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bisogni educativi speciali - VivoScuola

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INTRODUZIONE<br />

La scuola trentina cerca di diventare sempre più inclusiva. Con l’introduzione nel 2006 del<br />

concetto di alunni con Bisogni Educativi Speciali (e non più solo “con disabilità”) è stato fatto<br />

un grande passo avanti nella direzione di un sistema formativo più equo.<br />

Il Regolamento applicativo oggetto di queste Linee Guida, alla cui elaborazione ho avuto<br />

l’onore di partecipare, può rappresentare una assoluta innovazione nei processi di integrazione<br />

e inclusivi del nostro Paese.<br />

Da un lato stimola le Istituzioni scolastiche ad attuare una lettura dei <strong>bisogni</strong> più ampia (non<br />

solo le disabilità, ma anche i DSA e le varie altre forme di svantaggio e disagio) dunque più<br />

equa e più inclusiva. Una lettura dei <strong>bisogni</strong> che dovrà, passo dopo passo, diventare più competente<br />

nella sua autonomia, anche grazie a forme sempre più qualificate di collabora-zione<br />

con i Servizi Sociali e Sanitari.<br />

Lo spirito del Regolamento era (ed è) quello di superare una anacronistica (e non equa) lettura<br />

dei <strong>bisogni</strong> fatta soltanto attraverso le certificazioni sanitarie di disabilità. I cambiamenti nella<br />

popolazione scolastica e l’evolversi delle concettualizzazioni delle situazioni varie di difficoltà<br />

(BES) impone forme più ampie, globali e contestuali di analisi e lettura dei <strong>bisogni</strong>.<br />

L’altro grande stimolo fornito dal Regolamento riguarda le responsabilità dei Consigli di classe<br />

e delle Istituzioni scolastiche nell’elaborare il Piano d’intervento complessivo delle strategie di<br />

integrazione e inclusione che sono di più, molto di più, di una richiesta di ore di sostegno o di<br />

altre figure professionali.<br />

Lo spirito del Regolamento, su questo aspetto, era (ed è) quello di portare le scuole, con la loro<br />

autonomia e creatività, ad una progettazione pedagogica e didattica globale, che attivi fino<br />

in fondo e prioritariamente le risorse umane e materiali normalmente presenti in quella comunità<br />

scolastica, certamente arricchite di risorse aggiuntive.<br />

Le risorse umane aggiuntive non andrebbero gestite come qualcosa che dall’esterno si aggiunge<br />

con il rischio della delega e di varie forme di emarginazione. Le risorse aggiuntive devono<br />

portare invece nuove competenze e possibilità di nuove attivazioni delle risorse normalmente<br />

presenti.<br />

Dunque, Piani di intervento creativi, metodologicamente fondati, che rispondano didatticamente<br />

e pedagogicamente alle varie situazioni degli alunni con BES sulla base del criterio della<br />

“speciale normalità”: in questo modo i passi verso una scuola trentina sempre più inclu-siva<br />

daranno frutto per tutti gli alunni.<br />

Dario Ianes<br />

Libera Università di Bolzano<br />

Area BES - Linee Guida 2012 9

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