suoi affluenti. Affluente della sinistra del Flumini Mannu è il Rio Malu 

che si unisce ad esso vicino all’abitato di Villasor. I centri abitati che ricadono al suo 

interno sono: Villagreca, Nuraminis e parzialmente Villasor. Infine il Rio Mannu è il 

maggiore affluente del Flumini Mannu con una lunghezza di circa 54 km. Passa 

accanto agli abitati di Sisini e Arixi ricevendo gli apporti che provengono dal Gerrei. 

Numerosi sono gli abitati compresi all’interno del bacino: Guamaggiore, Selegas, 

Suelli, Ortacesus, Senorbì San Basilio, Sant’Andrea Frius, Samatzai, Pimentel, Barrali, 

Donori, Dolianova, Serdiana, Ussana, Monastir, San Sperate e qualche altro. La 

confluenza del Rio Mannu nel Flumini Mannu avviene a circa 6 km dalla foce di 

quest’ultimo ed è affiancata a quella del rio Cixerri. 




Le acque dalle analisi chimiche e biologiche effettuate dall’Assessorato Tutela 

Ambiente della Provincia (anni 1990-1991) e successivamente ripetute (anni 1998- 

1999) manifestano condizioni che rispondono a una situazione di un ambiente 

inquinato e comunque in condizioni di degrado. La qualità biologica in gran parte delle 

stazioni corrisponde ad una III Classe, infatti sono stati evidenziati ambienti inquinati 

con scarsa colonizzazione da parte della popolazione macrobentonica. Anche gli altri 

risultati ottenuti evidenziano livelli di sovrasaturazione legati sicuramente alla 

presenza di fioriture algali, sintomo di una certa sofferenza degli ambienti acquatici. 

Il Flumini Mannu è caratterizzato da una serie di opere che possono causare delle 

modifiche nella qualità delle acque. Ad esempio a valle di queste riceve volumi d’acqua 

nettamente inferiori per determinati periodi. Questo comporta una riduzione della 

capacità del fiume di diluire gli scarichi, che peraltro sono numerosi, di alimentare le 

falde e di mantenere la vita acquatica, anche in considerazione delle modeste portate 

dei fiumi nel periodo estivo. 

Dallo studio della qualità delle acque del Flumini Mannu e dei suoi principali affluenti 

è emersa una situazione di degrado che ha portato a un giudizio di qualità di un 

ambiente inquinato o comunque alterato. Interessante è il risultato ottenuto a valle 

del depuratore di Serramanna per quanto concerne la qualità delle acque (mappaggio 

biologico Luglio 1998- aprile 1999). Infatti abbiamo una IV Classe di qualità che indica 

un ambiente molto inquinato. 

Gli affluenti della destra idrografica rappresentati prevalentemente dal rio Leni e dai 

suoi affluenti, a monte della diga, presentano solo lievi segni di inquinamento non 

certamente rilevanti. I dati, invece, manifestano un evidente e progressivo degrado a 

valle raggiungendo nella campagna di monitoraggio del giugno 98, nella stazione 

ubicata a circa 3 Km dalla confluenza col rio Flumini mannu, una III classe di qualità. 

Dalla diga sul Leni sino alla confluenza nel giugno 2000, non si è rilevata alcuna 

presenza di acqua. Le acque della sinistra idrografica rappresentate principalmente dal 

rio Murera, dal rio Lanessi e dal rio Mannu poco prima della confluenza presentano 

segni di inquinamento 

Le cause di questo degrado diffuso sono dovute a una inadeguata gestione del 

territorio inteso nel senso più ampio del termine (ad esempio presenza di impianti di 

depurazione non rispondenti alle reali necessità del corpo recettore, uso improprio 

della risorsa con continui emungimenti non autorizzati anche la dove questa non 

permetterebbe nessun uso se non previo adeguato trattamento). 

Interessante è la possibilità di riutilizzare i reflui, provenienti dagli insediamenti civili 

che gravitano numerosi nel territorio, come per quanto concerne il consortile di 


Serramanna in fase di attuazione. Questo ha la duplice funzione di rendere disponibili 

quantitativi d’acqua per l’uso irriguo, peraltro sempre carente e limitare la possibile 

alterazione della qualità della risorsa fluviale. 




La qualità delle acque non si può preservare da sola, ma sicuramente è necessaria una 

corretta gestione del corpo idrico attraverso una corretta vigilanza ambientale attuabile 

anche mediante l’utilizzo di modellazioni. Tale strumento interpretativo dovrebbe 

tener conto sia dei processi relativi al periodo di magra nel quale dovrebbero 

evidenziarsi i maggiori sintomi di deterioramento anche a parità di carico inquinante, 

sia di quelli riscontrabili nel periodo di morbida. Occorre pertanto conoscere le 

potenzialità autodepurative del corso d’acqua, adeguare i carichi versati alle capacità di 

smaltimento, prevenire nuove fonti di inquinamento e controllarne costantemente lo 

stato di qualità attraverso l’utilizzo di indicatori e indici adeguati e significativi. 

Gli interventi di risanamento verteranno a una conoscenza di dettaglio relativamente a: 

- Monitoraggio ed operazioni di risanamento di impianti di depurazione 

indirizzandoli al riutilizzo dei reflui; 

- Potenziamento delle strutture fognario-depurative la dove risultano 

insufficienti 

- Attuazione di una corretta opera di vigilanza onde evitare che vengano 

depositati rifiuti di qualsivoglia genere con eventuale ripristino e controllo 

dello stato degli alvei mediante interventi di bonifica che possano coinvolgere 

anche il territorio circostante; 

- Maggiore attenzione nei confronti dei quantitativi della risorsa idrica utilizzata 

per contribuire a risolvere il problema degli sprechi. 

Relativamente alla zona in esame, si riscontra una comune attenzione e 

preoccupazione nei confronti dello stato di degrado in cui versa l’alveo del fiume. 

Furtei, Guasila, Las Plassas, Samassi, Samatzai, Serramanna e Villanovafranca, solo per 

citarne alcuni, individuano prioritario un intervento che tenda a operare una bonifica 

degli alvei. 

Nonostante siano in progetto interventi migliorativi atti a valorizzare e salvaguardare 

localmente il fiume, questi rischiano di non raggiungere pienamente lo scopo 

prefissato poiché non inquadrati in un più ampio progetto che consideri la molteplicità 

delle cause di degrado e dei processi biologici in gioco. E’ proprio quest’aultima 

considerazione che evidenzia la necessità di considerare il bacino complessivamente 

non limitarndolo al solo territorio ricadente nella Provincia di Cagliari. 

6. IL CAMPO DELLA SALVAGUARDIA DELLE ACQUE DEL TERRITORIO DEI SETTE 

FRATELLI 

NOME CAMPO Il campo della salvaguardia delle acque del territorio dei Sette 

Fratelli 








L’area è scarsamente popolata e ad eccezione di Burcei, non esistono insediamenti 

abitativi e produttivi che necessitano di approvvigionamenti idrici di rilevante 

importanza. Gli insediamenti turistici non dispongono di reti idriche, si utilizzano 

pertanto pozzi o sorgenti. I piccoli centri abitati, nonché seppur limitati insediamenti 

agricoli e zootecnici, sono alimentati da impianti di distribuzione locale legati alla 

captazione delle sorgenti più produttive. Le stesse sorgenti rappresentano l’unica 

risorsa idrica disponibile per l’esercizio della pastorizia. 

Per quanto riguarda il trattamento di acque usate, l’unico impianto di depurazione 

presente è il depuratore comunale di Burcei le cui acque di scarico vengono raccolte 

dal rio Perdosu, affluente del rio Cannas. 

Nel territorio, il bacino idrografico del rio Picocca occupa un’area di circa 244 Kmq. È 

il maggior corso d’acqua del Sarrabus, trae origine dalla confluenza del rio Cannas e 

del rio Ollastu. Il rio Cannas proveniente dal settore più meridionale del bacino nasce 

a Maidopis; inizialmente il percorso è rettilineo per poi diventare marcatamente 

tortuoso. Dalla sinistra idrografica riceve il suo principale affluente, il rio Perdosu e 

quindi presso la Cantoniera di Monte Acuto, confluisce con il rio Ollastu. Dopo la 

confluenza del rio Ollastu con il rio Cannas, il rio Picocca scende con debole 

pendenza verso lo stagno di Colostrai, ricevendo il contributo di alcuni piccoli 

affluenti provenienti tutti dalla sinistra idrografica. Il Picocca sfocia dunque in mare 

attraverso lo stagno di Colostrai, una ventina di chilometri a sud dalla foce del 

Flumendosa. 




Nella parte più a valle del rio Cannas e sul rio Ollastu appaiono dei leggeri segni di 

alterazione evidenziati soprattutto in regime di morbida e imputabili in gran parte al 

regime torrentizio di questi corsi d’acqua. Le capacità autodepurative favoriscono un 

miglioramento della qualità delle acque tanto da permettere dopo le confluenze un 

leggero miglioramento. Nell’ultimo tratto del Picocca si nota un progressivo lieve 

peggioramento della qualità delle acque. 

Il regime torrentizio e il clima (persistenza di periodi molto caldi e mancanza di una 

significativa distinzione stagionale) contribuiscono a compromettere le caratteristiche 

di qualità delle acque riducendone le attività autodepurative. 

Per quanto concerne l’utilizzo delle acque superficiali può essere previsto un loro 

accumulo e successivo trasferimento verso le aree vallive, mentre per le acque 

sotterranee qualsiasi manipolazione innescherebbe l’insorgere di processi involutivi 

dell’assetto ambientale che potrebbero condurre a irreversibili fenomeni di 

compromissione dello stesso e in ultima analisi ad una progressiva desertificazione. 




La presenza di acqua è uno degli elementi di maggior fascino della foresta dei 

Settefratelli. A tal riguardo programmare una adeguata conoscenza sia del patrimonio 

fluviale sia di quello sorgentizio è fondamentale per uno sviluppo mirato del territorio. 

Il mappaggio biologico dei corsi d’acqua presenti nell’area parco tramite l’applicazione 

di indici biotici (EBI – Extended Biotic Index) e la caratterizzazione chimica e 

batteriologica delle acque permette l’individuazione di aree di particolare pregio adatte 

alla realizzazione di parchi fluviali. 

Per la gestione del parco è fondamentale il quadro analitico della distribuzione, 

consistenza e qualità del patrimonio sorgentizio attraverso caratterizzazioni quali 


quella quantitativa delle sorgenti presenti nel territorio, le misure di portata e la 

caratterizzazione stratigrafica del terreno. 

Poiché le fonti impattanti distribuite in maniera localizzata ricadono, per lo più, nel 

comune di Burcei, sarebbe opportuno procedere anche al censimento e alla 

valutazione di quelle diffuse. I carichi inquinanti derivanti dal centro di Burcei sono 

identificati con le caratteristiche delle acque in uscita all’impianto di depurazione. E’ 

fondamentale migliorare la gestione di impianti ubicati in aree di così grande interesse, 

prevedendo, se necessari, anche opportuni adeguamenti. 

7 IL CAMPO DELLE AREE STAGNALI E LAGUNARI 

NOME CAMPO Il campo delle aree stagnali e lagunari 




Gli stagni e le lagune sono da sempre sfruttate dall’uomo principalmente per la pesca. 

La ricchezza faunistica e floristica delle zone umide le rende, però, interessanti dal 

punto di vista ambientale. 

In Provincia l’estensione degli stagni è estremamente variabile. Si passa dai. soli due 

ettari dello stagno di Piscinnì ai 3000 dello stagno di Molentargius. 

La maggior parte degli stagni è di proprietà pubblica della R.A.S. 

La maggior parte delle aree stagnali della Provincia viene classificata come oligotrofica 

e mesotrofica e solo il Bellarosa Minore, il Longo Flumini e Marceddì-San Giovanni 

eutrofici. 

Per estensione e per rilevanza i comparti stagnali della Provincia di Cagliari 

individuano aree di estrema importanza inserendole negli elenchi ufficiali delle aree 

umide da sottoporre a tutela sia come Siti di Importanza Comunitaria (SIC) ai seni 

della Direttiva n.92/43/CEE “Habitat”, sia classificandole in alcuni casi come Zona 

di Protezione Speciale (ZPS) ai sensi della Direttiva n. 79/409/CEE ("Uccelli 

selvatici"). 


Provincia, Assessorato Tutela Ambiente - RAS 




Per il potenziale utilizzo e sviluppo economico è rilevante la presenza di importanti 

opere di regimazione idraulica in alcuni stagni quali ad esempio Colostrai e Feraxi che 

sono interessati anche alla tendenza all’occlusione delle bocche a mare e 

all’interramento dei bacini. E’ da notare il fatto che la maggior parte non sono 

regimati. Alcune lagune e stagni sono attualmente interessati da interventi di bonifica e 

di regimazione idraulica quali, Molentargius e Bellarosa Minore. 

L’impatto dell’immissione di reflui civili, industriali e/o agricoli-zootecnici è evidente 

in alcune zone quali ad esempio Sa Praia, San Giovanni di Muravera, Bellarosa 

Minore, Santa Gilla. In alcuni di questi casi sono urgenti lavori di bonifica. 


Le saline (ad esempio Saline di Macchiareddu, ed altre) rappresenterebbero se 

opportunamente gestite una preziosa risorsa economica. 

Alcuni stagni rappresentano ambienti astatici con tendenza al prosciugamento estivo 

(Notteri, Chia, Piscina Rei, Stangioni de su Sali). Tali ambienti rivestono un notevole 

interesse anche per la loro ubicazione in località turistico-balneare. 




Gli stagni e le lagune vengono classificati come acque di transizione in base al D.Lgs 

152/99 . 

Lo stato delle conoscenze spesso non è sufficiente per definire criteri per 

l’attribuzione di uno stato ecologico in cui si trova il corpo idrico. Pertanto è 

opportuno mirare i campionamenti anche sulla base dell’utilizzo al quale è destinata la 

risorsa studiata. 

Gli interventi finalizzati al recupero ambientale e produttivo non potranno prescindere 

da: 

- ripristino delle profondità 

- sistemazione e protezione delle bocche a mare 

- regolazione di acque dolci 

- deviazione di scarichi inquinanti 

Qualsiasi intervento dovrà in ogni caso risultare coerente con quanto precisato nei 

Piani di Gestione della Rete Natura 2000 

9 IL CAMPO DELLO STAGNO DI SANTA GILLA 

NOME CAMPO Il campo dello stagno di Santa Gilla 




Lo Stagno di Santa Gilla o Stagno di Cagliari può essere definito come un sistema 

umido costiero con caratteristiche in parte stagnali ed in parte lagunari che comprende 

il sistema di foce dei due fiumi maggiori suoi immissari : il fiume Mannu e il Cixerri. I 

detriti terrosi portati dalla corrente dei fiumi, in contrasto coi movimenti del mare che 

li ricaccia danno origine a depositi che individuano la separazione tra il mare e 

l’estuario prendendo il nome di cordone litorale. Per lo stagno di Cagliari il cordone 

litorale è quella striscia di terra che congiunge la Maddalena con Cagliari ed è nota col 

nome di La Plaja. 

La regolamentazione del regime idrico è assicurata da un sistema di paratoie che 

consente di deviare all’esterno dello stagno le acque dolci in eccesso. 

La laguna di santa Gilla è “Zona Umida di Importanza Internazionale” ai sensi della 

convenzione Ramsar. E’ inoltre riserva naturale ai sensi della L.R. 31/89. 

Lo stagno è inserito negli elenchi ufficiali delle aree umide da sottoporre a tutela. 

Infatti è classificato sia come Siti di Importanza Comunitaria (SIC) ai seni della 

Direttiva n.92/43/CEE “Habitat”, sia come Zona di Protezione Speciale (ZPS) ai 

sensi della Direttiva n. 79/409/CEE ("Uccelli selvatici").ai fini della conservazione 

della diversità biologica presente nel territorio ed in particolare alla tutela di una serie 

di habitat e specie animali e vegetali indicati negli allegati I e II della Direttiva 


"Habitat" e delle specie di cui all'allegato I della Direttiva "Uccelli" e delle altre specie 

migratrici che tornano regolarmente in Italia. 




Le prime modificazioni ambientali risalgono al secolo scorso e hanno previsto il taglio 

dei canali a “zampa d’oca “ lungo il lido della Plaja per favorire la montata dei pesci, 

mantenere il livello di ossigenazione e di salinità delle acque. 

Modificazioni ambientali e comparsa di inquinamento (fra i casi più ecclatanti si 

ricordi l’esplosione del colera nel 1973 e la conseguente chiusura alla pesca) sono 

conseguenti ai seguenti interventi: 

- bonifica di alcune zone quali Tanca di Nissa e Tanca Todde; 

- trasformazione in salina di una parte dello stagno con arginature, canali e 

vasche salanti; 

- relizzazione di alcune opere di sistemazione idraulica nelle aree terminali del 

Flumini Mannu e del Cixerri e bonifica di estese zone palustri; 

- trasformazione della zona agricola a zona industriale dell’area di 

Macchiareddu; 

- realizzazione del Porto Canale; 

- utilizzazione come scarico fognario da parte di centri abitati adiacenti e 

attraverso gli affluenti di paesi più lontani. 

I tentativi di risanamento dello stagno vertono a restituire alle numerose specie di 

uccelli acquatici il loro habitat ottimale. L’interesse è inoltre rivolto verso un aumento 

della produttività attraverso tecniche di allevamento in grado di rispettare l’equilibrio 

anche sulla base delle tradizioni legate all’attività dei pescatori. 

Inoltre sono state realizzate opere in grado di permettere un adeguato equilibrio tra 

acqua salata e dolce (ad esempio realizzazione di: una soglia sfiorante e di opere di 

regolazione idraulica alle foci dei due principali fiumi, un canale per il deflusso delle 

acque dolci nel Porto Canale, un’opera di presa a mare e un canale di adduzione). 

Il dragaggio dei fondali e la realizzazione di canali di intercettazione di acque 

contaminate rappresentano importanti interventi finalizzati anch’essi al recupero 

ambientale della laguna. 

Non bisogna dimenticare l’eterogeneità di questo territorio Infatti si passa da zona 

dulceacquicole a zone ipersaline, da zone altamente industrializzate a zone agricole, 

zone prive di collegamenti fognari e zone regolarmente servite da questo tipo di 

infrastrutturazione, zone fortemente degradate e zone dove sono evidenti i segni del 

ripristino ambientale. 




L’applicazione delle normative vigenti relativamente agli scarichi (Legge 319/76 oggi 

abrogata, le successive modificazioni e integrazioni e i Decreti Legislativi 152/99 e 

258/00 e la Legge Regionale 14/00 oltrechè il recente D.Lgs 152/2006) e i controlli da 

parte degli enti preposti dovrebbero contribuire a prevenire la presenza di sostanze 

inquinanti in ambienti in delicato equilibrio ambientale. 

Negli ultimi anni numerosi sono stati gli interventi in queste zone. E’ comunque 

evidente al di la di ogni progetto e dell’attuazione delle normative vigenti la necessità 

di: 


- eliminare o controllare i probabili scarichi inquinanti (anche civili) e le 

discariche di rifiuti abbandonati nelle zone prospicenti le aree stagnali, ma 

anche negli affluenti 

- attuare interventi di rinaturalizzazione delle sponde o di aree comunque 

degradate 

- attivare interventi anche pilota di lagunaggio e di fitodepurazione anche per le 

piccole comunità e zone residenziali. 

Una attenta gestione dello stagno è comunque indispensabile per assicurare il ricambio 

dell’acqua per la produzione ittica, per l’attività saliniera e per la vitalità dell’ecosistema 

naturale in genere. 

Resta fondamentale la conoscenza della qualità delle acque e dei sedimenti già in fase 

di attuazione da quasi un decennio con l’istallazione di una rete di stazioni di 

monitoraggio (Gilia). Tale monitoraggio sistematico consentirà di prevedere e 

contenere l’eutrofizzazione; fenomeno frequente in zone umide a debole ricambio 

idrico soprattutto nel periodo estivo ampliandolo, in maniera più dettagliata e 

calibrata, con l’attuazione del Piano di Gestione della Rete Natura 2000. Tale Piano 

consentirà una maggiore visione anche in termini di relazione tra le diverse 

componenti ambientali, insediative e storico-culturali del territorio. 

10 IL CAMPO DELLA DEPURAZIONE DELLE ACQUE 

NOME CAMPO Il campo della depurazione delle acque 




La depurazione delle acque rappresenta un importante anello nella protezione 

ambientale. Lo smaltimento delle acque di rifiuto senza idonei trattamenti può 

contribuire al degrado dei corpi idrici che non sono in grado di ricevere una quantità 

di composti organici biodegradabili superiore alla loro capacità autodepurativa. 

L’Assessorato Difesa Ambiente della R.A.S., ha predisposto il progetto esecutivo per il 

completamento del “Catasto Generale degli Scarichi sui Corpi Idrici” in applicazione a 

quanto disposto dall’art.5 della legge n.319/76 come sostituito dall’art. 8 della L. 

650/79, e dell’art. 12 del D.A.D.A. n. 184/84 in materia di tutela delle acque 

dall’inquinamento. 

Il catasto degli scarichi rappresenta uno strumento, se opportunamente aggiornato, 

che consente di valutare la dimensione e la diffusione dell’inquinamento valutando il 

livello di pericolosità di un determinato scarico in relazione al carico inquinante. In 

questo modo si garantisce una corretta gestione dello scarico e la sua conformità. 

Allo stato attuale (Legge Regionale 19 Luglio 2000 n. 14 articolo 3) è attribuita alle 

province la competenza al rilascio delle autorizzazioni allo scarico, eccezione fatta per 

gli scarichi fuori dalle pubbliche fognature delle acque reflue domestiche provenienti 

da insediamenti isolati inferiori o uguali a 100 abitanti equivalenti. 





Il degrado dei corpi idrici è purtroppo ben rappresentato nella Provincia di Cagliari 

dove sono ubicati impianti di depurazione non sempre in grado di sostenere il carico 

inquinante in ingresso. 

L’inadeguatezza o il sottodimensionamento degli impianti comporta una qualità 

scadente dell’effluente cosa che si ripercuote sui corpi idrici nei quali si riversa. 

La portata e la velocità della corrente nei corsi d’acqua provinciali sono tali da rendere 

minimo il potere autodepurativo, mentre nelle acque lentiche dei laghi la situazione è 

resa ancor più critica dal fatto che gli effluenti possono innescare processi eutrofici 

che impoveriscono ulteriormente la risorsa. 

Le lagune non necessariamente soffrono un controllato apporto di nutrienti, mentre 

invece il fattore che deve necessariamente essere tenuto sotto controllo è il carico 

inquinante nella sua totalità. 




La ricognizione delle strutture depurative e fognarie al fine di verificarne le eventuali 

carenze infrastrutturali e gestionali è alla base di qualunque intervento. 

L’obiettivo di qualità ambientale è conseguibile puntando sul coinvolgimento e sulla 

partecipazione dei comuni e degli enti gestori: la conoscenza condivisa del territorio, 

dei dati ambientali e delle tecnologie è in questo senso uno degli obiettivi di 

riferimento di chi ha il compito di gestire e vigilare sull’ambiente. 

Importanti fattori critici sono la mancanza di operatori e di tecnici in numero 

adeguato di preparazione con idonea preparazione, nonché la carenza di 

strumentazione necessaria per affrontare in loco anche problemi facilmente risolvibili 

(ad esempio strumentazione da campo quali ossimetro, pHmetro, coni Imhoff, ecc). 

In molti casi la realizzazione di impianti consortili può rappresentare una adeguata 

soluzione poiché questi impianti permettono di abbattere i costi di gestione. I soli 

interventi di ristrutturazione dei singoli impianti comunali non garantiscono spesso 

un’adeguata efficienza depurativa. 

Infine non è da sottovalutare la possibilità del riuso dei reflui che se opportunamente 

valutato può presentare il vantaggio di recuperare risorsa limitata da destinare ad usi 

non primari come quello potabile, ma indispensabile per l’economia del territorio 

(irriguo,verde pubblico,industriale). 

ART. 33 CAMPI DEI SERVIZI SOCIALI L.R. 45/89, 


1. SISTEMA INFORMATIVO PER I SERVIZI SOCIALI 

NOME CAMPO Sistema informativo per i servizi sociali 

AMBITO (I) SUB PROVINCIALE Tutta la provincia 

COMPETENZE PROVINCIALI Assessorato Provinciale Servizi Sociali 





Il campo si riferisce all’intero ambito provinciale, coinvolge tutti i soggetti operanti nel 

settore dei servizi alla persona, sia istituzionalmente preposti, sia volontari o privati, e 

affronta la carenza di informazione e di integrazione tra i differenti servizi. 

Per la definizione di ipotesi di organizzazione dei servizi sociali anche e soprattutto in 

una prospettiva integrata appare necessario: 

- costruire una mappa precisa dell’attuale consistenza dei servizi sul territorio e 

quantificare l’offerta e la domanda rapportata alla reale entità dei problemi; 

- valutare l’entità complessiva delle risorse a disposizione, individuare i canali di 

finanziamento per un migliore utilizzo delle stesse, predisporre un’analisi 

costi-benefici; 

- costruire un sistema informativo e di monitoraggio per gli enti locali che 

spesso non dispongono delle informazioni necessarie in possesso dei solo 

soggetti gestori. 

SUPERFICIE: provinciale 

POPOLAZIONE: provinciale 

COMUNI INTERESSATI: tutti 

ALTRI ENTI INTERESSATI: Provincia, Regione, ASL, Servizi sanitari e 

parasanitari privati, associazioni di volontariato e cooperative sociali 

CAMPI CORRELATI 

- Geografia della popolazione, delle economie e delle attività 

- Geografia dell’organizzazione dello spazio 

- Geografia delle reti infrastrutturali di comunicazione e telecomunicazione 



settori chiave del piano. 

Problematiche: spopolamento, desocializzazione, accessibilità, 

disoccupazione, carenza informativa in relazione ai servizi sociali 

In un quadro di riforma dello stato sociale nelle due direttrici workfare e welfare dei 

servizi, molti degli attuali principi della progettazione e gestione dei servizi necessitano 

di un’attenta revisione, in particolare appare utile la costruzione di una griglia delle 

interconnessioni e dei diversi nodi che mettono in relazione il settore dei servizi alla 

persona con i settori economico-produttivi e i settori della gestione delle risorse 

umane (formazione, inserimento lavorativo, nuove opportunità lavorative, ecc.). 

A titolo di esempio si citano i piani di sviluppo turistico di alcune aree provinciali, 

oggetto anche di interventi di programmazione negoziata per i quali sembra necessario 

individuare: 

- i destinatari potenziali; 

- le loro esigenze e aspettative in termini di strutture servizi e sistemi 

organizzati; 

- le figure professionali necessarie non solo nell’ambito strettamente turistico; 

- le nuove opportunità e visuali aperte dalla Rete e dal sistema delle 

comunicazioni in generale. 

Un altro ordine di problemi riguarda il livello qualitativo dei servizi da progettare e 

realizzare. 





Una prima indispensabile ipotesi di accordo di campo, per certi versi preliminare alle 

altre, può essere quella relativa alla costruzione del sistema informativo per i servizi 

sociali: 

1. l’Amministrazione Provinciale di Cagliari (Assessorato Pianificazione e Servizi 

sociali) s’impegna a mettere a disposizione competenze, strumenti e personale, a 

realizzare e a gestire il sistema informativo-gestionale, nonché di monitoraggio 

continuo, per i servizi sociali; 

2. tutti gli enti e i soggetti, sia pubblici che privati, competenti e operanti nel settore, 

che sottoscrivono l’accordo di campo, s’impegnano a fornire all’Amministrazione 

provinciale l’informazione in proprio possesso per la costruzione della base di 

conoscenza e relativa implementazione del sistema informativo; 

3. l’Amministrazione Provinciale di Cagliari s’impegna, una volta realizzato e reso 

operativo il sistema informativo, di supporto decisionale e di monitoraggio continuo, a 

rendere disponibile il sistema agli stessi enti e soggetti partecipanti all’accordo 

2. Campo dei servizi sociali: area del relativo benessere 

NOME CAMPO: : Campo dei servizi sociali: area del relativo benessere 

AMBITO (I) SUB PROVINCIALE: Area di Cagliari 





L’area vasta di Cagliari, ancora legata nella distribuzione dei servizi ad un modello di 

tipo gerarchico, si caratterizza per una dotazione infrastrutturale del territorio 

superiore rispetto al resto del territorio provinciale, soprattutto nel settore sociale 

relativamente ad alcune tipologie di servizi: servizi sanitari e scolastici. 

Nonostante questa situazione di apparente benessere, dovuta alla presenza di tutti i 

servizi (primari, superiori, alla persona, santitari), compresi quelli rari (università, 

ospedali, ecc.) nel capoluogo regionale, le interviste ai sindaci evidenziano alcuni campi 

problematici generali quali inadeguatezza del sistema viario e di trasporto pubblico, 

disoccupazione, mancanza di intraprendenza e mentalità imprenditoriale, 

infrastrutturazione, degrado e inquinamento ambientale. 

Soprattutto la carenza o l’inadeguatezza è evidente per i servizi alla persona rivolti ai 

giovani, ai minori, alle fasce sociali più deboli, fatto che segnala, nei centri satelliti del 

capoluogo, un disagio sociale, testimoniato da rilevanti fenomeni di delinquenza 

giovanile, di tossicodipendenza, di dispersione scolastica, dalla perdita dei rapporti di 

vicinato, della solidarietà che in altri contesti suppliscono alla carenza dei servizi. 

In questo senso è interessante notare come l’area in questione sia caratterizzata dalla 

maggiore concentrazione di associazioni ufficiali di volontariato attive sia nel sociale, 

che nel settore della protezione civile, della riqualificazione ambientale e dei diritti 

civili. 

Requisiti di individuazione del campo sono: 

- le analisi fattoriali che trattano qualitativamente la distribuzione dei servizi agli 

anziani, ai minori (0-14 anni) rispetto all’indice di senilità della popolazione, 

alla distribuzione dei servizi primari e alla diffusione delle associazioni di 

volontariato; 


- la distribuzione qualitativa dei servizi primari, secondari, alla persona e 

sanitari; 

- i campi problematici individuati mediante le interviste ai testimoni privilegiati. 

COMUNI INTERESSATI Cagliari, Quartu, Quartucciu, Selargius, Monserrato, 

Capoterra, Elmas, Assemini, Decimomannu, Uta, Maracalagonis, Sestu, Settimo S. 

Pietro, Villasimius 

ALTRI ENTI INTERESSATI Provincia, Regione, ASL, Servizi sanitari e 









I problemi che caratterizzano il campo sono legati a processi di desocializzazione, 

disoccupazione, sovraffollamento. Trasversale a tutta la provincia è invece la difficoltà 

di accesso ad alcuni servizi, soprattutto quelli rari concentrati nel capoluogo, sia in 

termini di congestione di alcuni tratti principali in ingresso e in uscita, sia di 

inadeguatezza del sistema di trasporto pubblico. 

All’interno del campo esiste un gruppo di comuni che presentano, rispetto alla 

distribuzione dei servizi primari, secondari e alla persona, situazioni più o meno 

critiche in rapporto alla struttura demografica della popolazione e alla propensione alla 

solidarietà sotto forma di volontariato. 

Uta, Assemini, Sestu, Selargius, Settimo San Pietro, Maracalagonis mostrano, 

qualitativamente, un’offerta di servizi ai minori e di assistenza alle famiglie che non 

riesce ad adeguarsi ad una domanda via via crescente (l’indice che rappresenta la 

popolazione compresa tra 0 e 14 anni rispetto alla popolazione totale, è alto o medio 

alto), cui in parte si sopperisce attraverso il volontariato sociale. 

Il livello minimo dei servizi in generale potrà essere quantificato in sede di processo di 

campo tra i comuni coinvolti e tutti gli enti e i soggetti, sia pubblici sia privati, 

competenti e operanti nel settore. 




A partire da una valutazione precisa dell’entità complessiva delle risorse a disposizione, 

da tradurre in forme alternative di organizzazione e gestione dei servizi secondo una 

strategia di sviluppo che vede il settore dei servizi sociale non più come componente 

passiva in grado solo di assorbire risorse ma soprattutto come economia, come 

occasione di occupazione, crescita e innovazione (welfare to work), e sulla base dei 

problemi descrittori del campo, nella prospettiva di uno scenario che vede, almeno nel 

breve periodo, un incremento della popolazione residente nell’area, si propone un 

incremento dei livelli minimi di servizi rivolti ai minori e quindi alle famiglie e un 

miglioramento dell’offerta di trasporto pubblico per ampliare il bacino di utenza di 

alcuni servizi, in particolare quelli rari, a beneficio del restante territorio provinciale. 


3. Campo dei servizi sociali: aree di potenziale vitalità 

NOME CAMPO: Campo dei servizi sociali: aree di potenziale vitalità 

AMBITO (I) SUB PROVINCIALE: Sistema delle aree minerarie Nord-occidentali 

COMPETENZE PROVINCIALI: Assessorato Provinciale Servizi Sociali 




Il campo rappresentato dal sistema delle aree minerarie del Guspinese, Arburese ed 

Iglesiente, seppur dotato di un livello di servizi primari, secondari, sanitari e alla 

persona che non si discosta significativamente dal resto della dotazione provinciale, 

mostra però in qualche modo, soprattutto attraverso un’analisi della progettualità in 

atto anche nel terzo settore e della diffusione delle forme di volontariato sociale, una 

sorta di vitalità che, associata ad alcuni problemi strettamente ambientali e culturali, 

diventa elemento di distinzione rispetto ad altri contesti del territorio provinciale. 

In questo territorio si evidenziano inoltre alcune situazioni di maggior benessere 

proprie dell’ambito territoriale coincidente con i territori più specificamente 

pianeggianti del Medio Campidano (Serrenti, Serramanna, Sanluri, San Gavino, 

Sardara, Villacidro) e dei centri di Carbonia ed Iglesias che rappresentano i due 

principali centri di riferimento (insieme a San Gavino) per i servizi sanitari. 

Questi indizi di vitalità di cui si è parlato sembrano da imputarsi alla singolarità del 

sistema economico legato all’attività mineraria che in qualche modo ha favorito il 

costituirsi e il diffondersi, grazie anche alla “contaminazione culturale” tra realtà molto 

diverse tra loro, di una cultura della socialità e della solidarietà. 

Inoltre, in campo sanitario si osserva un maggiore impegno della Asl di Carbonia per 

la riorganizzazione dei servizi soprattutto in collaborazione con i comuni: i programmi 

attivati si rivolgono principalmente ai tossicodipendenti e ai giovani o minori a rischio, 

palesando così due rilevanti campi di problemi che si aggiungono all’inquinamento 

derivante dalla passata attività estrattiva. 


- le analisi fattoriali che trattano qualitativamente la distribuzione dei servizi agli 

anziani, ai minori (0-14 anni) rispetto all’indice di senilità della popolazione, 

alla distribuzione dei servizi primari e alla diffusione delle associazioni di 

volontariato; 

- la distribuzione qualitativa dei servizi primari, secondari, alla persona e 

sanitari; 

- i campi problematici individuati mediante le interviste ai testimoni privilegiati 

COMUNI INTERESSATI Arbus, Guspini, Pabillonis, Sardara, San Gavino, 

Sanluri, Gonnosfanadiga, Villacidro, Domusnovas, Fluminimaggiore, Buggerru, 

Iglesias, Musei, Villamassargia, Carbonia 











L’attività mineraria ha segnato profondamente il territorio sotto il profilo 

paesaggistico-ambientale, insediativo, socio-economico e culturale. 

La crisi del settore, i cui primi segnali risalgono all’inizio degli anni settanta, ha portato 

alla completa dismissione delle strutture e all’interruzione dell’attività estrattiva, con 

gravi conseguenze non solo sull’economia della zona, ma anche sull’intera struttura 

sociale (spopolamento, emigrazione, disoccupazione, disagio sociale). 

L’eredità dell’attività mineraria si presenta oggi sotto un duplice aspetto: da un lato, i 

paesaggi minerari con le strutture dismesse, che offrono interessanti potenzialità di 

trasformazione/conservazione in una prospettiva di sviluppo turistico dell’area; 

dall’altro l’inquinamento da metalli pesanti dei suoli e delle acque, che interessa un 

territorio dall’elevata valenza paesaggistica e ambientale e compromette l’intero 

equilibrio ecosistemico. 

La ricerca di una possibile e sostenibile riconversione del patrimonio ambientale e 

industriale verso un’economia turistica rivela un’inadeguatezza dei servizi minimi 

(anche primari) sulla base dei quali innestare programmi di valorizzazione e fruizione 

orientati al turismo. 




Le potenzialità legate al patrimonio ambientale e alle aree minerarie dismesse dei 

contesti territoriali di cui si compone il campo, rappresentano, oggi, la risorsa sulla 

quale convergono le aspettative delle società d’ambito. Le possibilità di trasformazione 

o conservazione sono oggetto di un ampio dibattito relativamente al futuro delle aree, 

sia in termini di conflitti sia di consensi. Le aspettative, soprattutto da parte degli 

amministratori dei territori costieri, sono prevalentemente orientate verso uno 

sviluppo turistico intensivo e legate alla possibilità di garantire occupazione alle scoietà 

locali, depauperate dalla dismissione del settore minerario. 

Questo implica una cura particolare nei confronti del territorio anche attraverso forme 

di presidio volontarie laddove non siano adeguatamente assicurate dalle istituzioni 

preposte, come di fatto sta accadendo, ma soprattutto il perseguimento di un 

incremento della consistenza e della qualità dei servizi alla persona, che rappresentano 

un punto di forza. 

Non è pensabile infatti avviare iniziative di tipo turistico lasciando scoperti i servizi 

minimi necessari ai turisti che anche se in vacanza possono dover ricorrere ad alcuni 

servizi primari e alla persona che quindi dovrebbero essere calibrati, nelle aree con 

effettive potenzialità di sviluppo turistico, in funzione di questo bacino d’utenza 

aggiuntivo. 

Tra questi servizi non rientrano esclusivamente i servizi sociali ma anche altre tipologie 

quali reti tecnologiche (acqua, gas, energia, telecomunicazioni, ecc.), servizio di 

smaltimento dei rifiuti, strutture ricettive, ecc. 

Inoltre, emerge una domanda di formazione specifica che garantisca requisiti di qualità 

e professionalità soprattutto in termini di un’integrazione tra altri settori quali agropastorizia, 

commercio, servizi ecc. per favorire il costituirsi di un’economia strutturale. 

4. IL CAMPO DELLE AREE GRAVITAZIONALI DI EQUILIBRIO INSTABILE 

NOME CAMPO: Il campo delle aree gravitazionali di equilibrio instabile 


AMBITO (2) SUB PROVINCIALE: Sarrabus montano, Parteolla, Bassa 

Trexenta, Campidano Centrale, Valle del Cixerri, 

Fascia costiera del Sulcis Iglesiente 






1) le analisi fattoriali che trattano qualitativamente la distribuzione dei servizi agli 

anziani, ai minori (0-14 anni) rispetto all’indice di senilità della popolazione, alla 

distribuzione dei servizi primari e alla diffusione delle associazioni di volontariato; 

2) la distribuzione qualitativa dei servizi primari, secondari, alla persona e sanitari; 

3) i campi problematici individuati mediante le interviste ai testimoni privilegiati. 

Il territorio in esame si trova in una posizione intermedia rispetto agli altri campi 

individuati per la sub-geografia dei servizi sociali. 

I comuni appartenenti al campo non mostrano, se non in alcuni casi specifici, o in 

relazione a campi problematici legati ad altri settori (carenza di acqua, inadeguatezza 

del trasporto pubblico, disoccupazione, ecc.), situazioni di crisi o di evidente 

benessere. 

Si tratta bensì di un territorio per certi versi caratterizzato da una sorta di inerzia, da 

un equilibrio instabile generato dalla facilità di accesso ai servizi ubicati nei centri stessi 

o nei centri maggiori (Cagliari, Carbonia, Iglesias) che sopperiscono ad eventuali 

carenze e forse in parte da una minore pervasità della dimensione ambientale verso la 

quale indirizzare risorse e progettualità comune. 

Infatti, esulano da questo contesto il sistema costiero del basso Sulcis e il sistema dei 

Sette Fratelli-Monte Genis. In particolare per quest’ultimo la significativa 

identificazione del Sarrabus-Gerrei con il compendio montano, nonché area parco, dei 

Sette Fratelli-Monte Genis, mostra come, a partire da una risorsa ambientale, si 

rivelino deboli ma rilevanti indizi di processi sociali tendenti alla costruzione di una 

civitas differente da quella tradizionalmente urbana. 

COMUNI INTERESSATI Carloforte, Gonnesa, Portoscuso, Sant’Antioco, San 

Giovanni Suergiu, Giba, Sant’Anna Arresi, Teulada, Domus de Maria, Pula, Tratalias, 

Perdaxius, Narcao, Siliqua, Villaspeciosa, Decimoputzu, Vallermosa, Villasor, San 

Sperate, Monastir Nuraminis, Serramanna, Samassi, Serrenti, Furtei, Guasila, Samatzai, 

Ussana, Donori, Dolianova, Sinnai, Burcei, Villasalto 











I problemi del campo non sono, se non caso per caso definiti attraverso analisi 

quantitative sul rapporto tra domanda e offerta o sulla qualità ed efficienze della 

erogazione dei servizi, direttamente legati, come per gli altri campi, alla distribuzione 

dei servizi sul territorio, quanto piuttosto alla condizione di equilibrio instabile che 

può determinare in breve tempo situazioni di squilibrio. 




Così come per gli altri campi individuati, ma in modo particolare in questo caso, il 

monitoraggio continuo sul livello di dotazione dei servizi, sul rapporto tra domanda e 

offerta, sui trend demografici, può favorire una corretta gestione del settore 

5. IL CAMPO DELLE AREE DI CRISI 

NOME CAMPO: Il campo delle aree di crisi 

AMBITO (2) SUB PROVINCIALE; Sarrabus costiero-Gerrei-Alta Trexenta 





La condizione di isolamento rappresenta uno dei campi problematici più rilevanti 

dell’area in esame, condizione legata sia alla ridotta accessibilità ai luoghi in termini 

infrastrutturali (reti viarie e trasporti pubblici) che socio-culturali: ciò è soprattutto 

evidente nel Sarrabus-Gerrei anche se non direttamente esplicitato come nel caso della 

Trexenta da parte dei testimoni privilegiati nella fase di acquisizione del sapere 

contestuale. 

Accessibilità e socialità sono temi rilevanti per l’organizzazione dei servizi sociali e dei 

servizi alla persona più in generale. 

La stessa organizzazione infatti può acuire il senso di isolamento e di perdita della 

socialità quando non risulta in grado di soddisfare le esigenze delle popolazioni non 

solo in termini quantitativi ma anche qualitativi e di equilibrata distribuzione nel 

territorio, soprattutto se associata ad un’offerta di trasporto pubblico inadeguata: in 

Trexenta, ad esempio, i collegamenti sono solo verso Cagliari e Senorbì e per spostarsi 

da un comune all’altro è necessario effettuare più tratte. Mandas, sede di un 

poliambulatorio non è direttamente collegato con gli altro centri e così Sanluri in cui 

sono localizzati numerosi servizi (Enel, Pretura, Asl, ecc.). 

A questi campi di problemi si ricollega la crisi legata alla dimensione sociale in senso 

più ampio: disoccupazione, spopolamento, mancanza di mentalità imprenditoriale e 

formazione. 

Dalla prima fase di acquisizione delle informazioni relative alla dotazione di servizi 

(primari, secondari, superiori, alla persona, di formazione professionale) nel territorio 

in esame, allo stato attuale, emerge, in relazione alla consistenza demografica e alla 

distribuzione della popolazione per fasce d’età, un elevato tasso di senilità e di 

anzianità cui si associa, parallelamente, un trend negativo (vedere in proposito la 

geografia della popolazione). 


Sono particolarmente evidenti in tale contesto territoriale alcuni processi di crisi che 

possono essere ricondotti ai fenomeni di deflusso e spopolamento che rappresentano 

processi attivati dalla capacità di attrazione esercitata dai centri ormai consolidati – 

storicamente ed economicamente – legata anche alla loro immagine di luoghi delle 

opportunità, delle occasioni, e quindi dotati di una dimensione urbana, che si 

contrappongono, non sempre positivamente, a quei contesti territoriali in cui si attua il 

processo descritto precedentemente. 

Decisamente critica appare la distribuzione di servizi secondari e alla persona più in 

generale; soprattutto il campo della formazione professionale, così come evidenziano 

le interviste ai sindaci, necessita di una maggiore aderenza alla domanda e alle 

potenzialità del territorio. Tutto questo infatti appare strettamente correlato alla crisi 

generale dell’attività agricola, che richiama l’esigenza di un’innovazione in termini 

colturali, organizzativi, trasformativi e commerciali, evidentemente associati ad alcuni 

processi ambientali ed economici rilevanti: trasformazione e conservazione della 

risorsa ambientale, salinizzazione delle falde, instabilità ed erosione dei versanti, 

sviluppo turistico. 

Il campo sulla base dei requisiti di individuazione: 

1) le analisi fattoriali che trattano qualitativamente la distribuzione dei servizi agli 

anziani, ai minori (0-14 anni) rispetto all’indice di senilità della popolazione, alla 

distribuzione dei servizi primari e alla diffusione delle associazioni di volontariato; 

2) la distribuzione qualitativa dei servizi primari, secondari, alla persona e sanitari; 

3) i campi problematici individuati mediante le interviste ai testimoni privilegiati; 

mostra segnali di crisi soprattutto in relazione al settore dei servizi secondari, sanitari, 

alla persona, alla propensione al volontariato. La carenza è evidente, in particolare, se 

si osserva la distribuzione dei servizi agli anziani e ai minori rispetto all’indice di 

senilità e all’indice rappresentativo della percentuale di popolazione con età compresa 

tra 0 e 14 anni in rapporto alla popolazione totale. 

COMUNI INTERESSATI Pimentel, Barrali, Ortacesus, Guamaggiore, Selegas, 

Mandas, Gesico, Suelli, Senorbì, Siurgus Donigala, San Basilio, Sant’Andrea Frius, 

Serdiana, Soleminis, San Niccolò Gerrei, Silius, Goni, Ballao, Armungia, Villaputzu, 

San Vito, Muravera, Castiadas. 










In campo strettamente sanitario si osserva la latitanza di un interlocutore 

fondamentale per la riorganizzazione dei servizi, la Asl di Sanluri, che secondo gli 

orientamenti del Piano Sanitario nazionale dovrebbe incentivare la politica di 

prevenzione e di territorializzazione dei diversi servizi con un incremento di quelli a 

maggior impatto sociale quali l’assistenza domiciliare integrata, la rete di 

poliambulatori, l’assistenza ai terminali, ecc. 

Nel territorio oggetto di studio, ad esempio, l’ospedale di competenza è solo quello di 

Muravera, gli unici consultori familiari sono ubicati a Senorbì, a Sinnai e a Villasimius, 


non è presente alcun centro di assistenza per i tossicodipendenti. Inoltre da parte dei 

comuni viene fortemente sollecitata l’attivazione dell’assistenza domiciliare integrata e 

l’adeguamento del servizio di pediatria di base (soprattutto Siurgus Donigala e 

Sant’Andrea Frius). 

In particolare, dall’analisi fattoriale, che utilizza indicatori relativi, per ogni comune, 

all’indice di età giovane, alla distribuzione, per tipologia, dei servizi per i minori, alla 

diffusione delle associazioni sociali di volontariato e alla dislocazione dei servizi 

primari, emerge l’inadeguatezza del servizio per i seguenti comuni: Castiadas, 

Muravera Villaputzu, Silius, San Basilio, Sant’Andrea Frius, Serdiana, Soleminis; 

Barrali, Pimentel, Ortacesus, Guamaggiore, Selegas, Suelli, Gesico; Selegas. 

Analogamente rispetto ai servizi per gli anziani e all’indice di senilità: 

Mandas, Gesico, Guamaggiore, Selegas, Siurgus Donigala, San Basilio, Sant’Andrea 

Frius, Goni, San Nicolò Gerrei, Ballao, Armungia e San Vito. 

All’interno del campo, si distinguono come singolarità Suelli e Senorbì per un livello 

complessivo di servizi qualitativamente migliore in rapporto alla struttura della 

popolazione. 




Dai problemi del campo si evince come, in relazione alla definizione dei livelli minimi 

dei servizi, sulla base delle previsioni di popolazione, nel breve periodo, una 

particolare attenzione debba essere dedicata a quelle tipologie del settore che si 

rivolgono agli anziani. 

I processi di invecchiamento della popolazione che interessano buona parte del 

campo, possono essere considerati campi problematici nel momento in cui li si 

connoti in modo aprioristico come negatività, ma ribaltandone la prospettiva di 

osservazione, questa connotazione può essere concepita come risorsa in termini 

esemplificativi, una struttura demografica caratterizzata da forte presenza di senilità 

non costituisce secondo questa logica un valore qualitativamente negativo, agendo in 

senso sistemico questo può essere oggetto dell’offerta da parte di una o più aree 

(contigue e non) di dotazione di servizi qualitativamente adeguati alla specificità ed alle 

necessità espresse. E’ possibile che nelle condizioni al contorno o nelle qualità 

intrinseche del sistema – chiuso e aperto – vi siano le ragioni che favoriscono il 

passaggio da situazioni diffuse, di omogeneo disagio, verso dimensioni di maggior 

equilibrio e maturità nel processo di gestione delle risorsa. 

Inoltre, in una prospettiva di sviluppo turistico, che altre indagini rivelano per alcuni 

contesti territoriali facenti parte del campo, legata soprattutto alla risorsa ambientale e 

culturale, oltre alla necessità di operare in un’ottica di durabilità della risorsa, che 

implica una cura particolare nei confronti del territorio anche attraverso forme di 

presidio volontarie laddove non siano adeguatamente assicurate dalle istituzioni 

preposte, come di fatto sta accadendo, la presenza e la qualità dei servizi alla persona 

rappresentano un punto di forza.Infatti anche iniziative minime di tipo turistico, 

richiedono una dotazione di servizi primari e alla persona da calibrare in funzione di 

un bacino d’utenza aggiuntivo rappresentato dai flussi turistici. 

Tutto ciò appare ancora più rilevante se l’offerta turistica si rivolge ai soggetti anziani, 

in tal caso si rende indispensabile un’integrazione tra i servizi sanitari o parasanitari e le 

attività strettamente turistiche. 

Questo comporta anche un’attività di formazione che garantisca requisiti di qualità e 

professionalità soprattutto in termini di un’integrazione tra altri settori quali agropastorizia, 

commercio, servizi ecc. per favorire il costituirsi di un’economia strutturale. 


Inoltre la crisi nel settore agro-pastorale, economia tradizionale dei territori compresi 

nel campo, rivela come alcune pratiche non siano più sostenibili sotto il profilo 

ambientale perché strettamente legate a processi di erosione, di instabilità dei versanti, 

di intrusione salina delle falde per eccessivo emungimento delle stesse derivanti da un 

utilizzo irrazionale della risorsa idrica – che richiama quindi il più ampio campo 

problematico dell’acqua – e necessitano di una riconversione che in alcuni casi, come 

nell’area pianeggiante di Muravera, interessata dall’ingressione marina nelle falde 

superficiali e sotterranee, coltivata ad agrumi incompatibili con terreni ad elevata 

salinità – può apparire estremamente radicale qualora implichi un’evoluzione verso 

colture differenti da quelle tradizionali. 

L’area dei servizi alla persona in questo caso si colloca in una prospettiva di sviluppo 

più ampia che coinvolge il settore della formazione professionale e dei servizi alle 

imprese. 

6. IL CAMPO DEI CANILI 

NOME CAMPO Igiene Pubblica – Randagismo – Tutela degli animali domestici 

AMBITO (I) SUB PROVINCIALE Tutta la provincia 





La necessità di ridurre il fenomeno del randagismo ha trovato ragione nella legislativa 

di riferimento, la legge 281/91, nella quale lo Stato tramite le Regioni deve provvedere 

al controllo delle nascite della popolazione felina e canina e al divieto di sopprimere 

cani randagi se non “gravemente malati, incurabili e di comprovata pericolosità”. Il 

Decreto del Presidente della Giunta del 14 marzo 1999 n. 1 tutela questi animali 

individuando criteri per l’anagrafe dei cani, criteri per il risanamento e la gestione 

sanitaria dei canili municipali, per la costruzione di quelli rifugio, inoltre individua la 

necessità di prevedere programmi di educazione sanitaria e impone un corretto 

rapporto nel rispetto della vita animale per la difesa del suo habitat. 

POPOLAZIONE 

provinciale 


tutti 

ALTRI ENTI INTERESSATI Provincia, Regione, ASL, Servizi di Igiene 

pubblica, associazioni di volontariato, privati 


- Geografia dei servizi alla persona 


Problemi di bilancio popolazione-risorse; 


Il canile deve essere inteso, come momento di transito, pertanto per il benessere del 

cane è pensato, non solo come costruzione funzionale, ma anche gradevole per gli 

ospitati e per i visitatori, affinché questi ultimi siano stimolati ad adottarli. In questo 


senso, in Europa, ma di recente anche in Italia, esistono numerose realtà indirizzate 

alla realizzazione di una sorta di “villaggio per cani”, piacevole ed interessante, uno 

spazio amico per gli animali e le persone. 

Poiché il problema del randagismo è particolarmente sentito a causa dei notevoli disagi 

che da esso possono derivare, emerge la necessità di predisporre nel territorio strutture 

idonee quali i canili sanitari. I canili di Cagliari e di Quartu Sant’Elena, grazie alla 

fattiva collaborazione con associazioni di volontariato, stanno raggiungendo un 

importante obiettivo legato ad una corretta gestione del canile. Il personale è garantito 

dal comune, mentre la gestione è affidata ad associazioni di volontariato tramite 

utilizzo di fondi regionali (costo di 0,83 € per cane a giornata). Unico grave problema è 

senz’altro dovuto all’elevato numero di ospiti che raggiungono proporzioni tali da non 

permettere l’applicazione delle norme legate alla qualità della vita dell’animale. 

Altri comuni dell’interland di Cagliari quali quelli di Assemini, Carbonia, Capoterra, 

Elmas, Samassi, San Gavino, Sarroch e altri quali Monastir, Maracalagonis, 

Monserrato, Quartucciu, Selargius, Sestu, Sinnai, Dolianova, Ussana, Settimo S. Pietro 

hanno stipulato convenzioni con canili privati. Il costo è notevolmente superiore, 

raggiungendo tariffe di circa 2,37 € più Iva per cane a giornata. Questa situazione fa 

riferimento ai dati del 2000. 

La recente costruzione del canile di Ortacesus (posti disponibili attualmente 150, ma 

con una potenzialità di 300), che recentemente ha anche ottenuto il parere favorevole 

dell’Istituto Superiore di Sanità, ha permesso in alcune aree di poter usufruire di 

questo servizio. 

Per quanto concerne il gattile, benché il problema non sia così esteso e preoccupante 

come il precedente, questo può trovare inserimento in un’area all’interno del canile 

stesso. In tal senso, l’Assessorato ai Servizi Sociali del Comune di Cagliari ha già 

programmato la realizzazione del gattile con la gestione affidata ad associazioni di 

volontariato con la quale verrà stipulata apposita convenzione. 




La possibilità di attivare forme di collaborazione con associazioni di volontariato è da 

intendersi prevalentemente nell’ottica della sensibilizzazione verso i problemi 

dell’abbandono, del maltrattamento e della possibilità di adozione degli animali 

domestici, anche attraverso apposite campagne che coinvolgano il cittadino. Per 

quanto concerne la gestione questa può essere affidata non tanto alle associazioni di 

volontariato, ma soprattutto al personale dipendente dello stesso Ente Locale (ad 

esempio il Comune), con migliore continuità nel controllo della gestione. Grazie alla 

possibilità di consorzialità dei comuni, il territorio può essere suddiviso in 9 bacini in 

modo da poter coprire l’intero territorio provinciale. I Comuni individuati per 

realizzare i canili sanitari sono i seguenti: Cagliari, Muravera, Ortacesus, Pula e Quartu 

Sant’Elena. 

Interessante è la possibilità di lasciare una quota del 10% per i cani in transito. Questa 

iniziativa è rivolta quindi anche ai turisti che possomo lasciare il cane e riprenderselo a 

seconda delle esigenze. 

ART. 34 CAMPI DELLA AGRICOLTURA E LA ZOOTECNIA L.R. 45/89, 


1. IL CAMPO DEI VIGNETI 

NOME CAMPO Campo problematico dei vigneti 


SUPERFICIE Circa 10000 ettari 

POPOLAZIONE viticoltori interessati 

COMUNI INTERESSATI Ussana, Pimentel, Senorbì, Donori, Serdiana, Monastir, 

Barrali, Decimomannu, Villaputzu, Sant’Andrea Frius, Burcei, Villaspeciosa, San Vito, 

Muravera, Mandas, Selargius, Gesico, Donori, Armungia 

ALTRI ENTI INTERESSATI ERSAT, Ispettorato Agrario, Consorzio 

Interprovinciale per la Frutticoltura, AGEA 




Risorsa 

La vite da vino contava, nell’ultimo censimento ISTAT dell’agricoltura (1990), 17.621 

ettari, mentre la vite da tavola solamente 551 ettari. Alla data del 1994 sono stati 

estirpati circa 14.000 ettari nella provincia. Pertanto il quadro produttivo ha modificato 

profondamente i contorni ambientali dell’area impegnata nella coltivazione della vite. 

Con il nuovo censimento dei vigneti ad opera dell’AGEA, sono stati accatastati circa 

10.000 ettari di vigneti, con un totale di proprietari pari a 12.000. Questo dato rivela la 

frammentazione e la polverizzazione dei vigneti, che non consente, ad eccezione di 

diversi esempi di proprietari viticoli, di realizzare economie di mercato. Rimangono 

comunque aree di produzione importanti, individuabili attraverso un indice di 

specializzazione. Quest’ultimo ha evidenziato i vigneti significativi, delineando le subzone 

: 

- Marmilla, Trexenta, Parteolla: tra i vitigni bianchi, il Nuragus è il più coltivato, 

in quanto unisce ad abbondanza e costanza nella produzione soddisfacenti 

livelli qualitativi purché sia coltivato in forme a modesta espansione. Tra le 

cultivar a bacca bianca esiste il Vermentino, seguito da Semidano, Malvasia, 

Nasco, Moscato e Trebbiano Toscano. Tra i vitigni rossi domina il Monica, 

seguito da Pascale di Cagliari, Sangiovese, Barbera sardo, Bovale, Cannonau e 

Girò. La produzione di vini DOC è piuttosto articolata: Nuragus, Monica, 

Moscato, Malvasia, Girò e Nasco di Cagliari, Monica e Vermentino di 

Sardegna. Inoltre tali zone hanno il riconoscimento IGT, con decreto del 

1995. 

- Basso Sulcis: il vitigno maggiormente coltivato è il Carignano del Sulcis, da cui 

ottiene l’omonimo vino DOC. Altri vitigni sono il Monica, il Pascale, il 

Bovale, il Cannonau tra i rossi, mentre il Nuragus e il Vermentino prevalgono 

tra i bianchi. Inoltre anche questa zona è identificata come area IGT. 

