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Filosofia e retorica

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<strong>Filosofia</strong> e <strong>retorica</strong> 20<br />

L’estensione cosí conferita alla dialettica, che comprende sia lo studio<br />

delle inferenze valide che l’arte di trovare e di giudicare gli argomenti, sottrae<br />

alla <strong>retorica</strong> aristotelica le sue due componenti essenziali, l’invenzione e la<br />

disposizione, per non lasciarle che l’elocuzione, lo studio delle forme del<br />

linguaggio ornato. È in questo spirito, in seguito a questa riduzione filosoficamente<br />

giustificata, che l’amico di Pietro Ramo, Omer Talon, pubblica a<br />

Colonia, nel 1572, la prima <strong>retorica</strong> sistematicamente limitata allo studio<br />

delle figure: la figura essendo, secondo la definizione di Talon, «un’espressione<br />

per la quale l’andamento del discorso differisce dalla retta e semplice<br />

abitudine» 10 . In tal modo si instaurò dunque la <strong>retorica</strong> classica, quella<br />

<strong>retorica</strong> delle figure che ha progressivamente condotto dalla degenerazione<br />

alla morte della <strong>retorica</strong> stessa.<br />

È universalmente noto che la logica moderna, quale si è sviluppata a<br />

partire dal xix secolo, sotto l’influenza di Kant e dei logici matematici, ha<br />

identificato la logica non con la dialettica, ma con la logica formale, vale a<br />

dire con i ragionamenti analitici di Aristotele, trascurando completamente<br />

i ragionamenti dialettici, considerati estranei alla logica. Così facendo, mi<br />

sembra che essa abbia commesso un errore simmetrico rispetto a quello di<br />

Ramo. Se infatti è innegabile che la logica formale costituisce una disciplina<br />

distinta, che si presta, come la matematica, a operazioni e al calcolo, è<br />

altrettanto innegabile che noi ragioniamo, anche quando non calcoliamo, nel<br />

caso di una deliberazione intima o di una discussione pubblica, presentando<br />

argomenti a favore o contro una tesi, criticando, o confutando una critica.<br />

In tutti questi casi, non si effettua una dimostrazione, come in matematica,<br />

ma si svolge un’argomentazione. È dunque normale, se si concepisce la<br />

logica come lo studio del ragionamento in tutte le sue forme, completare la<br />

teoria della dimostrazione, sviluppata dalla logica formale, con una teoria<br />

dell’argomentazione, che studi i ragionamenti dialettici di Aristotele.<br />

Questi ultimi sono costituiti da argomentazioni miranti all’accettazione<br />

o al rifiuto di una tesi in discussione: il loro studio, come pure quello delle<br />

condizioni della loro presentazione, costituisce l’oggetto della nuova <strong>retorica</strong><br />

che si pone come seguito, e ampliamento, di quella di Aristotele.<br />

In effetti, Aristotele aveva contrapposto la <strong>retorica</strong> alla dialettica, quale<br />

l’aveva esaminata nei Topici, pur vedendo in essa il corrispettivo (ἀντίστροφος)<br />

della dialettica 11 : quest’ultima si interessa degli argomenti utilizzati in<br />

una controversia, ovvero una discussione con un solo interlocutore, mentre<br />

la <strong>retorica</strong> concerne le tecniche dell’oratore, che si rivolge a una folla riunita<br />

sulla pubblica piazza, sprovvista di qualsiasi sapere specializzato e incapace<br />

10 Cfr., a questo proposito, TA, pp. 177–78.<br />

11 Aristotele, Retorica 1354 a 1.

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