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ATTORI/DI/VERSI<br />
Nasce a Bolzano la prima Compagnia teatrale professionale costituita da uomini e donne in<br />
situazione di “handicap” che hanno scelto, dopo 8 anni di attività di creazione, formazione e<br />
spettacoli, di diventare attori e attrici professionisti.<br />
è questa una novità importante nel panorama culturale italiano con riflessi diretti anche<br />
sulle politiche di inclusione sociale.<br />
Vogliono confrontarsi con l’arte del teatro e non chiedono indulgenze al pubblico, non chiedono<br />
di essere guardati con occhiali speciali, ma di essere giudicati solo ed esclusivamente<br />
per il loro lavoro, la loro “presunta” capacità di comunicare e raccontare con gli strumenti di<br />
questa arte. Questa nuova Compagnia teatrale si avvicina a questo mondo non con intenti<br />
terapeutici, pedagogici, ma per cogliere il mistero che appartiene all’inesplicabilità dell’arte<br />
mentre la terapia è costretta a fermarsi su questa soglia. Rivendicano un luogo dove poter<br />
sperimentare, come lo è per ogni altra compagnia teatrale, questa loro vocazione e questo<br />
talento. Gli spettacoli fino ad oggi creati, hanno raccolto grandi e importanti consensi di<br />
pubblico e di critica e questo fa ben sperare per il futuro.<br />
Questa Compagnia sarà un luogo di incontro dove, attraverso un contatto intimo e diretto,<br />
le persone si confrontano sul mistero della diversità. Un luogo dove ogni persona può liberamente<br />
liberare se stessa nel momento in cui, di fronte allo sguardo dell’altro, si accorge che<br />
ciò che prova, lo riconosce, gli attribuisce significato e lo condivide trasformando il suo personale<br />
ed intimo mistero in comunicazione. Un luogo dove la sua potenza e la sua mancanza,<br />
le sue luci e le sue ombre possono essere non solo accettate ma anche rappresentabili. Un<br />
luogo dove al “diverso” viene offerta la possibilità di essere guardato con curiosità, stupore e<br />
ammirazione, senza imbarazzo ne vergogna. Un luogo, come quello del teatro, che consente<br />
di togliersi la propria pelle per indossarne un’altra. Un luogo che permetta di prendersi una<br />
innocua vacanza, anche se per poco e all’interno del gioco del teatro (spazio dell’illusione),<br />
da quel penoso sentimento del limite personale che lo sguardo dell’altro rimanda in continuazione<br />
ed è, molto spesso, troppo difficile da tollerare. Quel luogo, che chiamiamo teatro,<br />
ci è sembrato capace di restituire, con la loro forza, la loro fragilità, la loro dolcezza, una<br />
diversa “diversità”, una forma di emancipazione dalla condizione; sulla scena, portano se<br />
stessi senza finzioni nella parte che gli viene assegnata, comunicano la loro completezza e<br />
diventano capaci di una speciale sincerità che trasmette emozioni autentiche. Fanno emergere<br />
una dimensione nascosta, segreta e assolutamente poetica che rivendica un permesso<br />
di esistere ancor più pieno di quanto avvenga nel quotidiano. Questi artisti “diversi” non<br />
intervengono solo a “mettere in forma” la comunicazione, ma costituiscono natura della<br />
comunicazione stessa, sostanziandone possibilità e verità. Non c’è contenuto e contenitore<br />
perché il più delle volte, l’organicità delle loro presenze è tale che fonde corpo e mente, intenzione<br />
e azione, risorse tecniche e contenuti personali.<br />
Il teatro rende queste persone diverse dalla loro “diversità”, non la rimuove e non la esibisce:<br />
semplicemente il teatro trasfigura la loro realtà in qualcosa di molto più potente. Il teatro<br />
li emancipa dalla loro condizione, promuovendone la dignità in quanto persone portatrici di<br />
una propria autenticità.