- Litorale cagliaritano: produzioni di buon livello qualitativo, in particolare nei 

vini da dessert quali Nasco, Malvasia, Moscato, Monica-Terralbese, ma 

identificato nei comuni di Arbus, Gonnosfanadiga, Guspini ove si produce un 

vino DOC, il Campidano di Terralba. Si ricorda anche il Pascale di Cagliari e il 

Greco Nero. 

La trasformazione enologica è attuata in misura sempre minore da strutture 

cooperative, e in quote crescenti da aziende private di tipo industriale e artigianale; 

difficilmente quantificabile risulta la trasformazione attuata nelle cantine familiari di 

molte aziende viticole. Il ridimensionamento del comparto ha determinato la 

scomparsa di molte cantine sociali, quali ad esempio Serramanna, o il contrarsi 

dell’attività di lavorazione, come è avvenuto per le cantine sociali di Castiadas, il cui 

utilizzo si aggira intorno al 12%, Calasetta al 25%, Dolianova al 27%, Monserrato al 

14%, S.Antioco all’8%, Santadi al 28%, Senorbì al 9% e Villacidro al 6%, per un totale 

di 145.635 ettolitri. L’industria enologica privata si è rafforzata per l’evoluzione di tipo 

qualitativo della sua produzione. Le principali imprese industriali della provincia sono 

la Meloni vini che produce circa 40 mila hl, di cui il 15% proviene dalla trasformazione 


delle proprie uve. Seguono le cantine di Argiolas e Pala di Serdiana. Altri produttori 

utilizzano gli impianti di Villasor del Consorzio Interprovinciale della Frutticoltura, 

che possiede uno dei due impianti esistenti in Sardegna per la produzione di vini 

spumantizzati. La produzione trasformata, per conto di 25 utenti, si aggira intorno alle 

500 mila bottiglie all’anno ed è costituita da un 30% di spumanti (sia DOC che non), 

30% di vini bianchi DOC, 30% di vini rossi DOC, 5% per rosati e vini da dessert. 

Potenzialità 

Pur limitate dalle normative comunitarie che frenano l’espansione dei vigneti, risultano 

elevate in virtù dell’ottimo livello qualitativo raggiunto da alcuni vini sia provenienti da 

enopoli cooperativi (vedi Santadi) che privati; in definitiva l’elevato regime dei prezzi 

deve compensare la riduzione delle quantità commercializzate. 




Nel corso degli anni 80 il comparto è stato ridimensionato, nella sua componente 

produttiva, in seguito all’applicazione del Regolamento comunitario 1422/88 che 

incentivava le estirpazioni dei vigneti quale rimedio alle ricorrenti crisi di 

sovrapproduzione. Ciò nonostante il comparto evidenzia (con alcune importanti 

eccezioni) una forte polverizzazione fondiaria e il prevalere di impianti in avanzata età 

capaci di livelli produttivi assai modesti. Il 74% dei vigneti estirpati in Sardegna si 

trovavano nella Provincia di Cagliari. Solamente alcune aziende, specialmente quelle di 

ampie dimensioni, hanno portato a termine una effettiva integrazione nelle fasi della 

filiera fino alla commercializzazione del vino. Tra queste si annovera la Meloni di 

Selargius e la Argiolas di Serdiana. Inoltre si deve segnalare che la viticoltura sarda ha, 

rispetto alle altre regioni, la più bassa produttività per ettaro di superficie coltivata. Ciò 

è legato alla diffusione di forme di allevamento a modesta espansione (“alberello 

sardo”), alla scarsa razionalità delle cure colturali e alla ridotta diffusione 

dell’irrigazione. La polverizzazione fondiaria, il basso grado di meccanizzazione e le 

tecniche obsolete di coltivazione hanno aumentato i costi di produzione e ridotto la 

competitività del comparto. Tutto ciò è comunque andato a favore di produzioni di 

qualità superiore in presenza di imprenditori capaci. Altro aspetto concomitante 

riguardante la contrazione del settore è legato anche al periodo siccitoso che ha ridotto 

le produzioni e condizionato lo sviluppo vegetativo delle viti. 

STATO DELLA PIANIFICAZIONE Reg. CEE 2078/92, agricoltura biologica 

valevole anche per gli imprenditori nel settore vitivinicolo. 

Programma di Reimpianti e Impianti in deroga al Reg. 822/87/CE (diritto di 

reimpianto e di deroga). 




Ipotesi di soluzione 

Uno dei primi obiettivi da raggiungere è la riduzione dei costi di produzione attraverso 

l’ammodernamento delle strutture dei vigneti, al fine di consentire una maggiore 

meccanizzazione da attuarsi anche con forme di gestione associata, e il rinnovo degli 

impianti attuato con il vincolo della “dimensione minima conveniente” (≥ 2 ha). Di 

grande utilità può essere la definizione di strategie commerciali, tra le aziende private e 

gli enopoli cooperativi, per il più razionale impiego di DOC e IGT, nonché la 

sollecitazione di un “Agenzia del Vino Sardo” (pubblico privata) per la promozione 


delle produzioni enoiche regionali. Ma soprattutto attraverso la riconversione varietale, 

si può auspicare un aumento della produzione dei vini D.O.C.G., D.O.C. e I.G.T., 

ottenendo un prodotto di qualità nel rispetto dell’ambiente. 

Nella ristrutturazione in senso quanti-qualitativo della filiera, saranno soprattutto le 

strutture cooperative a dover compiere un ulteriore sforzo di coordinamento della fase 

produttiva; è stato, infatti, evidenziato dalle passate esperienze che il controllo della 

qualità della materia prima conferita è indispensabile sia per evitare la fuga dei soci più 

attenti alle problematiche di mercato che per realizzare politiche di prodotto e di 

marca efficaci. 

Infine, la filiera vitivinicola potrà avvantaggiarsi dall’adesione ai regolamenti 

comunitari per le produzioni “integrate” e “biologiche”, da un lato innalzando il 

reddito aziendale col contributo per il “mancato-reddito”, dall’altro andando incontro 

a una crescente esigenza dei consumatori. 

Merita ricordare ancora che, sulla base delle direttive comunitarie riguardanti 




reimpianto, attraverso l’estirpazione e, o possono cedere le quote alla Regione o ad 

altri produttori, in alternativa è consentito reimpiantare vitigni di qualità, così come 

richiesto dal mercato, favorendo quel processo di espansione in un mercato sempre 

più esigente ma fiorente, riguardo la qualità. 

2. IL CAMPO DELL’OLIVO 

NOME CAMPO Campo problematico dell’ olivo 

AMBITO SUBPROVINCIALE Trexenta 

SUPERFICIE Circa 8608.5 ettari di cui circa 512 ettari irrigui, 8096.5 non irrigui 

POPOLAZIONE quella dei comuni coinvolti nelle aree di produzione 

COMUNI INTERESSATI Dolianova, Serdiana, Donori 


Frutticoltura 


- Campo problematico dell’irrigazione; 

- Campo della depurazione 


Ersat, Consorzio Interprovinciale per la 



Risorsa 

La produzione olivo–olearia della Sardegna si aggirava, nell’anno 1995, intorno a 

13.392 t per l’olio, e a 3.000 t per le olive a consumo diretto; nella provincia di Cagliari 

le drupe raccolte ammontavano a 1.932 t, lavorate in 34 frantoi: 5 a ciclo tradizionale e 

32 a ciclo continuo. Come è possibile notare dalla immagine allegata, la coltura 

dell’olivo occupa, nella Provincia, circa 8.609 ettari, suddivisi in 513 ettari di oliveti 

irrigui e circa 8.096 ettari per quelli non irrigui. In questo caso non vengono 

considerate le aziende con superficie minima, che non consentono di sviluppare le 

economie di scala. La dinamica delle superfici segnala una effettiva diminuzione, in 

riferimento al censimento del 1991, poiché si è passati da 8.800 ettari di superficie 

produttiva agli 8.609 rilevati dall’acquisizione di recenti dati geografici, anche 


tralasciando le eventuali piccole aziende con superficie di due ettari o minori. Nelle 

aree geograficamente localizzate si possono individuare le aree specializzate per la 

produzione di olive a duplice attitudine, peculiarità della provincia resa possibile dal 

locale germoplasma: “Tonda di Cagliari”, “Nera di Gonnos” e “Bianca”. L’utilizzo per 

la mensa delle drupe si accentua nelle aree con favorevoli condizioni ambientali (suoli 

profondi e possibilmente irrigui) e in presenza di dotazioni infrastrutturali. Le forme di 

allevamento più diffuse sono a vaso di media impalcatura, con sesto 8x8 o 10x10 m. 

Le lavorazioni sono meccanizzate e la potatura è biennale. In genere la raccolta 

avviene manualmente. Nella provincia si contano 105 ettari di oliveti biologici, 

nell’area di Gonnosfanadiga e Teulada, molto importanti per la produzione di oli di 

qualità. 

L’estrazione industriale dell’olio, in prevalenza di alta qualità, è affidata sia ad 

industriali privati che al movimento cooperativo (due i poli principali: a ovest la 

cooperativa Santa Barbara di Gonnosfanadiga, a est quella Parteolla di Dolianova), 

entrambi ubicati nei pressi di centri urbani. 

Potenzialità 

Il crescente livello del regime dei prezzi osservato nella seconda parte degli anni 90 

(ma attualmente in fase di ridimensionamento), l’aumentato interesse del consumatore 

per un prodotto di alta valenza nutrizionale e dietetica hanno rinnovato l’interesse 

degli imprenditori per questa tradizionale coltura. In definitiva, e come già suggerito 

per le aree silvopastorali, le aree di frangia olivetate devono poter assolvere a 

molteplici funzioni (“olivicoltura a finalità multiple”, che, nel Piano Olivicolo 

Nazionale, coincide con aziende non competitive ma che svolgono importanti azioni 

di difesa del suolo e di caratterizzazione del paesaggio) inserite in un progetto 

complessivo che potrebbe assumere i connotati di un ‘area parco. 


Problemi di bilancio popolazione-risorse; problemi di fruizioni in rapporto ai settori 

chiave del piano 

La struttura fondiaria è caratterizzata da una spiccata frammentazione con unità 

produttive che, in media, dispongono di superfici di poco superiori all’ettaro; le rese, 

nonostante la giacitura pianeggiante o pressoché pianeggiante di molti oliveti, sono 

decisamente modeste e con forte alternanza produttiva. Un altro problema di 

fondamentale importanza è lo smaltimento dei reflui, che però è stato superato con 

l’emanazione della legge nr. 574/96, che fissa i limiti e le modalità di impiego degli 

scarichi dei frantoi costituiti dalle acque di lavorazione delle olive. 

Il potenziamento del comparto richiede in sintesi: 

- l’arresto del processo di polverizzazione fondiaria, presente soprattutto nelle 

aree periurbane, e la promozione dell’associazionismo al fine di estendere la 

meccanizzazione quale unica via per contenere i costi di produzione; 

- l’ammodernamento delle strutture produttive e delle tecniche colturali, 

l’estensione della stagione irrigua, la disponibilità di una tempestiva e 

aggiornata assistenza tecnica (soprattutto al fine di promuovere produzioni 

integrate e biologiche in linea col Programma Regionale Agro Ambientale) e 

di una attività vivaistica attenta anche alla propagazione di varietà locali; 

- la riorganizzazione della fase di trasformazione e commercializzazione, con 

maggiore coinvolgimento dei soci e introduzione di standard minimi di qualità 

del prodotto; 

- l’adozione, nella fase della commercializzazione, di strategie comuni tra i due 

poli cooperativi per la promozione dell’olio di Sardegna (o di altre subregioni), 


e la contemporanea adesione a programmi regionali per il marketing del 

Marchio Sardegna (dove l’origine del prodotto sarà, comunque, garantita). 

STATO DELLA PIANIFICAZIONE: Piano provinciale per lo smaltimento sui 

terreni agrari dei reflui oleari e delle sanse (legge n. 574 del 11/11/1996: “nuove 

norme in materia di utilizzazione agronomica delle acque di vegetazione e di scarichi 

dei frantoi oleari”); 



priorità; scenari,ecc 

Proposte 

L’inserimento dell’olivo nel Programma Operativo Plurifondo del Regolamento CEE 

2052/88, prima, e nel successivo Programma Operativo di Attuazione del Reg. CEE 

2081/93, dopo, ha consentito, in provincia di Cagliari, di realizzare 2.700 ha di nuovi 

razionali impianti. 

La filiera troverà ulteriore rafforzamento con l’attuazione di alcune azioni già in atto: 

1) richiesta di riconoscimento della DOC (legge 169/92) per l’olio di oliva prodotto in 

Sardegna avanzata al Ministero delle Politiche Agricole nel giugno 1997; più ampia 

utilizzazione dei contributi comunitari per le Produzioni Biologiche e Integrate. 

Esistono, quindi, tutti i presupposti per rivitalizzare e potenziare il comparto, 

rafforzando. Ciò deve suggerire la tutela della unitarietà aziendale favorendo piuttosto 

il riordino fondiario che non un’ulteriore frammentazione, anche perché le aziende 

con superficie inferiore all’ettaro non possono accedere ai contributi per le 

ristrutturazioni (per gli oliveti irrigui i contributi per le ristrutturazioni sono assegnate a 

partire da superfici di almeno 2 ha); i contributi per l’adozione di tecniche di 

produzione “biologiche” ovvero “integrate” sono, di contro, concessi anche per 

superfici minime di 5.000 mq. 

La provincia potrebbe colmare il vuoto organizzativo, relativamente alla diffusione 

delle informazioni, favorendo l’incontro e il riequilibrio di un mercato così 

frammentato. Ossia nel garantire l’incontro tra i diversi soggetti interessati, privati e 

non, si facilita lo scambio di informazioni e si instaura il consenso tra gli attori che 

gravitano in questo settore. 

Stato dei progetti e della programmazione 

Patto Territoriale Area Vasta Cagliari(Dolianova) – Molitura di olive c. terzi e 

produzione di olio d’oliva 

PIA Nord Trexenta – Produzione biologica dell’olio d’oliva – realizzazione impianto 

per la produzione e il confezionamento di olio d’oliva (Barrali); Oleificio e trattamento 

sanse – ammodernamento impianto produzione di olio e sanse (Gergei). 

3. IL CAMPO DELL’IRRIGAZIONE 

NOME CAMPO Campo problematico dell’irrigazione 


Requisiti di individuazione del Campo; descrizione della forma-processo; risorse 

coinvolte; potenzialità 


Risorsa 

La provincia di Cagliari possiede una superficie geografica attrezzata di circa 65.191 

ettari, di cui solamente 19.942 ettari irrigati. Di questi, 51.787 ettari sono serviti dal 

Consorzio di Bonifica della Sardegna meridionale (irrigati 16.156 ha), 2.110 dall’Ente 

Autonomo del Flumendosa (irrigati 287 ha), 4.714 dal Consorzio del Basso Sulcis 

(irrigati 1.838 ha), e infine 6.580 dal Consorzio di Bonifica del Cixerri (irrigati 1.661 

ha). Si tratta di territori in prevalenza di piano con media o elevata profondità dei 

substrati, dotati di reti consortili per la distribuzione dell'acqua proveniente da grandi 

invasi. I bacini di raccolta a cui attingono i consorzi sono i seguenti: l’invaso del 

Flumendosa, di Monte Pranu e di Punta Gennarta. La risorsa, disponibile per uso 

irriguo al 15 marzo del 2000 presso gli invasi, era la seguente: 33.000 Mmc. per il 

consorzio di Bonifica della Sardegna Meridionale, 6.700 Mmc. per il C.B. del Basso 

Sulcis e 1.400 Mmc. per il C.B. del Cixerri.. Gli utilizzi prevalenti oscillano tra la 

coltivazione del carciofo e della barbabietola da zucchero (2.880 e 1.880 ha nell’ordine, 

come media quinquennale nell’area del C.B.S.M.), e la frutticoltura e il mais, nell’area 


Potenzialità 

Le potenzialità sono molto elevate poiché la disponibilità di acqua in un ambiente di 

pianura con clima temperato-caldo (mediterraneo subumido), in prossimità dell’area 

metropolitana di Cagliari rende possibile e conveniente la realizzazione di modelli 

intensivi di coltivazione (ortoflorofrutticoli, colture protette, colture industriali, 

allevamenti, ecc). Dette potenzialità risultano solo in parte utilizzate, anche per la 

precarietà della disponibilità idrica. L’analisi dei dati indica la centralità delle aree 

irrigue per lo sviluppo economico della provincia poiché risultano serviti circa 65mila 

ettari, dei quali l’85% ricade nel Consorzio di Bonifica della Sardegna meridionale. 

SUPERFICIE 65.191 ettari 

POPOLAZIONE Quella dei comuni interessati 

COMUNI INTERESSATI Area del Basso Sulcis, Castiadas 



- Campo problematico dell’ olivo e della vite; 

- Campo delle attività zootecniche; 

- Campi della risorsa idrica 


EAF, Consorzi di Bonifica, Ersat, Inea 



I problemi posti alla piena fruizione della risorsa sono individuabili nella insufficienza 

dei volumi idrici assegnati all’agricoltura sin dal finire degli anni ’80 (forse anche per la 

riduzione della piovosità locale in seguito a un cambiamento climatico di macroscala), 

nella conseguente impossibilità di pianificare gli ordinamenti colturali in relazione 

all’entità e ai tempi di erogazione dei corpi idrici, nella carente sistemazione idraulica 

dei terreni, nell'assenza di una politica commerciale di filiera e nelle modeste capacità 

imprenditoriali di imprese di piccole e piccolissime dimensioni. In particolare le risorse 

superficiali risultano insufficienti per la concorrenza esercitata dall'uso idropotabile e 

industriale nei confronti dell'agricoltura. Inoltre, come si può rilevare dai dati, il 

sistema di irrigazione prevalente è quello dell’aspersione e dell’irrigazione localizzata, 

ad eccezione delle risaie che si avvalgono della sommersione. Le variazioni nel regime 

pluviometrico, che comunque rientrano in quelle tipiche dell’ambiente mediterraneo, 


sono sufficienti per compromettere il fragile sistema di captazione, accumulo e 

distribuzione della risorsa idrica superficiale. Nella fase attuale non è attivo un sistema 

efficiente di monitoraggio dei consumi aziendali (manca ancora una rete aziendale di 

contattori), e non sono disponibili le infrastrutture necessarie per la valorizzazione 

della risorsa: recupero delle acque reflue dei centri urbani mediante depurazione, 

collegamento dei due sistemi Flumendosa e Tirso; risulta, invece, in fase di 

costruzione l’invaso di Monte Perdosu. Le relazioni tra i campi della trasformazione 

agraria, in particolare per i modelli intensivi condotti nelle aree irrigue, e quello 

dell’acqua si ripresentano per il contributo (ancora da quantificare) che l’agricoltura e 

l’agro-industria possono dare ai processi di eutrofizzazione dei corpi idrici superficiali 

(bacini, torrenti e fiumi, stagni e lagune) legato sia all’impiego di fertilizzanti chimici e 

pesticidi sia agli scarichi delle agroindustrie. Un esempio in tal senso è rappresentato 

dal sistema imbrifero del fiume Fluminimannu che attraversa tutto il Medio 

Campidano. 

STATO DELLA PIANIFICAZIONE Leggi nazionali e regionali relative ai 

miglioramenti fondiari e alla frammentazione, alla depurazione e al ciclo indrico 

integrato 

SCENARI POSSIBILI 


priorità; scenari,ecc 

L’acqua rappresenta una risorsa fondamentale per lo sviluppo dell’economia 

provinciale, e il suo utilizzo deve essere guidato dal concetto della sostenibilità. 

La valorizzazione della risorsa deve prevedere, per il comparto agricolo, l’accettazione 

di un modello di gestione basato sull’impossibilità, nel medio termine, di fornire 

acqua a tutte le superfici infrastrutturate e sull’opportunità di concentrare la risorsa 

negli ambiti a maggiore potenzialità: pedologica, suoli dotati di maggiore profondità; 

economica, colture ad alto reddito (quali gli ortoflorofrutticoli e le colture protette); 

economico-politica, colture industriali (barbabietola da zucchero, pomodoro da 

industria, ortive industriali, vite ad uva da vino) che rappresentano la base di filiere 

industriali sottoposte al regime delle quote comunitarie. Indispensabile risulta il 

monitoraggio dei consumi a livello aziendale attraverso la realizzazione di un sistema 

di misura affidabile, la ristrutturazione delle reti principali di distribuzione e l’adozione 

(anche attraverso incentivi finanziari) di metodi irrigui ad alta efficienza idrologica 

(irrigazione localizzata a microportata di erogazione in ortoflorofrutticoltura, 

aspersione da pivot per le foraggiere, ecc), il potenziamento dei servizi all’agricoltura 

sia nella fase di determinazione dei consumi idrici delle diverse colture in tempo reale 

(stima dell’evapotraspirazione realizzata dal SAR), sia in quella della 

commercializzazione e delle relative strategie di marketing (ERSAT) 

Utile appare l’elaborazione di ordinamenti colturali a basse esigenze idriche, modelli 

non definibili a priori perché legati alla politica agricola comunitaria e al variabile 

regime dei prezzi: girasole e oleaginose da industria; mandorlicoltura e olivicoltura in 

alternativa a pesco e agrumi; sorgo , medica, sulla e loglietti in sostituzione e/o 

integrazione del mais, ecc.Oltre agli interventi sopra citati,si renderanno disponibili 

risorse aggiuntive con il recupero dei reflui della città di Cagliari e con il rifacimento 

delle reti di distribuzione.Come detto, si deve comunque ritenere che non tutte le aree 

dotate di infrastrutture irrigue potranno disporre di un volume d’acqua sufficiente per 

soddisfare le esigenze dei tradizionali modelli agronomici (prati pascoli, cereali da 

granella ad alte esigenze in acqua come il mais, ecc); pertanto il sistema di gestione 

dovrà favorire lo sviluppo di “accordi di campo” per concentrare la risorsa su aree 

vocate o coinvolte in progetti strategici. Gli obiettivi del processo di razionalizzazione 

delle diverse filiere e in particolare di quella orticola devono comprendere: 


- ampliamento della maglia aziendale, oggi fortemente polverizzata, anche col 

ricorso all’affitto, e specializzazione dei cicli produttivi al fine di ottenere 

economie di scala e soddisfare le eventuali esigenze dell’industria conserviera e 

della surgelazione (di norma ubicate in ambito provinciale); 

- espansione e modernizzazione delle superfici in coltura protetta, al momento 

poco competitive; 

- riconversione tipologica e orientamento al mercato delle produzioni; 

- modernizzazione delle strutture distributive e della rete dei trasporti; 

- potenziamento e adeguamento dei servizi alle imprese (assistenza tecnica 

specialistica, sviluppo delle associazioni dei produttori, promozione mirata dei 

prodotti e assistenza al marketing); 

- infrastrutturazione dell’area (ad esempio effettiva disponibilità irrigua, estesa 

anche alle stagioni primaverili e autunnali), aggiornamento delle dotazioni 

aziendali e disponibilità in azienda di locali funzionali con particolare riguardo 

alle prime fasi di condizionamento dei prodotti. 


Pia: realizzazione dell’acquedotto rurale e sue diramazioni, Comunità montana n.19, 

Carbonia. 

Qcs: completamento elettrificazione rurale e rete per irrigazione fondi agricoli 

(Decimoputzu); costruzione acquedotto rurale e distribuzione alle aziende per 

irrigazione con modalità a goccia (Gonnosfanadiga); sostituzione condotta 

distributrice dell’acquedotto rurale (Musei); ampliamento della rete irrigua delle terre 

pubbliche (Villacidro); irrigazione e disponibilità idrica per uso potabile e irrigazione e 

disponibilità idrica per uso potabile (Villaputzu); Irrigazione 1° comprensorio - 

interventi per rifacimento condotte e prese comiziali - adozione apparecchiature per 

misurazione volumi idrici, sistema di telecontrollo e irrigazione 3° comprensorio con 

acque del serbatoio di Medau Zirimilis - 3° lotto e condotta di collegamento dalla 

miniera di Barega alla vasca di compensazione del I° comprensorio irriguo (C.B. 

Cixerri) 

4. IL CAMPO DEI BOVINI DA CARNE 

NOME CAMPO Campo problematico dei bovini da carne 

AMBITO (I) SUB PROVINCIALE Sarrabus Gerrei e Sulcis Iglesiente 



risorse coinvolte; potenzialità. 

SUPERFICIE Circa 328.000 ettari 

Risorsa 

L’allevamento bovino da carne in Sardegna è localizzato in aree ben circoscritte: Alta 

Gallura, Alto Oristanese, Ogliastra, Sarrabus-Gerrei e Sulcis – Iglesiente; in misura 

minore l’allevamento da carne è presente anche nella piana di Ozieri, nel Goceano e 

nella Nurra. Nella Regione sono presenti ben 5.593 aziende, con un numero di capi 

bovini pari a 204.029. Il numero medio di capi per azienda è di 36,5. Nella provincia di 

Cagliari sono in attivo 1.265 aziende, che rappresentano il 22,6% delle aziende sarde, 

con un numero di capi pari a 30.524. La variazione numerica dei capi, nello scorso 

quindicennio, è stata notevole. Infatti nel 1985 si contavano 376.200 capi, 

comprendendo sia le vacche da latte che i bovini da carne, nel 1990 307.800, nel 1994 


301.000, per scendere a soli 204.029 capi. Si mettono così in evidenza le difficoltà del 

settore, sia per ciò che riguarda la filiera del latte che della carne. Nella filiera del latte, 

nella provincia sono stati prodotti, nel 1998, 24.910 tonnellate. Il prodotto viene 

ritirato e trasformato dai diversi caseifici presenti sia in Provincia che non. Per ciò che 

attiene la filiera della carne, particolare attenzione va fatta per l’area del Sarrabus- 

Gerrei, dove si contano circa 9 mila capi da allevamento, comprese 3.100 vacche. La 

razza allevata è quella sarda e la bruno-sarda, poco produttive ma, data la loro rusticità 

e la grande attitudine materna, idonee per l’incrocio industriale con tori da carne delle 

razze Charolais e Limousine. 

L’allevamento, condotto allo stato brado in aree orograficamente accidentate e 

pedologicamente povere, utilizza come fonte alimentare le steppe erbose alternate a 

cespugliame e pascoli erborati; il modello semiestensivo, presente nelle aree meno 

accidentate, consente un incremento dei carichi pur in presenza di apporti alimentari 

extra aziendali prossimi al 30 – 40% del fabbisogno totale. La resa in carne della sarda 

è modesta mentre il vitello meticcio unisce a buoni rendimenti elevate caratteristiche 

organolettiche. Inoltre esistono dei problemi legati alla macellazione, effettuata con 

metodiche non adeguate al tipo di carne, non lasciando il giusto tempo per un’adatta 

maturazione. Queste tecniche, purtroppo, sono una costante e frequente prassi in 

Sardegna. Il risultato è che la carne è saporita, di colore adeguato ma piuttosto fibrosa 

e dura alla masticazione. 

Potenzialità 

Elevate per la filiera della carne, in quanto la produzione regionale non soddisfa la 

domanda interna e il flusso turistico pone le premesse per una remunerativa 

collocazione di prodotti ad alta tipicità e genuinità. Meno incoraggianti per la linea 

latte presente nelle aree irrigue, sia in relazione al sistema delle quote comunitarie sia 

all’indisponibilità della risorsa idrica. L’allevamento bovino estensivo e semiestensivo 

comporta, nei confronti di quello ovi-caprino, un minore impatto sulla vegetazione e 

l’ambiente in genere, potendo così usufruire degli incentivi comunitari per le 

produzioni “biologiche” e contribuire allo sviluppo dell’agriturismo di elevato livello 

Nelle aree irrigue invece, garantito l’approvvigionamento idrico, si potrebbero 

realizzare dei centri di ingrasso per i vitelli meticci provenienti dalle aree collinari 

contermini. 

POPOLAZIONE 




- Campo problematico dell’irrigazione 


Relativamente ai comuni interessati delle aree considerate 

Aree della Trexenta-Sarrabus-Gerrei 

Ersat, APA, ASL. 



In sintesi i problemi sono riconducibili alle seguenti tipologie: problemi strutturali, 

problemi gestionali e problemi organizzativi. I problemi strutturali influiscono sulla 

redditività dell’azienda e sono rappresentati da una difficile fruizione degli impianti di 

macellazione. Infatti vi sono notevoli ritardi nell’adeguamento alle prescrizioni 

sanitarie, relativamente alla produzione e commercializzazione delle carni fresche e alla 

fabbricazione di prodotti a base di carne. E’ vero che nella provincia si può far 

riferimento all’impianto di macellazione della Valriso, ma è anche vero che i tempi di 

percorrenza sono elevati per l’inadeguatezza della rete viaria. Un altro problema 

strutturale è legato alla difficoltà di reperire le fattrici sarde in purezza da impiegarsi 


nell’incrocio industriale. Inoltre molte delle aziende sono disperse sul territorio, 

sottocapitalizzate e prive delle strutture minimali. 

I problemi gestionali sono legati ai bassi livelli produttivi, agli elevati costi degli 

alimenti e alla scarsa programmazione delle produzioni. 

I problemi organizzativi sono legati ad una assenza di coordinamento tra la fase 

produttiva e quella commerciale, fatto che facilita il controllo dei conferimenti dei 

vitelli da parte di pochi intermediari; molto debole risulta l’associazionismo. A 

sostegno di questo fatto si evidenzia che la distribuzione si caratterizza per la rapida 

espansione della grande distribuzione organizzata che, in Sardegna, ha spazio, perché 

esistono le carenze organizzative del produttore; questo impedisce la realizzazione del 

valore aggiunto legato a qualità (ambientale, dietetiche, di sapidità) pur presenti, poiché 

il prodotto finito avrà solo l’etichetta del grande distributore e non del piccolo 

produttore. 




Proposte 

Sip potrà avviare in tempi brevi l’aggiornamento delle strutture e dei processi 

produttivi degli impianti di macellazione, lavorazione e sezionamento delle carni e dei 

prodotti a base di carne, sottolineando che il frigomacello della Valriso rappresenta 

comunque un esempio da seguire. 

Nelle aree irrigue, garantito l’approvvigionamento idrico, è possibile pensare a un 

potenziamento dell’attitudine produttiva anche attraverso appositi interventi di incroci 

finalizzati all’ottenimento di prodotti commercialmente validi (Frisona x Charolais o 

Limousine). Questo rende urgente il completamento del ciclo produttivo che non 

deve fermarsi all’ingrasso dei vitelli da vendere al di fuori della Provincia o sui mercati 

extra regionali, poiché solo l’acquisizione del valore aggiunto del finissaggio rende 

conveniente la filiera. 

Nelle aree asciutte, e in particolare nella Trexenta-Sarrabus-Gerrei e nel Sulcis 

Iglesiente, il PUP dovrà favorire la diffusione dell’allevamento bovino semintensivo ed 

estensivo, quale alternativa all’allevamento ovino e ovi-caprino, per le aree boscate o 

da sottoporre a ricostituzione, purchè in presenza di una regolamentazione di turni e 

carichi; infatti il modello, in genere caratterizzato da minore redditività, assicura un 

ridotto impatto ambientale per la diversa attitudine alimentare dei bovini e, in tal 

senso, può usufruire di contributi comunitari per l’estensificazione delle attività 

produttive. Di particolare interesse l’abbinamento della bovinicoltura estensiva con 

processi di recupero delle foreste di quercia da sughero, mediante la conversione dei 

cedui in alto fusto; questa forma di governo del bosco innalza la qualità del sughero. I 

vitelli degli allevamenti estensivi e semintensivi possono essere poi ingrassati in 

azienda nelle aree con sufficiente dotazione foraggiera (campo irriguo del Medio 

Campidano), dando comunque luogo a carni di elevato valore dietetico e commerciale. 

L’attività agrituristica potrebbe ottenere dall’allevamento dei bovini in forma 

semintensiva ed estensiva, prodotti ad elevata tipicità. 

Pertanto appare fondamentale la realizzazione di una politica di marchio per una 

offerta concentrata che esalti i contenuti di tipicità delle carni. 

La Provincia potrà essere il promotore di queste attività attraverso il coordinamento e 

l’attivazione delle relazioni degli attori, interessati nel processo. Si potrà potenziare il 

patrimonio conoscitivo ed informativo, relativo alla filiera, attualmente scarso. 

L’acquisizione e la gestione di un completo e organizzato sistema di conoscenze sulle 

varie componenti della filiera e sulle interconnessioni che esso ha sugli altri settori, 


appresenta la priorità e la condizione indispensabile per affrontare i problemi prima 

citati. Questo è attuabile attraverso un accordo di campo. 


PIA: Mattatoio, Impianti e attrezzature (Ballao); Mangimificio, Impianti e strutture 

(S.Nicolò Gerrei); 

Mattazione e lavorazione carni-Impianto lavorazione carni (Villasalto); Centro 

allevamento, macellazione e trasformazione carni-Realizzazione di un centro per 

l’allevamento,trasformazione,conferimento e commercializzazione carni (Villaputzu); 

Lavorazione carni macellate (S.Gavino); 

Contratti d’area: Macellazione di scorte vive (Iglesias). 

5. IL CAMPO DELL’ALLEVAMENTO OVINO 

NOME CAMPO Allevamento Ovino 



risorse coinvolte; potenzialità. 

Risorsa 

Attualmente il patrimonio ovino isolano conta poco meno di 4 milioni di capi, con 

una produzione di latte superiore alle 400.000 tonnellate, rappresentante il principale 

prodotto dell’allevamento ovi-caprino alla cui PLV concorre nella misura del 70,6% 

incidendo per il 20% sull’intero prodotto agricolo regionale; il comparto interessa circa 

20.000 aziende pastorali con un numero di occupati pari a 15.000 unità. La dimensione 

media delle aziende è ridotta: il numero medio di pecore per azienda risulta pari a 150. 

Nella provincia di Cagliari si contano 4.233 aziende ovine con 651.742 capi. 

L’esistenza di aziende ovine di ridotte dimensioni comporta l’inefficienza e 

l’impossibilità di ottenere economie di scala, con aggravio dei costi di produzione e 

difficoltà nell’evoluzione tecnologica. 

La trasformazione viene assicurata da 70 caseifici che lavorano il 95% della 

produzione di latte regionale, dei quali 36 cooperativi capaci di trasformare circa il 

40% e 34 privati; l’industria lattiero-casearia impegna circa 2.000 unità, ha un fatturato 

di circa 550 miliardi di lire per una produzione di 55-60.000 t/anno, di cui i formaggi a 

pasta dura e semidura coprono circa l’80%. Tra questi il più rappresentativo è il 

Pecorino Romano con quasi 35.000 t/anno e destinato, in gran parte, al mercato 

estero. Nella provincia di Cagliari sono presenti 19 caseifici privati e 6 caseifici sociali. 

La distribuzione territoriale delle industrie di trasformazione, sia private che sociali, è 

sovrapponibile a quella degli allevamenti. I caseifici sociali hanno trasformato, nel 

1997, 19.562.000 l di latte. La media di lavorazione degli impianti è di circa 3.260.000 

litri. Sono stati prodotti 1.046.190 kg di Pecorino Romano, 523.904 kg di Pecorino 

Sardo, 321.642 kg di altri pecorini, 293.726 kg di formaggi molli, 1.342.658 kg di 

formaggi speciali e 538.275 kg di ricotta. 

Nell’allevamento ovino semintensivo, l’orografia e la profondità dei suoli consentono, 

nei campi interessati, la meccanizzazione delle operazioni colturali e la produzione di 

foraggi in quantità tale da coprire i ¾ dei fabbisogni aziendali, ampi scostamenti da 

questo valore sono imputabili all’entità e distribuzione delle piogge. Si riscontrano 

anche quote irrigue (non superiori al 5% della superficie totale dell’azienda) per la 

foraggicoltura intensiva. Le aziende, di dimensioni medie, presentano ancora 


un’insufficiente dotazione strutturale. Il cotico erboso e i seminativi sono occupati da 

ovini da latte con carichi medi di 3-4 pecore per ettaro. La manodopera è di esclusiva 

o prevalente provenienza familiare ed il dimensionamento del gregge avviene, 

appunto, sulla base delle unità di lavoro disponibili. Molto meno numerosi sono i casi 

di imprese a conduzione capitalistica con manodopera salariata. In esse il proprietario 

del gregge si avvale dei servizi lavorativi apportati dall’esterno, continuando però a 

gestire in prima persona l’allevamento. Quanto alla formazione del gregge nelle 

imprese capitalistiche, questa non di rado prevede, oltre alla prevalente quota di 

proprietà imprenditoriale, anche una certa parte apportata dai servi pastore. 

Il sistema di allevamento seguito dalla quasi totalità delle imprese è brado. 

L’alimentazione è imperniata sulle risorse foraggiere spontanee, integrate da erbai 

autunno-vernini e mangimi di provenienza extra aziendale nelle fasi critiche. Pertanto 

nel corso dell’anno si verificano rendimenti qualitativi e quantitativi differenti. 

La mungitura è ancora pressoché manuale, soprattutto nel modello estensivo presente 

nelle aree collinari, e gli impianti meccanici sono presenti solo nelle aziende di ampie 

dimensioni. Il ricorso alla mungitura meccanica non sempre è favorito dalla situazione 

infrastrutturale del territorio e dalle condizioni strutturali ed economico-finanziarie in 

cui operano le imprese, così come va ricordato che la meccanizzazione della 

mungitura, raddoppiando la produttività del lavoro, deve accompagnarsi alla non 

sempre praticabile duplicazione degli animali allevati. Molto spesso la mungitura 

avviene comunque avendo scarsa attenzione ad alcune fondamentali norme igienico 

sanitarie, con conseguenti seri problemi per la commercializzazione e trasformazione 

del latte. 

Potenzialità 

La potenzialità della risorsa è elevata per la carenza, sul mercato comunitario e 

internazionale, di prodotti ovini tipici di buona qualità. In particolare si dovrà 

incentivare la produzione di formaggi molli da commercializzare nel periodo estivo in 

concomitanza del flusso turistico. Inoltre, nell’immaginario collettivo, la Sardegna e 

l’allevamento ovino sono strettamente collegati e comunque vincenti. 

POPOLAZIONE 

Allevatori della provincia 

COMUNI INTERESSATI Tutta la provincia, ma in particolare le aree dei bacini 

di raccolta di Mandas, San Nicolò Gerrei 


I.Z.P.S. 


ERSAT, ASL, A.R.A., A.P.A., I.Z.T.C., 

- Campo dell’allevamento in tutte le sue forme; 

- Campo dell’agricoltura irrigua per ciò che attiene la produzione delle piante 

foraggiere. 




Le proposte puntano all’ammodernamento delle industrie di trasformazione e al 

miglioramento della qualità interna del processo produttivo. 

L’U.E. sostiene il settore con premi di mantenimento e il finanziamento di 

infrastrutture aziendali, finalizzate al rispetto delle norme igienico – sanitarie, quali le 

sale di mungitura. 

Il settore risente della politica comunitaria di progressiva riduzione delle “restituzioni 

alle esportazioni” (premi alle esportazioni) al fine di favorire la globalizzazione dei 


mercati; pertanto il Pecorino Romano spunterà prezzi di vendita sempre minori con 

conseguente diminuzione dei corrispettivi per i produttori del latte. Il pecorino 

romano inoltre ha sempre rappresentato un prodotto di qualità medio - bassa, a scarso 

valore aggiunto, mentre non è stata adeguatamente sfruttata la possibilità di ottenere 

prodotti ovini innovativi. Anche la remuneratività dell’agnello è ridotta dalla 

stagionalità dell’offerta e dall’assenza di un’efficiente politica di marketing (solo nel 

2000 è stata assegnata la DOP all’agnello sardo). In ogni caso alcune aziende 

incentivate dall’industria di trasformazione che paga prezzi più alti per il latte conferito 

durante i periodi tradizionalmente di magra, hanno di recente potenziato la 

produzione di foraggio fresco per favorire la dilatazione della curva di lattazione sino 

all’inizio dell’estate. 

A livello aziendale si registra polverizzazione fondiaria, un’insufficiente 

capitalizzazione, un elevato indebitamento e una gestione ancora dominata 

dall’arretratezza. Nelle aree declivi e in presenza di insufficiente capitale fondiario, si 

osserva un’eccessiva pressione di pascolamento che favorisce l’erosione dei pendii, la 

diffusione nell’ambito dei pascoli naturali di specie non pabulari e il frequente ricorso 

al fuoco per il rinettamento dei pascoli degradati. E’ importante sottolineare che la 

riduzione del prezzo del latte ovino, oggi prossimo alle mille lire/l, può favorire lo 

spopolamento delle aree limitrofe alle aree di trasformazione, le quali mancando di 

valide alternative all’utilizzazione zootecnica ovina e di apposite misure di sostegno 

reddituale, andrebbero incontro a ulteriore impoverimento. 


Ipotesi di soluzione 

La competitività della filiera ovina può essere accresciuta finalizzando al mercato la 

produzione, cioè ampliando l’offerta di formaggi freschi, yogurt, ricotte e altri latticini 

a elevata tipicità da commercializzare in un arco di tempo più ampio dell’attuale. 

Anche la remuneratività dell’agnello sardo può essere accentuata con un 

miglioramento del marketing (marchi commerciali, regolamenti di produzione, 

associazionismo, ecc.) quale la recente Denominazione di Origine Protetta. In 

entrambi i casi, si deve superare la stagionalità operando sia con la refrigerazione del 

latte e la congelazione delle carni, a livello industriale, ovvero con lo scivolamento dei 

parti a fine inverno per un congruo numero di aziende; ciò consentirà di ottenere latte, 

e latticini freschi, nel momento di massima richiesta e di diluire in un più ampio arco 

di tempo la commercializzazione di latticini e carni. Il prodotto ottenuto senza il 

ricorso alla surgelazione ha sempre un maggiore valore qualitativo. 

Nella fase produttiva, garantita l’infrastrutturazione del territorio, si rende necessaria la 

ricapitalizzazione delle aziende e il loro accorpamento, e l’attuazione di interventi di 

miglioramento dei pascoli naturali nel rispetto dell’ambiente naturale. 

Nelle aree contermini, meno vocate, si dovrà sfruttare ogni possibilità alternativa o 

complementare, nel quadro di un processo di sviluppo rurale che assegni all’azienda 

agraria un ruolo più ampio di quello produttivo: turismo rurale, forestazione e 

arboricoltura da legno, processi di rinaturalizzazione, sviluppo della sughericoltura (per 

la quale si registra l’alta vocazionalità del Sulcis Iglesiente), artigianato, coltivazione di 

specie officinali e liquoristiche e altro. 

ART. 35 CAMPI DELL’ECONOMIA L.R. 45/89, 


1. Il campo delle filiere produttive 


NOME CAMPO Specializzazione produttiva 

Principali indicatori economici per l’individuazione del campo 

Popolazione residente 

Attivi nel settore agricoltura 

Attivi nel settore industria 

Dimensione media d’impresa 

Densità d’impresa 

Composizione del valore aggiunto 

Composizione del prodotto interno lordo 

Distribuzione degli addetti per macrosettori 

Produttività del lavoro nei vari comparti 

Distribuzione comunale delle imprese del settore elettronico ed informatico 

Distribuzione comunale delle imprese di artigianato artistico 

Indicatori di specializzazione produttiva dei principali settori economici: 

Settore estrattivo 

Settore manifatturiero 

Settore delle costruzioni 

Settore del “terziario avanzato” 

Caratteristiche del campo 

La dinamica economica dell’ultimo decennio mostra la persistenza e l’allargamento del 

divario di ricchezza tra diversi ambiti territoriali della Sardegna, e tra la Sardegna ed il 

resto del paese. Tuttavia, l’analisi dettagliata dei tassi di variazione del Pil mostra che il 

tasso di crescita del divario, che nella metà del decennio risultava inarrestabile, inizia a 

ridursi. Si nota, dunque un riavvicinamento della dinamica regionale verso quella 

nazionale. 

La provincia di Cagliari, in linea con la dinamica regionale, non ha modificato 

sostanzialmente la sua specializzazione produttiva che continua a basarsi 

essenzialmente sul settore dei servizi, in particolare non vendibili. Risulta ancora 

elevato il peso del settore agricolo. Rilevante è anche, se paragonata al resto del 

territorio regionale, la presenza del settore industriale (in particolare, settori della 

chimica, della trasformazione petrolifera e dei minerali non metalliferi) e delle attività 

legate al turismo. 

Sensibile è pure la presenza di alcuni piccoli comparti caratterizzati dal “saper fare” 

(cosiddetto artigianato artistico) accumulato in produzioni mature legate alle risorse 

locali, quali la lavorazione di lana, tappeti, vini, pane, formaggi, ecc. 




Problematiche 

La caratterizzazione dell’industria, con la preminenza dei settori chimico e 

trasformazione del petrolio e il debole peso del settore manifatturiero (catalizzatore di 

sviluppo dell’economia), se da un lato costituisce una fonte di occupazione e ricchezza 

per buona parte della popolazione, dall’altro - trattandosi di settori verticalmente 

integrati - non assicura interazioni con l’ambiente esterno e non produce spillover in 

favore delle imprese locali. 

Emerge, inoltre, la scarsa rilevanza dell’organizzazione sistemica a livello locale tra le 

imprese operanti nel territorio. Si rileva una forte diffidenza degli imprenditori verso la 

collaborazione e quindi verso la creazione di reti di impresa. Questo può dipendere sia 

da fattori culturali antichi, retaggio della cultura pastorale individualista, ma anche da 

una reazione degli imprenditori rispetto a esperienze negative che si sono avute nel 

passato, quando vari esempi di iniziative messe in piedi grazie all’intervento pubblico, 

sono poi falliti per chiara incapacità gestionale e per mancanza di progetti strategici. 


Peraltro, nei sistemi locali presenti, si nota la preminenza di pochi imprenditori 

rispetto ai concorrenti locali e la mancata integrazione su produzioni di filiera (cfr. 

distretti sughero, granito, lattiero caseario). 

Prospettive di sviluppo 

Il quadro economico provinciale, parallelamente a quello regionale, evidenzia insieme 

a numerose caratteristiche positive alcuni elementi negativi. L’accrescersi della 

dipendenza dai flussi di risorse dall’esterno, il persistere di elevati tassi di 

disoccupazione, il limitato sviluppo delle attività industriali integrate, i contrastanti 

indicatori della produttività dei settori economici, sono tutti segnali che pongono seri 

interrogativi sulle capacità del sistema economico di intraprendere un cammino di 

sviluppo economico autopropulsivo. 

Le moderne teorie dello sviluppo economico hanno messo in risalto l’importanza di 

alcuni elementi - quali il capitale umano, i processi conoscitivi e i cambiamenti 

tecnologici localizzati, le economie da agglomerazione e specializzazione, i rendimenti 

di scala crescenti- nell’influenzare i processi di sviluppo e nel creare le condizioni per 

sentieri multipli di crescita di lungo periodo. Ciò significa che il libero mercato può 

determinare un intero ventaglio di possibilità di crescita ognuna caratterizzata da un 

diverso tasso di sviluppo; ne consegue che se un sistema economico rimane 

intrappolato in un sentiero di sviluppo lento l’unica possibilità, in generale, di uscire da 

tale situazione sarà quella di un intervento esterno mirato. Tuttavia, l’intervento 

pubblico deve caratterizzarsi per la sua qualità, deve essere capace di attuare scelte 

strategiche che mirino ad accrescere le conoscenze e le competenze locali e non ad 

interventi assistenziali indifferenziati. 

Si devono favorire politiche economiche nelle quali il territorio provinciale, così come 

quello regionale, abbiano già vantaggi comparati “naturali” (turismo, acquicoltura, 

formaggi, tappeti, vino, granito, sughero) o “acquisiti (alcuni segmenti della chimica, il 

comparto dell’alluminio) sia su politiche in favore dell’istruzione e della ricerca 

tecnologica, percorso peraltro avviato dalla nuova fase di Progettazione Integrata 

regionale. 

2. IL CAMPO DELLA RICONVERSIONE ECONOMICA 

NOME CAMPO: IL CAMPO DELLA RICONVERSIONE ECONOMICA 





Analisi spaziale e temporale per macro e micro settori dei seguenti indicatori: 

- Tasso di entrata = nuove iscrizioni/imprese operative 

- Tasso di uscita = cessazioni/imprese operative 

- Tasso di turbolenza = (iscrizioni + cessazioni)/imprese operative 

- Tasso netto di entrata = (iscrizioni - cessazioni)/imprese operative 


La provincia fonda la sua economica principalmente sul terziario. Il cambiamento dei 

decenni passati ne ha modificato la struttura: il declino dei tradizionali settori di 

specializzazione (agricoltura e industria mineraria) ha lasciato spazio alla grande 

impresa nei settori ad alta intensità di capitale e al forte sviluppo dei servizi legati alla 

Pubblica Amministrazione. 





Problematiche 

L’ analisi dei tassi di attività evidenzia che non è difficile far nascere imprese, 

soprattutto quando si tratta di micro aziende in settori tradizionali senza barriere 

all’entrata. Il problema è che poi per sopravvivere queste piccole aziende hanno 

bisogno di un ambiente circostante favorevole, che permetta loro di godere di 

esternalità di rete e quindi di essere efficienti, pur continuando a mantenere 

dimensioni ridotte. Le alternative virtuose per la crescita imprenditoriale sembrano 

essere di due tipi: o nascere grandi e cercare l’efficienza interna, o nascere piccoli ma 

integrati efficientemente in un sistema. La combinazione “piccoli e soli” è destinata 

inevitabilmente al fallimento. Soprattutto per i territori della provincia che hanno 

subito processi di de-territorializzazione restano irrisolti i problemi legati alla 

riconversione economica. 


Riconoscendo la specificità della situazione della Sardegna, in particola modo della 

Provincia di Cagliari, e per trasformarne da handicap in vantaggio le peculiarità, è 

possibile una nuova sperimentazione sulla flessibilità salariale e normativa del lavoro, 

sul costo, sulla fiscalità e sugli oneri sociali delle imprese, nonché sul problema del 

credito. 

Inoltre la rilevanza delle istituzioni regionali sulle scelte economiche hanno come 

condizione la rimodulazione degli aspetti istituzionali legati alle iniziative 

imprenditoriali e impongono scelte strategiche di medio lungo periodo individuando 

aree e settori strategici e quindi un sostegno adeguato. 

La presenza di leggi di settore poi favorisce nascita di nuova imprenditorialità ed 

occupazione, o consolidamento di iniziative già esistenti, anche in relazione alla 

realizzazione di opere pubbliche e servizi. 

La riconversione economica dei territori provinciali che maggiormente sono stati 

colpiti dalle trasformazioni strutturali dell’apparato economico deve fondarsi sulla 

valorizzazione dei “saper fare” locali e delle risorse naturali e storico-culturali. Sotto 

quest’ultimo punto di vista, fondamentale appare la valorizzazione della risorsa 

ambientale in chiave turistica. Parlare di “industria del turismo” non significa, infatti, 

riferirsi solo al settore della ricettività alberghiera,ma molto più in generale, ai 

numerosi comparti produttivi, strettamente collegati a monte e a valle, che 

costituiscono una verafiliera produttiva che ha come sbocco finale della sua 

produzione la domanda proveniente dai turisti. In quest’accezione, l’industria turistica, 

accanto alle attività economiche più direttamente interessate quali quelle ricettive e dei 

trasporti, comprende vari comparti di qualità del settore agro-alimentare (pensiamo ai 

formaggi, ai vini, al pane carasau, ecc.). Ed ancora, l’artigianato tradizionale ed artistico 

(cestini, tappeti, ceramiche, coltelleria, cuoio, oggetti in legno, ecc.). Si devono inoltre 

considerare i vari servizi che sempre più acquistano rilevanza nei confronti di specifici 

segmenti della domanda turistica: servizi culturali, ambientali, ricreativi, sportivi, 

archeologici, nautici, Infine, il turismo esercita importanti effetti moltiplicativi anche 

sul settore delle costruzioni. 

Linee d’intervento possono riguardare: 

Ambiente e Territorio (azioni di salvaguardia ambientale e valorizzazione economica 

del territorio..); 


Rivitalizzazione di settori produttivi tradizionali (collegamento con esigenze 

provenienti dai principali distretti e comparti produttivi - lattiero caseario, sugheriero, 

estrazione e lavorazione dei lapidei, turismo – anche attraverso gli strumenti offerti dal 

controllo e dalla certificazione di qualità; 

Sistemi integrati di servizi per l’innovazione produttiva e la generazione d’imprese. 

3. IL CAMPO DELL’INNOVAZIONE 

NOME CAMPO: IL CAMPO DELL’INNOVAZIONE 

DATI DEL CAMPO ECONOMIA 





Popolazione residente 

Dimensione media d’impresa 

Densità d’impresa 

Composizione del valore aggiunto 

Distribuzione degli addetti per macrosettori 

Produttività del lavoro nei vari comparti 

Distribuzione comunale delle imprese del settore elettronico ed informatico 

Distribuzione comunale e settoriale dei brevetti d’invenzione 


L’isolamento del mercato sardo e la piccola dimensione del sistema produttivo, 

richiede che le imprese sarde raggiungano un livello adeguato di efficienza utilizzando 

le economie di rete, in particolare per quanto riguarda l’innovazione tecnologica. 

Purtroppo nella realtà isolana la mentalità imprenditoriale non ha ancora raggiunto 

livelli sufficienti per creare una fitta rete d’iniziative integrate tra loro nonostante le 

moderne tecnologie permettono di superare i gap localizzativi (telematica, e- 

commerce…). 

La competitività globale richiede la capacità di sfruttare i vantaggi competitivi legati 

alla smaterializzazione progressiva dell’economia indipendentemente dai vincoli di 

produzione geografica, evidenziando dall’altro la necessità di una riorganizzazione 

interna delle imprese. 

La Sardegna, e la Provincia di Cagliari in particolar modo, in questi ultimi anni si è 

dotata di una rete di strutture di servizio in particolare di ricerca e d’assistenza 

all’impresa d’elevato profilo. Tra queste di particolare rilievo è da considerarsi il 

“Parco scientifico e tecnologico della Sardegna”. L’obiettivo è di far crescere, 

monitorare ed assistere le attività economiche anche grazie alla disponibilità di fondi a 

disposizione delle regioni in fasing out “obiettivo 1”, rendendole maggiormente 

integrate fra loro. 





Problematiche 

La possibilità per ciascun territorio di trarre vantaggio dall’aumento della ricchezza a 

livello aggregato, dipende, oltre che dalle caratteristiche strutturali dei singoli sistemi 

economici locali, dalle capacità degli agenti economici (imprese, istituzioni pubbliche 

locali, sindacati) ad affrontare con rapidità ed efficienza i cambiamenti richiesti. Per 

essere competitivi occorre dare attenzione alla qualità dei prodotti e alla loro 

differenziazione. In questo contesto, particolare rilievo assume l’innovazione 

tecnologica che ha come scopo la ricerca di una maggiore efficienza nella produzione, 

nell’uso dei materiali, nelle forme organizzative, nella commercializzazione, nel 

cambiamento culturale. 


Offerta accessibile alle imprese di: 

- servizi orizzontali, rivolti indistintamente alle diverse tipologie produttive e 

tecnologiche insediate nel territorio della Provincia di Cagliari, che 

comprendano il trasferimento di tecnologie, i servizi del terziario innovativo 

(finanza, marketing, consulenza brevettale ecc.), marketing territoriale, servizi 

informatici avanzati, centri calcolo, formazione manageriale ed 

imprenditoriale, servizi per la creazione d’impresa, servizi telematici territoriali 

di base; 

- servizi specialistici di filiera, che da un lato attengono alle specifiche esigenze 

delle imprese localizzate in poli produttivi e dell’utenza distribuita nelle aree 

attrezzate e nei distretti industriali presenti nel territorio (Aree di Sviluppo 

Industriale, Nuclei di Industrializzazione, Zone Industriali Regionali...), e 

dall’altro fanno riferimento a quelli logistici e generali necessari per l’ordinaria 

attività della sede centrale e delle sedi locali; 

- servizi innovativi quali tecnologie dell’informazione e della comunicazione, 

biotecnologie, dei materiali, dell’ambiente e dell’energia. 

ART. 36 CAMPI DEI BENI CULTURALI L.R. 45/89, 


CAMPO DELLA PROMOZIONE E GESTIONE DELLE RETI DEI BENI CULTURALI 

DELLA PROVINCIA DI CAGLIARI INDIVIDUATE ALL’INTERNO DEL CIRCUITO DEL 

PATRIMONIO CULTURALE PROVINCIALE DEL PUP 

NOME CAMPO Promozione e gestione delle Reti dei Beni Culturali della Provincia 

di Cagliari 

COMPETENZE PROVINCIALI L.R. 20 settembre 2006, n. 14, “Norme in 

materia di beni culturali, istituti e luoghi della cultura” (in particolare il Punto 3 

dell’articolo 3: La Regione riconosce agli enti locali funzioni di integrazione, 

coordinamento e gestione dei rapporti tra beni culturali e contesto paesaggistico e 

territoriale). 

Documento Strategico Regionale 2007-2013 - 5.1.2. Beni e attività culturali - 5.1.2.3. 

Strategie e priorità di attuazione 2007 – 2013: coerentemente con quanto espresso dal 

DSR ed in particolare con la linea orientata a “Promuovere e valorizzare i beni e le 

attività culturali” la Provincia di Cagliari attiva: 


- il Campo della promozione e gestione delle Reti dei Beni Culturali provinciali 

individuate all’interno del Circuito del Patrimonio Culturale Provinciale del Piano 

Urbanistico Provinciale/Piano Territoriale di Coordinamento. Il Campo suddetto 

avvia tavoli di lavoro progettuale sulle reti individuate, in condivisione con 

Amministrazioni Comunali ed altri Enti competenti al fine di promuovere l’identità 

territoriale provinciale, tutelare e valorizzare le risorse paesaggistiche in un’ottica 

sistemica di servizi integrati che ottimizzano le risorse di scala sovracomunale; 

− 

− 

− 

− 

la sinergia interassessoriale, a livello provinciale, sui temi del patrimonio storico 

culturale; 

l’approfondimento delle specificità dei comuni per la migliore valorizzazione 

all’interno dei costituendi distretti culturali; 

l’implementazione del portale SardegnaCultura regionale e la verifica di coerenza 

delle banche dati sul patrimonio storico culturale per le tematiche di carattere 

sovracomunale; 

le attività di sensibilizzazione sul patrimonio edilizio tradizionale e sulla forma ed il 

carattere urbanistico dei centri storici. 

Attuazione ai sensi dell’art 106-punto 8 delle NTA del PPR ( punto 8: particolarmente 

per la “individuazione di ville, complessi ed edifici di pregio architettonico con le 

relative pertinenze e i contesti figurativi”). 


Il generale orientamento alla riqualificazione dell’offerta culturale regionale mette in 

risalto la necessità di allontanare la frammentarietà delle iniziative e la ripetitività dei 

contenuti prediligendo ovviamente l’innalzamento qualitativo dei servizi che segue ad 

un più consapevole riconoscimento del valore delle risorse culturali. L’integrazione 

delle funzioni e l’organizzazione sistemica dei luoghi è quindi un passo in questa 

direzione. Contemporaneamente la pianificazione territoriale regionale è 

eminentemente rivolta alla tutela delle risorse paesaggistiche ed i beni testimoni di 

organizzazione territoriale storica costituiscono una parte predominante del paesaggio 

antropico sardo; il riconoscimento da parte della Provincia di Cagliari di questi sistemi 

e la loro composizione in Reti di Beni Culturali Provinciali è dunque una risposta 

adeguata ed ad una scala sovracomunale particolarmente adatta alla lettura ed al 

progetto paesaggistico. 

