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Incenerimento e salute umana - Greenpeace Italia

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3.1.2 METALLI PESANTI<br />

Nella letteratura scientifica è stato individuato soltanto uno studio sull’esposizione ai<br />

metalli pesanti dei residenti vicino agli inceneritori. Tra il 1984 e il 1994 Kurttio et al.<br />

(1998) hanno indagato i cambiamenti nei livelli di mercurio nei capelli di 113 persone<br />

che vivevano vicino ad un impianto di rifiuti pericolosi in Finlandia. Le concentrazioni<br />

di mercurio sono state trovate aumentate tra gli addetti ( vedi sez. 2.1.3) e nei<br />

residenti, tanto che i livelli aumentavano con il diminuire della distanza<br />

dall’inceneritore.<br />

Per esempio, le concentrazioni crescevano di 0,16 mg/kg nelle persone che vivevano<br />

ad una distanza tra 1,5 e 2 km dall’impianto (gruppo ad alta esposizione), di 0,13<br />

mg/kg per quelli residenti tra 2,5-3,7 km (gruppo ad esposizione media) e di 0,03<br />

mg/kg per coloro che vivevano a circa 5km (gruppo a bassa esposizione). I risultati<br />

suggerivano che l’inceneritore probabilmente era stato la fonte di esposizione,<br />

dovute principalmente all’inalazione ed al consumo di acqua dei pozzi locali e di<br />

verdure. Gli autori concludevano che nel tempo l’aumento della concentrazione di<br />

mercurio nei residenti era piccolo e sulla base della attuale conoscenza non poneva<br />

una minaccia per la <strong>salute</strong>.<br />

3.1.3 BIOMARCATORI<br />

La teoria sottesa all’uso dei biomarcatori negli studi epidemiologici si fonda sui primi<br />

effetti biologici di un’esposizione tossica (es. il biomarcatore), essendo più prevalente<br />

e più facile scoprirli nella popolazione potenzialmente esposta rispetto ad una<br />

malattia clinica.<br />

Uno studio condotto in Spagna presso un inceneritore di recente costruzione ha<br />

confrontato bambini che vivevano nelle sue vicinanze con altri che vivevano al di<br />

fuori della zona d’influenza dell’impianto, usando come biomarcatori i tioeteri<br />

nell’urina (Ardevol et al. 1999). L’impiego di questi composti si basa sul fatto che<br />

quando i composti elettrofili come gli IPA, sono degradati nel corpo umano, i prodotti<br />

metabolici finali possono essere rilevati come tioeteri nell’urina. I composti elettrofili<br />

sono generalmente potenti mutageni e cancerogeni.<br />

Una ricerca effettuata nel 1997 esaminava il possibile contributo dell’incenerimento<br />

alla presenza di tioeteri nell’urina nei bambini con età compresa tra sette e dieci anni.<br />

La scelta di campionare bambini piuttosto che adulti ha eliminato altre potenziali fonti<br />

di esposizione sanitaria, come il fumo, l’ambiente di lavoro od altre sostanze<br />

pericolose per la <strong>salute</strong>, che potevano interferire con i risultati. Dallo studio si evince<br />

che c’era una quantità maggiore di tioeteri nell’urina dei bambini che vivevano nei<br />

pressi dell’inceneritore rispetto al gruppo di controllo, sebbene il risultato non fosse<br />

statisticamente significativo.<br />

L’indagine ha, inoltre, rilevato che la presenza di genitori fumatori predeterminava<br />

una quantità maggiore dei tioeteri urinari nei bambini di entrambi i gruppi e che tra<br />

quelli esposti in casa al fumo di entrambi i genitori c’era una quantità più elevata di<br />

questi composti nelle urine dei bambini del gruppo campionato rispetto a quello di<br />

controllo. È possibile che quest’effetto sia stato causato da un grado maggiore di<br />

esposizione dei bambini al fumo di tabacco oppure potrebbe essere stato causato da<br />

una combinazione legata al fumo da tabacco e alle emissioni dell’inceneritore. In<br />

quest’ultimo caso le quantità maggiori di tioeteri nelle urine dei bambini potrebbero<br />

essere state dovute all’esposizione agli IPA e forse alle diossine.<br />

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