CAMPI CORRELATI : Campo del turismo/ambiente 


La persistente riduttiva promozione di nuovi itinerari di visita prevalentemente 

dedicati al turismo, troppo spesso solo individuati, nel web o sulla documentazione 

pubblicitaria, e non costruiti sul territorio e con gli attori interessati, non crea 

efficacemente potenziali campi di sviluppo economico territoriale e non avvia forme 

di tutela dei beni interessati anzi spesso trascura un reale approfondimento tematico in 

grado di rispettare le specificità dei luoghi e la compatibilità delle loro connessioni. 

Storicamente il territorio isolano non ha praticato forme di condivisione e di 

aggregazione e dunque cautele e verifiche sul piano antropologico e sociale nella 

creazione di connessioni territoriali sono dovute. 


La Provincia di Cagliari attraverso il Circuito del Patrimonio Culturale Provinciale 

definito nel Piano Urbanistico Provinciale/Piano Territoriale di Coordinamento 

esercita le funzioni di integrazione, coordinamento e gestione dei rapporti tra beni 

culturali e contesto paesaggistico e territoriale privilegiando il tema della costruzione 


delle Reti dei Beni Culturali Territoriali Provinciali. Si intendono per Reti dei Beni 

Culturali Territoriali Provinciali la correlazione, fisica o immateriale, di beni culturali 

appartenenti al medesimo sistema di organizzazione territoriale storica descrittivo 

dell’identità della provincia e particolarmente significativi dal punto di vista 

paesaggistico la cui correlazione si esplica attraverso la costruzione di progetti dedicati, 

impostati nell’Ufficio del Piano in sinergia con l’Assessorato alla Cultura Identità 

spettacolo Sport e definiti in condivisione con le Amministrazioni Comunali e gli Enti 

competenti. 

Le reti dei beni culturali territoriali della Provincia di Cagliari 

La provincia di Cagliari è adeguatamente rappresentata da alcuni sistemi territoriali che 

ne identificano i caratteri organizzativi sia storici che culturali. La rete del presidio 

storico delle torri e dei fari e gli insediamenti portuali dei Fenici disegnano l’ampia 

compagine costiera sul mare meridionale dell’isola affacciata sul versante nord 

africano. Le chiese campestri dei territori costieri costituiscono un patrimonio 

culturale rilevante, non solo per il valore architettonico intrinseco di testimonianza 

pregevole del romanico sardo, ma soprattutto per il valore di mete di rituali religiosi e 

pagani che raccolgono ciclicamente comunità territoriali anche sovracomunali. Le case 

cantoniere sulle strade provinciali poi, oltre alla evidente competenza che la provincia 

può esercitare sui beni stessi, rappresentano luoghi del presidio territoriale oggi 

importanti per l’accoglienza e l’informazione turistica ma fondamentali come sedi per i 

servizi territoriali integrati. La corona dei borghi agricoli ben rappresenta un sistema 

urbano che si caratterizza rispetto al concetto di area vasta cagliaritana e merita 

un’attenzione rispetto alle specificità che presenta sia come impianti urbanistici che 

come relazioni territoriali. I centri della terra cruda sono rappresentativi, dal punto di 

vista urbanistico e architettonico, ma anche demoetnoantropologico, di tutto quel 

vasto territorio di pianura legato alle coltivazioni cerealicole del campidano che lega la 

provincia di Cagliari con quella del Medio Campidano e dell’oristanese. I Monti 

Granatici costituiscono un patrimonio immobiliare diffuso nel Campidano e 

rappresentativo di una cultura amministrativa particolare legata alle coltivazioni 

cerealicole e poiché si è rilevata la tendenza all’acquisizione immobiliare da parte dei 

comuni e la riconversione in centri socio-culturali pubblici, tale orientamento potrebbe 

essere incentivato e coordinato a livello provinciale. Infine la casa campidanese, 

elemento base delle strutture urbane dei centri della terra cruda e non solo, è una 

rilevante testimonianza di quei sistemi costruttivi ed abitativi, tradizionali ed attuali al 

contempo, capaci di disegnare nuove pratiche sostenibili dal punto di vista ambientale, 

energetico e culturale. 

Scenari per la costruzione delle Reti dei beni Culturali della Provincia di Cagliari 

Le reti dei Beni Culturali della fascia costiera 

− 

− 

− 

− 

− 

Gli insediamenti portuali dei Fenici nella Provincia di Cagliari 

Le architetture del presidio costiero storico: torri e fari sulle coste della 

Provincia di Cagliari 

Le chiese campestri dei territori costieri 

Le case cantoniere sulle strade provinciali 

La corona dei borghi agricoli dell’area cagliaritana 

Gli insediamenti portuali dei Fenici nella Provincia di Cagliari 

La distribuzione sull’arco costiero provinciale orienta verso un progetto di sistema 

coordinato di informazione culturale e turistica e di agevolazione per la fruizione da 


correlare eventualmente con le province del sulcis iglesiente (Sant’Antioco e Carbonia) 

e dell’oristanese (Cabras e Oristano). 

Note per il progetto di rete: Coinvolgimento delle province di Carbonia-Iglesias e di 

Oristano. Verifica dello stato delle attività legate al progetto europeo Itinerari Fenici 

del Mediterraneo. 

Le architetture del presidio costiero storico: torri e fari sulle coste della Provincia di 


La rete tematica orienta verso un progetto per una selezione di beni, esito di uno 

studio di fattibilità, per i quali prevedere azioni di recupero e di riutilizzo con funzioni 

diverse come luoghi di servizio integrato del territorio a seguito di forme di 

condivisione tra i Comuni di comparti territoriali costieri, coerenti con gli Ambiti di 

Paesaggio del Piano Paesaggistico Regionale. 

Note per il progetto di rete: Valutazione delle proprietà, dello stato di conservazione, della 

destinazione di uso attuale attraverso uno studio di fattibilità che individui anche varie 

nuove destinazioni (monitoraggio ambientale, bird watching, punto informativo, sede 

per il soccorso costiero, luogo espositivo, ricettività etc.) che valorizzino la struttura in 

rete attribuendo funzioni diverse tra luoghi vicini in condivisione con i Comuni nei 

quali le torri ed i fari stessi ricadono. 

Le chiese campestri dei territori costieri 

La distribuzione di questi luoghi religiosi, che si configurano ciclicamente come poli 

territoriali, furono sovente il nucleo di abitati oggi scomparsi. La stratificazione storica 

che comunque è percepibile in questi contesti e la localizzazione in siti con 

significativa valenza paesaggistica incrementano il valore architettonico spesso sobrio e 

austero. La frequentazione rituale che anima percorsi e luoghi in particolari momenti 

dell’anno rende viva l’architettura e l’ambiente per cui la rete abbraccia un tema non 

musealizzabile e di effettiva fruizione territoriale in continuità con la tradizione storica, 

cultuale e culturale. 

Studio di una promozione e valorizzazione della rete sostenuta dalla Provincia di 

Cagliari, anche in termini di tutela dei percorsi di accesso e del i caratteri del contesto 

paesaggistico. 

Note per il progetto di rete: Promosso dall'Amministrazione Provinciale di Sassari, esiste 

un sito web che si propone di recensire le chiese campestri in Sardegna e dunque 

avviare una relazione con l’ente e gli autori avvierebbe un programma di lavoro 

sinergico sul piano regionale. Organizzazione di un tavolo di lavoro con gli enti 

competenti per la promozione della qualità degli interventi sulle aree e per i progetti di 

restauro. 

Le case cantoniere sulle strade provinciali 

Recupero ed utilizzo degli edifici come punti di informazione territoriale e turistica e 

per il controllo della sicurezza e come punto di accoglienza per i viaggiatori. 

Note per il progetto di rete: Rete particolarmente proficua per la peculiare competenza 

della Provincia di Cagliari sia in termini di disponibilità degli immobili e delle risorse 

umane sia in termini di reale potere gestionale interassessoriale con finalità integrate di 

controllo territoriale, di valorizzazione culturale e di promozione turistica. 

La corona dei borghi agricoli dell’area cagliaritana 

Costruzione del quadro conoscitivo per il riconoscimento delle specificità culturali, 

storiche, abitative ed urbanistiche dei borghi agricoli rispetto all’area di Cagliari. 


Note per il progetto di rete: Rete da individuare e che necessita del rafforzamento 

provinciale per promuovere le peculiarità dei centri dell’area metropolitana che si 

differenziano notevolmente sia da Cagliari che dalle forme di insediamento recenti e 

scarsamente controllate delle periferie. 

Le reti dei Beni Culturali dei territori interni 

− I centri del sistema abitativo della casa campidanese 

− I centri della Terra Cruda 

− I Monti Granatici 

− I paesi dei laghi 

I centri del sistema abitativo della casa campidanese 

Divulgazione dei manuali del recupero e promozione di un’immagine coordinata per 

alcune case campidanesi visitabili o dedicate alle forme di ricettività sostenibile quali il 

B&B e l’albergo diffuso. 

Note per il progetto di rete: Esplicitazione dell’orientamento della Provincia di Cagliari 

verso la tutela dei caratteri della dimora più rappresentativa dell’identità provinciale e 

verso la divulgazione delle buone pratiche per il recupero e la costruzione di nuove 

case con la tipologia e la tecnologia tradizionale. 

I centri della Terra Cruda 

Rete in essere che può entrare in relazione con gli enti provinciali per il potenziamento 

della promozione e per il coinvolgimento nelle attività di divulgazione. 

Note per il progetto di rete: Attivazione della relazione con la rete esistente e stesura di un 

programma di lavoro. 

I Monti Granatici 

Rete interessante soprattutto se costruita in sinergia con le province del medio 

campidano e di Oristano per la distribuzione territoriale che interessa tutto il 

Campidano. 

Note per il progetto di rete: Da definire nell’adeguamento al PPR-Ambiti Interni 

I paesi dei laghi 

Rete in parte già in essere per la partecipazione a forme di progettualità sovracomunale 

(Programma Integrato d'Area ... NU 15 - CA 10 - Consorzio dei laghi e Turismo 

fluviale) che declinando gli indirizzi del PPR degli ambiti interni presenta diverse 

possibilità tematiche di sviluppo territoriale sia legato alle risorse ambientali che 

culturali e può essere volano di nuove relazioni per il recente inserimento dei comuni 

nella Provincia di Cagliari. 


I centri del sistema abitativo della casa campidanese 

Rete di livello interprovinciale nella quale esplorate la possibilità di implementare il 

livello qualitativo delle ristrutturazioni delle case in coerenza con i caratteri tipologici e 

funzionali e gli interventi sugli spazi pubblici nel rispetto delle peculiarità urbanistiche 

dei centri caratterizzati dalla persistenza di case campidanesi. 



I centri della Terra Cruda 

Rete in essere a livello interprovinciale 

Note per il progetto di rete 

Da definire nell’adeguamento al PPR-Ambiti Interni 


Reti tematiche individuate all’interno delle proposte per Civis - Rafforzamento dei 

centri minori a valere sulla Misura 5.1del POR; itinerari virtuali individuati nel web a 

livello comunale, provinciale e regionale (siti di consorzi, reti ed unioni di comuni, 

portale provinciale Musei in Rete della Sardegna del Sud ed il regionale portale 

Sardegnacultura). 

ART. 37 CAMPI DELLA GESTIONE DEI RIFIUTI L.R. 45/89, 


1. IL CAMPO DELLA GESTIONE DEI RIFIUTI IN AMBITI CARATTERIZZATI DA UNA 

VARIAZIONE QUALI-QUANTITATIVA DELLA PRODUZIONE 

NOME CAMPO La gestione dei rifiuti in ambiti caratterizzati da una variazione della 

produzione 

AMBITO (I) SUB PROVINCIALE Comuni costieri 

COMPETENZE PROVINCIALI Legge 22/97 e s.m.i. 


Requisiti di individuazione del Campo; descrizione della forma-processo; risorse 

coinvolte; potenzialità 

La pianificazione provinciale di settore prevede la gestione del ciclo integrato dei rifiuti 

urbani strutturata per sub-ambito. In particolare in Provincia di Cagliari si individuano 

quattro sub-ATO: A1 Cagliari (38 comuni), A2 Sulcis-Iglesiente (25 comuni), A3 

Medio Campidano (38 comuni), A4 Sarrabus-Gerrei (8 comuni). 

Secondo quanto previsto dalla normativa vigente e dal piano regionale di settore, in 

ogni sub-ATO deve essere assicurata la gestione integrata dei rifiuti secondo criteri di 

efficacia, efficienza e di economicità, nonché l’autosufficienza per quanto riguarda il 

trattamento e lo smaltimento della frazione indifferenziata dei rifiuti. 

La produzione dei rifiuti urbani risulta dipendente dall’ambito territoriale considerato. 

In particolare la produzione pro-capite, legata alla popolazione residente, cresce 

all’aumentare della dimensione del centro abitato. Dal Piano Regionale, infatti, emerge 

che la distribuzione della produzione rifiuti segue approssimativamente la 

distribuzione degli abitanti, discostandosene per difetto nelle classi demografiche 

inferiori e per eccesso in quelle superiori. 

Per quanto riguarda la Provincia di Cagliari si misura che: 

- oltre l’40% dei comuni ha una popolazione minore di 2.000 abitanti (7% della 

popolazione provinciale) e coinvolge il 5% dei rifiuti urbani complessivi; 

- il 25% dei comuni ha una popolazione compresa tra i 2.000 e i 5.000 abitanti 

(12 % della popolazione provinciale) per i quali si misura il 11% della 

produzione dei rifiuti urbani totali; 


- il 20% dei comuni ha una popolazione compresa tra i 5.000 e i 10.000 abitanti 

(19% della popolazione provinciale) e produce circa il 20% dei rifiuti urbani; 

- oltre il 65% della popolazione è concentrata nei 15 comuni al di sopra della 

soglia di 10.000 abitanti, che rappresentano il 62% del totale della produzione. 

Dai dati emerge che la produzione provinciale di rifiuti urbani ammonta 

complessivamente a oltre 342.000 t/a con un’incidenza della produzione turistica del 

4%, circa, concentrata per lo più in due-tre mesi effettivi all’anno, benché in alcune 

realtà turistiche più importanti si risenta dell’oscillazione dei valori fino a 6 mesi 

(maggio-ottobre). 

La ripartizione per province documenta che quasi la metà della produzione regionale è 

concentrata nella provincia di Cagliari. Mentre il Piano di settore del 92 considerava 

valori medi su base annua di 0,8-0,9-1,1 Kg/ab/giorno rispettivamente per comuni 

demograficamente piccoli-medi-grandi, il dato attuale misurato attesta il 

raggiungimento di valori unitari medi di produzione nel range 0,9-1,1-1,3 

Kg/ab/giorno, con un aumento medio del 20% in 6-7 anni. Ripartito uniformemente 

l’aumento medio può essere valutato nel 3% su base annua. 

E’ interessante far osservare che la produzione pro-capite media annua dell’intera 

regione, che agli inizi degli anni ‘90 si attestava su valori complessivi di 370 Kg, ha ora 

raggiunto valori di 410 Kg., con aumento a 440 Kg effettivi considerando la 

produzione dei fluttuanti. 

Le ultime rilevazioni relative alla qualità dei rifiuti, puntuali e difficilmente estensibili a 

tutte le realtà dei Comuni della Sardegna, si riferiscono agli inizi degli anni ’90 ed 

attestavano una tendenza all’aumento delle frazioni cellulosiche a scapito della frazione 

organica per i centri demograficamente più rilevanti. 

Le informazioni storiche disponibili per la Sardegna evidenziano, per i comuni minori, 

una percentuale di sostanza organica ad elevata putrescibilità nel rifiuto superiore al 

50%: circa il 20% si trova frammista alle frazioni finissime (sottovaglio), mentre il 

restante 30% è identificabile come categoria merceologica a sé stante. Per i comuni 

demograficamente più importanti si era invece riscontrata una diminuzione della 

frazione putrescibile, comunque compresa tra il 40-45%, ed un aumento della frazione 

cellulosica e delle plastiche che insieme costituiscono circa il 45% della frazione 

complessiva. 

Per quanto riguarda la composizione delle varie frazioni, il Piano Regionale indica 

alcune percentuali per quanto riguarda la composizione merceologica del rifiuto 

urbano: 

- la frazione cellulosica è costituita per il 60% da carta, 30% da cartone e 10% 

da altri materiali quali legno, tessili, pelli, ecc…; 

- le plastiche sono costituite per il 45% da film, per il 20 % da contenitori per 

liquidi ed il resto da altre tipologie; 

- i metalli sono costituiti per il 20% da alluminio; 

- il sottovaglio (d < 20 mm.) è costituito per il 70% da sostanza organica 

putrescibile. 


Problemi di bilancio popolazione-risorse; problemi di fruizioni in rapporto 

ai settori chiave del piano 

Le differenze di produzione relative alla popolazione residente e fluttuante, evidenziate 

nella prima parte, non si distribuiscono uniformemente nel territorio provinciale. Se si 

considerano i rapporti tra le produzioni estive e invernali emerge che, per alcuni centri 

a spiccata vocazione turistica, tale rapporto misura un surplus di produzione, tra i due 

periodi considerati, molto elevati. In particolare tra i comuni che registrano i valori più 

alti compaiono (dati al 1997): Castiadas (6.9), Villasimius (6.5), Muravera (5.1), 

Buggerru (3.4), Calasetta (3.2), Pula (2.8), Sant'Anna Arresi (2.6), Arbus (2.5), 

Maracalagonis (2.5), Carloforte (2.3), Villaputzu (1.9). Per il comune di Domus de 


Maria, nel quale si registra un valore medio alto del numero di abitazioni non occupate 

e utilizzate per vacanza, non è stato possibile calcolare il rapporto di produzione tra 

estate e inverno in quanto non erano disponibili le produzioni mensili. 

Tali differenze concentrate in pochi periodi dell’anno e solo in alcuni ambiti 

territoriali, non sempre appartenenti allo stesso sub-ambito di organizzazione della 

gestione, presentano alcuni aspetti problematici sia nella fase di progettazione e che di 

gestione dei servizi di igiene urbana. 

La mancanza inoltre, di dati certi circa l’effettiva composizione merceologica del 

rifiuto prodotto in ambito turistico, mette in evidenza un altro aspetto problematico 

per una corretta progettazione dell’organizzazione della raccolta differenziata e per il 

raggiungimento degli obiettivi definiti dal quadro normativo. 


Linee guida da sottoporre ai processi di campo; valutazione preliminare 

delle priorità; scenari, ecc 

L’organizzazione della gestione all’interno dei sub-ambiti, per quanto sopra esposto, 

deve dunque tenere conto delle situazioni particolari che si registrano negli ambiti 

turistici. La risoluzione di tali aspetti può essere affrontata, in primo luogo, dal gruppo 

di comuni nei quali si verificano tali condizioni. Le azioni possibili si riferiscono a 

progetti di ricerca comuni, finalizzati alla costruzione di quadri di conoscenza circa le 

modalità di produzione e composizione del rifiuto utili alla progettazione dei servizi di 

igiene urbana, in grado di integrarsi con i programmi di gestione definiti all’interno dei 

sub-ambiti di appartenenza. Nello specifico si può proporre: 

- azioni di monitoraggio e controllo sulla qualità e quantità di rifiuti prodotti, 

con l’istituzione di un osservatorio preposto a tale compito. Analisi 

merceologiche per tali ambiti condotte nel periodo estivo permetteranno di 

individuare eventuali differenze rispetto al rifiuto prodotto nel periodo 

invernale. 

- accordi volontari o con incentivazione con il sistema della distribuzione e 

della ristorazione. Tale azioni devono essere precedute da analisi sulla 

distribuzione spaziale delle strutture ricettive e al fine di valutare la possibilità 

di costituire delle reti intercomunali con l’obiettivo di ridurre la produzione di 

rifiuto indifferenziato; 

- istituzione di uno “sportello”di informazione per gli operatori turistici; 

- campagne di sensibilizzazione e informazione indirizzate alla “popolazione” 

turistica. 

Art. 38 CAMPI DELLA DIFESA DEL SUOLO E DEI DISSESTI 

IDROGEOLOGICI 

L.R. 45/89, art.16 

PPR, NTA 

art. 106, punto 3 

NOME CAMPO: Campo della difesa del suolo e dei dissesti idrogeologici nel 

Distretto Idrografico Provinciale del Flumini Durci 

Distretto Idrograficio 

interprovinciale 

Flumini Durci 

Distretto Idrografico 

Flumini Durci (Prov. di 

Cagliari) 

Comuni Provincia 


Villaputzu, San Vito 

Valenza 

Sovracomunale 



Assetto fisico – ambientale 

Il Distretto Idrografico del Flumini Durci risulta di interesse interprovinciale, in 

quanto ricade per la maggior parte nella Provincia di Ogliastra, mentre per la parte 

interna alla Provincia di Cagliari interessa il comune di Villaputzu e, in piccola parte, il 

comune di San Vito, la superficie territoriale è circa 350 km 2 . 

La sua individuazione, per quanto riguarda la parte emersa, è dettata dai bacini 

idrografici del corso d’acqua omonimo, del Flumini Pisale, del Riu Crisponi e 

dall’Unità Marino Litorale “Su Franzesu” (in coerenza con il Piano di Assetto 

Organizzativo dei Litorali della Provincia di Cagliari), mentre, per ciò che concerne la 

parte a mare, il limite è dato dall’Unità Marino Litorale afferente, nota come “Quirra” 

(compresa tra Torre di Murtas, a nord, e Capo San Lorenzo, a sud). 

Il sistema territoriale comprende la piana costiera del Rio di Quirra, che prosegue 

nell’entroterra con la omonima valle alluvionale, e il sistema orografico, 

prevalentemente scistoso, che si sviluppa alle sue spalle, delimitato verso l’interno dagli 

altopiani eocenici di Monte Cardiga e sovrastato, nella parte settentrionale e nel 

versante destro, da una copertura calcareo-dolomitica del Mesozoico, le cui formazioni 

sono conosciute come tacchi e toneri, caratteristici dell’Ogliastra. 

Dal punto di vista litologico il distretto idrografico del Flumini Durci è caratterizzato 

da una prevalenza di litologie a medio e basso grado di permeabilità, fatta eccezione 

per le formazioni detritiche costituenti la piana alluvionale, che presentano invece 

caratteri di elevata permeabilità, e per la formazione eocenica di Monte Cardiga, che 

presenta valori di permeabilità fortemente variabili in funzione della presenza di livelli 

stratigrafici differenti per contenuto argilloso, componenti carbonatiche e grado di 

cementazione. 

Il profilo longitudinale del Flumini Durci presenta, nel tratto iniziale (di circa 1 km), 

un’acclività molto elevata per poi proseguire per circa 35 km con una diminuzione di 

pendenza debole e regolare che si aggira mediamente intorno allo 0,5%; il corso 

d’acqua presenta quindi un andamento meandriforme e risulta caratterizzato dalla 

presenza di diverse isole fluviali. In prossimità della frazione di Quirra, il corso d’acqua 

si immette in un’ampia pianura alluvionale-costiera e fino dove continua a scorrere 

sino alla foce, che rimane chiusa per la maggior parte dell’anno, aprendosi solo in caso 

di eventi di piena o mareggiate importanti. 

Il bacino di raccolta del Flumini Durci, per buona parte interessato da pendenze medie 

elevate, fatta eccezione per l’altopiano del Salto di Quirra e la piana costiera, è 

caratterizzato dalla mancanza di una testata, in quanto il Rio di Quirra si è trovato 

isolato in seguito alla cattura del Rio Pardu da parte del rio Pelau: il corso d’acqua 

risulta pertanto alimentato prevalentemente dai suoi affluenti di destra. 

Il bacino è inoltre caratterizzato dalla presenza di una zona umida costiera denominata 

Stagni di Murtas e S'Acqua Durci e riconosciuta come Sito d’Interesse Comunitario, ai 

sensi della Direttiva 92/43/CEE (“Direttiva Habitat”). Si tratta di due aree umide a 

carattere stagnale la cui genesi, come già detto, è riferibile alla divagazione nel settore 

retrodunare e nella bassa piana alluvionale, dei principali corsi d’acqua che, 

specialmente durante la stagione estiva, trovano difficoltà ad aprirsi un varco verso il 

mare attraverso il cordone sabbioso costiero. In particolare, lo Stagno di Flumini 

Durci risulta connesso al tratto terminale attuale dell’omonimo rio mentre lo Stagno di 

Longu Flumini (conosciuto anche come stagno Baccarinu) rappresenta, con buona 

probabilità, un antico braccio fluviale abbandonato del sistema idrografico terminale 

dell’omonimo corso d’acqua. Il SIC interessa complessivamente una zona di circa 700 

ha. 

L’unità marino-litorale compresa nel distretto idrografico provinciale del Flumini 

Durci, comprende la parte emersa e sommersa della spiaggia di Cala Murtas, che si 


estende da Torre di Murtas, a nord, fino a Capo San Lorenzo, a sud; quest’ultimo 

separa, in termini sia fisici che di dinamiche evolutive, la piana costiera e il sistema di 

spiaggia di Cala Murtas dall’ambito costiero afferente al Fiume Flumendosa. La 

spiaggia emersa presenta un’estensione di circa 6 km e risulta esposta prevalentemente 

ai venti provenienti dai quadranti orientali. Il sistema costiero nel suo complesso si 

può considerare in buone condizioni di equilibrio e questo vale soprattutto per quanto 

riguarda la spiaggia sia sommersa che emersa. 

Processi dominanti e tendenze evolutive 

I processi fluviali di trasporto idrico e detritico del sistema idrografico del Rio di 

Quirra e del Rio Corr’e Cerbu, risultano sostanziali per il ripascimento sedimentario 

del sistema sabbioso costiero e per l’apporto idrico ai sistemi idrogeologici sotterranei 

e superficiali della piana costiera e delle zone umide. 

Le dinamiche litoranee che regolano l’evoluzione geomorfologica del sistema costiero, 

sono rappresentate principalmente dall’azione erosiva e di ridistibuzione sedimentaria 

costiera degli agenti meteo-marini, e dai processi di apporto idrico e detritico 

dall’entroterra da parte dei corsi d’acqua che raggiungono la costa. Le azioni meteomarine 

sulla costa e sui settori limitrofi alla linea di riva appaiono particolarmente 

energici: nel settore retrocostiero è presente un lungo cordone dunare efficacemente 

stabilizzato da una compatta copertura vegetazionale psammofila, la cui integrità 

rappresenta quindi un fattore di importanza vitale per quanto attiene il mantenimento 

degli equilibri morfo-dinamici all’interno del sistema. Lo stato di equilibrio in cui si 

trova il sistema costiero è anche funzione della scarsa interferenza finora esercitata 

sulle dinamiche evolutive proprie del sistema da parte di interventi e delle attività della 

popolazione perché buona parte del territorio è soggetto a vincolo militare. 

Presso il sistema di costa rocciosa di Su Franzesu i principali processi evolutivi 

riguardano l’erosione esercitata dagli agenti meteo-marini sulle formazioni rocciose 

della costa, i cui prodotti detritici di disfacimento concorrono ad alimentare il bilancio 

sedimentario. 

Relazione con altri distretti 

Il distretto del Flumini Durci è parzialmente in relazione con il distretto del 

Flumendosa in quanto i processi evoluti della costa rocciosa di su Franzesu riviste un 

ruolo importante nel bilancio sedimentario della unità di spiaggia di Cala Murtas. 


Direzione generale Agenzia regionale del distretto idrografico della Sardegna 


Campi della riqualificazione e valorizzazione dei paesaggi, Campi della promozione 

della rete ecologica provinciale 


- Degrado della copertura vegetale (scarsa efficacia protettiva offerta alla coltre 

pedogenica superficiale nei confronti dei fenomeni di erosione da parte delle 

acque dilavanti ed incanalate). 

- Incapacità degli alvei a smaltire il carico idrico e solido in eccesso. 

- Enomeni di intrusione salina nelle falde costiere. 

- Prime evidenze di degrado della vegetazione retrocostiera. Il perdurare e l’evolvere 

di tali fenomeni comporta conseguenze negative sulla alterazione delle condizioni 

di equilibrio morfologico e sedimentario del sistema costiero. 


- Potenziali interferenze sulle dinamiche di deflusso incanalato dei corsi d’acqua che 

intersecano la strada statale 125, che riguardano in particolare gli affluenti di destra 

del rio Flumini Durci nel tratto compreso tra il Km 81 e il Km 88 e il tronco 

principale del Flumini Pisale, secondo corso d’acqua compreso all’interno del 

distretto del Flumini Durcirci. 

- Naturale tendenza all’interrimento dei sistemi stagnali è significativamente 

accentuata dal degrado complessivo della copertura vegetale presente nei bacini 

idrografici afferenti, in conseguenza di pratiche agricole non idonee, eccessivo 

pascolamento, fenomeni di incendio e deforestazione. 

- Erosione del litorale sabbioso e degrado delle zone umide costiere. 


Problematiche rilevanti: 

- Erosione dei litorali sabbioso e degrado ecologico delle zone umide costiere 

Obiettivi specifici per la prevenzione e mitigazione dei dissesti idrogeologici: 

- Assicurare gli apporti detritici del Flumini Durci e Flumini Pisale al settore 

marino-costiero. 

- Mantenimento della funzionalità del sistema idraulico delle aree umide garantito. 

- Conservazione degli equilibri dinamici che regolano l’evoluzione geomorfologica 


- Conservazione della prateria di Posidonia oceanica. 

- Conservazione delle formazioni vegetazionali presenti nei settori dunare e di 

retrospiaggia; 

- Controllo e riequilibrio della dinamica costiera. 

- Controllo e riequilibrio dell’assetto del sistema marino-litorale emerso e 

sommerso. 

Indirizzi e linee d’azione: 

- Assicurare la conservazione dei sistemi dunari mantenendo l’integrità della 

vegetazione psammofila spontanea nel settore dunare e retrodunare. 

- Assicurare il mantenimento del naturale regime energetico nel settore sommerso. 

- Assicurare il mantenimento delle praterie di Posidonia oceanica nella spiaggia 

sommersa, al fine di garantire gli equilibri morfo-evolutivi del sistema costiero. 

- Assicurare il corretto funzionamento del sistema idraulico dell’area umido costiera 

degli Stagni di Flumini Durci e Longu Flumini. 

Ambiti prioritari di intervento 

- Aree umide Murtas, Flumini Durci e Longu Flumini per quanto attiene le 

problematiche di smaltimento dei deflussi dei corsi d’acqua immissari 

- Unità Marino Litorale di Quirra per quanto attiene i fenomeni di erosione del 

sistema sabbioso di Cala Murtas e il naturale ripascimento del sistema di spiaggia 

attraverso i corsi d’acqua Flumini Durci e Flumini Pisale. 


- Intrusione salina nelle falde costiere 


Arginare il fenomeno della salinizzazione della falda costiera 



- Garantire il mantenimento dei rapporti tra portate dei fiumi, alimentazione delle 

falde costiere e variazione dell’interfaccia acqua dolce-acqua salata, attraverso un 

uso delle risorse idriche calibrato sull’effettivo bilancio idrogeologico della piana 

alluvionale costiera. 

- Evitare l’uso irrazionale della risorsa idrica sotterranea, con particolare riferimento 

ai consumi idrici legati alle attività agricole. 

- Evitare la realizzazione di opere che impediscano o limitino l’alimentazioni degli 

acquiferi da parte dei deflussi idrici superficiali dei corsi d’acqua e delle acque 

meteoriche. 

- Adottare un sistema di gestione integrato delle risorse idriche atto ad organizzare e 

razionalizzare il sistema degli usi della risorsa, che incentivi opportune forme di 

recupero e riutilizzo delle acque reflue, in particolare nel settore della fascia 

pedemontana e delle piana alluvionale-costiera del Flumini Durci e in riferimento 

alle attività agricole. 


- Aree umide Murtas, Flumini Durci e Longu Flumini per quanto attiene gli 

equilibri dell’interfaccia acque dolci acque marine e per quanto riguarda il corretto 

mantenimento dei rapporti delle portate dei fiumi e le falde del Flumini Durci e 

Flumini Pisale 


Fenomeni di dissesto idrogeologico 


- Prevenzione e controllo dei fenomeni di disseso 

- Riequilibrio dell’assetto idrogeologico e forestale 

- Mantenere l’efficienza idraulica dei corsi d’acqua 

- Garantire un deflusso regolare dei corsi d’acqua 

- Accrescere l’ampiezza delle aree libere naturalmente o artificialmente inondabili 


- Garantire il corretto funzionamento del sistema idraulico dell’area umido costiera 

degli Stagni di Flumini Durci e Longu Flumini 

- Ripristinare le funzionalità idrauliche ed ecologiche del sistema fluviale 

- Garantire il deflusso minimo vitale per il mantenimento, non solo delle 

funzionalità ecologiche del sistema fluviale sino alla foce, ma anche per mantenere 

le dinamiche di relazione idrogeologica con il sistema degli acquiferi alluvionali 

della piana costiera 

- Accrescere dove possibile l’ampiezza delle aree libere naturalmente o 

artificialmente inondabili 

- Conservare e potenziare l’azione regimante dei sistemi pedo-forestali del bacino 

montano ad alta naturalità, evitando la degradazione della vegetazione 


- Corsi d’acqua Flumini Durci e Flumini Pisale e aree umide Murtas, Flumini Durci 

e Longu Flumini per quanto attiene le problematiche di smaltimento dei deflussi 

dei corsi d’acqua immissari e la mitigazione dei fenomeni di piena 



Distretto Idrografico Provinciale del Fiume Flumendosa 



Fiume Flumendosa 


Basso Flumendosa (Prov. 

di Cagliari) 



Villaputzu, Muravera, San 

Vito, San Nicolò Gerrei, 

Villasalto, Ballao 

Valenza 

Sovracomunale 



Il Flumendosa ha un’asta principale lunga circa 140 km e il suo bacino idrografico 

presenta un’estensione di oltre 1800 km2 e comprende territori che si trovano non 

solo nella provincia di Cagliari ma anche in quella di Nuoro e dell’Ogliastra. Vista la 

vastità del territorio, nel processo di adeguamento del PUP al PPR per i soli ambiti 

costieri, si è considerato il bacino idrologico afferente al solo tratto di corso d’acqua 

che scorre da Monte Perdosu, in territorio di San Vito, sino alla foce, chiamato subdistretto 

idrografico del Basso Flumendosa. Il sub-distretto comprende anche l’Unità 

Marino Litorale afferente, denominata “San Giovanni”, così come identificata dal 

PAOL. 

Il sub-distretto è composto, nella sua parte costiera, da un tratto roccioso che si 

estende da Capo San Lorenzo sino a Porto Tramazzu, e da un esteso sistema di 

spiaggia (emersa e sommersa) lungo circa 14 km, interrotto dal piccolo promontorio 

granitico-porfirico di Torre Salinas, compreso tra Porto Corallo e Capo Ferrato. 

L’unità Marino Litorale di riferimento raccoglie oltre al sistema fluviale del 

Flumendosa, anche quello del Rio Picocca. Spostandosi verso l’entroterra si trova un 

complesso umido di transizione compreso tra le colmate fluvio-alluvionali della piana 

costiera del Flumendosa e il sistema di spiaggia emersa di S.Giovanni-Colostrai-Feraxi, 

originato sostanzialmente dalla divagazione nel settore retrocostiero delle acque del 

Flumendosa. Nella parte a monte, il sub-distretto è chiuso dagli spartiacque del bacino 

idrografico relativo alla sezione considerata 


Il sistema territoriale si configura, in termini sia genetici che evolutivi, quale sede di 

interazioni dinamiche tra il dominio marino e quello fluviale-continentale, dal cui 

adeguato bilanciamento dipende in prevalenza la stabilità geologico-ambientale del 

settore. 

I processi legati alle dinamiche di versante sono dovuti alla scarsa maturità 

geomorfologica dell’assetto morfo-evolutivo complessivo del territorio, riconducibile 

ad un non completo raggiungimento dell’equilibrio dinamico tra caratteri fisiografici, 

agenti biostasici e dinamiche morfogenetiche che condizionano lo sviluppo di attivi 

processi evolutivi dei versanti, nonché di un rilevante dinamismo morfogenetico dei 

sistemi fluviali tributari del Flumendosa. 

I processi legati alla stabilità dei versanti appaiono spesso diffusi ma localizzati, legati 

prevalentemente alle caratteristiche geologico-strutturali dell’ammasso roccioso. Infatti 

sono predominanti fenomeni di frane di crollo delle masse granitiche e dei terreni 

scistoso-metamorfici, che si innescano prevalentemente in occasione di eventi 

pluviometrici eccezionali 

Uno dei processi più significativi è legato allo scorrimento delle acque dilavanti e delle 

acque incanalate negli alvei dei corsi d’acqua. Lo scorrimento delle acqua superficiali 

sui versanti determina processi di erosione areale o incanalata in funzione della 


dinamica del ruscellamento sulla superficie del suolo. L’intensità del fenomeno è 

correlata a diversi fattori quali: l’acclività l’ estensione del versante, il grado e il tipo di 

copertura vegetale. 

Le dinamiche costiere sono connesse alla rilevante entità energica dei marosi 

provenienti dai quadranti sud-orientali la cui azione risulta amplificata e agevolata dalla 

linearità del profilo costiero e dalla sua estensione, nonché dall’assenza di elementi 

fisici importanti che fungano da dissipatori di energia. 


Il distretto del Flumendosa è in stretta relazione con il distretto del Rio Picocca in 

quanto condivide con quest’ultima l’Unità Marino Litorale di San Giovanni pertanto 

tutte le azioni che possono aver dirette o indirette ripercussioni sulle le dinamiche 

litorali dovranno essere valutate con particolare attenzione. 


Direzione generale Agenzia regionale del distretto idrografico della Sardegna. 



della rete ecologica provinciale, Campo per la pianificazione degli insediamenti 

turistici. 


- Elevata predisposizione strutturale del territorio ai fenomeni di esondazione 

fluviale, erosione laterale delle sponde e di alluvione nelle aree di fondovalle e 

pedemontane, dovuta ad un’elevata acclività media dei bacini, a litologie 

scarsamente permeabili e a netti stacchi morfologici tra i rilievi ed il settore di 

pianura. 

- Compromessa capacità di regimazione dei deflussi superficiali connessa alla 

situazione di rilevante degrado della copertura pedo-vegetativa in vaste porzioni 

dei bacini montani. 

- Processi erosivi legati allo scorrimento delle acque superficiali sui versanti, che 

determinano l’asportazione degli orizzonti podologici di pregio. 

- Fenomeni di intrusione salina nella falda costiera con ripercussioni sia sulla qualità 

della risorsa idrica sotterranea sia sulla progressiva degenerazione dei suoli 

particolarmente fertili e produttivi della piana alluvionale. 

- .E’ in atto da tempo una variazione degli apporti idrici e detritici del corso d’acqua 

che influenza in parte l’equilibrio costiero tra acque dolci-continentali e acque 

salate-marine e in parte il bilancio sedimentario del vasto sistema di spiaggia di 

S.Giovanni-Colostrai-Feraxi. 

- Le espansioni recenti (dopo gli anni 50 ) hanno influenzato l’andamento di alcuni 

dei corsi d’acqua principali del bacino, come il caso della espansione di San Vito 

che ha intercettato l’asta principale del Riu Flumini Uri e la deviata verso la sua 

destra orografica. 

- Anche l’andamento del Rio Mannu di Muravera (dentro il paese diventa canale 

acque alte) è stato modificato dal’espansione che il centro urbano di Muravera ha 

conosciuto dopo gli anni 50 

- L’espansione del comune di San Vito in direzione di Muravera sta andando ad 

occupare aree (Loc. sa Cunserva e S. Antico) di notevole importanza per la 


icarica della falda idrica sotterranea, inoltre si corre il rischio di nuocere alla 

salvaguardia degli alvei di piena ordinaria e straordinaria degli affluenti di destra 

del Riu Flumini Uri che porta ad assumere carattere di particolare criticità in 

relazione alla manifestazione degli effetti delle piene fluviali nell’ambito di 

fondovalle 



- Erosione del litorale sabbioso di San Giovanni - Colostrai – Feraxi. 



- Controllo e riequilibrio dell’assetto del sistema marino-litorale emerso e 

sommerso. 

- Conservazione degli equilibri dinamici che regolano l’evoluzione geomorfologica 


- Apporti detritici del Flumendosa e del Rio Picocca al settore marino-costiero 

garantiti. 

- Conservazione della prateria di Posidonia oceanica. 

- Conservazione delle formazioni vegetazionali presenti nei settori dunare e di 



- Monitorare e valutare l’effetto combinato delle opere e delle infrastrutture 

marittime esistenti, con particolare riferimento ai bracci a mare della laguna di 

Feraxi-Colostrai. 

- Evitare la realizzazione di nuove infrastrutture marittime che possano comportare 

uno squilibrio delle dinamiche costiere naturali, prediligendo la riqualificazione 

delle strutture a mare esistenti. 

- Adottare delle forme di gestione dei bacini idrografici del Flumendosa e del Rio 

Picocca e dei sistemi umidi ad essi afferenti tali da garantire un regolare apporto di 

prodotti sedimentari verso il settore marino-costiero di San Giovanni-Colostrai- 

Feraxi. 

- Evitare la realizzazione di opere e interventi nelle aree umide e nel reticolo 

idrografico che possano incidere negativamente sul bilancio sedimentario 

complessivo dell’unità marino-costiera di riferimento. 

- Evitare l’asportazione del materiale sedimentario dagli alvei. 

- Vietare attività e interventi che possano compromettere l’integrità della prateria di 

Posidonia oceanica. 

- Vietare attività e interventi che possano causare un degrado della vegetazione nei 

settori dunari e di retrospiaggia vegetazionali psammofile nei settori di 


Ambiti prioritari di intervento: 

- Aree umide San Giovanni per quanto attiene gli equilibri dell’interfaccia acque 

dolci - acque marine e le problematiche di smaltimento dei deflussi dei corsi 

d’acqua immissari. 

- Unità marino Litorale per quanto attiene le dinamiche di litorale (trasporto e 

deposito dei sedimenti) e la gestione della fruizione delle spiagge. 


- Corsi d’acqua e foci fluviali del Flumendosa e Rio Picocca per quanto attiene la 

garanzia di apporti detritici all’UML. 


- Fenomeni di cedimento e riassetto statico-gravitativo delle falde montane presenti 

nel Sistema Orografico del Flumendosa. 


- Prevenzione e controllo dei fenomeni franosi. 


- Attuare forme di gestione del territorio atte a ridurre le possibilità di accadimento 

dei fenomeni franosi, quali interventi di regimazione delle acque di ruscellamento 

superficiali, incremento quali-quantitativo della copertura pedo-vegetativa, messa 

in sicurezza delle pareti, ecc. 

- Evitare la realizzazione di opere e interventi che comportino modificazioni del 

profilo longitudinale dei corsi d’acqua, e la conseguente attivazione di fenomeni di 

erosione al piede dei versanti. 

- Evitare interventi ed attività che comportino il degrado della copertura vegetale, 

quali l’eccessivo carico pascolativo e le pratiche di incendio. 


- Corsi d’acqua per quanto attiene il mantenimento del corretto regime idraulico. 

- Aree a forte pendenza per quanto attiene le azioni mirata alla prevenzione dei 

fenomeni di dissesto. 

- Coperture forestali per quanto attiene il riequilibrio dell’assetto forestale. 


- Erosione accelerata e perdita della risorsa pedo-ecologica nel Sistema Orografico 

del Flumendosa. 


- Prevenzione e controllo dei fenomeni di erosione del suolo. 


- Evitare interventi e attività che comportino il degrado della copertura vegetale e 

boschiva, quali l’eccessivo carico pascolativo e le pratiche di incendio. 

- Evitare attività e interventi che comportino un’alterazione del rapporto tra i 

processi di deflusso superficiale e quelli di infiltrazione nel suolo. 

- Adottare a scala di bacino un sistema di gestione del territorio e delle risorse 

idriche tale da mantenere inalterato l’equilibrio tra i diversi termini del bilancio 

idrogeologico locale. 


- Il bacino idrografico del Flumendosa, per quanto attiene il consumo di suolo, gli 

usi agricoli, zootecnici e silvocolturali dei versanti montani, oltre che per le 

potenziali interferenze delle infrastrutture viarie e stradali esistenti con i deflussi 

incanalati 


- Potenziale attivazione di processi di riassetto dinamico del sistema fluviale del 

Flumendosa.. 



- Prevenzione e controllo dei fenomeni alluvionali. 

- Prevenzione e controllo dei fenomeni di erosione del suolo. 

- Prevenzione e controllo dei fenomeni franosi. 


- Evitare interventi ed attività che comportino modificazioni anche limitate al 

profilo longitudinale dei corsi d’acqua, quali prelievi o riporti di materiali detritici e 

litoidi dagli alvei, sbarramenti, strutture e opere in alveo che costituiscono un 

potenziale ostacolo al naturale deflusso idrico, sia ordinario che di piena. 


- Corsi d’acqua Flumendosa e affluenti per quanto il coordinamento degli eventuali 

interventi in alveo e il mantenimento dell’efficienza idraulica dei corsi d’acqua. 


- Pericolo e rischio di piene associate ascolate. 


- Prevenzione e riduzione del rischio di esondazione fluviale e alluvione, con 

particolare riferimento agli abitati di Muravera, San Vito e Villaputzu. 


- Garantire un deflusso regolare dei corsi d’acqua assicurando l’efficienza idraulica 

degli alvei con manutenzioni periodiche e controlli diretti al fine di prevenire 

interramenti dei canali drenanti ed ingombri da parte dei rifiuti. 

- Evitare interventi ed attività che comportino elementi di ostacolo al naturale 

deflusso idrico e solido all’interno degli alvei di piena dei corsi d’acqua. 

- Incentivare la delocalizzazione delle attività produttive presenti nelle aree a rischio 

di esondazione attraverso la individuazione di adeguate misure di compensazione. 

- Attuare interventi atti a favorire l’incremento quali-quatitativo della copertura 

pedo-vegetativa al fine di migliorare l’equilibrio idrogeologico del settore. 

- Promuovere una progettazione integrata intercomunale di riqualificazione 

paesaggistico-ambientale e di difesa dei versanti e dei corridoi fluviali del sistema 

idrografico del basso Flumendosa. 


- Corsi d’acqua Flumendosa e affluenti per quanto attiene la garanzia dell’efficienza 

idraulica. 

- Aree umide per quanto attiene i problemi legati allo smaltimento dei deflussi dei 

corsi d’acqua afferenti. 

- Aree a forte pendenza per quanto attiene la prevenzione dei fenomeni di dissesto. 



- Riduzione della funzionalità idraulica ed ecologica delle zone umide. 


- Recupero e mantenimento delle naturali funzionalità idrauliche delle zone umide. 

- Ripristino delle originali condizioni di naturalità delle zone umide e della loro 

funzionalità ecologica. 



- Promuovere una progettazione integrata intercomunale di riqualificazione 

paesaggistico-ambientale delle zone umide e del sistema idrografico del basso 

Flumendosa orientata a ripristinare la connessione funzionale e strutturale tra area 

marino-litorale, zone umide, pianura alluvionale, alveo fluviale, superfici di 

drenaggio e acquiferi sotterranei. 

- Monitoraggio periodico dello stato qualitativo delle zone umide. 

- Evitare la realizzazione di interventi e attività che possano compromettere la 

funzionalità idraulica ed ecologica delle zone umide. 


- Aree umide per quanto attiene il corretto funzionamento idraulico ed ecologico 

del sistema. 

- La foci fluviali per quanto attiene il corretto equilibrio del sistema acque dolci 

acque salmastre. 

- I sistemi di spiaggia per quanto attiene una corretta fruizione del sistema. 


- Progressiva diminuzione quantitativa della disponibilità idrica sotterranea 

Fenomeno di intrusione salina nelle falde costiere. 


- Prevenzione e controllo dei fenomeni di degrado quali-quantitativo della risorsa 

idrica sotterranea. 

- Prevenzione e controllo dei fenomeni salinizzazione delle falde acquifere e dei 

suoli. 



falde costiere e variazione dell’interfaccia acqua dolce-acqua salata, attraverso un 

uso delle risorse idriche calibrato sull’effettivo bilancio idrogeologico della piana 

alluvionale costiera. 

- Evitare l’uso irrazionale della risorsa idrica sotterranea, con particolare riferimento 

ai consumi idrici legati alle attività turistiche e agricole. 

- Evitare la realizzazione di opere che impediscano o limitino l’alimentazioni degli 

acquiferi da parte dei deflussi idrici superficiali dei corsi d’acqua e delle acque 

meteoriche. 

- Adottare un sistema di gestione integrato delle risorse idriche atto ad organizzare e 

razionalizzare il sistema degli usi della risorsa, che incentivi opportune forme di 

recupero e riutilizzo delle acque reflue, in particolare nel settore della fascia 

pedemontana e delle piana alluvionale-costiera del Flumendosa e in riferimento 

alle attività agricole e turistico-ricettive. 


- Corsi d’acqua principali e secondari per quanto riguarda il corretto mantenimento 

dei rapporti delle portate dei fiumi e le falde. 

- Aree di ricarica per quanto attiene la garanzia di un appropriato ravvenamento 

delle falde. 

- Aree umide San Giovanni per quanto attiene gli equilibri dell’interfaccia acque 

dolci - acque marine. 



- Diffusione insediativa in ambiti pregiati per le colture agricole ed in aree a rischio 



- Riduzione del consumo di suolo. 

- Conservazione del paesaggio agrario legato alle coltivazioni degli agrumi e delle 

specie fruttifere di Muravera, San Vito e Villaputzu. 

- Prevenzione e limitazione dell’esposizione al rischio idrogeologico di residenze e 

attività. 


- Evitare la localizzazione di nuovi insediamenti in ambiti pregiati per le colture 

agricole. 

- Evitare la localizzazione di nuovi insediamenti e attività produttive nelle aree a 

rischio idrogeologico. 


- Aree a elevata pericolosità idrogeologica. 

- Area ad elevato pregio agricolo. 


Distretto Idrografico Provinciale del Rio Picocca 



Rio Picocca 


Rio Picocca – Corr’e 

Pruna 



Muravera, San Vito, 

Villaputzu, Sinnai, Burcei, 

Castiadas 

Valenza 

Sovracomunale 

Costa Rei Muravera, Castiadas Sovracomunale 



Il distretto ricade completamente nei limiti amministrativi della provincia di Cagliari ed 

è sottoarticolato in due sub-distretti: del Rio Picocca - Rio Corr’e Pruna e di Costa Rei, 

per una superficie totale di circa 470 km2. 

Il distretto è strutturato secondo cinque sistemi ambientali, tre costieri, di cui tre di 

spiaggia e uno roccioso, e due continentali. 

I sistemi ambientali costieri sono: 

- San Giovanni-Colostrai-Feraxi, che comprende il litorale sabbioso esteso che va 

dal promontorio di Capo Ferrato fino a quello di Porto Corallo, caratterizzato da 

fenomeni di erosione dovuti al calo degli apporti detritici ad opera dei corsi 

d’acqua; 

- Costa Rei-Cala Sinzias, che individua un articolato ambito costiero caratterizzato 

da più o meno estesi compendi sabbiosi con modeste coperture dunari e piccole 

aree stagnali, alimentate, durante la stagione invernale, dai deflussi idrici dei corsi 

d’acqua a spiccato regime torrentizio che sfociano nel settore. I settori di spiaggia 


confinano con limitate piane colluvio-alluvionali costiere oltre le quali si sviluppa 

una fascia collinare granitica che separa la Piana del Rio Corr’e Pruna dal mare; 

- Promontorio di Capo Ferrato, che svolge un ruolo fondamentale di separazione 

fisiografica tra i due sistemi di spiaggia di Colostrai-Feraxi e di Costa Rei-Cala 

Sinzias. 

- Il sistema continentale è riconducibile all’insieme dei bacini idrografici dei due 

corsi d’acqua principali, Picocca e Corr’e Pruna, comprensivi della loro piana 

costiera, e dei bacini idrografici dei corsi d’acqua minori, che afferiscono al 

sistema costiero di Costa Rei. 


I processi legati alle dinamiche di versante mostrano un’elevata energia di rilievo che 

ha come conseguenza una significativa esposizione degli affioramenti rocciosi ai 

processi esogeni. La conformazione del rilievo, la copertura pedo-forestale e la sua 

natura geologico-strutturale costituiscono una predisposizione alla manifestazione di 

eventi estremi nell’evoluzione dei versanti e nelle dinamiche di deflusso delle acque 

superficiali, che si esplicano con il verificarsi di fenomeni di crollo nei pendii rocciosi 

scoscesi e con la formazione di piene alluvionali che coinvolgono gli alvei principali 

del bacino. Tali eventi rappresentano la dominante evolutiva dell’intero bacino e si 

ripresentano ciclicamente con periodi di 5-10 anni. I processi di esondazione ed 

alluvionamento sono accompagnati, oltre che dall’immissione di notevoli quantità di 

detriti alluvionali nei settori pedemontani, dal processo di approfondimento delle valli 

e dall’erosione regressiva delle testate dei corsi d’acqua nel settore montano. 

Le dinamiche fluviali e i fenomeni di ruscellamento lungo i versanti e nelle linee di 

drenaggio coinvolgono i bassopiani pedemontani e costieri, con processi di scambio 

idrogeologico tra deflussi superficiali-falde d’acqua dolce-zone umide–acque marine. 

Sono rilevanti i processi di relazione di natura idrogeologica con il settore 

pedemontano di San Priamo e la piana alluvionale costiera dei Rii Picocca e Corr’e 

Pruna. Tali ambiti risultano direttamente coinvolti in diversi livelli e sfere di 

interazione, che comprendo sostanzialmente i processi di deflusso delle acque 

incanalate, le dinamiche di ricarica delle falde costiere e pedemontane, l’apporto di 

materiale solido veicolato attraverso le acque superficiali e il suo sversamento nelle 

zone umide e nel settore marino-litorale. 

Le dinamiche costiere sono connesse alla rilevante entità energica dei marosi 

provenienti dai quadranti sud-orientali la cui azione risulta amplificata e agevolata dalla 

linearità del profilo costiero e dalla sua estensione, nonché dall’assenza di elementi 

fisici che fungano da dissipatori dell’energia.. 


Il distretto del Rio Picocca è in stretta relazione con il distretto del Flumendosa in 

quanto condivide con quest’ultima l’Unità Marino Litorale di San Giovanni pertanto 

tutte le azioni che possono aver dirette o indirette ripercussioni sulle le dinamiche 

litorali dovranno essere valutate con particolare attenzione 





della rete ecologica provinciale, Campo per la pianificazione degli insediamenti turistici 



Sub-Distretto del Picocca – Corr’e Pruna 

- Fenomeni di alluvionamento e denudamento degli interfluvi montani direttamente 

connessi con l’assetto idrogeologico e forestale dei bacini idrografici dei corsi 

d’acqua, cui è legato il controllo dei rapporti tra acque di scorrimento superficiale 

e d’infiltrazione. In particolare, l’ostruzione del deflusso incanalato e la presenza di 

strutture nelle potenziali aree di esondazione è all’origine dei danni rilevanti 

conseguenti ai fenomeni alluvionali. Questi fenomeni sono spesso favoriti 

dall’insufficiente dimensionamento dei canali e dei manufatti infrastrutturali, 

dall’incremento delle aree impermeabili nelle superfici drenanti e dal degrado del 

manto pedo-forestale che esercita un importante effetto regimante sull’assetto 

idrico dell’intero bacino. Un altro aspetto rilevante, sempre legato a fenomeni di 

dissesto idrogeologico, è rappresentato dai processi erosivi legati allo scorrimento 

delle acque superficiali sui versanti che determinano un processo di denudamento 

del suolo. 

- Interrimento delle lagune dovuto al materiale detritico trasportato dai corsi 

d’acqua durante gli eventi di piena. 

- Variazione della salinità delle falde in prossimità della fascia costiera a causa dei 

processi di intrusione d’acqua marina. 

Le cause dei processi di contaminazione salina delle falde sono diverse ed interagenti, 

e vedono come fenomeno scatenante l’alterazione degli equilibri idrogeologici tra 

acque dolci e acque salate, principalmente indotta dalle attività antropiche. Queste 

sono principalmente riconducibili a: 

-opere idrauliche di regimentazione e canalizzazione dei corsi d’acqua in prossimità 

della costa, che hanno ridotto l’estensione delle aree di ricarica dell’acquifero; 

-attivazione delle bocche di comunicazione a mare delle aree lagunari e stagnali, che 

hanno favorito l’interazione tra acque fluviali e acque marine con conseguente 

migrazione verso l’entroterra dell’interfaccia acqua dolce-acqua salata; 

-eccessivo sfruttamento degli acquiferi impostati nelle alluvioni antiche e recenti, con 

emungimenti superiori all’effettiva capacità di ricarica delle falde che determinano la 

depressione della superficie piezometrica. 

- Intersezione delle infrastrutture viarie con i reticolo primario e secondario dei 

corsi d’acqua principali (rio Picocca, Rio Corr’ e Pruna) e minori (Riu Vargiolu, 

Riu Brillai e Riu sa Spadula) 

- Possibile interferenza del campeggio con l’area umida di Colostri 

Sub-Distretto Costa Rei 

- Elevata pressione turistico-insediativa nel compendio sabbioso del sub-bacino di 

Costa Rei, che porta ad un accentramento dei fenomeni di regressione e degrado 

delle componenti ambientali, quali il progressivo interrimento delle depressioni 

stagnali di retrospiaggia e la sottrazione di significative quantità detritiche al 

bilancio sedimentario complessivo della spiaggia, con conseguenti fenomeni di 

arretramento della linea di riva. 

- Intersezione della strada provinciale n° 97 con i corsi d’acqua de Sistema 

orografico di Bruncu Perda sub’e Pari. 

- Interferenza di alcuni centri minori con i alcuni corsi d’acqua secondari: 

-Cento di Camisa - Riu Pranu Gruttas 

-Centro Tuerra I -Riu Raccu su Mannu 

-Centro di Annunziata e due corsi d’acqua secondari del rio Corr’e Pruna (in alcuni 

tratti i corsi d’acqua sono canalizzati) 


-Insediamento turistico Monte Nai con Riu sa Grannaccia 

- Interferenza del campeggio di cala Sinzias con il sistema di foce di tre corsi 

d’acqua: Riu di Laccus, Riu Badulesu e Riu San Pietro. 


SUB – DISTRETTO IDROGRAFICO DEL RIO PICOCCA CORR’E PRUNA 


- Fenomeni di alluvionamento e denudamento degli interfluvi montani. 


- Riequilibrio dell’assetto idrogeologico e forestale. 

- Mantenere l’efficienza idraulica dei corsi d’acqua. 

- Garantire un deflusso regolare dei corsi d’acqua. 

- Accrescere l’ampiezza delle aree libere naturalmente o artificialmente inondabili. 

- Aumentare la permeabilità dei suoli in particolare nelle fasce pedemontane, nei 

glacis, nelle conoidi e nella piana costiera. 


- Conservando e potenziando l’azione regimante dei sistemi pedo-forestali del 

bacino montano ad alta naturalità. 

- Riqualificando il tratto inalveato del Rio Picocca e Corr’e Pruna attraverso la 

rinalturalizzazione delle sponde e degli argini del corso d’acqua al fine di garantire 

le infiltrazioni in subalveo e la scabrezza della sezione in rapporto ai caratteri 

idrodinamici naturali. 

- Eseguendo lavori di manutenzioni periodiche e controlli diretti al fine di prevenire 

interramenti dei canali drenanti ed ingombri da parte di rifiuti. 

- Monitorando, con cadenza annuale e prima della stagione autunnale, gli alvei dei 

corsi d’acqua che in particolare attraversano le aree agricole e i centri abitati. 

- Incentivando la delocalizzazione delle attività produttive presenti nelle aree a 

rischio di esondazione attraverso la individuazione di adeguate misure di 

compensazione. 

- Evitando opere che abbiano come conseguenza l’impedimento delle alimentazioni 

idrogeologiche degli acquiferi. 

- Evitando pratiche agricole che abbiano come effetto una diminuzione della 

permeabilità dei suoli. 


- Corsi d’acqua Rio Picocca e rio Corr’e Pruna per quanto attiene la garanzia 

dell’efficienza idraulica. 

- Aree umide per quanto attiene i problemi legati allo smaltimento dei deflussi dei 

corsi d’acqua afferenti. 

- Aree a forte pendenza per quanto attiene la prevenzione dei fenomeni di dissesto. 



- Interrimento delle bocche a mare delle lagune. 



- Garantire Il mantenimento della funzionalità del sistema idraulico delle acque di 

bonifica. 


- Promuovendo azioni e interventi volti a garantire l'apporto idrico alle aree umide 

costiere ed il corretto assetto idrogeologico della piana costiera. 


- Aree Umide per quanto attiene la funzionalità idraulica del aree umide di Colostri 

e Feraxi. 

- Foci fluviali del rio Picocca e Riu Senni per quanto riguarda il trasporto solido in 

laguna. 

- Corsi d’acqua : Rio Picocca e rio Corr’e Pruna per quanto attiene gli equilibri idrici 

di acque dolci e acque salate e l’apporto dei solidi. 


- Erosione del litorale sabbioso di San Giovanni – Colostri – Feraxi e degrado 

ecologico delle zone umide costiere. 


- Garantire gli apporti detritici del Flumendosa e del Rio Picocca fino al settore 

marino. 

- Garantire il mantenimento dell’integrità della prateria di Posidonia oceanica e 

l’integrità dei corpi dunari stabilizzati che separano la spiaggia emersa dalle 

depressioni stagnali retrodunari di Colostrai-Feraxi e San Giovanni. 


- Controllo e riequilibrio dell’assetto del sistema marino-litorale emerso e sommerso 


- Evitando l’asportazione del materiale sedimentario dall’alveo. 

- Evitando opere ed infrastrutture che alterino il deflusso idrico e il trasporto solido 

dei corsi d’acqua con particolare riferimento ai deflussi torbidi del rio Picocca e 

Corr’e Pruna. 

- Evitando pratiche di pesca che possono danneggiare la prateria di Posidonia. 

- Organizzando e regolamentando i servizi di fruizione del sistema costiero in 

modo che non vengano interessati ne i corpi dunari ne la vegetazione psamofila 

che ha il compito di stabilizzare questi ultimi. 

- Effettuare studi approfonditi sui sedimenti deposti in laguna per valutare la 

possibilità di rimetterli nel bilancio sedimentario del sistema di spiaggia con 

opportune tecniche di dragaggio. 

- Monitorando e valutando l’effetto combinato delle opere e delle infrastrutture 

marittime esistenti, con particolare riferimento ai bracci a mare della laguna di 

Feraxi-Colostrai. 

- Evitando la realizzazione di nuove infrastrutture marittime che possano 

comportare uno squilibrio delle dinamiche costiere naturali. 


- Cosi d’acqua Flumendosa e Rio Picocca eree umide Colostri Feraxi per quanto 

attiene gli equilibri dell’interfaccia acque dolci - acque marine e le problematiche di 

smaltimento dei deflussi dei corsi d’acqua immissari. 





- Elevata pressione antropica stagionale de sistema sabbioso costiero e nelle aree 

lagunari. 


- Mantenere il regime idraulico e la qualità ambientale delle spiagge , degli stagni e 

delle aree lagunari.. 


- Migliorando la fruizione delle aree mediante: 

1. Preliminare valutazione della capacità di carico delle risorse a prevalente funzione 

balneare 

2. Organizzazione e regolamentazione dei servizi di supporto alla fruzione 

turisticoricreativa dei litorali (viabilità, parcheggi, accessi alla spiaggia, aree 

attrezzate, e servizi di spiaggia) 

3. Gestione controllata degli accessi e del carico antropico, nell’area di Feraxi e 

Colostrai, finalizzata a non compromettere l'intero funzionamento delle zone 

umide e delle attività produttive esistenti (acquacoltura e allevamento ittico 


- Aree umide Colostri Feraxi per quanto attiene la regolamentazione degli accessi 

alle aree umide al fine di non compromettere lo stato delle aree. 

- Unità Marino Litorale di San Giovanni per quanto attiene le azioni ed interventi 

volti alla gestione integrata del sistema di spiaggia afferente all’ UML. 


- Fenomeni franosi all’interno bacino idrografico del Rio Picocca. 


- Riequilibrio dell’assetto idrogeologico e forestale. 


- Riqualificando la copertura vegetale degradata. 



fenomeni di dissesto. 


SUB – DISTRETTO IDROGRAFICO DI COSTA REI 


- Forte pressione antropica sul sistema di spiaggia di Costa Rei - Cala Sinzias e 

degrado delle zone umide costiere. 


- Arginare l’elevata pressione turistico insediativa sul sistema di spiaggia. 

- Garantire il mantenimento del naturale regime energetico costiero. 


- Garantire il mantenimento dell’integrità della prateria di Posidonia oceanica e 

l’integrità dei corpi dunari di retrospiaggia (mobili e semistabilizzati), nonchè le 

aree stagnali retrodunari e di retrospiaggia del sistema di Costa. 

- Garantire gli apporti sedimentari al sistema marino costiero. 


- Migliorando la fruizione delle aree mediante: 

4. Preliminare valutazione della capacità di carico delle risorse a prevalente funzione 

balneare. 

5. Organizzazione e regolamentazione dei servizi di supporto alla fruzione 

turisticoricreativa dei litorali (viabilità, parcheggi, accessi alla spiaggia, aree 

attrezzate, e servizi di spiaggia). 

6. Gestione controllata degli accessi e del carico antropico, nell’area stagnali 

retrodunari e di retrospiaggia dell’area di piscina Rei finalizzata a non accentuare il 

progressivo interrimento di tali aree. 


- Unità marino litorale di Costa Rei per quanto attiene le azioni ed interventi volti 

alla gestione integrata del sistema di spiaggia afferente all’ UML. 

- Aree umide per quanto attiene la regolamentazione degli accessi alle aree umide al 

fine di non compromettere lo stato delle aree. 


Distretto Idrografico Provinciale del Rio Foxi di Villasimius 



Rio Foxi di Villasimius 

Distretto Idrografico Comuni Provincia Valenza 


Cala Pira Villasimius, Castiadas Sovracomunale 

Rio di Foxi di 

Villasimius 

Comunale 

Villassimius 



Il distretto è dominato dal bacino idrografico sotteso dal Rio Foxi di Villasimius, per 

una superficie pari a circa 36 km2, a cui si aggiunge il sistema orografico che drena le 

acque superficiali verso il settore costiero orientale e verso la piana di Cala Pira. 

L’ossatura geologico-strutturale della regione è fondalmentalmente costituita dal 

basamento granitoide del batolite ercinico che risulta caratterizzato, in questo settore, 

da granodioriti tonalitiche e monzograniti. La permeabilità dell’ammasso granitoide 

risulta in genere scarsa, imputabile alla compaggine tessiturale e strutturale dei 

componenti mineralogici. Tuttavia la struttura del massiccio roccioso è controllata da 

una intensa fratturazione primaria e secondaria oltre che dall’attraversamento di 

numerosi filoni acidi e basici, composti da dicchi microgranitici e lamprofiri diretti 

prevalentemente NW-SE, che si comportano come efficaci discontinuità per 

l’inflitrazione nel sottosuolo delle acque meteoriche, andando in parte a 

immagazzinarsi nel massiccio fessurato e in parte drenano nel sottosuolo verso i 

bassopiani costieri e alluvionali, ove tendono ad alimentare modeste falde acquifere. 


La morfologia del rilievo è strettamente condizionata dall’adamento lito-strutturale del 

basamento roccioso essendo rappresentato da aspre emergenze granitiche dalle 

evidenti forme residuali di alterazione meteorica, che si alternano a superfici di 

spianamento debolmente acclivi dal substrato fortemente arenizzato. Tale processo di 

alterazione è stato in parte responsabile della formazione dei glacis di accumulo, messi 

in posto durante particolari condizioni morfo-climatiche pleistoceniche, che 

attualmente delineano visibilmente il paesaggio con superfici debolmente acclivi che 

fungono da raccordo tra i rilievi e il sottostante bassopiano alluvionale. Su tali superfici 

si esplicano intensi fenomeni di ruscellamento diffuso che contribuiscono 

ulteriormente all’azione di spianamento. 

Gli assi di drenaggio, condizionati fortemente dalle direttrici strutturali, presentano un 

avanzato sviluppo morfo-evolutivo, che non risulta tuttavia compensato dalle 

avvenute regolarizzazioni dei profili longitudinali, come messo in evidenza dal 

prevalere delle incisioni lineari, soprattutto nei settori montani, insieme ai fenomeni di 

erosione regressiva delle testate fluviali. La concomitanza di questi fattori litostrutturali, 

insieme a quelli climatici e idrologici del bacino idrografico risultano di 

conseguenza favorevoli alla manifestazione di fenomeni alluvionali e di esondazione 

lungo il corsi d’acqua principali, che coinvolgono soprattutto la piana alluvionale 

olocenica del Rio Foxi, dalle zone di confluenza dei suoi tributari fino alla foce, e i 

corsi d’acqua che drenano verso le spiagge e le insenature principali, quali 

Campulongu, Simius-Su Stangioni, Is Traias, Is Prezzus, Punta Molentis e Cala Pira. 

I sistemi di spiaggia risultano generalmente caratterizzati da una scarsa estensione 

verso l’entroterra che viene tuttavia controbilanciata dall’elevato sviluppo longitudinale 

dei cordoni sabbiosi. Tali ambiti sono soggetti ad una intensa pressione turistica che si 

esplica sia ciclicamente con un alto carico umano nelle stagioni estive sia in modo 

permanente con la pressione degli insediamenti a ridosso degli arenili fino 

all’occupazione della stesso retrospiaggia, comportando locali fenomeni di erosione sui 

corpi dunari con conseguenti alterazioni morfodinamiche di tutto il sistema di 

sabbioso. 


La struttura del massiccio granitoide è controllata sia dalla fratturazione primaria e 

secondaria, sia dall’attraversamento dei dicchi microgranitici e dei differenziati 

lamprofirici, che si comportano come efficaci discontinuità favorevoli all’inflitrazione 

nel sottosuolo delle acque meteoriche, le quali tendono in parte a immagazzinarsi nel 

massiccio fessurato e in parte contribuiscono alla ricarica delle falde freatiche 

dell’acquifero alluvionale nella piana del Rio Foxi.. 

Nel Golfo di Carbonara il movimento delle masse d’acqua e dei sedimenti sabbiosi, 

variabile sotto diversi condizioni di vento ma particolarmente accentuato con l’azione 

del Ponente e Libeccio, verso i quali risulta esposto il paraggio, appare essenziale per il 

ripascimento e la distribuzione dei detriti sulle spiagge, assicurati in buona parte 

attraverso i deflussi solidi della foce del Rio Foxi. 

I corpi dunari semistabilizzati e stabilizzati giocano un ruolo di fondamentale 

importanza nel mantenimento degli equilibri sedimentari della spiaggia in quanto 

svolgono l’importante azione di contenimento delle sabbie che altrimenti, in seguito 

all’azione di prelievo e trasporto ad opera del vento, verrebbero sospinte nelle 

depressioni retrodunari ed allontanate dal circuito sedimentario del sistema. 

I corsi d’acqua che defluiscono nel sistema costiero presentano strette 

interconnessioni con la dinamica marino litorale, in termini di apporti della frazione 

solida al settore sommerso, in particolare per le spiagge di insenatura e di fondo baia 

come Cala Pira, Is Traias, ecc.. 

Le fasce pedemontane rappresentano dei territori marginali in cui sono attivi i processi 

di erosione e degrado della coltre pedologica e della copertura forestale. 


La pressione insediativa e la scarsa manutenzione degli alvei a deflusso temporaneo 

spesso determinano l’obliterazione del reticolo idrografico minore causando 

l’insorgere di fenomeni di esondazione di superfici più o meno estese. 

La morfogenesi relativamente recente della piana del Rio Foxi rende tale porzione di 

territorio potenzialmente soggetta a fenomeni di esondazione del corso d’acqua e di 

allagamento delle superfici in concomitanza con eventi meteorici particolarmente 

significativi. 

Gli affluenti e i corsi d’acqua del bacino alto del Rio Foxi sono soggetti a fenomeni di 

esondazione e di alluvione dell’area urbana, a causa tra l’altro delle eccessiva pressione 

insediativa a ridosso delle incisioni vallive. 

La fascia costiera interessata dalla diffusione degli insediamenti turistico-residenziali è 

attraversata dai brevi incisioni torrentizie dalle quali possono scaturire occasionali 

processi di alluvionamento in funzione dell’intensità pluviometrica. Tali fenomeni 

messi in relazione alla notevole diffusione dell’insediamento, espone questo ambito ad 

un elevato rischio di dissesto idrogeologico. 


Il distretto del Rio Foxi risulta sostanzialmente confinato nell’ambito del bacino 

idrografico e dei modesti canali drenanti verso la costa orientale fino a Cala Pira. 

Infatti, non si rilevano relazioni significative con altri distretti idrografici provinciali se 

non limitatamente nel settore marino costiero attraverso il Promontorio di Capo Boi a 

ovest e con la costa alta e rocciosa a nord di torre di Cala Pira. 





della rete ecologica provinciale, Campo per la pianificazione degli insediamenti 

turistici. 


- Pressione insediativa sulle componenti ambientali costiere, quali cordoni sabbiosi, 

campi dunari, zone umide e sistemi di foce dei corsi d’acqua. 

- Predisposizione a processi alluvionali occasionali nella piana del rio Foxi e nelle 

principali aree di foce lungo il litorale (Campulongu, Simius-Su Stangioni, Is 

Traias, Is Prezzus, rio Trottu di Punta Molentus e rio Su Strumpu di Cala Pira). 

- Carico insediativo elevato lungo gli alvei dei corsi d’acqua e urbanizzazione diffusa 

non coerente con le dinamiche di scorrimento delle acque incanalate con 

conseguente alterazione delle morfologie vallive originarie (deviazione dei corsi 

d’acqua, cancellazione dei compluvi e dei dreni incanalati, ostruzione delle sezioni 

idrauliche con manufatti e per scarsa manutenzione, ecc). 

- Elevata acclività media dei versanti nei bacini montani, unitamente al forte stato di 

alterazione della roccia, alla spinta arenizzazione ed alla diffusa rocciosità 

affiorante, determinano una spiccata predisposizione geomorfologica 

all’attivazione di processi evolutivi connessi a movimenti gravitativi di ammassi 

litoidi. 

- Diffusione dei i fenomeni di erosione superficiale dei suoli e delle coltri detritiche, 

connessi prevalentemente con l’alterazione quali-quantitativa della copertura 

vegetale causate da fenomeni di incendio e localmente da eccessivo pascolamento. 


- Degrado e riduzione della copertura forestale e scarsa capacità di regimazione dei 

processi di ruscellamento superficiale, favoriti anche dalla diffusione di pratiche di 

impianto boschivo con specie alloctone non coerenti con il contesto 

fitogeografico locale. 

- Consumo di suolo per urbanizzazione diffusa nelle piane costiere di retrospiaggia 

- Rete di drenaggio delle acque meteoriche non adeguata negli insediamenti 

turistico-residenziali della fascia costiera, con conseguenti diffusi fenomeni di 

allagamento ed esondazioni anche in ambito di spiaggia. 

- Interferenza delle infrastrutture viarie e di accesso alle spiagge in genere con le 

dinamiche di scorrimento delle acque incanalate e del ruscellamento superficiale. 



- Diffusione dei i fenomeni di erosione superficiale dei suoli e delle coltri detritiche. 

- Alterazione quali-quantitativa della copertura vegetale. 

- Degrado e riduzione della copertura forestale e scarsa capacità di regimazione dei 

processi di ruscellamento superficiale. 


- Favorire lo sviluppo della vegetazione verso serie maggiormente evolute. 

- Contenere il degrado della copertura vegetazionale. 

- Migliorare le pratiche agricole e di pascolamento. 

- Contenere il consumo di suolo e limitare l’impermeabilizzazione dei versanti 

montani e dei terreni di pianura. 

- Mitigare i processi di dilavamento dei versanti. 

- Ridurre le interferenze delle infrastrutture sullo scorrimento delle acque 

superficiali. 


- Interventi di impianto forestale, in particolare dei versanti montani, con l’utilizzo 

di specie autoctone e coerenti con il contesto fitogeografico locale. 

- Graduale sostituzione degli attuali impianti forestali artificiali con specie autoctone 

orientate verso serie vegetazionali spontanee. 

- Tutela e conservazione delle aree libere con l’applicazione di misure di 

salvaguardia specifiche che limitino drasticamente il consumo di suolo. 

- Diffusione di buone pratiche di coltivazione e di pascolamento che favoriscono la 

rotazione degli usi del suolo. 


- Il bacino idrografico del rio Su Strumpu, afferente alla piana costiera di Cala Pira, 

per quanto attiene in particolare il consumo di suolo, gli usi agricoli, zootecnici e 

silvocolturali dei versanti montani, oltre che per le potenziali interferenze delle 

infrastrutture viarie e stradali esistenti con i deflussi incanalati. 


Distretto Idrografico Provinciale di Capo Carbonara 




Capo Carbonara 




Valenza 

Murtaucci Quartu S. Elena Comunale 

Geremeas 

Quartu S. Elena, 

Maracalagonis, Sinnai 

Sovracomunale 

Solanas Maracalagonis, Sinnai Sovracomunale 



Il Distretto Idrografico di Capo Carbonara, interamente compreso nella Provincia di 

Cagliari, è composto da tre Sub-Distretti: il Sub-Distretto del Rio Solanas, il Sub- 

Distretto del Rio Geremeas e il Sub-Distretto del Rio Murtaucci; quest’ultimo, 

ricadendo interamente nel comune di Quartu S. Elena, rappresenta un bacino di 

interesse locale che necessita comunque di azioni orientate alla difesa del suolo 

nell’ambito della pianificazione urbanistica comunale. 

I limiti interni del Distretto sono individuati dalle testate dei bacini idrografici dei corsi 

d’acqua principali mentre i limiti a mare sono determinati dalle Unita Marino Litorali, 

così come individuate dal Piano di Assetto Organizzativo dei Litorali della Provincia di 

Cagliari. 

L'esame del tratto costiero, nel suo complesso, permette di individuare un alternarsi di 

spiagge e coste rocciose soggette a processi di erosione ed accumulo, sia di origine 

naturale che conseguenti all'azione dell'uomo. Tali fenomeni dipendono da molteplici 

fattori legati essenzialmente alla portata solida, alle correnti di deriva litorale, alle 

caratteristiche morfologiche dei settori emerso e sommerso, all'esposizione del settore 

di traversia e dei relativi fetchs in relazione alla frequenza e intensità dei venti. 

L’ossatura geologico-strutturale dell’area è costituita dal basamento granitoide del 

batolite ercinico, caratterizzato da granodioriti e monzograniti, iniettate da corpi 

filoniani acidi e basici, estesi prevalentemente in direzione NW-SE. I versanti che 

degradano verso il settore costiero sono caratterizzati dalle consuete morfologie 

granitiche, in cui aspre emergenze litoidi si alternano a superfici di spianamento dal 

substrato fortemente arenizzato. 

L’assetto morfologico è contraddistinto dalla presenza dei bacini idrografici costieri di 

limitata estensione ma con pendenza media elevata. 

Il Distretto comprende cinque diversi sistemi di spiaggia (Cala Regina, Geremeas, 

Cann’è Sisa, Genn’e Mari e Solanas) separati tra loro da più o meno estesi promontori 

rocciosi. 


Tra i processi geomorfologici maggiormente responsabili dell’evoluzione del rilievo 

emergono quelli riconducibili alle dinamiche delle acque incanalate, conseguenza di un 

substrato litoide prevalentemente impermeabile e di una pendenza media dei versanti 

accentuata nel settore montano. Inoltre, la relativa vicinanza della fascia costiera ad un 

sistema orografico dalle altitudini elevate, favorisce un deflusso idrico ad alta energia, 

lungo i principali assi di drenaggio fino alla foce, che, insieme ai bassi tempi di 

corrivazione dei bacini, rende i territori a valle e in prossimità della costa 

particolarmente esposti ai fenomeni alluvionali, come per altro confermato dagli eventi 

verificatisi in passato. Tale situazione identifica un alto rischio idrogeologico del 

territorio se rapportato alla presenza di un tessuto insediativo ampiamente diffuso e 

discontinuo che si distribuisce con maggiore concentrazione nei bassopiani costieri 


prospicienti (insediamenti turistici sviluppatisi lungo il litorale da Kal’e Moru sino al 

borgo di Solanas). 

Le potenziali condizioni di dissesto idrogeologico del territorio risultano inoltre 

aggravate dalle precarie condizioni idrauliche in cui versano le principali aste fluviali, 

interessate talvolta dalla presenza di manufatti che limitano la sezione idraulica, dalla 

scarsa manutenzione dei principali canali drenanti, dalla banchinatura delle sponde e 

da altre regimentazioni che contribuiscono ad accentuare l’imprevedibilità evolutiva 

dei fenomeni alluvionali. 

La peculiarità del sistema marino-litorale è data dalla stretta interconnessione con le 

naturali dinamiche evolutive dell’ambito interno ed, in particolare, con i processi di 

dilavamento dei versanti e i deflussi torrentizi dei corsi d’acqua che, in occasione delle 

piene, determinando un importante trasporto della frazione solida a valle e un loro 

sversamento nelle acque marine antistanti. 

La mobilità del materiale clastico nel settore sommerso, garantita dalla dinamica delle 

correnti litorali e dal moto ondoso, permette l’accumulo e la distribuzione dei 

sedimenti all’interno delle unità fisiografiche delle baie di Solanas, Geremeas e Torre 

delle Stelle. 


Il Distretto Idrografico di Capo Carbonara risulta sostanzialmente confinato 

nell’ambito dei bacini idrografici dei principali corsi d’acqua la cui porzione a valle 

interessa il tratto di costa compreso tra il promontorio di Cala Regina e di Capo Boi. 

Infatti, non si rilevano relazioni significative con altri distretti idrografici provinciali se 

non limitatamente nel settore marino costiero, a nord-ovest attraverso il promontorio 

di Cala Regina, a sud-est attraverso il promontorio di Capo Boi. 







Sub Distretto Idrografico del Rio Murtaucci 

- Naturale predisposizione del sistema orografico del bacino idrico del Rio 

Murtaucci ai processi di erosione diffusa e concentrata che, se non adeguatamente 

contenuti mediante l’azione protettiva del manto vegetale, determinano processi di 

denudamento dei versanti, oltre che una mancata regimazione sul deflusso delle 

acque meteoriche con ripercussioni dirette su eventuali fenomeni di piena e di 

esondazione. 

- Pericolo di fenomeni alluvionali che, a causa degli elevati tempi di ritorno dovuti 

allo scarso deflusso idrico degli impluvi, strettamente legato all’andamento delle 

precipitazioni, possono avere notevoli conseguenze distruttive, coinvolgendo 

periodicamente il territorio costiero. 

- Locali fenomeni di diradamento della copertura del suolo indotti da ripetuti 

incendi stagionali. 

- Carattere di discontinuità dell’attività morfo-evolutiva degli alvei del Rio 

Murtaucci e dei suoi tributari, legata prevalentemente alle sporadiche e occasionali 

piene che si possono verificare in maniera assai imprevedibile in funzione delle 

caratteristiche meteoclimatiche. 


- progressiva ostruzione detritica dei canali, a seguito della prolungata inattività degli 

impluvi e degli alvei del Rio Murtaucci e dei suoi tributari, dovuta al loro regime 

torrentizio, con conseguente diminuzione delle sezioni di deflusso idrico che, in 

occasione degli eventi pluviometrici estremi, possono determinare fenomeni di 

tracimazione ed esondazione nella piana alluvionale-costiera; 

- Possibile attivazione di fenomeni di scalzamento ed erosione delle cale e una 

aumento della predisposizione ai processi di alluvionamento nella piana costiera, a 

seguito di eventuali interventi o attività che possono provocare l’alterazione dei 

flussi di corrente litorale o del moto ondoso, in termini di direzione e intensità, 

oppure la modifica della naturale tendenza morfo-evolutiva degli impluvi che 

sfociano nella baia, anche attraverso l’alterazione delle loro portate solide e liquide. 


intersecano la S.P. 17 nella parte finale del tratto di collegamento tra il litorale di 

Quartu S. Elena e la frazione di Solanas, che riguardano in particolare il Rio 

Murtaucci e alcuni corsi d’acqua costieri, quale quello di Cala Regina. 

Sub Distretto Idrografico del Rio Geremeas 

- Processi di alluvionamento ed esondazione che coinvolgono i fondovalle e la 

piana costiera del Rio Geremeas, legati al regime pluviometrico caratterizzato da 

bassi valori dell’altezza pluviometrica ma elevati valori dell’intensità 

pluviometrica,soprattutto nei periodi compresi tra settembre e dicembre; 

- Notevole fragilità della risorsa suolo nel sistema orografico del bacino imbrifero 

del Rio Geremeas legata alla scarsa esiguità del suo spessore, derivante dai fattori 

morfo-pedogenici; 

- Naturale predisposizione del sistema orografico del bacino imbrifero del Rio 

Geremeas ai processi di erosione diffusa e concentrata, dovuta all’accentuata 

acclività dei versanti e all’elevata intensità pluviometrica, che, se non 

adeguatamente contenuti mediante l’azione protettiva del manto vegetale, 

determina processi di denudamento dei versanti, concentrandosi in particolar 

modo durante i primi mesi autunnali, quando il deficit idrico dei suoli determina 

una maggiore esposizione della coltre pedogenica all’azione meccanica della 

pioggia; 

- Estesi fenomeni di diradamento del manto vegetale, nel sistema idrografico 

meridionale del Rio Meriagu Mannu e del Rio Suergiu Mannu e nel sistema 

idrografico del Rio Gavoi e nel settore costiero meridionale, anche causati 

dall’espansione insediativa, infrastrutturale e dalle attività annesse alla 

frequentazione turistica stagionale, che determinano una maggiore esposizione 

della coltre pedogenica agli agenti meteorici, contribuendo ai processi di 

denudamento degli interfluvi; 

- Processi di dilavamento dei versanti del sistema idrografico meridionale del Rio 

Meriagu Mannu e del Rio Suergiu Mannu e del sistema idrografico del Rio Gavoi 

e del settore costiero meridionale , già particolarmente predisposti per la 

concomitanza di una serie di fattori morfoclimatici, morfografici e pedologici, 

potenzialmente aggravati dalle attività e dagli interventi che comportano il degrado 

delle naturali protezioni idraulico-forestali, aumentando la vulnerabilità nei 

confronti dei i processi di desertificazione e di denudamento della coltre 

pedogenica; 

- Potenziale enfatizzazione dei processi di desertificazione e di denudamento della 

coltre pedogenica, nel sistema idrografico meridionale del Rio Meriagu Mannu e 

del Rio Suergiu Mannu e nel sistema idrografico del Rio Gavoi e nel settore 

costiero meridionale, a seguito dell'eventuale conduzione delle attività agro-silvopastorali 

con tecniche ed interventi che non siano mirati al contenimento di questi 


fenomeni (es. arature a ritocchino, sovraccarico di capi di bestiame rispetto alle 

reali disponibilità pascolative); 

- Pericolo di fenomeni alluvionali nel sistema idrografico meridionale del Rio 

Meriagu Mannu e del Rio Suergiu Mannu e nel sistema idrografico del Rio Gavoi 

e nel settore costiero meridionale, che, a causa degli elevati tempi di ritorno dovuti 

al regime torrentizio degli impluvi strettamente legato all’andamento delle 

precipitazioni, possono avere notevoli conseguenze distruttive, coinvolgendo 

periodicamente i fondovalle e il territorio costiero; 

- Potenziale criticità legata ai fenomeni di ruscellamento nel sistema idrografico 

meridionale del Rio Meriagu Mannu e del Rio Suergiu Mannu e nel sistema 

idrografico del Rio Gavoi e nel settore costiero meridionale in caso di eventi 

pluviomentrici di una certa intensità, in quanto se venisse impedito lo scorrimento 

superficiale dell’acqua e la sua naturale organizzazione in rivoli, si avrebbero 

imprevedibili fenomeni di allagamento di vaste superfici, anche di quelle aree che 

nelle normali condizioni geomorfologiche non sarebbero necessariamente 

coinvolte; 

- Carattere di discontinuità dell’attività morfo-evolutiva degli alvei dei sistemi 

idrografici del Rio Geremeas e del Rio Gavoi , legata prevalentemente alle 


imprevedibile in funzione dell’andamento meteoclimatico; 

- Progressiva ostruzione detritica dei canali, dovuta alla prolungata inattività degli 

alvei e degli impluvi dei sistemi idrografici del Rio Geremeas e del Rio Gavoi 

legata al loro regime torrentizio, con la conseguente diminuzione delle sezioni di 

deflusso idrico che, in occasione degli eventi pluviometrici estremi, possono 

determinare fenomeni di tracimazione ed esondazione nella piana alluvionalecostiera, 

con alto rischio di dissesto idrogeologico se si considera la presenza del 

tessuto turistico-insediativo ampiamente diffuso e continuo; 

- Compromissione delle depressioni umide di retrospiaggia presenti nel settore di 

spiaggia di Geremeas a causa dall’occupazione turistico-insediativa; 

- Potenziale compromissione morfodinamica dei sistemi di spiaggia di Geremeas e 

di Cann’e Sisa (settore occidentale di Torre delle Stelle) con progressivo 

depauperamento dell’intera risorsa naturale, a causa della eventuale scomparsa o 

alterazione anche di un singolo elemento costitutivo del sistema, come il degrado 

dei corpi dunari e della vegetazione di retrospiaggia, l’invasione delle zone umide 

da parte delle strutture insediative e dei manufatti o l’ostruzione della naturale 

evoluzione sia stagionale che a lungo termine della foce fluviale del Rio Geremeas 

e del Rio Gavoi e dei loro deflussi incanalati; 

- Potenziali profonde e immediate modificazioni sull’assetto morfologico del 

litorale sabbioso del sistema di spiaggia di Genn’e Mari (settore meridionale di 

Torre delle Stelle), a causa di eventuali alterazioni anche minime degli elementi 

morfo-costitutivi del sistema di spiaggia e delle dinamiche meteomarine 

regolatrici, determinate ad esempio dall’eccessiva pressione delle strutture 

turistico-insediative o dalla presenza di manufatti estranei al contesto 

morfodinamico, per via dell'indipendenza dell'ambito dai sistemi territoriali interni 

e dei conseguenti minimi apporti clastici naturali all’interno della baia; 

- Potenziali profonde e immediate modificazioni sull’assetto morfologico del 

litorale sabbioso di Cann’e Sisa a seguito di un eventuale decremento anche 

minimo degli apporti sedimentari all’interno della baia veicolati attraverso la foce 

del Rio Gavoi, funzionali all’evoluzione della spiaggia; 

- Eventuale condizionamento degli apporti volumentrici di detrito e generazione di 

fenomeni di rifrazione sul moto ondoso e concentrazioni dei fronti d’onda in 

alcuni tratti litoranei del settore costiero meridionale, con immediate 


modificazioni sull’assetto morfologico della linea di riva, a seguito dell'eventuale 

alterazione in direzione e intensità delle correnti di deriva; 


intersecano la S.P. 17 nel tratto di collegamento tra i nuclei insediativi di 

Geremeas e Solanas, che riguardano in particolare il Rio Geremeas, il Rio Baccu 

Mandara, il Rio Gavoi e il Canale di Portu Perdosu; 

- Potenziali interferenze sulle dinamiche di deflusso libero e incanalato dei corsi 

d’acqua che intersecano i nuclei insediativi di Geremeas, Kal'e Moru, Marongiu, 

Country Club e Torre delle Stelle, che riguardano in particolare il Rio Geremeas, il 

Rio Baccu Mandara e il Rio Gavoi. 

Sub Distretto Idrografico del Rio Solanas 

- Processi di alluvionamento ed esondazione che coinvolgono i fondovalle del 

sistema orografico del bacino imbrifero del Rio Solanas e la piana costiera 

prospiciente, in occasione di eventi di piena del corso d’acqua, legati agli elevati 

valori delle intensità pluviometriche, soprattutto nei periodi compresi tra 

settembre e dicembre, e ai bassi tempi di corrivazione in rapporto all’estensione 

del bacino; 

- Processi di dilavamento dei versanti che interessano il sistema orografico del 

bacino imbrifero del Rio Solanas, già particolarmente predisposto per la 

concomitanza di una serie di fattori morfoclimatici, morfografici e pedologici, e 

loro ulteriore aggravio a causa delle attività e degli interventi che comportano il 

degrado delle naturali protezioni idraulico-forestali, aumentando la vulnerabilità 

nei confronti dei processi di desertificazione e di denudamento della coltre 

pedogenica; 

- Potenziale enfatizzazione dei processi di desertificazione e di denudamento della 

coltre pedogenica a causa della eventuale conduzione delle attività agro-silvopastorali 

con tecniche ed interventi non adeguati al contenimento di questi 

fenomeni (es. arature a ritocchino o un sovraccarico di capi di bestiame rispetto 

alle reali disponibilità pascolative); 

- Notevole fragilità della risorsa suolo nel sistema orografico del bacino imbrifero 

del Rio Solanas, legata alla esiguità del suo spessore, derivante da fattori morfopedogenici; 

- Naturale predisposizione sistema orografico del bacino imbrifero del Rio Solanas 

ai processi di erosione diffusa e concentrata, legata alla accentuata acclività dei 

versanti e alla elevata intensità pluviometrica, che, se non adeguatamente 

contenuti mediante l’azione protettiva del manto vegetale, può determinare 

processi di denudamento dei versanti, concentrandosi in particolar modo durante i 


predisposizione per una maggiore esposizione della coltre pedogenica all’azione 

meccanica della pioggia; 

- Elevato diradamento del manto vegetale nella fascia alluvionale-detritica del Rio di 

Solanas e nei versanti limitrofi, che espone la coltre pedogenica ad un maggior 

rischio di erosione sotto l’azione delle acque dilavanti; 

- Alta vulnerabilità della fascia alluvionale-detritica del Rio Solanas e dei versanti 

limitrofi verso i processi di desertificazione e di denudamento della coltre 

pedogenica, legata alle limitazioni allo sviluppo della copertura vegetale dovute ai 

caratteri fisionomici del settore, e loro potenziale ulteriore enfatizzazione a causa 

della eventuale conduzione delle attività agro-silvo-pastorali con tecniche ed 

interventi non adeguati al contenimento di questi fenomeni; 

- Processi di dilavamento nella fascia alluvionale-detritica del Rio Solanas e nei 

versanti limitrofi, che si esplicano maggiormente con i fenomeni di ruscellamento 


diffuso, favoriti soprattutto dalla scarsa copertura vegetale e dalla media 

permeabilità del materasso detritico, che possono determinare delle criticità in 

caso di eventi pluviomentrici di una certa intensità, in quanto, se venisse impedito 

lo scorrimento superficiale dell’acqua e la sua naturale organizzazione in rivoli, si 

avrebbero imprevedibili fenomeni di allagamento di vaste superfici, anche di 

quelle aree che nelle normali condizioni geomorfologiche non sarebbero 

necessariamente coinvolte; 

- Generale predisposizione del territorio a fenomeni di allagamento di vaste 

superfici anche in concomitanza di normali eventi pluviomentrici, legata alla scarsa 

evoluzione del corso d’acqua, che può essere ulteriormente accentuata da 

interventi che modificano la naturale tendenza evolutiva dell’alveo e dei terreni 

alluvionali contigui, e dalla mancata manutenzione ordinaria per la mitigazione dei 

processi di interrimento e di ostruzione detritica della sezione idraulica durante i 

periodi di inattività del deflusso; 

- Carattere di discontinuità dell’attività morfo-evolutiva degli alvei del bacino 

imbrifero del Rio di Solanas, legata prevalentemente alle sporadiche e occasionali 

piene che si possono verificare in maniera assai imprevedibile in funzione delle 

caratteristiche meteo climatiche; 

- Progressiva ostruzione detritica dei canali, legata alla prolungata inattività degli 

alvei e degli impluvi del bacino imbrifero del Rio di Solanas, a regime torrentizio, 

con la conseguente diminuzione delle sezioni di deflusso idrico che, in occasione 

degli eventi pluviometrici estremi, possono determinare fenomeni di tracimazione 

ed esondazione nella piana alluvionale-costiera, con alto rischio di dissesto 

idrogeologico se si considera la presenza del tessuto insediativo ampiamente 

diffuso e continuo; 

- Potenziale scompensazione dei processi evolutivi del sistema di spiaggia di 

Solanas, che comporta al limite la totale estinzione dell’intera risorsa naturale, a 

seguito dell'eventuale scomparsa o alterazione anche di un singolo elemento 

morfo-costitutivo del sistema di spiaggia e delle dinamiche regolatrici, come il 

degrado dei corpi dunari e della vegetazione di retrospiaggia, o l’inserimento di 

manufatti estrenei al contesto morfodinamico del sistema; 

- Potenziali profonde e immediate modificazioni dell’assetto morfologico del 

litorale sabbioso a causa dell'eventuale decremento anche minimo degli apporti 

sedimentari all’interno della baia di Solanas, veicolati attraverso la foce 

dell’omonimo corso d’acqua e funzionali all’evoluzione della spiaggia; 


intersecano la S.P. 20 e la S.P. 17, nel tratto di collegamento tra i diversi nuclei 

insediativi sparsi della frazione di Solanas, che riguardano in particolare il Rio 

Solanas e i suoi affluenti; 


d’acqua che intersecano i nuclei insediativi della frazione di Solanas, che 

riguardano in particolare il Rio Solanas. 


SUB – DISTRETTO IDROGRAFICO DEL RIO GEREMEAS 


- Processi di alluvionamento ed esondazione nei fondovalle e nel territorio costiero 

antistante (sistemi idrografici dei Rii Geremeas, Meriagu Mannu, Suergiu Mannu e 

Gavoi). 



- Contenere i fenomeni di piena e di esondazione nei bassopiani alluvionali e 

costieri. 

- Assicurare la protezione idraulico-forestale dei versanti. 

- Prevenire e limitare i fenomeni di diradamento del manto vegetale legati all'attività 

antropica. 

- Prevenire i processi di desertificazione e di erosione della coltre pedogenica. 

- Garantire l'azione regimante della copertura vegetale sul deflusso delle acque di 

ruscellamento. 

- Mantenere la naturale tendenza evolutiva degli alvei e dei terreni alluvionali 

contigui. 

- Ripristinare le funzionalità idrauliche ed ecologiche dei sistemi fluviali. 

- Prevenire i fenomeni di ostruzione detritica dei canali e la riduzione delle sezioni 

di deflusso idrico. 


- Mantenere la copertura vegetale naturale anche attraverso l'impianto di specie 

floristiche autoctone. 

- Ridurre la pressione antropica legata all’espansione insediativa, infrastrutturale e 

dalle attività annesse alla frequentazione turistica stagionale, sulla copertura 

vegetale e sul suolo. 

- Evitare interventi ed attività che comportino il degrado della copertura vegetale. 

- Incentivare la conduzione delle attività agro-silvo-pastorali con tecniche ed 

interventi mirati al contenimento dei processi di desertificazione e denudamento 

della coltre pedogenica. 

- Attuare interventi atti al recuopero e mantenimento delle naturali protezioni 

idraulico-forestali. 


profilo longitudinale dei corsi d’acqua. 

- Avviare azioni di riqualificazione degli alvei attraverso quali la rinalturalizzazione 

delle sponde e degli argini. 

- Garantire la manutenzione periodica degli alvei fluviali. 


- Alvei del Rio Geremeas, del Rio Suergiu Mannu, del Rio Meriagu Mannu e del Rio 

Gavoi, per quanto attiene la mitigazione dei fenomeni di piena. 


- Processi di dilavamento ed erosione diffusa e concentrata dei versanti (bacini 

imbriferi del Rio Geremeas, del Rio Meriagu Mannu,del Rio Suergiu Mannu e del 

Rio Gavoi). 





- Favorire il naturale scorrimento superficiale delle acque e la sua organizzazione in 

rivoli. 


antropica. 


- prevenire i processi di desertificazione e di erosione della coltre pedogenica. 











- Attuare interventi atti a mantenere l'efficienza delle naturali protezioni idraulicoforestali. 


- Bacini imbriferi del Rio Geremeas, del Rio Meriagu Mannu,del Rio Suergiu 

Mannu e del Rio Gavoi,per quanto attiene i processi di dilavamento ed erosione 

dei versanti. 


- Compromissione morfodinamica dei litorali sabbiosi e delle zone umide di 

retrospiaggia (sistemi di spiaggia di Geremeas, Genn’e Mari, Cann'e Sisa). 


- Prevenire la scomparsa o l'alterazione degli elementi costitutivi del sistema di 

spiaggia. 

- Favorire la conservazione e il ripristino dei corpi dunari. 

- Favorire il mantenimento e lo sviluppo della vegetazione di retrospiaggia. 

- Favorire la naturale evoluzione morfodinamica dei corsi d'acqua e delle foci 

fluviali. 

- Garantire la tutela e conservazione delle zone umide di retrospiaggia 

- Garantire il mantenimento delle naturali dinamiche meteomarine e del regime 

energetico nel settore sommerso 

- Assicurare il naturale apporto sedimentario dei corsi d'acqua al settore costiero 

- Ridurre la pressione antropica sui sistemi di spiaggia 


- Vietare attività ed interventi che possano causare un degrado della vegetazione nei 

settori dunari e di retrospiaggia. 

- Ridurre la pressione legata all'occupazione turistico-insediativa sulle depressioni 

umide di retrospiaggia. 

- Attuare interventi per la gestione e regolamentazione delle attività turisticoricreative 

e la fruizione balneare. 

- Prevedere interventi di riqualificazione delle strutture turistico-insediative esistenti 

e dei manufatti estranei al contesto morfodinamico. 

- Evitare la realizzazione di opere ed interventi in alveo che possano interferire sulle 

naturali dinamiche del trasporto solido. 

- Impedire l’asportazione del materiale sedimentario dagli alvei. 


- Evitare la realizzazione di nuove infrastrutture portuali o opere di difesa che 

possano comportare uno squilibrio delle naturali dinamiche morfoevolutive del 

sistema costiero. 


- Sistemi di spiaggia di Geremeas, Genn’e Mari, Cann'e Sisa, per quanto attiene la 

prevenzione dei processi di erosione costiera. 

- Settore di foce del Rio Geremeas e depressioni umide di retrospiaggia, per quanto 

attiene le problematiche di smaltimento dei deflussi dei corsi d’acqua immissari, la 

mitigazione dei fenomeni di piena e la prevenzione dei processi di erosione 

costiera . 

- Settore di foce del Rio Gavoi, per quanto attiene la mitigazione dei fenomeni di 

piena e la prevenzione dei processi di erosione costiera. 



intersecano la S.P. 17 (Rio Geremeas, Rio Baccu Mandara, Rio Gavoi e il Canale 

di Portu Perdosu). 


- Prevenire i fenomeni di piena e di esondazione e i rischi da essi derivanti. 

- Garantire il regolare deflusso idico dei corsi d'acqua. 


- Assicurare l'efficienza idraulica degli alvei con manutenzioni periodiche e 

controlli diretti. 



Gavoi, per quanto attiene le potenziali interferenze con le infrastrutture viarie e la 

prevenzione del rischio da esse derivanti. 



d’acqua che intersecano i nuclei insediativi di Geremeas, Kal'e Moru, Marongiu, 

Country Club e Torre delle Stelle (Rio Geremeas, Rio Baccu Mandara e Rio 

Gavoi). 





- Assicurare l'efficienza idraulica degli alvei con manutenzioni periodiche e controlli 

diretti. 

- Pianificare l'espansione insediativa coerentemente con le criticità e i rischi 

evidenziati. 

- Attuare interventi atti ad assicurare la sicurezza degli insediamenti. 



Gavoi, per quanto attiene le potenziali interferenze con gli insediamenti e la 

prevenzione del rischio da esse derivanti. 


SUB – DISTRETTO IDROGRAFICO DEL RIO SOLANAS 


- Processi di alluvionamento ed esondazione nei fondovalle del sistema orografico 

del bacino imbrifero del Rio di Solanas e nella piana costiera antistante. 



costieri. 



antropica. 





contigui. 



















delle sponde e degli argini. 



- Alveo del Rio Solanas, per quanto attiene la mitigazione dei fenomeni di piena. 


- Processi di dilavamento ed erosione diffusa e concentrata dei versanti del bacino 

imbrifero del Rio Solanas. 







rivoli. 


antropica. 












- Bacino imbrifero del Rio Solanas, per quanto attiene i processi di dilavamento ed 

erosione dei versanti. 


- Compromissione morfodinamica del sistema di spiaggia di Solanas. 



spiaggia. 




fluviali. 


energetico nel settore sommerso. 

- Assicurare il naturale apporto sedimentario dei corsi d'acqua al settore costiero. 

- Ridurre la pressione antropica ssul sistema di spiaggia. 






- Evitare l'inserimento di manufatti estranei al contesto morfodinamico del sistema. 


naturali dinamiche del trasporto solido . 


- Evitare la realizzazione di nuove infrastrutture portuali o opere di difesa che 

possano comportare uno squilibrio delle naturali dinamiche morfoevolutive del 

sistema costiero. 



- Sistema di spiaggia di Solanas, per quanto attiene la prevenzione dei processi di 

erosione costiera. 

- Settore di foce del Rio Geremeas e depressioni umide di retrospiaggia, per quanto 

attiene le problematiche di smaltimento dei deflussi dei corsi d’acqua immissari, la 

mitigazione dei fenomeni di piena e la prevenzione dei processi di erosione 

costiera. 

- Settore di foce del Rio Gavoi, per quanto attiene la mitigazione dei fenomeni di 

piena e la prevenzione dei processi di erosione costiera. 


- Potenziali interferenze sulle dinamiche di deflusso incanalato del Rio Solanas alle 

intersezioni con la S.P. 20 e la S.P. 17. 








- Alvei del Rio Solanas, per quanto attiene le potenziali interferenze con le 

infrastrutture viarie e la prevenzione del rischio da esse derivanti. 


- Potenziali interferenze sulle dinamiche di deflusso libero e incanalato del Rio 

Solanas all'intersezione con i nuclei insediativi della frazione omonima. 



- garantire il regolare deflusso idico dei corsi d'acqua. 





evidenziati. 



- Alveo del Rio Solanas, per quanto attiene l'interferenza con l'insediamento e la 

prevenzione del rischio idraulico da esso derivante. 


Distretto Idrografico Provinciale del Poetto 






Valenza 


Poetto 

Molentargius 

Rio Cuba, Riu Foxi, Riu 

Su Pau 

Cagliari, Selargius, 

Monserrato, Quartucciu, 

Quartu S.Elena, Settimo 

S. Pietro, Sinnai 

Quartu S.Elena, 

Maracalagonis, Sinnai, 

Quartucciu 

Sovracomunale 

Sovracomunale 



Il sistema risulta compreso da un lato dallo sprofondamento tettonico del Campidano 

meridionale che culmina, nel contesto in esame, con la depressione stagnale di 

Molentargius e la falcata sabbiosa del litorale del Poetto, dall’altra dal subdistretto che 

racchiude il sistema orografico che drena le acque superficiali verso la piana costiera 

compresa tra Torre Foxi a Torre di Cala Regina, includendo tre bacini idrografici 

principali che afferiscono al Rio Foxi, Rio Su Pau e il Rio Cuba, rispettivamente da 

ovest verso est. Tali bacini si estendono verso il sistema montuoso dell’entroterra 

comprendendo lo spartiacque di Punta Serpeddi che con suoi 1067 m di altezza 

rappresenta la vetta più elevata del Sarrabus. 

Nel subdistretto del Molentargius il compendio stagnale rappresenta, in condizioni 

naturali, il bacino di confluenza dei corsi d’acqua tributari, rappresentati dal Rio Salius, 

Riu Mortu, Rio di Selargius e il Rio Is Cungiaus, i cui bacini imbriferi a forma di fuso 

sono estesi verso nord fino alle colline mioceniche di Settimo San Pietro e i versanti 

paleozoici di Sinnai. All’interno di questo sistema gravitano direttamente i maggiori 

centri urbani dell’area vasta di Cagliari le cui dinamiche, derivanti dalle attività della 

popolazione e dagli usi produttivi della risorsa, hanno instaurato specifici processi 

relazionali con gli ecosistemi umidi limitrofi e i corridoi fluviali che gli attraversano. 

Infatti gli interventi di regimazione idraulica degli stagni di Molentargius e Quartu 

finalizzati alla secolare attività di estrazione del sale, hanno mutato l’originaria 

funzione di bacino di compensazione tra le le acque dolci immesse dagli affluenti e le 

acque saline provenienti dall’area marino-litorale. La zona umida di Molentargius 

rappresenta un ecosistema artificiale complesso e calibrato tra le attività dell’uomo e le 

dinamiche idrogeologiche, tra cui emerge la funzione del Bellarosa Minore come 

bacino di smaltimento dei deflussi incanalati provenienti dal Rio Is Cungiaus, Rio di 

Selargius e Riu Mortu che attraversano le aree urbane di Quartu Sant’Elena, 

Quartucciu, Seleargius e Monserrato. 

I processi idrogeologici che si esplicano nei bacini tributari del Bellarosa Minore 

stabiliscono precisi rapporti di causa-effetto con la depressione stagnale, tra cui 

emerge il ruolo originario svolto da quest’ultima come vaso di espansione per i deflussi 

di piena. 

A valle del sistema umido, l’arco sabbioso del Poetto rappresenta l’elemento 

geomorfologico a cui è collegata direttamente la morfogenesi del complesso stagnale 

di Quartu e la sua attuale tendenza evolutiva, presentandosi come l’interfaccia tra i 

processi marino-litorali e quelli propri delle zone umide retrostanti. L’attuale degrado 

geoambientale del sistema di spiaggia, di cui una delle conseguenze più evidenti risulta 

l’arretramento della linea di riva e la scomparsa del cordone di spiaggia e delle dune, 

potrebbe evolvere progressivamente con il coinvolgimento delle aree umide 

retrostanti. 

L’ossatura geologico-strutturale del subdistretto del Rio Cuba, Riu Foxi, Riu Su Pau è 

fondalmentalmente costituita dal basamento palezoico del batolite granitoide e del 

complesso metamorfico-scistoso, i quali bordano il margine sud-orientale del rift sardo 


oligo-miocenico e del sovraimposto graben plio-quaternario del Campidano, 

caratterizzati rispettivamente dalle formazioni marnoso arenacee mioceniche e dalle 

colmate detritiche quaternarie. I versanti che degradano debolmente verso la 

depressione tettonica sono morfologicamente rappresentati da rilievi collinari che 

contrastano nettamente con il sistema montuoso dell’entroterra, costituito da più aspri 

affioramenti litoidi paleozoici e da un reticolo idrografico fortemente inciso, tale da 

modellare versanti scoscesi e profonde vallate, i cui corsi d’acqua anastomizzandosi 

verso monte delinenano modelli di erosione dendritica o arborescenti. 

Tra i processi geomorfologici maggiormente responsabili dell’evoluzione del rilievo 

emergono quelli riconducibili alle dinamiche delle acque incanalate, conseguenza di un 

substrato litoide prevalentemente impermeabile e di una pendenza media dei versanti 

accentuata per oltre metà dell’estensione totale del settore individuato. Inoltre, la 

relativa vicinanza della fascia costiera ad un sistema orografico dalle altitudini elevate, 

favorisce un deflusso idrico ad alta energia lungo le principali linee di drenaggio fino 

alla foce che, insieme ai bassi tempi di corrivazione dei bacini, rendono i territori a 

valle e in prossimità della costa particolarmente esposti ai fenomeni alluvionali, come 

per altro confermato dagli eventi verificatisi in passato. Tale processo identifica un alto 

rischio idrogeologico del territorio se rapportato alla presenza di un tessuto insediativo 

ampiamente diffuso e discontinuo, che talvolta si distribuisce con maggiore 

concentrazione lungo i fondovalle e la piana costiera prospicente. Il dissesto 

idrogeologico di questo territorio risulta inoltre aggravato dalle precarie condizioni 

idrauliche in cui versano le principali aste fluviali, interessate a lungo da attività 

estrattive di inerti lungo gli alvei, dalla scarsa manutenzione dei principali canali 

drenanti, da banchinatura delle sponde e altre regimentazioni che hanno contribuito 

ad accentuare l’imprevedibilità evolutiva di certi fenomeni. 

La fascia litorale, oltre ai già citati fenomeni di urbanizzazione che talvolta hanno 

ridotto drasticamente gli esigui sistemi di spiaggia esistenti, presenta particolari segni di 

degrado qualitativo delle componenti ambientali e delle principali dinamiche marinocostiere, 

che si evidenziano rispettivamente con importanti fenomeni di erosione 

costiera, come quelli indotti generalmente dalla presenza di opere marittime e di 

strutture ed infrastrutture di insediamenti turistico-residenziali lungo la costa. 


Subdistretto idrografico di Molentargius 

Le correnti litoranee, il moto ondoso e i processi eolici rappresentano i principali 

agenti morfodinamici del cordone litoraneo sabbioso. 

Lungo la costa la deriva dei sedimenti avviene con movimento prevalente da ovest 

verso est fino al Margine Rosso, ove praticamente termina il cordone litorale del 

Poetto, mentre lungo la costa di Foxi-Flumini la deriva litorale dominante avviene in 

senso inverso, tendendo a convergere all’interno del sistema di spiaggia e 

convogliandovi materiali detritici, risultando essenziale per il ripascimento naturale e la 

distribuzione dei sedimenti sulla spiaggia. 

Le formazioni rocciose del promontorio di Capo Sant’Elia sono soggette a fenomeni 

di scalzamento ad opera dei frangenti d’onda, determinando, mediante franamenti 

successivi, l’arretramento della falesia e la formazione di abbondante materiale 

detritico utile per il ripascimento naturale della spiaggia del Poetto, anche se 

relativamente recenti interventi di protezione della base della falesia possono avere 

rallentato questo processo. 

Il ciclo idrogeologico del compendio umido di Molentargius, mantenuto 

artificialmente attivo in origine per la produzione del sale, seguendo il ritmo stagionale, 

favorisce da un lato il ricambio delle acque e dall’altra contribuisce ad una 

differenziazione delle nicchie ecologiche nel sistema. 

Is Arenas nel contesto geomorfologico del compendio stagnale risulta di fondamentale 

importanza nell’equilibrio idrogeologico della piana costiera, contribuendo al 


mantenimento del delicato equilibrio tra le falde saline e di acqua dolce e l’interazione 

che queste hanno con le zone umide limitrofe. 

Il canale di Terramaini, detiene un ruolo di importanza essenziale nello scarico delle 

portate di massima piena dei bacini immissari del Bellarosa Minore, in fatti il canale a 

pendenza quasi nulla e con una lunghezza di circa 6 km, rappresenta attualmente 

l’unico dreno che permette il deflusso delle acque del bacino del Rio Saliu e quello 

tributario del Bellarosa Minore, al quale è collegato attraverso uno sfioratore. 

La funzione originaria, ma tutt’ora corrente, del Bellarosa Minore è quella di bacino di 

laminazione della piene provenienti dal reticolo idrografico tributario del Riu Mortu 

attualmente tombinato, del Riu di Selargius e del Rio Is Cungiaus. 

Il regime idrologico degli immissari del Molentargius è tipicamente torrentizio 

caratterizzato da piene improvvise e consistenti in concomitanza di particolari eventi 

pluviometrici, come avvenuto più volte in passato, e che coinvolgono con fenomeni di 

allagamento ed esondazione le aree urbane limitrofe e vaste aree peristagnali del 

sistema umido. 

Processi di dilavamento in corrispondenza dei versanti collinari a causa della scarsa 

protezione idraulico-forestale, con significativo trasporto solido lungo i corsi d’acqua 

che defluiscono nel compendio umido di Molentargius e progressivo interrimento 

delle depressioni stagnali. 

Subdistretto idrografico del Rio Cuba, Riu Foxi, Riu Su Pau 

La costa di Foxi-Flumini di Quartu rappresenta una fonte di alimentazione 

sedimentaria per il sistema marino-sommerso del Poetto, proveniente dai bacini 

idrografici del Rio Foxi, Rio Su Pau e il Rio Cuba, anche se attualmente le immissioni 

fluviali di una certa rilevanza sono limitate a quelle del Rio Foxi e sono rappresentate 

da materiale colluviale fornito in regime occasionale. 

Le rielaborazione delle ghiaie del delta sommerso del Rio Foxi rappresenta una parte 

attiva di un apparato alluvionale sottomarino utili per il ripascimento della spiaggia del 

Poetto. 

Le dimensioni e i caratteri idrologeologici dei bacini idrografici sottesi dai principali 

corsi d’acqua che confluiscono nella piana costiera, l’assetto morfologico che 

contraddistingue la fascia litorale, con particolare riferimento alla netta rottura di 

pendio che separa il settore costiero dalla retrostante zona pedemontana, costituiscono 

dei fattori predisponenti al verificarsi di fenomeni alluvionali, specie per i tratti 

intermedi e terminali dei corsi d’acqua. 

Inoltre la prolungata inattività degli alvei e degli impluvi, dovuta al loro regime 

torrentizio, conduce ad una progressiva ostruzione detritica dei canali con la 

conseguente diminuzione delle sezioni di deflusso idrico che, in occasione degli eventi 

di pioggia, possono determinare fenomeni di tracimazione ed esondazione delle piane 

circostanti anche in zone morfologicamente non predisposte a tali fenomeni. 

Le aste fluviali presentano importanti relazioni con le falde freatiche contenute nelle 

alluvioni recenti e attuali del bacino, determinate da processi di interscambio idrico la 

cui prevalenza in un verso o nell’altro dipende sostanzialmente dall’andamento termopluviometrico 

stagionale. 

La scarsa permeabilità del substrato e il favorevole assetto idro-morfologico 

favoriscono l’accumulo delle acque meteoriche nelle depressioni infracollinari, dove in 

parte risentono dell’alimentazione sotterranea da parte degli acquiferi contenuti nella 

successione litostratigrafica miocenica. 

I processi di ruscellamento diffuso sugli interfluvi di questo bacino, anche se 

caratterizzati da un relativa scarsa pendenza, contribuiscono alla perdita di suolo dagli 

orizzonti superficiali per la scarsa protezione idrologica della copertura vegetale. 

I processi di foce fluviale presentano strette interconnessioni con la dinamica marino 

litorale, in termini di apporti della frazione solida al settore sommerso. 



Il distretto del Poetto risulta sostanzialmente confinato nell’ambito dei bacini 

idrografici e dei canali drenanti verso la costa. Infatti, non si rilevano relazioni 

significative con altri distretti idrografici provinciali se non limitatamente nel settore 

marino costiero attraverso il Promontorio di Capo Sant’Elia a ovest e lungo la costa di 

Quartu-Maracalagonis. 







- Profonde modificazioni dovute alle regimazione idraulica, canalizzazioni e 

rivestimenti delle sponde, attività estrattive negli alvei, urbanizzazione diffusa e 

eduzione incontrollata delle falde nelle piane costiere, che hanno inciso sulla 

drastica riduzione delle portate sia solide che liquide dei corsi d’acqua e accentuato 

il regime torrentizio dei corsi d’acqua, che manifestano sempre più 

frequentemente fenomeni di piena occasionale e di dissesto. 

- L’attuale tendenza evolutiva delle linea di riva è verso una generale erosione, 

causata soprattuto dal progressivo decremento degli apporti detritici da parte degli 

immissari fluviali, che a medio termine potrà interessare anche l’estremità orientale 

dell’arco sabbioso del Poetto. 

- Evidenti gli effetti di urbanizzazione che ha interessato il territorio quasi senza 

interruzione di continuità lungo la fascia costiera, determinando la scomparsa 

quasi totale del reticolo idrografico minore, dei sistemi umidi di foce e localmente 

degli originari sistemi di spiaggia sabbioso-ciottolosi, oltre al consumo di vaste 

superfici di suoli ad elevata fertilità. 

- Fenomeni di esondazione e alluvione delle piane fluviali e costiere, in particolare 

in corrispondenza delle zone di foce e delle aree peristagnali nella immissione nel 

compendio umido di Molentargius. 

- Fenomeni di salinizzazione delle falde superficiali e profonde per effetto delle 

intrusioni dell’acqua marina, in particolare lungo la fascia costiera. 

- Fenomeni di dilavamento dei versanti in particolare della fascia pedemonatana, 

con significativi processi di inaridimento ed erosione diffusa dei suoli 


SUB-DISTRETTO IDROGRAFICO DI MOLENTARGIUS 


- Alterazioni negli equilibri idraulici dei corsi d’acqua, dovute a canalizzazioni e 

rivestimenti delle sponde, attività estrattive negli alvei, urbanizzazione diffusa e 

occupazione delle aree golenali. 

- Incremento significativo del regime torrentizio dei corsi d’acqua, con manifesti 

fenomeni di piena occasionale e di dissesto alluvionale. 

- Generale tendenza all’erosione del cordone sabbioso del Poetto. 


- Scomparsa del reticolo idrografico minore, dei sistemi umidi di foce e 

urbanizzazione delle fasce peristagnali. 


- Mitigazione del rischio idrogeologico dell’area vasta di Cagliari. 

- Tutela, salvaguardia e valorizzazione dei corridoi fluviali e del compendio umido 

di Molentargius. 

- Contenimento delle impermeabilizzazione dei suoli. 

- Regimazione idraulica dei corsi d’acqua in ambito urbano. 

- Contenimento dell’occupazione urbana nelle aree golenali e nelle fasce 

peristagnali, in particolare negli ambiti urbani. 

- Controllo dell’erosione e salvaguardia del litorale sabbioso del Poetto. 

- Favorire la protezione idraulico-forestale dei versanti collinari e montani. 

- Ricostituire le dinamiche di deflusso e la connettività degli spazi interurbani tale da 

assicurare diffusamente le capacità di governo idrogeologico dei corsi d’acqua 

immissari e delle aree umide e subumide del Molentargius. 


- Migliorare l’assetto idrogeologico del territorio in riferimento ad una limitazione di 

consumo di suolo nelle aree marginali alle zone umide e ai corridoi fluviali. 

- Attivazione del ciclo integrato dell’acqua. 

- Conservazione e valorizzazione di nicchie ecologiche e delle diversità biotiche nei 

corridoi fluviali e relative aree golenali, depressioni umide e relative fasce 

peristagnali. 

- Gestione della fruizione dei sistemi di spiaggia e dei compendi umidi. 

- Risanamento delle componenti ambientali dei sistemi di spiaggia (dune) e delle 

zone umide (zone di foce e fasce peristagnali) al fine di favorire le naturali 

dinamiche di idrogeologiche e sedimentologiche dei corsi d’acqua. 

- Riqualificare la rete idrografica e le aree di pertinenza fluviale e umida al fine di 

garantire la funzionalità sotto l’aspetto idraulico e idrogeologico. 


- Il compendio umido del Molentargius e annesso reticolo idrografico immissario 

(Rio Mortu, Rio di Selargius, Rio Is Cungiaus) con particolare riferimento alle aree 

di pertinenza fluviale delle zone di immissione, le zone peristagnali e connesse 

aree marginali intercluse negli spazi urbani, per quanto concerne la definizione 

della pericolosità e del rischio alluvionale. 

- Il cordone litoraneo sabbioso del Poetto e il sistema di retrospiaggia per quanto 

attiene l’organizzazione della fruizione in genere, il controllo dei fenomeni di 

erosione e gli interventi di recupero e riqualificazione ambientale. 

SUB-DISTRETTO IDROGRAFICO DI DI RIO CUBA, RIU FOXI, RIU SU PAU 


- Alterazioni negli equilibri idraulici dei corsi d’acqua, dovute a canalizzazioni, 

attività estrattive negli alvei, urbanizzazione diffusa. 

- Scomparsa del reticolo idrografico minore, artificializzazione dei sistemi di foce e 

urbanizzazione della aree di pertinenza fluviale. 

- Salinizzazione delle falde e intrusione di acqua marina. 


- Dilavamento dei versanti della fascia pedemonatana, e processi di erosione diffusa 

dei suoli. 

- Erosione costiera e avanzato arretramento della linea di riva. 


- Mitigazione del rischio idrogeologico nei fondovalle e nella piana costiera. 

- Tutela, salvaguardia e valorizzazione dei corridoi fluviali del Rio Corongiu e del 

Rio Sa Pispisa-Piscina Nuscedda. 

- Contenimento del consumo di suolo in particolare nella piana costiera e nei 

fondovalle. 

- Regimazione idraulica dei corsi d’acqua lungo gli insediamenti turisticoresidenziali. 

- Contenimento dell’occupazione insediativa nelle aree golenali e nei corridoi vallivi. 

- Controllo dell’erosione costiera e salvaguardia del litorale. 

- Favorire la protezione idraulico-forestale dei versanti collinari e montani. 

- Controllo dell’emungimento delle falde acquifere dell’eventuale avanzamento 

dell’intrusione salina. 


- Migliorare l’assetto idrogeologico del territorio in riferimento alla riqualificazione 

delle fasce fluviali e ripristino della funzionalità idrauliche dei corsi d’acqua. 

- Conservazione e valorizzazione di nicchie ecologiche e delle diversità biotiche nei 

corridoi fluviali e delle relative aree golenali. 

- Rinaturalizzazione dell’interfaccia marino-costiera e rimozione di manufatti e 

infrastrutture che interferiscono con le idrodinamiche costiere e meteomarine del 

paraggio. 

- Incrementare la protezione idraulico-forestale dei versanti pedemontani e montani 

anche con impianti artificiali di specie autoctone. 

- Controllo e riduzione dei fenomeni di impermeabilizzazione del suolo. 


- I corridoi fluviali del Rio Corongiu e del Rio Sa Pispisa-Piscina Nuscedda, che con 

andamento più o meno meridiano confluiscono nel Rio Su Pau, per quanto attiene 

in particolare la riqualificazione della funzionalità idraulica-idrogeologica e di 

connettività ecologica tra il bacino montuoso di Serpeddì e la piana costiera. 


Distretto Idrografico Provinciale del Flumini Mannu-Cixerri 



Flumini Mannu-Cixerri 


Fluminimannu (Prov. di 




Nurri, Isili, Villanovatulo, 

Nurallao, Nuragus, Serri, 

Escolca, Gergei, Mandas, 

Genico, Siurgus Donigala, 

Guamaggiore, Selegas, 

Suelli, Guasila, Senorbì, 

San Basilio, Ortacesus, 

Pimentel, Samatzai, 

Valenza 

Sovracomunale 


Cixerri (Prov. di Cagliari) 

Stagno di Cagliari 

Sant’Andrea Frius, 

Barrali, Nuraminis, 

Ussana, Donori, 

Perdiana, Soleminis, San 

Nicolò Gerrei, 

Dolianaova, Monastir, 

San Sperate, 

Decimoputzu, Villasor, 

Vallermosa, 

Decimomanu, 

Villaspeciosa, Siliqua, 

Assemini, Sestu, Cagliari, 

Elmas, Uta ,Capoterra 

Siliqua Decimomannu, 

Villaspeciosa , Uta 

Assemini Elmas, Cagliari, 

Capoterra 

Cagliari, Assemini, 

Capoterra, Elmas 

Sovracomunale 

Sovracomunale 



Il distretto del Flumini Mannu – Cixerri si estende oltre i limiti amministrativi della 

Provincia di Cagliari, interessando le Province del Medio Campidano e del Sulcis 

Iglesiente, e si compone di due Sub-Distretti: il Flumini Mannu e il Cixerri 

Si tratta del Distretto Idrografico più esteso della Provincia di Cagliari ed è delimitato, 

per la parte continentale dalle testate dei bacini idrografici dei due corsi d’acqua 

principali, mentre, per la parte a mare, dal limite del settore sommerso dell’unità 

marino litorale di La Plaia, come individuata nel PAOL della Provincia di Cagliari. 

Il Flumini Mannu e il Cixerri sono i due corsi d’acqua più importanti della Sardegna 

meridionale ed hanno la caratteristica comune di scorrere principalmente all’interno di 

piane tettoniche, la piana del Campidano e la piana del Cixerri rispettivamente. I loro 

bacini sono sede acquiferi di notevole importanza. 

Il Flumini Mannu ha un bacino imbrifero di circa 1.517 km2, al cui interno ricadono 

circa 50 centri abitati, ed è caratterizzato da deflussi permanenti, seppure strettamente 

legati al regime pluviometrico. Il corso d’acqua prende origine da diverse sorgenti 

localizzate nell’altipiano calcareo del Sarcidano, si sviluppa attraverso la Marmilla e 

lungo la piana del Campidano, sfociando in nelle acque dello Stagno di Cagliari. 

Il Rio Cixerri nasce poco a sud dell’abitato Iglesias, intorno ai 400 metri di quota, 

percorre l’omonima valle in direzione W-E, con un andamento a tratti anastomizzato, 

e confluisce nella piana del Campidano, dopo aver oltrepassato la soglia di Siliqua, 

sfociando infine, attraverso un ultimo tratto incanalato, all’interno dello Stagno di 

Cagliari. Il corso d’acqua, la cui asta principale è lunga circa 50,6 km, presenta un 

carattere essenzialmente torrentizio, con portate che, durante il periodo piovoso, 

possono raggiungere valori di varie centinaia di m3/s, mentre, durante il periodo 

siccitoso e/o estivo, risultano in genere trascurabili. Nel suo bacino idrografico, esteso 

circa 534,7 km2, sono presenti 10 centri abitati, di cui solo 5 ricadenti all’interno della 

Provincia di Cagliari, ovvero Uta, Siliqua, Assemini, Decimomannu e Villaspeciosa, e i 

restanti 5 appartenenti alla Provincia di Carbonia-Iglesias. 

Altro ambito di fondamentale interesse interno al Distretto Idrografico del 

Fluminimannu-Cixerri è la piana alluvionale dello Stagno di Cagliari, caratterizzata da 


un contesto territoriale singolare sia per le dimensioni areali del sistema umido, il più 

vasto della Regione, sia per la dipendenza morfogenetica ed evolutiva impostata sul 

sistema idrografico della fossa tettonica del Campidano. L’area umida, nota come 

Stagno di Cagliari, è composta dallo stagno di Capoterra, le saline di Macchiareddu e la 

laguna di Santa Gilla, tutte inserite nell’elenco delle “Zone Umide di Importanza 

Internazionale”, ai sensi della convenzione Ramsar, e come riserve naturali ai sensi 

della L.R. 31/89. L’attuale configurazione del sistema, con il suo andamento 

marcatamente allungato, deriva dalla sua impostazione in corrispondenza della paleoincisione 

valliva sepolta del Rio Flumini Mannu e del Rio Cixerri che, durante l’ultima 

fase glaciale quaternaria, avevano approfondito notevolmente il proprio alveo, creando 

in questo settore una ripida forra, profonda fino a 50 metri, successivamente colmata 

dai depositi detritici. 

Il bacino imbrifero che alimenta il deflusso delle acque dolci verso la laguna è molto 

ampio e abbraccia una vasta regione che comprende i bacini del Flumini Mannu e del 

Rio Cixerri e di diversi corsi d’acqua minori (Rio di Fangario, Rio di Sestu, Rio is 

Molentis, Rio sa Murta, Rio Giacu Meloni e Rio Sa Nuxedda) che drenano il versante 

orientale del bacino. Attualmente le acque risultano più salate che in passato per la 

migliorata circolazione delle acque marine e per la quasi totale assenza di 

regolamentazione delle acque dolci. 

Il distretto termina a valle con l’unità marino litorale di La Playa che si estende dal 

promontorio di capo S. Elia a Punta Zavorra. L'attuale conformazione morfologica 

del cordone litorale di Giorgino e di La Playa é il risultato di eventi trasgressivi e 

regressivi avvenuti a partire dal Pleistocene sup. Il cordone litorale attuale si é formato 

nell'ultima fase trasgressiva olocenica circa 6000 anni fa ed è il frutto degli apporti 

solidi che il Flumini Mannu, nella precedente fase regressiva, è riuscito a depositare 

dopo aver creato una comunicazione diretta con il mare. 

Le spiagge di La Playa e di Giorgino, insieme alle zone umide retrostanti, 

rappresentano un sistema ampio e complesso; i numerosi interventi dell’uomo, come 

la costruzione delle strutture industriali, del pontile della Rumianca, delle strutture 

portuali del porto Canale e delle infrastrutture viarie che si sviluppano all'interno del 

sistema, hanno contribuito all'alterazione delle naturali dinamiche morfoevolutive del 

sistema costiero. In particolare, i moli del porto Canale hanno modificato le correnti di 

deriva litorale creando nuove zone di erosione e di accumulo, che si sono manifestate 

con l'arretramento della linea di riva e l'alterazione del sistema dunare di retrospiaggia. 

Le unità di spiaggia considerate versano oggi in una condizione di forte degrado e 

abbandono soprattutto a causa dell’intensa attività industriale che grava sull’ambito 


Le testate di bacini del Flumini Mannu e del Cixerri sono caratterizzate da rilevanti 

fenomeni evolutivi direttamente correlati allo scorrimento delle acque superficiali, 

quali ruscellamento diffuso e incanalato, dinamiche torrentizie e fluviali, processi di 

dilavamento ed evoluzione delle superfici dei versanti. I fenomeni di dilavamento si 

esplicano maggiormente sulle superfici acclivi scarsamente vegetate, come quelle 

percorse dagli incendi, contribuendo ai processi di erosione diffusa dei suoli e 

condizionando indirettamente i deflussi liquidi e solidi del reticolo idrografico. 

Relativamente a tale contesto risulta fondamentale l’azione regimante dei sistemi pedoforestali, 

i quali agendo sul bilancio idrogeologico condizionano il naturale andamento 

energetico tra erosione e trasporto solido degli assi di drenaggio regolando l’equilibrio 

del sistema alluvionale dei fondovalle, dei settori pedemontani e dei bacini idrici 

artificiali. 

L’elevata energia del rilievo dovuta alle maggiori quote dei massicci montuosi rispetto 

agli sprofondamenti tettonici del Cixerri e del Campidano, si esplica con una tendenza 

all’approfondimento regressivo delle incisioni fluviali e torrentizie, mentre i versanti 

più acclivi evolvono verso la regolarizzazione delle superfici, guidate dai processi di 


denudazione, in cui l’azione della gravità agisce con efficacia unitamente allo 

scorrimento superficiale e subsuperficiale dell’acqua. 

Il pattern idrografico costituisce un altro importante sistema di relazione con la piana 

del Cixerri e con la piana del Campidano, legato all’insieme delle dinamiche 

idrologiche che caratterizzano il complesso drenante montano. In riferimento a tale 

contesto il reticolo idrografico dell’ambito delimitato caratterizza i bacini montani 

afferenti alle piane del Cixerri e del Campidano, contribuendo in modo sostanziale alla 

morfogenesi e all’evoluzione delle conoidi alluvionali poste all’interfaccia con i 

suddetti ambiti. La morfodinamica di tali forme di accumulo, che caratterizzano il 

paesaggio pedemontano, dipende sostanzialmente dai processi di aggradazione e 

progradazione dei corpi detritici guidati dal comportamento idrologico degli assi 

drenanti allo sbocco in pianura. Inoltre, data la loro peculiarità morfo-sedimentaria, 

costituiscono elementi complessi, sostanziali nell’evoluzione idrogeologica dei settori 

di transizione tra sistema montano e pianura, da cui dipendono anche i processi 

torrentizi e alluvionali dei settori distali delle conoidi che interessano le suddette piane. 

Queste relazioni funzionali interessano inoltre i processi di contaminazione di origine 

mineraria, con il coinvolgimento del sistema idrografico che, rappresentando il 

principale veicolo per gli inquinanti, diventa responsabile dell’estensione dei problemi 

di compromissione ambientale fino a comprendere la piana del Cixerri. 

Il ruscellamento superficiale contribuisce ai fenomeni di incisione lineare e di 

dilavamento, ostacolando anche il processo di pedogenesi. In generale, dove 

sussistono condizioni di elevata pendenza e rade coperture vegetali, la coltre 

pedogenica risulta potenzialmente esposta ai fenomeni di dilavamento da parte delle 

acque meteoriche. Relativamente a tale contesto risulta fondamentale l’azione 

regimante dei sistemi pedo-forestali, la cui degradazione comporterebbe incontrollate 

variazioni del bilancio idrogeologico e conseguenti alterazioni del naturale andamento 

morfodinamico dei processi di scorrimento delle acque superficiali che si 

configurerebbero con scostamenti dell’equilibrio energetico tra erosione e trasporto 

solido degli assi di drenaggio, determinando l’interramento accelerato dei bacini 

artificiali e un innalzamanto del rischio alluvionale nei sistemi pedemontani e nelle 

piane. 

Gli interventi di riqualificazione ambientale delle aree minerarie dismesse consentono, 

nell’ottica dell’integrazione con i processi naturali portanti di questo ambito 

territoriale, di consolidare eventuali fenomeni di instabilità degli scavi superficiali e 

sotterranei, degli abbancamenti e delle discariche, e di minimizzare i rischi di 

inquinamento attraverso la neutralizzazione delle fonti di degrado, la bonifica e il 

disinquinamento dei sistemi contaminati. 

Rilevanti sono inoltre i processi di natura idrogeologica che caratterizzano 

diffusamente i terreni quaternari delle valli strutturali del Campidano e del Cixerri, 

controllati dalle relazioni idrodinamiche con i bacini montani dei sistemi orografici 

circostanti e dagli afflussi meteorici. 

In particolare, assumono un’entità rilevante in occasione di eventi pluviometrici di 

notevole intensità le dinamiche di ruscellamento diffuso ed incanalato a cui il settore 

risulta particolarmente soggetto in funzione del regime meteo-climatico locale e negli 

ambiti orografici limitrofi. In tali circostanze possono manifestarsi rilevanti fenomeni 

di deflusso sia liquido che solido, con associati locali processi di erosione lineare e di 

sponda nonché di alluvionamento e/o di accumulo detritico, focalizzati in 

corrispondenza dei canali di drenaggio che interessano sia le fasce mediane e terminali 

delle conoidi, sia gli alvei fluviali del fondovalle. In questi ultimi si possono verificare 

situazioni morfologiche depresse o di scarsa acclività che possono comportare 

difficoltà di deflusso delle acque, fenomeni di ristagno, nonché problemi di 

smaltimento degli apporti idrici provenienti dai settori più a monte. 

La copertura vegetale, costituita in prevalenza da coltivi e pascoli frequentemente in 

stato di abbandono, oppure da locali rimboschimenti di essenze vegetali non 


autoctone, come gli Eucaliptus, risulta fortemente degradata, favorendo così intensi 

processi di erosione della coltre pedogenica che tendono ad evolvere, nelle superfici 

più inclinate, verso condizioni di erosione incanalata. I fenomeni di denudamento della 

coltre pedogenica da parte dei deflussi a carattere estensivo, comportando perdite 

critiche della risorsa suolo, potrebbero ripercuotersi inoltre in un aumento dei volumi 

solidi veicolati dai deflussi incanalati, con ulteriore generale incremento delle 

probabilità di alluvionamento di territori anche non predisposti normalmente a tali 

eventi. 

Manifestazioni di rilevante dinamica torrentizia sono attive particolarmente in 

occasione di eventi pluviometrici di maggiore entità, e possono configurare situazioni 

di pericolosità idrogeologica in corrispondenza dei principali assi drenanti di pianura e 

dei canali afferenti, anche non soggetti a deflusso evidente per periodi più o meno 

lunghi. 

Sempre nelle piane del Campidano e del Cixerri, si rilevano importanti processi di 

relazione di natura idrogeologica con i sistemi orografici limitrofi, determinati 

soprattutto dal carattere delle formazioni geolitologiche e dal regime meteo-climatico 

presente nei bacini di alimentazione, che condizionano in modo sostanziale 

l’andamento dei flussi idrici sotterranei. 

Ulteriori relazioni di tipo idrogeologico, sia in termini costitutivi che funzionali, sono 

evidenti con il compendio umido costiero dello stagno di Cagliari, che rappresenta il 

bacino di confluenza dell’intero sistema idrografico del Campidano e del Cixerri. In 

particolare, da un punto di vista idraulico, risulta di estrema importanza il ruolo svolto 

dal sistema lagunare in relazione alla laminazione delle piene fluviali; a tale riguardo la 

sua efficacia dipende essenzialmente dalle caratteristiche di pervietà delle foci fluviali 

all’interno del bacino, dalle sue dimensioni e dalla capacità del sistema di canali 

sublagunari e della bocca a mare di smaltire il carico idrico in eccesso. 

Le dinamiche e le tendenze evolutive del sistema lagunare risultano essenzialmente 

connesse agli scambi ed alle interazioni, da un lato, con il dominio marino attraverso la 

grande bocca a mare, dall’altro, con quello continentale, in relazione sopratutto agli 

apporti liquidi e solidi provenienti dagli immissari fluviali. 

Per quanto riguarda il settore costiero compreso tra P.ta Zavorra e Capo Sant’Elia, la 

sua evoluzione in termini dinamici risulta controllata, principalmente, dalla azione 

delle correnti marine costiere e del moto ondoso, riferibili ai venti provenienti dai 

quadranti meridionali, e, seppur in misura minore, dalla netta prevalenza, in termini sia 

di frequenza che di intensità, delle manifestazioni eoliche provenienti dal settore di 

entroterra e in particolare del maestrale. 

E’ bene sottolineare che, in buona parte del distretto idrografico del Flumini Mannu – 

Cixerri, i processi dominanti e le tendenze evolutive sono da tempo fortemente 

influenzati dall’attività antropica. In particolare, lo Stagno di Cagliari ha visto la sua 

evoluzione fortemente modificata dalle opere di regimazione idraulica che si sono 

succedute nei tempi, ma anche nell’area costiera la pressione legata alle attività 

industriali ha fortemente contribuito alla variazione dei naturali equilibri 

morfodinamici dei sistemi di spiaggia; nelle piane alluvionali del Campidano e del 

Cixerri, inoltre, le attività legate alle pratiche agricole hanno portato serie modifiche 

alla evoluzione del sistema idrogeologico e innescato spesso intensi processi di 

erosione della coltre pedogenica. 


Il Distretto Idrografico del Flumini Mannu-Cixerri è in stretta relazione con il 

Distretto del Rio Santa Lucia-San Gerolamo per quanto attiene le dinamiche 

morfoevolutive del settore emerso e sommerso dell’Unità Marino Litorale di La Playa 








Sub-Distretto del Flumini Mannu 

- Forte degrado della copertura vegetale, costituita in prevalenza da coltivi e pascoli 

frequentemente in stato di abbandono, e conseguente attivazione di intensi 

processi di erosione della coltre pedogenica che tendono ad evolvere nelle 

superfici più inclinate verso condizioni di erosione incanalata. 

- Fenomeni di alluvionamento che si manifestano in occasione di fenomeni 

pluviometrici di notevole intensità e dovuti alla interferenza delle azione 

antropiche, come l’occupazione da parte dei manufatti, di aree interessate dalle 

naturali dinamiche di ruscellamento diffuso o incanalato. Come nel caso di 

numerosi centri abitati che hanno in parte obliterato e in parte fortemente 

modificato l’andamento dei reticoli idrografici minori all’interno dei propri centri. 

Come nel caso di Assemini, San Sperate, Monastir, Ussana e tanti altri centri del 

basso Campidano. 

- Presenza di insediamenti produttivi tra la confluenza del Rio Mannu di San 

Sperate e Riu Mixeddu ne territorio di Monastir. 

- Interferenza con il sistema idrografico dei centri abitati di Samatzai, Pimentel e 

Barrali. 

- Interferenza dell’asse stradale della SS 131 e dell’area commerciale che si sviluppa 

lungo di essa da Cagliari sino a Monastir di numerosi corsi d’acqua anche di 

notevole portata (Riu di Sestu e Riu Flumineddu). 

Sub-Distretto del Cixerri 

- Processi di erosione diffusa dei suoli legati ai fenomeni di dilavamento dei 

versanti, che si esplicano maggiormente sulle superfici acclivi scarsamente 

vegetate, come quelle percorse dagli incendi, e conseguente condizionamento 

indiretto dei deflussi liquidi e solidi del reticolo idrografico; 

- Fenomeni di compromissione ambientale, dovuti alle locali attività minerarie, e 

legati alla contaminazione dei corpi idrici e dei suoli, all’accumulo diffuso di detriti 

minerari sia sui versanti che lungo gli assi drenanti, alla degradazione pedologica e 

forestale di vaste superfici e ai fenomeni di instabilità delle discariche e dei vuoti di 

coltivazione; 

- Processi di ruscellamento superficiale che contribuisce ai fenomeni di incisione 

lineare e di dilavamento, soprattutto sui versanti carbonatici del sistema orografico 

meridionale della dorsale paleozoica del Marganai-Iglesiente, ostacolando anche il 

processo di pedogenesi che notoriamente su tali substrati determina suoli esigui e 

particolarmente sensibili ad usi differenti da quelli forestali; 

- Potenziale esposizione della coltre pedogenica ai fenomeni di dilavamento da 

parte delle acque meteoriche, nelle aree caratterizzate da elevata pendenza e rade 

coperture vegetali; 

- Potenziali incontrollate variazioni del bilancio idrogeologico causate dell’eventuale 

degradazione dei sistemi pedo-forestali, con conseguenti alterazioni del naturale 

andamento morfodinamico dei processi di scorrimento delle acque superficiali che 

si configurerebbero con scostamenti dell’equilibrio energetico tra erosione e 


trasporto solido degli assi di drenaggio, determinando l’interramento accelerato 

dei bacini artificiali e un innalzamento del rischio alluvionale nei sistemi 

pedemontani e nella piana del Cixerri; 

- Potenziali manifestazioni di rilevanti fenomeni di deflusso sia liquido che solido, 

legate alle dinamiche di ruscellamento diffuso ed incanalato, che assumono una 

entità rilevante in occasione di eventi pluviometrici di notevole intensità, con 

associati locali processi di erosione lineare e di sponda nonché di alluvionamento 

e/o di accumulo detritico, focalizzati in corrispondenza dei canali di drenaggio 

che interessano la fossa tettonica del Cixerri, sia nel settore con andamento radiale 

rispetto all’apice delle conoidi, sia gli alvei fluviali del fondovalle; 

- Potenziali difficoltà di deflusso delle acque, fenomeni di ristagno e problemi di 

smaltimento degli apporti idrici provenienti dai settori di monte, che si 

manifestano nelle situazioni morfologiche depresse o di scarsa acclività degli alvei 

fluviali del fondovalle; 

- Forte degrado della copertura vegetale, costituita in prevalenza da coltivi e pascoli 

frequentemente in stato di abbandono, oppure locali rimboschimenti di essenze 

vegetali non autoctone, come gli Eucaliptus, nella valle strutturale del Cixerri, con 

conseguente attivazione di intensi processi di erosione della coltre pedogenica che 

tendono ad evolvere nelle superfici più inclinate verso condizioni di erosione 

incanalata; 

- Potenziali perdite critiche della risorsa suolo in conseguenza della eventuale 

conduzione delle pratiche agricole con tecniche inadatte a conciliare le esigenze 

produttive con il contenimento dei fenomeni di denudamento della coltre 

pedogenica da parte dei deflussi a carattere estensivo, che si ripercuoterebbero, 

inoltre, in un aumento dei volumi solidi veicolati dai deflussi incanalati, con 

ulteriore generale incremento delle probabilità di alluvionamento di territori anche 

non predisposti normalmente a tali eventi; 

- Potenziali situazioni di pericolosità idrogeologica in corrispondenza dei principali 

assi drenanti di pianura e dei canali afferenti, anche non soggetti a deflusso 

evidente per periodi più o meno lunghi, conseguenti alle manifestazioni di 

rilevante dinamica torrentizia, attive particolarmente in occasione di eventi 

pluviometrici di maggiore entità; 

- Fenomeni di alluvionamento che si manifestano in occasione di eventi 

pluviometrici di notevole intensità, dovuti principalmente all'interferenza delle 

attività antropiche, quale l’occupazione da parte dei manufatti di aree interessate 

dalle naturali dinamiche di ruscellamento diffuso o incanalato. 

Sub-Distretto dello Stagno di Cagliari 

- Profonde modificazioni morfologiche e funzionali del sistema umido dello stagno 

di Cagliari che ne hanno significativamente mutato gli originari caratteri e 

impostazione strutturale; 

- Compromissione della qualità ambientale del sistema umido dello Stagno di 

Cagliari, a causa dello scarico incontrollato, sia diretto, sia nel bacino idrografico 

afferente, di reflui inquinanti di origine industriale, civile ed agricola, e 

dell’alterazione dei termini del bilancio idrologico del regime degli afflussi, il cui 

tentativo di recupero ha portato a scelte progettuali che hanno inciso 

profondamente sull'assetto morfo-strutturale e sulle caratteristiche ecologiche del 

sistema; 

- Limitato contributo detritico diretto al settore sommerso del sistema di spiaggia 

compreso tra P.ta Zavorra e il promontorio del Colle di S.Ignazio proveniente dai 

vasti sistemi idrografici che sfociano all’interno della zona umida retro-costiera, a 


causa della azione di mediazione geomorfologica e dell’efficace effetto di trappola 

sedimentaria prodotti da quest’ultima; 

- Rilevanti alterazioni delle dinamiche geomorfologiche che governano l’evoluzione 

dell’unità marino litorale di La Plaia, verificatesi soprattutto nel corso della 

seconda metà dell’ultimo secolo, particolarmente in relazione ad interventi e 

attività quali il prelievo di sabbie come inerti per l’edilizia, la realizzazione dei moli 

del porto canale di Cagliari, la costruzione di scogliere, barriere di protezione delle 

bocche a mare delle idrovore e della zona umida, banchine e pontili industriali di 

Sarroch e dell’ex Rumianca; 

- La costruzione dei moli del porto canale ha pesantemente influito sui processi di 

circolazione idrica e di trasporto solido litorale lungo il profilo longitudinale 

costiero, rappresentando tali strutture un rilevante ostacolo alla corrente di deriva 

litoranea diretta verso nord, nonché una efficace barriera agli scambi solidi e 

liquidi tra il settore di spiaggia non interessato dagli interventi e il sistema lagunare 

di Santa Gilla; 

- Serie ripercussioni delle alterazioni ai processi di circolazione idrica e di trasporto 

solido litorale sulle caratteristiche ecologiche del sistema laguna-spiaggia, con 

conseguente compromissione delle relazioni dinamiche, fisiche e biologiche, tra le 

due componenti ambientali; 

- Fenomeni di notevole accumulo di sabbie e di foglie morte di Posidonia nel 

settore esterno del molo meridionale, la cui dispersione verso il largo è di fatto 

limitata dalla ridotta circolazione idrica verso le parti settentrionali del golfo, quale 

diretta conseguenza dell’effetto di ostacolo che le strutture del porto producono in 

rapporto alla dinamica della corrente di deriva litorale; 

- Fenomeni localizzati di erosione della copertura sabbiosa dei fondali del settore 

costiero compreso tra P.ta Zavorra e il promontorio del Colle di S.Ignazio, 

riconducibili, in parte, ai processi di interferenza sulle naturali dinamiche evolutive 

costiere causati dalle attività e dagli interventi antropici, e, seppur in misura 

minore, legati a cicliche fasi spontanee di ripascimento e di asportazione di 

materiale detritico connesse alla significativa instabilità e variabilità dei flussi 

energetici legati alla attività delle correnti e alle manifestazioni meteo-marine nel 

settore in esame; 

- Significativo inquinamento delle acque, dei fondali e delle comunità biotiche 

marine, riconducibile alla immissione di reflui e di sostanze contaminanti sia 

industriali che civili da parte dei numerosi centri abitati e insediamenti produttivi 

che afferiscono all’unità marino litorale di la Plaia; 

- Serie ripercussioni geomorfologiche dei processi di inquinamento delle acque, dei 

fondali e delle comunità biotiche marine, a causa della loro influenza negativa 

sullo sviluppo e sulla integrità delle vaste praterie di Posidonia oceanica che 

popolano i fondali del golfo di Cagliari e che rappresentano un fattore di primaria 

importanza relativamente al mantenimento della stabilità morfo-dinamica 

dell’unità marino litorale di La Plaia; 

- Sensibile accentuazione della vulnerabilità intrinseca della fascia litoranea di La 

Plaia nei riguardi dei fenomeni di erosione costiera, conseguente alla recente 

formazione dei depositi detritici che costituiscono il cordone costiero, alla 

rilevante variabilità delle correnti marine e delle perturbazioni meteo-marine in 

questo settore del Golfo di Cagliari e alla presenza di strutture rigide all’interno o 

vicine alla zona di influenza diretta dei marosi, quali la strada litoranea e manufatti 

edilizi lungo la costa; 

- Le strutture rigide presenti all’interno o vicine alla zona di influenza diretta dei 

marosi, quali la strada litoranea e manufatti edilizi lungo la costa, limitano in 

maniera significativa l’elasticità del sistema di spiaggia in rapporto alla sua capacità 

di adattarsi a occasionali o graduali modificazioni del profilo costiero, riconducibili 


a eventi meteo-marini di carattere eccezionale, fasi evolutive spontanee 

nell’ambito della unità fisiografica o a variazioni, naturali o artificiali, del regime 

energetico lungo la costa.; 

- Potenziale danneggiamento dei manufatti localizzati nel sistema di spiaggia di La 

Plaia, all’interno o in prossimità della zona di influenza diretta dei marosi, causato 

dall’azione dei frangenti a seguito dell'eventuale rimozione della fascia sabbiosa 

prospiciente, con conseguente forte accentuazione del processo erosivo a causa 

dell’effetto di riflessione del moto ondoso sulle strutture coinvolte; 

- Degrado della copertura vegetale, il cui sviluppo risulta seriamente limitato dai 

manufatti presenti lungo la costa, nonché compromesso, in termini sia qualitativi 

che quantitativi, dai frequenti episodi di incendio e da attività quali l’accumulo di 

materiali detritici e di scarto e la frequentazione dell’arenile con mezzi motorizzati, 

con conseguente compromissione della stabilità geomorfologica del sistema di 

spiaggia di La Plaia; 

- Potenziale limitazione della capacità idrauliche del sistema stagnale e saliniero 

occidentale dello Stagno di Cagliari (Stagno di Capoterra) di compensare e di 

smaltire gli effetti delle piene fluviali, a seguito dell'eventuale modificazione delle 

caratteristiche di pervietà delle foci del corso d’acqua all’interno del bacino, delle 

dimensioni di quest’ultimo e della facilità da parte del sistema di ripristinare 

all’occorrenza le comunicazioni con il mare, permettendo perciò lo scarico 

dell’eccedenza idrica al suo interno; 

- Forte compromissione del sistema stagnale di Capoterra, ed in particolare delle 

aree peristagnali, create in buona parte dalla attività di deposito e di divagazione 

delle foci del Rio Santa Lucia, a causa delle opere di canalizzazione dell’asta 

terminale del Rio Santa Lucia e della localizzazione di consistenti insediamenti 

residenziali direttamente all’interno e ai margini della zona umida; 

- Forte vulnerabilità del sistema perilagunare settentrionale di Santa Gilla a 

fenomeni di alluvionamento, causati anche da sistemi di drenaggio occasionali e 

periferici rispetto a quelli principali, le cui naturali vie di deflusso possono 

facilmente essere ostacolate e modificate da strutture e manufatti comunque 

rilevati o depressi rispetto al piano di campagna, soprattutto se disposti 

trasversalmente alle direzioni di flusso e realizzati senza la dovuta considerazione 

riguardo tali dinamiche; 

- Potenziale ostruzione delle vie di deflusso verso la zona umida legata allo sviluppo 

della copertura vegetale, specialmente nei settori di transizione verso l’area 

lagunare e di foce, con conseguente compromissione della capacità della zona 

umida di smaltire le portate di piena; 

- Particolare rilevanza in termini di pericolosità ambientale, soprattutto in relazione 

alla predisposizione del sistema perilagunare di Santa Gilla ad eventi alluvionali, 

rivestita dalla presenza di impianti industriali e di trattamento mineralurgico, di 

bacini di decantazione di fanghi minerari, e di notevoli quantità di rifiuti civili ed 

industriali, talvolta utilizzati come materiali di colmamento e di bonifica delle 

depressioni perilagunari; 

- Forte riduzione dei settori di transizione, da un punto di vista qualitativo e della 

estensione areale, a causa degli estensivi interventi di bonifica idraulica e di 

arginatura delle sponde del compendio lagunare, con conseguente perdita di 

buona parte del ruolo ecologico della fascia perilagunare in rapporto al sistema 

umido costiero; 

- Presenza di strutture ed infrastrutture connesse al polo industriale di 

Macchiareddu-Grogastu in un'area interessata da rilevanti processi legati alle 

dinamiche fluviali che possono configurare situazioni di pericolosità 

idrogeologica, anche in corrispondenza di canali di drenaggio ed impluvi 

generalmente non interessati da deflussi idrici di notevole portata. 



SUB-DISTRETTO IDROGRAFICO DEL FLUMINI MANNU (PROV. DI CAGLIARI) 


- Arretramento della linea di costa che si manifesta sia con l’erosione dei litorali 

sabbiosi che con lo scalzamento dei tratti costieri a sviluppo roccioso. 


- Garantire il mantenimento del naturale regime energetico nel settore sommerso. 

- Garantire gli apporti sedimentari al sistema marino costiero da parte dei corsi 

d’acqua principali e dai prodotti dell’erosione meteo marina delle coste. 

- Mantenimento dell’integrità delle praterie di Posidonia oceanica. 


- Riequilibrare i processi propri della dinamica costiera che regolano l’evoluzione 

del sistema marino-litorale emerso e sommerso valutando l’effetto combinato 

delle opere e delle infrastrutture esistenti ed eventualmente previste sull’assetto 

idrodinamico e sul bilancio sedimentario dell’unità fisiografica in riferimento al 

Distretto Idrografico. 

- Garantire le portate solide dei corsi d’acqua che sfociano nel settore sudoccidentale 

della UML fino al settore marino, al fine di non incidere sul bilancio 

sedimentario complessivo dell’Unità Fisiografica marino-costiera. 

- Impedire potenziali eventi di ostacolo alle azioni demolitrici del moto ondoso del 

tratto compreso tra la località La Maddalena e P.ta Zavorra. 

- Monitorare lo stato di salute delle acque dei litorali per preservare l’integrità delle 

praterie di Posidonia oceanica. 

- Garantire il mantenimento di ciò che resta della vegetazione psamofila per 

assicurare l’azione di stabilizzazione delle sabbie all’interno della fascia di 

avanspiaggia. 


- Area umida di Santa Gilla per quanto attiene il ripascimento naturale dl sistema di 

spiaggia. 



- Cosi d’acqua afferenti UML di La Plaia per quanto attiene gli apporti solidi al 

sistema di spiaggia di Giorgino la Plaia. 


- Dissesto idrogeologico legato ai fenomeni alluvionali. 


- Mantenere l’efficienza idraulica dei corsi d’acqua . 

- Garantire un deflusso regolare dei corsi d’acqua. 

- Accrescere l’ampiezza delle aree libere naturalmente o artificialmente inondabili. 

- Mantenimento delle funzionalità idrauliche delle zone umide. 



- Eseguendo lavori di manutenzioni periodiche e controlli diretti al fine di prevenire 

interramenti dei canali drenanti ed ingombri da parte di rifiuti. 

- Monitorando, con cadenza annuale e prima della stagione autunnale, gli alvei dei 

corsi d’acqua che in particolare attraversano le aree agricole e i centri abitati. 

- Incentivando la delocalizzazione delle attività produttive presenti nelle aree a 



- Ripristinando dove possibile la funzionalità idraulica degli alvei fluviali con 

particolare riguardo a qui corsi d’acqua modificati da interventi ad opera 

dell’uomo. 


- Area umida di Santa Gilla per quanto attiene il controllo dei processi di 

laminazione delle piene dei corsi d’acqua afferenti. 

- Corsi d’acqua Flumini Mannu e affluenti per quanto attiene la garanzia 

dell’efficienza idraulica e il regolare deflusso idrico. 

SUB-DISTRETTO IDROGRAFICO DEL RIO CIXERRI (PROV. DI CAGLIARI) 


- Processi di alluvionamento ed esondazione nei sistemi pedemontani e nella piana 




costieri. 



antropica. 





contigui. 


- Assicurare il naturale deflusso delle acque e lo smaltimento degli apporti idrici 

provenienti dai settori di monte. 



- Conservare la funzionalità idraulica del sistema umido dello Stagno di Cagliari 

quale naturale sistema di laminazione delle piene fluviali. 








- Disincentivare l’abbandono dei coltivi e dei pascoli. 










delle sponde e degli argini . 


- Evitare interventi che possano modificare la funzionalità idraulica del sistema 

umido dello Stagno di Cagliari. 


- Alveo e piana alluvionale del Fiume Cixerri, per quanto attiene la mitigazione dei 

fenomeni di piena. 


- Processi di dilavamento dei versanti ed erosione diffusa e concentrata dei suoli nel 

bacino imbrifero del Fiume Cixerri. 






rivoli. 


antropica. 





- Mantenere o ripristinare la copertura vegetale naturale anche attraverso l'impianto 

di specie floristiche autoctone. 

- Ridurre la pressione legata all’espansione insediativa, infrastrutturale e alle attività 

antropiche sulla copertura vegetale e sul suolo. 







- Bacino imbrifero del Fiume Cixerri per quanto attiene i processi di dilavamento 

dei versanti ed erosione dei suoli. 

- 



- Potenziali interferenze sulle dinamiche di deflusso incanalato del Fiume Cixerri e 

dei suoi affluenti principali alle intersezioni con le Strade Provinciali n. 3, 88 e 90 e 

con le Strade Statali 130 e 293. 



- Garantire il regolare deflusso idrico dei corsi d'acqua. 





- Alvei del Fiume Cixerri e dei suoi principali affluenti, per quanto attiene le 

potenziali interferenze con le infrastrutture viarie e la prevenzione del rischio da 

esse derivanti. 


- Potenziali interferenze sulle dinamiche di deflusso libero e incanalato del Fiume 

Cixerri all'intersezione con i nuclei insediativi di Siliqua e Uta. 



- Garantire il regolare deflusso idrico dei corsi d'acqua Indirizzi e linee d’azione. 





evidenziati. 



- Alveo del Fiume Cixerri, per quanto attiene l'interferenza con l'insediamento e la 

prevenzione del rischio idraulico da esso derivante . 

SUB-DISTRETTO IDROGRAFICO DELLO STAGNO DI CAGLIARI 


- Compromissione morfodinamica dell’unità marino litorale di La Plaia (PAOL 

della Prov. Cagliari). 



spiaggia. 




fluviali. 

- Garantire la tutela e conservazione del sistema umido di retrospiaggia. 


energetico nel settore sommerso. 

- Assicurare il naturale apporto sedimentario dei corsi d'acqua al settore costiero. 


- Ridurre la pressione antropica sui sistemi di spiaggia. 

- Assicurare l’integrità e lo sviluppo delle praterie di Posidonia oceanica. 




- Ridurre la pressione legata all'occupazione turistico-insediativa sulle depressioni 

umide di retrospiaggia. 



- Prevedere interventi di riqualificazione delle strutture turistico-insediative esistenti 

e dei manufatti estranei al contesto morfodinamico. 


naturali dinamiche del trasporto solido . 


- Attuare interventi di riqualificazione delle strutture portuali e di protezione 

dall’erosione costiera esistenti ed evitare la realizzazione di nuove che possano 

comportare uno squilibrio delle dinamiche costiere naturali. 

- Ridurre i processi di inquinamento delle acque e dei fondali. 

- Attuare interventi di riqualificazione delle infrastrutture e degli edifici localizzati 

lungo la costa, compatibilmente con le naturali morfoevolutive del sistema 

sabbioso. 

- Incentivare la delocalizzazione degli insediamenti, civili e industriali, insistenti sul 

sistema di spiaggia, prevedendo opportune misure compensative. 


- Unità marino-litorale di La Plaia, area umida dello Stagno di Cagliari e settore di 

foce del Rio Cixerri, per quanto attiene le problematiche di smaltimento dei 

deflussi dei corsi d’acqua immissari, la mitigazione dei fenomeni di piena e la 

prevenzione dei processi di erosione costiera. 


- Compromissione della funzionalità idraulica ed ecologica del sistema umido dello 

Stagno di Cagliari. 


- Conservare la funzionalità idraulica del sistema umido dello Stagno di Cagliari 

quale naturale sistema di laminazione delle piene fluviali. 

- Mantenere la funzionalità idraulica ed ecologica dei settori di transizione (fasce 

perilagunari). 

- Limitare l’impatto delle attività antropiche e degli insediamenti civili e industriali 

sul sistema umido. 

- Assicurare il naturale deflusso delle acque e lo smaltimento degli apporti idrici 

provenienti dai settori di monte. 


- Incentivare la riqualificazione e/o la delocalizzazione degli insediamenti, civili e 

industriali, insistenti sulla zona umida, prevedendo opportune misure 

compensative; 

- Assicurare l'efficienza idraulica del sistema umido e degli alvei fluviali con 

manutenzioni periodiche e controlli diretti; 


- Prevedere interventi di rinaturalizzazione e ripristino della funzionalità idraulica ed 

ecologica del sistema umido e delle foci fluviali; 

- Pianificare l'espansione insediativa e la localizzazione degli insediamenti produttivi 

coerentemente con i caratteri di sensibilità del sistema 


- Stagno di Cagliari e settore di foce del Rio Cixerri, per quanto attiene le 

problematiche legate alla perdita della funzionalità idraulica ed ecologica del 

sistema umido. 


Distretto Idrografico Provinciale del Rio Santa Lucia – Rio San Gerolamo 



Rio S. Lucia – Rio San 

Gerolamo 


Rio San Gerolamo - Is 

Cannas 

Rio Santa Lucia 



Sarroch, Capoterra 

Capoterra, Uta, Assemini, 


Valenza 

Sovracomunale 

Sovracomunale 



Il distretto si compone di due Sub-Distretti: 

Sub distretto di Rio San Gerolamo - Is Cannas 

Sub distretto di Rio Santa Lucia 

Il Distretto si colloca tra il settore sud-occidentale dell’area vasta cagliaritana e il Sulcis 

orientale e comprende un tratto costiero che dal Ponte di Mara Mura va al 

promontorio di Punta Zavorra. In corrispondenza del promontorio di Punta Zavorra, 

lo sviluppo del tratto costiero è prevalentemente alto e roccioso, mentre assume un 

carattere basso e sabbioso-cittoloso in corrispondenza della piana di Sarroch, che 

costituisce il proseguimento occidentale della piana di Capoterra. Proseguendo verso 

est, in corrispondenza dell’innesto del cordone litoraneo di La Plaia, si sviluppa un più 

ampio settore di spiaggia emersa, denominato La Maddalena Spiaggia. Interruzioni 

artificiali della continuità costiera sono rappresentate dal vasto complesso industriale e 

portuale della Saras. 

La delimitazione a mare del distretto è data dal settore sommerso della UML di La 

Plaia che si estende dal promontori di Punta zavorra al Promontorio di Capo S. Elia 

Il settore interno del Distretto è caratterizzato da ampi sistemi pedemontani e di piana 

che, grazie alle favorevoli condizioni morfologiche e stratigrafiche, sono sede di 

importanti acquiferi superficiali e profondi. 

I sistemi di piana principali sono: la piana di Sarroch, limitata ad ovest dal 

proseguimento verso l’entroterra dello sperone roccioso che culmina nel promontorio 

di P.ta Zavorra, e la piana di Capoterra, costituita da estesi depositi di glacis e da 

alluvioni antiche terrazzate che dalle pendici nord-orientali dei rilievi del Sulcis si 

estendono, con costante lieve inclinazione, fino alla costa. La piana di Capoterra 

comprende, nella sua parte occidentale, lo stagno di Capoterra, in origine parte 

integrante del sistema umido dello Stagno di Cagliari, che rappresenta, dal punto di 

vista morfologico, il bacino recettore e di espansione delle piene del Rio Santa Lucia. 


La parte più continentale del distretto è delimitata dalle testate dei bacini idrografici dei 

due corsi d’acqua principali, il Rio San Gerolamo e il Rio Santa Lucia-Gutturu Mannu. 

Tali bacini mostrano una stretta interconnessione, in termini morfologici e dinamici, 

con il sistema litorale. I sistemi orografici immediatamente a ridosso della fascia 

litoranea, infatti, drenano direttamente le acque superficiali verso la zona costiera e, 

poiché presentano delle pendenze medie elevate e il substrato litoide ha una 

permeabilità scarsa o nulla, il drenaggio idrico superficiale mantiene elevata la sua 

energia fino alla foce e fa si che i territori a valle posti in prossimità della costa siano 

particolarmente esposti ai fenomeni alluvionali. 


I processi di ruscellamento diffuso e incanalato particolarmente attivi nelle fasce 

pedemontane (galcis e alluvioni terrazzate) sono connessi ai fenomeni alluvionali che 

spesso si manifestano nell’area. I caratteri idrogeologici e morfologici dei bacini 

principali costituiscono i fattori intrinseci al verificarsi degli eventi alluvionali, infatti la 

netta rottura di pendio che separa il settore montano da quello pedemontano e 

costiero, costituisce un fattore di pericolosità del territorio al verificarsi degli eventi 

alluvionali, specie nel tratto medio e terminale del corso d’acqua. Il tutto è fortemente 

aggravato dalle interferenze che l’uomo ha perpetrato da tempo sulle dinamiche 

fluviali e sul deflusso idrico in particolar modo nelle aree di piana dei corsi d’acqua e 

modificando l’assetto idrogeologico delle testate dei bacini idrografici modificandone 

lo stato e quindi gli effetti sulla regimazione delle acque e la modalità di deflusso lungo 

le aste fluviali 

Le dinamiche costiere sono fortemente influenzate dal moto ondoso e degli apporti 

solidi dei corsi d'acqua, pertanto si può affermare che le tendenze evolutive della costa 

risentono fortemente della variazione di apporti soliti provenienti in pare dai corsi 

d’acqua afferenti al sistema di spiaggia di Giorgino la Plaia e dalle numerose opere 

create dall’uomo sia nell’area del sistema umido di Santa Gilla che nelle aree industriali 

della Saras che del Porto Canale, come la costruzione di bracci a mare che hanno 

fortemente interferito sulle dinamiche litorali 


Il Distretto Idrografico del Rio Santa Lucia – San Gerolamo è in stretta relazione con 

il Distretto Idrografico del Flumini Mannu – Cixerri per quanto attiene le dinamiche 

morfoevolutive del settore emerso e sommerso dell’Unità Marino Litorale di La Playa 







Sub-Distretto del Rio San Gerolamo 

- Il dissesto idrogeologico legato ai fenomeni alluvionali connessi con i processi di 

ruscellamento diffuso ed incanalato, così come evidenziato dagli eventi storici che 

hanno interessato la zona considerata.. 

- L’arretramento della linea di costa che si manifesta sia con l’erosione dei litorali 

sabbiosi che con lo scalzamento dei tratti costieri a sviluppo roccioso.. 


- L’utilizzo non razionale della risorsa idrica sotterranea nella piana retrocostiera, 

che, in seguito all’espansione agricola, all’incremento della popolazione residente e 

turistica e all’intenso sviluppo industriale, è stata interessata da uno sfruttamento 

eccessivo delle falde acquifere che, anche a causa dei diffusi fenomeni di 

intrusione marina, hanno subìto un progressivo peggioramento qualitativo e 

qualitativo. 

- Gravi interferenze delle nuove espansioni urbane con corsi d’acqua come nel caso: 

- Del centro di Capoterra che nella parte est Sud-Est intercetta i corsi 

d’acqua (Baccu Tinghinu) che dalle propaggini di punta de Sa Loriga si 

immettono nella piana di Capoterra e impediscono ai corsi d’acqua di 

seguire il naturale percorso sino a raggiungere il Rio di S.Lucia 

- Degli insediamenti residenziali in loc. Tanca Todde e podere S. Giuseppe 

sorti all’interno dell’area umida di Capoerra 

- Presenza di estesi nuclei residenziali in località la Maddalena che influiscono sulla 

naturale evoluzione del sistema di spiaggia 

- Presenza di numerose cave abbandonate nel rio S. Lucia 

Sub-Distretto del Rio Santa Lucia 

- Il dissesto idrogeologico legato ai fenomeni alluvionali connessi con i processi di 

ruscellamento diffuso ed incanalato, così come evidenziato dagli eventi storici che 

hanno interessato la zona considerata. 

- L’arretramento della linea di costa che si manifesta sia con l’erosione dei litorali 


- L’utilizzo non razionale della risorsa idrica sotterranea nella piana retrocostiera, 

che, in seguito all’espansione agricola, all’incremento della popolazione residente e 

turistica e all’intenso sviluppo industriale, è stata interessata da uno sfruttamento 

eccessivo delle falde acquifere che, anche a causa dei diffusi fenomeni di 

intrusione marina, hanno subìto un progressivo peggioramento qualitativo e 

qualitativo. 

- Interferenza dell’area industriale della Saras con alcuni corsi d’acqua Riu Brillante, 

Riu di Bacchelina e alcuni corsi d’acqua minori, inoltre le strutture sia a mare che a 

terra interferiscono con la naturale evoluzione del sistema di spiaggia 

- All’interno del centro urbano di Sarroch risulta parzialmente obliterato il Rio 

s’Acqua de su Ferru che poi ricompare poco al di fuori del paese per 

ricongiungersi con il Rio Cannas. 

- Interferenza dei centri residenziali di Capoterra con i corsi d’acqua Rio S. 

Gerolamo e Rio Masoni Ollastru in località poggi dei Pini, S. Gerolamo Plan’ e 

Mesu e alla foce con le località di Frutti d’Oro e Torre degli Ulivi 

- Interferenza di numerose infrastrutture stradali 


SUB – DISTRETTO IDROGRAFICO DEL RIO SANTA LUCIA 


- Dissesto idrogeologico legato ai fenomeni alluvionali. 



particolare riferimento ai centri abitati. 


- Conservazione e potenziamento dell’azione regimante dei sistemi pedo-forestali. 


- Mantenendo l’equilibrio pedo-vegetazionale del sistema orografico del Rio 

Gutturu Mannu – Guttureddu. 

- Evitare qualsiasi intervento sul territorio che implichi eliminazione del manto 

vegetale, movimentazione di terra, e impermeabilizzazioni diffuse. 


degli alvei anche prevedendo delle nuove aree di esondazione naturale. 

- Riqualificare il reticolo idrografico del Rio Santa Lucia e dei suoi affluenti 

intervenendo sulla restituzione funzionale dell’alveo rispettando il profilo di 

equilibrio del corso d’acqua. 

- Monitorare, con cadenza annuale e prima della stagione autunnale, gli alvei dei 

corsi d’acqua che in particolare attraversano le aree agricole e i centri abitati per la 

rimozione di eventuali ostacoli ai deflussi incanalati, con particolare attenzione al 

settore della foce fluviale la cui ostruzione può aumentare il rischio di esondazioni 

nel tratto prossimo alla foce. 

- Evitare qualsiasi intervento o attività che insista sulla conoide e negli attuali 

sistemi di drenaggio, che potrebbe determinare squilibri idraulici e sedimentari. 

- Incentivare la delocalizzazione delle attività produttive e no presenti nelle aree a 




- Corsi d’acqua : Rio Santa Lucia e suoi affluenti per quanto attiene la garanzia 

dell’efficienza idraulica. 

- Stagno di Capoterra per quanto attiene i problemi legati allo smaltimento dei 

deflussi dei corsi d’acqua afferenti. 
















- Garantire gli apporti detritici del Rio Santa Lucia fino al settore marino, al fine di 

non incidere sul bilancio sedimentario complessivo dell’Unità Fisiografica marinocostiera. 


tratto compreso tra la località La Maddalena e P.ta Zavorra 



praterie di Posidonia oceanica 


assicurare l’azione di stabilizzazione delle sabbie all’interno della fascia di 

avanspiaggia. 


- Area umida di Santa Gilla per quanto attiene il ripascimento naturale dl sistema di 

spiaggia. 






- Fenomeni di intrusione marina. 


- Razionalizzare l’uso della risorsa idrica sia superficiale che sotterranea. 

- Garantire il deflusso minimo vitale per il mantenimento non solo delle 



della piana costiera. 

- Garantire la capacità di infiltrazione delle acque meteoriche con particolare 

riguardo alle aree di ricarica degli acquiferi. 



falde costiere e variazione dell’interfaccia acqua dolce-acqua salata, attraverso l’uso 

delle risorse idriche calibrato sull’effettivo bilancio idrogeologico della piana 

alluvionale-costiera. 

- Evitare l’uso irrazionale della risorsa idrica sotterranea, al fine di contenere i 

fenomeni di ingressione marina nei settori più prossimi alla costa. 

- Evitare canalizzazioni ed impermeabilizzazioni degli alvei o delle superfici di 

ricarica, in tutta la piana costiera, lungo le linee di impluvio e nelle aree montane 

retrostanti la piana stessa che avrebbe come conseguenza la diminuzione della 

infiltrazione efficace che alimenta la falda. 

- Adottare strategie legate alla definizione di azioni strutturate per la 

razionalizzazione e per la realizzazione di un circuito integrato dell’acqua, in grado 

di organizzare il sistema degli usi, dei prelievi e del recupero della risorsa idrica, in 

particolare nel settore della fascia pedemontana e delle piana alluvionale-costiera 

di Capoterra e Sarroch per quanto riguarda l’uso agricolo e industriale. 



dei rapporti delle portate dei fiumi e le falde . 

- Area umida di Santa Gilla per quanto attiene gli equilibri dell’interfaccia acque 

dolci - acque marine. 



SUB – DISTRETTO IDROGRAFICO DI RIO SAN GEROLAMO 



- Il dissesto idrogeologico legato ai fenomeni alluvionali. 



particolare riferimento ai centri abitati. 

- Conservazione e potenziamento dell’azione regimante dei sistemi pedo-forestali. 


- Mantenendo l’equilibrio pedo-vegetazionale dei sistemi orografici di P.ta 

Pichiriliddu e il settore occidentale del Santa Barbara. 

- Evitare qualsiasi intervento sul territorio che implichi eliminazione del manto 

vegetale, movimentazione di terra, e impermeabilizzazioni diffuse. 


degli alvei anche prevedendo delle nuove aree di esondazione naturale . 

- Riqualificare il reticolo idrografico del Rio San Gerolamo intervenendo sulla 

restituzione funzionale dell’alveo rispettando il profilo di equilibrio del corso 

d’acqua. 

- Monitorare, con cadenza annuale e prima della stagione autunnale, gli alvei dei 

corsi d’acqua che in particolare attraversano le aree agricole e i centri abitati per la 

rimozione di eventuali ostacoli ai deflussi incanalati. 


- Corsi d’acqua : Rio Gerolamo e suoi affluenti e corsi d’acqua di primo ordine che 

affluiscono all’ UML di La Plaia per quanto attiene la garanzia dell’efficienza 

idraulica. 
















- Garantire gli apporti detritici del Rio Santa Lucia fino al settore marino, al fine di 

non incidere sul bilancio sedimentario complessivo dell’Unità Fisiografica marinocostiera. 


tratto compreso tra la località La Maddalena e P.ta Zavorra. 


praterie di Posidonia oceanica. 



garantire l’azione di stabilizzazione delle sabbie all’interno della fascia di 

avanspiaggia. 


- Area umida di Santa Gilla per quanto attiene il rinascimento naturale dl sistema di 

spiaggia. 






- Fenomeni di intrusione marina. 


- Razionalizzare l’uso della risorsa idrica sia superficiale che sotterranea. 

- Garantire il deflusso minimo vitale per il mantenimento non solo delle 



della piana costiera. 

- Garantire la capacità di infiltrazione delle acque meteoriche con particolare 

riguardo alle aree di ricarica degli acquiferi. 


- Riequilibrare il rapporto tra superficie coperta dagli impianti serricoli e la 

superficie scoperta da destinare ad altre tipologie di coltivazioni agricole al fine di 

incrementare la capacità di infiltrazione meteorica diretta dei suoli della piana, in 

particolare di quelli al alta suscettività. 


falde costiere e variazione dell’interfaccia acqua dolce-acqua salata, attraverso l’uso 

delle risorse idriche calibrato sull’effettivo bilancio idrogeologico della piana 

alluvionale-costiera.. 

- Evitare l’uso irrazionale della risorsa idrica sotterranea, al fine di contenere i 

fenomeni di ingressione marina nei settori più prossimi alla costa.. 

- Evitare la realizzazione di opere che abbiano come conseguenza l’impedimento 

delle alimentazioni idrogeologiche degli acquiferi da parte dei deflussi idrici 

superficiali dei corsi d’acqua, al fine di ridurre l’abbattimento della superficie 

piezometrica con conseguente maggior sensibilità dell’acquifero ad irreversibili 

processi di intrusione salina. 

- Adottare strategie legate alla definizione di azioni strutturate per la 

razionalizzazione e per la realizzazione di un circuito integrato dell’acqua, in grado 

di organizzare il sistema degli usi, dei prelievi e del recupero della risorsa idrica, in 

particolare nel settore della fascia pedemontana e delle piana alluvionale-costiera 

di Capoterra e Sarroch per quanto riguarda l’uso agricolo e industriale. 



dei rapporti delle portate dei fiumi e le falde . 





- Spiccata instabilità morfologica dei versanti del sistema orografico di P.Ta 

Picchirillu. 


- Garantire un corretto rapporto tra acque di scorrimento superficiale ed 

infiltrazione . 

- Prevenire e arginare il degrado del manto pedo forestale. 


- Attuare forme di gestione del territorio atte a ridurre le possibilità di accadimento 

dei fenomeni franosi, quali interventi di regimazione delle acque di ruscellamento 

superficiali, incremento quali-quantitativo della copertura pedo-vegetativa, messa 

in sicurezza delle pareti, ecc. 

- Evitare interventi ed attività che comportino il degrado della copertura vegetale, 

quali l’eccessivo carico pascolativo e le pratiche di incendio. 



fenomeni di dissesto . 



Distretto Idrografico Provinciale del Rio di Chia – Rio S. Margherita – Rio 

Mannu di Pula 



Rio di Chia – Rio S. 

Margherita – Rio Mannu 

di Pula 


Rio di Chia - Rio Baccu 

Mannu 

Rio S. Margherita - Rio 

Pedroso 

Rio Mannu di Pula 



Domus de Maria 

Pula 

Pula, Villa San Pietro, 

Sarroch, Capoterra 

Valenza 

Comunale 

Comunale 

Sovracomunale 



Il Distretto Idrografico del Rio di Chia – Rio S. Margherita – Rio Mannu di Pula è 

compreso tra il promontorio di Capo Spartivento e Punta Zavorra e, spostandosi da 

est verso ovest, è costituito da: 

1. il sistema sabbioso di Chia e il complesso montuoso e collinare del bacino 

idrografico del Rio Mannu – Rio di Chia e di altri corsi d’acqua secondari che 

alimentano piccole zone umide costiere; 

2. l’ampio tratto costiero compreso tra la costa rocciosa di Punta de su 

Scovargiu ed il promontorio andesitico di Punta d’Agumu, su cui si affacciano 

il sistema orografico granitico ed il bacino idrografico del Rio Palaceris; 


3. il sistema territoriale compreso tra Punta d’Agumu e Punta Zavorra, con la 

retrostante piana colluvio-alluvionale di Pula. 

Quest’ultimo settore è geneticamente connesso, così come la Piana di Santa 

Margherita, ad accumuli detritici ed alluvionali in un’area di recente sprofondamento 

tettonico. La porzione più continentale è costituita per buona parte dal sistema 

idrografico montano del Rio Mannu di Pula che presenta una morfologia molto 

accidentata e incisioni fluviali e torrentizie con pattern di drenaggio estremamente 

ramificato. 

Sub-Distretto Idrografico del Rio di Chia - Rio Baccu Mannu 

Il Sub-Distretto, localizzato nell’estremo settore costiero sud-occidentale del Golfo di 

Cagliari, comprende l’articolato sistema sabbioso di Chia ed il complesso montuoso e 

collinare che racchiude il bacino idrografico del Rio Mannu – Rio di Chia e di altri 

corsi d’acqua secondari che alimentano piccole zone umide costiere. Gli elementi di 

transizione tra questi ambiti fisiografici così diversificati, quello costiero e quello 

montano, sono la vasta piana colluvio-alluvionale di Su Pranu Spartivento e la Piana 

costiera del Rio di Chia. Tali superfici fungono da raccordo tra il complesso sistema 

orografico ed il settore costiero caratterizzato dalle depressioni stagnali di su Stangioni 

de su Sali e dallo Stagno di Chia nonché dagli articolati sistemi dunari di retrospiaggia. 

Il substrato geologico della regione è alquanto vario e differenziato ed è costituito 

dagli gneiss di Monte Filau, dal complesso granitoide carbonifero e dalle litologie 

arenaceo scistose della Formazione di Nebida. Sulle formazioni paleozoiche del 

basamento poggiano direttamente i depositi superficiali del Quaternario, sia marini sia 

continentali, costituiti da sabbie di spiaggia oloceniche ed attuali, alluvioni antiche ed 

attuali e depositi colluviali che si adagiano ai piedi dei versanti. 

Il settore costiero di Chia, esteso per oltre 5 Km, è caratterizzato da uno sviluppo 

pressoché rettilineo secondo la direzione NE-SW ma la sua continuità è interrotta 

dalla successione di emergenze del basamento paleozoico (Isola Su Giudeu, Porto 

Campana, Monte Cogoni) che racchiudono tre estesi cordoni sabbiosi ciascuno con 

caratteri morfologici ben distinguibili. 

I settori immediatamente interni racchiudono ampie superfici pianeggianti su cui si 

sviluppa un’importante attività agricola che sfrutta la fertilità dei suoli generati a spese 

di depositi alluvionali ed utilizza le risorse idriche sotterranee. 

Sub-Distretto Idrografico del Rio S. Margherita - Rio Pedroso 

Il Sub-Distretto in esame comprende si colloca nel settore sud-orientale del Sulcis e 

comprende l’ampio tratto di costa, esteso circa 12 chilometri, incluso tra la costa 

rocciosa di Punta de su Scovargiu a sud ed il promontorio andesitico di P.ta d’Agumu 

a nord, ed il sistema orografico granitico che racchiude il bacino idrografico del Rio 

Palaceris. 

Il substrato geologico mostra una sostanziale differenziazione tra settore montano e 

settore costiero. Nel primo affiorano estesamente litologie granitiche riferibili 

all’orogenesi ercinica, mentre il substrato geologico della piana e del tratto costiero, 

localmente affiorante dalle coperture quaternarie, è di natura andesitica. Gli 

affioramenti andesitici, di cui le più significative emergenze sono rintracciabili nel 

settore di Nora-Pula (vedi Ecologia della piana di Pula), testimoniano di eventi 

magmatici riferibili al ciclo calco-alcalino oligo-miocenico. 

La formazione granitica si presenta estesamente ed intensamente fratturata, fattore che 

ha condizionato e tutt’ora guida l’evoluzione morfologica del rilievo. 

Sul basamento poggiano depositi quaternari sia di ambiente continentale, sia marino. 

Nella fascia pedemontana sono diffusi depositi di glacis ed alluvioni, mentre nel 

settore costiero affiorano localmente arenarie cementate testimoni della trasgressione 

tirreniana e le sabbie delle spiagge attuali. 


La costa, che evidenzia una sostanziale linearità di andamento in direzione NE-SW, ha 

uno sviluppo prevalentemente roccioso nel settore mediano, mentre ampie falcate 

sabbiose si estendono nelle estremità meridionale e settentrionale. Il sistema costiero 

in esame presenta nella parte emersa tre principali ambiti fisiografici, diversificati per 

forme e processi evolutivi. Anche nel settore sommerso sono presenti disomogeneità 

legate alla distribuzione dei depositi sabbiosi e alla continuità della prateria di 

posidonie. 

Al settore costiero è confinante la piana detritico-alluvionale che funge da raccordo 

con il sistema orografico granitico retrostante. La piana presenta un tratto esteso poco 

più di un chilometro nel settore più meridionale per poi allargarsi progressivamente 

fino a congiungersi con la conoide del Rio Palaceris, che chiude a settentrione 

l’ecologia in esame. 

Sub Distretto Idrografico del Rio Mannu di Pula 

Il Rio Mannu di Pula drena le acque provenienti dalle pendici sud-orientali del 

massiccio del Sulcis. Nasce dalla confluenza di due corsi d’acqua: il Rio Lilloni, della 

lunghezza di circa 13 km (compreso il tratto denominato Canale is Canargius) e il Rio 

Monte Nieddu, della lunghezza di circa 19 km. Entrambi i corsi d’acqua scorrono 

all’interno di valli scoscese con un pattern di drenaggio estremamente ramificato, la cui 

direzione di scorrimento principale è NNO-ESE con una brusca variazione in 

direzione N-S in corrispondenza della piana alluvionale-costiera di Pula, dove danno 

origine al Rio Mannu di Pula che, oltrepassati gli abitati di Villa San Pietro e Pula, 

sfocia, dopo circa 1,5 km, nella spiaggia di Foxi Durci, nella zona antistante l’isolotto 

di San Macario. 

L’area del bacino idrografico si estende per una superficie di circa 141 km2. 

La lunghezza dell’asta fluviale è pari a circa 7 km, dalla confluenza dei Rii Lilloni e 

Monte Nieddu fino alla foce di Foxi Durci, zona umida fluviale-costiera identificata 

anche come Sito di Importanza Comunitaria. 

La parte alta del bacino è caratterizzata da superfici topografiche con pendenze medio 

alte, spesso superiori ai 30°, alternate a spianamenti non molto estesi delle aree 

cacuminali. L’intero sistema orografico risulta attraversato dalle valli scosciese delle 

incisioni fluviali e torrentizie con pattern di drenaggio estremamente ramificato e 

confluente nella piana di Pula. L’assetto pedo-forestale è caratterizzato da dense 

coperture boschive insediate su suoli profondi che vengono sostituiti, nelle 

culminazioni orografiche, da esigue coltri pedogeniche e dal substrato roccioso 

affiorante. 

Oltre l’80% del bacino è impostato su rocce a bassa permeabilità (intrusive e 

metamorfiche) mentre la restante parte presenta una permeabilità da media ad elevata 

(depositi alluvionali). 

L’ossatura geologica del bacino idrografico è nel complesso distinguibile in tre distinti 

ambiti di affioramento: il primo, su cui è impostata la testa del bacino, è rappresentata 

da intrusioni magmatiche, costituite dalle apofisi granitoidi del batolite ercinico; il 

secondo, costituito da rocce scistoso-metamorfiche appartenenti al basamento 

paleozoico e caratterizzate da ingenti deformazioni strutturali, tessiturali e 

composizionali conseguenti alle fasi orogentiche erciniche, interessa la parte centrale 

del bacino incisa dai corsi d’acqua del Riu Lilloni e del Rio Monte Nieddu; infine il 

terzo ambito, rappresentativo della piana di Pula, è costituito nella fascia pedemontana 

da depositi detritici colluviali e glacis terrazzati che lasciano il posto, verso i fondovalle 

e i bassopiani maggiormente depressi, alle alluvioni del Rio di Pula. 

La piana di Pula occupa una superficie di circa 43 km2 e rappresenta una delle realtà 

agricole più importanti del Sulcis. La piana è costituita per la gran parte dalle alluvioni 

antiche del Rio di Pula, specie nel settore centrale, mentre nella fascia pedemontana 

predominano depositi colluviali e glacis. Su questi depositi si sviluppano suoli dotati di 

buona fertilità cui si associa un’ampia scelta di colture ed una discreta propensione 


all’irrigabilità. I suoli di maggior pregio si sviluppano in località Caddori, nel tratto 

terminale del Rio di Pula, dove sono presenti formazioni pedologiche, classificabili 

come Typic Xerofluvents, evolutesi a spese delle alluvioni recenti del Rio di Pula. 

Grande rilevanza agricola hanno anche i suoli Typic Xerocrepts sviluppatisi a spese di 

coperture alluvionali derivanti dal disfacimento delle rocce vulcaniche, mentre i suoli 

evolutisi a spese delle alluvioni antiche e dei colluvi (Typic Xerofluvents e Typic 

Palexeralf) presentano qualche limitazione legata alla loro ristretta idoneità 

all’irrigazione. 


Il Distretto Idrografico del Rio di Chia – Rio S. Margherita – Rio Mannu di Pula è 

compreso tra il promontorio di Capo Spartivento e Punta Zavorra e, spostandosi da 

est verso ovest, è costituito da: 

1. il sistema sabbioso di Chia e il complesso montuoso e collinare del bacino 

idrografico del Rio Mannu – Rio di Chia e di altri corsi d’acqua secondari che 

alimentano piccole zone umide costiere; 

2. l’ampio tratto costiero compreso tra la costa rocciosa di Punta de su 

Scovargiu ed il promontorio andesitico di Punta d’Agumu, su cui si affacciano 

il sistema orografico granitico ed il bacino idrografico del Rio Palaceris; 

3. il sistema territoriale compreso tra Punta d’Agumu e Punta Zavorra, con la 

retrostante piana colluvio-alluvionale di Pula. 

Quest’ultimo settore è geneticamente connesso, così come la Piana di Santa 

Margherita, ad accumuli detritici ed alluvionali in un’area di recente sprofondamento 

tettonico. La porzione più continentale è costituita per buona parte dal sistema 

idrografico montano del Rio Mannu di Pula che presenta una morfologia molto 

accidentata e incisioni fluviali e torrentizie con pattern di drenaggio estremamente 

ramificato. 


Il Sub-Distretto, localizzato nell’estremo settore costiero sud-occidentale del Golfo di 

Cagliari, comprende l’articolato sistema sabbioso di Chia ed il complesso montuoso e 

collinare che racchiude il bacino idrografico del Rio Mannu – Rio di Chia e di altri 

corsi d’acqua secondari che alimentano piccole zone umide costiere. Gli elementi di 

transizione tra questi ambiti fisiografici così diversificati, quello costiero e quello 

montano, sono la vasta piana colluvio-alluvionale di Su Pranu Spartivento e la Piana 

costiera del Rio di Chia. Tali superfici fungono da raccordo tra il complesso sistema 

orografico ed il settore costiero caratterizzato dalle depressioni stagnali di su Stangioni 

de su Sali e dallo Stagno di Chia nonché dagli articolati sistemi dunari di retrospiaggia. 

Il substrato geologico della regione è alquanto vario e differenziato ed è costituito 

dagli gneiss di Monte Filau, dal complesso granitoide carbonifero e dalle litologie 

arenaceo scistose della Formazione di Nebida. Sulle formazioni paleozoiche del 

basamento poggiano direttamente i depositi superficiali del Quaternario, sia marini sia 

continentali, costituiti da sabbie di spiaggia oloceniche ed attuali, alluvioni antiche ed 

attuali e depositi colluviali che si adagiano ai piedi dei versanti. 

Il settore costiero di Chia, esteso per oltre 5 Km, è caratterizzato da uno sviluppo 

pressoché rettilineo secondo la direzione NE-SW ma la sua continuità è interrotta 

dalla successione di emergenze del basamento paleozoico (Isola Su Giudeu, Porto 

Campana, Monte Cogoni) che racchiudono tre estesi cordoni sabbiosi ciascuno con 

caratteri morfologici ben distinguibili. 

I settori immediatamente interni racchiudono ampie superfici pianeggianti su cui si 

sviluppa un’importante attività agricola che sfrutta la fertilità dei suoli generati a spese 

di depositi alluvionali ed utilizza le risorse idriche sotterranee. 



Il Sub-Distretto in esame comprende si colloca nel settore sud-orientale del Sulcis e 

comprende l’ampio tratto di costa, esteso circa 12 chilometri, incluso tra la costa 

rocciosa di Punta de su Scovargiu a sud ed il promontorio andesitico di P.ta d’Agumu 

a nord, ed il sistema orografico granitico che racchiude il bacino idrografico del Rio 

Palaceris. 

Il substrato geologico mostra una sostanziale differenziazione tra settore montano e 

settore costiero. Nel primo affiorano estesamente litologie granitiche riferibili 

all’orogenesi ercinica, mentre il substrato geologico della piana e del tratto costiero, 

localmente affiorante dalle coperture quaternarie, è di natura andesitica. Gli 

affioramenti andesitici, di cui le più significative emergenze sono rintracciabili nel 

settore di Nora-Pula (vedi Ecologia della piana di Pula), testimoniano di eventi 

magmatici riferibili al ciclo calco-alcalino oligo-miocenico. 

La formazione granitica si presenta estesamente ed intensamente fratturata, fattore che 

ha condizionato e tutt’ora guida l’evoluzione morfologica del rilievo. 

Sul basamento poggiano depositi quaternari sia di ambiente continentale, sia marino. 

Nella fascia pedemontana sono diffusi depositi di glacis ed alluvioni, mentre nel 

settore costiero affiorano localmente arenarie cementate testimoni della trasgressione 

tirreniana e le sabbie delle spiagge attuali. 

La costa, che evidenzia una sostanziale linearità di andamento in direzione NE-SW, ha 

uno sviluppo prevalentemente roccioso nel settore mediano, mentre ampie falcate 

sabbiose si estendono nelle estremità meridionale e settentrionale. Il sistema costiero 

in esame presenta nella parte emersa tre principali ambiti fisiografici, diversificati per 

forme e processi evolutivi. Anche nel settore sommerso sono presenti disomogeneità 

legate alla distribuzione dei depositi sabbiosi e alla continuità della prateria di 

posidonie. 

Al settore costiero è confinante la piana detritico-alluvionale che funge da raccordo 

con il sistema orografico granitico retrostante. La piana presenta un tratto esteso poco 

più di un chilometro nel settore più meridionale per poi allargarsi progressivamente 

fino a congiungersi con la conoide del Rio Palaceris, che chiude a settentrione 

l’ecologia in esame. 


Il Rio Mannu di Pula drena le acque provenienti dalle pendici sud-orientali del 

massiccio del Sulcis. Nasce dalla confluenza di due corsi d’acqua: il Rio Lilloni, della 

lunghezza di circa 13 km (compreso il tratto denominato Canale is Canargius) e il Rio 

Monte Nieddu, della lunghezza di circa 19 km. Entrambi i corsi d’acqua scorrono 

all’interno di valli scoscese con un pattern di drenaggio estremamente ramificato, la cui 

direzione di scorrimento principale è NNO-ESE con una brusca variazione in 

direzione N-S in corrispondenza della piana alluvionale-costiera di Pula, dove danno 

origine al Rio Mannu di Pula che, oltrepassati gli abitati di Villa San Pietro e Pula, 

sfocia, dopo circa 1,5 km, nella spiaggia di Foxi Durci, nella zona antistante l’isolotto 

di San Macario. 

L’area del bacino idrografico si estende per una superficie di circa 141 km2. 

La lunghezza dell’asta fluviale è pari a circa 7 km, dalla confluenza dei Rii Lilloni e 

Monte Nieddu fino alla foce di Foxi Durci, zona umida fluviale-costiera identificata 

anche come Sito di Importanza Comunitaria. 

La parte alta del bacino è caratterizzata da superfici topografiche con pendenze medio 

alte, spesso superiori ai 30°, alternate a spianamenti non molto estesi delle aree 

cacuminali. L’intero sistema orografico risulta attraversato dalle valli scosciese delle 

incisioni fluviali e torrentizie con pattern di drenaggio estremamente ramificato e 

confluente nella piana di Pula. L’assetto pedo-forestale è caratterizzato da dense 

coperture boschive insediate su suoli profondi che vengono sostituiti, nelle 

culminazioni orografiche, da esigue coltri pedogeniche e dal substrato roccioso 

affiorante. 


Oltre l’80% del bacino è impostato su rocce a bassa permeabilità (intrusive e 

metamorfiche) mentre la restante parte presenta una permeabilità da media ad elevata 

(depositi alluvionali). 

L’ossatura geologica del bacino idrografico è nel complesso distinguibile in tre distinti 

ambiti di affioramento: il primo, su cui è impostata la testa del bacino, è rappresentata 

da intrusioni magmatiche, costituite dalle apofisi granitoidi del batolite ercinico; il 

secondo, costituito da rocce scistoso-metamorfiche appartenenti al basamento 

paleozoico e caratterizzate da ingenti deformazioni strutturali, tessiturali e 

composizionali conseguenti alle fasi orogentiche erciniche, interessa la parte centrale 

del bacino incisa dai corsi d’acqua del Riu Lilloni e del Rio Monte Nieddu; infine il 

terzo ambito, rappresentativo della piana di Pula, è costituito nella fascia pedemontana 

da depositi detritici colluviali e glacis terrazzati che lasciano il posto, verso i fondovalle 

e i bassopiani maggiormente depressi, alle alluvioni del Rio di Pula. 

La piana di Pula occupa una superficie di circa 43 km2 e rappresenta una delle realtà 

agricole più importanti del Sulcis. La piana è costituita per la gran parte dalle alluvioni 

antiche del Rio di Pula, specie nel settore centrale, mentre nella fascia pedemontana 

predominano depositi colluviali e glacis. Su questi depositi si sviluppano suoli dotati di 

buona fertilità cui si associa un’ampia scelta di colture ed una discreta propensione 

all’irrigabilità. I suoli di maggior pregio si sviluppano in località Caddori, nel tratto 

terminale del Rio di Pula, dove sono presenti formazioni pedologiche, classificabili 

come Typic Xerofluvents, evolutesi a spese delle alluvioni recenti del Rio di Pula. 

Grande rilevanza agricola hanno anche i suoli Typic Xerocrepts sviluppatisi a spese di 

coperture alluvionali derivanti dal disfacimento delle rocce vulcaniche, mentre i suoli 

evolutisi a spese delle alluvioni antiche e dei colluvi (Typic Xerofluvents e Typic 

Palexeralf) presentano qualche limitazione legata alla loro ristretta idoneità 

all’irrigazione. 

Oltre il 50% dell’intero sub-distretto idrografico del Rio Mannu di Pula è sottoposto a 

vincolo idrogeologico ai sensi del R.D. 3267/23 e l’uso del suolo prevalente all’interno 

di queste aree è rappresentato da “Sistemi forestali” così come definiti nel Piano 

Forestale Ambientale Regionale (PFAR). 

Sono in corso di realizzazione gli interventi di mitigazione dei rischi previsti dal PAI, 

consistenti in interventi di carattere strutturale e intensivo, quali la risagomatura 

dell’alveo per il potenziamento della capacità di deflusso e la protezione delle sponde, 

congiuntamente al rifacimento delle opere di attraversamento fluviale sopra 

individuate. 

Nel 1998 sono stati inoltre appaltati dal Consorzio di Bonifica della Sardegna 

Meridionale i lavori per la realizzazione della diga di Monte Nieddu. L’opera consiste 

in un invaso principale, quello di Monte Nieddu, di 35 milioni di metri cubi e uno 

sbarramento alto 87 metri e largo 340, e in un secondo bacino a Is Canargius di 8 

milioni di metri cubi e una traversa di 15 metri. La realizzazione della diga creerà un 

effetto di laminazione delle piene riducendo sensibilmente il rischio di esondazione del 

fiume nel tratto planiziario critico. 


Non presenta relazione con altri distretti 









- Potenziali notevoli modificazioni stagionali ed annuali nelle morfologie dei litorali 

sabbiosi del settore costiero di Chia, in conseguenza di eventi meteomarini più 

meno importanti; 

- Potenziali variazioni negli equilibri sedimentari dell’unità fisiografica costiera di 

Chia e nelle tendenze evolutive dei sistemi di spiaggia, a seguito dell’eventuale 

alterazione, anche minima, del regime energetico nel settore sommerso; 

- Processi erosivi dei corpi dunari stabilizzati che coronano gran parte delle spiagge 

del sistema costiero di Chia, specie nei settori rivolti verso l’avanspiaggia, 

imputabili al disordinato e eccessivo carico turistico; 

- Potenziale allontanamento del materiale sedimentario del settore costiero di Chia 

verso il settore della piattaforma continentale che verrebbe perciò tolto dal 

circuito sedimentario del sistema di spiaggia, a seguito dell’eventuale degrado della 

prateria di posidonia, conseguente a variazioni nei flussi energetici e nel bilancio 

sedimentario nel settore sommerso, a fenomeni d’inquinamento delle acque ed 

azioni meccaniche che arrechino danno diretto alla formazione vegetale; 

- Potenziale diminuzione del materiale sedimentario con prevedibile arretramento 

della linea di riva nel settore costiero di Chia, a seguito dell’eventuale venir meno 

dell’azione di contenimento delle sabbie trasportate dal vento verso l’entroterra 

collegata all’attuale squilibrio sedimentario del sistema di spiaggia causato dal 

processo di scalzamento ed erosione delle formazioni dunari stabilizzate 

imputabile al disordinato e eccessivo carico turistico; 

- Potenziale incremento del processo di dispersione verso il largo del materiale 

detritico che dal sistema dunare in erosione giunge nella fascia dominata dalle 

dinamiche marine, con conseguente perdita netta di risorsa sabbiosa all’interno del 

sistema costiero di Chia e potenziali ripercussioni sulla distribuzione della prateria 

di posidonia; 

- Grave problema di degrado del manto vegetale conseguente ai disboscamenti, agli 

incendi ed al sovra pascolo nei territori del bacino idrografico del Rio Mannu – 

Rio di Chia più prossimi alla costa e nei rilievi meno accidentati e maggiormente 

accessibili; 

- Intensi processi erosivi sui versanti del bacino idrografico del Rio Mannu – Rio di 

Chia più prossimi alla costa e nei rilievi meno accidentati e maggiormente 

accessibili;che si traducono in perdita delle potenzialità produttive (anche in senso 

forestale) dei territori montani e collinari, favoriti dalla predisposizione 

morfoclimatica, intesa come elevata energia del rilievo, litotipi e suoli facilmente 

erodibili e caratteri climatici sub-tropicali; 

- Potenziale accentuazione del rischio di eventi alluvionali a seguito di un eventuale 

ulteriore degrado della copertura vegetale o di interventi di forestazione effettuati 

con tecniche che prevedano la movimentazione di terra e l’eliminazione della 

copertura arbustiva naturale. 


- Ostacolo alle dinamiche trasversali della spiaggia determinato dall’edificato e dalle 

infrastrutture che occupano il settore di retro spiaggia del tratto costiero tra P.ta 

de Su Scovargiu e P.ta d’Agumu, specie a ridosso delle ampie falcate sabbiose di 

Foxi ‘e Sali (oggi Santa Margherita) a nord e di Forte Village a sud; 


- Progressivo arretramento della linea di riva nel settore costiero tra P.ta de Su 

Scovargiu e P.ta d’Agumu a seguito della scomparsa dei sistemi dunari che ha 

ridotto il volume detritico a disposizione dei sistemi di spiaggia; 

- Arretramento della linea di riva nel tratto di costa rocciosa compresa tra Cala 

Verde e Cala d’Ostia, dove è presente una continua ripa d’erosione scolpita sulle 

alluvioni e sui glacis soggetta a rapido scalzamento nonostante la presenza di una 

continua piattaforma d’abrasione che riduce notevolmente l’energia del moto 

ondoso; 

- Predisposizione dell’ambito nei confronti di fenomeni erosivi dei litorali sabbiosi, 

specie in quei tratti dove viene meno la continuità trasversale della spiaggia, legata 

alla generale tendenza della regione a fenomeni di subsidenza; 

- Evidenziata sensibilità morfologica del settore costiero in esame, emerso e 

sommerso, consiglia, a monte di qualsiasi 

- Potenziali irregolarità spaziali nella distribuzione dei sedimenti e dell’andamento 

delle correnti sottocosta determinate dall’eventuale alterazione delle dinamiche 

costiere a seguito della realizzazione di interventi e opere, quali quelle finalizzate 

alla difesa dei litorali dall’erosione; 

- Eventi alluvionali, responsabili di ingenti danni alle infrastrutture ed alle colture 

ubicate nella fascia pedemontana, legati al ruscellamento delle acque ed al deflusso 

lungo le principali linee d’impluvio del settore montano; 

- Potenziali ripercussioni sui già parzialmente compromessi equilibri sedimentari 

dell’unità fisiografica costiera in conseguenza della eventuale realizzazione di 

interventi che ostacolino e alterino il naturale deflusso idrico dei corsi d’acqua 

verso il settore costiero. 


- Rapido arretramento della linea di riva, nel settore costiero compreso Punta 

Zavorra e l’Isola di San Macario, e conseguenti danni alle strutture e infrastrutture 

dell’insediamento di Porto Columbu - Perd ’e Sali. 

- Ripercussioni negative delle barriere soffolte sulle dinamiche sedimentarie e sulla 

qualità delle acque sottocosta nel settore sommerso compreso tra Punta Zavorra e 

l’Isola di San Macario 

- Erosione del sistema di spiaggia di Foxi Durci conseguente alla diminuzione degli 

apporti detritici per le passate attività di prelievo di materiale sedimentario da cave, 

ormai abbandonate, ubicate nell’alveo del Rio di Pula; 

- Potenziale accentuazione del problema dell’erosione dei litorali, legata alla 

riduzione dei naturali apporti sedimentari al sistema di spiaggia di Foxi Durci, 

conseguente alla eventuale riduzione degli apporti detritici del Rio di Pula per la 

costruzione dello sbarramento sul Rio Monte Nieddu; 

- Continuo arretramento della linea di riva nel settore costiero di Porto Columbu e 

Perd ‘e Sali che minaccia la stabilità delle strutture edificate in prossimità del mare, 

sia per via delle naturali dinamiche endogene ed esogene che nella regione si 

esplicano, sia a causa delle attività dell’uomo e delle infrastrutture ad esse 

connesse, quali le strutture rigide presenti nei settori prossimi alla linea di riva che 

non consentono il riequilibrio naturale del sistema costiero ma accentuano il 

fenomeno erosivo; 

- Potenziali variazioni nella distribuzione del materiale sedimentario a causa 

dell’alterazione del regime energetico delle correnti marine nel settore sommerso 

del tratto di costa rocciosa compresa tra Punta Zavorra e foce Canale Peppino; 


- Potenziali squilibri nei processi fluviali del Rio di Pula a seguito di eventuali 

interventi o attività che ostacolino il naturale deflusso delle acque o che 

determinino variazione nel profilo longitudinale del corso d’acqua, con 

conseguente accentuazione dei fenomeni di esondazione, anche in aree 

morfologicamente non raggiungibili dalle acque, ed erosione laterale delle sponde 

e delle superfici terrazzate; 

- Degrado del manto vegetale e conseguente attivazione di intensi processi di 

erosione laminare e concentrata lungo i versanti dei rilievi andesitici di Monte 

Arrubiu, P.ta Marturedda e Monte Mereu; 

- -Potenziali problemi di stabilità dei fronti di cava localizzati nel settore sudorientale 

del rilievo andesitico di Monte Arrubiu, P.ta Marturedda e Monte Mereu; 

- Notevole vulnerabilità delle risorse pedologica e forestale nei sistemi orografici di 

Punta Sa Caxia - Punta Tiriaxeddu – Punta De Su Seinargiu e Punta Monti Longu 

– Punta Sebera, Is Cannoneris – Punta Triaxu Mannu 

- Naturale predisposizione dei sistemi orografici di Punta Sa Caxia - Punta 

Tiriaxeddu – Punta De Su Seinargiu e Punta Monti Longu – Punta Sebera, Is 

Cannoneris – Punta Triaxu Mannu ad occasionali processi di esondazione e 

alluvionamento delle piane fluviali afferenti, per via dei fattori morfologici, 

meteoclimatici e geologici; 

- Potenziali incontrollate variazioni sul bilancio idrico a seguito della eventuale 

degradazione dei sistemi pedo-forestali ad alta naturalità diffusi nei sistemi 

orografici di Punta Sa Caxia - Punta Tiriaxeddu – Punta De Su Seinargiu e Punta 

Monti Longu – Punta Sebera, Is Cannoneris – Punta Triaxu Mannu, con 

conseguenti alterazioni del naturale andamento morfodinamico dei processi di 

scorrimento delle acque superficiali che si configurerebbero con problematiche 

variazioni dell’equilibrio energetico tra erosione e trasporto solido degli assi di 

drenaggio, determinando un innalzamento del rischio alluvionale nei sistemi 

pedemontani e costieri; 

- Configurazione di potenziali situazioni favorevoli all’instabilità dei versanti, che si 

esplicano attraverso fenomeni franosi o intensi processi di erosione della coltre 

pedogenica, a seguiito dell’eventuale alterazione degli equilibri dei sistemi pedoforestali 

nel sistema orografico del bacino idrico montano del Riu Monte Nieddu; 

- Dall’indagine pubblicata nel PFAR per valutare la potenzialità al dissesto 

idrogeologico dei territori, considerando parametri quali la pendenza, la litologia, 

l’uso del suolo e l’aggressività climatica delle aree di studio, è risultato che almeno 

il 65% del sub-distretto idrografico del Rio Mannu di Pula presenta una 

propensione al disseto da forte-media a media-debole, con delle piccole aree ad 

alta propensione soprattutto nella fascia montana più elevata; 

- Risultano potenzialmente soggetti a rischio idrogeologico il sistema delle risorse 

territoriali comprendente i beni paesaggistici costieri (zone umide, dune, spiagge), 

tra cui le aree di interesse naturalistico incluse nel SIC di “Foxi Durci” e l’insieme 

alle aree ad uso agricolo, e le aree insediate, con i centri urbani di Pula e Villa San 

Pietro, in particolare per quanto riguarda le espansioni recenti ed il tessuto 

produttivo della piana di Pula; 

- Un tronco critico sul Rio Mannu, classificato dal PAI con pericolosità Hi1 e Hi4, 

è stato individuato in prossimità dei centri abitati di Villa San Pietro e Pula, 

principali elementi sensibili ai fenomeni di esondazione dello stesso Rio. In 

particolare è stata riscontrata un’ostruzione idraulica dovuta al 

sottodimensionamento delle luci in corrispondenza della sezione del ponte sul Rio 

Mannu situato alla confluenza con il Rio Su Guventeddu, considerata la principale 

causa dei fenomeni di inondazione dell’abitato di Villa San Pietro. Anche le 

sezioni idrauliche corrispondenti al ponte sulla SS 195 e al ponte prossimo 

all’abitato di Pula (sezione B7soTC004) rappresentano delle ostruzioni idrauliche 


per diversi tempi di ritorno, e costituiscono pertanto la causa principale delle 

possibili inondazioni della periferia di Pula e delle attività agricole della piana 

circostante. 


SUB – DISTRETTO IDROGRAFICO DEL RIO MANNU DI PULA 


- Progressivo arretramento della linea di costa, con particolare riferimento al settore 

costiero di Porto Columbu e Perd’e Sali e alla spiaggia di Foxi Durci. 


- Garantire la conservazione dei sistemi dunari. 

- Ridurre la pressione insediativa sui sistemi costieri. 



d’acqua principali. 






- Evitare l'inserimento di manufatti e infrastrutture turistiche in prossimità della 

linea di costa che possano esercitare interferenze sulle dinamiche litorali. 

- Evitare la realizzazione di opere ed interventi in alveo, quali cave e sbarramenti, 

che possano interferire sulle naturali dinamiche del trasporto solido . 


- Evitare la realizzazione di nuove strutture marittime che possano comportare uno 

squilibrio delle dinamiche costiere naturali e prevedere interventi di 

riqualificazione delle strutture esistenti. 


- Settore di foce del Rio di Pula, per quanto attiene la mitigazione dei fenomeni di 

piena e la prevenzione dei processi di erosione costiera; 

- Settore costiero di Porto Columbu e Perd’e Sali e spiaggia di Foxi Durci, per 

quanto attiene la prevenzione e mitigazione dei processi di erosione costiera. 


- Processi di alluvionamento ed esondazione nei fondovalle e nel territorio costiero 

antistante il sistema idrografico del Rio di Pula. 



costieri. 



antropica. 






contigui. 



















delle sponde e degli argini . 



- Alveo del Rio di Pula, per quanto attiene la mitigazione dei fenomeni di piena. 


- Potenziale instabilità dei versanti nel sistema orografico del bacino idrico montano 

del Riu Monte Nieddu. 


- Prevenire i fenomeni di frana e i rischi da essi derivanti. 

- Assicurare il mantenimento della funzionalità dei sistemi pedo-forestali. 

- Prevenire e limitare i fenomeni di diradamento del manto vegetale. 

- Prevenire i processi di erosione della coltre pedogenica. 




- Ridurre la pressione legata all’espansione insediativa, infrastrutturale e dalle attività 

antropiche sulla copertura vegetale e sul suolo. 






forestali. 



- bacino idrico montano del Riu Monte Nieddu, per quanto attiene le 

problematiche di instabilità dei versanti. 


- Consumo di suolo agricolo. 


- Ridurre il consumo di suolo derivante dallo sviluppo di nuovi insediamenti 

turistici. 

- Tutelare e valorizzare le attività e il paesaggio agricolo. 


- Escludere le areee a forte vocazione agricola dai processi di espansione insediativa, 

a fini residenziali e turistici. 


- Piana di Pula, per quanto attiene le problematiche legate al consumo di suolo 

agricolo. 


- Potenziali interferenze sulle dinamiche di deflusso incanalato del Rio di Pula 

all'intersezione con la S.S. 195. 








- Alveo del Rio di Pula, per quanto attiene le potenziali interferenze con le 

infrastrutture viarie e la prevenzione del rischio da esse derivanti. 


- Potenziali interferenze sulle dinamiche di deflusso libero e incanalato del Rio di 

Pula all'intersezione con i nuclei insediativi di Pula e Villa San Pietro. 








evidenziati. 




- Alveo del Rio di Pula, per quanto attiene le potenziali interferenze con gli 

insediamenti e la prevenzione del rischio da esse derivanti 


Distretto Idrografico Provinciale di Teulada 



Teulada 

Distretto Idrografico Comuni Provincia Valenza 


Tuerredda Teulada, Domus de Maria Sovracomunale 

Piscinnì Teulada, Domus de Maria Sovracomunale 

Porto Pino Teulada Comunale 



L’ambito si estende da Capo Spartivento fino alla P.ta di Cala Piombo e comprende 

l’arco costiero, esteso approssimativamente 25 Km, chiuso tra il Promontorio di Capo 

Teulada a ovest e quello di Capo Malfatano a est. Oltre il Capo Teulada il sistema 

costiero comprende la profonda insenatura di Cala Piombo e si sviluppa fino a 

comprendere il promontorio di P.to Pino. Verso l’entroterra il limite di individuazione 

dell’area in esame coincide, in linea generale, con lo spartiacque del bacino idrografico 

che racchiude i corsi d’acqua con deflusso verso il settore costiero. Il substrato 

geologico della regione è rappresentato, nel settore orientale, dalla successione 

metasedimentaria del Cambriano, con grande distribuzione della Formazione di Bithia 

e della Formazione di Nebida (filladi, metarenarie e argilloscisti), mentre in quello 

occidentale predominano rocce granitiche (leucograniti, granodioriti e monzograniti), 

legate alle manifestazioni intrusive erciniche, e rocce riolitiche e riodacitiche attribuibili 

alle manifestazioni vulcaniche tardo paleozoiche. A Capo Teulada affiora 

prevalentemente la Formazione di Gonnesa del Cambriano medio, caratterizzata da 

calcari e dolomie. 

Il sistema costiero occidentale comprende un articolato ambito litoraneo, esteso dal 

promontorio di P.to Pino fino a P.ta di Cala Piombo, caratterizzato da un’ampia 

falcata sabbiosa limitata, a nord ed a sud, da tratti di costa prevalentemente rocciosa. Il 

distretto comprende il complesso stagnale di P.to Pino e la retrostante superficie 

debolmente inclinata, in parte facente parte del bacino idrografico afferente alla zona 

umida, che si raccorda ad est con il complesso collinare-montuoso di S.Anna Arresi. 

La costa meridionale è una tipica costa di sommersione la cui origine è legata sia a 

movimenti tettonici di sprofondamento, sia ad oscillazioni eustatiche riferibili alle 

variazioni climatiche pleistoceniche. La costa ha uno sviluppo prevalentemente 

roccioso ed il suo profilo è caratterizzato da profonde insenature, piccoli archi di 

spiaggia ubicati nel fondo di baie poco pronunciate, ripe d’erosione e falesie attive. Le 

dinamiche costiere sono influenzate dalla corrente di deriva litorale che scorre 

parallelamente alla linea di costa, secondo un direzione est-ovest, e dalle mareggiate 

provenienti dai quadranti meridionali che possono avere valori energetici 

particolarmente elevati. 

Le aree interne sono caratterizzate da un articolato complesso orografico che vede la 

sue culminazioni principali nel M.te Chia (803 m s.l.m.) e nel M.te Perdosu (615 m 

s.l.m.), situati nella parte nord-orientale del territorio in esame. Da qui i rilievi, sempre 

con morfologie movimentate e strette incisioni fluviali, degradano progressivamente 

verso il settore costiero. 


Il distretto comprende, dunque, ambiti territoriali estremamente diversificati: quello 

costiero, in cui è l’azione marina, diretta ed indiretta, che guida l’evoluzione dei 

lineamenti costieri; quello continentale, in cui predominano processi di dinamica 

geomorfologica sui versanti legati allo scorrere delle acque meteoriche ed alla gravità, e 

processi pedogenetici, spesso ostacolati dall’attivazione dei primi. L’evoluzione 

geomorfologica e pedologica del settore continentale e gli eventi meteorici che in esso 

si manifestano hanno una stretta relazione con quanto avviene nel settore costiero, 

specie in quella fascia in cui si esplicano gli scambi di materia ed energia tra mare e 

continente. Tali relazioni consistono principalmente nei continui apporti idrici e 

detritici verso la costa ad opera dei corsi d’acqua. I parametri territoriali che regolano 

l’entità di questi processi di relazione sono principalmente di carattere geomorfologico 

e climatico. In particolare l’estensione di alcuni bacini idrografici, il manifestarsi di 

eventi meteorici rilevanti ed eccezionali, l’elevata energia del rilievo ed il degrado del 

manto vegetale, rappresentano fattori predisponenti l’attivazione di fenomeni di 

dissesto idrogeologico sia nel settore costiero, sia in quello continentale. Questi 

processi sono in parte legati alle condizioni climatiche che caratterizzano il settore sudoccidentale 

della Sardegna. Quest’ultimo rientra, infatti, nel sistema morfoclimatico 

sub-tropicale semiarido con precipitazioni molto ridotte e concentrate in eventi 

meteorici particolarmente intensi che seguono generalmente periodi stagionali di 

siccità. Ciò rappresenta una predisposizione territoriale all’instabilità morfodinamica 

che si manifesta conseguentemente all’alterazione degli equilibri pedogenetici e al 

degrado del manto vegetale delle aree interne che racchiudono i bacini imbriferi. 

La costa rocciosa tra Guardia Desogus e P.ta Cala Piombo individua l’estremità sudoccidentale, 

scolpita su litologie di natura riolitica riferibili alle manifestazioni 

magmatiche permo-carbonifere. La costa è particolarmente frastagliata, caratterizzata 

da falesie a picco sul mare, specie nel settore meridionale di P.ta Cala Piombo, tratti di 

costa bassa rocciosa e piccole baie anch’esse rocciose, come quelle di P.to 

Zaffaraneddu e Cala Arrespiglia, che si aprono in corrispondenza dello sbocco di 

torrenti a deflusso occasionale che estendono il loro limitato bacino idrografico fino 

alle cime di M.te s’Impeddau (265 m s.l.m.), M.te Ballistreris (240 m s.l.m.) e P.ta 

Franceso Stero (167 m s.l.m.). Questo settore chiude il sistema di spiaggia di P.to Pino 

con il quale esistono rilevanti relazioni morfodinamiche legate all’importanza che la 

barriera fisica, rappresentata dal tratto di costa rocciosa, ha sui processi di 

sedimentazione nel settore di Cala passo a Mare da cui avvengono i prelievi per 

l’alimentazione dei corpi dunari di P.to Pino. Tale esposizione della linea di costa è 

dunque normale alla direzione del maestrale e delle mareggiate ad esso riconducibili, 

che agiscono in misura determinante sull’evoluzione dei lineamenti costieri. In 

particolare si assiste ad una intensa azione meccanica sui fronti rocciosi con 

conseguente attivazione di processi erosivi e movimenti franosi di crollo. L’alterazione 

del regime energetico in direzione ed intensità determinerebbe variazioni nel circuito e 

nel bilancio sedimentario del sistema costiero di P.to Pino. 

Il settore interno, è caratterizzato da un versante degradante più o meno dolcemente 

verso il settore costiero, e da numerose incisioni torrentizie. La copertura vegetale è 

alquanto scarsa, eccetto all’interno degli anfiteatri vallivi che caratterizzano i tratti 

iniziali dei corsi d’acqua, dove è presente una copertura arbustiva più o meno densa. 

L’assenza di copertura vegetale, imputabile a numerosi incendi ed alle spinte 

condizioni fisico-climatiche, favorisce l’insorgere dei processi di erosione laminare e 

concentrata sui i versanti ad opera delle acque di ruscellamento, cui è imputabile 

l’asportazione di suolo e materiale detritico che amplifica il processo di degrado degli 

orizzonti pedologici e della copertura vegetale. 


Le dinamiche costiere del tratto occidentale del Promontorio di Capo Teulada 

risentono in misura determinante dei venti dei quadranti occidentali ed il regime 

energetico è molto più intenso rispetto a quello riscontrabile nel tratto orientale dove, 

invece, predominano i venti e le correnti provenienti dal settore sud-orientale. 


I processi sui rilievi carbonatici di P.ta della Torre e M.te Lapanu sono principalmente 

legati all’intensa azione chimica e meccanica delle acque sia marine che continentali, 

cui è imputabile la dissoluzione del carbonato di calcio, gli accumuli di terra rossa e la 

produzione di materiale detritico. 

I processi di deflusso delle acque incanalate che sfociano all’intero delle insenature 

costiere sono relazionate con la dinamiche litoranee delle spiagge di fondo baia per 

quanto riguarda le dinamiche di trasporto, sedimentazione e ripascimento spontaneo 

della spiaggia stessa. 

L’alterazione idrolitica sulle formazioni rocciose è responsabile della produzione di 

grandi quantità di materiale detritico che, attraverso processi di ruscellamento diffuso 

e concentrato, va ad alimentare il trasporto solido del corso d’acqua e, 

conseguentemente, lo stock sedimentario della spiaggia di P.to Scudo. 

Intensi processi erosivi legati in gran parte all’assenza di una copertura vegetale, con 

l’asportazione delle coltri detritiche superficiali e conseguente esumazione del 

substrato roccioso. 

Il materiale di degradazione fisica e chimica dell’ammasso roccioso dell’Isola Rossa è 

di rilevante importanza per l’alimentazione detritica della spiaggia di P.to Tramatzu. 

I processi che interessano le piane alluvionali antiche ed attuali del corso medio del 

Rio Leonaxiu e suoi affluenti sono riconducibili principalmente alla dinamica fluviale 

che, specie in eventi meteorici significativi, così come riscontrabile nelle piane costiere 

oloceniche-attuali, può essere soggetto a fenomeni di esondazione con erosione 

laterale delle superfici alluvionali terrazzate. 

La presenza di piccole spiagge in corrispondenza del promontorio di Capo Malfatano 

è legata alla degradazione e rielaborazione detritica, ad opera del moto ondoso, di una 

piccola ripa d’erosione, scolpita su depositi dunari cementati riferibili al Wurm e 

poggianti su depositi arenacei di età tirreniana, distribuita in maniera non uniforme sul 

perimetro delle ria. 

Il sistema rappresentato dalla spiaggia emersa e sommersa e dal settore di 

alluvionamento del canale Piscinnì è regolato dalle interazioni tra le dinamiche 

prettamente marine della spiaggia sommersa e quelle fluviali del canale di Piscinnì. 

Le principali dinamiche identificabili nel bacino del Canale di Piscinnì sono 

riconducibili all’attivazione di processi di ruscellamento diffuso ed incanalato che 

vanno ad alimentare la portata liquida e solida del Canale Piscinnì. 

Il Sistema orografico di M.te Filau – Capo Spartivento, grazie ai caratteri litologici 

particolarmente favorevoli all’instaurarsi di processi di disgregazione meccanica e di 

alterazione chimica, rappresenta un importante fonte di produzione di materiale 

detritico in seguito all’attivazione di processi di ruscellamento che si esplicano nei 

settori più interni del promontorio, e all’azione diretta del moto ondoso sui fronti 

rocciosi. Il materiale detritico, veicolato dalla corrente di deriva litorale, entra nel 

circuito sedimentario della spiaggia di Tuarredda e delle altre spiagge presenti nel 

Golfo di Teulada. 

Il reticolo idrografico possiede un forte potere erosivo specie nei tratti a monte, che si 

traduce in processi di approfondimento lineare dei corsi d’acqua. All’acqua di 

ruscellamento è inoltre imputabile il prelievo ed il trasporto di materiale detritico che, 

immesso in mare, alimenta il carico solido all’interno del circuito sedimentario del 

Golfo di Teulada. 

Grande importanza per quanto riguarda la produzione di materiale detritico che 

alimenta lo stock sedimentario della spiaggia di Tuerredda sono gli intensi processi di 

degradazione chimica e fisica degli gneiss e dei graniti che costituiscono l’ossatura 

geologica del promontorio di Capo Sartivento e dei retrostanti rilievi di M. Pranedda e 

P.ta Padenti. 


L’esposizione del paraggio costiero è alle mareggiate dai quadranti meridionali e 

sudoccidentali agiscono in misura determinante sull’evoluzione della costa alta, 

assistendo ad una intensa azione meccanica sui fronti rocciosi con conseguente 

attivazione di processi erosivi e movimenti franosi di crollo. 


Il distretto di Teulada risulta sostanzialmente confinato nell’ambito dei bacini 

idrografici e dei canali drenanti verso la costa. Infatti, non si rilevano relazioni 

significative con altri distretti idrografici provinciali se non limitatamente nel settore 

marino costiero attraverso il Promontorio di Capo Spartivento a est e di Porto Pino a 

ovest. 







- La degradazione dei corpi dunari delle spiagge di fondo baia determina processi di 

deflazione e movimentazione del materiale sabbioso verso l’entroterra, togliendolo 

dal circuito sedimentario del sistema di spiaggia. 

- Nelle piane costiere del Golfo di Teulada sono possibili eventi alluvionali in 

concomitanza con episodi meteorici particolarmente significativi. 

- La degradazione del manto vegetale determina un’accentuazione dei deflussi 

superficiali che possono indurre fenomeni di alluvionamento nei settori a valle ed 

erosione per dilavamento lungo i versanti. 

- Alcune porzioni di territorio sono interessate da interventi di forestazione, con 

specie alloctone (Pini ed eucalipti), spesso impiantate previa eliminazione 

meccanica della vegetazione e terrazzamento dei versanti che, non consentendo o 

limitando lo sviluppo di vegetazione arbustiva ed erbacea, specie nei settori 

particolarmente acclivi, accentuano i processi di erosione laminare e concentrata. 

- La grande estensione del bacino idrografico, congiuntamente ai rilevanti processi 

di ruscellamento che in questo settore si esplicano, sono alla base del manifestarsi 

di eventi alluvionali nella valle del Rio Leonaxiu e dei suoi principali affluenti. 

- La degradazione del manto vegetale mediante incendi e sovrapascolo, nonchè 

interventi di forestazione attuati con mezzi meccanici che movimentino terra ed 

eliminino la copertura vegetale naturale o effettuati con specie vegetali non 

autoctone determinano uno squilibrio nel rapporto tra infiltrazione e 

ruscellamento con aumento del deflusso idrico superficile e del trasporto solido 

verso valle, aumentando il rischio di eventi alluvionali. 

- L’utilizzo durante la stagione estiva delle depressioni interdunari come luogo di 

accesso e sosta di mezzi motorizzati provoca degrado dei corpi sabbiosi e 

mobilizzazione di materiale sabbioso ad opera del vento e delle mareggiate 

estreme determinando significativi squilibri sedimentari nel sistema di spiaggia. 

- La strada provinciale che ricopre gran parte del settore retrodunare di Piscinnì e 

attraversa il canale di sfogo del corso d’acqua con uno stretto ponte, costituisce un 

ostacolo al naturale deflusso idrico attraverso il cordone di spiaggia. Ciò può 

indurre o accentuare eventi alluvionali in concomitanza con episodi meteorici 

importanti. 


- Il degrado della copertura vegetale, imputabile a numerosi incendi, alle spinte 

condizioni fisico-climatiche e ad usi impropri del territorio (es. nelle aree del 

demanio militare), favorisce l’insorgere dei processi di erosione laminare e 

concentrata sui i versanti ad opera delle acque di ruscellamento, cui è imputabile 

l’asportazione di suolo e materiale detritico che amplifica il processo di degrado 

degli orizzonti pedologici e l’accelerazione dei processi di desertificazione. 


SUB-DISTRETTO IDROGRAFICO DI TUERREDDA 


- Degrado del litorale sabbioso e tendenza all’erosione. 

- Ostacoli nel deflusso idrico e solido dei canali drenanti verso la spiaggia. 


- Assicurare il ripascimento spontaneo del sistema di spiaggia. 

- Tutela e salvaguardia del sistema litoraneo sabbioso, delle componenti umide di 

retrospiaggia e della falesia. 

- Mitigazione delle interferenze delle infrastrutture su deflussi idrici e solidi dei corsi 

d’acqua che alimentano la spiaggia. 


- Tutela e salvaguardia dei processi ambientali che controllano il bilancio 

sedimentario della spiaggia emersa e sommersa e l’evoluzione della linea di riva. 

- Gestire la fruizione in modo sostenibile e calibrato sulla sensibilità ambientale del 



- Il sistema orografico di Monte Filau (363 m s.l.m.) e di Capo Spartivento, per 

quanto attiene la salvaguardia della dinamica costiera e le dinamiche torrentizie 

che veicolano materiale detritico verso la costa. 

SUB-DISTRETTO IDROGRAFICO DI PISCINNI’ 


- Degrado del litorale sabbioso e tendenza all’erosione. 

- Ostacoli nel deflusso idrico e solido dei canali drenanti verso la spiaggia. 

- Interramento e degrado della depressione stagnale. 


- Assicurare il ripascimento spontaneo del sistema di spiaggia. 

- Tutela e salvaguardia del sistema litoraneo sabbioso e della zona umida di 


- Mitigazione delle interferenze delle infrastrutture stradali sui naturali scambi di 

materia ed energia tra spiaggia, dune e zone umide. 

- Ripristino delle sequenza morfovegetazionale tra spiaggia emersa e sommersa, 

dune e stagno. 


- Tutela e salvaguardia dei processi ambientali che controllano il bilancio 

sedimentario della spiaggia emersa e sommersa e l’evoluzione della linea di riva. 

- Gestire la fruizione in modo sostenibile e calibrato sulla sensibilità ambientale del 



- Salvaguardia delle fasce fluviali e dei canali drenanti che alimentano il sistema 

umido di retrospiaggia. 

- Favorire l’evoluzione spontanea delle copertura vegetazionale dei versanti. 


- L’unità marino litorale di Piscinnì per quanto attiene le interferenze indotte dalla 

strada provinciale sulle dinamiche evolutive naturali del sistema di spiaggia e dei 

processi idrogeologici della zona umida. 


Distretto Idrografico Provinciale del Rio Palmas 



Rio Palmas 


Rio Palmas (Prov. di 




Teulada 

Valenza 

Comunale 



Il Distretto Idrografico del Rio Palmas risulta di interesse interprovinciale in quanto 

ricade per la maggior parte nella Provincia di Carbonia-Iglesias, mentre per la parte 

interna alla Provincia di Cagliari interessa esclusivamente il Comune di Teulada. 

I limiti del Distretto sono individuati a monte dalle testate dei bacini idrografici dei 

corsi d’acqua principali, costituiti da ovest verso est principalmente dai versanti 

meridionali della dorsale di Monte Orri-Monte Rosas-Monte S. Miai, dai versanti 

occidentali del Monte Maxia e dai rilievi granitici del complesso montuoso di Monte 

Nieddu, a valle dallo sbarramento del Rio Palmas che da origine al lago artificiale di 

Monte Pranu. 

La principale unità spaziale costituente il distretto è rappresentata, dal punto di vista 

geo-strutturale, dalla fossa tettonica di Giba-Narcao, ricadente nel settore interno del 

Bacino del Sulcis. 

All’interno del graben affiorano quasi esclusivamente le formazioni sedimentarie 

rappresentate dai depositi clastici paleogenici, costituiti prevalentemente dalle 

metamorfiti scistose e dalle unità carbonatiche, mentre i depositi clastici delle alluvioni 

quaternarie si estendono lungo i fondovalle principali. 

La fossa di Giba-Narcao è delimitata a nord dal massiccio montuoso di Terraseo- 

Rosas, costituito da formazioni metamorfiche cambro-ordoviciane, i cui elementi 

morfostrutturali hanno avuto origine dalle fasi plicative dell’orogenesi caledoniana e 

ercinica, rappresentate da deformazioni rigide e pieghe complesse sovraimpresse. Tali 

affioramenti paleozoici risultano caratterizzati da metacarbonati, metasiltiti e 

metarenarie con le locali mineralizzazioni di piombo, zinco e bario prevalente, alcune 

delle quali oggetto di importanti coltivazioni minerarie sino a pochi anni or sono. Il 

limite orientale dello sprofondamento tettonico di Giba-Narcao è invece costituito 

dalla corona occidentale del massiccio del Sulcis, costituito da un complesso scistosometamorfico 

paleozoico alternato ai granitoidi ercinici affioranti in estesi ambiti 

interni, a cui competono anche le quote più elevate del sistema orografico. 

Le superfici topografiche appaiono condizionate da pendenze medio alte, spesso 

superiori ai 30°, alternate a spianamenti non molto estesi e versanti lievemente 



Il drenaggio delle acque superficiali riveste un ruolo principale nell’evoluzione del 

sistema geoambientale. Infatti, nelle fasce detritiche pedemontane che fungono da 

raccordo tra il bassopiano strutturale e le pendici metamorfiche circostanti, gli assi 

drenanti presentano uno spiccato regime torrentizio la cui azione dinamica è 

contraddistinta dai processi erosivi e di trasporto a discapito delle deposizioni 

alluvionali, dando luogo a incisioni vallive brevi e dal profilo longitudinale che 

evidenzia uno scarso sviluppo morfoevolutivo con erosione attiva delle testate. Gli 

assi drenanti convergono verso il bassopiano in cui le acque incanalate manifestano un 

maggiore tendenza alla deposizione dei sedimenti clastici, ulteriormente sostenuta dalla 

recente ri-definizione del livello di base imposto dall’invaso artificiale di Monte Pranu. 

Rilevanti sono i processi di denudazione dei versanti , in cui l’azione della gravità 

agisce con efficacia unitamente allo scorrimento superficiale e subsuperficiale 

dell’acqua. Relativamente a tale contesto risulta fondamentale l’azione regimante dei 

sistemi pedo-forestali, i quali agendo sul bilancio idrogeologico condizionano il 

naturale andamento energetico tra erosione e trasporto solido degli assi di drenaggio 

con le ripercussioni sul sistema alluvionale dei settori pedemontani e delle aree di 

pianura. 

Le fasce detritiche pedemontane tra il bassopiano strutturale e i rilievi paleozoici 

circostanti manifestano la complessità dei processi morfodinamici caratteristici delle 

conoidi alluvionali, controllate principalmente dallo scorrimento superficiale delle 

acque meteoriche, il cui funzionamento condiziona l’andamento delle aggradazioni e 

progradazioni di queste interfacce territoriali. 

Le dinamiche di versante si esplicano maggiormente sui rilievi basaltico andesitici 

attraverso locali fenomeni gravitativi che portano al franamento delle scarpate rocciose 

e in corrispondenza dei versanti a maggiore acclività, indotti dalle sfavorevoli 

condizioni strutturali e dall’alternanza di livelli a diversa deformabilità. 


Il Distretto Idrografico del Rio Palmas risulta sostanzialmente confinato nell’ambito 

dei bacini idrografici dei principali corsi d’acqua presenti al suo interno, pertanto non 

si rilevano relazioni significative con altri Distretti Idrografici Provinciali. 







- Fenomeni di dilavamento dei versanti che, esplicandosi maggiormente sulle 

superfici acclivi scarsamente vegetate, contribuiscono ai processi di erosione 

diffusa dei suoli e condizionano indirettamente i deflussi liquidi e solidi del 

reticolo idrografico; 

- Potenziali situazioni di pericolosità idrogeologica, in occasione di eventi 

pluviometrici di maggiore entità, che si manifestano in corrispondenza di canali di 

drenaggio ed impluvi che attraversano le fasce pedemontane costituenti le 

interfacce geoambientali tra i rilievi paleozoici e il bassopiano strutturale di Giba- 

Narcao; 

- Notevole fragilità della risorsa suolo, caratterizzata da spessori esigui nelle 

culminazioni orografiche, derivante dai fattori morfo-pedogenici locali; 


- Naturale predisposizione del sistema ai processi di denudazione dei versanti, 

legata all’accentuata acclività dei versanti e all’elevata intensità pluviometrica, 

particolarmente concentrata nei primi mesi autunnali, quando il deficit idrico dei 

suoli comporta una maggiore esposizione della coltre pedogenica all’azione 

meccanica della pioggia; 

- Potenziali situazioni di instabilità dei versanti, legate alle condizioni strutturali del 

substrato litoide, caratterizzato dalla presenza di discontinuità di particolare 

frequenza e persistenza, e alle elevate inclinazioni delle pendici, che si potrebbero 

esplicare attraverso fenomeni franosi o intensi processi di erosione della coltre 

pedogenica qualora venissero alterati gli equilibri dei sistemi pedo-forestali; 

- Potenziali variazioni incontrollate del bilancio idrico e conseguenti alterazioni del 

naturale andamento morfodinamico dei processi di scorrimento delle acque 

superficiali a seguito dell’aventuale degradazione dei sistemi pedo-forestali, che si 

configurerebbero con variazioni dell’equilibrio energetico tra erosione e trasporto 

solido degli assi di drenaggio, determinando un innalzamento del rischio 

alluvionale nei sistemi pedemontani e un aumento del carico detritico delle acque 

incanalate che si riverserebbe in parte all’interno dei bacini artificiali.. 


Non sono presenti sub-distretti idrografici di interesse sovracomunale in 

ambito provinciale 

ART. 39 CAMPI DELLA PROMOZIONE DELLA RETE ECOLOGICA 

PROVINCIALE 

L.R. 45/89, art.16 

PPR, NTA 

art. 106, punto 7 

NOME CAMPO: PROMOZIONE DELLA RETE ECOLOGICA PROVINCIALE 

COMPETENZE PROVINCIALI: 

Legge Regionale n. 9 del 12 giugno 2006. “Conferimento di funzioni e compiti agli 

enti locali” 1 

Decreto D. A. D .A n. 27 del 27/08/2003 (BURAS n. 27 del 9/09/2003) 

Legge Regionale n. 23 del 29 luglio 1998, “Norme per la protezione della fauna 

selvatica e per l’esercizio della caccia in Sardegna” 

Comuni interessati: Tutti i comuni ricadenti in ambito provinciale 

Campi correlati: Campi della difesa del suolo e dei dissesti idrogeologici, Campi della 

riqualificazione e valorizzazione dei paesaggi, Campi dell’acqua 

1 Nell’art 47 comma 1 vengono attribuite alle province le funzioni amministrative …., in 

materia di aree naturali protette, definite dall'articolo 2 della Legge n. 394 del 1991, e specificate, per 

quanto concerne le funzioni amministrative nelle aree naturali protette regionali, dall'articolo 22 della 

stessa legge. 

Dovrebbero essere di competenza provinciale così come riportato nel comma 4, 

anche le funzioni amministrative concernenti lo svolgimento della procedura della valutazione 

d'incidenza di cui all'articolo 5 del decreto del Presidente della Repubblica n. 357 del 1997, come 

modificato e integrato dall'articolo 6 del decreto del Presidente della Repubblica n. 120 del 2003. 



RAS Assessorato Difesa Ambiente - Assessorato Lavori Pubblici 

Stato della pianificazione 

Con la Misura 1.5a e 1.5b del POR 2000-2006 e l’Accordo di Programma Quadro 

“Sostenibilità Ambientale” predisposto sui Fondi CIPE ex Delibera 35/2005- è stata 

data l’opportunità di dotarsi di adeguati strumenti di gestione e di realizzare, 

conformemente a tali piani, interventi di: 

- tutela, conservazione, manutenzione, recupero, ripristino e valorizzazione di 

ambiti, habitat e specie; 

- tutela e valorizzazione delle diversità biologiche e di habitat/specie naturali e 

seminaturali previsti dalle direttive comunitarie; 

- manutenzione, recupero/restauro del paesaggio, risanamento, ricostruzione 

ambientale e rinaturalizzazione di ambiti degradati e vulnerabili. 

Con la Misura 1.5c del POR 2000-2006 si è cercato di innescare processi di sviluppo 

economico nelle aree naturali protette attraverso il finanziamento di iniziative 

imprenditoriali legate alla valorizzazione delle risorse naturali e alla riscoperta o 

mantenimento di attività tradizionali e produzioni tipiche locali. 

Le diverse azioni di tutela e valorizzazione delle risorse naturali regionali sono state 

avviate con lo strumento della Progettazione Integrata nel 2005 conferendo una 

premialità per le sinergie e le integrazioni createsi fra attori e progetti, per consolidare 

uno sviluppo centrato sul patrimonio naturale. 

Con i fondi della Misura 1.5a è in fase di predisposizione la redazione dei Piani di 

gestione da parte degli Enti Locali quale “misura di conservazione” allo scopo di 

disciplinare le attività del territorio e proporre interventi di gestione attiva dei Siti di 

Interesse Comunitario e delle Zone a Protezione Speciale della Rete Natura 2000 per 

consentire di mantenere in un buono stato di conservazione gli habitat e le specie di 

interesse comunitario individuati all’interno e stabilire regole mirate alla loro tutela. 

Attualmente è in corso di predisposizione, a cura del Ufficio Protezione Fauna 

selvatica e Caccia dell’Assessorato Ambiente e Difesa del Territorio della Provincia di 

Cagliari, la redazione della revisione del Piano Faunistico Venatorio i cui contenuti 

sono previsti nell’art. 21 della L:R. 23/98. 

In relazione a tale strumento di pianificazione poiché le normative vigenti fissano i 

contenuti, ma non forniscono indicazioni circa le metodologie da analizzare per le 

analisi territoriali e per gli approfondimenti in materia di relazioni tra fauna e 

ambiente, la prima base informativa per il sopraccitato adeguamento è stata 

individuata nel documento di Omogeneità e Congruenza dell’Istituto Nazionale 

Fauna Selvatica (INFS) interpretato anche sulla base delle indicazioni riportate nella 

Carta Faunistica Regionale (Del. n. 42/15 del 4.10.2006 Adozione della Carta 

faunistica regionale. L.R. 29 luglio 1998 n. 23, art. 19 “Norme per la protezione della 

fauna selvatica e per l’esercizio della caccia in Sardegna”). 


A partire dalle teorizzazioni e prime realizzazioni pratiche riferibili agli ultimi decenni 

del XX secolo il modello della “Rete Ecologica” si è progressivamente imposto, a 

livello internazionale, come efficace strumento di strutturazione e organizzazione del 

territorio capace di perseguire obiettivi di tutela e miglioramento della biodiversità 

nonché della efficienza ecologica complessiva di sistemi territoriali sottoposti 

estensivamente ad uno sfruttamento delle risorse ambientali superiore alle capacità di 

carico delle stesse e caratterizzati da una significativa perdita della componente 


naturale degli ecosistemi, con un sempre più marcato fenomeno di frammentazione ed 

isolamento ecologico delle aree residue di elevata valenza e funzionalità dal punto di 

vista delle esigenze ecologiche di habitat e specie animali e vegetali. 

Da tale consapevolezza prendono spunto, agli inizi degli anni ’90, le prime iniziative 

internazionali relative all’utilizzo dei modelli di Rete Ecologica all’interno delle 

politiche di gestione del territorio e delle risorse ambientali. In particolare, nell’ambito 

della conferenza internazionale “Conservig Europe’s Natural Heritage: Towards a 

European Ecological Network” tenutasi a Maastricht nel 1993, viene presentato il 

progetto EECONET, che individua, come strategia orientata al perseguimento degli 

obiettivi di mantenimento e miglioramento della conservazione degli habitat naturali e 

semi-naturali, la riduzione delle condizioni di frammentazione ecologica attraverso un 

modello reticolare. Ma forse l’iniziativa concreta più rilevante a scala internazionale è 

quella presa dalla Comunità Europea che, soprattutto attraverso la Direttiva “Habitat” 

(Direttiva 92/43/CEE), dispone la realizzazione della Rete Natura 2000, ovvero la 

definizione di un insieme di aree di particolare valore conservazionistico relativamente 

a specie ed habitat di specifica rilevanza dal punto di vista della tutela della biodiversità 

alla scala comunitaria, la cui organizzazione e gestione viene indirizzata verso strategie 

di funzionalità sistemica sulla base di un modello di Rete Ecologica. Tale insieme di 

aree è appunto individuato, ai sensi della Direttiva "Habitat" (art. 3), come Rete 

Natura 2000, essendo quest’ultima costituita dall'insieme dei siti denominati ZPS 

(Zone di Protezione Speciale) ai sensi della Direttiva 79/409/CEE e pSIC (proposti 

Siti di Importanza Comunitaria) ai sensi della Direttiva 92/43/CEE, (questi ultimi 

attualmente proposti alla Commissione Europea e che al termine dell’iter istitutivo 

saranno designati come ZSC (Zone Speciali di Conservazione). 

Le strategie internazionali di conservazione della natura indicano come le aree protette 

debbano essere individuate e gestite non solo sulla base dei processi ecologici operanti 

a scala locale, ma in accordo con gli obiettivi di conservazione e di sviluppo a livello di 

grandi sistemi ambientali e territoriali. 

Le strategie per la tutela della biodiversità ecologica impostata dalle normative prevede 

che queste ultime siano accompagnate dalle seguenti azioni principali: 

- predisposizione degli strumenti tecnici necessari (ad esempio Piani di gestione), 

- avvio di politiche per l’interazione della conservazione della natura nello sviluppo 

rurale, 

- predisposizione di strumenti di controllo sull’applicazione di quanto previsto. 

Di fatto le esigenze di gestione integrata delle risorse vengono valutate, anche nella 

caratterizzazione urbanistica, programmatica e paesaggistica, dove deve essere 

assicurato un equilibrio sostenibile tra la pressione dei fattori insediativi e produttivi e 

la conservazione dell’habitat naturale, soprattutto in considerazione della valenza 

strategica dei territori costieri per lo sviluppo sostenibile del territorio sardo, 

Per quanto riguarda le Oasi di Protezione Faunistica attualmente vigenti e ricadenti 

nella provincia si riportano le denominazioni in neretto con indicati i comuni di 

appartenenza: 

1. Santa Margherita, Pula – Domus de Maria 

2. Piscina Manna Is Cannoneris, Domus de Maria - Sarroch - Villa S. Pietro - 

Pula 

3. Gutturu Mannu – Monte Arcosu, Uta – Capoterra – Sarroch – Assemini - 

Villa San Pietro 

4. Santa Gilla, Capoterra - Cagliari - Assemini, 

5. Stagni di Quartu e Molentargius, Quartucciu – Selargius - Quartu S.Elena - 


6. Isola dei Cavoli e Isola Varaglioni, Villasimius 


7. Isola Serpentari, Villasimius 

8. Fascia Litoranea Sud Orientale, Villasimius- Maracalagonis – Sinnai – 

Quartu S.Elena, 

9. Castiadas Sette fratelli, Castiadas - Maracalogonis - San Vito - Sinnai, 

10. Costa Rei, Muravera 

11. Colostri, Muravera 

12. Campidano, Settimo San Pietro - Soleminis - Sinnai 

13. Is Olias, Assemini - Capoterra 


Problemi di bilancio popolazione-risorse; problemi di fruizioni in rapporto ai settori 

chiave del piano 

In Sardegna ed in particolare nella Provincia di Cagliari, le condizioni relative alle 

forme di utilizzo del territorio non sono tali da configurare un quadro di pesante 

artificializzazione e radicale trasformazione, alla scala estensiva, delle caratteristiche dei 

sistemi ambientali, risultando tuttora prevalenti in larghi settori e dotati, in generale, di 

una buona continuità spaziale gli spazi contraddistinti da condizioni di copertura del 

suolo naturali e seminaturali, nonché le aree riservate ad un utilizzo delle risorse 

ambientali di carattere estensivo. 

Ciononostante è possibile evidenziare condizioni assai disuniformi in termini di 

presenza di spazi naturali e di funzionalità di connessione ecosistemica tra differenti 

settori della Provincia. In particolare se in corrispondenza dei due principali complessi 

orografici che interessano la provincia, costituiti, ad est, dalla dorsale montana che dal 

massiccio dei Settefratelli prosegue verso i contrafforti meridionali del Gennargentu 

passando dal sistema orografico del Sarrabus-Gerrei e del Sarcidano e, ad ovest, dal 

massiccio del Sulcis, si riscontano condizioni generalizzate di elevata disponibilità di 

aree naturali e seminaturali e una condizione di connettività ecosistemica diffusa, 

soprattutto presso le aree di pianura ed in particolare in corrispondenza del 

Campidano meridionale e di Cagliari, ad una matrice legata agli usi agricoli specializzati 

ed intensivi ed allo sviluppo del sistema insediativo fa riscontro un tessuto 

ecosistemico naturale generalmente assai lacerato e una più o meno rilevante scarsità, 

o vera e propria assenza, di condizioni capaci di permettere le potenzialità di 

funzionalità ecologica che i sistemi ambientali risulterebbero in grado di esprimere, 

anche attraverso il superamento degli effetti di isolamento delle aree di elevata 

naturalità presenti e delle condizioni di barriera ecologica spesso definite dai sistemi 

insediativi. 

In termini operativi la definizione di un modello di Rete Ecologica alla scala 

provinciale assume una specifica rilevanza in funzione di obiettivi di coordinamento 

provinciale dei processi di pianificazione alla scala comunale, a cui vengono riferiti, 

dagli indirizzi normativi del Piano Paesaggistico Regionale, compiti di definizione degli 

elementi della rete ecologica di livello locale. 

In particolare la articolazione e struttura delle fondamentali direttrici di relazione tra i 

sistemi ambientali, che costituiscono l’ossatura dell’assetto paesaggistico-ambientale 

del territorio provinciale e che si propongono quali essenziali nodi del funzionamento 

dell’ecomosaico territoriale, assumono una dimensione generalmente di livello 

superiore alla scala comunale risultando adeguatamente leggibili e interpretabili solo in 

relazione a processi di analisi e di sintesi condotti a livello di sovralocale e di area 

vasta. 

Peraltro la trama minuta nonché la precisa definizione fisica e caratterizzazione dei 

singoli elementi della rete risultano compiutamente definibili solo ad un livello di 

lettura di dettaglio, assumendo come riferimento di contesto e di coerenza spaziale il 


quadro delle relazioni territoriali descritto dal modello di rete ecologica sviluppato alle 

scale di progetto più ampie ed in particolare dallo schema di rete ecologica provinciale. 

Inoltre la disponibilità di schemi di rete ecologica alla scala provinciale, fungendo da 

sintesi rispetto alle elaborazioni condotte alla scala locale, ma precisando e 

territorializzando strategie di indirizzo definite a livello regionale e superiore, 

garantisce una base di riferimento adeguata ai fini delle necessarie azioni di 

integrazione interprovinciale al fine della realizzazione della rete ecologica regionale. 


Alla luce delle considerazioni precedenti, l’adozione di un modello di rete ecologica 

alla scala provinciale assume, per la provincia di Cagliari, i seguenti obiettivi: 

- restituire condizioni di funzionalità ecologica a quei sistemi territoriali, soprattutto 

delle aree costiere e delle pianure agricole di Pula-Capoterra, del Campidano 

Meridionale e di Cagliari, di Geremeas, Solanas e Villasimius, di Castiadas e del 

Rio Sa Picocca, delle foci del Flumendosa, di Quirra, che, nonostante le attuali 

criticità, conservano significative potenzialità da un punto di vista della 

espressione di elevati livelli di biodiversità e di valore naturalistico, anche in 

funzione dello sviluppo delle opportunità di fruizione delle risorse ambientali e del 

miglioramento delle caratteristiche di qualità ambientale delle aree urbane e dei 

sistemi insediativi; 

- migliorare ulteriormente le caratteristiche di elevata qualità ambientale diffusa e di 

funzionalità ecologica del territorio montano e collinare provinciale, perseguendo 

il raggiungimento di livelli più elevati di effettiva interconnessione ecosistemica tra 

le aree di maggiore valore ambientale e le aree di tutela della natura e della 

biodiversità, migliorando le potenzialità del territorio anche sotto il punto di vista 

della fruizione delle risorse; 

- migliorare l’efficienza e le funzioni di connessione ecologica del territorio agrario; 

- perseguire il raggiungimento di una elevata efficienza ecosistemica complessiva 

alla scala provinciale favorendo i requisiti reticolari di connessione ecologica tra 

ecosistemi costieri ed ecosistemi interni, tra aree di pianura e aree montane ed 

infine tra differenti aree montane e sistemi territoriali con prevalenti caratteri di 

naturalità 

- promuovere la definizione di nuovi elementi di connessione ecologica integrati 

all’interno dello schema di rete provinciale, verificando in particolare le 

opportunità offerte dalla rete infrastrutturale esistente in rapporto alla possibilità 

di dotare quest’ultima di specifici apparati e fasce di riqualificazione ambientale e 

di connessione ecologica nonché attraverso la mitigazione e il superamento degli 

effetti locali di barriera ecologica da questa rappresentati. 

Il presente Campo propone l’avvio di un processo di progressiva definizione e 

costruzione della Rete Ecologica su scala provinciale, indicando come strategia 

operativa l’adozione di una procedura incrementale che partendo da una prima 

prefigurazione preliminare di essenziali tratti ed elementi costituitivi portanti di tale 

schema reticolare, possa progressivamente integrare in particolare: 

- le elaborazioni e le analisi sviluppate dalla Provincia di Cagliari nel corso delle 

attività di pianificazione, generali e di settore quali il Piano Faunistico Venatorio, 

- le indagini e interpretazioni condotte alla scala locale dalle amministrazioni 

comunali , in particolare con la realizzazione dei Piani Urbanistici Comunali, 

- singoli progetti di interesse, rilevanti per le finalità di definizione della rete o 

comunque capaci di incidere significativamente a livello di singoli elementi 

costituiti della stessa, anche connessi a processi di pianificazione attuativa e di 

settore, come quelli previsti dal Piano Stralcio di Bacino per l’Assetto 


Idrogeologico (PAI) o legati alle esigenze di adeguamento a scala provinciale e 

comunale dello stesso. 

A tale riguardo risulta essenziale l’adozione di un modello di analisi e rappresentazione 

dei dati strutturato all’interno di un Sistema Informativo Geografico, che 

progressivamente potrà essere aggiornato e implementato in funzione delle nuove 

acquisizioni e avanzamenti del processo di definizione e costruzione della rete. 

In termini di prefigurazione di elementi portanti di riferimento per la definizione di un 

modello di rete ecologica provinciale, il processo di campo propone una 

rappresentazione della attuale struttura del territorio provinciale, corrispondente al 

primo stralcio costiero di applicazione del Piano Paesaggistico Regionale, costituita 

dalla interpretazione di principali nodi ecologici del sistema reticolare e dei 

fondamentali elementi connettivi rappresentati da corridoi ecologici e aree 

caratterizzate da condizioni di connettività ecologica diffusa presenti sul territorio. 

Le analisi e interpretazioni finora effettuate hanno principalmente fatto riferimento 

alle basi conoscitive e di rappresentazione attualmente disponibili. In particolare in 

relazione alla interpretazione delle caratteristiche di copertura e di uso del suolo è stato 

fatto riferimento prevalente alla Carta di Uso del Suolo alla scala 1:25.000 della 

Regione Sardegna, oltre che alle basi topografiche alla scala 1:10.000 della nuova Carta 

Tecnica Regionale numerica. Informazioni di carattere tematico sono state estratte dai 

dispositivi spaziali del Piano Urbanistico Provinciale e dalle interpretazioni e basi 

conoscitive del Piano Paesaggistico Regionale. 

Ulteriori analisi e interpretazioni, soprattutto relative alla attuali proposte di Oasi di 

Protezione Faunistica e di istituzione di nuove ZPS derivano da elaborazioni condotte 

direttamente dall’ Assessorato Ambiente e Difesa del territorio della Provincia di 

Cagliari anche in relazione alla predisposizione del nuovo Piano Faunistico Venatorio 

provinciale. 

Le prime analisi e interpretazioni finora condotte, indirizzate in relazione alle 

specifiche esigenze di adeguamento del Piano Urbanistico Provinciale al Piano 

Paesaggistico Regionale e sviluppate attraverso il confronto e la collaborazione tra 

uffici tecnici provinciali dell’Assessorato Programmazione e Pianificazione Territoriale 

e dell’Assessorato Ambiente e Difesa del territorio (Servizio Protezione fauna selvatica 

e caccia) hanno portato alla definizione dei seguenti elementi rappresentativi dello 

schema di rete ecologica provinciale al fine di mantenere equilibri ecologici per 

garantire la conservazione delle specie vegetali ed animali e allo stesso tempo il 

mantenimento e lo sviluppo di attività umane quali l’agricoltura, il turismo ambientale, 

la fruizione degli ambienti naturali. 

Nodi Principali della rete 

Sono, in questa fase, definiti dalle seguenti categorie di aree: 

- aree di interesse naturalistico-ambientale attualmente riconosciute e soggette a 

differenti forme di tutela ed in particolare: 

- Parchi regionali (Parco “Molentargius-Saline”). e Aree Marine Protette 

(Riserva Marina Capo Carbonara) 

- Riserve naturali ai sensi della L.R.31/89 

- Siti di Importanza Comunitaria proposti 

- Zone di Protezione Speciale 

- Oasi Permanenti di Protezione Faunistica (per quanto riguarda le aree 

comprese al loro interno caratterizzate da condizioni naturali e seminaturali, 

in particolare se localizzate in continuità con le altre aree di tutela) 

- zone umide costiere e interne; 


Altre aree considerate come nuclei della Rete Ecologica sono rappresentate da ulteriori 

ambiti di specifica rilevanza naturalistica e ambientale, che vengono indicate come 

settori di interesse provinciale ai fini della futura definizione e precisazione di possibili 

nuove aree di tutela ambientale 1 . 

All’interno dei nodi principali è possibile riconoscere in generale una eterogeneità di 

condizioni ambientali ed ecologiche, tali per cui, singoli settori del nodo costituenti 

specifiche unità ecosistemiche naturali o seminaturali interconnesse, possono, 

relativamente a particolari specie, svolgere differenti funzioni, rivestendo talvolta ruolo 

da nucleo centrale (“key area”), ovvero uno spazio in cui la determinata specie è in 

grado di mantenere una popolazione sufficientemente stabile, trovando habitat idonei 

alla sua sopravvivenza in condizioni di sufficiente equilibrio, ma potendo 

rappresentare anche aree con funzioni di “buffer zone”ovvero di “fascia cuscinetto” 

e/o di rispetto oppure ancora di trasferimento e connessione (“corridoio” e “stepping 

stone”). 

Sono assunte all’interno della attuale rappresentazione della struttura della Rete 

Ecologica Provinciale le elaborazioni sviluppate nell’ambito del nuovo Piano 

Faunistico Venatorio Provinciale, relativamente alla precisazione delle aree di tutela 

ambientale in funzione di loro peculiari caratteri di valenza naturalistica. In particolare 

sono previste le seguenti modifiche all’attuale quadro di aree di protezione della natura 

di rilevanza provinciale: 

1. sarà richiesta la revoca dell’Oasi denominata Fascia Litoranea Sud Orientale 

come previsto dall’art. 5 del Decreto D.A.D.A n. 27 del 27/08/2003 (BURAS 

n.27 del 9/09/2003).”Direttiva Regionale - Sulla Gestione delle oasi permanenti di 

protezione faunistica e di cattura e delle zone di ripopolamento e di cattura” in 

relazione anche alla sopravvenuta modificazione della destinazione d’uso delle superfici interessate 

dovuta alla forte urbanizzazione dell’area nella fascia costiera da Margine Rosso a 

Capo Boi. In particolare non si riscontrano quelle caratteristiche fondamentali 

che favoriscono il rifugio della fauna stanziale e la sosta della fauna migratoria, 

aspetti essenziali per destinare tale superficie ad oasi. L’unica zona che presenta un 

habitat idoneo al rifugio e alla sosta della fauna migratoria è l’area tra Capo Boi e 

Villasimius, attualmente compresa nella delimitazione della Area naturale marina 

protetta Capo Carbonara istituita con Decreto Ministeriale del 3/8/1999. 

2. Sulla base di quanto previsto dalla Direttiva Habitat relativa alla conservazione 

degli habitat naturali e seminaturali e della flora e della fauna selvatica che ha 

l’obiettivo non solo di contribuire a salvaguardare la biodiversità mediante attività 

di conservazione all’interno della Rete Natura 2000, ma anche di adottare misure 

di tutela diretta della specie la cui conservazione è considerata un interesse 

comune di tutta l’Unione, nell’area del SIC Sa Tanca Sa Mura - Foxi Durci si 

ritiene di poter proporre il suo ampliamento del SIC con la richiesta di 

istituzione di una nuova ZPS. Pertanto, con riferimento all’art. 5 della 

sopramenzionata Direttiva Regionale sarà richiesta la revoca dell’Oasi di Santa 

Margherita. L’area individuata comprenderebbe il SIC Foxi Durci con un 

ampliamento da Foxi e Sali a Porto D’Agamu sino al villaggio di Santa Margherita. 

Le peculiarità della fascia di costa sud – occidentale a partire dal SIC Sa Tanca e 

Sa Mura – Foxi Durci sino ad arrivare alla zona archeologica di Nora, permettono 

di proporre l’ampliamento del SIC denominandolo “Sa Tanca e Sa Mura – Foxi 

Durci – Laguna di Nora” con una superficie complessiva di circa 3528 ha. Si 

individua così un interessante sistema ambientale da tutelare nella sua complessità 

al fine di poter rafforzare le interconnessioni degli ambienti naturali e seminaturali 

presenti oltre che assicurare la conservazione della fauna selvatica e dei suoi 

habitat, con particolare riguardo alle specie minacciate, vulnerabili e rare, nonché 

1 Ambiti riconducibili a quanto richiesto dal punto 6 art.106 delle NTA del Piano 

Paesaggistico Regionale relativo all’adeguamento a quest’ultimo del Piano Urbanistico 

Provinciale). 


alle specie endemiche presenti. Inoltre nell’area della laguna di Nora di pertinenza 

del compendio ittico si prevede l’istituzione di una nuova ZPS denominata 

“Laguna di Nora – Stangioni di S. Efisio ” in quanto importante biotopo sia 

sotto il profilo ecologico – paesaggistico sia per la presenza e nidificazione di 

alcune specie quali il Gabbiano corso (Lauris audouinii) indicata nell’allegato I 

della Direttiva “Uccelli” 79/409/CEE che frequentano sia il mare che la laguna. 

La proposta nasce dalla individuazione di habitat prioritari nella laguna costiera e nelle aree 

adiacenti e in particolare la designazione della ZPS deriva dalla presenza e nidificazione del 

Gabbiano corso (Laurus audovinii), il cui areale rappresenta uno dei pochi siti di nidificazione 

ed uno dei più grandi in Europa (INFS 1999- 2001). L’area attualmente non gode 

di nessun tipo di protezione. 

3. Sulla base di uno studio relativamente all’“Individuazione delle strategie di tutela e 

di gestione del Pollo sultano (Porphyrio porphyrio)”, attraverso i monitoraggi 

invernali, è stato possibile selezionare un biotopo ritenuto idoneo come sito di 

nidificazione, alimentazione e rifugio del Pollo sultano. 

Il sito situato tra le due aree comprese tra lo Stagno di Maracalagonis e le Cave 

Scioppadroxiu individua nel rio Corongiu un vero e proprio corridoio ecologico. 

Con una superficie totale è di circa 221 ha si evidenzia un areale prevalentemente 

costituito da zone estrattive a cielo aperto (cave di materiali inerti) con un biotopo 

tipicamente rappresentato da canneti a Phagmites e Typha per una percentuale del 

45%. L’area attualmente non gode di nessun tipo di protezione. Pertanto si 

propone l’istituzione di un’oasi di protezione faunistica denominata Stagno di 

Maracalagonis e Scioppadroxiu - Stagno di San Forzorio In particolare per 

quanto riguarda le dimensioni, l’estensione dell’oasi di protezione è subordinata 

alle esigenze ecologiche delle specie che si intende proteggere ed alle peculiarità 

ambientali meritevoli di tutela. L’area assoggettata a vincolo può essere di 

estensione ridotta nel caso siano presenti emergenze naturalistiche puntiformi 

come ad esempio in questo caso i biotopi umidi isolati in cui si ha la nidificazione 

del pollo sultano. I confini delle Oasi devono ricadere lungo elementi del 

territorio facilmente sorvegliabili (strade o altre infrastrutture a sviluppo lineare) e 

di immediata individuazione. Per quanto riguarda la durata del vincolo, si ritiene 

debba essere periodicamente verificata, subordinandola al mantenimento di 

adeguate condizioni di habitat favorevoli alla conservazione delle specie in 

indirizzo. 

4. Stagni di Sa Praja e Foce Flumendosa. L’area, già vincolata da un SIC (ITB 

040018), può considerarsi idonea all’alimentazione e al rifugio del Pollo sultano e 

pertanto si prevede un suo ampliamento. L’area proposta avrà una superficie 

di 791,114 ha, è costituita da seminativi e risaie e prati artificiali e da formazioni di 

ripa non arboree. Circa il 30% dell’area è costituito da zone umide e lagune 

costiere. Le aree sopradescritte comprendono aree di sosta e svernamento, siti di 

particolare interesse lungo le rotte di migrazione, siti dove si concentrano le 

popolazioni di specie rare e/o localizzate, siti caratterizzati da una elevata 

ricchezza della comunità ornitica nidificante priva attualmente di protezione. 

Tali aree rappresentano, in definitiva, le aree che è più conveniente tutelare al fine 

di garantire la conservazione delle specie poiché, nelle medesime aree, si concentra 

la maggior parte delle popolazioni riproduttive. 

Corridoi ecologici: 

In funzione dei loro caratteri di particolare continuità, sviluppo lineari, pervasività e 

ramificazione territoriale, allo stato attuale vengono individuati come corridoi ecologici 

i principali corsi d’acqua della provincia mentre solo localmente vengono riconosciuti 

come tali, determinate relativamente strette fasce di territorio aventi caratteristiche 

ambientali naturali e seminaturali all’interno di un contesto di prevalente 

trasformazione agraria specializzata e insediativa (“corridoi verdi”). 


La funzione essenziale delegata a tali elementi della rete risulta evidentemente quella di 

permettere e guidare il trasferimento e lo scambio di individui e specie animali e 

vegetali da un punto della rete all’altro, sebbene per determinate specie e/o in 

specifiche porzioni del corridoio ecologico possano essere soddisfatte condizioni tali 

da fare assumere al area funzioni di nodo o “core area”. 

La definizione dei corridoi ecologici fluviali è partita dal riconoscimento delle 

principali linee del reticolo idrografico in grado di soddisfare una serie di requisiti tra 

cui: rilevanza idrografica, sviluppo e continuità lineare, ampiezza e sviluppo del 

sistema d’alveo e degli apparati riparali, articolazione e distribuzione spaziale pervasiva 

e ramificata sul territorio, efficienza nell’interconnettere nodi principali della rete 

ovvero nodi elementari isolati costituiti da singoli biotopi o aree con caratteristiche di 

naturalità e seminaturalità e connettività ecologica diffusa (queste possono assolvere 

alla funzione di aree rifugio ovvero possono assumere un ruolo ecologico specifico e 

di rilevanza superiore alla loro attuale condizione proprio in relazione alla loro 

integrazione nell’ambito della rete). 

Ai fini della individuazione del corridoio ecologico fluviale, relativamente ai corsi 

d’acqua principali selezionati, si intendono inclusi oltre ai sistemi di alveo, sistemi 

ripariali e ai settori di pertinenza fluviale, anche ulteriori aree naturali e seminaturali 

contermini non aventi caratteri ambientali direttamente riferibili all’ecosistema fluviale, 

ma che possono partecipare all’obiettivo di garantire le funzioni fondamentali del 

corridoio ecologico di guidare i flussi di trasferimento di materia, energia, individui e 

specie vegetali e animali, integrando l’efficienza del sistema nei confronti di 

determinate specie ed inoltre assolvendo al ruolo di area “cuscinetto” rispetto al 

corridoio fluviale vero e proprio. 

Le altre porzioni del sistema idrografico e i corsi d’acqua di minori dimensioni, non 

classificati nella attuale prima definizione dei corridoi principali della rete, 

rappresentano elementi connettivi di secondo livello comunque inclusi all’interno del 

quadro della rete ecologica provinciale. 

In particolare in relazione ai corridoi ecologici appartenenti alla rete ecologica 

provinciale, le linee di orientamento e di indirizzo di ordine disciplinare sono le 

seguenti 2 : 

Qualunque intervento ed attività, che interessi i corridoi fluviali, anche relativamente 

alle operazioni di pulizia e manutenzione ordinaria e straordinaria, nonché agli 

interventi di sistemazione connessi con il contenimento delle condizioni di rischio 

idraulico e idrogeologico, dovrà considerare specificamente la funzione ecologica 

svolta dai primi nell’ambito della Rete Ecologica. 

Si ritiene di norma incompatibile con il mantenimento delle funzioni e della efficienza 

ecologia del corridoio qualunque intervento e attività che comporti: 

- alterazione della caratteristiche idrauliche del corso d’acqua , salvo i casi in cui le 

modifiche, temporanee o meno, siano riferite esplicitamente al miglioramento 

della efficienza ecologica del corridoio stesso; 

- interruzione o limitazione della continuità del corridoio; 

- riduzione della ampiezza in qualsiasi sezione del corridoio; 

- alterazione dei caratteri di naturalità e la riduzione del grado di biodiversità 

dell’alveo nonché delle fasce ripariali e di pertinenza fluviale, salvo i casi in cui le 

modifiche, temporanee o meno, siano riferite esplicitamente al miglioramento 

della efficienza ecologica del corridoio stesso. 

2 Rif. Punto 7 art.106 delle NTA del Piano Paesaggistico Regionale relativo 

all’adeguamento a quest’ultimo del Piano Urbanistico Provinciale). 


In funzione del miglioramento delle caratteristiche e della efficienza del sistema di 

connettività ecologica della rete ecologica provinciale in generale, si ritengono da 

promuovere ed incentivare i seguenti interventi ed attività: 

- tutela e miglioramento della funzionalità idraulica dei corsi d’acqua; 

- completamento della continuità del corridoio; 

- aumento della ampiezza del corridoio; 

- aumento della articolazione e sviluppo in termini longitudinali dei “corridoi verdi” 

orientato a raggiungere un numero superiore di nodi della rete, anche in sinergia e 

connessione con i corridoi fluviali; 

- definizione di fasce di rispetto e di aree cuscinetto perifericamente al corridoio; 

- miglioramento e incremento delle capacità di connessione del corridoio rispetto ai 

nodi ecologici raggiunti; 

- miglioramento e incremento delle capacità di connessione del corridoio attraverso 

la realizzazione di nuovi nodi da esso raggiunti; 

- recupero e miglioramento delle caratteristiche di naturalità dei sistemi d’alveo, 

ripariali e delle pertinenze dei corridoi fluviali; 

- adozione di strategie di gestione e manutenzione dei sistemi fluviali e delle fasce di 

verde con funzione connettiva ecologica calibrate rispetto alle esigenze ecologiche 

delle specie animali e vegetali di riferimento del corridoio; 

- nell’ambito dei “corridoi verdi”: aumento della diversificazione in senso verticale, 

a partire dallo strato erbaceo, aumento della ricchezza floristica e della maturità 

delle formazioni vegetali costitutive. 

ART. 40 CAMPI DELLA PIANIFICAZIONE DEGLI INSEDIAMENTI 

TURISTICO-RICETTIVI 

L.R. 45/89, 


Art. 106, punto 10 

delle NTA del PPR 

NOME CAMPO: SALTO DI QUIRRA (ambito di interesse interprovinciale) 


La valle del Rio Quirra costituisce l'elemento unificante dell'imponente struttura 

ambientale dell’Ambito di Paesaggio che culmina nel settore meridionale nella piana 

alluvionale costiera e nel sistema delle foci del Rio Quirra che danno origine ad un 

vasto sistema umido litoraneo e alle spiagge di Murtas. 

La fascia costiera è caratterizzata dalla presenza di versanti acclivi nel settore litoraneo 

compreso tra Capo Sferracavallo e Torre di Murtas, da qui le spiagge di Murtas chiuse 

a sud dal promontorio di Capo San Lorenzo di Quirra. 

L’Ambito riveste un interesse interprovinciale (province di Cagliari e Ogliastra) e 

presenta ampi settori costieri e montani interessati da vincoli e usi militari in 

corrispondenza delle installazioni di Capo San Lorenzo. 

Presso la fascia costiera è individuabili un distinto settore quale sottoarticolazione 

territoriale dell’Ambito di riferimento: 

− 

il settore costiero di Quirra e di costa alta e rocciosa di Costa Su Franzesu, 

estrema porzione meridionale dell’Ambito ricadente in parte nel comune di 

Villaputzu e San Vito, unici comuni dell’Ambito appartenenti alla Provincia di 


Presso il settore costiero di Quirra l’omonima piana costiera riceve i principali 

contributi fluviali da parte del Rio di Quirra, il cui bacino idrografico si sviluppa per 


una porzione rilevante all’interno della Provincia dell’Ogliastra, e dal Rio Corr’e Cerbu, 

proveniente dalle falde orientali del sistema di altopiani del Salto di Quirra. La piana 

costiera è caratterizzato da un esteso sistema di spiaggia, attualmente in condizioni di 

equilibrio geomorfologico sostanzialmente stabile, anche in funzione della scarsa 

interferenza finora esercitata sulle dinamiche evolutive proprie dell’unità fisiografica da 

parte di interventi ed attività della popolazione. L’ambito di costa rocciosa di Costa su 

Franzesu, costituisce un tratto costiero scolpito su litologie scistose paleozoiche, 

caratterizzato da ripidi versanti che degradano direttamente verso la fascia litoranea 

ricollegandosi ai fondali sottomarini del sottocosta, e che separa, in termini sia fisici 

che di dinamiche evolutive, la piana costiera e il sistema di spiaggia del Rio di Quirra 

da quelli delle foci del Flumendosa a sud. 

Unità marino litorali e sistemi di spiaggia 

Le Unità marino litorali rappresentano ambiti all’interno dei quali si sviluppano le 

risorse marino costiere maggiormante sottopposte alla pressione turistica. Le unità 

marino litorali dell’ambito che interessano la Provincia di Cagliari sono: 

− 

− 

1 - Quirra 

2 - Su Franzesu 

I sistemi di spiaggia dell’ambito compresi all’interno dell’ambito provinciale sono: 

− 

1 - Cala Murtas 

Comuni interessati: Villaputzu e San Vito (comuni appartenenti alla Provincia 

dell’Ogliastra: Arzana, Ierzu, Lanusei, Loceri, Osini, Perdasdefogu, Tertenia, Ulassai) 

Popolazione: 5.200 abitanti (Stima sezioni censuarie anno 2001 - Fonte: PPR) 

Competenze provinciali: 

− 

Legge Regionale 22 dicembre 1989, n. 45 Norme per l'uso e la tutela del territorio 

regionale (Art.16 - Pianificazione provinciale); 

− Legge Regionale 8 luglio 1993, n. 28 Interventi in materia urbanistica (Art. 4 - 

Piano di Assetto Organizzativo dei Litorali); 

− 

Piano Paesaggistico Regionale (Art. 106 - Adeguamento della disciplina 

urbanistica provinciale). 

Altri enti interessati: 

- Regione Autonoma della Sardegna 

- Amministrazioni Comunali 

Campi correlati: Campi dei beni culturali, Campi della difesa del suolo e dei dissesti 

idrogeologici, Campi della riqualificazione e valorizzazione dei paesaggi 


Nel settore retrocostiero di Quirra il lungo cordone dunare è efficacemente 

stabilizzato da una compatta copertura vegetazionale psammofila, la cui integrità 

rappresenta un fattore di importanza vitale per quanto attiene il mantenimento degli 

equilibri morfo-dinamici all’interno del sistema. Indizi di degrado di quest’ultima 

struttura risultano evidenti in corrispondenza delle numerose aperture nella copertura 

arbustiva, prodotte, ampliate o mantenute per facilitare l’accesso pedonale, e talvolta 

degli stessi mezzi motorizzati, nel settore di spiaggia. In coincidenza di tali varchi si 

verifica una riattivazione dei processi di mobilizzazione e di trasporto delle sabbie 

verso il settore di entroterra. Peraltro nel settore immediatamente retrodunare 

significative alterazioni dell’equilibrio morfologico sia dunare che retrocostiero sono 


iconducibili alla apertura e al mantenimento di piste carreggiabili sede di un crescente 

traffico veicolare, sia civile che militare. 

Nel settore retrocostiero, il sistema stagnale di Longu Flumini, e solo parzialmente 

quello di Flumini Durci, sono interessati da problemi di inquinamento delle acque a 

causa della presenza di reflui sia civili che agricoli, mentre, particolarmente la porzione 

centrale della piana costiera presenta una elevata vulnerabilità nei confronti dei 

fenomeni alluvionali e di intrusione marina nelle falde determinata da una intrinseca 

predisposizione morfologica e stratigrafica. 

L’Ambito, di interesse interprovinciale, presenta aree gravate da vincoli e usi militari 

che condizionano la fruibilità del sistema delle risorse marino litorali. 


Le Unità Marino Litorali, così come definite e individuate nel PAOL e nel PUP in 

adeguamento al PPR, rappresentano gli ambiti all’interno dei quali si sviluppano le 

risorse marino costiere maggiormente sottoposte alla pressione turistica che 

necessitano di una valutazione della specifica capacità di carico della fruizione ai fini 

del dimensionamento della ricettività turistica. 

Le unità marino litorali rappresentano inoltre le unità funzionali di base per la 

pianificazione degli aspetti riguardanti l’utilizzo dei litorali (PUL) e l’organizzazione e 

gestione dei servizi di spiaggia nonché ambiti di riferimento per la pianificazione 

coordinata fra più comuni. 

Nel quadro delle competenze provinciali in materia di pianificazione degli 

insediamenti turistico-ricettivi il PUP ha assunto l’Ambito di paesaggio quale quadro 

di riferimento territoriale unitario entro cui definire gli scenari di sviluppo turistico 

sostenibile e declinare le strategie utili per perseguire gli obiettivi generali di sviluppo. 

Il riconoscimento di sotto-articolazioni territoriali, consente di declinare 

operativamente le azioni concrete di attuazione delle strategie, coerentemente con le 

specificità dell’ambito e con la capacità di carico delle risorse locali, con specifica 

attenzione alla piana alluvionale costiera recente del Rio di Quirra, ai terrazzi 

alluvionali di San Lorenzo e al sistema umido degli Stagni di Flumini Durci e Longu 

Flumini. 

Infine, le dinamiche di relazione geoambientale del settore costiero di Quirra 

richiedono una specifica attenzione nell’analasi delle incidenze potenziali degli 

insediamenti sui processi di infiltrazione delle acque meteorichce nel sottosuolo e dei 

processi fluviali di trasporto idrico e detritico del sistema idrografico del Rio di Quirra, 

sostanziali per il ripascimento sedimentario del sistema sabbioso costiero e per 

l’apporto idrico ai sistemi idrogeologici sotterranei e superficiali della piana costiera e 

zone umide, al fine di prevenire fenomeni di criticità connesse all’alterazione del 

trasporto idrico e detritico verso la fascia costiera, processi di 

esondazione/inondazione, inquinamento acque e sedimenti. 

NOME CAMPO: FOCE DEL FLUMENDOSA 


L’Ambito è definito della piana alluvionale-costiera del Flumendosa e dal sistema 

agricolo insediativo dei centri di Muravera, San Vito e Villaputzu. La piana alluvionalecostiera 

del Flumendosa individua un vasto settore della bassa valle in cui le zone 

umide costiere, originate dalla divagazione delle acque del Flumendosa, rappresentano 

un complesso sistema di transizione tra le colmate fluvio-alluvionali della piana e il 

sistema di spiaggia di San Giovanni, compresa tra il promontorio di Torre Salinas e 

Porto Corallo, facente parte della vasta unità fisiografica costiera di San Giovanni- 

Colostrai-Feraxi. Più all’interno della porzione settentrionale della Piana delle Foci del 


Flumendosa, sono comprese all’interno dell’ambito comunale il sistema umido dello 

Stagno di Sa Praia, parte dell’articolato sistema umido costiero delle Foci del 

Flumendosa. 



risorse marino costiere maggiormante sottopposte alla pressione turistica. All’interno 

dell’ambito ricadono, interamente o parzialmente, le seguenti unità marino litorali: 

− 

− 

3 - Porto Tramatzu - Nord 

4 - San Giovanni 

I sistemi di spiaggia compresi interamente o parzialmente all’interno dell’ambito sono: 

− 

− 

2 - Porto Tramatzu 

3 - Torre Salinas, San Giovanni 


Comuni interessati: Muravera, San Vito, Villaputzu 


- Legge Regionale 22 dicembre 1989, n. 45 Norme per l'uso e la tutela del 

territorio regionale (Art.16 - Pianificazione provinciale); 

- Legge Regionale 8 luglio 1993, n. 28 Interventi in materia urbanistica (Art. 4 - 


- Piano Paesaggistico Regionale (Art. 106 - Adeguamento della disciplina 








L’Ambito della Foce del Flumendosa è un’area tradizionalmente isolata che ha 

conosciuto negli ultimi anni uno sviluppo turistico connotato prevalentemente in 

senso residenziale e quindi fortemente soggetto alla stagionalità. La fruizione turistica 

del territorio è quindi caratterizzata da una concentrazioni spaziale, tipologica e 

temporale, che determina problematiche connesse all’uso delle risorse ambientali. Gli 

effetti della stagionalità turistica si riflettono inoltre su settori economici anche 

profondamente diversi tra loro. 

La piana costiera presenta una elevata vulnerabilità nei confronti dei fenomeni 

alluvionali e di intrusione marina nelle falde. 

L’attivazione di processi di intenso ruscellamento sia diffuso che concentrato nei 

bacini idrografici che hanno come recapito il settore, in occasione di eventi meteorici 

di eccezionale entità, si manifestano nei settori di fondovalle, pedemontani e di piana 

alluvionale con fenomeni di esondazione fluviale, erosione laterale delle sponde e di 

alluvione. 

Alla compromissione dell’equilibrio costiero tra acque dolci-continentali ed acque 

salate-marine è legato il grave fenomeno di intrusione salina all’interno delle falde 

costiere della piana. Il ristabilimento del corretto bilanciamento tra l’entità dei prelievi 


idrici nelle falde sotterranee e tasso complessivo ricarica di queste ultime rappresenta 

la condizione indispensabile per il ripristino delle condizioni di equilibrio 

idrogeologico del sistema. 






Lo sviluppo, la qualificazione ed il consolidamento nel tempo del turismo sono 

strettamente connessi al mantenimento delle risorse ambientali - anche a motivo delle 

più recenti tendenze della domanda turistica che privilegiano la “qualità dell’ambiente” 

- diventa necessario porre in essere opportune strategie di pianificazione turistica volte 

ad ottenere la diluizione spazio-temporale della fruizione e, parallelamente, la 

valorizzazione del patrimonio naturale e storico-culturale che caratterizza l’identità del 

contesto territoriale. 

Partendo dalla considerazione del territorio come un “unicum” sul quale si stabilisce 

una continuità di interazioni tra turismo costiero e turismo interno, le linee 

programmatiche delle politiche di pianificazione turistica da adottare potrebbero 

incentrarsi sui seguenti obiettivi: 

− 

− 

− 

− 

− 

− 

− 

− 

− 

− 

− 

controllo della tendenza alle espansioni insediative lungo la fascia costiera 

puntando, invece, ad una valorizzazione delle strutture insediative urbane di 

Muravera, San Vito e Villaputzu, anche in riferimento ai servizi turistico-ricettivi; 

promozione di interventi di recupero e riuso del patrimonio edilizio in abbandono 

o sottoutilizzato nei centri storici; 

qualificazione delle strutture ricettive esistenti di Porto Corallo; 

potenziamento dell’approdo turistico di Porto Corallo; 

attuazione di forme di controllo dei flussi di visitatori nelle zone litoranee più 

vulnerabili; 

promozione di circuiti turistici integrati, che connettano le zone costiere e le zone 

interne del Gerrei in una logica di sistema ambientale unico; 

favorire la specializzazione dell’offerta turistica verso segmenti di mercato che 

tendano ad una diversificazione dell’offerta attuale (agriturismo, turismo rurale, 

turismo naturalistico, archeologico e culturale, etnoturismo, turismo nautico, ecc.). 

promuovere e attuare sistemi di gestione ambientale; 

prevenzione dei rischi idrogeologici attraverso la predisposizione di strumenti di 

gestione e manutenzione dei sistemi idrografici in modo coordinato tra i comuni 

della piana previsti già nella fase di progettazione e nella successiva fase di 

eserecizio delle strutture e infrastrutture turistiche. 

valutazione del bilancio idrogeologico al fine di prevenire i fenomeni di intrusione 

salina nelle falde e promozione di interventi di gestione idrica integrata previsti già 

nella fase di progettazione e nella successiva fase di eserecizio anche per le 

strutture turistico-ricettive. 

limitazione del consumo della risorsa pedologica della piana alluvionale costiera 

del Flumendosa e comunque calibrata sulla suscettività agricola dei suoli. 








pianificazione degli aspetti riguardanti l’utilizzo e la salvaguardia dei litorali e 

l’organizzazione e gestione dei servizi di spiaggia, nonché ambiti di riferimento per la 

pianificazione coordinata fra più comuni ( quale il Piano di Utilizzo dei Litorali). 

All’interno dell’Ambito della Foce del Flumendosa le seguenti Unità marino litorali 

costituiscono ambiti per la pianificazione coordinata fra più comuni per quanto attiene 

gli aspetti relativi alla pianificazione e gestione dei servizi turistico-ricreativi a supporto 

della balneazione (PUL): 

− 

4 - San Giovanni (Comuni di Murvera e Villaputzu) 

NOME CAMPO: CASTIADAS 


L’Ambito interessa il settore costiero compreso fra la Punta Proceddus a sud e il 

promontorio di Torre Salinas a nord. Il promontorio granitico di Capo Ferrato 

caratterizza l’ambito e rappresenta un elemento di separazione fisiografica tra il 

dominio costiero di Colostrai-Feraxi e quello di Costa Rei-Cala Sinzias. 

Il sistema di spiaggia di San Giovanni-Colostrai-Feraxi comprende il litorale sabbioso 

esteso dal promontorio di Capo Ferrato fino a quello di Porto Corallo, con fenomeni 

di erosione dovuti al calo degli apporti detritici ad opera dei corsi d’acqua. 

Il sistema di Costa Rei - Cala Sinzias individua un articolato ambito costiero 

caratterizzato compendi sabbiosi con modeste coperture dunari e piccole aree stagnali 

che trovano alimentazione durante la stagione invernale dai deflussi idrici dei corsi 

d’acqua a spiccato regime torrentizio che sfociano nel settore. 





− 

− 

− 

− 

− 

− 

4 - San Giovanni 

5 - Capo Ferrato 

6 - Costa Rei 

7 - Sinzias 

8 - Cala Pira 

9 - Punta Porceddus 

I sistemi di spiaggia compresi interamente o parzialmente all’interno dell’ambito: 

− 

− 

− 

− 

− 

− 

− 

4 - Colostrai (parziale) 

5 - Feraxi 

6 - Porto de s'Ilixi 

7 - Piscina Rei, Costa Rei 

8 - Su Cannisoni 

9 - Cala Sinzias 

10 - Cala Pira 



Comuni interessati: Castiadas, Muravera, San Vito (San Priamo) 














Una delle principali problematiche del territorio è rappresentata dal periodico 

manifestarsi di fenomeni di dissesto idrogeologico che spesso hanno coinvolto i centri 

abitati e le strutture viarie e che interessano sia i settori pedemontani e di pianura, sia i 

settori montani. 

In prossimità della fascia litoranea le falde sono soggette ad infiltrazioni di acqua 

marina provocando significative variazione della salinità. Questo fenomeno risulta 

accentuato soprattutto in concomitanza dei periodi di siccità . 

Da sottolineare, infine, la grande rilevanza che gli apporti solidi del Rio Picocca e del 

Corr’e Pruna hanno sul ripascimento naturale dei vasti sistemi di spiaggia di Colostrai- 

Feraxi-San Giovanni, la cui riduzione, conseguente opere ed infrastrutture che alterino 

il deflusso idrico ed il trasporto solido dei corsi d’acqua, nonché attività che riducano 

le volumetrie sedimentarie dell’alveo olocenico-attuale, determinerebbe un grave 

deficit sedimentario. 






L’eventuale riconoscimento di una articolazione in sub-ambiti, consente di declinare 


specificità dell’ambito e con la capacità di carico delle risorse locali. 

L’ambito di Su Cannisone e Piscina Rei, interessato da una elevata pressione turisticoinsediativa, 

richiama iniziative di riqualificazione al fine di contenere l’incidenza delle 

strutture ricettive e delle infrastrutture annesse sui sistemi sabbiosi dunari e sul limite 

delle avanspiagge, che provocano il degrado del manto vegetale, l’interrimento delle 

depressioni palustri di retrospiaggia, i processi di denudamento della coltre pedogenica 

e l’erosione dei corpi sabbiosi di spiaggia, provocando inoltre una drastica riduzione 

del grado di libertà dell’intero sistema dinamico-sedimentario. 

Inoltre, la programmazione di interventi turistici in questo ambito non può 

prescindere dalla valutazione e tutela dei processi di foce fluviale in relazione alle 

interconnessioni con la dinamica marino litorale, in termini di apporti della frazione 

solida al settore sommerso. Per questa ragione qualunque intervento che ostacoli il 

naturale deflusso delle acque incanalate, che avviene sporadicamente in occasione di 


particolari condizioni meteo-climatiche, determina sottrazioni detritiche che possono 

essere significative nel bilancio sedimentario complessivo dei sistemi di spiaggia. 

Infine, i caratteri idrogeologici dei terreni e del substrato indicano una intrinseca 

vulnerabilità dell’acquifero superficiale a fenomeni di inquinamento da eventuali fonti 

contaminanti, oltre che il pericolo di ingressione dell’interfaccia acqua dolce-acqua 

salata verso l’entroterra, qualora venga limitato il naturale processo di ricarica degli 

acquiferi, oppure vengano effetuati degli emungimenti sovrastimati rispetto alle 


Le Unità marino litorali, così come definite e individuate nel PAOL e nel PUP in 









All’interno dell’Ambito di Castiadas le seguenti Unità marino litorali costituiscono 

ambiti per la pianificazione coordinata fra più comuni per quanto attiene gli aspetti 

relativi alla pianificazione e gestione dei servizi turistico-ricreativi a supporto della 

balneazione: 

− 

− 

4 - San Giovanni (Comuni di Murvera e Villaputzu) 

6 - Costa Rei (Comuni di Castiadas e Murvera) 

NOME CAMPO: GOLFO ORIENTALE DI CAGLIARI 


L’arco costiero orientale del Golfo di Cagliari, che si sviluppa dal Margine Rosso fino 

a Capo di Carbonara, rappresenta l'elemento ambientale unificante dell'Ambito. 

L’ambito, esteso nel settore costiero orientale fino a Punta Porceddus comprendendo 

le due isole minori di Serpentara e de Cavoli, è caratterizzato dall'imponente retroterra 

montano del massiccio granitoide di Serpeddì-Sette Fratelli, che con le sue propaggini 

meridionali si distende fino alla fascia costiera. 

Si distinguono tre distinti settori costieri quali sottoarticolazioni territoriali dell’Ambito 

di riferimento: 

− 

− 

− 

il settore esteso dal Margine Rosso fino a Marina delle Nereidi, caratterizzato da 

una diffusione insediativa per nuclei residenziali e turistico ricettivi organizzati in 

riferimento alla strada provinciale; 

il settore compreso fra Marina delle Nereidi e Capo Boi, contrassegnato dalla 

presenza di nuclei turistico residenziali costieri a carattere prevalentemente 

stagionale (Marina delle Nereidi, Geremeas, Torre delle Stelle, Solanas) e da 

incisioni vallive a carattere insediativo e rurale (Solanas, Geremeas); 

la singolarità insediativa e turistica di Villasimius, compresa nel settore costiero 

che si sviluppa da Capo Boi a Punta Proceddus, caratterizzata per la presenza di 

un sistema turistico-ricettivo svilluppato. 






− 9 - Punta Porceddus 

− 10 - Punta Molentis 

− 11 - Is Prezzus 

− 12 - Simius 

− 13 - Santa Caterina 

− 14 - Capo Carbonara 

− 15 - Porto Sa Ruxi 

− 16 - Solanas 

− 17 - Porto Perdosu 

− 18 - Genn'e Mari 

− 19 - Torre delle Stelle 

− 20 - Cann'e Sisa 

− 21 - Geremeas 

− 22 - Cala Regina 

− 23 - Torre Cala Regina 

− 24 - Terra mala 

− 25 - Poetto 


− 11 - Porceddus 

− 12 - Punta Molentis 

− 13 - Porto Giunco, Simius 

− 14 - Santa Caterina 

− 15 - Cala Tramazzu 

− 16 - Torre Vecchia 

− 17 - Spiaggia del Riso 

− 18 - Campu Longu 

− 19 - Cuccureddus 

− 20 - Campus 

− 21 - Capo Boi 

− 22 - Portu Sa Ruxi 

− 23 - Solanas 

− 24 - Genn'e Mari (Torre delle Stelle) 

− 25 - Cann'e Sisa (Torre delle Stelle) 

− 26 - Geremeas 

− 27 - Mari Pintau 

− 28 - Cala Regina 

− 29 - Terra Mala 

− 30 - Capitana 

− 31 - Sant'Andrea, Flumini di Quartu 


− 

32 - Poetto, Quartu (parziale) 


Comuni interessati: Maracalagonis, Quartu Sant’Elena, Quartucciu, Sinnai, 

Villasimius. 


− 





− 




− 

− 

Regione Autonoma della Sardegna 

Amministrazioni Comunali 




Il contesto idrogeologico assume fondamentale importanza in riferimento a corpi 

idrici sotterranei, soprattutto a partire dai primi anni ’70, quando l’espansione agricola 

e l’incremento della popolazione residente e turistica lungo la costa, hanno contribuito 

ad un sovrasfruttamento delle falde superficiali e profonde con un conseguente 

peggioramento in termini di quantità e qualità della risorsa idrica sotterranea a causa 

dei diffusi fenomeni di intrusione marina. 

La fascia litorale, oltre ai già citati fenomeni di urbanizzazione che talvolta hanno 

ridotto drasticamente gli esigui sistemi di spiaggia esistenti, presenta particolari segni di 

degrado qualitativo delle acque e delle principali dinamiche morfoevolutive marinolitorali, 

che si evidenziano rispettivamente con processi di eutrofizzazione e con locali 

fenomeni di erosione costiera, come quelli indotti generalmente dalla presenza di 

manufatti portuali ad uso turistico. 

La peculiarità del sistema marino-litorale è data dalla stretta interconnessione con le 

dinamiche evolutive dell’entroterra, in particolare con i processi di dilavamento sui 

versanti e i deflussi torrentizi degli impluvi principali che solcano il territorio e 

arrivano a sfociare nella piana antistante in occasione delle piene, determinando uno 

sversamento della frazione solida trasportata nelle acque marine antistanti. 

La fascia litorale presenta particolari segni di alterazione degli elementi morfocostitutivi 

del sistema, a causa della già citata pressione turistico-insediativa, messa in 

evidenza dalla riduzione delle spiagge esistenti soprattutto attraverso l’estinzione 

progressiva dei corpi dunari. I sistemi di spiaggia risultano generalmente caratterizzati 

da una scarsa estensione verso l’entroterra che viene tuttavia controbilanciata 

dall’elevato sviluppo longitudinale dei cordoni sabbiosi. Tali ambiti sono soggetti ad 

una intensa pressione turistica che si esplica sia ciclicamente con un alto carico umano 

nelle stagioni estive sia in modo permanente con la pressione degli insediamenti a 

ridosso degli arenili fino all’occupazione della stesso retrospiaggia, comportando 

all’estremo l’estinzione dei corpi dunari con conseguenti alterazioni morfodinamiche 

di tutto il sistema di sabbioso. 







L’eventuale riconoscimento di una articolazione in sub-ambiti, consente di declinare 


specificità dell’ambite e con la capacità di carico delle risorse locali. 

I progetti di sviluppo turistico costiero si dovrebbe basare sulle specificità e peculiarità 

degli ambiti costieri, in riferimento ai tre settori precedentemente individuati: 

− 

− 

− 

il settore esteso dal Margine Rosso fino a Marina delle Nereidi; 

il settore compreso fra Marina delle Nereidi e Capo Boi; 

la singolarità insediativa e turistica di Villasimius; 

Gli elementi di attenzione in particolare devono riguardare: 

− 

− 

− 

− 

il sistema territoriale entro cui si esplicano ed evolvono le forme ed i processi 

geomorfologici e sedimentari di un determinato settore costiero direttamente 

relazionati con la genesi e l’evoluzione; 

la naturale tendenza del sistema costiero a manifestare situazioni di criticità 

morfologica e sedimentaria e di rischio costiero in relazione ai fenomeni di 

dispersione sedimentaria ed erosione dei litorali sabbiosi; 

il carattere qualitativo delle spiagge in funzione della coerenza geomorfologica 

e vegetazionale in rapporto alle caratteristiche meteo-climatiche; 

il grado di urbanizzazione esistente e le capacità attrattiva del litorale. 

La localizzazione dei servizi ed il dimensionamento dei servizi turistico-ricreativi a 

supporto della balneazione dovrebbero fare riferimento alla individuazione delle aree 

realmente fruibili, funzionale al calcolo della superficie assentibile a concessione. 

Infine, il perseguimento del processo di integrazione in termini gestionali e progettuali 

dell’ambito costiero si fonda sulla definizione di obiettivi specifici auspicati per 

l’organizzazione dei servizi turistico-ricreativi, coerentemente con lo scenario 

strategico progettuale di fondo. 










All’interno dell’Ambito del Golfo orientale di Cagliari le seguenti Unità marino litorali 



della balneazione: 

− 

− 

− 

− 

18 - Genn'e Mari (Comuni di Maracalagonis e Sinnai) 

19 - Torre delle Stelle (Comuni di Maracalagonis e Sinnai) 

20 - Cann'e Sisa (Comuni di Maracalagonis e Sinnai) 

21 - Geremeas (Comuni di Quartu Sant’Elena e Maracalagonis) 


− 

25 - Poetto (Comuni di Cagliari e Quartu Sant’Elena) 

NOME CAMPO: GOLFO DI CAGLIARI 


L’ambito è caratterizzato da un complesso sistema paesistico territoriale unitario in cui 

si riconoscono almeno tre grandi componenti tra loro strettamente interconnesse: il 

sistema costiero dello Stagno di Cagliari-laguna di Santa Gilla, la dorsale geologicostrutturale 

dei colli della città di Cagliari e il compendio umido dello stagno di 

Molentargius, delle saline e del cordone sabbioso del Poetto. Le grandi dominanti 

costitutive rappresentano la matrice funzionale e strutturale sulla quale si sono 

sviluppate le stratificazioni paesaggistiche. 

All’interno del settore costiero dell’ambito si riconoscono due distinti sub-ambiti 

costieri che si sviluppano da La Maddalena spiaggia al promontorio di Capo Sant’Elia, 

e da quest’ultimo al Margine Rosso. 





− 

− 

− 

25 – Poetto 

26 - Sant'Elia 

27 - La Plaia 

I sistemi di spiaggia compresi interamente o parzialmente all’interno dell’ambito sono: 

− 

− 

32 - Poetto, Quartu 

33 - La Plaia, Giorgino, La Maddalena 


Comuni interessati: Assemini, Cagliari, Capoterra, Elmas, Monserrato, Quartu 

Sant’Elena, Quartucciu, Selargius, Sestu, Settimo San Pietro, Sinnai, Soleminis, Uta. 














Le principali criticità derivanti dall’interazione tra attività e risorse presenti nel sistema 

ambientale di questo ambito sono riconducibili: 


− 

− 

− 

− 

− 

− 

− 

− 

all’alterazione delle dinamiche di relazione longitudinali e degli equilibri 

sedimentari del sistema di spiaggia; 

all’alterazione del regime idraulico e degli equilibri ecologici del sistema umido; 

alla contaminazione delle componenti del sistema umido e di spiaggia; 

alla compromissione degli equilibri idrogeologici sotterranei, anche con l’eventuale 

incentivazione di fenomeni di ingressione salina nelle falde costiere; 

alla compromissione di funzioni portanti del sistema ecologico, in particola dei 

sistemi umidi costieri, a causa della eccessiva pressione insediativa. 

alla presenza del sistema urbano di Cagliari caratterizzato da un tessuto edificato 

densamente popolato; 

alla presenza di un ampio e complesso sistema portuale commerciale e industriale; 

alla presenza di aree gravate da vincoli e usi militari. 




di riferimento territoriale unitario entro cui definire gli scenari di sviluppo turistico e 

declinare le strategie utili per perseguire gli obiettivi generali di sviluppo sostenibile. 

Gli scenari di sviluppo turistico dell’Ambito Golfo di Cagliari dovranno considerare il 

sistema delle risorse ambientali, storico culturali, insediative presenti e la complessità 

delle interazioni paesaggistiche tra i sistemi marino-costieri, le grandi zone umide, i 

colli e la stratificazione storica dell’insediamento, dai presidi antichi alla conurbazione 

contemporanea. 

Tenuto conto dell’elevata densità del tessuto urbano, il mantenimento nel tempo delle 

risorse ambientali in questo complesso sistema dinamico dipende principalmente dalla 

definizione e regolamentazione delle interazioni tra le attività umane e il sistema 

naturale. L’obiettivo di una integrazione equilibrata delle attività nel funzionamento 

globale del sistema territoriale si basa sulla valutazione degli interventi mediante un 

analisi che tenga conto il più possibile degli indicatori morfodinamici e ambientali che 

valutino gli effetti delle diverse strategie possibili. In particolare tale integrazione non 

può prescindere dalla considerazione dei seguenti processi e finalità: 

− 

− 

− 

assetto idrogeologico del territorio in riferimento ad un corretto uso del suolo e la 

sua reale potenzialità, alla qualità dei corpi idrici, ai processi delle acque incanalate 

(contenimento del rischio di piene occasionali connesse ad eventi meteorologici 

estremi), idrodinamica delle falde acquifere (rischio di salinizzazione delle falde), 

adeguata integrazione nel ciclo idrologico delle zone umide anche con le acque 

reflue o depurate; 

conservazione dell’elevato numero di nicchie ecologiche e delle diversità biotiche, 

in quanto permettono una maggiore elasticità del sistema nell’evoluzione 

complessiva; 

sostentamento dei naturali processi marino-litorali in modo che non venga 

ostacolato o alterato, neanche minimamente, il ripascimento naturale del cordone 

litorale, l’assetto morfologico dell’avanspiaggia, della retrospiaggia e della spiaggia 

sommersa, assecondando anche le naturali dinamiche stagionali dell’intero 

sistema. 











All’interno dell’Ambito del Golfo di Cagliari le seguenti Unità marino litorali 




− 

− 

25 – Poetto (Comuni di Quartu Sant’Elena e Cagliari) 

27 - La Plaia (Comuni di Capoterra e Cagliari) 

NOME CAMPO: NORA 


L’Ambito è definito dal sistema delle piane costiere di Pula e Capoterra che si 

raccordano verso l’entroterra alla fascia pedemontana detritico-alluvionale, legata 

morfologicamente e geneticamente alla evoluzione dei corridoi fluviali che solcano i 

rilievi orientali del Massiccio del Sulcis. Il settore costiero si estende dai rilievi di 

Monte Sa Guardia alle foci del Rio Santa Lucia e comprende i rilievi di Monte 

Arrubiu, Punta Marturedda e Monte Mereu culminanti nel promontorio di Punta 

Zavorra, che separa fisicamente l’ambito litoraneo in due sub-ambiti: a sud quello di 

Porto Columbu e Pula; a nord quello di Capoterra e Sarroch. 

L’insediamento si struttura in riferimento al corridoio infrastrutturale della strada 

statale sulcitana (SS 195), che organizza da sud a nord i centri di Pula, Villa San Pietro, 

Sarroch e le espansioni residenziali costiere di Capoterra. 





− 

− 

− 

− 

27 - La Plaia (parziale) 

28 - Zavorra San Macario 

29 - Nora 

30 - Santa Margherita 

Sistemi di spiaggia compresi interamente o parzialmente all’interno dell’ambito: 

− 

− 

− 

− 

− 

− 

− 

− 

33 - La Plaia, Giorgino, La Maddalena (parziale) 

34 - Perd'e Sali 

35 - San Macario-Su Stangioni, Foxi-Punta Niedda 

36 - Santa Vittoria 

37 - Sant' Efisio, Su Guventeddu 

38 - Porto d'Agumu 

39 - Santa Margherita, Foxi 'e Sali, Campumatta 

40 - Forte Village, Cala Verde, Is Morus 



Comuni interessati: Capoterra, Domus de Maria, Pula, Sarroch, Villa San Pietro; i 

comuni di Assemini e Uta, compresi all’interno dell’Ambito di paesaggio, sono tuttavia 

interessati in modo marginale. 














Una delle principali problematiche del territorio è rappresentata dal periodico 

manifestarsi di fenomeni di dissesto idrogeologico che spesso hanno coinvolto i centri 

abitati e le strutture viarie. La vicinanza ed il netto stacco morfologico tra piana e 

settore montano costituiscono un fattore di predisposizione morfologica al 

manifestarsi di eventi alluvionali nel settore pedemontano e in quello di pianura. 

Questa caratteristica morfologica, così come avviene in gran parte delle piane costiere 

e delle fasce pedemontane della Sardegna, determina una rapida riduzione dell’energia 

nel corso d’acqua che si traduce in fenomeni deposizionali, di erosione laterale degli 

alvei fluviali e, in eventi eccezionali, di esondazione. 

Tali fenomeni sono inoltre connessi con l’assetto idrogeologico e forestale dei bacini 

idrografici dei corsi d’acqua, cui è legato il controllo dei rapporti tra acque di 

ruscellamento e d’infiltrazione e delle modalità di deflusso lungo le aste fluviali. In 

particolare l’ostruzione del deflusso e la presenza di strutture nelle potenziali aree di 

esondazione è all’origine dei rilevanti fenomeni alluvionali che recentemente si sono 

verificati. Questi fenomeni sono spesso causati dall’insufficiente dimensionamento dei 

canali e dei manufatti di attraversamento stradale e dall’incremento delle aree 

impermeabili nelle superfici drenanti, dovute in particolare alla presenza dell’elevata 

densità di nuclei insediativi residenziali e turistici nella fascia pedemontana e nella 

piana costiera. Durante eventi di piena i canali artificiali ed i corsi d’acqua minori non 

sempre riescono a smaltire la portata affluita, provocando allagamenti degli 

insediamenti, dove spesso i canali drenanti sono stati intubati. 

In definitiva il territorio in esame è soggetto ad un forte sfruttamento delle risorse 

naturali conseguenti le due più importanti attività economiche che in esso si esplicano: 

quella agricola e quella turistica. L’attività agricola interessa gran parte della piana 

costiera e della fascia pedemontana. Il fabbisogno idrico è garantito dalla presenza di 

una ricca falda sotterranea il cui eccessivo emungimento operato sia per scopi agricoli, 

sia per scopi turistici, ha determinato problemi di salinizzazione delle falde. Tale 

fenomeno può essere senz’altro un incremento in previsione dell’entrata in funzione di 

nuovi serbatoi idrici artificiali (quale lo sbarramento sul Rio Monte Nieddu). 

Tra i processi che regolano le dinamiche del settore costiero grande rilevanza riveste il 

progressivo arretramento della linea di costa evidenziato dall’erosione nei litorali 

sabbiosi e dal rapido scalzamento dei tratti costieri a sviluppo roccioso. 



Gli elementi di attenzione in particolare devono riguardare: 

− 

− 

− 

− 

− 

il sistema territoriale entro cui si esplicano ed evolvono le forme ed i processi 

geomorfologici e sedimentari dei sistemi fluviali afferenti il settore costiero con 

cui sono direttamente relazionati in termini evolutivi; 

la naturale tendenza del sistema costiero a manifestare situazioni di criticità 

morfologica e sedimentaria e di rischio in relazione ai fenomeni di dispersione 

sedimentaria ed erosione dei litorali; 

il carattere qualitativo delle spiagge in funzione della coerenza geomorfologica e 

vegetazionale in rapporto alle caratteristiche meteo-climatiche; 

i caratteri di suscettività dei suoli in relazione ai differenti usi, con particolare 

attenzione alle potenzialità agricole della piana costiera e della fascia 

pedemonatana, incentivando anche iniziative di integrazione tra attività produttive 

agricole e turistiche; 

il grado di urbanizzazione esistente e le capacità attrattiva del litorale. 



realmente fruibili, funzionale al calcolo della superficie assentibile a concessione. 

Infine, il perseguimento del processo di integrazione in termini gestionali e progettuali 

dell’ambito costiero si fonda sulla definizione di obiettivi specifici auspicati per 

l’organizzazione dei servizi turistico-ricreativi, coerentemente con lo scenario 

strategico progettuale di fondo. 





L’eventuale riconoscimento di una sotto-articolazione territoriale, consente di 

declinare operativamente le azioni concrete di attuazione delle strategie, 

coerentemente con le specificità dell’ambito e con la capacità di carico delle risorse 

locali. 










All’interno dell’Ambito di Nora le seguenti Unità marino litorali costituiscono ambiti 

per la pianificazione coordinata fra più comuni per quanto attiene gli aspetti relativi 

alla pianificazione e gestione dei servizi turistico-ricreativi a supporto della 

balneazione: 

− 

− 

27 - La Plaia (Comuni di Cagliari, Capoterra e Sarroch) 

28 - Zavorra San Macario (Comuni di Pula e Sarroch) 

NOME CAMPO: CHIA 



L’Ambito comprende l’arco costiero esteso da Porto de su Scovargiu al promontorio 

di Cala Cipolla e presenta un articolato sistema sabbioso, caratterizzato da cordoni 

litoranei ed estesi campi dunari, la cui continuità risulta interrotta dai promontori 

rocciosi e dalle depressioni stagnali della piana alluvionale-costiera di Su Pranu 

Spartivento e di Chia e dei rispettivi sistemi idrografici. L’ambito comprende le 

propaggini meridionali del sistema orografico montano del Sulcis (Monte Orbai e 

Punta Sebera) e i sistemi idrografici del Riu Mannu - Rio di Chia, del Riu Baccu 

Mannu e del Riu Gola Spartivento, principali bacini di alimentazione dei sistemi umidi 

costieri della piana di Chia. 





− 

− 

− 

31 - Sa Guardia 

32 – Chia 

33 - Capo Spartivento 


− 

− 

− 

41 - Torre di Chia 

42 - Chia 

43 - Su Giudeu, Campana 


Comuni interessati: Domus de Maria. 














− 

− 

− 

− 

Potenziale e progressivo incremento della pressione insediativa nella piana 

costiera, a ridosso delle zone umide e dei sistemi sabbiosi litoranei; 

Consumo della risorsa suolo, causata dalle nuove edificazioni nel settore collinare 

in prossimità di aree di elevata valenza naturalistico-ambientale; 

Gli insediamenti che insistono nel territorio comunale utilizzano le risorse idriche 

sotterranee determinando durante il periodo estivo un utilizzo della falda che, in 

assenza di alimentazione superficiale, è soggetta ad un forte decremento della 

piezometrica che può indurre infiltrazioni di acqua salata e salmastra dal settore 

costiero verso l'interno e determinare un irreversibile processo di salinizzazione 

delle falde sotterranee; 

Assenza di raccolta differenziata dei rifiuti solidi urbani in mabito costiero; 


− 

− 

− 

− 

− 

− 

I corsi d’acqua (Rio Baccu Mannu, Rio di Chia, ecc), soggeti a fenomeni di 

esondazione e alluvione, in occasione di piogge particolarmente intense, che 

interessano le infstrutture stradali e gli insediementi residenziali e turistici; 

Carenza della risorsa idrica durante il periodo estivo. 

Maggiore stagionalità del flusso turistico rispetto ai comuni dell’area vasta che 

limita l’attività turistica prevalentemente ai mesi di luglio e agosto: questo porta ad 

un sottoutilizzo delle strutture ricettive e delle attività economiche ad esse 

connesse che non riescono spesso a sostenere in modo efficiente i costi di 

apertura; 

fruizione sportiva (wind surf, surf da onda e kite surf) estesa agli altri mesi 

dell’anno non supportata da servizi specifici tali da permettere uno sviluppo 

strutturato di questa modalità alternativa di fruizione; 

insufficiente integrazione tra attività turistiche, servizi connessi (trasporti, 

commercio, ristorazione, ecc) e le produzioni tipiche locali (agricole e 

zootecniche, agroalimentari e artigianali), la cultura, la storia e le tradizioni; 

frequentazione non regolamentata da parte di campeggiatori ed escursionisti 

giornalieri. 









locali. 

Le principali esigenze di questo ambito riguardano: 

− 

− 

− 

Realizzazione di un sistema integrato tra attività turistiche e attività produttive 

tipiche locali; 

destagionalizzazione dei flussi turistici. Il raggiungimento di tale obiettivo 

favorirebbe lo sviluppo delle attività legate alle produzioni tipiche locali: un 

aumento della domanda stimola lr realtà produttive ad aumentare e a qualificare la 

loro offerta incrementando il loro reddito (ripercussioni sull’intero sistema 

produttivo territoriale); 

diversificazione delle proposte e la necessaria creazione di differenti forme di 

turismo (turismo culturale, naturalistico, sportivo, del benessere), non legate 

necessariamente all’attività balneare ma che possono essere praticate in tutti i 

periodi dell’anno, allo scopo di distribuire i flussi turistici nel tempo e nello spazio 

puntando su segmenti di domanda differenziati: attualmente processi in atto a 

Pula e a Cagliari proprio per attenuare il fenomeno della stagionalità puntando sul 

turismo congressuale e d’affari. 



realmente fruibili, funzionale al calcolo della superficie assentibile a concessione, 

attraverso: 

− 

l’individuazione e il censimento delle strutture di supporto al turismo, sia esistenti 

che previste dagli atti di programmazione locale; 


− 

− 

− 

− 

− 

la determinazione del carico dei fruitori per i singoli tratti del litorale, distinguendo 

le diverse tipologie di utenza; 

la classificazione del litorale in funzione delle loro caratteristiche fisiche, 

morfologiche, ambientali e paesaggistiche; 

la determinazione dei servizi necessari per i vari tratti di costa in relazione alle 

attività turistiche previste ed a quelle presenti nel contesto circostante; 

l’individuazione, per i tratti di costa già urbanizzati, delle opere infrastrutturali 

necessarie per il completamento delle urbanizzazioni esistenti; 

l’individuazione delle aree da affidare in concessione e delle tipologie di attività 

consentite. 










All’interno dell’Ambito di Chia le seguenti Unità marino litorali costituiscono ambiti 

per la pianificazione coordinata fra più comuni per quanto attiene gli aspetti relativi 

alla pianificazione e gestione dei servizi turistico-ricreativi a supporto della 

balneazione: 

− 

33 - Capo Spartivento (Comuni di Domus de Maria e Teulada) 

NOME CAMPO: GOLFO DI TEULADA 


L’ambito individua un sistema ambientale indipendente dal punto di vista 

morfodinamico, esteso da Capo Spartivento fino alla Punta di Cala Piombo che 

comprende l’arco costiero chiuso tra il Promontorio di Capo Teulada a ovest e quello 

di Capo Malfatano a est. La costa ha uno sviluppo prevalentemente roccioso 

caratterizzato da profonde insenature (rias) e piccoli archi di spiaggia ubicati nel fondo 

di baie poco pronunciate. L’ambito comprende l’isola amministrativa del comune di 

Domus de Maria in località di Piscinnì e presenta ampi settori interessati da vincoli e 

usi militari. 





− 

− 

− 

− 

− 

− 

− 

33 - Capo Spartivento 

34 - Tuerredda 

35 - Malfatano 

36 - Capo Malfatano 

37 - Piscinni 

38 - Campionna 

39 - Porto Teulada 


− 40 - Porto Tramatzu 

− 41 - Porto Pirastu 

− 42 - Porto Scudo 

− 43 - Porto Zafferano 

− 44 - Capo Teulada 

− 45 - Cala Piombo 


− 44 - Tuarredda 

− 45 - Porto di Piscinnì 

− 46 - Punta Niedda, Porto Tramatzu 

− 47 - Porto Pirastu 

− 48 - Porto Scudo 

− 49 - Porto Zafferano 


Comuni interessati: Domus de Maria e Teulada 


− 





− 









Le dinamiche portanti dell’area sono riconducibili essenzialmente a due tipi: dinamiche 

costiere e continentali. 

Le dinamiche costiere in cui è l’azione marina, diretta e indiretta, che guida 

l’evoluzione dei lineamenti costieri, essa è influenzata dalla corrente di deriva litorale 

che scorre parallelamente alla linea di costa e dalle mareggiate provenienti dai 

quadranti meridionali che possono avere valori energetici particolarmente elevati. Tutti 

i sistemi di spiaggia rintracciabili all’interno del Golfo di Teulada devono la loro 

origine a particolari situazioni geomorfologiche costiere ed alle locali dinamiche 

riscontrabili nel settore sommerso. Ne derivano sistemi estremamente complessi e 

sensibili i cui equilibri sedimentari possono essere facilmente alterati dall’introduzione 

di interventi attuati sia nei settori sommersi, sia in quelli emersi. 

Nelle dinamiche continentali, predominano i processi geomorfologici sui versanti 

legati allo scorrere delle acque meteoriche ed alla gravità, e i processi pedogenetici, 

spesso ostacolati dall’attivazione dei primi. L’evoluzione geomorfologica e pedologica 

del settore continentale e gli eventi meteorici che in esso si manifestano hanno una 

stretta relazione con quanto avviene nel settore costiero, specie in quella fascia in cui si 


esplicano gli scambi di materia ed energia tra mare e continente. Tali relazioni 

consistono principalmente nei continui apporti idrici e detritici verso la costa ad opera 

dei corsi d’acqua. 









locali. 










All’interno dell’Ambito del Golfo di Teulada le seguenti Unità marino litorali 




− 

− 

− 

− 

33 - Capo Spartivento(Comuni di Domus de Maria e Teulada) 

36 - Capo Malfatano(Comuni di Domus de Maria e Teulada) 

37 - Piscinni (Comuni di Domus de Maria e Teulada) 

47 - Porto Pino (Comuni di Teulada e Sant’Anna Arresi, comune appartenente 

alla Provincia di Carbonia-Iglesias) 

NOME CAMPO: ANFITEATRO DEL SULCIS (ambito di interesse 

interprovinciale) 


L’ambito costituisce la porzione meridionale del Golfo di Palmas, compreso tra la 

costa sarda sud occidentale e il fianco orientale dell'isola di Sant'Antioco, ed interessa 

l’estremità occidentale del settore costiero del comune di Teulada compreso 

nell’Ambito di paesaggio del PPR denominato Anfiteatro del Suclis. 

L’Ambito di paesaggio interessa un settore costiero inter-provinciale (province di 

Cagliari e Carbonia-Iglesias), definito dalla specificità ambientale del sistema delle 

piane agricole e dal sistema di aree umide litoranee prospicienti la fascia costiera che 

culminano nella spiaggia di Porto Piano e nel promontorio di Punta di Cala Piombo, 

estrema porzione meridionale dell’Ambito che ricade in parte nel comune di Teulada 

(unico comune dell’Ambito appartenente alla Provincia di Cagliari). 





della porzione dell’ambito della Provincia di Cagliari ricadono, interamente o 

parzialmente, le seguenti unità marino litorali: 

− 

− 

46 - Guardia Desogus 

47 - Porto Pino 

I sistemi di spiaggia dell’ambito compresi parzialmente all’interno dell’ambito 

provinciale sono: 

− 

50 - Porto Pino 

Comuni interessati: Teulada (comuni appartenenti alla Provincia dei Carbonia- 

Iglesias: Carbonia, Giba, Masainas, Piscinas, Sant’Anna Arresi, Sant’Antioco, San 

Giovanni Suergiu, Santadi, Tratalias, Villaperuccio) 















Il sistema complessivo di Porto Pino racchiude diversificati ambiti fisiografici 

intimamente legati dal punto di vista genetico ed evolutivo. Esso comprende un 

articolato ambito costiero, esteso dal promontorio di P.to Pino fino a P.ta di Cala 

Piombo, caratterizzato da un’ampia falcata sabbiosa e da tratti di costa 

prevalentemente rocciosi. Il sistema comprende, inoltre, l’importante complesso 

stagnale di P.to Pino e il bacino idrografico afferente alle zone umide. 

Le problematiche significative nel sistema ambientale di Porto Pino riguardano 

principalmente la dinamica litorale ed il bilancio sedimentario della spiaggia, la 

dinamica e stabilità dei corpi dunari, il processo di interrimento delle aree stagnali, 

l’alterazione dell’habitat costiero. 

Mentre per il sistema spiaggia è possibile affermare che il funzionamento complessivo 

è in discrete condizioni di equilibrio, i corpi dunari, in particolare le dune 

semistabilizzate e stabilizzate, mostrano evidenti segni di degrado del manto vegetale, 

con conseguente mobilitazione della sabbia ad opera del vento, nonostante la modesta 

fruizione turisticobalneare. 

L’Ambito, di interesse interprovinciale, presenta aree gravate da vincoli e usi militari 

che condizionano la fruibilità del sistema delle risorse marino litorali e lo stato di 

conservazione delle stesse. Nei settori più internim, dove sono solite compiersi le 

esercitazioni militari con mezzi motorizzati, il degrado dei corpi dunari è infatti 

particolarmente evidente ed ha determinato l’apertura di ampie piste entro la 

vegetazione naturale. Tuttavia, anche nei settori maggiormente interessati dal flusso 

turistico è possibile evidenziare solchi di erosione imputabili al continuo passaggio 

pedonale entro i corpi sabbiosi. 


L’organizzazione insediativa presenta alcuni caratteri di specificità comuni al più 

ampio contesto territoriale del Sulcis, riconducibili principalmente al sistema 

insediativo diffuso tradizionale dei Medaus, in particolare nell’ambito della piana 

costiera, ed ai processi insediativi di organizzazione dei centri abitati lungo le direttrici 

infrastrutturali viarie. L’insediamento risulta inoltre caratterizzato per l’assenza di 

insediamenti turistici ricettivi, ad eccezione dei nuclei di Porto Pino/Porto Pineddu e 

dei processi di densificazione turistico-residenziale localizzati in riferimento ai Medaus 

del comune di Sant’Anna Arresi (Provincia di Carbonia-Iglesias). 















Il riconoscimento di sotto-articolazioni territoriali, consente di declinare 


specificità dell’ambito e con la capacità di carico delle risorse locali, con specifica 

attenzione al sistema di aree umide litoranee prospicienti la fascia costiera che 

culminano nella spiaggia di Porto Piano e nel promontorio di Punta di Cala Piombo. 

All’interno dell’Ambito dell’Anfiteatro del Sulcis le seguenti Unità marino litorali 




− 

47 - Porto Pino (Comuni di Teulada e Sant’Anna Arresi, comune appartenente 

alla Provincia di Carbonia-Iglesias) 

ART. 41 CAMPI DELLA PIANIFICAZIONE DEGLI INSEDIAMENTI 

INDUSTRIALI E ARTIGIANALI 

L.R. 45/89, 




NOME CAMPO: SISTEMA TERRITORIALE DEL SARRABUS 


L’ambito comprende un vasto territorio che si sviluppa lungo la fascia costiera 

orientale della Provincia di Cagliari, dal Salto di Quirra al Capo di Carbonara. 

Afferiscono all’ambito i comuni di Villaputzu, San Vito, Muravera, Castiadas e 

Villasimius. I processi insediativi si conformano secondo i principali sistemi territoriali 

in cui l’ambito si articola: 

− 

− 

il sistema delle piane costiere; 

l’arco costiero e i sistemi litoranei; 


− 

il sistema dei rilievi costieri e le propaggini orientali dei sistemi montani 

dell’entroterra. 

All’interno del sistema territoriale del Sarrabus si riconoscono tre distinti sistemi 

insediativi che caratterizzano l’organizzazione produttiva dell’ambito: il sistema 

insediativo di Muravera, San Vito e Villaputzu e le singolarità di Castiadas e 

Villasimius. 

Comuni interessati: Castiadas, Muravera, San Vito, Villaputzu e Villasimius. 


− 

− 

− 

Sistema insediativo di Muravera, San Vito e Villaputzu. 

Singolarità insediativa dell’abitato diffuso di Castiadas 

Singolarità insediativa di Villasimius 


In riferimento alla localizzazione di nuovi insediamenti industriali e artigianali la LR 

45/89 (art. 16) definisce la pianificazione provinciale: “La Provincia, con il piano 

urbanistico provinciale, redatto anche per settori di intervento, nel rispetto della 

pianificazione regionale, individua specifiche normative di coordinamento con 

riferimento ad ambiti territoriali omogenei: (…) c) per l'individuazione e 

regolamentazione dell'uso delle zone destinate ad attività produttive industriali, 

artigianali e commerciali di interesse sovracomunale; d) per le attività ed i servizi che 

per norma regionale necessitano di coordinamento sovracomunale. 

Il Piano Paesaggistico Regionale (art. 106 comma 1 p.to 10), coerentemente con la LR 

45/89 e ss.mm. e ii. prevede appunto che sia il Piano Urbanistico Provinciale ad 

individuare gli ambiti per la pianificazione di tali nuovi insediamenti industriali e 

artigianali. 

Altri enti interessati 

Campi correlati 

Campo della pianificazione degli insediamenti turistico ricettivi. 


Risultano particolarmente sensibili le problematiche connesse alla previsione di aree 

per insediamenti produttivi in ambiti territoriali costieri caratterizzati dalla sensibilità 

delle aree naturali e, contemporaneamente, interessati da maggiori carichi di fruizione 

turistica, in ordine alla compatibilità ambientale delle attività produttive da localizzare 

e ai potenziali impatti degli insediamenti produttivi sul paesaggio costiero laddove 

questo assume anche una specifica valenza di risorsa per lo sviluppo economico cel 

territorio. 


La Normativa di Attuazione del Piano Paseaggistico Regionale affida al Piano 

Urbanistico Provinciale il compito di individuare gli ambiti per la pianificazione di 

nuovi insediamenti industriali e artigianali (art. 106, punto 10 delle NTA del PPR). 

Il PUP in adeguamento al PPR per il primo ambito omogeneo, l’ambito costiero, 

individua Sistema territoriale del Sarrabus quale ambito entro cui promuovere una 

strategia di organizzazione delle infrastrutture produttive e definire il 

dimensionamento, la localizzazione, l’organizzazione e la gestione dei nuovi 


insediamenti industriali e artigianali in forma coordinata fra più comuni, con il 

supporto della Amministrazione provinciale ed in coereneza con gli indirizzi del PPR., 

riconoscendone tuttavia la sua articolazione territoriale. 

Il modello di cooperazione del PUP/PTC individua una prima ipotesi di procedura 

utile per affrontare in modo cooperativo, la pianificazione, la programmazione e la 

progettazione territoriale utilizzando i materiali del PUP, del PPR e dei PUC vigenti o 

in fase di elaborazione. 

Nome Campo: CAMPO URBANO DI CAGLIARI 


Si tratta di un ambito caratterizzato da una forte consistenza della residenzialità, da 

una densità edilizia spesso elevata e dall’elevata complessità funzionale e relazionale 

del campo urbano, dalla presenza di infrastrutture portuali commerciali e industriali e 

di servizi rari e superiori di rango regionale, dal rapporto tra processi di 

infrastrutturazione di interesse metropolitano e regionale e processi ambientali 

sensibili (area umida del Molentargius, sistema lagunare di Santa Gilla, ecc.). 

Il sistema della viabilità presente nell’ambito territoriale è uno dei nodi fondamentali 

della rete viari regionale ed è costituito da un sistema stradale che ha nel capoluogo il 

principale riferimento. 

All’interno del campo urbano si riconoscono due principali sistemi che caratterizzano 

l’infrastrutturazione produttiva: 

- il sistema insediativo orientale dell’area vasta cagliaritana organizzato in 

riferimento alla SS 554; 

- le direttrici di infrastrutturazione produttiva e commerciale lungo i corridoi della 

SS 131 e della SS 130. 

In riferimento alla complessità del sistema insediativo, infrastrutturale e produttivo 

della conurbazione cagliaritana il PUP ha individuato tale ambito per la pianificazione 

coordinata degli insediamenti industriali e artigianali, secondo una configurazione 

spaziale più ampia di quanto ricompreso all’interno del primo ambito omogeneo del 

PPR , l’area costiera. 

Comuni interessati: Assemini, Cagliari, Decimomannu, Elmas, Maracalagonis, 

Monserrato, Quartu Sant’Elena, Quartucciu, San Sperate, Selargius, Sestu, Settimo San 

Pietro, Sinnai. 


− 

− 

Sistema insediativo orientale dell’area vasta cagliaritana: Quartu San’Elena, 

Quartucciu, Monserrato, Selargius, Settimo San Pietro, Sinnai, Maracalagonis. 

Sistema produttivo organizzato in riferimento alla SS 554 ed alla direttrice 

Selargius-Settimo San Pietro 

Direttrici di infrastrutturazione produttiva e commerciale lungo i corridoi della SS 

131 e della SS 130: Cagliari, Sestu, San Sperate, Monastir, Elmas, Assemini, 

Decimomannu 














artigianali. 


Eventuali organismi consortili costituiti tra i Comuni per lo sviluppo di insediamenti 

produttivi intercomunali 


Campi della mobilità e dei trasporti, campi dell’economia, campi dei servizi 


Gli insediamenti produttivi industriali e, soprattutto, artigianali presenti in Provincia si 

sviluppano in riferimento alle principali infrastrutture stradali, con una forte 

concentrazione in prossimità dell’area urbana cagliaritana. 

Il carattere prevalente di questi insediamenti periurbani è la prossimità all’infrastruttura 

stradale e la tendenza ad uno sviluppo longitudinale a “nastro” in continutà tra i 

comuni confinanti. Tali morfologie insediative si ritrovano in corrispondenza della SS 

130, tra Cagliari e Decimomannu; della SS 131 tra Cagliari e Monastir; della SS 554 

quasi senza soluzione di continuità in tutto il suo sviluppo da Quartu Sant’Elena a 


Le modalità di formazione di questi insediamenti sono l’oggetto delle indicazioni della 

nuova pianificazione paesaggistica regionale in materia di coordinamento 

intercomunale, a partire dalle evidenti criticità che si rilevano in merito alla qualità 

dello spazio costruito e del paesaggio urbano, al funzionamento e all’uso delle reti 

infrastrutturali e, in modo particolare, rispetto al consumo di territorio e di suolo. 

Si tratta infatti di grandi agglomerati di stabilimenti produttivi, spesso frammisti a 

insediamenti commerciali e di servizi, che riflettono negli esiti fisici le loro modalità di 

formazione, avvenuta più per sommatoria di singoli interventi e lottizzazioni, che 

sotto la regola di un disegno complessivo. 






individua il campo urbano di Cagliari quale ambito entro cui promuovere una strategia 

di organizzazione delle infrastrutture produttive e definire il dimensionamento, la 

localizzazione, l’organizzazione e la gestione dei nuovi insediamenti industriali e 

artigianali in forma coordinata fra più comuni, con il supporto della Amministrazione 

provinciale ed in coereneza con gli indirizzi del PPR., riconoscendone tuttavia la sua 

complessa articolazione territoriale. 






NOME CAMPO: AREE DI SVILUPPO INDUSTRIALE 


Il sistema degli insediamenti industriali e artigianali si presenta fortemente polarizzato 

in riferimento all’armatura urbana del territorio. Le principali aree di sviluppo 

industriale sono localizzate intorno all’area urbana cagliaritana e in modo particolare 

nel settore occidentale in prossimità alla grande zona umida di Santa Gilla (aree 

CASIC) e della costa occidentale del Golfo degli angeli (Sarroch), dove hanno sede i 

maggiori stabilimenti dell’industria chimica presenti in Provincia di Cagliari. 

L’organizzazione spaziale delle Aree di Sviluppo Industriale (ASI) è il risultato di un 

grande progetto di coordinamento territoriale tra gli enti partecipanti al consorzio 

CASIC, il piano territoriale di coordinamento dello stesso Consorzio, che ne disciplina 

l’assetto infrastrutturale e urbanistico da decenni, attraverso successive stesure e 

varianti parziali. 

A questo grande dispositivo di organizzazione spaziale delle aree industriali fa 

riferimento la principale infrastruttura di trasporto realizzata in Provincia di Cagliari: il 

cosidetto Porto Canale o porto industriale di Cagliari, originariamente pensato come 

grande porto industriale, oggi sostanzialmente operante come piattaforma logistica di 

transhipment per il trasbordo di container, non funzionalmente legata all’area 

industriale, dalla quale rimane separata anche in termini fisico-infrastrutturali. 

Comuni interessati: Assemini, Cagliari, Capoterra, Sarroch, Uta. 


− 

− 

Area di sviluppo industriale di Macchiareddu: Assemini, Cagliari, Capoterra, 

Uta. 

Area industriale del petrolchimico di Sarroch: Capoterra e Sarroch. 













artigianali. 


Regione autonoma della Sardegna, Autorità Portuale di Cagliari, CASIC 


Campi della mobilità e dei trasporti, campi dell’economia, campi dei servizi 


I forti carichi insediativi industriali generano problemi di tipo ambientale, 

principalmente legati all’inquinamento e alla gestione delle zone umide e della fascia 


costiera, e di accessibilità in seguito alla congestione dei collegamenti, soprattutto 

quelli costieri. 






individua le Aree di sviluppo industriale, e la loro articolazione interna, come ambito 

di pertinenza del Piano Territoriale di Coordinamento del Consorzio CASIC. 



progettazione territoriale utilizzando i materiali del PUP, del PPR , del PTC del 

CASIC e dei PUC vigenti o in fase di elaborazione. 

NOME CAMPO: SISTEMA INSEDIATIVO DELLA COSTA DEL SUD 


L’ambito della Costa del Sud comprende il tratto di fascia costiera esteso da Punta 

Zavorra (Sarroch) a Punta di Cala Piombo (Teulada). Vi afferiscono i comuni di: 

Sarroch, Villa San Pietro, Pula, Domus de Maria, Teulada. 

La morfologia territoriale si struttura sui processi ambientali dominanti dei bacini 

idrografici che drenano i rilievi montani del basso Sulcis in direzione sud-est. La 

geografia del territorio si articola su tre sistemi principali: la piana costiera di Pula; il 

corridoio ambientale del Rio Mannu-Rio Chia e delle piane costiere di; il sistema 

ambientale del massiccio del Sulcis; la singolarità ambientale e insediativa 

rappresentata dal territorio di Teulada. 

Le relazioni territoriali si sviluppano secondo due direzioni principali: parallelamente 

alla costa lungo il corridoio infrastrutturale della SS 195 Sulcitana, che connette i centri 

urbani principali e struttura gerarchicamente la maglia territoriale delle piane costiere 

attraversate; trasversalmente alla costa, verso l’entroterra montano, attraverso i 

corridoi ambientali principali costituiti dalle incisioni vallive dei bacini idrografici che 

drenano il massiccio del Sulcis in direzione sud-est. 

Il sistema delle piane costiere costituisce il corridoio insediativo principale dell’ambito 

in esame. 

Il sistema ambientale del Massiccio del Sulcis si identifica come un ambito territoriale 

con caratteri di dominante naturalistico ambientale, la cui valenza di centralità 

ambientale è stabilita dal sistema di relazioni che i territori e le comunità degli ambiti 

limitrofi vi istituiscono. 

Le propaggini costiere più meridionali del Massiccio del Sulcis interessano il territorio 

comunale di Teulada. 

Comuni interessati: Domus de Maria, Pula, Sarroch, Villa San Pietro, Teulada. 


− 

− 

Sistema insediativo della piana di Pula: Pula, Sarroch, Villa San Pietro. 

Singolarità insediative di Domue de Maria e Teulada. 














artigianali. 


Campo della pianificazione degli insediamenti turistico ricettivi. 


Risultano particolarmente sensibili le problematiche connesse alla previsione di aree 

per insediamenti produttivi in ambiti territoriali costieri caratterizzati dalla sensibilità 

delle aree naturali e, contemporaneamente, interessati da maggiori carichi di fruizione 

turistica, in ordine alla compatibilità ambientale delle attività produttive da localizzare 

e ai potenziali impatti degli insediamenti produttivi sul paesaggio costiero laddove 

questo assume anche una specifica valenza di risorsa per lo sviluppo economico cel 

territorio. 






individua il Sistema insediativo della Costa del sud quale ambito entro cui promuovere 

una strategia di organizzazione delle infrastrutture produttive e definire il 

dimensionamento, la localizzazione, l’organizzazione e la gestione dei nuovi 

insediamenti industriali e artigianali in forma coordinata fra più comuni, con il 

supporto della Amministrazione provinciale ed in coereneza con gli indirizzi del PPR. 






ART. 42 IL CAMPO DELLA RIQUALIFICAZIONE E VALORIZZAZIONE 

DEI PAESAGGI 

L.R. 45/89, art.16 



NOME CAMPO: RIQUALIFICAZIONE E VALORIZZAZIONE DEI PAESAGGI 

(punto 11, art. 106 della normativa del PPR) 

COMPETENZE PROVINCIALI: 

- Legge Regionale n. 9 del 12 giugno 2006. “Conferimento di funzioni e compiti 

agli enti locali” 

- art 106 - punto 11 Nta PPR “precisare gli ambiti paesaggistici di rilievo 

sovracomunale e promuovere la riqualificazione e la valorizzazione dei paesaggi; 

- art 106 - punto 12 Nta PPR “individuare gli eventuali ambiti per la pianificazione 

coordinata tra più Comuni;” 

Comuni interessati 

Tutti i comuni ricadenti negli Ambiti di paesaggio del PPR o nei subambiti provinciali 

che sottoarticolano gli ambiti della pianificazione paesaggistica regionale. 


idrogeologici, Campi della promozione della rete ecologica provinciale, Campi della 

pianificazione degli insediamenti turistico-ricettivi 


RAS Assessorato Enti Locali, Finanza e Urbanistica 

Stato della pianificazione 

Per la predisposizione della variante al Piano Urbanistico Provinciale in aderenza con 

le indicazioni del punto 11 dell’articolo 106 delle norme tecniche di attuazione del 

Piano Paesaggistico Regionale è stata seguita una procedura., legata alla definizione del 

ruolo che la Provincia è chiamata a svolgere dalle recenti disposizioni normative 

regionali. 

Gli incontri di approfondimento tecnico fra i funzionari dell’assessorato provinciale 

alla pianificazione e i funzionari dell’assessorato regionale Enti Locali, finanza ed 

urbanistica, finalizzati all’esplicitazione dei contenuti dell’articolo 106 hanno chiarito la 

possibile interpretazione del punto 11: 

punto 11 “Precisare gli ambiti paesaggistici di rilievo sovracomunale e promuovere la 

riqualificazione e la valorizzazione dei paesaggi”; 

L’analisi ha permesso comunque di precisare che con il termine “ambiti” le Norme 

Tecniche di Attuazione del piano si riferiscono all’accezione specifica assunta 

all’interno del PPR e che il termine “precisare” è inteso come: 

- sottoarticolazione spaziale, mediante porzioni di territorio entro cui si 

riconoscono caratteri paesaggistici specifici; 

- approfondimento descrittivo, mediante la selezione e descrizione di elementi, 

valori e criticità; 

- approfondimento, valutazione, selezione e sviluppo degli indirizzi progettuali degli 

ambiti del PPR in base a criteri di fattibilità/coerenza/priorità/competenza. 


In particolare, relativamente al termine “promuovere”, le NTA del piano paesaggistico 

alludono ad una generica competenza della Provincia nel coordinare interventi che 

coinvolgono diversi soggetti istituzionali nella riqualificazione e la valorizzazione dei 

paesaggi. L’operazione di approfondimento e valutazione degli indirizzi progettuali 

degli ambiti del PPR è stata condotto in coerenza con tale ruolo anche richiamando i 

contenuti del punto 12 dell’art.106, in cui si richiede alla provincia di individuare gli 

eventuali ambiti per la pianificazione coordinata fra più comuni. 


Allo stato attuale lo stato della pianificazione paesaggistica regionale ha definito una 

articolazione del territorio in ambiti costieri che riguardano solo una parte del 

territorio provinciale. 

Gli ambiti di paesaggio che intercettano il territorio provinciale sono 9: 

- Ambito di paesaggio n. 1 




- Ambito di paesaggio n. 5 (ambito di interesse interprovinciale) 

- Ambito di paesaggio n. 24 (ambito di interesse interprovinciale) 




Gli ambiti di paesaggio individuati dal Piano Paesaggistico Regionale, riguardano allo 

stato attuale solo il territorio costiero, essendo in corso di elaborazione la 

delimitazione e definizione dei contenuti degli ambiti interni, da parte dell’Assessorato 

Regionale dell’Urbanistica. 


Il campo in esame definisce un compito che la provincia deve assolvere ai fini della 

promozione e valorizzazione del paesaggio: la procedura seguita, in riferimento ai 

contenuti dell’articolo 106 – punto 11 del PPR, ha considerato come contenuti 

sostanziali di riferimento i materiali del Piano Urbanistico Provinciale, rappresentati 

dai dispositivi spaziali delle Ecologie Ambientali e delle Ecologie Insediative, 

attraverso una lettura interpretativa delle quali sono stati adottati i riferimenti 

territoriali ed i criteri per poter procedere alla definizione di una sottoarticolazione 

degli ambiti di paesaggio. 

Il territorio delimitato dagli ambiti di paesaggio regionali ha subito una 

sottoarticolazione in subambiti, che si basano (in termini di delimitazione, di 

contenuti, di elementi di orientamento normativo) sui materiali delle ecologie 

ambientali ed insediative del PUP che sono stati rielaborati, selezionati e filtrati 

secondo le mutate esigenze. 

Per ogni ambito di paesaggio è stata predisposta una scheda che raccoglie: 

- un prospetto sintetico che presenta la articolazione dell’ambito di paesaggio 

regionale in subambiti provinciali, associando gli stessi ai codici delle ecologie 

ambientali ed insediativi ai quali i subambiti si riferiscono; 

- una parte descrittiva che mette in evidenza le principali relazioni che 

caratterizzano il subambito dal punto di vista insediativo ed ambientale; 


- una parte di orientamento normativo che comprende un insieme di indicazioni 

finalizzate alla pianificazione. Tali indicazioni normative possono orientare verso 

l’adozione di particolari cautele o attenzioni verso l’uso di risorse, possono 

suggerire possibili percorsi di coordinamento e di integrazione territoriale, 

possono segnalare particolari approcci metodologici da adottare per la 

pianificazione di particolari contesti territoriali. 

La provincia avendo un proprio sistema di conoscenze, di linee guida verso un 

approccio al progetto del territorio (anche in termini paesaggistici), facente parte del 

corredo informativo associato ai subambiti, dispone degli elementi di base sui quali 

allestire un procedimento di campo finalizzato alla promozione del paesaggio. 

In particolare, a partire dal sistema degli indirizzi relativi a ciascuno degli ambiti di 

pianificazione paesaggistica regionale, sono stati riconosciuti ambiti che richiedono 

una pianificazione coordinata fra più comuni (art. 106 – punto 12). In funzione delle 

indicazioni del punto 12, con riferimento ai temi della pianificazione paesaggistica, 

sono stati individuati degli areali che derivano da una organizzazione di componenti 

insediative ed ambientali (facenti parte della Normativa di Coordinamento degli usi del 

PUP), che rispondessero ai contenuti ed alle indicazioni progettuali riportate negli 

indirizzi delle schede d’ambito del PPR. 


L’articolazione degli ambiti di paesaggio regionali in subambiti provinciali corrisponde 

al riconoscimento di alcuni contesti territoriali (i subambiti) entro i quali si 

riconoscono particolari processi ambientali o insediativi in atto. Le tendenze che tali 

processi delineano costituiscono la base per un approccio di pianificazione finalizzato 

alla valorizzazione del paesaggio: la descrizione dei subambiti mette in luce alcuni 

modelli significativi di rapporti fra popolazione e rsorse, fra processi insediativi e 

ambientali, che talvolta vanno incentivati e sostenuti, talvolta vanno regolati e 

monitorati, talvolta richiedono specifiche logiche di integrazione e coordinamento. 


I contenuti normativi associati alle schede dei subambiti costituiscono una base di 

riflessione circa le azioni che la provincia può attivare per la promozione e 

valorizzazione del paesaggio. 

Il ruolo della provincia ai fini della conduzione o partecipazione ad un processo di 

campo sul paesaggio è quello di proporre ai soggetti chiamati all’interazione (in 

particolare i comuni che appartengono ai subambiti) alcuni temi di riflessione 

individuati dai contenuti normativi raccolti per ogni subambito, coerenti con i 

dispositivi del PUP. 

I temi di riflessione portati al tavolo di confronto riguardano: 

- contesti che richiedono uno specifico approccio metodologico nelle scelte di 

pianificazione 

- contesti i cui caratteri paesaggistici (insediativi, ambientali, infrastrutturali) si 

configurano come potenziali territori in cui effettuare scelte basate su straegie di 

integrazione e cooperazione; 

- contesti in cui le tendenze in atto suggeriscono particolari cautele nelle strategie di 

trasformazione del territorio. 

Il ruolo della provincia è quello di soggetto partecipe e promotore di un confronto 

attivo su tali temi finalizzato alla promozione dei paesaggi e dei processi territoriali 

virtuosi. 

Il confronto sui temi del paesaggio può essee attivato anche a partire dalla definizione 

degli ambiti di pianificazione coordinata individuati a partire dagli indirizzi del PPR 


che possono coinvolgere diversi contesti territoriali, in funzione delle specifiche 

indicazioni che ciascun indirizzo dellle schede d’ambito del PPR propone. 

La provincia ha predisposto una base territoriale di riferimento che definisce il 

contesto entro il quale i soggetti competenti (comuni il cui territorio ricade in tali 

contesti, soggetti ed istituzioni aventi titolo) definiscono i contenuti del progetto 

territoriale di promozione del paesaggio, in aderenza alle indicazioni regionali. L’areale 

proposto dalla provincia si definisce come una base di partenza, soggetta a successive 

modifiche e trasformazioni in funzione dei contenuti emergenti all’interno del 

procedimento di campo. 


CAPO II 

SEZIONE I 

MODELLI PROCEDIMENTALI 

ART. 43 I MODELLI PROCEDIMENTALI DL 267/2000 Art 34. 

La Provincia per dare attuazione alle singole finalità del Piano si avvale 

dei seguenti strumenti: 

Accordo di Campo/Accordo di Programma 

La partecipazione di diversi soggetti al governo del territorio è uno dei 

fondamenti del PUP della provincia di Cagliari che ha, come logica 

conseguenza, la costruzione e la proposizione di strumenti che 

favoriscano concretamente la condivisione delle scelte territoriali e la 

definizione delle priorità degli interventi e dei contenuti specifici delle 

azioni. 

Questa attività di coordinamento trova espressione nell’Accordo di 

Campo, il modello giuridico proposto dal PUP attraverso il quale 

diversi soggetti territoriali concordano le regole di gestione di campi 

problematici e le potenzialità derivanti dal rapporto tra popolazione e 

risorse. 

I soggetti dell’Accordo individuano le finalità e l’oggetto, definiscono 

gli impegni e gli obblighi reciproci, sia finanziari, sia tecnici e i tempi 

per l’attuazione del programma, realizzando, in tal modo, le previsioni 

del PUP. 

SEZIONE II 

IL SIT E I MANUALI DEL PIANO 

L’uso del Piano Urbanistico Provinciale è reso possibile attraverso il 

SIT (sistema informativo territoriale) che comprende alcuni manuali 

che guidano le operazioni di consultazione e utilizzo, nonché 

l’aggiornamento e la gestione del piano secondo tre livelli di 

complessità. 

ART. 44 I MANUALI TECNICI DL 267/2000 Art 10 

L241/90 

I manuali tecnici sono concepiti come guide per la costruzione della 

conoscenza di sfondo, che costituisce la base di riferimento su cui tutti 

i dispositivi del piano si fondano. Essi comprendono tutte le 

procedure tecniche per l’inserimento delle informazioni nel Sistema 

Informativo e l’interpretazione delle informazioni di base per la 

costruzione della conoscenza di sfondo 


ART. 45 I MANUALI METODOLOGICI DL 267/2000 Art 10 

L241/90 

I manuali metodologici illustrano come, a partire dal quadro delle 

conoscenze di sfondo, siano stati elaborati i dispositivi normativi e di 

indirizzo per il territorio: le ecologie, i sistemi di organizzazione dello 

spazio, i campi del progetto ambientale. 

ART. 46 IL MANUALE DI COOPERAZIONE PER LO 

SVILUPPO DEL PIANO 

Principio di sussidarietà 

Il modello di cooperazione individua una prima ipotesi di procedura 

utile per affrontare, in modo cooperativo, la pianificazione, la 

programmazione, e la progettazione territoriale utilizzando i materiali 

del piano e consentendo, quindi, una coerenza di fondo con gli indirizzi 

e i requisiti definiti, nonché con le sue basi conoscitive. 

ART. 47 MANUALE PER LA VALUTAZIONE AMBIENTALE 

STRATEGICA 

direttiva 2001/42/CEE 

Secondo quanto precisato nell’art. 3 della direttiva 2001/42/CEE è 

necessario effettuare la valutazione ambientale strategica per tutti i piani 

e i programmi elaborati per i settori agricolo, forestale, della pesca, 

energetico, industriale, dei trasporti, della gestione dei rifiuti e delle 

acque, delle telecomunicazioni, turistico, della pianificazione territoriale 

o della destinazione dei suoli. 

Nell’ambito della prima variante al PUP/PTC è stato elaborato il 

Manuale per la Valutazione Ambientale Strategica che prefigura alcune 

azioni specifiche da avviare ad integrazione delle attività di 

cooperazione per lo sviluppo del piano.

Normativa del Piano - Provincia di Cagliari

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